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Full text of "Della storia naturale delle gemme, delle pietre, e di tutti i minerali, ovvero della fisica sotterranea di Giacinto Gimma ... in cui delle gemme, e delle pietre stesse si spiegano la nobiltà, i nomi, i colori, le spezie, i luoghi, la figura, la generazione, la grandezza, la durezza, la madrice, l'uso, le virtù, le favole ... d"

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3R  • 


* * 

DELLA 

FISICA  SOTTERRANEA 


D.  GIACINTO  GIMMA , 

TOMO  I. 


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DELLA 

STORIA  NATURALE 

DELLE 

GEMME-  delle  PIETRE» 

E DI  TUTTI  I MINERALI, 

.OVVERO  DELLA 

FISICA  SOTTERRANEA 

D,  GIACINTO  GIMMA 

Dottore  delle  Leggi  , Avvocato  firaordin.  della  Città  di  Natoli,  Pvomutor-Gcneralc 
iella  Scientifica  Società  HoJJ'anefe  dc^t'  Incintoli , cccr 

IN  CUI 

«Ielle  Gemme,  e delle  Pietre  ftefle  fi  fpiegano  la  Nobiltà,  ì Nomi  , i Colori,  le  Spezie,  i 
Luoghi,  la  Figura,  la  Generazione,  laGrandez/a,  la  Durezza,  la  Madrice , l'Ufo,  le_. 
Virtù,  le  Favole  : fe  al  fuoco  rcliltano  : quali  licno  nella  Sagra  Scrittura  nominate  : quali  i 
Simboli  : ed  alrreuotizie  , che  alle  incdcliinc  appartengano  . Si  dà  ancora  la  cognizione  de' 
Metalli,  delle  Ter  c,  de’Sali,  de’ Solfi, de’  Fittimi , delle  Acque  diverfe  : di  quclche-. 
E tratta  nella  Sroriade’ Follili , che  dalle  Pietre  fi  formano  ! delle  Caverne  , delle  Acque,  e 
de’  Fuochi  fotterranei , de'  Vulcani  del  Mondo,  c di  quanto  fi  cfamina  nella  l ijica  folter- 
i anca;  oltre  alcuni  Trattati  valevoli  a dilucidare  la  Storia  tutta  della  Miuctalc  , cd  altri  y 
che  della  Vcgetevole  , e di  quella  degli  Animali , fono  ptuprj . 

DIVISA  IN  LIBRI  VI.  O TOMI  II. 

colle  Tavole  de'  Capitoli  nel  primo  : de  Nomi  delle  Pietre e delle- 
cofc  notabili  nel  fecondo .. 

TOMO  I. 


IN  NAPOLL  MDCCXXX. 

Nella  Stamperia  di  Gennaro  Muzio,  crede  di  Michele-Luigi 
Con  Licenza  de’  Superiori , e Privilegio  . 

A SPESE  DELLO  STESSO  MUZIO  > E DI  I ELICE  MOSCA.. 


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Terra  nulla  fui  parte  inutilis , nulla  propenaodum  infruttuosi , In- 
tcriùs  gemmarum , aur* , argenti , Se  aliorura  ractallorum  opu- 
lcntia  divcs  : extcrms  vcftira  floribus  , hcrbis  , arboribus  , fru- 
gibus,  quorum  incredibilis  multirudo  infatiabiJi  varietate  diftin- 
guitur . At.cnim  in  hoc  tanto  Naturar  apparatu  divina  Provi  dcn- 
tia  mirifìcc  elucet . 

Celle?.  Cenimbricenf.  SJ.  in  Vhyjìc.  Arift.  lib.  2.  cap.  9.  q.  I.  art. il 

Multa  dcprchcndcs  falfa , quae  haftenus  vera  à multis  feculis  eredi- 
ta funt:  Se  multa  vera  crunt,  qua;  prò  non  cntibus  ha&enus 
conclula , Se  habita  fuere . 

Becchcr.  in  Vhyf.fubttrr.  proaem.  num.  4. 


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ALL*  ECCELLENTISSIMO  S 1 G NOR  E 


D-FR  ANCESCO  MARULLI 

Balio  dell'  Ordine  Gerofolimitano , Cordigliere  Aulico  di  Guerra,  General 
Tenente  Maresciallo  di  Campo  , Colonnello  di  un  Reggimento  di  Fan - 
teria  di  Sua  Maejìà  Cefarea , e Cattolica , fuo  Govemadore  della 
piatta  di  Belgrado , Primo  Conigliere  dell'  Ammini , 

Aratone  del  Regno  di  Servia  , ecc. 


« 


Rincipìò  col  Mondò  veramente  la  Milìzia  : ed 
appena  formati  i Cieli,  al  dir  del  Damafceno , (a) 
ficomc  1*  Empireo  , torto  che  fu  creato , di  An- 
geli fu  ancora  fornito  ; così  bifognò  , che  di  ef- 
fi  i buoni  quelli  fcacciaffero  , che  a Dio  rubelli 
di  vennero. Leggiamo  però  nell'  Apocaliflc,(b)  che 
faftum  e fi  pralium  magnum  in  Calo  : Michael , & 
Angeli  ejus  praltabantur  cum  Dracene  , & Draco  pugnabat , & Angeli 
ejus  : & non  valuerunt , ncque  locus  inventar  e fi  eorum  ampli  ùs  in  Ca- 
lo : 

(?)  p*mafcen.  apud  P.  \igìitr.luJìitut.TM«i>  Dt  Vth0tat.AHi*l-  [verf.  f.M.aj.  in  fin, 

(fi)  Apo calypi.  tot- >*.  J 


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Io  : ò“  projetfus  e fi  Draco  ille  magnus  , ferptns  antìcf  uns , qui  vocatur 
Diabolus , & Satanas . Fu  tra  gli  Uomini  ancor  da  Dio  la  Milizia- 
approvatale  tra  gii  altri  Abramo(a)per  liberare  dalla  fervitù  Lor,cd 
altri  del  Tuo  fanguc,  fatta  una  fquadra  della  fua  famiglia , rup- 
pe in  una  notte  quattro  Re  d’Oricnte.  Mosè  coll’ Orazione  , c 
colla  Verga  fece  annegare  nel  Alar  RofTo  le  genti  di  Faraone, 
vinfe  coll’ armi  gl’idolatri  Amorrei,  ed  alrri  Popoli:  e Giofuè 
Generale , coll’ allìftenza  vigorofa  dello  fte{To  Dio  degli  Eferciti , 
disfece  gli  Amaleciti , che  al  paflàggio  degli  Ebrei  , per  innolrrarfi 
verfo  la  Terra  di  Promiflìone, fi  opponevano  . Spaventò  i Cananei 
nel  prodigiofo  paffaggio  de'  Tuoi  Ifdraeliti  a rraverfodel  Giorda- 
no: e col  far  porrare  1’ Arca  per  una  intera  fettimana  da’  Leviti 
una  volta  il  giorno  intorno  la  Città  di  Gerico  , nel  fettimo  giorno, 
fenza  combattimento,  crollar  le  mura  fi  videro  , ed  atterrare  i Ba- 
loardi  : e fu  prefa  la  Piazza  , faccheggiata,  e diftrutta  . Vinfe  l’Ar- 
mata di  cinque  Re  : e colle  lue  preghiere  il  corfo  del  Sole  arredare 
facendo  dodeci  ore  continue  , perfezionò  la  vittoria  : ed  in  meno 
di  fu  anni,  trenta  piccioli  Re  furono  foggiogati  : e le  Terre  fertili 
del  paefe  di  Canaan  furono  compartite  tra  le  Tribù  ; interamen- 
te la  divina  promefla  adempiendoli , Gedeone  (b)  per  comando 
di  Dio  feonfiflè  con  trecento  foldati  cento  ventimila  Madianiti  ; 
dalla  loro  fervitù  gl'Ifdraeliti  liberando  . Saul  , Davide  , ed  altri 
Re  furon  pure  Guerrieri  : e Giuda  Macabco  numerò  più  vittorie  ; 
cosìGionata  ; indi  Simone  , Tuoi  fratelli , per  riftabilire  il  culto  di 
Dio  . Di  ciafcheduna  Repubblica  fi  ricerca  la  falute  e quiete  coll’ 
armi  : eco!  valore  degli  Eferciti  fi  conferva  , c libera  fi  mantieno 
dall’  opprefiTone  de’  nemici  : le  patrie  , le  città , i parenti , la_> 
vita,  e le  cofe  più  care , ed  anche  la  Fede  e Religione  fi  difendo- 
no . Carlo  Magno  difenfor  della  Chiefa  i Longobardi  diftruflè  : i 
Baronidi  molte  Nazioni  la  Terra  Santa  ricuperarono:  colle  guer- 
re fi  diacciarono  i Mori  dell’  Africa  dalle  Spagne  : e Carlo  V.  do- 
mò varj  Eretici  alla  Chiefa  rubelli . Imperatoria m majejhitem  non 
folùm  armis  decorata»»  ; fed  etìam  leribus  oportet  ejfe  armata»»  ; ut 
utrumque  tempiis  & bellona/»  y & pacis  recfè  poffìt  gubernari , affer- 
mò GiuAiniano  Imperadore . (c)  Si  è però  fin  dal  fuo  nafeimento 

• ed 

(a)  Gencf.  cab.  14. 

(b)  Indie,  ctp.  8.  • - 

(cy  Inftit.  Civil.  in  jrccem. 


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ed  utile  » e neccflfària  la  Milizia  veduta  : c nobile  eziandio  , come 
]’  appella  la  Legge  (a)  colle  parole  : Praclaram , nobilemque  Mtli- 
tiam  , cd  altre  , che  rifcrifccTiraqucllo  . (b)  Quell*  Arte  MiJitaro 
però  dee  colla  Sapienza  accoppiarli  ; fpczialaicnte  in  coloro , che 
degli  Efcrciti  fon  Capi  c Condottieri  } onde  dille  Salomone:  (c)  Vir 
fapiens  fortis  tfi  : & vir  doflus  robufius  , (?  validus  ; quia,  cumdifpo- 
Jìtione  initur  bcllum  : & erit  falus  ubi  multa  confitta  funt  . La  Nobil- 
tà , la  Militare  Perizia , c la  Dottrina  ; anzi  la  Prudenza  , la  For- 
tezza , la  Giullizia  , e Ja  Temperanza  ; il  dclìdcrio  altresì  diac- 
quiltarli  la  benevolenza  e di  Dio  , c del  luo  Augullilfimo  Re,  fono 
quelle  virtù  , che  in  un  Capitano  richiedca  Leone  Impcradorc  ,(d) 
con  cui  lopravvanzar  debba  i fuoi  fudditi . Quelle  già  nell*  EC- 
CELLENZA Vollra  bene  unite  fi  veggono , c con  lomma  cura- 
cfercitate  ; ancorché  la  modellia  vi  foprabbondi . 

Della  Famiglia  MARULLI  , e della  nobiltà  fua  varj  Autori  han- 
no fcrirto,  come  tra  gli  altri  1* Autor  delle  Famiglie  di  Barletta  , il 
P.  Anfalone , il  M ugnos  , 1*  Aldimari  , il  Becco  , ed  altri  . Vogliono 
molti,  che  fia  antichilfima;  1*  origine  fua  da  Roma  traendo  c quan- 
do da  Repubblica  fi  rendè  Signora  del  Mondo  , e quando  fu  dagl* 
Impcradori  foggiogara  : ed  onorevoli  fono  le  memorie  de’  varj 
Alagillratijcon  cui  fu  più  volte  decorata.  De’Marulli  Romani  trcil- 
lullri  Uomini  furono  Imperadori,come  ne  porta  la  memoria  Giulio 
Capitolino, (c)uno  degli  Scrittori  della  Storia  Augufla;e’l  PataroIo,(f) 

, . e l'An- 


W princ.  C.  De  Primictr.  Iib.it. 

(b)  Tiraglieli. £><  Nubili!,  cefi. 8.  nani.  t.  & cap, 37.  Hir.fl. 

(e)  Proverb.  24. 

(d)  Leone  Imp .itegli  Ordinile  govern.  dell a Gatrr  c ap.  1.  na.  tue  If. 

(e)  Capitolimi  a»  Gordiano  fcrifie:  Gordiani  Jion  ut  tjuidem  imperili  Seriptoret  Joiuuntui\duo)  fei 
tres  Jutrunt  li /uè, ducente  Arrianofìcriptere  Grece  tifone, docente  iteiuùexipju  Greco  autore  fo- 
t veruni  addi)  cere.  Qui  eh  am  fi  br  evi  ter  i ad  idem  tante  n omnia  per  feruti  funt  . .Ih ir  uni  Gol  diano  i 
fenior , idefl  pnmui , nalut  ex  pane  Meno  Marnilo  , maire  Ulpia  Gordiana  .or  iginem  pater  nam  ex 
Graccborum genere  babuit.  maternam  ex  li  ajani  Imperatorie:  patri,  avo, proavo  ( onjuhbus:  ince- 
ro, profocero,  à*  ttem  alio  profocero  , & duobus  abfoceris  Conf uh  bus  . Ipfe  Coniai  diiijfimus  ,ac  fu- 
lenti.jiious  Home  Pom/ejanant  dontam  pojidenr  , in  provincia  tantum  Jerrarum  baleni  , ijuantum. — 
ucmu  privala]  , &c.  e racconta  come  lu  l'atto  Impcradorc. 

(0  Co  renio  Patarolo  in  Serie  Aagafloram  , &c.  cani  eorant  imagi  ni  Imi , & opti  morata  numi] ma  - 
tum  fide  ad  vivum expreflis  , Rampar,  in  Vcnez.  1701.  A cari.  Si.  nam  17.  fcrifle  : JHereut-An- 
tomus  Gordiano t patrrnum  genus  i Graceborum  gente  ; maternum  verbi  Traiano  Imperatore 
ducens, Metti  Marnili  UJpia  Gordiana  filius  , Africano]  eognouiento , i^uoi  Africa  Proconfai 
ajcl,  Imperator  ibidem  faliui  eji  i miliiibui  contri  Maximmum  A.%%6.  Principi  probit  min  ibus  > 
& in  multi!  jpeiiatus  negotiu  . Pennata  fuorvi  JcrijfJJ'e  ferlar,  ire. 


c r Angelonì , (a)  e<i  altri  (b)  confermano  ; le  loro  vite  \ ej 
grandezze  deferivendo  . Gordiano  il  primo  , e*i  vecchio,  detto 
Africano  ; perchè  era  Proconfolo  nell'  Africa  , fu  figliuolo  di 
MIZIO  M ARULLO  : Gordiano  fecondo  (c) figliuolo  del  primo, 
di  cui  era  Legato:  e Gordiano  il  terzo  fu  figliuolo  del  fecondo  j 
benché  alcuni  lo  d eano  figliuolo  della  figliuola  del  fecondo  : e re- 
gnò in  Roma  : e di  tutti  , che  furono  dal  Senato  accettati,  lo  fletto 
Angeloni , e Carlo  Patino  (d)  ne  riferilcono  le  Medaglie  , fatte  an- 
che dal  Scnato.Si  propagò  poi  la  Famiglia  in  diverfe  parti  dell’Eu- 
ropa, e fpczialmentc  in  Coftantinopoli , nella  Grecia  , nell’  Illirico, 
c nella  Bottina  ;onde  poi , come  narra  Niceforo,  nel  1099.  Aleffio 
Con  ne  no  Imperadore  chiamò  Michele  Marulio  Difpoto  , e fuo 
congionto:  e Marnilo  Principe  Greco  fu  Capitano  Generale  di  An- 
dronico. Soggiogata  Coftantinopoli  dalle  armi  Ottomane,  patta- 
rono nell'Italia,  come  in  altri  tempi  ancora  , iMaruJii,  corno 
avvenne  a molte  altre  nobili, e ricche  famiglie:  (e)  e Marulio  Poeta 
celebre,  che  fu  della  fletta  Famiglia, riufei  caro  tra  gir  altri  Uomini 
•dotti  di  quel  tempo,  a Lorenzo  de’ Medici  Mecenate  dell’  età  fua  ; c 
cantò  egli  fletto  in  una  fua  Elegia  : 

Et  tandem  cjlaliquid proavos  habuijfe  Marullos  , 

Qnos  tot  ics  tulerit  Mania  Roma  Duca  . 

Di 


(a)  Francefco  Angelonrnell’//7or»(i  Augufia  illufirata  /Itile  Medaglie  antiche  , {fatta  iti  T e- 
foro  delle  Medaglie  della  Regina  di  Svezia  , ecc.  riltampata  in  Roma  nel  1685.  in  fogl.  a cari. 
arj.  fcrifsc:  Marra- Antonio  Gordiano  Africano  fu  figliuolo  di  Mezio  Marulio  della  discendenza  de' 
Gracchi , e di  UlpiaGvt diana  difeeja  da  Trajano  . Molti  degli  Antenati  de'  quali  furono  Con- 
fali 1 tee. 

(li)  Krodiano, uno  degli  Scrittori  dell’  Ifioria  Augnila,  fcrifie  la  vita  di  Gordiano  nel  Uh.  7. 
della  fua  Ifioria . Cosi  il  Tarcagnota  nell’  IJlor.  del  Mondo  nell’anno  237.  Ieri  (le  anche  la  Vi- 
ta , c cavò  tinto,  traduccndo  dal  Capitolino,  c dallo  Redo  tutti  gli  Scrittori  . Del  cambia- 
mento de’  cognomi  in  quei  tempi  nc  la  menzione  il  mcdelimo  Capitolino  , dicendo  : Sinoi- 
dali argomento  ad  probtndam  gena  il  qualitalcm  alii  hoc  efie  dixerunl  ,t/uod Africana!  Gordia- 
noa Senior  appellato/  efi  cognomini  Scipionunt,  quod  domani  Rompejanam  in  ilr he  babuif,  qtod  An- 
toninorum  cognomina  fcinpee  efi  nuncopa/us  ; tuod  y'ntoniuni  pliant  fuum  tpfefignificart  voluit  in 
Sentilo  , qua  fingo  la  vidimar  f umilia/  defignare.  Sejego  Junium  Cordoni  fequtr  , qui  dici/  e/t 
omnibus  hit  famtliit  Gordianero/n  coaluijje  nobilitate  m Altri  luoghi  li  leggono  nello  Svcto- 
nto  in  Tiberio  Cafare . 

(c)  Pararolo.cavandolo  dal  Capitolino,  fcrille  : Mareas-Anioniui  Gordiano/  junior,  femori/  , 
é*  1 tbiaOrcfiille  fhot , Aogufiut,  non  multo  gufi  e le  Cium  pattern,  à militilo/  dillo/  efi. 

Gl'lftorici  tutti  ciò  confermano. 

Giulio  Capitolino  a car.  32:.  feri  vendo  d,el  fecondo  Gordiano  , dice  : Cardai  die  ir vxorem 
toni  none-unni  habert  voluife . Contri  Dexippu/  potai, elus  filium  ejfie  Gorditnum  ttrtiam,qui  pofi 
hoc  rum  Balbino,  & Rupienoopve  Maxima,  puerulus  adepto/ efi  impenurn  . Lo  Aedo  Capitolino 
a rari.  554.  Icrivcndo  del  terzo  Gordiano  .dice  : llic  natut  efi  , ut  pluret  afierunt,  ex  fitta 
Gordiani , ut  unus  ait  ,aul  due  ( nani  ampliai  invenire  non  fatui  ) ex  fitto,  qui  in  Africa  per  in  . 
(d}  Carolus  Patinila  Impera  tur  . Romanorum  Numifiuala,  in  fot. 

(e)  P.  Philipp.  Brietiui  Annui.  Mund.  Tom.  2.  pan.  4.  ano.  1432. 


k 


Dì  lui  Giulio-Ccfare  Scaligero,  (a)  dopo  aver  riferito,  che  iu  aliai 
lodatodal  Crinito,  e che  molti  fcriflcro:  Principes  Latin*  lingua 
virot  i Marnili  fuperatot  : affermò  tra  le  altre  lodi , che  epuibui  tm 
Perniatiti  fife  voluti  navtttr  exenert , verni  fan*  Poeta  efl , ac  divi - 
nns  , drc. 

De*  Marnili , che  nell*  Italia  ritornarono,  alcuni  nella  Sicilia, 
fermati,  coll’antico  pofTeilò  di  Feudi  numeroli , di  Titoli»  c collie 
copia  di  Uomini  illuftri , di  nobili  parentele,  eziandio  il  pregio 
della  loro  nobil  Famiglia  hanno  ivi  mantenuto  . Sono  flati  Conti 
diCondejanni , Conti  di  Augufta  , Marciteli  dCondagufta,  Du- 
chi di  Giovampaolo , Baroni  di  Catalbianco  , Saponata  , Calva- 
colo  r Caftelnuovo , Cartel  bianco,  S.  Lorenzo,  della  Mola , c dt 
altri  luoghi . Quattro  volte  furono  Straticò  di  Meflìna  : c molto 
Dignità  Ecclciìafiiche  hanno  ancora  ottenute  , come  fcrifle  1*  Al- 
dimari,  (b)  D.  Francefco , e D.  Girolamo  furono  Teforieri  dello 
ftclfo  Regno  di  Sicilia  , da*  gitali  difcefcro  Confalvo  Viceré  di  Va- 
lenza nel  1478.  e poi  D.  Giovanni , che  nella  Battaglia  di  Lepanto 
contro!  Turchi , da  Generale  de’  Venturieri,  meritò  le  iodi  per  lo 
prodigiofo  valore  da  D.  Giovanni  d'Audria  . D.Cefare  fu  Arcive- 
scovo di  Palermo  , c D.  Antonio  Marnilo  di  Manfredonia  ; edafiri 
fono  riferiti  dall*  Anlaloni . I Marnili  de’  Duchi  di  Giampaolo  , 
uando  fi  riduflè  la  Città  di  Medina  all’  ubbidienza  di  Carlo  II.  Re 
i Spagna , pillarono  in  Francia , ove  con  dccorofi  impieghi  fi 
fermarono . • . > 

De*  Marnili  in  quello  Regno  di  Napoli  ancora  venuti  ri  c me- 
moria nell*  Archivio  della  Regia  Zecca  nell’  anno  13x0.  quando 
Guglielmo  Marnili  fu  da  Carlo  Duca  di  Calabria  Inabilito  Conteda- 
bile  nella  nobil  Terra  di  Montelcone  ,col  comando  delle  Mìlizio 
tutte  di  Fanteria  , c di  Cavalleria , che  ivi  erano  degli  Angioini 
nella  guerra  loro  con  gii  Aragonefi  della  Sicilia  Signori . Nell  an- 
no r 344.  come  fi  legge  nel  Rcgidro  del  Cardinale  Amerigo  , Ste- 
fano Atarulli  era  Portolano  , e Regio  Segreto  di  Apruzzo  . Quan- 
do fi  governava  il  Regno  da’  fuoi  Re  , viveano  i Nobili  in  quello 
Città  , c Terre , ove  aveano  il  loro  comodo  , le  facultà  , e i paren- 
tadi ; c poi  ti  eleni  pj  reca  Scipione  Ammirato,  come  de*  Caraccioii 
T om.l.  b di 

M Scali®.  Pulii . IH.  6.  tsp.  4. 

(b,  AkUltut.  (/ter. detto fomigl. Corro/o,  Tm.  |.  ■.  »b iW  a\.  « w’. , .a,  • 1 


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1 


di  Nicaftro , degli  Spinelli  in  Barletta  , e di  altre  illuftri  famiglie, 
che  ne’  loro  luoghi  Baronali  dimoravano  . Furono  anche  in  Anr 
dria  i Marnili  : e dall*  anno  1441.  per  dono  del  Duca  Balzo  otten- 
nero V Uficio  di  Maeftro  Mercato  della  Fiera  di  Andria  ftefla  di 
otto  giorni  nel  Giugno  per  se  , c per  1»  fucccflòri , (a)  che  poi  da-* 
Federigo  Signore  di  quello  Stato  fu  confermato  a Nitol'o  Milite  . 
Paflàròno  poi  in  Barletta  , come  narra  1’  Aldimari Jacopo,  e Fede- 
rigo , cd  Antonio  Signor  di  Cafamalfima  con  Giovan-Maria  fuo  fi* 
gliuolo  : c Jacopo  ebbe  in  moglie  la  Caracciola  di  Seggio  Capuano 
di  Napoli  : c Gioì  Marta  fu  Signore  del  Cafale  della  Trinità  . Era- 
no allora  i Balzi  Duchi  d Andria  ; fpczialmente  Giacomo  figliuolo 
diFrancefco,  Principe  di  Taranto  , antico  titolo  de*  figliuoli  dej 
Re,  e nella  Grecia  Di  fpoto  di  Romania,  Principe  di  Acaja,  cd 
Imperadore  di  Coftantinopolicol  folo  titolo  di  quell  Imperio , cd 
ebbe  in  moglie  Agnefa  forclla  della  Rcina  Margherita  , c nipote-» 
della  Reina  di  Napoli  Giovanna  , come  ha  diffulamentc  Icritto  il 
Campanile. »b:  D.  Giulcppe  Recco  Duca  di  Acquadia  (c)  narrai 
e (Ter  celebre  la  Città  di  Barletta  per  la  nobiltà,  c lontuolìta  dello 
fabbriche,  c per  le  illuftri  famiglie  : c che  la  nobiiiflima  ed  anti- 
chlìllma  Famiglia  MarullodcUa  Città  ftcflà  di  Barletta  non  può 
mendicar  luceda  la  filabaflà  penna  : e che  da  lui  li  iVuna  lenza- 
dubbio  originaria  degli  anrichi  Patrizi  nobilifimu.di  Coftantmo- 
poli  Nel  14SO.  era  Vicolo  Marnilo  padrone  della  Fiera  di  Grotto-, 
la  , e di  Andria , che  poi  nel  14S7.  Federigo  d’  Aragona  Principe-, 
e fucceflore  confermò  a Gtacobtllo  Milite  e Razionale  , e ad  Antonio 
fuo  fratello , ambi  figlioli „di  Nicolò  fteflo . Ricotiofcono  la.  loro 
origine  da’ nxdefimidue  fratelli  le  linec;poicchè  da  Giacobcllo  de- 
rivò quella  de’Duchi  di  Afcoli.c  del  Conte  D.Trojano:e  da  Antonio 

quelle  del  Marchcfe  di  Campomarino,  e del  Dqca  ai  Fnfe,  c di 
SanCefario  . Hanno  ambedue  le  linee  prodotti  lempremai  Uomini 
illuftri , contratte  nobili  parentele  , e pofieduti  varj  Feudi,  corno 
pur’ ora  pofteggono:  c della  ftcfta  linea  d Alcoli  è il  Commendato- 
re F.  Nicolò  Marnili, già  dichiarato  Ammiraglio  della  fua  Religio- 
ne Gerofolimitana  . Di  Gtacobello  fu  madre  P tirella  de  Ficcolis  no- 
bile  di  Barletta  , i di  cui  difendenti  , come  ha  pure  fritto  il 


(t>  Privile*,  origin  dell'ann.  M4';  preCtotetto  negli  Atti  dell*  Rehg.  di  Molto  • 

(bì  Kilihert.Cimpanil.  ncIlVrfrfw,»  Inferite  de'  „ 

(cj  Recto  , IJlvr.  dell « inmiglie  f<té.  dtllt  ti.**,  *.Regnv  di  ■&■*  9- 


>,*r 


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Recco  , (a)  furono  congionti  con  rpJPci  della  Marra , co*  i Conte- 
(labili , co'  i Queralti  di  Aragona  , eco’i  Galibcrti  della  Cirri  me* 
delinca  , tutti  nobili  : colla  Lombardi  degli  antichi  Conti  di  Gam- 
bateia  , che  furono  Padroni  di  Troja , col.a  Caracciola  , Capccc  , 
Bazzuto  , Capana  , Sanfelicc  nobili  di  Napoli , co*  i Carrata  , San- 
tacroce , Pignone  , del  Barone  di  Capoa  , e con  altre,  come  raccor- 
da T Aldimari , ed  altresì  il  Recco , (bj  che  fa  menzione  del  Com- 
mendatore Fra  Girolamo  Marnilo  Baglivo  del  ricco  Bag^ggio  di 
S.  Stefano  , colla  Commenda  di  Putignano , c Fafciano  , per  più 
anni  Ricevitore  in  quello  Regno  colla  luogotenenza  del  Priorato 
di  Capoa  , GranCrocc  , L'orno  ornato  non  folo  di  valore  ; ma  di 
dottrina  , e Scrittore  dell’ Iftorta  delle  Vite  de’  Gra » Maejlri  delibo 
Ordine  GcrofoJimitano , llampata  in  Napoli  nel  1636.  e della  Di - 
[colf a del  Card.  Carafa.  La  Galibcrti  anche  lodata  dal  Recco,  (c)  del- 
la cui  Famiglia  è D.  Ifabdla  voftra  gcntilillìma  madre  , ricevè  da 
Ferdinando  IL  lmperadore  il  Privilegio  di  unire  nelle  fue  Armi 
ancora  i*  Imperiale  , per  li  fcrvigjda’  Nobili  della  ftcflàFamiglitu 
prefteti  alla  Celàrca  Corona  ; e perchè  nelle  ribellioni  di  Bocmmia 
eziandio  se  (Idi  iJIultrarono  . Di  quella  linea  nel  1577.  Fra  Sci - 
pione  fu  Cavaliere  dell*  Abito  di  S.  Giovanni , : e Commcndaroro 
di  Matcna  ; e poi  FraGiovambati/ìa  morì  Luogotenente  del  Prio- 
rato di  Barletta  . Fra  Giu/èppc,  che  lì  ritrovò  nei  celebre  combatti- 
mento contro  il  Galeone  de’  Turchi  , la  Gran  Soldana  appellato, 
nel  1644.  fervi  con  molti  Cavalli  a fue  fpefe  : c nel  1647.  ne'  tu- 
multi di  quello  Regno;c  morì  indi  Ricevitore  in  Napoli  nel  1683. 
come  li  legge  ncli'ln/crtzionein  marmo  su  la  Porta  p;cciola di  S. Gio- 
vanni a mare . Di  quella  Cala  fono  pure  viventi  Fra  D.  N itele , che 
lungo  tempo  ha  la  lua  Religione  fcrvito  da  Ricevitore  in  Napoli  : 
c di  quella  della  Cafa  di  D.  Giacomo  fofticne  il  decoro  della  Fami- 
glia 1‘  ECCELLENZA  VOSTRA  con  tanti  onorevoli  Uicj  , c con 
Titoli  degnamente  fregiata  , effondo  Balio  dell'Ordine  Gcrofoli- 
mirano  , e Commendatore  di  Nardo , Conigliere  Aulico  di  Guer- 
ra, General  1 encntc  MarefciaJio  di  Campo, Colonnello  di  un  Reg- 
gimento di  Fanteria  di  Sua  Maeflà  Ccfarca  e Cattolica,  fuoGo- 
ycrnadorc  della  Piazza  di  Belgrado,  e Primo  Conigliere  dcll’Am- 

b 2 . mini- 

M Recco  rsrt.  io. 

(b)  Recto CMIt  i»,  ' u •*" 

(c)  Recco  (tri. 9.  ■ . , . 


I 

i 

t 


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minorazione  del  Regno  di  Servia . Decorano  ancora  la  Famiglia 
aiCayalier  D. Paolo  Capitano  del  voftro  Reggimento, che  in  Belgra- 
do dimoraci  Conte  D.  Fi  lippe  nella  fteflà  Piazza:e'l  Cavalicr  D.Gt tm 
ftppt  Capitano  del  Reggimento  Veterani, in  Tranfilvania  dimoran- 
do. IUuftrano  anche  la  ftefla  i voftri  degni  Fratelli,  D.  Antonio  ,o 
D. Dome  aie  0,Ecclefia  ft  ici  a mendue,e  di  coltomi, c di  dottrina  forniti. 
Tra*  Nipoti  fono  illuftri  il  Conte  D.T,cja»o,c  D.lgnaiio, notti  Poe- 
ta eziai^io,  e D.  Carlo , virtuofi  ambidue,  e per  la  buona, e più  fina 
letteratura  indirizzarle  nella  lodevole  cognizione  delle  varie  Scien- 
te del  Iccolo.  Lo  fteflo Conte  D.T rojano  (posò  negli  anni  fcorli  la_» 
Conrclla  D.  Morofina  della  Torre  c Talfis  Dama  Veneziana  di  fa- 
miglia Fumtrcuga,  e di  Angolari  virtù  ornata:  e ben  fi  legge  la  (a) 
Raccolta  de  Co-nponimmn  Poetici  tn  occaftone  de'  loro  felici  e qloriofi 
fponfalt , pubblicata  dalla  Lcrtcratiflìma  Luifa  Bcrgalli  in  Venezia, 
per  Antonio  Aiora  , la  quale  unì  in  due  parti  i Componimenti  Portici 
delle  più  illuftri  Rimatrici  di  ogni  fecolo.  Softengono  veramente^ 
nell  età  nofira  i Manti  li  il  loro  amico  decoro,  fempre  illuftri  c per 
la  nobiltà,  c per  le  varie  Cariche  militari, e per  gli  Abiti  della  chia- 
ritomi Religione  Gerofolimitana.e  la  loro  Famiglia  fi  puòdire  un 
Seminario, come  il  Rccco  b)  l’appella:  e ben  può  formarli  un  lungo 
catalogo  ; perchè  nella  ftefià  hanno  fin  da'  tempi  antichi  meritati 
onori,  e cariche  illuftri;  benché  una  breve  memoria  di  elfi  dal  Ruolo 
della  veneranda  Lingua  d'Italia  fi  ricava  già  impcrfcrco>raccoltodal 
Commendatore  F.  fiartolommeodal  Pozzo  , conri  muro  dal  Com- 
tuend.  F.  Roberto  Solato, che  dall'anno  1 543.  delcrivono  la  memo- 
ria de’  Marulli  del  Priorato  di  Barletta:  c dichiarandoli  lo  ftellodal 
Pozzo , che  fi  pofiàampliare  la  fua  Opera  da  altre  memorie , c da- 
gli Archivj  de’  Priorati  ,che  non  potè  egli  vedere. 

Nella  Militare  perizia  larga  materia  porger  poffono  agli  Scritto- 
ri le  gloriofe  azioni  di  VOSTRA  ECCELLENZA  ; poicchè  quali 
allevata  rra  I armi, e per  lolungoeferciz:odi  molti  anni  nelle  con- 
tinue guerre, fpczialmcnrc  contro  i barbari  Ottomani  nell’Ungaria, 
ha  più  volte  fendute  ammirabili  quelle  virtù,  con  cui  è adornata  . 
Le  Cara  vane  su  le  Galere  della  fua  Religione  facendo, fi  trovò  nella 
prefa  dcinfola  di  Scio,fatta  da’  Venczianùmilitò  nella  Spagna  nell’ 
Armata  del  Re  Filippo  coutro  Portogallo  nell’  Andalufia,ed  Eftrc-- 

....  1 bmmìu- 

8 Gioenti.  tener,  f liti.  Tom  J& 

Rccco  • etri.  ia. 


madura:  ed  in  Catalogna  nel  171*.  con  pochi  Soldati  del  voterò 
Reggimento  potè  (ottenere  in  un  picciolo  c debole  recinto  io  sfor- 
zo di  buona  parte  dell'Armata  Francese  ; onde  bifognò  reftare  pri- 
gioniera di  guerra.  Ncllattcdio  di  Temifvar  nel  1716.  che  dopo  la 
celebre  vittoria  de1  Ce  fa  rei  fegu  ira  a 5.  di  Agotto,  (oprai  Turchi 
rumerofìdi  circa  duecentomila  Combattenti, dopo  la  prefa  della.. 
Fortezza;  indi  della  forte  Palanca  acquiteata  per  affatto,  rcndura  a 
13.  di  Ottobre,  militò  da  Sergente  Generale,  (a)  Ncll’aflcdio  di  Bel- 
grado vi  fu  ancora  da  Colonnello  del  Reggimento  de'  Napolitani:  (b)  e 
perii  fcrvigj.chc  allAu-guftiflìma  Cala  predava,  e per  quei  dell’an- 
no  precedente  nella  gloriola  Battaglia  di  Petervaradino  co’  i Tur- 
chi, fu  dalla  Clemenza  della  Maettà  Cefarca  e Cattolica  promottìu 
con  fomma  fodd «fazione  de’  Capi  militari , c dichiarata  General 
Maggiore  di  Battaglia  . Col  fuo  Reggimento»  di  Soldati  Italiani  ha.» 
fatta  divenire  illuttrc  Ja  gloria  de’  medefimi,  come  ne  fa  memoria^ 
l’Erudiriffimo  Marchete  di  Cepagatti  D. Federigo  Valignani  Prefi- 
dente della  Reg.Cam.di  Napoli, (c)chc  l’appella  prode  Generale  Cava, 
lier  Francefco  , che  il  nome  Italiano  nelle  ultime  peneohjìffme  guerre  d‘ 
Vngher/afColte fue  valorofe  gefta  altamente  fe  rimbombar  e. Cosi  il  dot’» 
Franccfco-Maria  di  Cefare,uno  de’  piò  canori  cigni  dei  Scbcto , nel 
Poema  Eugenia}, le  virtù  voftre  largamente  (piegando,  cantò:  (d) 

T u quoque  quiim  ca/ltos , tòno  jlrenuus  agmina  ducis 
Armipotens  Marnile ....  e ditte  ancora  : 

Quam  veri  bue  acies  propria  viri  ut  e fnperbit  r 
T .un  nitot  aufpieiis  Itali  curata  magiari  . 

T u porro  es  dutfor , Super  um  tu  cult  or  , <j  tilt  or 
Pro  Super  is  Marnile,  tuiejl  c ufi  odia  , Numen  : &c. 

Ha  ben  dimoftrata  la  naturale  virtù  fottola  condotta  eroica  dell’ 
invitto  Principe  Eugenio  diSavoja  (e)  Prediente  del  Conteglio  Au- 
lico di  Guerra,  Tenente  Generale  dell'Imperio,  c gloriofo  Genera- 
littimo  Ccfareo  , che  nell’  crà  noterà  ha  foggiogate  tante  Piazzo 
con  quei  Regni , c con  terrore  degl’  Infedeli , aggiunti  tetto  il  do- 
minio del  tempre  Auguftittimo  Imperadore.  Le  pubbliche  Rela- 
zioni date  alle  teampe  fin  da  quei  tempi  tutto  didimamente  atte* 

' tea  no: 

U Avvip  di  Sap.  ntrm.^O  Jtamp'  per  Multi.  Rriilatd,e  htnc.Rieiiird.rjif  tp.  Statuti. 

(•>)  Awip  di  Sop  mum.  U per  Rtcnard.  j.  Agoflo  1717. 

(et  Valiénan.  nei  Chi  Hi, Cent  ter.  di  Soniti,  Ifitrui,  Sttrtelt.  17.  etri.  i6t. 

(A)  De  Cetare  Poem  bugemnt . 

te)  Vedi  hjito  Jotumnr*  Tom,  1.  4 tori. 47J. 


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ftano  : ed  hanno  gl’lftorici  larghiamo  campo  da  riferire  Jc  innu- 
merabili azioni  gloriole  accadute  in  una  Jungac  pericolofiffima- 
Guerra,  in  cui  i molti  cvittoriofi  Capitani  Imperiali  tra  le  frequen- 
ti battaglie  , e le  ftraggi  hanno  con  maraviglia  raccolte  palme  , c 
vittorie.  Nella  fccltade'Soldari , nel  fargli  arditi , e nel  valcrfcne 
con  giudizio;  anzi  in  tutte  quelle,  che  in  un  buon  Capitano  fi  defi- 
derano , ben  dimoftra  VOSTRA  ECCELLENZA  la  perizia  della 
militar  Difciplina, in  cui  fono  celebrati  Paolo  Emil io, Scipione, Me- 
tello ,Domizio  Corbuione,  ed  altri  antichi  Capitani  ; ficome  d'Ifi- 
crate  Atenxfc  dille  Probo  : Non  tam  magnitudine  remm  gtflarnm  , 
quàm  difaplin.i  militari  nobilitami  eft  . Veramente  il  valore  , la  pa- 
zienza , e difciplina  fecero  vincitore  d’ogni  imprefà  il  Popolo  Ro- 
mano* Celare  meritò  la  gloria, perchè  fu  labori,  ultra,  fido»  patiens, 
al  dire  di  Svctonio  appo  il  Boterò.  Nell'alloggiarc,nel  combattere, 
nell’  oppugnare,  nell  allcdiare,  nei  marciare,  negli  alloggiamenti , 
nelle  tìifefe  delle  Piazze, tutta  accorta  fi  mofira.non  meno  che  nell’ 
ordinare  le  fquadre,  difporrc  i fulfidj,  e nel  governare  il  fatto 
dell'armi,  e 1 imprefà;  ben  conofccndo,  come  di  Amilcare  dille  Po- 
libio, il  tempo  di  aflàlta'rc , e di  vincere,  o di  ritirarli  c cedere.  Col 
Aio  c (empio  , pareggiandoli  nelle  fatiche  a’  Soldati  ,fà  rendergli 
ugualmente  amorevoli  ed  ubbidienti  : c ben  può  dire  con  Valerio 
Corvino  : Fa  Ha  mea  , non  dici  a,  voi  milite  s ftqni  volo , nec  dìfciplinam 
modò)fedetiamexemplnmamepetere.  Sa  però  valerli  con  regole  e 
della  nobiltà  , e dell’  eloquenza,  c della  beneficenza,  e dcU'affabil- 
tà  , coj  cui  mezp  non  iftima  miglior  pregio,  che  la  gloria  ; cantan- 
do Ovvidio:  (a) 

Dcnique  non  parvas  animo  dat  Gloria  vires  : 

Jztftrcunda  facit  peti  or  a lauda  amor . ; 

Ma  i frutti  della  Militar  difciplina,  e l'imitazione,  che  oflcrva  delle 
virtù  degli  eccellenti  antichi  Capitani  ,clporrc  lotto  i’  occhio  con 
brevità  non  fi  poffonojnè  alla  mia  penna  ciò  la  modcltia  voftra  per- 
mette. - 

Le  varie  e rare  virtù , di  cui  è adorna , fonò  pur  frutti  di  quella 
dottrina,  che  la  rende  ammirabile  •;  poicchc  ben  perita  nelle  Mate- 
matiche, cd  in  quelle  Scienze  ,che  fono  alia  Milizia  necefiàrie , ha 
pur  fatto  acquifto  della  cognizione  delle  'altre  di  ogni  più  fina  , e 

buona 


(a)  Ovld.  de  TrffiJìè.S»  */*/•  I». 


\ 


buona  letteratura  . Platone  (a)  richiedea  nel  Capitano  l'Aritmetr 
ca  per  difporre,  ed  ordinare  le  Squadre  : e dille  Ariftotile , (b)  che 
feditami  nifi ordo  , ac  dìfciplina  adfit  n in  ut  ili  s efì  . La  Geometria  , U 
Colmog  rafia  , PAftronomia  per  l'ape  re  la  lunghezza  c brevità  de’ 
giorni , i folftizj  ,ed  altre  cofe  , che  all’Arte  appartengono  : 1’  Ar- 
chitettura militare  , ed  altre  dottrine  per  difendere  , o abbattere  le 
Fortezze  : la  notizia  de’  coftumi,  delle  armi, della  maniera  di  com- 
battere de’  nemici:  l’ Eloquenza  per  inftruirc  i Soldati:e  la  pratica 
di  molte  feienze  a chi  regger  dee  gli  Elerciti,fono  cagioni  de’  feli- 
ci (uccelli  nella  Guerra.  Convengono  le  feienze, c gii  ftudj  ad  ogni 
Uomo  nobilc:efcriflè  Scnccai(c)  Quar  e liberal  ia  fi  udì  a dtcìafint  videsy 
quia  homi  ne  libero  digna  funt.Gnterum  unum  fiudium  vere  liberale  efi  , 
qnod  libcrum  fiacit , hoc fapicnti*,  fubl ime,  forte  , magnanimutn  : c*tcrd 
pufilla,  & puenlia  funt.  Divenuto  però  favoreggiatore  magnanimo 
delle  lettere  , e de’  Letterari  ; anzi  vero  loro  Mecenate  , imita  Sci- 
pione, Cefare,cd  altiécclebri  Capitani,  che  ne’  difficilillìmi  appa- 
rati di  guerra  non  tracciavano  lo  rtudio  delle  buone  arti,  e la  ge- 
niale converfazione  degli  Uomini  dotti.Ama,c  protegge  i Virtuofi 
chi  c dotto:  e di  Sigifmondo  Imperadorc  Icrillè  Enea  Silvio , (d)  o 
Capiti  torto  Pio  II.  che  ut  ipfe  linguarum  t ac  litterarum  peritiate 
amavity  ita  viros  eruditione prxfiantes  femper  ornare , & prov-htre fin - 
duit.  L’ Imperadorc  Licinio  , che  di  dottrina  era  privò  , affermava 
erter  veleno  c pcfte  pubblica  la  letteratura;  ma  noolàpea  fotroferi- 
verc  i Decreti . Si  fa  con  maraviglia  Guerriero  tutto  intrepido  tra  * 
l’armi , e Letterato  aliai  dotto  nelle  lcientifiche  Alìèmblee:  e la  So- 
cietà nortra  Roflànefe  degl 'lncuriofi con  lommo  piacere  la  numera 
nella  ClalTe  de’  Tuoi  illufiri  Accademici , e le  ha  eziandio  determina- 
to l’Elogio  . Pcrdefiderio  di  fare  eterna  la  memoria  loro  i Re  Egizj 
innalzarono  Monti  di  pietre  , che  Piramidi  fi  appellano , e furono 
Sepolcri , in  cui  i Reali  corpi  fi  racchiudcano  dopo  la  loro  morte  : 
altri  nella  terra  profondi  luoghi  aprirono  , c i corpi  co’  i prezioil 
* bitumi  prima  conditi  racchiul'ero  : ed  altri  immenfe  ricchezze  dil- 
fiparono.  Più  lodevole  coftiimc  in  altri  fi  c veduto  t che  la  farne, 
loro  colle  ricchezze  dell’animo , c coll’croichc  azioni  eternarono  } 

m*v  • - poic- 


(«1  Plato  Hi.  7.  UtRcp. 

(1>V  Arili.  Polii,  hi.  4.  Cip-  1 J. 

(c)  Sencc.  bfifl.HS. 

(il)  /Enea»  Sylr.  1. 4.  Ceni,  in rtt  gtflts  .llpbtnf 


* 


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1 


poicchè,  (koinè  diflc  Seneca  : (a)  Virtù s txtollìt  hominem , èrfiufr* 
afra  mortala  collocai.  Le  Vinìliche  ncll’ECCELLENZA  VOSTRA 
fono  aliai  manifeftc , come  tra  Je  pietre  le  Gmimc  rilucono,  la  fan- 
no rifplendcrc  tra  gli  Uomini; ma  didimamente  defcrivcrc  non  li 
poflono  per  quella  naturale  modeftia,  la  quale  è di  freno  agli  Scrit- 
tori . Sono  nondimeno  valevoli  a conciliarli  i amore  de  Letterati, 

Ja  benevolenza  de’  Principi,  e l’ofiequio  riverente  de’ Sudditi;  anzi 
lo  ftupore  de’  nemici,  il  terrore  , c io  ftordimcnto  di  animo  per  le  • 
grandi  e maravigliofc  cole  vedute,  ed  udire.  Le  conlàgro  però 
quella  mia  fatica  , la  quale  porta  per  tìtolo  la  Storia  maturale  delle 
Gemme,  delle  Pietre  ,r  de‘  Minerali , ovvero  la  tifica  fot  ter  rauca , che 
diftuopre  quanto  lotto  la  Terra  opera  la  Natura  ; fpcrando  dalla 
fua  gene  rolirà,  con  cui  fi  rende  ammirabile,  quel  pregio  , del  qua- 
le ilUwri  hanno  bifogno  ; e continuo  il  fortume  di  confagraritlc 
fatiche  letterarie  a Mecenati  per  ottenerne  la  defidcrata  protezio- 
ne. Confagro  ancora  tutto  me  dello:  c fpero^iell’aJrra  mia  Opera , 
cioè  nella  continuazione  degli  Bog j Accad  mici4 palefarc  tutto  quel- 
lo, die  è degno  da  ammirarli  nella  gran  mente,  e nella  rara  perfo- 
na  di  VOSTRA  ECCfcLLENZA  ,c  tuttoquello,chc  mi  tiraall  of- 
fcquio  : c fpcrando  quel  gradimento , di  cui  dclìdexo  clTcr  degno, 
facendole  andie  olTequiola  riverenza,  mi  palefo  per  fernpre 

Barili  ia.  Agofto  nw- 

» » "•  * 


Di  VOSTRA.  ECCELLENZA 


{t)  Sauté,  i»  Efifi. 

K 


Divoti fsimo  , obbligatifs.  fervit.  ver$ 
Giacinto  Gimma . 

FUL- 


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FULGENZIO  PASCALI 

CENSORE  DELLA  SOCIETÀ’  DEGL’  INCURIOSI  DI  ROSSANO  » 

Accademico  Arcade , detto  Orgelio  , Spione  Agitate , e Medico 
Primario  della  Città  di  Barletta  > 

A CHI  LEGGE.  \ 


Vandochi  l'i>  finitamente  fermio  e potentiffimo  Creatore  iti  Tutto  , con 
eterno  imperfcrutabil  decreto  nell'alta  fua  Divina  Mente  ripoflo  , 
tr.iffe  dallo  'nfcco/do  feno  del  nulla  qutfi. % vaga  leggiadra  olirammi - 
r abile  Zìniverfuà  delle  cofe  j dar  volle  all'  Domo  un  oggetto,  dal  cui 
lavoro  conosciuto  avcjfc  l' efiflenga  d'un  Artefice  di  Sovrumano  e Su- 
blime Sapere  adorno  . Non  cnim  invifibili  fua  Natura  abufus  cft 
Deus  , ut  illum  homines  ignurarcnt , fed  ita  rcrum  naturata  inftruxit , ut  ìpfcj 
quamquam  Natura  invilibilis  ex  Opcribus  fuis  agnolcerctur:  fcri/fc  Atauagio . (a) 
£ quindi  avviene, che  chiunque  volga  curiofo  lo  Sguardo  a vagheggiare  l'artificio  (In- 
feudo della  gran  macchina 

Spiandole  più  occulte  interne  parti , 

- • Che  ne’  fecreti  Tuoi  Natura  alconde , — fri  h»ii  _ ù 
conofice  con  indicibil  piacere  e della  niente , e dell'occhio  * 

L'alta  cagion  , che  da  principio  diede 
A le  cofe  create  ordine , e flato . 

L' Z tomo  adunque  fortemente  prefo  dalle  vaghe  apparente  del  mondano  compofio, diede- 
fi  poco  a poco  mi’  ut  armate  a difaminarlo  tper  ifeovrire  , quali  per  avventura  fifuf- 
ferogli  Elementi,  che  lo  compogono , e quali  le  leggi, onde  coftantcmente governafi . 

Ma  non  contenta  , né  paga  i Zlmana  curiofuà  di  Spiare  gli  arcani  della  A ’aturd-t 
nel  Ciclo  , nell'  Aere , nell'  Acque  , ne'  Vegetevoli,  e negli  Animali  ; ha  voluto  ardi- 
tamente di  più  penetrar  e fin  dentro  le  vifeere  più  profondo  ed  afeofe  della  Terra  , ed 
ha  trovato  il  corpo  intimo  di  quella  lavorato  altresì  con  artificio  degno  di  tutta  l' am- 
mirazione , e pieno  dimoiti  jìraii , o letti  di  Minerali  ,di  Metalli  ,di  Terra  , odi 
Saffo  , Situati  con  ordine  corri fpondente  alle  leggi  di  gravita ; vedendofi,  che  gli  firati 
in  fpczjepiù  leggieri , fon  pofti  nella  parte  più  Superiore  , e quii  else  fono  infpcrie 
più  gravi  nella  patrie  più  profonda  allogati . Gii  ftrati Sotterranei  di  rena,  ghia)*  , o 
di  terra  più  Sciolta  concedono  ilprinupat  paffaggio  all  acque  de'  Fonti , cd  aguifa  di 
colato)  filtrandole,  l' addolctf  ono  x le  dinggono  , eie  conducono  dappertutto  , effen- 
don  q a ufi  per  tutta  la  Terra  difhfi  . Si  i di  più  conofciuta  la  natura  , e generazione  . 
dell  Acque  minerali  di  cotante  divtrfe  virtù  fornite  ; retti;  il  Fuoco, che  ha  i fuot  com- 
Tom.I.  -c  pontH- 


(»)  in  Orai, centra  Idolatrai. 


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f orienti  fotti  liffimì , penetranti , e di  qua  fi  uni  infinità  fvrta  dotati , fi  generi , e fi 
alimenti  [otterrà , e fpeffio  sbocchi  in  diverfe  parti  del  Mondo  in  orrendi , fpaventofi 
Vulcani  : qual  cagione  formi  f avente  i Tremuoti , e come  aperta  la  Terra  in  voragini 
le  Ville  , le  Città  , le  Regioni  intere  afforbifea  : come  nelle  fottcrratiec  matrici  fiati-, 
generati , crefciuti , perfezionati  i corpi  de'  Minerali , de'  Metalli , delle  Pietre  , de' 
Sali,  de  Solfi,  de'  Bitumi , e dittiti  altro  , che  ’n  quegli  ofiuri  inacctffibilì  fieni 
fi  gemra.  Da  cotante  laboriofe  fudatiffime  ricerche  é derivato  lo  [coprimmo  dell'Oro, 
deli  Argento  , del  Rame , del  Ferro  , del  Piombo  , dello  Stagno  , del  Bifmuto , deli 
Arientovivo , deli  Ottone , del  Cinabrio  , deli  Antimonio,  della  Manhefita  , delia. 
Cadmia,  del  Carbonfoffile,  del  Diamante,  dello  Smeraldo  , dello  Zaffiro  , del  Rubino 
del  Carbonchio,  della  Granala,  del  Giaci, to,  della  Sarda, della  Corniola,  dèli  Onice,  del 
Sardonico,  del  Calcedonio,  dell'  Agata,  del  Diafpro,  del  Beri  Ilo, del  Topazio,  del  Gri- 
[olito,  del  Pr affio,  della  Mal achita,del la  Turchina,  deliOpalle  , della  Stellaria  , dell' 
Elitropio,  dell'  Ametifto,  del  Criflallo,  dilla  Calamita,  deli  Amianto  , dell'  Ambra-, , 
del  Succino  ,o  Elettro  , della  Gagate  , del  Uncurio,  del  Lapislazo/o , delle  Pietre-, 
Armena  , Giudaica , Ematite  , e Nefritica,  delle  Pietre  Ammonite,  Pomicee,  Metalli- 
che, Crujìacce,  e Pregne,  e d innumcrabili  altri  Corpi  fottcrranci,  che  con  arcano  magi - 
fiero  nel  fen  della  gran  Madre  perennemente  fi  formano . <*  ■ 

Orchi  non  direbbe  a vifiadi  cotanti  e sì  diuturni  sforzi  d'nmimer  abili  chi  ari  fimi 
Letterati  non  mcn  de'  paffati , che  de’prefcnti  tempi , adoperati  intorno  a'  Segreti  del- 
la Natura  , che  la  Filojlfia  non  fia  giunta  all'ultima  perfezione  ì E pure  cosìnnmcro- 
fe [coperte  riguardo  alle  quafi  infinite  verità  , che  finora  afeofe  rimangono  , fon  poco 
meno  , che  nulla  : e fon  ranjfime  quelle  , che  reggono  al  cimento  d'un  rigido  profondo 
cfame , , Quindi  par  , che  ben  anco  la  verità  delle  cofe  nel  profondo  pozzo  Democri- 
to feppellita  fen  giaccia  : e che  giammai  fia  per  ceffate  quella  peffima  infruttuofa  occu- 
pazione, che  dii  l' Altijfimo  a Figliuoli  dell' Vomo . Egli  ében  fervorofo  il  difidc- 
rio  , che  nafee  nel  cuor  di  chicchefia  per  la  ricerca  del  Vero,  e che  7 fine  dell’ Vomo  fin 
il  cercarlo  :Hotninis  finis  eft  perfette  cjuaerere  Vcricatcm  , diffidi  fempre grande 
Agofiino  : (a)  ma  egli  mcdfimo  in  conofccndo  la  fiamma  difficoltà  di  trovarla  , fog- 
giunfe  :latct  Vcritatis  quxrendx  mod  us;  e Seneca  ebbe,  anche  a dirne,  che  Veritas 
in  altolatet.  B' pur  vcriffiimoi  che  nati  fumo  per  la  Verità  , e che  ella  fia  il  Sole., 
della  noftra  Anima,  e l'Anima  de’  noflri  Studj  all' avvi  far  del  P.  Lamy;  mi  purtrop- 
po fcarft,  e fievoli  fono  i mezz‘  ><he  adopra  l'umano  Ingegno  per  rintracciarla  . Ia 
debolezza  doir  uman  fp,r‘t0  * grande  , e l'ha  dimoflrato  l' , e'I  dimofirerà 
vieppiù  chiaramente  il  Dottiffimo  Signor  D.  Niccolò  Frangiami  Segretario  di  queflo 
Regno  nelle  fue  tanto  defiderate  Filosofie Ise  MeditaZioni.il  fi spere  a fondo  i naturali  Se- 
preti  è di  pochi , oper  meglio  dire,  non  é per  l'Vomo  ; imperocché  qucll'Opcrc,  che  fon 
formate  da  un  Fabbro  d' infinita  faviczz*  adorno,  non  fi  lafcian  conofeere  a fondo  da 
chi  ha  lo  fpirito  limitato  . Per  la  ricercatici  Vero  , ottimo  convenevol  mezzo  e?J>  i 
lefaminarc  da  cima  a fondo  , e con  efattezz*  » Singolari,  ginfla  l'infegn  amento  del  Ve- 
rni a- 

M D-  Auguft.  tmtr.  Atti-  3-  *up.  i. 


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rulamio  ; (a)  ma  per  eiò  fere  fumati*  [finto  é coti  poco  inclinato  , che  oh  mant  men- 
te dalla  difficoltà  dell'  imprefa  atterrito  , neghìttofo  , e fvogliato  rimanfi.  Allo'ncontro 
qualar  fi  tratta  dicondurji  dietro  all'  Idee  generali , ed  aftrattc , i Intelletto  è tintale  , 
tutto  vigor  , tutto  lena , fetida  awederfi , che  quelle  leggi  di  generali  Nozioni , ri- 
cavate da'  Singolari  manchevolmente  noverati , c mal  concepiti,  ad  altro  non  fervo- 
no , thè  a farci  precipitar  negli  errori  . Le  fperiengc  ancorché  repheatamente  , e da 
efperta  mano  fatte  ,pnre  fovente  riufeir  fogliono  infruttuofe , e fallaci , come  lo  di  - 
mofiròtl  Boi  le  , e noi  tuttogiorno  veggi  amo.  Or  che  avverrà  qualora  formar  voglia- 
mo cd  sifilomi,  e Sifiemt  diverfi  dopo  il  languido  efame  di  pochifiimi  Corpi . Da  sì  fat- 
ta i nel  magione  adunque  del  noflro  fpirito  per  le  generali  Nozioni,  e dalla  qua  fi  na- 
turai [vogliategli , che  ferba  per  un  compiuto  rigorofo  efame  delle  particolari  fofi un- 
ge , nufeon  poi  molte  altre  cagioni , che  bau  malmenato  la  ricerca  del  pero  , come 
infegnuno  il  Bacone  » il  Bolle  , il  Curtefio , il  Gafiiendo  , il  Malebranche , l'  Arnal- 
do, il  Muratori /l  Ncvvtonc.  Zina  tal  f vogltategga  d' inquirer  minutamente  d intor- 
no a Si  «gol ari,  produce  la  noflra  detcflabile  faciltà  di  preflar  ciecamente  il  confenfo 
> agli  altrui  rapporti,  idolatrando  l' autorità  degli  Scrittori  , finga  badare  al  dtfeerni- 
mcnto  del  Vero  dal  falfo  : e pur  Seneca  ci  ammonì  dicendo  : Qui  alium  fcquitur , 
nihil  invcnic , imo  ncque  quxrit  : e'I  gran  Dottore  Agoflino  in  ifcrivendo  a S.Gi- 
rolamo  in  difi  fa  della  ferità  così  fcriffe  : jUios  autpm  omnes  ita  lego  , ut  quan- 
talibct  Sanatare , dortrinaque  prsccllant , non  ideo  veruna  putera  , quia., 
ipfi  «a  fenfcrinc , fed  quu  mihi  , vel  per  Ulos  auihentico*  AuÀorcs,  vcl  pro- 
babili ratìonc  , quod  a vero  non  de  viene , pcrfuaderc  pocucrunt:  e G tulio - 
Cefare  dilla  Scala  : Nil  infclicius  ìisingenus  , quae  mordicus  fcne.unt  Majorcs 
noftrcs  mi  ignorate . Errata  Majoruin  diflìmulanda  nón  fune  ,nc  eo  ipfo  po- 
tentati imponamus.  Dalla  fudetta  cagione  nafeono  altresì  certi  malfondati  Sifie- 
mi  , che  fpifi'o  fpejfo  leggiamo  ; e dopo  il  corfodt  tanti  fecoli  , e dopo  cotante  fati- 
che , fum  pur  anco  nel  dcfidcrio  di  vedere  almcn  due  Sijlcmi , che  non  fìano  fra  di  lo- 
ro contrarj . La  granmaefira  Natura  è mirabilmente  uniforme  nelle  fue  opcragioni  : 
e la  ferità  e fngameno  Zina  , ed  tudivifibilc  . Adunque  ci  fembra  impofiibtl  cofo—j, 
il  poterla  rinvenire  per  fentieri  diverfi  , e fra  di  loro  così  lontani  . Si  fogna , else  tut- 
ti i Filofofanti  concordi  ed  uniformi  nel  ricercarla  , premino  un  fot  calle  , e quello 
appunto  , che  fenga  inciampo  conduce  all'  ccquiftodcl  gran  teforo  del  fero  . Egli  i 
d uopo  trovarlo , non  fingerlo  i camminare  a feconda  di  quelle  leggi , che  lo  conten- 
gono , non  inventarlo  a capriccio  J ubbidire  alla  Natura , fe  fi  pretende  , eh'  ella 
ubmdifca,  c farci  da  lei  guidare , non  già  guidarla  . E'  nccejftr  io  in  fine , che  mo- 
Jlri  Sifiemt  flou  conformi  alle  fue  regole  , non  già  confondere  lefuc  regole , per  acco- 
modarle a Siftcmi  . La  Natura  è maeflra  , noi  fum  difcepoli . Ella  è luce  , noi  fu- 
mo t ciechi , cd  é la  fida  ficura  [corta  , ebefra  7 bu)o  della  noflra  ignoragli,  guida 
i pafii  di  nifi  r a Mente  , per  non  traviare  dal  dritto  [altiere . Farmi  adunque , "che 
da  quefiu  gran  difficoltà  di  efattamente  filofofare  fu  veramente  accaduto  , che  acume n 
gli  amidi , che  i moderni  Filofefami  , ancorché  di  fino  elevato  ingegno  adorni,  e 

c 1 per 

(a)  f nanfe.- Baco  Bar.  de  Vetulanx,  in  lihr.  de  A*imt ntit  mn.  Stitntmr, 


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ferie  di  loro  tante  gloriofe  fatiche  Jempre  immortali , abbiati  eolie  Verità  già  pofle  fu 
chiaro  mefcolato  non  fol  tante  e tante  fallaci  opp  inioni , ma  infinite  favole  ancora. , 
che  di  tutta  qtnifi  la  Naturale  Storia  han  fatto  un  cattivo  governo  , e che  per  lo  trat- 
to di  tanti  fecoli  hanno  incontrato  quafi  univcrfale  credenza  . 

Avendo  adunque  ben  conofciuto  , e compianto  quefia  difawentura  delle  Sciente 
N.  turali  il  Chi  ari  fimo , e per  qualunque  riguardo  gran  Letterato  Signor  D.  Giacin- 
to Gimma  , dieffi , dopo  varie  profondarne  meditaci oni  dell'  illuminato  fuofpiri- 
to  , a rifarcir  colle  fue  fatiche  cotanto  danno  . Perciò  fi  accinfe  egli  coraggiofamcnte 
alla  grand  Opra  di  r /purgare  quantvppiùftato  fojfe  poffbile  la  Storia  Naturale  dei 
Regno  Animale , Vegete  vale , e Minerale  dalle  tante  e tante  favole  , che  fquallida , e 
fparuta  la  rendevano  . E dappoiché fe  balenare  un  raggio  del  fuo  raffi  alo  pcnfare_> 
nel  Giudizio  eruditijjìmo  centra  il  Martino , ed  in  difefa  del  Mu fi  tato  : e dopo  i Jìioi 
Elogj  Accademici,  formò  felicemente  il  lavoro  delle  Diffcrtagioni  DeHominibus 
Fabulo/is,  de  Fabulofis  Animahbus,  & de  Gcncratione  Viventium  in  alcune _» 
Legioni  Accademiche  , dcflinatepcr  la  noflra  Società  fcientifica  di  Roffano  , di  cui  ha 
foflenuto  , ed  ormai  plauf  bilmente  fi  (tiene  la  tkcorofjfima  Carica  di  Promotore  perpe- 
tuo . Ma  cceitati  e mofiì  i gran  lumi  del  Vero , de  quali  abbondevolmente  i ripieno 
il  fuo  fpirito  , crebbero  quelle  Legioni  in  breve  tempo  , per  la  nuo7/a  materia  , e_> 
per  la  buona  Critica  , che  vi  aggi  linfe  , inungroffo  Volume:  e dcftinatolo  final- 
mente a benefigio  di  lla  Ripubblua  delle  Lettere  , f e godergli  la  luce  nel  1714.  colle 
(lampe  di  Napoli  . Fece  queft  Opera  cotanto  ftrcpko  nel  comparire  , e fu  con  tanto 
plaufo  ricevuta  dal  fior  fiore  de'  Letterati , che  l'Autore  ne  riportòacua  gran  meffe  di 
laudi  : e t egèi  è vero  , così  come  è veriffimo , che 

Principibusplacuiflc  Viris  non  ultima  lauseft  T 
fi  può  francamente  dire , che  la  lode  dal  noflro  Autore  riportata  , fiata  fuffe  di  tutto 
pefo  . Imperocché  fu  ad  alto  fiegno  commendata  quell'  Opera  da  Clemente  Papa  XI.  di 
g.  m.  il  quale  alla  grande  Pontificia  dignità  accoppiava  una  profonda  feeltiffima  let- 
teratura: dal  Conte  Lorengo  /Irrighetti  Confalo  dell'  Accademia  della  Crufca , dal 
gran  Magli abeeehi , dal  Salvini , dal  Crefcimbeni,  dal  Muratori  , dal  Lancifi  , dal 
Vallifnieri , dall’ Amenta  , da'  domai ifii  (T  Italia , e da  moli iffimi  altri  Lettera- 
ti d'eterna  fama,  e di  fapere  fublime  ; di  forte,  che  può  a gran  ragione  il  noflro 
Gimma  gloriarfi  , di  aver  conquefla  fua  gloriofa  fatica  dato  alla  Storia  del  Regno 
Animale  un  volto  veramente  leggiadro , ed  una  buona  parte  di  quel  raffinamento , che 
richiede  a . Jbuefto  fu  il  primo  fortunali ffimo  sforgo  del  fuo  grande  ingegno , confe- 
tto alle  Verità  Naturali  , ed  al  fofpirato  accrefcimento  della  buona  fperimental  Fr- 
hfofia  . Ma  al  primo  , compiendo  alle  fue  promeffe  , ha  finalmente  accoppiato  il  fe- 
condo , ed  è quello,  che  nella  preferite  Opera  , 0 gentilijfimo  Leggitore  oramai  ti 
prefento.  In  quefia  fatica  sì , ciré  l'Autore  ha  fuperato  se  ficjfo  , ed  ha  chiaramente 
manife fiato  il  carattere  del  fuo  fpirito , intefo  fernpremai  a lavorar  per  l'  Eternità. 
Malagevole  durifsima  imprefa  è fenga  meno  il  rettamente  filofofare , come  teflè  di- 
moflrai ; ma  qualora  fi  tratta  di  (covrirei  Segreti  della  Natura  de'  fotterranei  Mifii 
doppiamente  velata , ed  afeofa  ; pare  ame  , che  altro,  che  mente  umana  richieggafi-, 

. , ' . . e che  l 


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* che  ’l follmente  penarvi  rechi  orrore  , e [pavento  anche  agl'  Ingegni  più  [oli tv. t- 
ti  : e pure  il  noflro  Autore  con  impareggi. ibi  l coraggio  ne  bafaufiamente  intr apre  fai* 
! efteugione  : gfeorto  dal  chiaro  lume  del  fuo  trafeelto  fapere  , ha  portato  l Intel-, 
letto  fino  a [piare  minutamente  tutto  quanto  di  più  ofeuro  , ed  ajcofoferba  il  profondo 
fieno-  dell  a 7 erra  .Con  quale  , e quanta  felicità  fiafi  egli  diportato  in  quejìa  ìmprc- 
fa,  potrai  ben  ifcorgcrlo  , in  leggendo  non  fenga  ammirazione  , tome  mi  per  fu  odo  , il 
preferite  Libro  col  Titolo  di  Fifica  Sotterranea.  In  quefio  avrai  nel  tempo  mede  fimo 
un  Trattato  Filofofieo,non  già  partorito  dalla  Fantafia  difalfie  immagini  piena, e gonfia, 
ma  ricavato  fedelmente  dal  [erto  delia  Natura  , e lavorato  a tenore  di  quelle  leggi 
infallibili,  che  lamedefima  infegna.  Conciofiiiaechè  l'  Autore  in  t [piegando  le  na- 
turali [atterrante  operazioni  , haproccurato  avvalerfi  di  quelle  ragioni  , che  fioru, 
fiondate  fiulft,  replicata  fpericnza,  e che  non  fi  difeofiano  dalle  regole  de  meccanici 
movimenti . Non  ha  egli  prodotto  fent  mento,  che  da  validi  fisime  pruove  avvalora- 
to non  fu , e che  refiflcr  non  pojfs  all'  empito  delle  più  gagliarde  obbiezioni . Godrai 
di  più  di  una  compiuta.,  abbondante  , esatti fisima  Storia  Naturale  di  tutte  le  Pietre  , 
e Fofisi  li  principali , che  finora  [coperti  fi  fi.vio , non  efifiendovi  corpo  fiofisile,  che  fiot- 
to la  Terra  producaft , che  diffufiamente , e con  ammirabile  di  finitone  non-  ft  nt-, 
tratti  in  maniera  affatto  gradevole  , perche  nuova.  E come  thè  vcrifsimo  fia  , che 
molti  deile  Pietre  abbun  parlato  f l’ benfatto  nondimeno  con  una  ofcurifsima  brevi- 
tà e confufione  , deferendone  un  ptcciol  numero  o coll'  ordine  di  alfabeto,  o in  po- 
ehifsime  riga . Quindi  in  quefila  Opera  ft  ha  una  piena  ,chiara  , e difiinta  cognizio- 
ne di  quanto  altri  Autori  hanno  fcritto  su  quefio  veramente  curio  fio  argomento  , cosi 
ohe  fi  poffa  francamente  chiamare  una  picchia  Biblioteca  degli  Scrittori , che  delle-, 
Cofe  Sotterranee  hanno fcritto  ; ed  una  ricchi  fisima  miniera  di  erudizione  [agra  , e_» 
prof  una  ; fcienttfica , Fìlofofica , ed  Ifiorica  , ferbando  notizie  recondite , e ) ingoiaci  , 
che  malagevolmente  trovar  fi  poffono  pronte  in  altri  Libri  ; . contenendo  più  di  1030. 
nomi  di  Pietre  ..  Infomma  vi  troveranno  abbondanti  fisima  materia  , ondepafeer  pof- 
fono lo  fpir ito  non  folo  gli  Domini  addottrinati , e culti  , ma  benanco  i mai  dotti , i 
quali  poco  leggono , ed  alle  cognizioni  di  vane  Scienze  applicati  non  fono  . Ouelche 
ini fembra  però  più  rimarchevole  , ed  il  più  forte  di  quefi'  Opera,  è la  veramente-,- 
maravigliofa  fi coperta  di  quelle  favole  , onde  la  Naturale  Storia  de'  Fofsili , e delle 
Pietre  per  sì  lungo  tratto  di  tempo  è fiata  depravata  : e che  non  men  dagli  Antichi  r 
che  da  Moderni  Filofofanti  di fontmo credito,  e riputazione  fono  fiate  riferite,  inven- 
tale, credute,. ed  oflinatamente  difefe  . 

Di  quanto  pefo  e momento  fu  una  fimil  [coperta  , di  quanto  utile  alla-  Naturale-,- 
Vocia , 0 di  qual  lume  alle  Menti rt he  nel  [enfierò  della  Verità  f incamminano,  chi 
ha  fior  di  fenno  può  giudicarlo . Di  qual  fino  giudizio  , dtfeerni  mento  , e fapere  do- 
tato effer  debba  colui , che  cotefia  glorio  fa  fatica  intraprende  , può  fedamente  com- 
prenderlo chiunque  ha  di  propofito  ed  infiancabilmente  ricercato  il  vafio  regno  ds’ 
naturali  Segreti  . Il  faper  difiinguerc  il  Vero  dal  falfo  è l più  proprio  carattere  ilei 
perfetto  Filofofo  : uà  può  mai  giugnere  ad  una  tal  perfezione  fe  non  quegli , che  arri- 
va  a penetrare  fin  fondo  leffenzial  magifiero  di  quell  Obbfitto  , che  vuol  conofeeee  , 

L'cfit- 


jna 


L' tf tenori  apparen  ze  fpeffo  c ingannano  ; perchè  talora  le  falfità  fotto  la  belici  divi- 
fa  del  p ero  fi  afcondono  ; e quell'  affaflellare  in  unfapcio  e favole  e Perita  naturali , 
p un  potentijfimo  meggo , che  logiufto  difcern intento  del  Pero  mette  ii^ifcompiglio  , e 
confonde . Adunque  per  cadauno  J'corger  fi  può  , quanto  e qual  fa  il  merito  del  nofiro 
Autore , che  non  foìo  bafaputo  trafcegliere  cotante  favolofe  notizie  , che  qua  e li 
fparfe  giace  ano  ; ma  parimente  con  una  Critica  foprafina  e degna  di  tutta  la  lode,  l'ha 
date  a divedere  per  tali  con  gagliarde  ragioni , e fortiffimi  argomenti  ; fpeffo  fpeffo 
non  che  gli  Antichi , privi  di  que  tanti  lumi , che  oggigiorno  abbiamo , ma  i più 
dotti  ed  accreditati  Moderni  cor  aggi  of amente  impugnando  , con  tanta  e tal  modefli* -» 
però  , che  nel  tempo  medefimo  ha  faputo  dimofìrjre  e l\:mor  per  la  Perita  , e i'offe- 
quio  dovuto  agli  Autori , eh'  egli  ha  impugnato . So»  di  vantaggio  frcqucntiffimc-» 
le  fuc-  nuove  opp.nioni  , che  con  molta  forgadimoflra  , e che  mettono  in  chiara-» 
veduta  molti  Segreti  della  Natura  , che  da  altri  feopertt  non  furon  giammai  ; ma  le 
propone  con  firn  ni  a indifferenza  , e fenga  punto  farfi  forprendere  dall'  amor  proprio , 
che  fpeffo  col  farci  travedere , ci  conduce  agli  errori  )rifòlutifiimo  di  ritrattarfi  quan- 
tunque volte  glie  ne  venga  con  falde  ragioni  dimoflrato  il  contrario  . Coti  far  debbe 
un  ingenuo  c non  preoccupalo  Filofofante  , e non  già  armarfi  di  o flirt  agtonc  , per  di- 
fendere quelche  merita  la  tenfura  , come  taluni  fpeffo  ufxr  fogliono  . Jn  vane  parti 
dell'  Opera  fono  fparfe  non  poche  Ligreffioni , che  diverfi  curiofi  import antiffinu 
Franati  contengono  ; le  quali  benché  di  Fojfili , e di  Pietre  non  parlino  ; pure  per- 
chè o agli  uui  , o all'  altre  dicono  relazione , opportunamente  t con  giudizio  vi  fon 
collocate . E'fcritto  il  Libro  nell'  Idioma  Itali  ano  puro  , tr  afe  eleo  ,e  da  qualunque 
ajfctta7jone  lattano  , ad  imitazione  di  gravitimi  Autori  ed  antichi  e moderni  ,che 
'n  fimi  le  idioma  le  più  gravi  Dtfcipltne  hanno  fentto  : ed  è flato  ben  fatto  , per  far 
vedere  a certi  Fortflieri  giurati  nemici  della  gloria  Italiana  , quaiu  ella  fiala  rie - 
chegga  del  nofiro  leggi adriffimo  Idioma  . Lo  fhle  è proporgionato  alla  materia  ,di  cui 
fi  tratta  : è grave , mai  fio  fo , e ripieno  d' una  iucredibil  thiaregga , così,  che  fi  veg- 
gon  fpianatc  cofe  ofeunffime  con  una  faci  Ita  fenga  pari  , , Iguane  o all'ordine  de'  Trat- 
tati, poffo  dire  effer  f Opera  con  ottima  economia  e difpofigione  diflnbuita.  E'  di- 
vi fa  in  due  Tom  , che  contengon  più  Libri  ; ogni  Libro  è divi  fo  in  più  Capi  , ti 
molti  Capi  in  Articoli . Trattafi  nel  primo  Libro  della  Natura  della  Storia  delle-» 
Gemme , ede  Minerali  : nel  fecondo  delle  Pietre  Pregiofe  : nel  tergo  delle  meno 
‘ Pregiofe  : nel  quarto  delle  Pietre  degli  Animali  : nel  quinto  de'  Marmi , e di  al- 
tre Pietre  maravigliofe  diverfe  : nel  feflo  finalmente  de'  Minerali , che  dalle  Pie- 
tre dipendono  . Si  diporta  con  tanto  gmdigio  , e tal  faviegga  /'  Autore  nel  maneg- 
giare una  ù vafìa  ed  intrigata  materia  , che  a mio  credere  incontrerà  egli  uuiverfa- 
le  l' a pplau fo  . Onde  a gran  ragione  non  pochi  dotti  fisi  mi  Letterali  ed  Italiani  e Fore- 
. (heri  con  fornma  rnipagtenga  afpetuno  un  Opera  , adorna  a mio  giudigio  di  tutta 
quanto  il  più  raffimm  buon  guflo  del  fecola  può  mai  dcfiderare.Molto  perciò  dee  il  Mon- 
do letterato  a colui , che  nel  fetol  prcjcntc  molto  J'carfo  di  Mecenati.,  ha  promoffa 
efficacimenie  la  flampa  di  Opera  sì  degna, e ne  ha  facilitata  l'  tdigione.il  Promotore _» 
di  effa  i flato  il  Si i nor  D.  Natale  Pandolfclh  , che  per  la  fuafcelta  letteratura-» 
».  nelle 


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tifile  Facoltà  più  fublimi , e fpe^ialmme  nella  Legale , non  foto  hafaputo  acqui- 
flarfi  una  nobile  clientela  in  Napoli , di  chi  é Avvocato  ordinario  , m.i  parimente 
dall'  Eccellenti fsimo  Signor  Conte  d'Arracb  Viceré  in  queflo  Regno  , e Prencipe  di 
fomma  favic7KZA  , e prudenza  adorro  , é flato  in  età  giovanile  dcflinato  Avvocato 
Fifcale  nella  Reo.  Vdiema  di  Lecce , e Giudice  della  G.  C.  della  Vicaria  con  tutti  que- 
gli onori,  che  porta  feto  un  sì  degno  Mini  fiero. 

Godrai  . dunque  per  ora  o Littore  d unafatica  degna  del  tuo  talento  ; ma  fappi , 

* cbe'l  noflro  Autore  inflancabilmente  applicato  alla  ricerca  del  Vero , ti  prepara-, 

• un'  Opera  niente  meno  planfibile  della  prefente  . Egli  per  terminare  l' intraprefo  la- 

voro , darà  di  breve  , come  fi  fpera  , alia  luce  il  Trattato  De  Fabulofis  Vegeta-  4 
bilibus  ; cofa  quanto  degna  di  tutta  la  flima  per  la  difficoltà  del  nuerjo  impor tantif- 
fmo  argomento  , per  la  fartela  ielle  ragioni , per  la  ricca  e recondita  erudizio- 
ne , per  la  buona  Critica  , e foda  Filofofia  , e perla  purità  dell'  Idioma  latino,  ondi  è 
Jiritta  ; altrettanto  dcfiderabile  per  le  molti fsime  nuove  oppinioni  , eh'  egli  vi  ha-, 
fparfe  , mercé  delle  quali  purga  di  tutto  il  favolofo  quaft  ogni  Scienza  Naturale  ; ed 
in  sì  fatta  guifa  compie  egli  alla  fila  promiffa  , immortala  il  fuonome  , rifehiaro. _» 
le  Scienze  della  Natura,  dimoftra  il  più  dritto  cammino  alle  Filofofiche  Menti  , ed 
illuftra  la  fita  felici  fiima  Patria  , il  Regno  , e l' Italia  tutta  , dando  evidente- 
mente a cono  fiere  cì  Nemici  della  gloria  Italiana  , che  non  fon  mancati  , »t_. 
faran  per  mancare  unquamai  all'  Italia  i grandi  , elevati , c felicifsimi  Inge- 
gni. 

Non  folo  dimoftra  il  Gimma  quefta  verità  nclC  Opera  ,.  di  cui  abbiam  fatto  teflé' 
parola  , e ti  prefento  ; ma  non  ha  guari,  che  incontraflabilmente  moflrollo  al  Mon- 
do tutto  coll'  Idea  della  Storia  dell’  Italia  Letterata,  di'  ei  pubblicò  parimente^, 
colle  flamp*  Napoletane  . Fece  altresì  un  tal  Libro  nel  fortirc  alla  luce  cotanto  flre- 
pito  , c riportò  un  plaufo  così  grande  ed  univerfale , che  l'Autore  fu  da' primi  Lette- 
rati d'Europa  non  che  A Italia  chiamato  l'intrepido  e valorofo  difenfore  della  Lette- 
ratura Italiana  , il  lume  del  noflro  fecolo , e la  Biblioteca  animata  del  più  feelto  fa- 
pfre  . Imperocché  oltre  alla  novità  dell’  argomento , alla  difficoltà  di  maneggiarlo , 
alla  incredibile  erudizione  dellaStoria  sacra,  e profana ,e  delle  notizie  di  quaft  tutte 
le  Scienze  , dimoflrò  evidentemente  eon  ragioni  potttuiffime  , c con  autorità  maggio- 
ri di  qualunque  eccezione  , che  quaft  tutte  le  S ciemc  aveffero  9yuto  Torigine  dall' 

Italia  ; facendo  cono  fiere  alcuni  Fortftieri  non  folo  ingiufli  Cenfori  deli'  It  Mano  fa- 
pere  , ma  benanche  ufurpatori  di  molte  Scienze  ed  Invenzioni , che  agl'  Ingegni  Ita - 
, li  ani  ragionevolmente  appartengono  . Riportò  dunque  egli,  come  diffi , per  sì  "degna 

intraprefa  untvtrfali  gli  encomj  : e s'io  non  tcmejfi  di  fimbrar  piagentiere  , potrei 
qui  teffere  un  lungo  catalogo  di  coloro  , che  fpczialmente  la  lodarono  ; effendo  io  in. 
formato  appieno  di  tutto  ciò , a riguardo  dell'  onore,  (be' ho  della  di  lui  flimabiliffima 
lunga  amicizia  > del  non  mai  interrotto  carteggio  , della  comuntcazron  degli  Studi , 
e delle  vifite  fattegli  fpeffo  nella  propria  Cafa  in  Bari  , ove  non  finta  ammirazione 
ho  veduto  nwltiffime  lettere,  ed  innumerabili  epidittici  Componimenti  de' più  diflinti 
Letterati  del  Secolo  tu  commendazione  dell'  Opera  : e fi  la  gran  modrfìia  di  Luì  per - 

met- 


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mttifftfy  che  fi  ftampaffero  , fé  nc  potrebbe  ficurtimcnU  formare  un  gran  Volume _«  ... 

Speffo  ho  temuto  con  fup pliche,  di  uve  r qualche  fatte  de' Componi  menti  megli  ori,  per 
inferirgli  in  quefio  mtoprefente  Awifo , e ftmpre  indarno  . Ma  forchi  cafualmen • 
temi  uovo  copia  di  alcune  Lettere,  e Ai  certi  Sonetti  d illuftri  Autori,  e per  degniti 
eper  fama  cenfider abili,  non  vo  lafciarc  di  qui  trafcnvirgh . Lo  faccio  di  buon  ani- 
mo , non  per  lodar  l'Autore , che  degli  applaufi  i giurato  nemico  j ma  ben  per  confon- 
dere ed  ifmentire  certi  frinii  Criticumi,  che  guidando,  comefifual  dire,  per  noiu» 
rimanere  in  fecco  ,c  dimenando  fi  , pi/  parer  vivi , vogliono  ac  qwflar  gloria  con  ol- 
traggiare la  fama  altrui , confutando  qualche  punto  ne  poco  intendono  ; e per  abbatte - 0 

rej  colpi  della  livorofa  invidia  , che  guarda  con  occhio  bieco  gli  onori  de'  Letterati  , 
e tenta  co  furi  latrati  di  ofeurare  , auezfi  di  eflinguere  quella  luce  , che  lefcrifie  ed 
abbaglia  vigor  of. mente  lo  fg  nardo  . Convenevol  dunque  e'  mi  J'embra  di  far  qui  c<* 
no fccre  in  primo  luogo  l'alta  gtntrofiià  dimoflrata  al  noflro  Autore  da  Benedetto  Pa- 
pa JUlL  di  felice  e ftmpre  immortai  ricordanza , che  con  effer  paffuto,  non  è guari  di 
tempo  gl  or  10 funi  ente  c con  odore  di  santità  a vita  megliore  ; per  la  fomm  a pruden- 
za, dottrina,  e per  l immenfo  7 [tlo , che  gli  ardea  perennemente  nel  cuore  ; ha  privato 
la  Cbiefa  A un  gran  Pontefice , i Poveri  di  un  gran  Padre,  e le  buone  Lettere  di  uru, 
tran  lume  . Egli  dopo  averlo  onorato  per  la  ferie  di  molti  anni  con  più  gentihjfime 
Intere  , offendo  Cardinale  Arcivefcovo  di  Benevento  , fi  compiacque  t (fendo  Papa  , 
di  Jar  rispondere  in  fuo  nome  dal  Cardinal  Fabrizio  Pool  ucci  Pruno  Mtntfiro  t Se- 
gretario di  Stato  ad  una  Lettera  dell'  Autore  nel  tenor,  che  ficgue  ; 

Molto  IlluUre  , e Molto  Rever.  Signore 

Ricevette  N-  S.  la  lettera  , che  V.S.  gii  fcrilTe  in  manifcflazione  del  fuo 
giubilo  per  la  felice  fua  aflunzione  al  Pontifivuto;  e quanto  fi  compiac- 
que la  S.S.  di  quella  di  Lei  di  vota  dimoili  azione,  altrettanto  godette  in  fen- 
tire  , che  avelie  ella  già  data  alla  luce  la  fua  Opera  dell’  Italia  Letterata;  of- 
fendo bene  pei  fuafu  la  Santità  Sua  per  la  degna* opinione  , che  porta  dell*., 
fua  Vittu  , clic  farà  la  mcdcfmia  non  mcn  d ornamento  al  Setolo,  che  di 
vantaggio  alla  Repubblica  Letteraria  . In  atreftato  intanto  del  Pontificio  fuo 
gradimento , c della  benigna  confiderazione , che  ha  per  la  Perfona  di  Lei , 
li  degua  conceder#:  per  mio  mezo  1'  Apoftolica  Benedizione  ; ed  io  ringra- 
ziando!# delie  coiteli  efpreflvoni  , di  cui  ha  voluto  favorire  anco  me  lidio, 
auguro  a V.  S.  dal  Cielo  copiofc  felicità  . Roma  16.  Settembre  1714.  - 
Si f.  Canonico  D.  Giaciuto  Gimma . 

6 Bari..*  Al  piacere  di  V.S. 

F.  Card.  Paul  ucci. 

Tra  moltiffimi  Componimento  Poetici , con  cui  è fiata  lodata  l Italia  , ne  proponi 
Solamente  que  pochi,  che  fono  iu  mio  potere.  I pumi  fon  due  Sonetti  del  Supiriur-dell' 

Autore  Monfignor  D.  Muffo  de  Gaeta  , Patriarca  di  Gerufaltmmc,  Arcivef  ovo  di 
Bari , e di  Canofa,  Primate  della  Puglia , Prelato  domtfhco  di  Clemente  Xr.  Fefcova 
Affiliente , e Barone  di  Bitritto, Soggetto  adorno  di  santi,  illibati,  efemplariffimi  co* 

fiumi , 


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fiumi , e di  quella  fotta  e mfficcia  dottrina , che  a formar i un  degnò  perfetti f.mo  P a. 
fiorir  richiedefi . Egli , thè  per  lunga  fptritn^a  cono  fica  il  gran  merito  del  Gimma , 
e che  col  fuo  fino  dificrnimcnto  bilancialo  avea  il  pefo  dell'  Opera  ; come  quegli , che 
della  buona  l'ocfta  irnefo  era , onorò  l'Autore  co’  prefinti  Sonetti , degni  di  cjfcre  fiam- 
pati  , per  confinarfi  la  memoria  gloriofa  di  sì  degno  Perfinaggio  , che  immatura- 
mente , non  ha  guari  l'ineforabil  Parca  ci  tolfe  . 

All’  Eruditifs.  Sig.  Abate  D.Giacinto  Gimma  : 

in  occafionc  di  aver  dato  alle  (lampe  l’ Idea  della  Storia  del P 

Italia  Letterata.  . 


I»  ’ •*  ■ 

' 

Un  Barelc. 

SONETTO. 

~ - V' V - 

Già  non  fi  può  negar , che  Italia  nolìra 

Piu  d'  ogn‘  altra  Region  Zia  letterata  ; 

” X * 1 - 

A*,.'  _■  . 

Ogni  Scienza  , ed  ogni  Arte  in  Lei  è nata  ; 

«vi  % 

Gimma  nell’  Opra  fua  il  ferma  c moftra . 

Cv.' 

Stranieri  dunque  in  letteraria  gioflra 

-X  - '■ 

Non  pila  entrate  con  Noi  : fe  fol  formata 

. . jt  5 . - 

Mv  . 

Della  Storia  l’ Idea , in  luce  or  data 

«Adirali 

.-rs.J-’  .rV 

V i ha  re/i  vinti  con  vergogna  vollra . 

" • ■ 

Tanto  ha  faputo  far  penna  Bare/è 

tir  . -w.j-V;  ifitì&K 

Con  pruove , ed  argomenti  cosi  chiari  t 
Che  1'  abbia  per  maeftra  ogni  Paefe . 

rv  - S 

r tr  - _V  JÉ,:  1 

<■$ 

Se  di  tal  penna  il  Mondo  non  ha  pari , 

■. 

* • *ìf 

Barcfi  miei  cantiamo  a note  ftefe: 

.■  -r.  v,l-*wl 

Viva  GIACINTO  GIMMA , e viva  BARI. 

folle  il  degni  fimo  Prelato  fare  uno  fchcr70  col  Gimma,  perchè  una  fera  mentrej 
era  nella  conver fazione  di  molti  Signori  Canonici  della  Cattedrale  , e Nobili  della-. 
Città  , ed  altri  in  qualche  buon  numero  , lo  mandò  a chiamare  , e gli  prejcmò  in. 
prefinza  di  tutti  l'accennato  Sonetto  col  nome  di  un  Bare  fi  . In  altra  fera  poi  volle 
ancora  richiamarlo, >c  fpiegandofi  in  un  fimile  congrefo  de'  Signori  Canonici , e No- 
bili , che  egli  era  vero  Bare  fi  ,gli  prefentò  l' altro  figliente 


Tom.  T. 


SO- 


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SONETTO.  ' 'f/r  ^ 

E*  ufcito  in  lode  tua  un  bel  Sonetto 

Gimma  , per  1’  Opra , che  alle  ftampc  hai  dato  ; H 

Te  ’l  meritarti  c ver;  ma  ti  è pili  grato 
Perchè  l’ Autor  di  erto  è un  buon  Soggetto . 

Mortrafti  nello  fcrivcrc  un  gran  petto 
Contro  i rtranieri , di  dottrina  armato  ; 

Or  foflfri  con  coraggio  qualche  ingrato# 

Che  negando  l’ Autor  ti  fa  difpetto. 

Quello  fteffo  fon  io  vero  Barefe , 

Che  ammirai  la  tua  penna  fenza  pari  # 

E ne  lodai , come  farò  le  imprefè . 

Deh  aggi  ugni  il  Terzo  a’ due  Volumi  rari,  ' .<• 

Ch’  io  dirò  con  pili  fafto  , e voci  acccfe  : 

Viva  GIACINTO  GIMMA,  e viva  BARI. 


Con  tjuefìo  fecondo  Sonetto  volle  J piegare  lo  fcher'gp  , ed  alludere  contro  alcuni  Fo- 
refiieri , (he  faccetto  Jìrepito  a favore  degli  Stranieri . Trovandomi  in  Roma  , e par- 
lando col  celebre  Gioì  Mario  àrefeimbeni,  e molandogli  i Sonetti , de' quali  fi  fece- 
ro copie  per  tutta  la  nofira  Provincia,  il  medefimo  gli  commendò  molto,  dicendo,  che 
al  merito  grande  del  Signor  Gimma  giufldmcntc  cran  dovute  le  lodi  da  si  degno  Prela- 
to . Ebbi  io  l onore  di  fare  una  Rifpofla  colle  fiejfe  Rime  al  primo  Sonetto  in  lode  del 
prelato  , con  cui  avea  ferviti , e dell'  Autore  j e due  altri  fece  ancora  il  Padre  Ber- 
vardo-Maria  Pepe  Predicator  Generale  de'  PP.  Domenicani , lodando  anche  colle  me- 
defime  Rime  il  Patriarca,  l' Autore,  e la  fua  Opera . 

MoltiJJìmi  furono  gli  altri  Sonetti  da  diverfi  luoghi  all’Autore  mandati,  tra'  qua- 
li fi  conlan  fei  veramente  eccellenti  de’  dotti  Letterati  della  Città  di  Reggio  di  Lom- 
bardia, Accademici  Arcadi  della  Colonia  Croftolia/fer  fcn%a  precedente  amicizia, 
per  aver  foto  letta  l'Opera  vollero  onorarlo.  Ma  mi  è parato  prefentemente propor- 
ne fol  due  del  dottiamo  Signor  Priore  Giufeppe  Gabbi , perchè  gli  altri  del  Signor  Do- 
menico-Antonio  Guafchi  Medico  Collegiata  , pubblico  Lettore  di  Medicina  , e Medi- 
to di  Corte  del  Sereniamo  Principe  Ereditario  di  Morena,  del  Dottor  Signor  Bernar- 
dino Rufpagiani  , del  Sig.  D. Domenico  Battolani,  e del  Sig. -Conte  Francefco  Donelli 
fi  flamper  anno  forfè  ungiamo  con  altre  Campo  finzioni  . I Sonetti  dunque  del  Sig-Gabbi 
fono  i feguenti  t 


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. «Ari**? 

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5 • v- 


In  lode  dell'Italia  Letterata 
dell’  Illuftriffuno  Signor  D.  Giacinto  Gitnma 

SONETTO. 

Ergi  , che  n hai  ragion  , ergi  la  medi 

T ua  fronte , o Italia  , e ornai  raffrena  il  pianto  ! 
Cingi  l’augufta  , e gloriofa  velia, 

Che  refe  il  nome  ruo  chiaro  cotanto. 

Gente  ttraniera  alle  tue  glorie  infetta 
Tentò  involarti  il  tuo  reale  ammantò; 

E di  abballar  l’alta,  e temuta  Tetta, 

Di  vile  .Ancella  al  par  lì  diede  il  vanto. 

Ma  il  Gimma  il  tuo  gran  figlio.  Eroe  ben  degno 
Di  cremi  applaulì , e di  quel  giufto  amore  , 

Che  in  tutti  accende  un  s)  felice  ingegno  , 

L’  antica  gloria  tua  tanto  ebbe  a core  , 

Che  or  rende  a Tc  delle  bell’ Arti  il  Regno,' 

E di  Regina  il  ben  dovuto  onore. 

Deilo  fiefib  Signor  Priore  Gabbi 
in  fr°vo  di  riverentiffima  fiima  , ed  ojfcquiofo  rifletto  : 


«Mt* 

. \ • 


rryffi, 


SONETTO. 

Si  allude  al  Sig.  Vallisnieri , che  Ibilecitò  il  Sig.  Gimma  a fcrivere 
a favor  dell'Italia,  ed  al  Sig.  Gimma , che  compì  l'Opera. 


Mira  o gran  Gimma  il  prifco,  almo,  e fattolo 
Tempio  in  Italia  alle  bell’ Arti  alzato. 

Che  fòvra  ogn’  altro  al  Cicl  s’ ergea  famolo 
Di  mille  illuttri  Eroi  fuperbo  c ornato . 

D'invidia  a’  i morii,  e non  dal  tempo  rofò. 

Che  il  piè  su  immortai  bafe  avea  fondato , 
Minaccia  alta  caduta  , c ruinolò 
Di  se  già  fa  temer  l’ultimo  fato. 

Sì  ditte  il  Vallisnieri  , e il  Gimma  accorte 
Pronto  al  periglio , c tanto  fece , c tanto , 
Che  ftetre  il  Tempio,  c a nuova  gloria  forl&. 

Foggia  Italia , e contemplando  inranto 
Opra  si  eccella  , ella  è tutta  in  forfè , 

Ugual  Porgendo  in  ambi  il  meno , c ’l  vanto. 

d z 


. V v'à 


.-3  t»  ) 


o/. 


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f 


Oltracciò  dalla  gran  Dorma  Terefa  Grilla  Panfl)  vero  ornamento  e fplendor e cL» 

del  feffo  , e del  fccolo  per  la  fua  rara  letteratura  furo»  ferme  all'  Autore  in  lode  dell' 
Italia  Letterata  due  dottiffime  Piflole  , degne  veramente  di  efjcr  qui  riferite  . La—» 
prima  è del  tenor  , che  ftegue  : 

ILLUSTRISSIMO  SIGNORE 

Dal  Secretano  del  Signor  Duca  di  Giuliano  mio  Cugino  mi  c fiata  refiu» 
la  fcattola  con  dentro  cinque  cfcmplari  della  di  Lei  Opera  dell'  Italia  Lette- 
rata : e ciò  fegui  in  tempo  , che  mi  trovavo  a diporto  nella  villeggiatura  di 
Frafcati  , fciolta  e libera  da  tutti  quei  impacci  di  obbligate  convenienze , che 
feco  porta  la  dimora  in  ficca  . Quindi  è , eh'  ebbi  tutto  1 agio  di  leggere  con 
mio  Tornino  diletto , e profitto  inficine  così  degna  Opera  . Feria  grandezza.* 
dell’  argomento  di  cfTa  non  vi  voleva  certamente,  che  il  di  Lei  raro  ingegno* 
la  valliti  della  Tua  erudizione  , la  purità  del  Tuo  Tuie,  c la  miracolala  Econo- 
mia , che  enrro  la  medefima  fi  legge,  c fi  ammira  . Onde  per  quella  parte,  che 
mi  prendo  della  gloria  d'Italia  , quanro  pollo  pili  ringrazio  prima  Lei , che_> 
colle  Tue  immortali  fatiche  , la  fa  con  fondamenti  di  verità  comparire  alle.» 
Nazioni  Araniere  doviziofa  in  tutti  1 tempi  di  elevati  e rari  ingegni  in  ogni 
Scienza  , ed  Arte  . E di  poi  coll'  Italia  noAra  è forza  , che  mi  congratuli  di 
. avere  trovato  in  Lei  un  Letterato  Italiano  , che  cosi  eminentemente  co'  Tuoi 
domi  componimenti  1 abbia  faputa  ìlluArure  . Quelli  miei  giuAi  fornimenti , 
pollò  afli  curar  la,  che  fono  comuni  a tutta  queAa  Letteratura  Romana  , alla 
quale  ho  comunicato  l'Opera  . E giovami  credere  , che  l'applaufo  farà  uni- 
verfale  e di  quà,  e di  là  da'  monti . £ però  febben  mi  ero  preÀlTa,  come  buo- 
na Italiana  , di  fòlo  ringraziarla,  non  pofib  terminare  la  lettera  fenza  ralle- 
grarmi fèco  particolarmente  di  si  degna , e plaulìbile  Opera , che  fenza  forfè 
la  renderà  immortale  j Accomc  io  mi  proteAo  perpetua  ammiratrice  — Roma 
li  4.  Decembrc  17*3. 

M Di  V.  S.  IlluAnfs.  •«.... 

Serva  Affezionatili. 

D.  Terefa  Grillo  Palifilj . 

La  feconda  ancor  concepita  con  fornimenti  di  un  altiffmafìima  per  l'Autore  , è la 
v‘  feguente  : 

ILLUSTRISSIMO  SIGNORE 

Sempreppib  rimango  contenta  del  giudizio  da  me  formato  della  fua  dot- 
tifiìma  Opera  i poiché  lo  trovo  uniforme  a quello  , che  della  medefima  for- 
mato hanno  i pi'u  infigni  Letterati  d’Italia , a molti  de’ quali  1’  ho  comuni- 
cata , e fpczialmente  a due  , che  io  tengo  in  gran  pregio  . il  Padre  Revcrcn- 
difiìmo  Capafiì  Servita  l'uno,  ed  il  big-  GiuAiniano  Paglierini  l'altro , di  cui 

le 


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le  mando  originalmente  la  lettera  ] e manderoll  e anche  quella  del  primo } 
che  prefentemente  ho  fuori  di  cafa  , contenendo  non  so  che  altro  affare  . Se 
ne  compiaccia  dunque,  c con  ragione;  poiché  c lodata  da  ingegni,  che  fo- 
no tenuti  in  iftima  di  gran  Letterati  da  tutta  Italia  ; mentre  io  meco  fletta  con 
giufla  vanità  mi  congratulo  di  cfl'ermi  appoflacon  ingegni  cosi  elevati  in  itti- 
mare,  che  le  di  Lei  fatiche  poflbntt  chiamare  un  capo  d’Opera,  ed  incontrare 
perciò  il  comune  applaufo  . Ed  efibendomi  ad  incontrare  tutto  ciò  , eh’  è di 
fuo  fervigio  , mi  confermo 


Sì  aggiunti  e alle  dianzi  riferite  lodi  quella , che  dalla  fublime  condicio»  del  Sog- 
getto tutto  il  pefo , e tutta  la  /lima  ricevendo,  riefee  al  nojbro  Autore  di  Jbmma  ripu- 
tazione . Il  chiarifpmo  e gran  letterato  D.  Piercaterino  Zeno  Chierico  Regolare  So - 
tnajco  ben  degno  Fratello  del  Si?.  Apofìolo  Zeno  altro  lume  della  pii*  recondita  lette- 
ratura , che  con  tanta  gloria  del  fuo  nome  ba  diretto  ilfamofo  Giornale  de’  Lette- 
rati d ltalia , così  fcriffe  al  Signor  Gimma  : 


Il  Signor  Vallisnieri , fon  pochi  giorni  folamenre,  che  m’à  fatto  recare  il  ' 
dottittimo  libro  di  V.S.  Illuttriflìma.  Il  tempo  non  mi  à ancor  permetto  di 
leggerlo  tutto  alla  dittefa  : bensì  l’ ò feorfo  con  l'occhio  qui  c là , e v o ammi- 
rato un  mare  ampiflìmo  di  ei  udizione . Può  dirfi  con  fìcurczza , che  la  lette- 
ratura Italiana  non  à fortito  fin  ora,  ne  mai  in  altro  tempo  forrirà  un  Apolo- 
gitta  piti  forre  ed  invincibile  di  quelche  ora  a lei  ila  il  chiariflìmo  Sig.  Gim- 
ma . io  poi  dal  mio  canto  direi  di  renderle  quelle  grazie , che  di  rendere  fon 
tenuto  alla  gentilezza  di  V.S.  Illuttriflìma , e del  dono  pregiatiflìmo  , che  mi 
fa  , ec.  ...  In  fomma  non  fon  per  ommettere  occafionc  di  farmi  conofce- 
re  qual  veramente  di  efler  mi  profetto 


Di  V.S.  illuftrifs. 


Roma  li  x. Gennaro  1724. 


Serva  AfFczionatifs. 
D.Terefà  Grillo  Panfili 


Illuftrifs.  Signore,  Signore,  e Padrone  Colendifs. 


Di  V.  S.  Illuftrifs. 


Venezia  z6.  Febbraio  1724. 


Divotifs.  obbligatili.  Servidore 
D.  Piercaterino  Zeno  C.  R.  S. 


D.  Pi 


Il 


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Il  celebrati fsimo  Signor  Giufeppe  Lagoni  vecchio  Medico  dì  Ferrari  f Lettor  Pub* 
blico  nello  Studio  di  detta  Città,  Accademico  de’  Curiofi  di  Natura  di  Germania  , e 
di  molte  altre  Accademie  , e notifsimo  per  le  dotte  Opere  date  alla  luce  , la  cui  mor- 
te aiuftamntc  deplora  l'Italia  tutta  , diede  dell'Opera  il  feguente  giudizio  in  uno- 
lettera  fcritta  all' Autore  fernet  precedente  amicizia  : 

llluftxifs.  Signore , Signore  , c Padrone  Colendifs. 

Io  mi  rallegro  con  V.  S.  HI.  per  la  nuova  fua  Opera  data  in  luce  , in  cui  ol- 
tre una  valla  erudizione  veggo  una  ben  fondata  dottrina  , e Jc  giuro  da  fuo 
vero  fervitore,che  rutta  la  nollra  Italia  deve  averle  un  grand’obbligo  per  aver 
Ella  moli  rata  al  Mondo  la  gloria  della  fua  Letteratura  . lo  la  ringrazio  an- 
cora per  effer/i  Ella  degnata  di  regi  Arare  in  cfla  il  mio  nome  , onore  al  certo 
non  meritato  da  me,  che  non  abbondo  , fe  non  di  debolezze  .Tale  quale.» 
però  fono  , farò  fempre  ammiratore  della  fua  virtb , ficcomc  fuo  divotiffimo 
fervo.  Rclìa,  che  Ella  fi  degni  confcrvarmi  nella  fua  grazia,  acciò  io  polla 
gloriarmi  di  effere 
DÌV.S.HL 

Ferrara  z6.  Febbraio  1714- 

• ' :*  ■ * ,j  V;  _ • ■) 

Divotifs.  obbligatili  ferv. 

• • : .-*•••*  •'*'  fi'  Giufcppc  Lanzoni  • 

Non  fi  deve  di  più  tralafciare  il  giudizio  ben  degno  , che  diede  dell'Opera  accen- 
nata il  dotti  fsimo  Mougitore  Letterato  Palermitano , e Canonico  di  quella  cattedrale , 
alle  cui  chiarifsime  Òpere  tanto  debbo»  le  buone  Lettere  %e  la  Sicilia,  che  sì  glorio - 
f ameni c ave  ijluftrata  . Egli  dunque  in  due  Lettere  , che  qui  traferivo  , efprcjfe  il 
fuo  fent intento  : 

-t.”  t r ;•  : •**  . i « 1 ■ / >!  -T.'  t»  1 . * «■*  ■ 

Illuflrifs.  Signore,  Signore  , c Padrone  Colendifs. 

Due  giorni  prima , che  mi  capitafle  la  prcgiatilfima  di  V.S.  IH.  giunfero  in 
buonora  le  due  porzioni  de  fuoi  libri.  L impazienza  d affettare,  che  ne  lir 
galfe  unEfemplare  il  libraio,  per  leggerlo , mi  fece  nfolverc  a cominciar  la 
lettura  nella  maniera  fciolta  come  vennero.  ConfelTo  linceramentc  , chtn 
due  giorni  non  ne  ho  letto  , ma  divorato  un  Tomo  , con  diremo  diletto , 
ne  so  fiaccar  f Opera  dalle  mani . Non  so  che  pili  ammirare , le  la  copiorn- 
fima  erudizione  , o lo  ftile  , o la  favia  e tutta  plaulìbile  condotta  . Ella-» 
con  quell  Opera  , o per  meglio  dire  ricchiflima  Biblioteca  non  lèdo  ha  etcì  na- 
to il  fuo  nome  , ma  ha  illuflrato  mirabilmente  1 Italia  tutta  , che  devealla_» 
fua  penna  la  fua  maggior  gloria . Io  me  ne  congratulo  feco  colle  maggiori,  ma 
Cnccre  cfprcffioni  che  polfo , e devo:  cflimo  a ragione  dovute  al  fuo  fingo- 


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lar  merito  le  Lettere  , che  ne  ha  ricevuto  io  lode  , e gli  applauli  univerfali . 

Non  so  che  poffano  opporre  certi  Forcfticri , che  con  occhio  livido  guarda* 
no  la  Letteratura  Italiana,  mentre  cosi  egregiamente  l'ha  vendicata  dalle  lo- 
ro appaflìonarc  Cenfure  . Le  rendo  poi  grazie  fenza  fine  per  avermi  onorato 
con  ecceflive  lodi  entro  l’Opera:  e farebbon  baflevoli  gli  cncomj  a farmi 
infuperbire  , fé  non  conofceflì  il  mio  nulla  , e che  tutto  nafee  dal  fuo  amore 
e cortefia.  lo  non  dubito  punto  , che  qui  gli  Amici  leggeranno  l’Opera  con 
la  meritata  lode  : fol  pollo  per  ora  avvifarle  , che  Hanno  con  fomma  anlìeti 
per  leggerla  : in  appreffo  le  darò  ragguaglio  di  quanto  fornice  ; e intanto  con 
tutto  1 ofTcquio  mi  confermo  per  Tempre 
Di  V.S.  111. 

Palermo  lÒ.Gennajo  1714. 

Divotift.  e cfcbligatifs.  ferv.  vero, che  le  b.  1.  m. 

Antonino  Mongitorc . 

India  qualche  tempo  lo fleflo  Signor  Mongitore  così  referiffe  : 

Lodi  fenza  fine  a Dio, che  Ila  da  per  tutto  c conolciuto  , e applaudito  il  me- 
rito fingolarilfimo  di  V.S  111.  Ione  refloal  maggior  Legno  confolato  , e me  ne 
congratulo  femprc,e  vie  più  feco-Ma  di  grazia  non  curi  i cicalecci  degli  Invidi, 
e Maledici.^/  latrar  de'  mjflinhPeragit  curfus  furda  Diana  fuos.  Qui  fi  fono  fmal- 
titi  in  buona  parte  gli  Efemplari  della  fua  Opera  con  fua  gran  lodc.ll  folo  Ca- 
nonico D.Francefco  Marchefc  ne  ha  voluto  pili  efemplari  e per  sc,c  per  altri, 
a’ quali  ha  fatto  conofcerc  Uprcgiodcll  Opera.il  librajo,cheavea  comprato  le 
fue  Diflertazioni,  con  quella  occafionc  ha  venduti  tutti  gli  efemplari,  che  gli 
eran  reflati  . Ogni  giorno  vengono  Letterati  a domandarmi  delle  rare  qualità 
del  Sig.  Abate  Gimma;  e bifogna  dire  quelche  Lento  e per  giuftizia  e per  obbli- 
go . Altri  mi  domandan  se  l'Opera  delle  Gemme  fla  flampata  per  comprarla. 

Altri  se  vi  fla  vicina  fpcranza  di  pubblicarli  : ed  altri  quali  altre  Opere  abbia 
flampato  , o debba  {lampare  : e tutti  conchiudono  con  encomi  della  fua  co- 
piolìflima  erudizione  , e flngolar  letteratura  . Sicché  V.S.  111. può  aggiungere 
agli  applaufi  dell’  Italia  quei  della  Sicilia  , obbligata  alla  fua  felicilfima  pea- 
na . Quelli  Signori  Accademici  Geniali  sì  per  ragion  d’ obbligo,  per  efler 
nell’  Opera  favorita  la  loro  Radunanza , si  per  decoro  dell’  Accademia , defi- 
derano  arrollarla  al  loro  Catalogo  , e mi  han  fatto  vive  iflanze  daverne  il  fuo 
confenfo  , ed  io  ne  ho  gradito  il  dcfidcrio;  onde  glie  nepaflo  la  notizia,  alfi- 
ne di  favorir  me  fuo  divoriamo  fervo  , come  le  loro  brame  coll’approvazio- 
nc  , Efratanro  facendole  profondiflìma  riverenza,  mi  confermo 
Di  VA.  111.  Parlcrmo  iy.  Marzo  1724. 

Divotifs.  ferv.  vero  obbligatili;,  che  le  b.  1.  m. 

« Antonino  Mongitore . 

1 Ho 

’w’  * > 

' £ ‘Difliyed  ijy  Coorte 


ho  voluto  qui  addurre  quefli  pochi  attefìati  di  Perforagli  cotanto  riguar devoli  eJ> 
per  degnila,  e per  dottrina,  per  far  conofcere  a chi  che  fia  fin  dove  giunga  il  merito  del 
Signor  Gimrna  : e per  ifmentire  ì livorofi  Calunniatori  di  così  gran  Letterato,  le  cui 
lodi  s'io  volefsi  pienamente  ridire  , troppo  lungo  ne  diverrei  : ma  dirò  folamente  quel, 
che  han  detto  coloro  , che  han  letto  le  di  lui  Opere  già  pubblicate ; cioè  che  chiunque. _* 
vuol  leggerle , non  può  propor  fi  a leggerne  poche  riga  , perchè  la  continuatone  del- 
le nuove  e peregrine  notizie,  cb'ei  reca  , muovono  con  maraviglia  la  curiofità  , in  ma- 
niera , che  infcnfibilmente  fi  leggonle  carte  , e i fogli  intieri  invece  di  fcorrcrnc-» 
pochi  periodi . Molti  hanno  ciò  fneer  amente  aiufialo  , e lo  confejsò  Benedetto  Papi 
XI II.  di  f.  m.  e/fendo  ancor  Cardinale  in  una  lettera  , else  fi  legge  fiampata  nell'  Mo- 
ria dcli'italia  Letterata  a c.766.  Dirò  di  più,  che  fon  varie  , oltre  alle  già  deferit- 
te,  le  fuc  Opere,  che  dar  potrebbe  alla  luce,  fu  avcjfe  il  comodo  delle  J, lampe j di  modo  , 
eh’  egli  potrebbedirfi  fimi  le  a que'  fichi  riferiti  da  Teofrafio,  (a)  di  cui  così  fcriffe  : 
Primis  cium  deccrptis  ficis  , aline  facile  prodeunt;  ed  efeguifee  eoi  fuo  fecon- 
di fumo  intelletto  quanto  infegnò  S.  Ambrogio  (b)  allor  che  diffe  : Mais  quando  fi- 
nir  aliquod  opus,  non  quafi confummato  aiiquo  Opere  finiatur  ,fcd  in  alia  rc- 
currar  Opera,  & femper  incrementa  virtutis  ercrcear.  Appenafiampafia  l’ idea 
dell’  Ifioru  dell’Italia  Letterata,/!  è veduta  fono  il  Torchio  laprefente  Fi  fica  Sot- 
terranea , t nel  tempo  medefimo,  che  quefia  imprimeafi  ba  com po/la  l' Optra  De  Fa- 
buloiìs  Vegetabili  bus,  fatica  molto  difficile,  e ricca  delle  fuc  nuove  oppinioni,  la 
q uale,  come  accennai,  fperafi,  che  vedrà  prefio  la  luce  .Scampò  fin  da  più  tempo , co- 
me sa  il  Mondo  Letterato,  due  Tomi  degli  Elogi  Accademici  in  lode  de'  più  cofpicui 
Perfonaggi  della  nojìra  Società  fcicntifica  Roffano , ed  incontraron  così  gran  plaufo 
perla  nuova  leggi adrifsima  maniera  di  fcrivcrli , e per  la  ficrminata  erudizione  di 
tutte  le  buone  Sciente  , ed  Arti  , che  corfero  per  le  mani  de'  più  celebri  Letterati , e 
tuttavia  fon  dappertutto  avidamente  richiefli . Ora  egli  tie  vuol  continuare  il  lavo- 
ro, con  aggiungere  a primi  nuovi  altri  Volumi  incon.mtnda%ionc  di  altri  riputati f- 
fimi  Accademici . Godrai  di  vantaggio  , gentil  Lettore  , la  fua  nuova  Opera  col 
Titolo  di  Libraria , nella  quale  darà  notiij  a de'  libri , di  cui  gli  han  fatto  gencrofó 
dono  molttf situi  Autori  di  grido,  e faranno  più  Tomi , pèrche  quafi  di  contìnuo  rice- 
ve libri  anche  dagli  Scrittori,  che  non  conofce  con  precedente  anticipa  . Godi  intanto 
della  f-iiìca  Sotterranea  , che  oramai  ti  prefento,  pervadendomi  , che  farai  per  in- 
contrarvi ogni  pof sibilo  piacimeneo.Se  poi  a taluni  quefi  Opera  non  riufeiffe  gradevole, 
nihil  r.ovi  ; impoi  siiti  cofa  effondo  , che  lo  firivere  degli  Autori  piaccia  univcr- 
falnunte  a tutti  : effondo  veri  fumo  , che  i più  gran  Latterai!  hanno  egualmente 
avuto  e Lodatori , e Critici  . Tucidide  non  piacque  a Cratippocda  Cicerone  Tfocrate  a 
Dionigi ; Teopompoa  Longino,  Fo%to,  e Teonei  Efchinc  a Quintiliano',  Senofonte  a-» 
Lifsio ; Sallufiio  ad  Augufio  Cefare,  ad  A fimo,  a Lotico,  a Gelilo, a Seneca,  allo  Sca- 
ligero-, Tacito  all'  Aitiate',  Seneca  a Caligola, e ad  Agcllio j Tullio  ad  Afinio  Poli  ione, 
a Didimo,  ad  Ennodio,  a Sidonio , Boccaccio  al  £cni',Gtovio  al  Lifsio -f  Omero  al  Taf- 

foni } 

W TheoftiQ.  iteCauJìf  Piantar,  tib.l,  oqu?. 

Ù>)  S.Amlit.  hb.de  lire  eaf.  13. 


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foni]  Pindaro  al  ?H fieli]  Efcbilo  a Sofocle]  Plauto  Ad  Orario,  e all'  Fi  afta]  Marciale 
al  Kobertellij  al  Volteremo,  al  Mitrerai  Navagero]  Ovvidio  a ^uintiUano]Stagio 
allo  Scaligero]  Virgilio  a Macrobio , Caligola,  Carbilio,  Vipratrio,  Furio, Cecinna,An- 
ftro  , e Corni  feto  , ed  altri  molti  tralafciaudo , che  furono  cenfurati . Ne  ciò  rechi 
putito  flupore  ]per occhi 

MiJle  hominum  Ipecies,  & rcrum  difcolor  ufus  ; 

Velie  fuum  cuique  cft  , ncc  voto  vivitur  uno  . 

E ti  prego  per  fine  a far  degno  del  tuo  compatimento  il  fogliente  Sonetto  in  lode_j 
dell'  Eccellenti fumo  Signor  Generale  Marulli , cui  è dedicata  la  prefente  Opera  , e 
dall'  Autore  di  quella  : 


r— 

• t • . 

• - 


Innalza.^ ornai  l’ augurta  fronte,  cmira, 

Regno  Partenopeo  , due  Semidei 
Tuoi  Figli,  nati  a riportar  trofei 
Di  chi  orgogliofo  a debbellarti  afpira . 

Il  tuo  gran  Gimma , e ’l  gran  Marulli  ammiri  J 
Che  da  entrambi  di  glorfi  or  cinto  fei  : 

E,  lor  mercè,  piu  paventar  non  dei  • 

De’  tuoi  Nemici  c l’odio  antico,  c l’ira. 
Scrive  Giacinto , e ili  udrà  i Farti  tuoi  ; 

Pugna  Francefco , e’1  crin  cinge  d allori  $ 
Ambo  ofeurando  i pili  didimi  Eroi. 

Quei  colla  penna  accrefce  a Te  gli  onori; 
Quelli  col  brando  infin  su  i Lidi  Eoi 
Fa  balenar  gli  antichi  tuoi  fplendori . 


I 


Tom.T. 


T A- 


-9. 


1 


•>  DijitRed  tiy  Google 


Della  Tifica  fotterranea  di  D.  Giacinto  Gimma 

TAVOLA 

de*  titoli 

deli’  ìfioria  naturale  delle  Gemme  y delle  Pietre , e de'  Minerali  , 
ovvero  delia  Tifica  Sotterranea . 

TOMO  I. 

INTRODUZIONE»  acari,  n 

LIBRO  I. 

Della  Natura  della  Storia  delle  Gemmetede'  Minerali  . 


Cap. 

Cap. 
Cap. 
Cap. 
Cap. 
Cap. 
Cap. 
Cap.  8. 
Are 
Alt. 


D 


Art.  3. 
Art.  4. 
Art.  j. 
Cap.  9 
Art. 


Ell’Origine  «e  della  nobiltà  della  Storia  delle  Gemme, e come 
tra  parte  della  naturai  Filofofia  . a care,  ao. 

Della  Dilfìcultà  della  Storia  delle  Gemme  . 2j. 

Del  Nopie  , e della  nobiltà  del  le  Gemme  . 29. 

Dell’origine»  e dell’ufo  delle  Gemme,  c degli  Anelli . * 50. 

Dell’  Ufo  Ecclelìadico  delle  Gemme,  e degli  Anelli . 37. 

Dell’  Ufo  delle  Gemme  nella  Sagra  Scrittura  . 4 6. 

Degli  Scrittoti  delle  Gemme  . jo. 

Della  Generazione  delle  Gemme»  e delle  Pietre . 59. 

t.  Delle  varie  Opinioni  intorno  la  generazione  delle  Pietre  . 59. 

..  Si  dimoilra»  che  dalle  Pietre  li  generano  le  Pietre  (ielle . c da’  fughi 
pictroii . 

Cnc  da’  foli  fughi  le  Pietre  ancora  lì  formino  » 

Che  la  divertita  de’  Minerali  dalla  varietà  de’  loro  fughili  formi. 

La  diverlìtà  de'  fughi  dalla  diverfa  bruttura  de’  Monti  li  conferma 
Della  Vegetazione.e  del  Sello  delie  Pietre  . 

x.  Delle  opinioni  varie  intorno  l’ordine  de’  Milli,  e de’  Vegetevoli . 


Art.  2.  Si  propone  la  Sentenza  del  Baglivo,  e la  nolira 
Art.  3.  Che  l'efscr  prima  molli  le  Pietre  non  Ila  fegno  di  Vegetazione 


61. 

6J. 

67. 

69. 

7** 

71- 

74- 

76. 


Art.  4,  Seia  Vegetazione  delle  Pietre  moltrare  lì  polia  colla  limilitudine  del- 
le ltefse  con  gli  animali . 79. 

Art.  J.  Se  nelle  Pietre  la  ( {(colazione  coll’acqua  del  mare  fi  avveri . 85. 

Art.  6.  Se  pofsa  mollrarlì  la  vegetazione  delle  Pietre  dal  crefcerc  nelle  Mi- 
niere . SjJ 

Art.  7.  Se  nella  Fofsa  Clementina  le  Pietre  credano  . 93. 

Art.  8.  Se  dal  nuovo  Laberinto  di  Creta  pofsano  i Francefi  moflrar  la  Vege- 


tazione delle  Pietre 
Art.  9.  Se  le  Pietre  partorivano  » ed  abbiano  fefso,  ed  anima  . 
Art.  10.  Se  ne’  Metalli»  detti  Vegetevoli,  vi  fu  Vegetazione  . 
Cap.  io.  De’Coloridelle  Gemme. 

Art,  1.  Della  divertita  de'  Colori  . 

Art.  2.  Della  confusione  de’  Colori  nelle  Gemme  , 


93* 
100. 
io  6. 

114. 
114. 
113. 
Art.  3. 


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Tavola,  de  Titoli . 

Art.  3.  Della  cagione  tic’  colori  delle  Gemme  . *14. 

Art.  4.  Del  Significato  de’  colori  delle  Gemme  . 128. 

Cap.  1 1.  Della  produzione  delle  Gemme  fopra  le  Gemme  » 

Art.  1.  Delle  Gemme  dette  Matrici . >j8. 

Art.  1.  Delle  Gemme  co'  i corpi  dentro  diflinti . i4'>* 

Cap.  11.  Delle  Gemme  rifplendenti  di  notte  . 141» 

Art.  1.  Del  numero  delle  Gemme»  che  lucere  di  notte  (1  credono  .•  141. 

Art.  1.  Relazioni  intorno  le  Pietre  lucenti  nelle  tenebre  . 142. 

Art. 3.  Si  dimoftra  efser  favola,  che  le  Gemme rifplendano  nelle  tenebre.  144. 
Cap.  15.  Delle  Virtù  delle  Gemmo,  e delle  Pietre  . • 148. 

Art.  1.  Delle  varie  opinioni  intorno  le  virtù  delle  pietre, e le  cagioni  loro.  148. 

Art.  2.  Delle  Virtù  ravolofc  alsegnate  alle  Pietre.  * 149. 

Art.  5.  Parere  di  alcuni,  che  le  Virtù  delle  Pietre  negano . x jo. 

Art.  4.  Opinione  del  Boilc  nelle  Virtù  delle  Pietre  . * j 1. 

Art.  5.  Delle  Virtù  delle  Gemme  nell’  uCiinterno . xjj. 

Art.  6.  Delle  Virtù  delle  Gemme  ncU’ufo  eilrinfeco  . 1 j 6. 

Art.  7.  Degli  Anelli  Aflronomici . 16 1.‘ 

Art.  8.  Degli  Anelli  Magici . 170. 

Art. 9.  Degli  Anelli  Filici.  175. 

Art.  io.  Degli  Anelli  favololi  degli  Antichi  . 177. 

Cap.  14.  Del  Prezzo  delle  Gemme . ! 180* 

Cap.  ij.  Delle  Fraudi  delle  Gemme  . t86; 

Cap.  16.  Della  Divifione  delle  Gemme,  c delle  Pietre . *88. 


‘LIBRO  II. 


Delle  Viti  re  Preùofc. 

I r . . • 

INtrodu2ione  • 

Del  Diamante. 

Art.  1.  Della  Nobiltà,  e de’  nomi  del  Diamante  . 

Art- 1.  De’  Colori,  e delle  Spezie  del  Diamante  . 

Art.  3.  De’  luoghi  de’  Diamanti . 

Art.  4.  Della  Figura, della  Rocca,  e della  grandezza  de’  Diamanti  • 
Art.  3.  Dell’  ufo  de'  Diamanti . 

Art.  6.  Delle  Virtù,  e delle  Favole  de’  Diamanti . 

Art.  7.  Se  il  Diamante  fra  Gemma  ^clla  Sagra  Scrittura . 

Art.  8.  De’ Simboli  del  Diamante  . 

Cap.  2.  Dello  Smeraldo . 

Art.  1.  Della  nobiltà , c de’  nomi  dello  Smeraldo . 

Art.  2.  De'  Colori  dello  Smeraldo  . 

Art.  3.  De’  luoghi  degli  Smeraldi,  e delle  fpezie  loro  . 

Art.  4-  Della  Rocca  degli  Smeraldi. 

Art.  f.  Della  grande  zza  dello  Smeraldo  « 

Art.  6.  Delie  Virtù  fe  delle  Favole  dello  Smeraldo  • 

Art.  7.  Di  varie  notizie  dello  Smeraldo  . 

Cap.  3.  Del  Zaffiro  . 

Art.  1»  Della  Nobiltà , e de’  nomi  del  Zaffiro  . 

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191* 

193. 

193. 

194. 

196. 

197. 
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221 

221* 


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Della  Tifica  fotte  nàuta  di  D.  Giacinto  Gimma 

■Art.  J.  De'  colori , c delle  fpezic  del  Zaffiro  . 

Art.  3.  De"  luoghi  > e di  varie  notizie  del  Zaffiro . 

Art.  4.  Delle  Virtù  , c delle  Favole  del  Zaffiro  • 

Cap.  4.  Del  Rubino  , e del  Carbonchio  . 

Art.  1.  Della  Nobiltà  , c de'  nomi  del  Rubino  - 
Art.  2.  Delle  fpezie  del  Rubino . 

Art.  3.  Del  Colore  de’  Rubini . 

Art.  4.  Del  luogo  , e della  Rocca  de’  Rubini  c 
Art.. 5.  Della  grandezza  de' Rubini . 

Art.  6.  Delle  Virtù  , e delle  Favole  de’  Rubini . 

Art.  7.  De' Simboli  del  Carbonchio  . 

Cap.  3-  Della  Granata  . 

Art.  i.  Del  nome  ,de’  colori-,  e delle  fpezie  dcH»  Granata  . 
Art.  1.  Del  luogo , e della  grandezza  delle  Granate  . 

Art.  3.  Delle  Virtù  della  Granata  . 

Cap.  6.  Del  Giacinto. 

Art.  1.  Del  nome  , e de'  colori  del  Giacinto 
Art.  2.  Delle  fpezie  del  Giacinto  . 

Art.  3.  Delle  Virtù  del  Giacinto  . 

Art.  4.  De’  Simboli  del  Giacinto  a 
Cap.  7.  Della  Sarda  , c della  Corniola  . 

Art.  1.  De’ nomi  della  Sarda  . 

* Art.  2.  De’  colori , e delle  fpezie  della  Sarda  » 

Alt.  3.  Delle  Virtù  della  Sarda  . 

’ Art.  4.  De’ Simboli  della  Sarda  , 

Cap.  8.  Dell'  Onice . 

Art.  1.  De’  nomi  , e de'  colori  dell’Onice-*. 

Art.  2.  Delle  Virtù  , ede’  Simboli  dell’ Onice  » 

Cap:  9.  Del  Sardonico . 

Art.  1.  Delle  fpezic  del  Sardonico  . 

Art.  2.  Delle  Gemme  col  nome  di  Occhio  . • 

Art.  3.  Dell’  Occhio  di  Gatta  . 

Art.  4.  Delle  Virtù , e de’  Simboli  del  Sardonico. 

Cap>  10.  DeL Calcedonio . 

Art.  t.  Del  nome  , c della  incertezza  del  Calcedonio. 

Art.  2.  De’ lunghi  , c dell’ufo  del  Calcedonio  . 

Art.  3.  Delle  Virtù  re  de’Simbolfdcl  O^ccdonio  1 
Cap.  11.  Dell’  Agata  . 

Art.  1.  Del  nome  , de’  colori , c delle  fpezie  dell’Agata . 

Art.  2.  Pelle  figure  , c della  grandezza  dell’Agata  . 

Art.  3.  Della  differenza  dell'Agata  dalle  altre  Gemme. 

Art.  4.  Delle  Virtù  , e de’  Simboli  dell’  Agata  . 

Cap.  12.  Del  Diafpro  . 

Art.  1.  Del  nome  , e delle  fpezie  del  Diafpro . 

Art.  2.  De’  luoghi , e delle  figure  del  Diafpro . • 

Art.  3.  Della  grandezza  , e dell’ufo  del  Diafpro  . 

Art.  4.  Pelle  Virtù  , c de’  Simboli  del  Diafpro  .. 

Cap.  13.  Del  Berillo  + 


Art.< 


224. 

»*!• 

22  6. 

227. 

228. 

229. 

232. 

233. 

234. 
233- 

23  <3. 
23  <5. 
236. 

*37- 

238. 

239. 
239. 
24W 

243: 

243. 

246. 

246. 

*47* 

248* 

249. 

249* 

249. 

231. 

232. 

ZJ1. 

233* 

254. 

2 53* 
*55* 
233* 
236. 

*37* 

237* 

258. 

239. 

260. 

261. 

262. 
262. 
264. 
264. 
2 66. 
r«8. 


I by  G 


» Tuvolaìe' Titoli. 

Art.  t.  Del  nome  , e de’ colori  del  Berillo  . 

Alt.  2.  Delle  fpezie  , e de’  luoghi  del  Berillo 
Art.  J.  Delle  Virtù  , c de’  Simboli  del  Berillo  . 

Cap.  14.  Del  Topazio. 

Art.  1.  Del  nome  , e de’  colori  del  Topazio  . 

Art.  2.  Delle  fpezie  del  Topazio  . 

. Art.  5.  Della  grandezza  dei  Topazio. 

Art.  4.  Delle  Virtù,  e de’ Simboli  del  Topazio  . 

Cap.  ij.Dcl  Grifolito . 

Art.  1.  Del  nome  , e de’  colori  del  Orjf>l»tp  . 

Art.  2.  Delle  fpezie  , e della  grandezza  del  Grifolito . 

Art.  5.  Delle  Virtù  , e de'  Simboli  del  Grifolito . 

Cap.  i<5.  Del  Pralfio,  o Piaima  . 

Cap.  17.  Della  Malachita  ..  , . 

Cap.  «8.  DellaTurchina  . 

Art.  1.  Del  nome,  del  colore,  e delle  fpezie  della  Turchina  . 
Art.  2.  Della  grandezza  delle  virtù  della  Turchina  . 

Cap.  19.  Dell’  Opallc  . 

Art.  1.  Del  nome,  de’  colori  ,-c  delle- fpezie  dell’OpalIe , 

Art.  2.  De’ luoghi , e delle  virtù  deH’ópallc  •• 

Cap.  20.  Della  Stellaria  . 

Art.  1.  Del  nome  , e delle  fpezie  della  Stellarla.  r 
, Art.  2.  Delle  Virtù  delle  Stellane.-  , ~ 

Cap.  21.  Dell’  Elitropio  . 

Cap.  22.  Celi’  Ametifto 

Art.  r.  Del  colore,  e delle  fpezie  dfH’Ametifto  •• 

Art.  2.  Delle  Virtù , e- de’  Simboli  dell’  Amctiilo  . 

LIBRO  UT. 

Delle  Pietre  meno  Preùofe  . 


2 68. 
2dp. 
270. 
271. 
271. 

Z72. 

274. 


274- 

27J. 

27J: 

276* 


Z79* 

2&0. 


280- 

282* 

285. 

283. 

283. 

z86. 


z8<5. 
z«8. 
»8> 
a rpol 


291. 

292. 


Cap*  *• 

Art. 
Art. 
Art. 
Art. 
Art. 
Art. 
Art. 
, Art. 
Art. 
Art. 
Alt. 

■ Art. 
Art. 
Art. 


IKtroduzione . ' 

Del  Criftallo. 

«.  Del  nome  ,c  della  generazione  del  Criftallo. 

2.  Delle  fpezie  , e de'  luoghi  del  Criftallo  . 

Della  figura  *-e  della  grandezza  del  Criftallo  .. 

4.  Delle  Virtù,  e de  Simboli  del  Criftallo  - 
j.  Del  Criftallo  ,-edeI  Vetro  artificiale, 

6.  Se  l’Arte  del  Vetro  fofte  più  perfetta  tra  gli  Antichi 

7.  Deci’  inftrumenti  di  Vetro  de’  Moderni  . 

8.  Dell  Occhiale  ,de-  Micfofcopj , e de’  Telefcopj  . 

9.  Delle  altre  fpezie  de’ Cannocchiali . 

io.  Del  Barometno,dcl  rermometro,dell’Idromctro,e  dellTgrometro. 

1 1.  Del  Lucimetro  , e del  Globo  di  vetro  . 

i2.  Dell  Occhiale  Poliedro  ,edeì  Vetro  Triangolare. - 

13. Della  Lanterna  Magica  . 

14.  Delle  Lagrime  di  Vetro  ; 

Art. 


194. 

296. 

296. 

303. 

304. 
303. 
307. 
309. 
312. 

3 * ?• 

3 n?. 

3.7. 

5«9.- 

5»9- 

321. 

Ut. 


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Delta  Tifica  fotterranea  di  D.  Giacinto  Gimnoti 


Art.  15.  Degli  Specchi . 

Alt.  16.  Degli  Specchi  Uflorj 
Cap.  1.  Del  Corallo. 


Art.  i.  Della  nobiltà  , e tic1  tv 'mi  del  Cor 

A /"  /»  * - A.  .1  ( I I rt 


allo 


Jll. 

3*4- 

318. 


Art,  2.  Scila  pietra  ,0  pianta  il  Corallo  . 

Art,  t.  Della  Generazione  dei  Corallo  . 

Art.  4.  Della  durezza  del  Corallo  lotto  1 acqua 
Art,  f.  Se  li  Cloralio  taccia  muti . 

Della  Pefca  Jel  Corallo  . 


■y ir. 


TP 


-m* 


Art,  fi. 


TtP 


Art.  7.  Delle  fpezic  del  Corallo  . 

Ai  r.  s'.  I.V  lunghi  . e clell'ul' > del  Corattry 


ITT- 


Art.  9.  Delle  Virtù.,  e de'  Simboli  del  Coratto 
Cap.  3.  Della  Calamita  . » . 

Alt.  1.  Del  nome  » c della  materia  della  Calamita  . 

Al  t.  2.  Delle  fpezic  della  Calamita  , c di  alcune  favolose  . 

Alt.  3.  Lc‘  luoghi  della  Calamita  , c delle  fue  favol  ’fe  Montagne  • 

Art.  4.  Della  Virtù  Attrattiva  della  Calamita,  c delb  fua  cagione . 

Art.  j . Deile  varie  Oflfervazioni  del  tirare  della  Calamita  . 

Art.  <<■  Se  la  Virtù  della  Calamita  penetri  per  tutti  i Corpi . 

Art.  7.  Della  Calamita  armata . „ ^ r . 

Art.  V.  Della  Tàvolofa  virtù  della  Calamita  ri  foipctuicic  il  furo  in  am. 
Art.  9.  Della  Virtù  Direttiva  delUCalamita 


-yyr. 

341. 

342. 

344- 

346. 

34?- 

35*- 

353- 

ctt* 


7W- 


Art,  io.  Delle  Cagioni  della  Virtù  Direttiva  deiia  Calanuta 

A-',  ir.  Della  Declinazione  della  palamita  . 


361 . 
361. 


Art"  ì’.  Di  varie  oflcrvazioni  per  la  Virtù  Direttiva  della  Calamita  • 3 

Al  t.  i ? . Come  la  Virtù  della  Calamita  li  «onfervi . J™7 

Art.  14.  Dell’ufo  della  ( Elamita  . . . „ . ; 

Art.  1 1‘.  Delle  Virtù,  delle  Favole,  c de*  Simboli  deiia  Calamita  . m- 


Ca 


4.  Dell’  Amianto . < ...... 

rr.  t.  De'  nomi  . e della  Generazione  dell  Amia 
Art.  •»-  Delle  differenze  dell*  Amianto  . 


-m- 

374- 

T7T- 


1 


Dell’  ufo  dell’Amianto ,c  dell’arte  di  tenerlo. 


~yj&. 


Art. 

Art: 


4.  DéT.ivòtoTÌ  Lami  perpcroi  oc'  Sepolcri . — 
j.  Delle  Virtù  , e de’  Simboli  dell’  Amianto, 
Dell’ Ambra  , e del  Succino  , o Elettro  . 


38». 

381. 


Art. 

Cap.  5 


1 


rt.  1.  De’ nomi  dell’  Ambra 


Art.  3."  Che  non  fi  generi  l’Ambra  dagli  VJccclti . 
Art.  4.'  C he  dalla  Balena  1 Ambra  non  ù Uccia  . 


i :c  nomiceli  anima.  ,.  , ...  . ■<  ....  r.» 

IV'a  ^ Teucri 7 itane  dell'Ambra , c che  non'naica  dagh  Amen  .•  -jb 


XrtlT.  Che  l'Ambra  non  <ia  Sotto  . ne  1-ungo» 


-4^ 

■^h 


Air.  <■  a , «’h»  l'Ambra  lia  ^IL'"lly7  ■ 

Art.  7.  Delle  differenze  dell’Ambra  , e del  Succino 

Art.  9 


u c unon  i c nc  |uw5i,,“v“  . . _ « ...  « . 

f vi i, TYri nrlezza  , dell'  Ulb  , c alci  prezzo  nei!  Amora  4 

" ' 


Arri  'r~.  Polle  Virtù  , e de  Simboli  deli ' Aurora 


ì'jà. 


Cap-  ('•  Della  Cacate  . t „ ___ 

Del  mm;  , e delia  mitcria  deiia  Cagate 


Art.  ! 


Art.  2.  Delle  differenze  della  Gagate 


m 


Art.  3 


Tavola  de*  Tìtoli! 
* Art.  $1  Della  Obfìdiana  Gagati . 

398: 

Art.  4.  Della  Pietra  t racia  . 

$99* 

Art.  5.  De'  luoghi  1 e delle  Virtù  della  Gagate  • 
Cap-  7.  Del  Lincurio . 

400. 

40 1» 

v Art.  1.  Qual  Pietra  lia  il  Lincurio  . 

401. 

Art.  a.  Che  dall'Orina  del  Lupo  Cerviero  il  Lincurio  non  li  faccia  . 

403. 

Art.  3.  Della  Pietra  Eongara  * 

404 v 

Art.  4.  Che  i Ponghi  non  lì  tacciano  dal  Seme  , 

4°5- 

Art.  5.  Della  divertiti  de’ bonghi . 

40^. 

Art.  6.  Della  cagione  de' bonghi  diverti. 

4*0. 

Art.  7.  Dell'  U lo,  c della  leelta  de'  bonghi . 

412. 

Art.  8.  Delle  dittcrenze  del  Line  uno. 

’ 4»  5- 

Cap.  8.  De!  Lapislazzolo . 

41 <5. 

Art.  1.  Del  nome  « e delle  Ipezie  del  Lapislazolo  ; 

416. 

Art.  z.  Della  grandezza  « e dell'  uio  del  Lapislazolo  i 

4*7- 

Art.  3.  Delle  Virtù  del  Lapislazolo  . 

418. 

Cap.  9.  Della  Pietra  Armena  . 

4*9» 

Cap.  io.  Della  Pietra  Giudaica  : 

420. 

Cap,  1 1.  Dell’Lmatite  , 0 Pietra  del  Sangue . 

412. 

Cap.  n.  Della  Pietra  Nefritica  , 0 del  fianco . 

4i?- 

Art.  t.  Del  nome , e delle  fpezie  della  Nefritica  • 

424- 

Art.  z.  Delle  Virtù  della  Nefrìtica.  : i 

425- 

Cap.  13,  Delle  Varie  Pietre  Medicinali „ 

417 ì 

LIBRO IX 

Delle  Flette  degli  Amimali . 

T Ntroduztone . 

43°- 

Cap.  t.  1 Delle  varie  Pietre  degli  Uccelli, 

453* 

Cap.  2.  Della  Pietra  Etite  , 0 dell’  Aquila  . 

436, 

Art.  1.  De'  nomi  « e delle  fpezie  dell’  Etite  . 

436, 

Art.  2,  De’  luoghi  , e delle  virtù  delle  Aquiline, 
Cap.  3.  Dell’ Alettoria  , 0 Pietra  del  Gallo, 

437* 

440. 

Art.  1.  De’  Luoghi  dell’  Alettoria . 

44u 

Art.  2.  Delle  Virtù  dell’ Arettoria. 

441* 

Cap.  4,  Della  Celidonia  > 0 Pietra  delle  Rondini  , 

443* 

Cap.  5»  Delle  Pietre  de’ Pelei . 

44)'» 

Cap.  6.  Della  Perla  , 

410. 

Art.  1.  Della  nobiltà  * e de’  nomi  delle  Perle  . 

450. 

Art.  2.  Degli  Animali  delle  Perle , e della  generazione  loro  » 

45*. 

Art.  3.  De’  lu  ghi  delle  Perle  , 

455. 

Art.  4.  Delle  fpezie , e de’  colori  delle  Perle . 

45<f- 

Art.  5.  Della  Figura  , e del  numero  delle  Perle . 
Art.  6.  Della  grandezza  » e del  prezzo  delle  Perle  4 

45». 

459. 

Art.  7.  Della  Pcfca  delle  Perle  , 

46u 

Art.  8.  Dell’Ufo  delle  Perle  . 

4 66. 

Art.  9,  Delle  Vjrtù  delle  Perle  j 

4 Mi 

Art.  io» 

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1 


Dilla  Tifica  fotitmnta  dì  D.  Giacinto  Gimma 

■Art.  io.  Delle  Favole  delle  Perle  . 

Art.  u.  De'  Simboli  delle  Perle  . 

Cap.  7.  Delle  Pietre  de'  Quadrupedi. 

• Art.  1.  Della  divertiti  delle  Pietre  de’  Quadrupedi . 

Art.  a.  Della  Pietra  del  Bue  . 

• Art.  3.  DeHa  Pietra  dell’Illricc  , e de’  Porci . 

• Art.  4.  Delle  Pietre  de’ Cervi . . , „ 

Art.  3.  Tel 'a  Chelonite  . e della  Limacite  . 


tu:  • 

f*»  t Al' 


Àrt.  1. 
Art.  a. 
Art.  3. 
Art.  4. 
Art.  3. 


>'!>v  • 


1 


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«.  >•  K j 


IV 

-•  **- 


Cap.  8.  Della  Pietra  Ber  'ar 

Del  nome,  e delle  fpezie  del  Bezoar . t 
Degli  Animali  del  Bez.iar  .,-  .1 

Delta  Generazione  del  Bezoar.. 

Telia  forma , della  grandezza  , e del  prezzo  del  Be2oar. 

Delle  cagioni  delle  Virtù  del  Bezoar . 

Art.  <5.  Delle  regole  di  cooofcei;e  i veiiBczoarri . . 

Art.  7.  Delle  Virtù  del  Bezoar 
Àrt.  8.  l ei  Bezoar  Minerale  : 

-Cap.  9.  Delle  Pietre  de’ Serpenti.  J fi 

..  Art.  1.  Delle  varie  Pietre  de’Scrpcoti^  . ..  _ ’ 

. tArt.  a.  Delle  Pietre  de’  Coccodrilli . 

Cap.  io.  Della  Pietra  del  Cobras.,  Q del  Serpente..' 

Cap.  11.  Della  Dragonite  ,0  Pietra  del  Dragone.. 

Cap.  1 a.  Della  Bufonite  , o Pietra  del  K.pfpo, . . 

Art.  1.  De'Ia  Bufonite  de’ Rofpi . 

Art.  2.  Che  la  Bufonite  de’ ^.olpi  fia  offo . 1 

Art.  3.  Della  vera  Pietra  Bnfomte  . 

Cap.  ij  Delle  Pietre  , che  nell’  Uomo  ri  trovano  . ) 

Art-  1.  Se  nel  Cervello  formare  fi  poflano  le  pietre  coll’ufo  del  Tabacco  . 
De’ nomi , e dell’ ufo  dcl  Tabacco  . ^ . 

Della  preparazione  , c delle  fraudi  d*l  Tabacco  « 

Del  fumo  del  Tabacco . 

Del  Tabacco  in  polvere 
Del  Tabacco  in  cord*,.  > , 

Delle  forze  , e dell’ufo  del  Tabacco  nell#  Medicina  . 

Art.  8.  DclTabacco  Lambitivo  . 

Art.  9.  Del  Criltiere  Tabacchino  . 

TOMO  11 


Art.  2. 
Art.  3. 
Art.  4. 
Art.  5. 
Art.  6. 
Art.  7 


1* 

n? 


469- 
47z* 
474' 
• •'  474* 
1 477* 

••  479* 

482- 
.484- 
485- 

483- 
48(5.' 
4R9. 
490 
491. 

493- 
496- 

497* 
499- 
.499- 
•30$. 

>°4- 
507. 
J io. 
5 io. 

5*3- 
J *4* 
5*5- 
yzi. 

5*3- 
530. 

534- 
338. 

544- 
547* 
348. 

449. 


t I B R o y. 

Delle  Pietre  di dituerfa  Spezie. 


INtroduzione , 
De’  Marmi . 


Cap.  1. 

Art.  1.  Del  nome  de’  Marmi.. 
Art.  2.  Dell’  Ufo  de’  Marmi . 


. . f . 

a care.  x. 
J* 
J- 

„ y 

Cap.  2. 


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T avola  de'  T itoli 


Cip.  1.  Della  Differenza  de1  Marmi . 


Àrt.  i.  De’  Marmi  Bianchi 
Art.  x.  De'  Marmi  neri . , . . .«w-  . k] 

Art.  3.  De’ Marmi  verdi  . , 

Art.  4.  De’  Marmi  gialli . . -,  , 

Art.  5.  De’  Marmi  rolli  . 

Art.  6.  De’  Marmi  mifchi . 

Art.  7.  Di  varj  Marmi  antichi , e moderni . 

Art.  8.  De’  Marmi  fatti  coll’Arte  . 

Art.  9.  Delle  maravigliofe  Fabbriche  antiche  » e moderne  3 
Cap.  3.  De’  Mnfaici . 

Àrt.  1.  Del  nome  , e del  modo  de'  Mnfaici . 

Art.  2.  Dell’  antichità  de’  Mnfaici . 

Art.  3.  De'  moderni  Mnfaici . 

Art.  4.  Della  Mufaica,  c delle  Arti  fìtnili  alla  Pittura  ; * 

Art.  3.  De’  Pregi  della  Pittura  . 

Art.  6.  Degl’  Inganni  dalle  Pitture  cagionati . . 

Cap.  4.  Delle  Pietre  , che  prendono  il  nome  da’  Luoghi. 

Cap.  5.  Delle  Pietre  dure. 

Cap.  6.  Delle  Pietre  Arenarie  . 

Art.  1.  Dell’  Arena  . À 

Art.  2.  Che  dall’Arena  le  Mumm'e  non  fi  formano  . 

Art.  3.  Delle  varie  Pietre  Arenarie  . 

Art.  4.  Dell'  Ammonita  . 

Cap.  7.  Delle  Pietre  Pomicee  . [ • , ■ » * 

Cap.  8.  Delle  Pietre  Metalliche. 

Art.  1.  Delle  Pietre  , e de'  Corpi , che  ne’  Metalli  fi  trovano  .' 
Art.  2.  Delle  Pietre  dell’  Oro . 

Delle  Pietre  dell’  Argento  . 

Delle  Pietre  del  Rame  1 e delle  fue  fpczie  . 

Delle  Pietre  del  Ferro  . 

Delle  Pietre  del  Piombo . dello  Stagno  , e del  BifmutO 
. 7.  Delle  Pietre  dell’Argento  vivo  , e fua  natura  . 

Art.  8.  Dell’Ottone  »e  delle  varie  mifiurc  de’  Metalli.. 

Art.  9.  Della  Pietra  del  Oinabrio  . N 

Art.  io.  Della  Pietra  Piombara.  e dell’  Antim  mio  . 

Art.i  1.  Della  Marchefita  , e delle  fue  fpczie  . . 

Art.»’.  Della  Cadmia  , e delle  varie  fue  fpczie  . 

Art. 13.  Delle  varie  altre  Pietre  Metalliche  . 

Art.  14.  DHIa  Pietra  Filofofica  degli  Alchimifii  . j r . 
Cap;  9.  Pelle  Pietre  Sciflìli  , e delle  CruRaccc  • 

Op.  10,  Delle  Pietre  Pregne  . * 

Cap.  11.  Delle  Pietre  credute  cader  dal  Cielo  . 

Art.  1.  Delle  Ceraunie  > o Pietre  del  Tuono  . 

Ar.  2.  Degli  Effetti  de’ Fulmini . 

Art.  3.  De  Tempi  , e de’  rimedi  de'  Fulmini. 

Art.  4.  Delle  varie  Pietre  della  Pioggia  . 

Art.  3.  Dell’ Echinitc . , 


Art.  3. 
Art.  4. 
Àrt.  3. 
Art.  fi. 
Art. 


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Tom,  I. 


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* Cap. 


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Della  Tifica  fotterranea  di  D.  Giacinto  Gimma 

Cap.  il.  Della  Pentaura  » e de' Tefori. 

Art.  i.  De'  Tefori,  e dell'  ufo  loro  . 

Art.  1.  De'  Tefori  Magici . ■ . 

Cap.  i$.  Delle  Gloflopetre  . 

Cap.  14.  Delle  Piet  c «che  fegnano  ! 

Art.  t.  Del  Golfo  « e della  Calcina  . 

Art.  2.  Della  Selenite  . • 

Art.  5.  Delle  varie  Pietre  « che  fegnano  . -, 

Cap.  ij.  De' Fosfori . » • ' 

Àrt.  1.  Del  nome  , e delle  fpezie  de’  Fosfori . - 

Art.  2.  Della  Pietra  Bolognefe  . • * ’ 

Art.  3.  Di  varj  Fosfori  artificiali . 

Cap.  1 6.  Delle  Pietre  Figurate  . ■ v< 

Art.  1.  Deeli  Scherzi  della  Natura  nelle  Pietre. 

Art.  2.  Della  varie*}  delle  Figure  nelle  Pietre. 

Art.  5.  Come  le  Figure  nelle  Pietre  fi  formino  . 

Cap.  17.  Delle  Tictre  colla  Figura  de"  corpi  C delti»  o Elementari . 
Cap.  18.  Delle  Pietre  con  Figure  di  cole  artificiali . 

Cap.  19.  Delle  Pietre  colla  Figura  de’  Vegetcvoli  . 

Cap.  20.  Delle  Pietre  colla  Figura  degli  Ànimali«  o delle  parti  di  eflì 
Cap.  21.  Degli  Offi  , c de’  Corni  Fornii . 

Cap.  22.  Della  Belenitc . 

Cap.  23.  Delle  varie  Pietre  non  figurate  . v * 

Cap.  24.  De'  Corpi , che  s impietrifeono  . 

Art.  1.  Delle  varie  Petrificazioni  de' Corpi . 

Art.  2.  Come  la  Petrificazione  de’ Corpi  fi  faccia  . 

Art.  3.  De'  C orpi  marini  impietrititene  ne'  Monti  fi  trovano 
Art.  4.  Pe‘  Cannelli  Simpatici . 

Cap.  25.  De'  Metalli  impietriti . 

Cap.  26.  De’  Vegetevol  1 impietriti . 

Cap.  27.  Degli  Animali  impietriti . * ^ 

L I B R O VI. 

‘ De’  Minerali  , che  dalle  P tetre  dipendono . 


Cap.  t. 
Alt. 
Art. 
Art. 
Art. 
Cap.  2. 
Art. 
Art. 
Art. 
Art. 
Art. 


INtrodu  rione . 

Delle  Terre  Minerali . 
t.  Dell’ ufo  »•  dc'la  differenza  delle  Terre. 
2.  Dell#Tcrre  degli  Artefici . 

3.  Delle  Terre  de' Pittori  . 

4.  Delle  Terre  Medicinali . 

De'  Sali  Minerali . 

1.  Della  foflanza  de’  Sali . 

Della  diverfitù  de’  Sali . 

Del  Nitro  , e delle  fuc  Inezie  . 

Dell’  Alume  . 1 

Del  Vitriolo . 


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Cap.3. 


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Tavela  de  T iteli 


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. .Art.  i. 
Art.  3. 
Art.  4. 
Art.  5. 
Art.  6. 


Cap.  3.  De’  Solfi  . 

Art.  1.  Della  foflanza  » e della  diverfiti  de’ Solfi  . . ■ 

Art.  1.  Dcll'Arfcnico  , c delie  fuc  fpczie  de’  veleni 
Can. 4.  De' Bitumi. 

. jjy.it.  t.  Del  nome  > e della  materia  de’  Bitumi  . 1 <!’■• 

Delle  varie  fpczie  de'  bitumi . 

Della  Pece»  c della  Trementina  . .A  m .<4  >*-v 

Del  Carbon-foffile  • o di  Pici ra . ari  iaw^  **«i  ? ' 

Se  la  Canfora  fra  Bitume-.  '•  • 

Se  fra  bitume  Io  Sperma  Ceti  . . • • - • • • * * 

Cap.  5.  De’ Corpi  odoriferi . « 

Art.  1.  Che  i Corpi  odoriferi  da’  bitumi  riconofcano  il  principio  • 

Art.  a.  Dell  Ambra  , e della  Liquidambra  . 

Art.}.  Dfcl  Mufchio . 

Art.  4.  Del  Zibetto  , edi  alcuni  Nidi  degli  Uccelli . i't) 

Art.  y.  • Del  Belluino . N 

Art.  6 ■ Dello  Storace  . 

Art.  7.  Dell’  Incenfò  » e dell’  Anime  . 

Art.  8.  Della  Mirra  idei  Laudano  , c della  Tamaaca. 

Art.  9.  Del  Balfarao  » e delle  fue  fpczie  . ‘ * 

.Art.  10.  Della  Cannella  , e delle  fue  differenze  . 

Art.  1 1.  Del  Garofalo  aromatico  . 

Art.  12.  Del  Pepe  » c delle  fue  fpezie  . 

Art.  13.  Della  Noce  Mofcata,  c del  Macia. 

Art.  14.  Del  Zinzifaro  , e del  Mail  ice  . 

Art.  if.  Del  Cardamomo  , c del  Zafferano  . * 

Art.  x6.  Della  Galanga  ,e  della  Curcuma  . 

Art.  17.  Della  Vainiglia  , e della  Cioccolata  . 

Art.  18.  Delle  varie  riante  odorifere  . * 

Art.  19.  Del  Mele,  c delle  Api  . 

Art.  20.  Degli  Animali  del  Mele  . 

Art.  2t.  Della  natura  ,c  del  governo  dell’ Api . 

Art.  22.  Delle  Favole  delle  Api  . 

Art.  23.  Della  Manna  , e delle  fuc  fpezie  . 

Art.  24.  Del  Zuccaro  , e delle  fue  differenze  . 

Cap.  6.  Delle  Acque  Minerali . 

Art.  1.  Delle  Acque  Semplici,  e delle  Comporto  . 

Art.  2.  De’ colori  dell’  Acque . ^ 

Art.  3.  De’  fapori  , e degli  odori  dell’  Acque  . 

Art.  4.  Della  fredd’czza  , c della  gravezza  dell’  Acque  . 

Art.  5.  Delle  Virtù  dell’ Acque. 

Art.  6.  Delle  Acque  delle  Fontane  , e de’  Pozzi  . 

Art.  7.  Dell’  Acque  de’  Fiumi  » e dell?  Pafudi  . 

Art.  8.  Della  Rugiada  , c della  Nebbia  . 

Art.  9.  Dell’ Acqua  della  Pioggia..  • 

Art.  io.  Della  Neve  ,cdel  Gniftcio. 

Art.  11.  Della  Scelta  dell’  Acque  . 

Art.  iz.  Dell’  ufo  dell'  Acqua  calda  , e della  fredda  , 

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Della  Tìfica  fotttrrahta  di  D.  Giacinti  Gimma  Tav.  de'  Tifi 

Art.  13.  Della  differenza  delle  Acque  Minerali . 454. 

Art.  14.  Delle  Caverne  > e delle  Acque  fottcrranee  • 463. 

Art.  1 3.  De’  Fuochi  fottcrranei  , e eie'  Tremuoti . 473. 

Cap.  7.  De’ Vulcani  » o Monti  di  fuoco . 453. 

Art.  1.  Della  comunicazione  de' fuochi  fetterranei»  e della  materia  loro  .493. 
Art.  2.  Della  continuazi -ne  de’ Fuch hi  per  lungo  tempo  ne’ Monti . 499. 

Art.  3.  Se  fieno  bocche  dell'Inferno  i Vulcani . » 504; 

Art.  4.  Delle  Croci  prodigiofe  , delle  Comete  > e delle  Pioggie  diverfe  . 3 io. 

Cap.  8.  Della  diverlìtà  de'  Vulcani  del  Mondo . 523. 

Art.  1.  De' Vulcani  dell'Eurcpa  . 516. 


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Art.  i.  De’ Vulcanfcdell’Africa  . 

Art.  3.  De’  Vulcani  dell'  Alia  . 

Art.  4.  De’ VuK  ani  dell’ America  ; 

Art.  5.  l e’  Vulcani  delle  Terre  Artiche  > ed  Antartiche 
Condurne  . 


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M EMINENTE.  E REVERENDA.  SIGNORE 5 

F Elice  Mofea,  e Gennaro  Muzio  pubblici  Stampatori  Napolitani  oflequio* 
famente  fupplicando  rapprefentano  a V. Em.  come  defiderano /lampare 
un'  Opera  dell'  /tó.  D.  Giacinto  Gimmo  ìntuolata:  Storia  naturale  delle  Gtmme_j  , 
delle  Pietre  , e di  tutti  i Minerali , ovvero  Fi fica  Sotterranea , divifa  in  fci  libri. 
. Perciò  fupplicano  V.  Em.  a commetter  di  quella  la  revi/ìone  a chi  rimarrà 
fervila,  per  aver  poi  la  licenza  di  poterla  /lampare,  ut  Deus , &c.  , . - À 

Dominili  Canon  uus  Fonai e/li  revideat , &referat . 

Ncapoli  27.  Aprilis  IJzS. 

- . # V • D antoNIVS  CAN.  CASTELLI  Vie.  OEM. 

<t_£  - D.  Petrus  Marcus  Gyptius  Can.  Dep. 

EMINENTISSIME  DOMINE 

LIbrum  cui  titulus  ( Storia  naturale  delle  Gemme  , delle  Pietre  , e di  tut- 
ti i Minerali  , ovvero  Fifica  Sotterranea  di  D.  Giacinto  Gimmo  ) ita- 
licis  confcriptum  litteris  Em.  V.  obtempcrans  , quam  attcntilsime  perlegi  : 
mhilque  in  co.  quod  Fidem  , Pictatem  , bonpfquc  mores  redoleat  , dc- 
prchendi  . Sane  vero  naturam  , proprictarem  , invenrione/que  gemma- 
rum  , lapillorum  , omniumque  mineralium  c latcbris  annquitatis  folidif- 
fimis  conje&uris  ( fi  tamen  conjefturae  , «&  non  potius  demonftrationes 
adpcllandae  fine  ) erutas  , tara  diluride  explanat  , & eo  exa<flo  criterio 
fefert  Auiftor  , ut  haftenus  ca  in  philofophica  re  vel  eruditillìmos  vi- 
ros  veritatem  haud  fatis  piene  adfecutos  fuiffe  clarifiìmcliqueat . Certa-, 
ab  inccrris,  acuquafi  felcfta  , iis  refert  rationum  momenti s e Philo/òphia 
tum  naturali , tum  fpcrimentali  , tum  veteri , tum  recenti , ut  non  nifi  a_» 
pcrtinacioribus,  & fuse  opinioni  obftinare  adhxrcntibus  in  dubium  revocari 
pò  (Tu  . Fabulofa  vero,  & Apocripha  ita  lolide  refellit , ut  omnibus  com- 
mcntum  faperc  innotefeat . Dcmum  Audlor  /ibi  perpetuo  conflans , fem- 
, perque  fui  fimilis , ut  in  exteris  a se  cditis  libris  primas  meruit  laudes, 
ita  in  hoc  fcipfum  fupcravit.  Tantum  ergo  opus  catholicae  Fidei  bene_> 
con  fon  um  , tanta  fapicntia  , tantaque  de  re  fubterranca  noti  ti  a refeirum_> , 
dignilfimum  ccnfeo,  utTypis  mandetur  , dumn.odo  Em.  V.  adeedat  au- 
ftoritas  . Datum  Ncapoli  IV.  Idib.  Julii  . Anno  epochte  Chriftianac 
CbloCCXXX.  . 

Em.  V.  E Avi  1 ; ^ Ti  ■ J.Humill.  ac  Addiffifsimus  Famulut 

Dominicus  V anale/la . 


Imprimatur  : 18 .Julii  v/jo. 

D.ANTONtyS  CAN  CASTELLI  VIC.GEN. 

D-Pctrus-Marcus  Gyptius  Can  Dep. 

* Ufi- 


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degli  errori  più  notabili  nella  Stampa  accaduti  : e fi  tralasciane  altri 
■ o di  lettere  mancanti , o facili  a contfccrfi  da  chi  legge . 4^ 


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Carts  colon.  rerf.  errori  torrioni 

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<2.  . . i.  . »6L  . i crede  Si  crede 

19.  j.  4»,  adiu  li  adir» 

ni-  • *•  J9*  ided  '.ri 

z.  5°'  luttnt  luttut  ■ ■•  * 

Wl\  v 37!  ■ labbia  IftbeUa  . ’ ; 

<j\  «.»  p^CHEfjr)*^'  iTicf  ^ c *«<*  -\i.) 

7 0 M .0  . IL 

Kart.  m*>  *r£  errori 

100*  2*  28#  Ani!  , lz  * 4 

i(Si,  " , 1.  t , 6.  *i  Bafilifco  , Balihco  • vi 

170.  • r.  .44*.  f articolami  punta  ta 

190.  C>;  < h MfG-J  f ’ 47*  f . 5 « /«te  /«  Wtrc 

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Articolo  Capitolo 


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STORIA  NATURALE 

DELLE 


GEMME, DELLE  PIETRE 

E DI  TUTTI  I MINERALI, 

OVVERO  DELLA 

FISICA  SOTTERRANEA, 

D I 

GIACINTO  , GIMMA 

Dottor;  delle  Leggi.  ^Avvocato  Straordinario  della  Città  di  Napoli  , Tromot Or- 
Generale  della  Scientifica  Società  RoUanefe  > ree. 

INTRODUZIONE. 

• * • 

E Storie  Naturali  no  intelletto  è ben  grande  ; perché  dopo 
fembrano  certamen-  lo  [patrio  di  tanti  fecoli,  che  dalla  Crea- 
te affai  chiare ; poic-  Tiene  del  Mondo  fono  feorfi , dopo  tante 
chi  trattano  delle  offervaTioni  fatte  da  varj  Zi  omini  dot- 
cofe  , che  fono  di  ti  e periti  in  varj  tempi  , e dopo  una-i 
materia  formate  , e lunga  fperien^a,  che  è la  vera  maeflra, 
dalla  Natura  prodotte  ,le  quali,  comedi  fappiamo  appena  , come  una  pianta  ve- 
foggette  a' noflri  fenfi  , tuttogiorno  fi  tornente  germogli,  come  un  picciolo  ani- 
veggono , e fi  toccano.  Sono  le  fieflc-*  male  fi  generi , e come  un  vii  minerale 
nondimeno  affai  bafievoli  a farci  ap-  fi  produca.  Tutto  quel  tire  fi  fpiega,  pa- 
prendere , che  la  debole qy  dell\  urna - re  t che  fu  per  congettura  ; però  le  opi - 
Tom.  I.  ' A nio- 


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2 ljfor.  delle  Gèmme,  e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gemma. 

rioni  de'  naturali  Filofofi  intorno  /e_»  dentro  i libri  di  altro  argomento , i eftu- 
tofe  della  Natura  fono  tante  , e così  di-  li  non  fono  baflevoli  a fatollare  gl'  Jn- 
verfe  , che  la  feicn^a  tutta  rendono  ma-  gegni  , Vogliono  invero  più  lofio  a-» 
l agevole  , ed  ofeura  : e non  é moravi-  confondergli  o colla  fcarfiffima  congni - 
glia  , fc  piena  di  favole  , e di  memogne , <^ione  , che  ne  dorino  , o colle  favole  , di 
anche  celebrate  dagli  Scrittori  , fi  veg-  mi  abbondano:  e fetida  alcun  decoro  co- 
ga  . Più  diffìcile  di  ogni  altra  è la  dot-  sì  gl"  Jflorici  , cornei  Filofofi  le  imma- 
trina  delle  Gemme  , e delle  Pietre ; e_>  giriate  virtù  celebrando  , e le  proprietà 
[cribra  appunto  un'ampio  Laberinto,  inventate,  hanno  già  le  cofe  vere  colle-» 
in  cui  la  firada  è ignota -,  imperocché,  fe  [alfe  confu fe . ^ffhianto  più  fono  ofeure 
la  copia  delle  Pietre  confider torno  , la-,  le  produzioni  , che  nelle  vijcere  della-» 
diverfitd  , eia  difeordia  degli  tutori  T erra  fi  fanno  , tanto  più  favolofe  in-  ^ 
nello  flabilire  i nomi  , la  natura  , e le -,  vcmfoni  hanno  nella  [denta  naturale 
virtù  fìravaganti , che  da'  i troppo  ere-  di  (incile  introdotto  . Fra  già  invcc- 
duli  fono  molto  ammirate  j anxi  le  fpe-  ch'iato  ejueflo  ufo  , e per  la  fùt%a  della-» 

%}c  di  ciafchediina  pietra:  ci  parerà  tonfnttudine  più  alle  favole,  che  alle 
una  dottrina  pericolosa  , favolofa  , ed  cofe  vere  gli  Antichi  attendendo  , fpc- 
efeura  . Sono  ancora  ignote  molte  e colar  la  verità  con  ijconcto  trafenra- 
molte  pietre  , i cui  nomi , e deferitone  tono . Ciò  affermò  anche  Arifìotile  Mc- 
abbiatno  foto  appo  gli  Antichi  : e in  va-  taphyf.  z.pcrcbè  fcrrffe  : Quanta  verb'  . 
TJ  luoghi  della  Storia  nofhra  metteremo  Confucti^lo  vim  habeat  legis  , decla- 
tltrc  dtfficultà  fvttol'  occhio  , chcfom-  ranci  in  quibusfabulofa  & pu£rilia_» 
manente  difficultofa  la  rendono  . Sin-  plus  poflunt  proptcrfonfuctudincm, 
ertamente  però  conferiamo  , che  a feri-  qu!tm  fi  cognofcercmus  ca  . E quefla 
vere  fu  qucflo  argomento  ci  ha  moffo  Confuctudine  flcffa  é pur  paffata  fino 
uno  Scrittore  , di  cui  per  07Ì0  /’  opera-,  a gli  ultimi  fecoli  : e forfè  alcuni  o.trop- 
Icggendo  , tanta  naufea  ci  ha  cagionato,  po  creduli  , 0 all'  antichità  affezionati, 
che  a fiam  veduti  affaltrc  da  una  voglia  0 nelle  cofe  fecondo  la  maniera  , che  le 
di  ftnverc  non  diffimiglievole  da  quel  hanno apprefe  , ofhnati  , continuarla 
furore  , da  cui  fon  meffi  i Poeti  a com-  vorranno  con  deriftone  degli  V omini 
porre  e cantare  le  loro  P oc  fi  e . Abbia-  più  dotti., 

no  anche  voluto  compilare  la  Stona-,  2.  Dop 0 moki  Scrittori  veramente 
delle  Gemme  per  ammacflrarci  più  lofio  fcriviamo. delle  Gemme  , e delle  Pietre ; 
nella  cognizione  delle  fìeffe  , che  per  anzi  di  tutti  i Minerali  ; ma  che  ciò 
emmaeflrare  altri  ; effondo  pur  vero,  non  fia  f convenevole  , ce  l' avvi fa  il 
che  in  qualfivoglia  fatuità  afjaipiù  col - Santo  Dottore  Agoflino  DcTrinit.lib. 
lo  ftrivcre , che  col  leggere  fi  apprende,  j.  cap.  3.  dicendo  : Utile  eft  plures  ^ 
Pochi  Autori  hanno  fc-ritto  tot  abbon-  pluribus  fieri  libros  , diverfo  fiylo» 
dante  Trattato  delle  Gemme  in  un  in-  non  divaria  fide  , euam.de  quaellio- 
tero  volume  ; avvcgnaecbi  moltiffimi  ci  nibus  eifdcm  , ut  ad  plurimo*  rcs  ipfii 
ben  dato  Operette  , Saggi , Compendi  per  vernar  , & ad  alios  fic  > ad  alios 
Cataloghi  imperfetti  ^ come  frammenti  autemfic  , Dice  egli  non  divxrfa.fi- 


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1 ut  roiht 

de  ; perchè  tratta  delle  Sciente  , che 
alla  Religione  appartengono  ; ma  a noi 
è ben  lecito  poter  “dire  di  ver  fa  fide, per- 
chè delle  naturali  dottrine  trattiamo ; 
ed  è nojlra  cura  non  ammetter  cieca- 
mente quelle  favole , che  gli  Antichi , e 
varj  Moderni  per  verità  affermarono  . 
rof siamo  però  offerire  , che  adeferive- 
re  le  mcdefime  cognizioni  delle  Pietre, 
c de  Minerali  , benché  fi. imo  gli  Aiti- 
mi fino  a qtiefli  tempi  ; fiatno  nondime- 
no forfè  i primi  ancora  a porre  folto  l’ 
occhn  le  tante  favole  fleffe  , e i tanti 
Va/j  ggiamenti  , e fùpcrflijjoni  , colle 
quali  moli i creduli  , ancorché  Savj, 
hanno  quefla  dottrina  macchiata  . Se- 
condo l'infiituto  , che  abbiam  prrfo  di 
trattar  le  cofe  naturali  de'  tre  Regni, 
imitando  quelcbe  avverte  Latrgio  lib. 
i.ibe  Primus  gradus  Sa  piemia:  c/l 
falfa  intclligere  : fccundus  vera  co- 
g no  (cere  ; tome  avfa  pur  divifato 
Anfiotile,  che  feri ffe  : Duo  lunt  opera 
Sapicntis  quorum  unum  c/l  non 
mentir!  ; alrerum  veri)  memientem 
mamfcfìarc  polle  : avendo  ciò  iti 
parte  adempiuto  colla  debolezza  delle 
nofire  forge  nel  Regno  Animale  colle  Dif- 
feriamone De  Homimbus  Fabuio/is, 
cDc  Fabuio/is  Animalibus , e de  Fa- 
bulufa  Generatione  Vivcntium  , pro- 
feguire  vogliamo  lo  fleffo  nel  ^Minerale, 
di  cuti  Metalli  , le  Pietre,  e i mego  Mi- 
nerali fono  parti,  e terminare  poi  con  al- 
tro Tomo  colla  Dijfcrtazjonc  nel  Regno 
Vcgetcvole  o delle  Piante,  De  Fabuio/is 
Vegetabilibus  . Da  cura  di f crivere 
degli  Ammali  Favolofi  fu  qua  fi  prcj'a^ 
ptr  ifcbéhtp  > confi dcr andò  le  molte  fa- 
vale  , che  degli  fieffi  m varj  libri  fi  leg- 
gono : e dopo  quattordcci  anni  quafi  del. 
lafiampa  di  effe  , quando  credevamo 


zi  ont.  , 

non  effervi  flaio  Autore  , che  in  tale 
argomento  fi  fia  applicato  , troviamo 
nelle  Vite  de’  Filofofi  di  Laerzio  , che 
Stratone  di  L.impfaco  , detto  il  Fi  fico, 
abbia  ferino  tra  varj  fuoi  libri  De  Fa- 
buio/is animalibus  , tutti  perduti  j an- 
corché non  ifpieghi  lofieffo  Laerzio  ,fe 
Stratone  abbia  trattato  degli  Animali 
veramente  favolofi , come  fono  la  Feni- 
ce, il  Grifo  , il  Bafilifco  , e fimili  , o di 
quelli,  di  cui  fono  fiate  riferite  molte  fa- 
vole intorno  la  natura  loro , la  genera- 
zione, ed  altre  cofe  ,lc  quali  [coprire  in 
quell’  opera  abbiam  voluto ; o pure  il  ti- 
tolo abbia  avuto  altro  argomento  . A 
continuare  quefli  flud)  gran  coraggio  ci 
bandaio  , ed  in  grande  obbligo  eziandio 
ciban  pofìo  varj  Domini  dotti , c [pe- 
nalmente i nobili  Giornahfli , che  nel 
Giornale  de’ Letterati  d’  Italia  rife- 
vcndontl  Tomo xv.  dell’  anno  ìjig, 
rtcart.  4jj.  le  [addette  noflre  prime 
Differì  azioni,  quando  [lavano  in  Napo- 
li [otto  il  T orebio  delle  [lampe,  mofir an- 
dò loro  non  difpiaccr  Pargomcntoffi  ral- 
legrarono , che  fi  vada  purgando  la  Na- 
turale Ifloria  da  tante  menzogne  , cheli, 
ingombravano  iene’  Tomi  xx.  e xxr. 
fi  compiacquero  poi  dare  la  notizia  delle, 
[effe. 

j.  La  gran  macchina  delle  cofe , la 
moltitudine  delle  favole  , eia  diffìculti 
della  f Incera  cognizione  delle  Pietre 
fleffe,  ci  hanno  fui  principio  certamente 
atterriti  ; molto  più  la  grave  fatica  nel 
dover  leggere  tanti  libri  , e ricercargli 
per  avergli  fi òtto  /’  occhio  , in  cui  fono 
con  tanta  confufione  , e con  brevità  le 
medefime  pietre  deferitte  ,t  [penalmen- 
te nell’  ordine  di  trattarle  , e nell’  efa- 
mi tiare  le  altrui  opinioni  . Nulladime - 
r.o  perché  fono  difficili  tutte  le  cofe  bel- 
A x le. 


I 

% 


] 


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4 1JI  or . </<r//e  Gemme,  e delle  Aetre  di  Giacinto  Gimma  . 


le, fecondo  il  comune  provverbio  Greto : 
Difficili  qua;  pulchra  , abbiam  prcfo 
la  nfolu%ÌDnc  dt  Jcrivere  la  ficffa  Iflo- 
ria  . Ut  palma  , quia  corticc  fir  col- 
tellato , difficili  quidem  eft  afcenfu; 
fed  fruftum  habce  dulciffunum  : iti- 
dcm  cruduio  & virtus  adirum  ha- 
bent  difficilcm  , fcd  frufìutn  dulciflì- 
inum  ; diffe  Plinio  l.j.  cap.  4.  e cantò 
Francefco  Cont.tr ini  ; 

Quello,  eh’  è beilo,  è bello  ; 

Ma  affai  piit  bello  è poi  quello» 
che  piace  . 

%a  Storia,  in  oltre,  delle  Pietre,e  de' Mi- 
nerali è una  delle  più  nobili ,e  più  ofciire 
parti  della  naturai  Filofofìa  , la  quale 
tolte  fptrien%e  , e collo  {Indio  più  accu- 
rato molti  eccellenti  Scrittori  di  quefti 
fclicijjimi  fecoli  iltujlrare  procurano; 
Affaticarci  però  dobbiamo  per  illufìrar - 
la,  e dalle  favole  in  effa  introdotte  li- 
berarla . Soddisfaremo  altresì  alla  na- 
turale inclinazione  , che  ci  ha  invitali 
fin  da'  primi  anni  de'  noftri  Jhtd)  alla-, 
fogninone  di  quefìa  dottrina  , la  quale 
ti  è fempre  paruta  gioconda  e dilette- 
vole ; e ci  è fiata  curio  fa  la  lettura  di 
quegli  Autori  r che  della  medefma  han- 
no ferino  . Terminando  la  {lampa  delle 
noftre  Diffcrtazioni  fperavatno  flam- 
par  fubito  una  picchia  Ifloria  delle. _» 
Gemme  nell’  Idioma  latino,  che  poi  riu- 
fet  di  tutte  le  pietre  ; e fu  trattenuta-, 
dall'  impegno  datoci  di  fcrivere  altra-, 
<Opera  , cioè  l’ Idea  della  Storia  dell’ 
Italia  letterata  ; e poi  data  quella  alla 
luce  , molti  trattati  abbiamo  anche  ag- 
giunti , {landò  ella  ozio  fa  , e molti  anco- 
ra aggiugner  fi  poffono  per  la  vafiità 
della  materia  , e del  fuo  argomento . E 
' fiatai etri  amento  o^tofa;  perchè,  come -, 
mtlla  fieffa  Italia  abbiam  detto  t pare, 


che  tutte  le  Opere  habent  Aia  fideiaj 
Molte  Opere  di  Ve  mi /ti  dot  tifimi  lun^ 
go  tempo  fono  fiate  nel  bu\o  delle  Cafe 
per  cagione  delle  gravi  fpefe  , che  feed 
portano  nelle  Stampe  e per  altre  occa- 
sioni fpiegatc  nella  nofira  Italia  ficffa: 
e molte  ancora  0 fi  fono  affatto  perdute, 
ofi  ccnfcrvano  fcritte  a penna  nelle-, 
celebri  0 pubbliche  ,r>  particolari  Libra- 
rie’. Fu  nc {ira  intenzione  vera- 
mente di  trattar  delle  fole  Gemme  ,'  c_» 
poi  fcorgcr.do  , che  molti  Scrittori  le-. 
Gemme  colle  Tip  tre  hanno  in  buona-, 
parte  confufe  ; e molte  pietre  fono  par-  • 
tecipi  della  nobiltà  , della  rarità  , c di 
tutte  quelle  condizioni , che  alle  vere-. 
Gemme  convengono  ; per  non  effer  man- 
chevoli , abbiam  voluto  già  fcrivere. -» 
delle  Pietre  tutte  ; benché  di  alcune 
brevemente  l'  abbiamo  fatto  ; perchè  gli 
ftefft  Scrittori  di  effe  breviffime  notizie, 
non  trattati , ma  più  toflo  Cataloghi  ci 
fanno  leggere  dette  Pietre  , delle  quali 
non  fi  ha  veruna  cognizione',  fe  qual- 
che volta  veramente  al  Mondo  oh  fienai 
fiate  . Alla  Storia  delle  Gemme  ,t  delle 
Pietre  ti  è poi  flato  ncccffario  aggiugne- 
re  e profrguirc  la  Storia  di  tutti  gli  al- 
tri Minerali , i quali  0 dalle  pietre  di- 
pendono , 0 della  toro  natura  fono  parte- 
cipi, come  dimofiraremo  nel  iib.  6.  cap. 
1.  ed  in  dltri  luoghi  . Tutti  i Minera- 
li, tutti  i Fojfili  hanno  tra  loro  una  cer- 
ta unione  ; perchè  0 fono  Pietre  , 0 dalle 
pietre  fi  formano, e le  T erre  ancora  im- 
pietrire fi  poffono  , e delle  pietre  fono  la 
materia  . I Metalli  dalle  loro  pietre  fi 
cavano  : i Sali  tra  le  pietre  hanno  il  ló- 
ro luogo:  f Alumt , il  Vitriol*  e fimiii , 
dalle  pietre  fono  cavati  : e fecondo  la-*, 
diversità  delle  pietre , varie  fpe%ic  de ; 
1 nedefimi  derivami , come  diremo  trai? 

tando 


ìntred 

tóndo  di  eiafcheduno  'di  effi . Cos  ì i Solfi 

0 dotte  pietre  fi  fanno  , o pietre  diven- 
gono t delle  quali  fono  ancora  materia  . 

1 Bitumi  quando  fono  induriti , fono 
eziandio  tra  le  pietre  annoverati,  e lt-> 
Acque  Minerali  dalla  natura,  e proprie- 
tà de'  Minerali  fieffi  derivano  , e fi  di - 
fìinguono  , o in  pietre  fpeffo  fi  converto- 
no ; e tutto  ciò  mofiraremo  ne'  loro 
luoghi . Volendo  dunque  trattar  delle-. 
Gemme  , e delle  Pietre  , ti  £ convenuto 
ancora  trattare  di  tutti  i Minerali, e de' 
Foffìli , de'  quali  portaremo  la  divifio- 
ne  , e la  differenza  loro  nell'  Introdu- 
zione del  lib.  ed  anche  in  quefìo  lib. 
t.cap.i.  nuin.  ar.  e nell'  Introduzione 
del  lib.  6.  Abbiamo  però  divifa  tutta  la 
noftra  Storia  naturale  in  fei  Libri  , e_, 
trattiamo  nel  I.  Della  natura  dello 
Storia  delle  Gemme,  e de’  Minerali: 
nel  li.  Delle  Pietre  preziofe:  nel  HJ. 
Delle  Pietre  meno  preziofe  s nel  IV. 
Delle  Pietre  degli  Animali  ; nelV. 
Delle  Pietre  di  diverfa  fpczie  : e nel 
VI.  De’  Minerali  , chedallc  Pietro 
dipendono  . Perchè  coll ’ oc  cafone  de' 
Minerali , e delle  Acque  fotterranee  ci  è 
convenuto  trattare  delle  Caverne , de' 
Fuochi  fot  ter  tane  i , de'  Tremuoti  , de' 
Vulcani , e di  tutto  quello  , che  alla-, 
cognizione  di  effi  appartiene  ; ci  fiarno 
finalmente  accorti  di  avere  già  fcritta 
tuttala  Fifica  Sotterranea  , e tratta- 
to dijìintamente  di  tutte  quelle  opera- 
Zionr^c  generazioni  , che  dalla  Natura 
fotto  la  T erra  fi  fanno  : e di  ciò  ci  fipic- 
garemo  nell’  Introduzione  del  Libro 
V . ancorché  non  ci  fia  fiato  poffibile  di 
tffeivar  quell'  ordine  , che  alla  fltffa-, 
Fifica  de  fiderare  potevamo  . Sembrano 
ofeure  le  fltffe  operazioni  , e perciò  dif- 
fitiU , perchè  nelle  zifccre  dilla  Terra 


u z ione  - - 

nafeofie  ; ma  tutti  » Corpi  fotdfrranei 
ben  fi  veggono  fiotto  l'  occhio  efpofii , e 
colta  lunga  fpcricnza  , e colla  ragione  fi 
èbeti  conofciuta  la  particolare  natura 
. di  eiafcheduno  di  effi:  e molti  luoghi  an- 
che più  rimoti  dalla  fupcrficie  della-. 
Terra,  in  var ; tempi  fi  fono  anche  fatti 
palefi  ; oltracciò  la  Natura  in  tutte  le-, 
fue  operazioni  è fempre  lafieffa.  Ha  il 
nome  di  fotterranea  quella  parte  di 
Fifica  , la  quale  tutte  le  cofejotterra- 
nee  confiderà , e di  quefte  appunto  tratta 
la  preferite  nofira  Storia  naturale  . 

4 ‘Ci  è venuto  pure  il  comodo  di  uni- 
re con  quefia  occafionc  , e feoprire  den- 
tro la  Storia  flcjja  le  molte  favole  , che 
delle  Pietre, t de'  Minerali  fi  fono  dette  , 
e nella  loro  Storta  introdottecene  quali 
far  doveamo  altra  Differtaztone  Do 
Lapidibus,  e De  Mincralibus  fabulo- 
lìs,  per  continuare  la  fatica  incomincia- 
ta e promeffd  nelle  Diffcrtazioni  già 
fiampate  j ed  abbiamo  anche  procurato 
di  arricchire  quefia  lfioria  di  tutte  quel- 
le  digrcjfioni , che  necefsarie  e giovevoli 
ci  fono  parute  (fé  digrejfioni  appellare 
fi  pofsono  ) an^  in  alcune  qnefiioni  ab- 
biamo /limato  convenevole  alquanto 
diffonderci  ; perchè  veramente  più  da' 
Libri , che  dalla  lingua  de'  Dottori  *’ 
impara  ; e come  diffc  il  Santorio  in  j. 
Fcn.  Aviccnn.lib. i.in  Procem.Avic. 
fiferivonoi  libri  ad  oblivionem  fenii, 
quia  in  fenedute  memoria  labrrur: 
allegando  Platone  in  fin.  Phaedri  , e_> 
Gai.  7.  meth.  cajf.i.e  lib.j.  De  diffe- 
rcnt.  pulfuum  j.  Così  trattando  del 
Crtfiallo  naturale,  ed  artificiale  , ci  fum 
dilatati  nel  Vetro  , nella  fitta  Arte  , 
nelle  nuove  invenzioni  di  efso  fatte  da' 
Moderni , ed  ignote  agli  Antichi  ; il  che 
(i  venivi  tmjrafiato  . Per  catione-^ 


<S  ìfior.  delle  Genmt,  t delle  "Pietre  di  Q lacinie  Glmma . 


dell'  Ajntanio  abbiamo  cfamimto  i fa- 
volosi Lnmi  perpetui  : fotta  la  Pietra-. 
Fongara  ri  conveniva  Scrivere  de 
Ponghi:  folto  le  Pietre  Arenarie  dove- 
vamo efaminare  , che  dall'  arena  /&_*  _ 
Mummie  non  fi  formano  : per  le  Pietre 
dell'  Uomo  abbiamo  fcritto  del  Ta- 
bacco per  C occaftone  di  efaminare  , fe 
da  quello  generare  fi  pojfa.la  pietra  nel 
cervello  : e per  le  Ccraunic  , o Pietre 
del  Tuono  abbiamo  fcritto  de'  Fulmi- 
ni . Così  per  la  Pietra  Bologncfe  di- 
finti  abbiamo  i Fosfori-,  e fotta  i Bitu- 
mi ci  ftamn  fermati  a deferivere  i Cor- 
pi odoriferi , perchè  fono  di  curiofità , 
t molto  in  continuo  ufo,  e di  molti  fi  fo- 
no fcritte  delle  favole-,  benché  molti  al- 
ia Vegetevole  appartengono  . Defcri- 
Vendo  le  Acque  Minerali  , le  varie 
fpc^ie  delle  Acque,  la  loro  natura,  e ge- 
nerazione, abbiamo  .ancora  Spiegate  ai- 
tiate cofe  , che  propriamente  da'  Mcteo- 
rifli  fi  Spiegano  , come  fono  la  Rugiada, 
la  Nebbia  , la  Pioggia  , la  Neve  , e 'l 
Ghiaccio  . Cojì  altri  brevi  trattati  ab- 
biamo in  varj  luoghi  tramenati,  come 
tonfacevoli  alla  materia  , di  cui  tratta- 
vamo , per  la  piena  intelligenza  di  co- 
loro, che  hanno  cara  la  notizia  , ejfendo 
materie , che  fpe fio  fpeffo  fi  veggono  , o 
fi  ufano  , o cader  fogltono  ne'  difeorfr,  e 
chi  è poco  efercitato  , ha  dato  a varie _> 
favole  ciecamente  buonafede  . Stimerà 
alcuno,  che  fieno  qucfie,Digrejfioni,e  che 
nell’Opera  noflra  non  fieno  neceffarir,ma 
ancorché  tali  ben  foffero, fono  nondimeno 
convenevoli  ; perché  Spiegano  la  natura 
di  quel  Minerale  , di  cui  abbiam  prefo 
a trattare  , e follevano  anche  il  Lettore 
colla  lettura  di  qualche  co]  a pellegrina’, 
ed  appelliamo  pellegrina  , in  quanto  che 
non  è la  nuda  materia  delie  fole  pietre, 


o g/mme  . Quelli  ornamenti  fono  tira 
ceffarj;  perché  la  fola  materia  df  quél- 
che  fi  tratta  è folita  da  fe  fleffa  cagio- 
nare qualche  tedio-,  e fono  ancora  cogni- 
zioni nec'fftrie  a faperfi  dagli  Eruditi, 
non  già  cofe  vane  . Non  imitiamo  però 
alcuni  Scrittoli,  che  di  molte  carte  nel- 
le loro  Opere  fanno  una  empitura  fine- 
chevole  , dalle  quali  poco  fi  raccoglie 
fe  refirigmre  fi  vogliono  ; e Succede,  che 
buona  parte  di  effe  , come  piena  dì  para- 
frafi  , fenza  alcun  frutto  fi  legge  . Si 
rendono  in  qualche  modo  fimili  agli  an- 
tichi Scrittori  di  Mad  cina  , de'  quali  il 
Santorio  sa  i.  Fcn.Avicen.qu.  i.così 
fenffe  : Ncque  illos  imitabimur  , qui 
foli'im  in  communi  fpcculationcj 
perii  flunt  , qui  , fcpolito  Medicine 
icopo.Theoricam  confideranr,  fem- 
per  in  iplìs  nuòibus  perfifteatcs  , ac 
Qumquam  ad  inferiora  , feu  ad  ipfa 
experimenta  ddcendunr  : Acuti  eve- 
nicbac  antiquis  difciplinis  Jacobi  de 
Partibus  , & aliorum  veterum  Setta- 
toribus  , qui  ( ut  fcitur  ) dcccm  an- 
norum  curfu  inTheerice  ftudia  in- 
cumbcbant , antequam  intelligercnt 
quo  modo  prefcribcrcntur  clyfte- 
res  . Certi  Scrittori  però  non  fi  diffon- 
dono nelle  materie  della  Teorica  ; wtj 
nello  flile,  quclcbe  in  breve,  e di  foflan - 
Za  dire  fi  pud  , colle  p.trafrafi  dilatano, 
le  quali  più  toflo  naujca  , che  diletto  «* 
Lettori  cagionano  ; perchè  nulla  v'  im- 
parano . T utte  le  Scienze  poi , e tutte 
le  Arti  fono  come  tanti  membri , i quali 
uniti  formano  un  foto  corpo  , il  che  di - 
moflnamo  ibiaramcntc  nella  noflra  EnT 
cyclopxdia  ( Opera  di  più  Toltimi , che 
per  la  fpefa  non  ha  potuto  veder  la  lu- 
ce , e'I  Juo  compimento  col  ror^o  dcllc-i 
Stampe  ) e di  qncfto  Corpo  divtfo  in  più 

• mem- 


I by  Google 


inttoduzlont; 


7- 


membri  ne  abbiamo  anche  fatta  mm-  rm~..  ' 

£r.  «"‘  «A"  Idea  della  Starti  /™4,a„ *' TCi 
cicli  Italia  letterata  . ìVon  /4rà  </«„.  fcri/Te  M»„r  e T-  et 

que  matavigfìa,  fe  in  quefla  1 fiori  a Mi-  NcCuppIcmcnTi^/  r”  /m"4- 

«ff4/r  /I  trattati , che  alcuni  ,erati  Italia  tÌI?1™1* 

tngmflamcnte  chiamerebbero  Digrtfsio-  un  di fc  or  Co  , , I,:lrt'P’/i% 

ni,  perchè  hanno  tra  loro  la  giuflj con-  orni  Italiano  r ' p,<?4  * che  debbx 

*/«•*  od  ora  nooofa„a  UntJZL  %«•  farga/a 

di  efsi  per intelligenza,  intera  di  quel - (1,7, a t ù(  .T**  per  deblt0  » ftr  giu - 
thè  trattavamo,  ? Jt‘%*  >' ?er  della  noflra  Italia. 

J.  Twto  il  primo  Libro,  e parte  del  no  fdlTf  r"  *nche *"“*  »»  A»fa- 
Secondo  avevamo  già  compofio  colla,  cuòi  Ih  porco  a^radevole  »d  aU 

Ut*  *•  £«<.».  i *«,  VTun.  lfa  . "?L "’n" '("«“■>  fila*. 

l>m?  fiatò  ptrfnafl  < frfZ.  ££ 
fenvere  nell'  Italiana  favella  . Sitarne  Gr  il  dui,  mcno  caPtrc  i onde  na- 
fcriffero  gli  ètichi  , t molti  pure-,  ScrittorTlomeo  ! * COntro  la 
Jcnvono  , nell • bratto  , nella  Greca  po  tediofo  i°Jì°  Tu  ^ 
(nella  quale  anche  molti , benché  Cta  lue/l,  bei  d’  /*  T c,afcbedun*  di 
hngua  morta  , fi  affaticano  ) nell'  Ara - * lo  per  me  fo7 aud  r”ll  *’**** 

, f coll' Altre  , con  c«t  allevati  già  Che  la  GemmA  30  * 
furono',  così  lodevole  coflumc  fi  è infra . 1 appreZ  ’ ® J100 

< otto  d iufegnare  ani  he  le  feienre  tutte  poicchà  avi,  7 ì • 

to1  proprio  linguaggio  di  eh,  fenve  Co-  !/,//  /•  5 ^ watcr/tf 

« w. z.aZf.n..  rr;:.  *xjzzxz  t * • * 

f»  «ftf  /«g/r/fr  nr/  aFr.nrr/f  , Jcrfe-  t,frc  L mcdTlJZÒ  a/pronarci  d‘  fa* 
feo  , ed  altri  colla  loto  lingua  ; ed  altri  ci  da  altra  / * * * ra&,one  recata- 

oncor  de' noflr,  nell' IulLa\  ^7 aTZ’^^^ 

maniera  , che  Alberto  Lotico  , il  Cardi-  c,  l,a  * V ^//ò^no  ; ed  a ciò 

nal  Bembo,  ed  alea  fi  affaticargli  Ifclni  leZT  'T'"  '!  Vt*"  > ch‘ 
fendere,  che  nella  favella  della  patria  dovrei,/, Ji  ,nteJ.li.&enZ*  «W 


è oggigiorno  la  noftra  lingua*  dlll'Tl-  faSu  ,chenelta  volgare 

bracciata,  quafi  tutti  facendo  nella  Jìef,  1 6 RiCal-,0,  ,aJtatl  dtUe  p'*trc. 
fa  il  loro  ftudio  per  apprenderla*  Eden  U c/  ° r ° Hn<p,e  d‘  C0SI  trattare 

f.«  untfuUJ irà  fii  <»»,„,  a J/,,,,,,  cj,  / P"  '"''"*rc  «4- 

che  m Latino,  de  1 anale  ancor  sturili  11  • U?&e.aver  Jeco  pronti  t y0j 

,b,  n,  fanno,  fi , odiano  olio  ff.fl  "''oTÙm  f’‘“  &£***&  i,«‘ 

.Uò^ranoonoo,  ^ * j, 

Au- 


8 iti  or.  delle  Gemme,  e delle  Pietre  dì  Giacènte  Gèmma. 


duzionc  dell'  Idea  della  Storia  dell' 
Italia  letterata  nel  Tom.  i.  tifiamo 
di  tiò  a baflanga  / piegati  ; più  toflo  il 
naturale  ed  efprefflvo  parlare  tifar  vo- 
tendo,  (he  /'  artifìciofo  ed  affettato  . Ci 
darà  noja  ferrea  dubbio  la  necejfitd  di 
fpiegare  nell'  Italiana  favella  alcuni 
noni  delle  Pietre  , che  facilmente  colla 
Greca  , e colla  Latina  fpiegate  ft  trova- 
no ; fperiamo  nondimeno  farci  intende- 
rete ciafcbedun  nome, quando  fard  di  bi- 
fogno  , fpiegaremo  col  fuo  fleffo  latino. 
Non  avremo  perciò  difficultà  di  valerci 
di  alcuni  nomi  delle  Pietre  , che  fono 
raramente  greci , o latini  , o di  altra 
lingua  ; benché  nell'  Italiana  ferivi  amo', 
poicebè  appellarle  con  altro  nome  non 
ufato  , e che  non  fia  latino  , o deferive- 
re  i nomi  con  più  voci  Italiane,  è lo  flef- 
fo, che  confondergli  tutti . Ben  oppia- 
mo , che  il  Panigarola  nella  quell.  7. 
del  fuo  Predicatore  ; benché  non  vo- 
glia biaftmare  alcuni  modi  di  dire  ufati 
dal  Cardinal  Bembo , che  non  volle  va - 
lerft  de  Vocaboli  Scolaflici  ; nondimeno 
gli  chiama  ofettri  ; onde  invece  di  dire 
Imperativo ,diffe:  Le  voci,  che  quan- 
do altri  comanda  , ed  ordina  cheche 
ila  , fi  dicono  per  colui  : ed  invece  di 
Preterito  Imperfetto  dtffe  : Quello  , 
che  nel  pendente  pare  , che  fia  del 
pacato  1 c così  di  tante  altre  maniere. 
Giovan  Pica  Mrandolano  rifpondenda 
ad  Ermolao  Barbaro, ibe  fi  doleva  dell' 
tffer fi  dagli  Scolaflici  introdotte  parole 
barbare  nella  lingua,  ri fpofe  , che  l' ele- 
ganza fra  di  troppo  danno  alla  verità,  e 
che  le  voci  fieno  fiate  inventate  a ligni- 
ficare una  cofa  determinata  , & ex  ho- 
minum  beneplacito  ; e che  gli  Scola • 
ftici  con  brevi  parole  i loro  concetti  del- 
la minte  fpiegavano  , le  voci  proprie  in 


quel  tempo  mancando',  benché  negar  non 
p affiamo  , che  fono  alcune  voci  troppo 
barbare  , e talvolta  fantafliche  . E'  pur 
dottrina  di  Cicerone  lib.j.de  Finib.cAf 
de’ nomi  fervir  ci  dobbiamo,  e delle  vo- 
ci nella  fleffa  maniera  , che  fono  ufati; 
poicché  non  foto  i Dialettici  ,ei  Fifìci; 
ma  Geometrie,  Mufici  , Grammatici 
edam  more  quodam  loquuntur  fuo; 
e ciò  va  fpiegando  anche  ne'  Rettorici , 
e negli  Artefici  fleffl  : Ncc  Opifìces 
quidem  tucri  Tua  arrifìcia  poffcnt;ni-‘ 
fi  vocabulis  uterentur  nobis  incogni- 
ti* , ufitatis  libi  . Conchiude  però  : 
Quanquam  verba  , quibus  ex  inftitu- 
to  veterum  utimur  prò  Latini*  , ut 
ipfa  Philofophia,  ut  Rcthorica,  Dia- 
lettica , Grammatica  , Geometria..* 
Mufica  , quanquam  latine  ca  dici  po- 
terant;  tamen  quia  ufu  pcrcepta  funt, 
no  lira  dicamus  . Così  dire  pofflamodi 
alcuni  nomi,  che  nel  linguaggio  Italiano 
fembrano  Grecifmi , c Latini  finì , come 
dtffe  egli  delle  ' voci  G reche  nella  latina 
favella  introdotte ; perchè  alterargli  , t 
circonfcrivergli  è lo  fleffo  , che  confon- 
dere i nomi  fleffl,  e non  farci  intendere; 

0 lafciare,  che  alcuno  vada  indovinan- 
do di  quale  pietra  fcriviamo  . 

7.  Non  pen franto,  però  imitare  il 
Boccone , che  per  meglio  farfi  intende- 
re, 0 per  ifpiegarfì  con  più  fatiltd  , fien- 
osa mendicar  le  voci  Italiane’ , che  fieno 
proprie  ,fi  fervi  non  foto  de’  nomi  lati- 
ni, c greci  delle  pietre  , e dell ’ erbe  ; ma 
calla  fleffa  lingua  le  deferiffe  molte  voi ; 
te  ; ancorché  in  Italiano  abbia  fcrittc-, 
le  fue  Opere . Non  ifcriviamo  una  Iflo- 
ria  de'  fuccefsi  ; ma  di  cofe  naturali , e 
dottrinali  ; però  talvolta  ci  ftimiama 
necefritati  a valerci  di  alcuni  vocaboli , 
che  0 nella  Greca  , 0 nella  latina  fono 

bene 


tntr  t 

btne  intefi  ; min  ejjendov!  altri  di  ugual 
pefo  nell'  Italiano  ; come  nuovamente 
introdotti  da'  Prcfeffori  della  Medicina 
nello  f piegare  alcune  cofe  , che  appar- 
tengono alle  nuove  invenzioni,  e [coper- 
te , che  han fatte , e fanno  tuttavia 
con  gran  lode  i dotti  Moderni  . /Affati- 
candoci con  ogni  diligenza  nell'  e firn  ma- 
re quanto  gli  / Antichi  ci  hanno  lafciato 
fentto  , raccoglieremo  dagli  Autori 
queUhc  farà  di  bifogno  , imitando  il 
Fabbro,  che  fe  vorrà  innalzare  ùn' Edi- 
ficio, gli  farà  ncceffario  accumulare  /e_» 
pietre  altrui  , e la  calcina  . A leftio- 
mbu*  non  recedi  , affermò  Seneca^, 
Epift.  84.  fune  autem  , ut  exittimo, 
neceflariae  : primùm  ne  firn  me  uno 
contcntus  ; deindè  ut  cum  ab  aliis 
quxfita  cognovero  , tum  & de  in- 
venti ;udiccm  , & cogicem  de  in- 
vcnicndis  . Vuole  , che  imitiamo  C in- 
duflria  delle  Api  , che  divagando , i 
fiori  atti  a formare  il  mele  carpi  [cono-, 
indi  quelche  hanno  arrecato  , difpongo- 
no  , e per  li  favi  digerifeono  . Così 
dobbiamo  quxeumque  ex  lcéiionej 
congcdimus  , fcparare , meliìis  cnim 
dittinola  fcrvantur  . Deindè  adhibi- 
ta  ingenii  noftri  cura  ,&  facultatc  in 
unum  faporem  varia  illa  libamenta 
confondere  . Non  farà  biaftmcvolc  il 
tiofiro  sforzo  in  una  materia  difficiiltofa 
[piegarola  natura  , e là  generazione  di 
quelle  cofe  , che  fono  a noi  nafcofle  -, 
molta  convenendo  quelche ’dijfe  Lucrt- 
Zfo  : 

In  manibus  qua:  funt  nottris  vix 
ea  fciìe  purandumctt 

Ufquè  adeb  procul  a nobis  prne- 
fentia  veri . 

8.  Non  folamente  procuraremo  toc- 
car la  meta  propofia  , ed  avremo  ta  tu- 
Tom,  /. 


dazióne.  9 

ra  di  raccogliere  nella  no  fra  Iftoria  le 
opinioni  degli  altri  ; acciocché  alcun » 
in  tanti  libri  diverfi  , 0 rari  a poter  fi 
avere,  non  le  ricerchi , i quali  una  iute - 
ra  Libraria  formar  poffono  ; ma  di  tron- 
care altresì  molte  favole  , molte  J'uper- 
ftizioni  , e molte  cofe  imponibili  e vane 
col  mezo  della  ragione  , delle  ojferva - 
Z‘oni,  e delle  autorità  degli  Scrittori ; co- 
sì anche  di  palefare  con  libertà  i nofìri 
fentimenti  . Le  novità  ne'  noftri  tempi 
[coperte  , fono  invero  ammirabili  , e di- 
ma frano  , che  in  tutte  le  cofe  molti  er- 
rori han  fatto  gli  Antichi  , i quali  cie- 
camente tutto  ciò  approvavano  , 
negli  ferite  i altrui  fi  leggeva  , Jenz * 
prenderfi  la  cura  di  aver  buone  informa* 
Zioni , 0 voler  effere  teftimon ; di  veduta 
anche  potendo  . 

p.  Che  poi  qualche  volta  non  ci  fizJ 
lo  ftudio  delle-  cofe  naturali  [convenevo- 
le , non  fempre  f opra  una  fleffo  argo- 
mento ferivendo  , l'  abbiamo  dimoftrato 
nell1  Epiftola  ad  Socictatcm  Incurio- 
forum,  pofla  avantile  noftre  DUIcrta- 
zioni , la  dignità  , e /’  utilità  di  que- 
fta  dottrina  [piegando  , la  quale  ad  am- 
mirare ci  sforzi  là  fomma  Sapienza  di 
Dio  , e la  f ita  incomprcnfibile  potenza, 
recando  gli  efemp) , le  autorità,  e le  ra- 
gioni-, c dijfe  l'  Apoflolo  ad  Rom.i.  zo. 
Per  ca  , quae  fafta  funt  jam  inde  a_» 
crcationc  mundi  invittbilia  Dei  men- 
te concepta  cognofcuntur  , stèrna 
fcil.ejus  potentia,  & divinitas . Trac - 
landò  degli  Stud)  degli  Ecclcfiafiici  nel- 
la nofìra  Idea  dell’  Italia  letterata./ 
Tom.a.c.4p.art.l.  abbiamo  anche  pro- 
vato,che  i mede  fimi  della  cognizione  del- 
le feienz e tutte  hanno  bifogno.Se  poi  al- 
cuni , che  tutta  la  fapienz 1 loro  nella. j 
cenfnra  di  quelche  non  i a genio  ripoi:- 
B gopo f 


IO 


ljlor.  delle  Gemine , e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma  . 

%ono  j e talora  ccnfurano  qualche  o re#  ragioni , nella  quale  è f blamente  infinti - 
hanno  letto  , o pur  capire  non  poffono,  to, con  miferia  grande  ai  una, o poche  al- 
qucfla  noflra  fatica  biafimare  vorranno , meno  il  fuo  intelletto  quaft  incatenando, 
come  inutile  e di  Vomivi  egiofr,  ben  pc-  Ei!cpcmcnc,comc  narra  Plutarco, più  che 
tremo  rifpondere  con  qudcbt  dicco,  l'im • di  altra  coftt  , leggeva  i libri  di  Evan - 
perador  Tiberio  ; In  libera  civitatcj  gelo  , i quali  trattavano  dell'  Arte  della 
Jinguam  omnibus  liberam  effe  opor-  guerra,  e tutti  coloro,  che  non  attenda-, 
rct  : e cijìimarcmo  feddi sfatti , fe  agli  no  alla  fleffa  , gli  fpreggava , come  Va - 
Vernini  dotti , nelle  Sciente  più  delicate  mini  poltroni , e venuti  a queflo  Monda 
del  fecolo  efercitati , non  faremo  difpia - per  non  far  nulla  . 
levali . Di  fintili  cenfttr e , che  far  ci  io.  Monf.  fluet  l'ffcovo  <T  Auran- 
poffono,  dottamente  ci  fcriffe  in  una  Let-  ches  nella  fua  Huettana  , ovvero  Pcn- 
tera  Monf.  D.  Pompeo  Sarhclli  già  Fe-  fieri  diverfi»  trattando  degl'  Ingegni 
feovo  di  Bifeglia,  che  fe  tutti  gli  Vcccl-  grandi  , e mediocri  ( comc  pitr  fi  leggeri 
li  conofceffero  il  grano, non  fe  ne  raccor-  Ml  VI.  Giornale  Oltramontano  in 
rebbe:  gli  umori  degli  V omini  fono  tan - Napoli  tradotto, riflampato  ) non  chiama 
to  diverfi , che  rerfio  ebbe  a dite  nella  grande  quello  , che  effendoft  ne'  limiti  d’. 
Satira  y.  ■ una  fola  fciengjt  riflretto  , l' avrà  confe- 

Milie  hominum  fpccies , & rerum  gU,ta,  e fe  nc  farà  pienamente  inftruito. 

difcolor  unus  . Affcgna  quella  riufeita  più-lofio  ad  uno 

Velie  cuiquc  fuum  cft  » ncc  voto  effetto  della  fatica , e dell'  abito,  che  al- 
vivitur  uno  . la  gronderà  de/T  ingegno  ; e dice  , che 

t veramente  , come  in  Ifai.  ad  Ncpo-  un  Ingegno  mediocre  continuamente  fo- 
tianum  fcriffe  S.  Girolamo  : Impoflì-  pra  un  mcdcftmo  foggetto  meditando  , lo 
bile  cft  piacere  omnibus:  ncc  tanta  penetra  finalmente,  come  colla  continua- 
vultuutn,  quanta  fententiarum  di-  gione  della  fua  caduta,  ma  non  colla  fot- 
verfitas.  Aut  nihil  fcribendum  fuit;  ga,  la  goccia  d‘  acqua  fora ‘là  pietra-*, 
aut  feribentes  noffe  cutxftorum  ad-  appella  grande  ingegno  quello  , che  <t_» 
verfus  nosmaledicorum  effe  tela  de-  qualunque  materia  la  quale  intrapren- 
torquenda  . Ci  affatichiamo  in  una-*  da,  fi  fente  avere  attitudine  , e capacità 
materia  Filofofica  > Ifiorica  , e dilette-  ncccffaria  a comprenderla  , e fopra  le-*' 
vale  ; angi  molto  all'  ufo  ncccffaria  , forge  fue  non  la  trova,  afferma,  che  ciò 
e non  imitiamo  quel  Didimo  Gramatico  no»  può  venire che  da  una  gran  fubli- 
già  creduto  comportare  di  quattro  mila  mità  , da  una  forga  fupcrabile  nelle  dif- 
libri  ( che  eran  forfè  brevi  Capitoli)  ne'  ficultà  , e ita  una  vivacità  infaticabile-, 
quali  De  patria  hominum  qusrit,De  ma  è caffi  rara  , che  un'  Ingegno  di  tal 
È nere  matte  verd , 6c  alia  , qute  erant  condigione  negli  ftretti  limiti  di  una-. 
dedifeenda  > lì  feires  . Ben  fappiamo  fleffa  feienga  contenere  fi  poffa  . Dice, 
altresì , che  un  Gramatico  , »»’  Archi-  che  ne  comincierà  molte  , e potrà  riufei- 
tit to,o  altro  di  profcffione  diverfa,  altro  re  in  alcune  ; ma  effondo  divifo  in  tanti 
libro  non  avrà  a cuore,  che  di  Granati - oggetti , la  fua  applicagione  a ciafebedu - 
c a idi  Architettura  , o che  della  fua  Afte  ria  farà  minore  , e non  farà  fognila  das 

una 


* 

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1 1 


I n t y 0 d u xì  o » e. 


una  gran  rìufclta  . Quando  ancora  un 
tale  Ingegno  ne'  limiti  di  una  fola  feten- 
za fi  reflrigne,  affai  più  dell’  altro  s'in- 
noltra,  e la  penetra  fino  ad  una  affai  più 
grande  profondità.  Con  quefli  fentimenti 
dell'  Il  net  affermare  dobbiamo,  non  e {fer- 
vi dubbio  , che  ancorché  la  riufeita  uon 
farà  grande  , anche  grande  dovrà  l'  In- 
gegno appellarfi  , però  conviene  a tutti 
affaticarci  a render  grandi  i nofìri  Iu- 
gegni , perché  ha  Iddio  a tutti  gli  o tomi, 
ni  conceduto  una  mente  valevole  a tut- 
te le  cofe  comprendere  . Cai  leggiamo 
nella  Sapienza  cap.7. 1 7.1pfe  dedic  mi  • 
-hi  horum  , qua  fune , fcicrmam  vc- 
ram,ut  fciamdifpofiiionesOrbis  ter- 
munì,  & virtutes  Elemcncorum,  ini- 
tium,&  confumationem  , & medte- 
tarem  temporum,  viciflìtudinum  pcr- 
mutatiortes  , & confumationcs  tem- 
porum, anni  curfus , & ftellarum  di- 
rpofitioncs , naturas  animalium  , & 
iras  befliarum,  vim  ventorum,  & co- 
gitationes  hominum,differentias  vir- 
gultorum  , & virtutes  radicum  , & 
quscumque  funi  abfconfa>&  impro- 
vifa  didici  : omnium  enim  artifex 
docuit  me  Sapientia  . Se  poi  alcuno  a 
perfettamente  comprender  tutto  non-, 
ghigne  y certamente  la  di  lui  debolezza 
aceufar  non  fi  dee , nè  le  altrui  fatiche 
di  biaftmar  fi  avrà  tura  » Ncc  enim 
omnia  poffunr  effe  in  hominibus , 
quoniam  non  cft  immortjrlis  filius 
hominis  ; cerne  ft  ba  ntll'  Ecclefiaflico 
ctip.l~j.Dec  bensì  ciafchednno  , che  del- 
le cofe  altrui  moflrarfi  Cenfore  prcfime, 
rfporre  al  pubblico  le  pie  proprie  merci, 
farle  cotiofcere  migliori , e dimoflrarfi 
colla  fpcricnga,  d' Ingegno  più  fublhne, 
la  vera  , e buona  Emulazione  in  ciò  fon- 
dare davendofi  . Si  potrà  altrimente^t 


dire  a luì  qùelche  al  criticò  Labaro 
Bonamico  dijfe  il  dannato  Erafmo  : La- 
zare  veni  foras  : fecondo  Bernardo  • 
Scardeono  lib.l.hift.Patav.  il  che  in  al- 
tra Opera  abbiam  riferito  ; 0 come  dif- 
fe  Marziale  al  Lettere  , lib.a.Ep.8. 

Hec  mala  furit  j fed  tu  non  melio- 
ra  facis  . 

c nel  lib.i.Eprig.jp.dt/ed  pure  fcritttri 

Cum  tua  non  edas , carpis  ine  a 
carmina  Lxli  : 

Carpcre  vel  noli  noftra,  vcl  ede 
tua*. 

II.  Ardentemente  alcuni farft  udire 
Ccnfori  ft  pregiano  , ancorché  maledi'- 
ccuza  t ed  invidia  mordace  , erabbiofo 
livore  , ma  non  vera  etnfura  fia  quella, 
di  cui  pompa  far  vogliono  , per  effere  al 
Moniti  creduti  Letterati . Jgiiclcbeè  più 
difforme  , fenza  avere  di  feflcffi  già  da- 
to alcun  faggio  ( ancorché  gli  Domini 
dotti  dal  dir  male  fi  aflengano  ) 0 fe  da- 
to alcuni  pur  l' hanno,  e fono  di  poca  lo- 
de meritevoli , ad  ogni  Autore  , ad  ogni 
libro  le  macchie  attaccare  prefumono, 
c gli  abbagli , ed  altri  mancamenti  a lo- 
ro capriccio  innalzano  , e i decreti  pur 
formano  . Di  quefla  fpczfc  di  ridicolofi 
Cenfori  largamente  trattiamo  nel  Ter- 
zo Tomo ,cl)e  aggiugneremo  a’  due  To- 
mi della  npflra  Idea  della  Storia  dell* 
Italia  letterata  già  dati  alla  luce . 
Rintuzzare  * loro  deboli  vaneggiamen- 
ti pigliandoci  il  piacere  , c foddisfare. _» 
anche  a buoni  Critici  , fe  vi  farà  bifo - 
gno  , abbiamo  già  flabìlito  nello  Jìcffit 
Tomo  . Le  varie  Jpczie  de’  Critici  qui 
nondimeno  manìfcfìare  vogliamo  , e_* 
cQiifolare  i buoni  Autori , che  ferivano,  i 
quali  confiderai  ben  debbono  , che  il 
buono,  quando  veramente  è buono  , è da 
tutti  conofeiuto  , anche  dagl'  Ignoranti ; 

E a come  • 


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ìz  1(1  or.  delle  Gemme,  e delle  Pietre  di  Giacinta  Gimma . 


tome  un  Virtuofo  ci  fcriffe  . Cesi  /’  ora 
ad  ogni  tormento  di  fuoco  più  refifle,e 
rifplcnde . 

12,  Cinque  nemici  degli  altrui  libri 
fono  comunemente  affegnati,  come  fi  leg- 
ge nel  Teatro  del  Bejcrhnc.  1 primi  fo- 
no gl'  IGNORANT 1 per  l'  ottufo  inge- 
gno, con  cui  le  eofe  capire  non  pojfoiw, 
o perchè  privi  delle  cognizioni  di  quel- 
the  fapereft  debba,  e fi  pojfir,  o di  ale u. 
ne  debolmente  infarinati  , quando  pur 
fono  ne'  principi  degli  Studj  loro  , con 
ceceffiva  cflimagione  di  fé  fieffi , credono 
t moftrar.o  , che  tutto  fappiano  , e tutto 
f altrui  francamente  difpre^gano  ; e dif- 
fe  Giovanili  da  Collo  ne'  J'uoi  Concetti, 
c fentenze  morali  ; 

Sempre  dei  Carro  c la  piti  trilla 
rota 

Che  ftrepiti , e 1*  orecchic'altrui 
percota 

Nati  può  , fuorché  chi  è dotto, conofccre  o 
le  virtù  o i r ’igj  de'  dotti  Vomirti  fi- 
tome  ogni  Artefice  può  foto  giudicare 
le  Opere  della  fina  arte  . Scrijfe  però 
Plinio  il  giovine  Epilf.  IO.  Ut  de  pi- 
ntore, fculptore  , tintore , nifi  artircx 
judicare  ; ità  nifi  fapiens  non  potcfl 
* perfpiccre  fapientem. 

ij.  1 SV PERSI  quclehe  a loro  è 
ignoto  apparare  fdtgnando  , roti  deri- 
sone le  fatiche  de'  Vittuofi  vilipendono', 
ancorché  molto  dalle  medcfimc  imparar 
puff  ano  , e con  occhi  biechi  rimirino  . 
Z>ig  i /hffi  può  dir  fi  col  BoccacciotE  co- 
me Galli  tronfi  colla  tefia  alta  pet- 
toruti precedono  : e ne'  di  fi  or  fi  tonde 
p r tenge  fputar  s'  odono  ; ma  dijfe  An- 
dito Sgarbagg  tti  : 

Alcun  fi  crede  efperto  ,'  e par  che 
vada  ' 

Crgcgliofo,  cd  alticr  cjuafi  Leone, 


E poi  reità  un  Montone 

Beffato  dalle  genti  a meza  fìradal 
, 14.  Gl' IPPOCR1T I altri  fonolite 
delle  Opere  loro  non  fanno  alcuna  mo- 
fra  , e fe  pure  la  fanno  , niuna  fortuna, 
ninna  lode  vi  ritrovano  . .Qucfli  veg- 
gono appena  alcun  libro  , che  alla  voglia 
loro  foddi  sfacci  a,  e fa  di  buon  gufoton- 
de pare  ,c he  di  alcuno  di  qnefta  fpegit 
abbia  detto  il  Cieco  d’  Adria  Luigi 
Grotto  : 

Vorrebbe  fare  appunto,  come  fo- 
gliono 

I Can  degli  Ortolani , che  non 
mangiano 

Cauli , nè  voglion  men  , eh’  altri 
ne  mangino . 

15.  Gt  INSIDIOSI,  detti  ciechi  da 
Livio, fono  1 più  molcfli,  perchè  nitid  i . 
virtù  pregiano,  e tutto  quello , che  negli 
altri  fplcndrr  mirano  , e mancare  in  fe 
fieffi,  con  furore  di  [pregiano  ; onde  con 
rabbia  fi  attnfano  . Al  nobile  penti- 
mento di  rlinio  il  giovine  con  vergogna 
fi  oppongono  ; mentre  nell’  Epift.  io. 
f (riffe  di  fe  flejfo  : Ncque  ego  ( ut 
multi  ) invideo  aliis  bonum  , quo 
ipfe  carco  ; fed  contra  fenfum  quen- 
dam,  voluptatemque  pcrcipio,  fi  ea, 
qusc  mihi  denegantur , amicis  video 
fuperdfc  . Ma  è qttefìo  un  male  , che_,  • 
ben  dilatato  fi  vede,  e pare,  che  familia- 
re fia  pur  divenuto  ; nè  men  porta  alB 
amicizia-,  ed  all'  obbligatone  per  lo 
fpaxio  di  molti  anni  confermata  , alcun 
nfpctto-,  tanto  che  dijffe  il  Sannazaro: 

Nel  Mondo  oggi  gli  amiti  non  fi 
trovano  ; 

La  fede  è morta  , e regnano  l’ in- 
vidie, 

E i mal  coltomi  ognor  piti  fi  ripio- 
vano . 

guan- 


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J n t r o d 

■guanto  antico  però  fia  ciò  flato , fi  cava 
daS,  Clemente  Alcfiandrino  , che  viffe 
nel  terzo  fccolo  , e riferì  efemp)  affai 
pii)  antichi . Portò  nel  fuo  Lib.6.Stro- 
mat.  le  parole  di  Alcmeone  Crotoniata: 
Inimicum  facilius  cft  cavcrc  , quàm 
amicum  .•  ed  avendo  riferiti  altri  verfi 
degli  antichi  Poeti  , così  fogginone  : 
Prterereà  cum  fcciflet  Theognis 
Argcnrum  reprobum  , acque  au- 
rum,  faifieque  moneta 
Non  agre  fapiens  vir  reperire 
queat  . 

Memem  autem  chari  num  peftoro 
. fallar  amici 
Callidus,  atque  inrus  corda  do- 
lofa  tegat . 

Qua  non  à Superis  reseli  magc  re- 
proba,  nofie 

Inter  res  omnes  «ft  magc  diffi- 
cile. 

Euripidei  quidem  : 

O Tuppiter  cur  aduiterinum  quod 
fiet 

Aurum,  dedifti  Ugna  aperta  inter 
homines  ; 

Sed  quo  queat  ligno  maluscogno- 
feier 

£11  infitus  nullus  chara&er  cor- 
pori  ì 

Certamente  alla  Virtù  è tanto  amica  la 
Fama,  quanto  è nemica  l'  Invidia  ; e fi- 
corne  la  Virtù  per  le  lingue  altrui  é ma- 
tti nife  fi  a e feoperta  ; e nelle  Opere  de ’ Vir- 
tuoft  riluce , che  parlano  da  fefteffe  ; co- 
ti cerca  invano  P Invidiofo  di  abbof- 
farla, coprirla  , ed  ofcurarla  . Bendiffe 
Girolamo  Sorboli  j ' 

Che  l’Invidia  aVirt&  pocodànoja, 
£ la  Virtù  Tempre  ì*  Invidia  ^ 
fprezza  . 

Dovrebbe  P invidia  yederfi  fola  tra  gli 


ut  io  ne.  ij 

uguali  o {di  età  , o di  fludio , o per  le  fa- 
tiche prefenti  ; ma  non  fen%a  derifionc 
di  chi  ode , mordacemente  anche  tra  gl' 
intignali,  e fuoi  maggiori  fi  aguzza.  Non 
ft  attaccano  , che  alle  cofe  di  gran  lode\ 
perché  appena  delle  vili  fifa  conto  ; t_> 
ciò  molto  con  gli  efemp j dmofirar  fi  po- 
trebbe : non  tffendofi  già  veduto  Autore 
di  fama , che  non  fia  fiato  dall"  invidia 
ferito . Ciò  nulla  nuoce  al  Virtuofo j an- 
zi più  gli  reca  , egli accrcfcc  fplendorc', 
e dijfe  il  Sannazaro *: 

L' Invidia  fìgliuol  mio  Te  ftelTa 
macera , * 

£ lì  dilegua , come  Agncl  per  fa» 
feino , 

Che  non  gli  vai  ombra  di  pino , o 
d’  acera . 

Levino  Lennio  Jib.  -i.  de  occulr.  nar.' 
mirac.cap.ia.  moftra,  che  gl'  Invidiofi 
dall'altrui  virtù  tormentati  fi  marciro- 
no, e diventano  tifici . 

16.  Gli  EMULI , quando  tal  nome 
a tiro  conviene  , degni  di  gran  lode  cer- 
tamente farebbero  ; fe  colla  buona  e lo- 
devole emulazione  per  l' acquiflo  della 
gloria,  fi  sforzaffiro  affaticar fi . Ma  la 
gloria  dipende  dalle  Opere  , non  dal  fola 
appetito  di  tonfeguirla  . Nell'  Epift.  8. 
diffe  Plinio  il  giovine  : Sequi  gloria» 
non  appeti , debet  ; nec  , fi  cafu 
aliquo  non  fcquatur  , idcirco  quod 
gloriam  non  inerme, minus  pulchrum 
cft  . Sono  però  alcuni  oggidì  in  varie 
Città  ( c fono  pure  fiati  in  ogni  tempo  ) 
che  nel  criticare , o nel  dir  mate  facendo 
fiudio  , fenza  punto  riconofccr  fe  fteffi  , 
di  appellar  fi  Emuli  hanno  tutta  P am- 
bizione', ma  o non  mofirano  alcun  frutto, 

0 a produrlo  eoa  lode  non  fono  affatto 
valevoli . Di  quefii  fi  può  dire  con  Pan- 
filo fruttivi  I 

Ma 


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j fior,  itllt  Gemme,  e delle  Vìetee  di  Giacinto  Gèmma. 


Ma  quello  è proprio  d’ ignorante 
clprcffo , 

Abballar  laVirtude  , c alzar  fé 
fteffo  . 

fìtte  fpczje  di  Emulazione  affegna-t 
franccfco  Patrizio  , quando  tratta  del 
[Regno  I.5  .C.12 .Dna  è con  dolore  di  ani- 
mo , quando  non  può  alcuno  avere  qticl- 
che  l'  altro  ottiene  ; e quefla  è vizio,  e~> 
Cicerone  in  Rhctoricis  l'appella  infer- 
mità . Nafce  l'  altra  dalla  forni  gl  ian^a, 
e dall"  imitazione  j e quefla  è degna  di 
lode  , e lo  fleffo  Cicerone  la  dice  imita- 
zione di  virtù.  Scrlffc  della  prima  A/i- 
flotile  2.  Rhet.  che  di  dolor  quidam: 
quoniam  bona»  & honorabilia , qu® 
eemulus  affequi  poffet > non  fimilibus 
adeffe  vidcantur  , non  quoniam  aliis 
fune,  fed  quoniam  non  ipfi  quoque. 
Suole  però  efftre  l’ Emulazione  tra  gli 
uguali  y perchè  dijje  Eflodoy  riferito  da-» 
Andrea  Eborenfe  Portoghefe  : Natura 
comparatum  di , ut  inter  eos  ®mu- 
latio  contcntiofa  non  innafeatur,  qui 
diverfa  virtute  , diverfis  moribus, 
non  eodem  ftudii  genere  operam  rei 
cuipiam  dant  . Virgilio  flrjjo  fa  men- 
zione in  Bucol.  che  Bavio  , e Mevioy 
fciocc  biffimi  Poeti, la  fua  gloria  invidia- 
vano ; c quefla  mcdcfima  vitiofa  emu- 
lazione è da  molti  pur  chiamata  Am- 
lezione  , e da  Cicerone  ancora  fu  forni- 
cata alla  pefle,  così  in  Laelio  fenven- 
do:  Peftis  nulla  major  in  amicitiis  effe 
potdl,quàm  in  quibufdam  honoris, 
& glori®  ccrtamcn,  ex  quo  inimici- 
ti®  faepè  maxim®  inter  amicidimos 
eztiterunt . 

17.  Gli  APPASSIONATI  aggiu- 
gr.cre  fi  poffonofl  quali  vincere  dalle  pat- 
roni fi  laJciano,e  fervi  della  propria  fod- 
ihs fazione  ft  fanno  , $ di  coloro  , che  gli 


conducono  ; e gli  conviene  quelcbe  diffé . 
Dante  nel  Purgatorio  3. 

Come,  le  Pecorelle  efeon  dal  chiu- 
fo 

Ad  una,a  due, a tre»c  I’altre  Hanno 

Timidette  atterrando  1’  occhio,  e 
’l  mufo . . 

E ciò  che  fa  la  prima  > c l’altre  fan- 
no 

Addolcandoli  a lei , s’ ella  s’  arre- 
na , 

Semplici  e quete,  c lo  perchè  non 
- fanno . 

Jjfucfli  al  convenevole  non  punto  mi- 
rando,perchè  jurant  in  verba  magiari, 
per  compiacere  all'  altrui  voglia  , tutta 
aguzzano  la  lingua  ; anzi  tutti  obbliga- 
ti a gradire  quelchc  a loro  aggradile 
vorrebbero  , e trovano  macchie  , ed  ap- 
pellano errori  in  quello  fleffo  , che  molto 
è lodevole . Giugne  la  loro  pafflone  <c_» 
fargli [ manifeflamente  travveiere,  menr 
tre 

E’  facil  cofa  P ingannar  fe  flelTo.' 
18.  Tre  fpexje  di  Critici  , oltre-» 
i già  riferiti  , riconofce  Cefare  Giudici 
nella  fua  Oftcria  magra  , Giornat.  3. 
che  pure  di  ciò  fi  lagna  nel  fuo  libro  di 
divertimento  , cioè  degli  Sciocchi  , de', 
Difcoli  , e de'  Maligni . Dice  , che  gli 
Sciocchi  parlano  fenza  che  pur  J'ap- 
piano  quelcbe  dicanole  fpeffo  fenyi  aver 
letto  il  libro,  contro  cui  fi  adirano  , get- 
tano a ventura  le  parole, come  1 RagaZ * 
Zi  gettano  i faffl  • Chi  è colto  , è colto. 
1 Difcoli  ftanno  fu  le  metafore  ,el’  ar- 
guzie y e voglion  dire  quelcbe  a lorpia- 
ce,  f amico  più  toflo  fprezzand°  » che  il 
proprio  concetto  . Stima  » Maligni  più 
pcrniciofi perché  per  naturale  infinto 
criticar  fogliono , e cen furare  le  alti ui 
fcritture , in  cui  fi  affaticano  con  ej'at- 


ìnt  red i 

tifimi  Notoria  : Bafla  una  fillaba  mal 
concertata, nna  parola  non  regolare,  una 
Ynctafora  un  poco  ardita  , una  figura  al- 
quanto zoppa  , c fimili  cofe,  per  condan- 
nare un  Volume  intero, di  cui  direfi  deb- 
ba, che  Nulla  vale  . Dice  , che  foglion 
fare  il  Fife  a le,  e'I  Pedagogo,  qua  fi  cbe_, 
foficro  i Paladini  d'  apollo  ,e  che  appe- 
na infieme  cucir  fanno  una  dolina  di 
filiale' , ed  impaflare  la  cinquantcfima-, 
parte  di  un  Madrigale  , che  voglion  far 
del  Petrarca, ’c  dell'  Ariofìo  . Piu  tem- 
po confumano  a fare  un  Sonetto,  che-» 
un'  Elefante  in  dare  a luce  il  fuo  parto ; 
e poi  rafi  mira  ancora  il  parto  dell’  Or- 
fa',  fecondo  clic  lo  credano  informe  gli 
Antiibi,  in  lui  non  conofcer.dofi  alcun 
membro  . Sembrano  le  Cantaridi , egli 
Scarafaggi,  che  fucciano  il  tofico  da’più 
bei  fiori,  da  quali  le  Api  colgono  il  me- 
le . E-vcramente  chi  a tutti  penfa  dar 
gufo,  i inganna  ; perché  fono  le  opinio- 
ni, e igen.)  differenti , cornei  volti  \ cd 
uno  fa  fimi  le  il  Compofitorc  al  Cuoco  , il 
quale  a ben  condire  un  cibo  ancorché  s’ 
ingegni,  non  può  gingnere  a fare,  che  ad 
, ogni  palato  covfcrifca:  ad  alcuni  il  dol- 
ce piacendo,  ad  altri  l'  afpro,  o f afeiut- 
to,  o l"  alterato  , oitfimplice  . Poche 
cofe,  che  non  trovino  a lor  genio  , pochi 
falli,  che  avrà  l'  Autore  commi  fi  , o fi- 
dalo ad  altro  Autore  , dacui  ha  tolta 
la  notigia  anche  riferendolo , e poche  co- 
fe  di  poco  momento  , le  quali  non  ba~> 
molto  efaminate,  non  rficndovi  nccefità, 
■ o non  ha  bene  ricovcfciittc  negli  Scritto- 
ri , le  cui  Opere  tutte  legger  non  fi  pof- 
fono,o  perchè  non  fi  hanno  pronte,  o per- 
chè manca  il  tempo  ; ci  alcune  cofe  an - 
c he  malignamente  , cd  a lor  modo  inter- 
pretate , le  ingrandirono  , le  moflrano 
per  efempio',  acciocché  prfjc.no  togliere 


i x,  ì e né'-  15 

la  fìima  a tutta  Un'  Opera  ; benché  ven- 
ga la  fltfia  univcrfalmente  applaudita, 
ricercata  , e dagli  “Domini  dotti  ammi- 
rata. A ciò  fi  aggiugne , come  dice  l'  Au- 
tore del  libro  col  titolo  di  Diavolo 
zoppo  cap.16.  che  per  ifcrcditarc  un _» 
libro  nuovo  di  molto  efito  , unijìona 
amici , fanno  ccngrcfi  nelle  pubbliche _» 
piazze  1 nelle  cafe  , nelle  Librarie , e 
Stamperie  , e promettono  impugnazioni ; 
acciocché  fe  ne  dica  male,  c fi  fiimi,  che 
niente  vaglia.  Ma  pagano  fpeffo  tali  Cri- 
tici la  loro  pena",  perchè  fono  ben  notati, 
e bene  efaminata  la  dottrina  loro , l 
abiltà  , e la  natura  j e conte  difie  Gio : 
Boccaccio  : 

Chi  vuol  talora  vergognare  altrui 

Oppreffo  refla  , cd  ingannato  lui. 
0 come  cantò  Giovambatifia  Giraldi  : 

Ov*  altri  offender  crede,  a se  fa 
il  danno  . 

Di  tanti  procefi  , clic  formano,  non  fi  fi 
alcun  conto  , come  non  ne  faceano  gli 
Antichi,  che  di  tali  Critici  fi  rifero  ; an- 
zi fecero  a gara  tra  loro  , a chi  più  libri 
fcrrvtr  potea  , come  già  fcriffero  centi- 
naia di  libri  T cofraflo  , Crifippo  , Em- 
pedocle , Cala  o , Origene,  e tanti  altri. 
Si  fìima  anche  decoro  non  rifpondere  ci 
mede  fimi , ancorché  impugnazioni  , e li- 
bri particolari  effi  ferivano  ; filmando - 
fi  più  decoro  fargli  abbacare,  come  ab- 
baiano i Cani  alla  Luna  , che  moflrarc 
un  minimo  fcntimcnto  colla  penna  itt-3 
feddisfazione  di  quanto  effi  ferivano 
contro  . Di  ciò  notabili  efemp)  di  anti- 
chi , e di  moderni  Autori  recare  fi  pofio - 
no,  i quali  per  cjfer  noti  agli  Domini 
dotti,  di  buona  voglia  tralasciamo.  Per 
acqutftare  qualche  nome  , delle  Opere  di 
celebri  Autori  fi  fanno  critici  . 

1 p,  PenJana  alcuni  effere  ottima 

con- 


Digii 


1 6 ìjlor.  delle  Gemme , e delle  P tetre  di  Giac wt e Gimnin . 


ion  figlio,  che  debba  un  Galantuomo  leg- 
ger fimpre , comporre  di  raro,  non  ifiam « 

par  mai’,  confidcrando  , che  la  Stampa  é 
il  T avoliere  , dove  giucar  fi  vede  la  ri- 
putazione, e 1'  onore $ e'I  Banco,  dove  s' 
impegna  la  fama,  e'I  nome  colla-  medeft- 
vi a Eternità.  Non  è però  degno  di  lode  il 
tonfiglio  ; ami  tutti  fcrivcr  debbono, 
quando  a fcrivere  fono  atti  ; e n abbia- 
mo gli  tftmp)  di  tanti , che  hanno  firit- 
to,  e pure  fcrivono’,  fen%a  che  le  bravu- 
re de'  Critici  gli  atterri [catto  . Se. pure 
errori  fuccciono  , o abbagli  , o altri  di- 
fetti, già  è noto  quell'  Homines  fumus, 
& falli  poflutnus  : e chi  nel  comporre  è 
tifine  fatto  , può  di  ciò  fare  ottimo  giudi- 
zio \ peri  he  ha  la  fptrienz a delle  diffi- 
t ulta,  che  nello  fcriver  bene  fpefio  s'  in- 
contrano . Nella  voce  Scriberc  così  con - 
r binde  il  Bejerltnc:  Viri  boni  eli  bona 
fua  non  ctelare  , eaque  viva  voce  fui 
fcculi  hominibus , & fcriptis  poten- 
tati communicare  . Imperfetta  multa 
quidem;  & quid  in  hac  vitaperfe- 
tìum  l 

20.  Le  nature  di  tanti  Critici , che 
fono  al  Mondo  , fecondo  le  fpeye  loro, 
benché  divife  le  abbiam  numerate  , in _> 
una  flejfa  perfona  talvolta  unite  fi  veg- 
gono . Molti  in  uno  fleffo  tempo  Emuli  , 
Ippocriti  , Invidiofi  fi  moflrano  , e da 
tutte  le  altre  fpe\ie  de'  nemici  de'  libri 
prendono  l'  armi  , che  filmano  ferire  ba- 
flevoli,  e fanno  in  fe  ftefii  un  compofio  di 
nature  diverfe,  più  firavagante  degl'h- 
coccrvi  de' Filo fo fi  . Jffucfti  fono  i Su- 
furroni , che  per  J'eminare  di  fioràie  ado- 
perano le  forz t tutte  , le  invenzioni , t i 
configli  ; e quefii  i buoni  libri  addentare 
fi  dilettano,  e la  fama  di  chi  firive  , e_» 
nulla  curano  de’  rimproveri  , e de'  bia- 
fimi , thè  ricevono  . Si  può  dire  di  loro 


quelche  già  iiffe  il  Dolce  : 

Come  afialirc  o vafo  pastorale  , 

O le  dolci  reliquie  de’  convivi, 
Soglion  con  rauco  fuon  di  Arido-, 
le  ale 

Le  impronte  Mofche  a’  caldi 
giorni  eftivi  . 

Pericolofa  è finza  dubbio  con  quefle _» 
fpczic  de’  Critici  t /’  amicizia  , t la-* 
pratica  ; dicendo  Serafino  Aquilano  : 
Dice  il  proverbio , fra  la  Gatta,  e 
’l  Cane  , 

Che  già  mai  non  vi  fu  buonsJ 
« amicizia . 

La  cagione  fi  cava  da  quelche  cantò 
Giovan  Giorgio  T rifiino  : 

Ed  ho  in  odio  colui , che  dentro  il 
core 

Tiene  una  cofa,  e nella  lingua  uà* 
altra  . 

Sprezza no  1*  fatiche  degli  Domìni  dot- 
ti ; e fi  talvolta  dà  fuori  qualche  fua-. 
opera , che  appena  fi  rimira  , alcuno  di 
quefii  Critici , prejùme  d'  ejfer  giunta 
nella  Cima  delParnafo  , e poter  dare  al- 
le ftefie  Mufi  le  leggi  ; né  vede  , fi  non 
con  pena,  le  glorie  de'  gran  Ltfterati  ; I 
quali  però  a profiguirc  le  toro  lodevoli 
fatiche  maggiormente  s'  invogliano  ; fi- 
come  al  latrar  de’  Mafiini  Pcragic  cur- 
fus  furda  Diana  fuof. 

21.  Sono  invero  diverfi  i gen)  degli 
Domini [,  come  già  dicevamo , diverfi  le 
applicazioni , e i voleri  ; e tome  firifie 
il  P.  Coflant ino  de'  Notati  nel  faci 
Duello  , Ofio  era  nato  a dir  villania,  e 
Zenone  col  fuo  procedere  amareggiava 
i circofi. mti  . Così  altri  fo»  nati  al  dir 
male,  alla  Critica  , al  difprczz0  & tutto- 
quello  , che  non  è alla  loro  pajfione  fod- 
disfaccvole ; cantò  però  Capottane  Ghel- 


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l»t  r od  'u 

Altri  naviga  il  mare:  altri  nafcofto 

Gode  un  dolce  ozio  infoiitariacella: 

Altri  fpende  ; altri  acquifta  , altri 
più  tofio 

LeCaccic  , o '1  Canapo  , altri  il 
Teatro  appella  ; 

Con  si  dolci  motivi  ad  altri  aggrada 

O da'  libri  F alloro , o dalla  fpada. 
Altri  ama  , - altri  lufinga  , altri  è 
che  vive 

Dolente  ; altri  i fuoi  di  contenti 
e lieti  . . 

Altri  ferve  , altri  impera , altri 
prefCrive, 

E ferba  , e frange  ognor  leggi , e 
divieti . 

Coi»  non  è gid  maraviglia  , ft  varj  ef- 
fondo i gon)  degli  Vot/ii  ni  , varie  an- 
cora peno  le  nature  degli  Studiofi  . 

il.  Ancorché  a riprendere  i Critici 
fpeffo  fpeffo  gli  Scrittori  dalla  maledi- 
ci nza  ,e  dagli  fpiaccri  in  varie  gu ifc_, 
pcrjcguitati,  fi  sformano  ; non  efjendovi 
pur  libro , in  cui  le  doglianze  , e le  ri- 
■ preti fioni  nonfi  leggano  : f limano  ejfi , 
che  di  loro  non  fi  tratti  , ed  a quei , che 
viffero  , o pur  vivono  nell'  altro  Mondo 
fi-di  fil  bìafìmo  ; òndeoijfc  un  Virtuofo, 
eh : di  un  buon  Pedante  , il  quale  colla 
sferra  gli  fvegji  , han  bifogno  . Fati- 
cano i Virtucfì  negli  Stud)  , finga  che 
gl’  incomodi  varj  gli  attcrrifcano,  o col - * 
le  veglie  , o coll’  aver  la  mente  intri- 
gata nelle  altrui  api  moni , nelle  divcr- 
fuà  delle  Sciente  , nel  rivolgere  , c ri- 
cercare più  libri  , e nelle  fpefe  de'  me- 
defimi , ed  oltre  le  cure  domcfttche , nel 
Jbjferirc  più  morbi  , e dall’  agio 
allontanarfi  . A coi!  varj  con- 
tinui dijagi  fono  allcttati  dalla  fpe- 
r auga  della  Gloria  , e dell'  Onore  , Itu, 
quale,  ancorché  fia  fallace , come  dijfc 
Tom.  1. 


zìo  nt . ‘ 17 

appo  il  Tajfola Maga, Cznr.  i4.flanz.C7.' 
La  Fama,  che  in  vaghi  fee  a uiu 
dolce  Tuono 

Voi  fuperbi  mortali.c  par  si  bella, 
E‘  un'  Eco  , un  fogno  ; anzi  del 
fogno  un’ombra , 

Che  ad  ogni  vento  fi  dilegua  » e 
fgombra  : 

nondimeno  la  fperano  ; e veramente,  fe- 
condo Cicerone  1.  Tufc.  Honos  alit 
artes , omncfquc  incendimur  ad  ftu- 
dia  , gloria  . F flomaebevote  però , 
quando  certi  Beccafichi , non  collant 
Critica  ver#  , la  quale  i falò  degli  Va- 
mmi dotti , e nelle  fciewge  lungamente, 
efercitati  ; ma  colla  maledicendo  ofeu- 
rare  la  gloria  ficjfa  pretendono  . Molta 
più  , quando  a coloro  , thè  ad  illu fira- 
re colle  fatiche  la  patria  ,0  la  propria 
Nazione  , e ad  arricchire  le  faenze  di 
nuove  ojfervagioni,e  le  Librarie  di  nuo- 
vi Volumi  con  applaufo  comune  , tenta- 
no 1 Critici  ofcurargli  il  nome  , e to- 
gliergli quell' oAore  , che  dagli  Z>  omini 
dotti  gli  è in  premio  conceduto.  Occul- 
tano negli  a litui  libri  queliheé  di  utile, 
e di  lode  meritevole  : e ricercando  fola 
il  debole  , fe  pure  vi  è ; 0 pur  debole _> 
facendolo  apparire  , imitano  Biantc  Re 
di  Lidia . , che  niellava  a'  Ranocchi : 
JDomigiano  , che  facea  prigioniere  le~» 
Mofcbe  ; ed  Artabano  Principe  degC , 
Trcani , che  move » infidie  a’  1 Topi. 
Ignorano  però  l' 'avvertimento  di  Salo- 
mone ne ’ Provvetbj  cap.j.  Ne  fts  Sa- 
piens apud  tcmctipfum  : e che  Glo- 
riarli Sapicntes  polfìdebunc  : - Stulto- 
rum  cxultatio , ignominia  ; e con _> 
ragione  cantò  Giovanni  da  Collo  ne’  ci- 
tati Concetti  Morali  .* 

Deve  la  gloria  al  merco  corri- 
fpondere  , 

C Di  ' 


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1 8 Ijfar.  delle  Gemme,  e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma . 


Di  gloria  invidia  fu  Tempre  com- 
Pagna. 

Quando  però  alcuno  è dalP  Invidia  fe- 
rito , dee  dell'  onor  fuo  aver  pure  font- 
ina'tura  perché  , ficomc  diffe  Pietro 
Nelli:  , . f 

Ovunque  per  lo  Mondo  il  pi-  *> 
mena, 

Quello  importuno  onor  ti  è Tem- 
pre al  fianco  , 

Teco  Te  ’n  viene  al  letto  , a pran- 
fo,  a cena  . 

Ci  (iamo  in  quello  argomento  a 
ballatila  fermati  , e di  cui  nnn  v‘  6' 
quafì  /tutore  , che  ne'  principi  de'  fuoi 
libri  non  ne  feriva  , tale  effendofi  !'  ufo 
di  molti  introdotto  ; benché  talvolta _* 
fetida  alcun  frutto  . Scriviamo  le  eofe 
noftie  per  darle  alla  luce,  fpronati  da 
coloro  , a cui  non  foro  difpiaccvoli  j fi- 
tome altre  fi  fono  in  altri  tempi  già  da- 
te ; e fperiamo  anche  fenvere  altre  Ope- 
re di  altro  argomento,  e pubblicarle  ; 
finché  Iddio  colla  vita  ci' darà  for^a  e_* 
valore  ; e pii  fpeffo  nuovi  libri  nofiri 
fi  vedrebbero  fiotto  P occhio  degli  Eru- 
diti , fe  le  fpefe  gravi  delle  Stampe  non 
ti  foffero  dì  freno  . Così  continuaremo 
non  foto  a'  Curiofi  dare  colle  noflre  fa- 
tiche un  lodevole  divertimento.-,  ma  an- 
che a qualche  Critico  -,  acciocché  non 
gli  manchi  ampia  materia  , in  cui  e la _» 
Critica  , el'  invidia,  ed  ogni  altra  pap- 
pone efercitare  ben  poffa  . / libiamo  la 
fpcritnxa  confermata  in  varie  occafio- 
ni  , che  dalle  Critiche  c maledicen%e 
altrui  ci  è fiato  accrefciuto  P o «ore_» , 
awerandofi  più  volte  quel  Salutcm— > 
ex  inimicis  noflris  : e ne  daremo  ben 
tonto  nel  libro  De  Studiis  propriis. 
Ci  é molto  caro  il  ccnfiglio  di  Plinio  il 
giovine,  dato  al  fuo  Rufo  Iib.  i.  Epilt. 


J*.  in  etti  vuole,  che  feriva  -,  perché  i fi- 
bri  foli  da  nói  compofli  faranno  femprt 
nofiri  ; [e  altre  cofe  dopo  noi  ad  altri 
Padroni  certamente  pajfcranno . Così 
però  egli  feri fise  : Hoc  Ut  negotium 
tuum  , hoc  otium  : hic  labor  , haec 
quies  : in  bis  vigilia  , in  his  etiam-j 
fomnus  reponarur  . Effinge  aliquod 
& excude  , quod  lit  perpetuò  tuum. 
Kam  reliqua  rerum  tuarum  poli  tc 
alium  , atque  alium  dominum  for- 
tienrur  : hoc  nunquàm  tuum  defi- 
nct  effe  ,-Ti  Temei  ca&perit  i Tratti 4- 
mo  dunque  in  qiicfi’  Opera  delle  Gemme, 
delle  Pietre  , e di  tutti  i Minerali , fe- 
condo la  Storia  Naturale  : ed  abbiamo 
particolare  infìituto  di  moflrare  le  fa- 
vole , che  in  ciafeheduna  di  effe  fi  fono 
fcritte . I gravi  Spofitot  i ancora  della-* 
Sagra  Scrittura,  delle  Gemme  , o di  al- 
cune di  effe  hanno  trattato  fopra  l'  Efo- 
do,  e P Apocaliflc  ; dalla  natura  loro 
i fenfi  var j ricavando  , ed  efponendo  i 
fimboli  per  allcttarci  alle  virtù  morali. 
Ma  per  non  più  dilungarci  , qui  dichia-  . 
riamo,  che  quanto  di  alcuni  Autori  di- 
remo, e le  opinioni,  che  mofìraremo  con- 
tro loro  , non  accipi  debent  in  Hlo- 
rum  virorum,  de  literis  optimè  tnc- 
rirorum,conrcmptum,  aur  infamiam; 
fed  quia  potior  eli  veritatis  ratio . Si 
hanc  illis  prsefecimus , nihil  eli  infa- 
me. A ventate  vinci,  eli  vincere  fal- 
fuatcs  ; come  diff0Andrea  Libavio  De 
Bituminibuslib.?.  cap.  1 1.  in  Schol. 
Imploriamo  intano  il  divino  ajuto  , e_i 
ripetiamo  le  parole  , che  fono  credute  di 
S.  Bernardo  nella  Lettera  fcritta  a'  Ca- 
nonici di  Lione  , della  quale  però  al- 
cuni dubitano  efiere  fiata  finta  con  altre 
lettere  da  Nicolò  Segretario  del  Santo, 
teme  abbiamo  riferito  nella  noftra  Ita- 
lia 


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» 


1 9t  roin 

lia  letterata  cap. jj.arr. j.num.p.  Col- 
le flcjje  parole  nondimeno  ci  protefliamo, 
colle  qntlj  altre  volte  proteflati  ci  fu- 
mo fieramente  in  tutte  le  Introduzio- 
ni delle  noflre  Opere  , cioè  degli  Elogi 
Accademici , delle  Diflcrtazioni , e_» 
dell'  Italia  letterata  fte/fa,  così  dicendo: 

Quai  dixi  , abfque  praeju- 
dicio  ditfla  fint  : Saniìis  Sa- 


ri 6 9 f *-  19 

pientis  Roman»  prsfertim 
Ecclefi»  autoritati  , aut 
examinitotum  hoc  > ficuc 
& estera , qus  hujufmo- 
difunt,  univerfa  sefervo: 
ipfius,  fiquid  aliter  fapio  > 
paratus  judicio  emendare. 


C 2 DELLA 


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NATURA  DELLA  STORIA 

DELLE 

GEMME-  E DE  MINERALI. 


\ao 


LIBRO!. 


Ruttano  comunè- 
mente  gli  Scolatici 
della  natura  di 

quella  Scienza  , di 
cui  fcrivono  , pri- 
ma di  fpiegar  le  fue 
parti  così  della* 

Fifica  ferivendo;  tutto  quello  , che  al 
nome  di  Filici  appartiene,  fotto  il  tito- 
lodi,f.'a  Natura  iella  Fi  fica  vanno  prima 
di  ojgni  altra  cofa  divifando  . Colla-» 
flcflà  regala  abbiam  voluto  dar  princi- 
pio alla  Starla  naturale  delle  Gemmai 
delle  "Pietre,  e de’  Minerali  ; e prima  di 
fpiegar  la  differenza  loro  , colà  molto 
convenevole  abbiamo  Rimato  » anzi 
ncceflTaria,  trattar  di  quelle  cofe  , eh?-» 
alla  Storia  noftra  , ed  alle  Pietre  fono 
comuni;  edefamiiiarc  altresì  la  loro 
generazione,  1’  ufi),  il  fedo  ^ che  alcuni 
impropriamente  aTegnan® , le  virtù,  il 
pregio,  c tutto  quanto  alla  generale  in- 
telligenza della  materia  appartiene-», 


della  quale  a fcrivere  abbiam  prefb  . 
Quelcne  però  delle  Gemme  riferiremo, 
alle  Pietre , ed  a’Miherali  dovrà  appli- 
carli ; perchè  le  Gemme  , e i Minerali 
o fon  pietre,  o dalle  pietre  derivano; 
come  in  tutta  la  Storia  dimoltraremj. 
Delle  Gemme. tratta* remo  prima  , per- 
che delle  lleTc  aveamo  rifoJuto  fola- 
mente  fcrivere  ; c delle  medelìme  fono 
alcun:  le  più  nobili  di  tutti  gli  altri 
Minerali . 

Dell'  Oriline,  e della  nobiltà  iella  Storia 
delle  Gemme,  e come  fia  parte  della 
naturai  F liofoba  . 

CAP.  I. 

i.  *Tj*U  errore  di  alcuni  antichi  Filo- 
X1  fofì„non  folo  che  folTe  il  Mon- 
do un’  animale  ; ma  che  più  Mondi  vi 
fieno  ; e Democrito  n’  arfegnò  infiniti; 
altri  diil'ero  , che  ogni  Stella  Ga  un 

‘ Mon- 


■v 

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21 


Dell’  Origine  della  Storia  delle  Gemme.  Gap.  1. 


Mordo  i cd  a'trc  vaniti  aggiunterò* 
di  cui  abbiam  fatta  memoria  nella  Dii- 
l'ertazione  De  ^Immolatili  Fabulofis  par. 
5.  cap.  8.  Plutarco  nel  fuo  Op.ifcolot  in 
cuiccrca  "Perche  gli  Oracoli  non  rend.no 
le  Rifpo'le ; perchè  iicno  ammutiti  * o ri- 
malti  interamente  abbandonati  , cd 
«llinti,  portale  opini  ni  di  alcuni  Gen- 
tili, che  introduce  a parlare  . Diire  Di- 
dimoCinico,che  perle  fcelcratezze  de- 
gli Uomini  la  provvidenza'divina, rac- 
colti predo  di  le  gli  Oracoli  * li  era  dal 
Mondo  partita  . Altri  ditterò  , eh:-# 
XTiodo  pole  nelle  cote  viventi  * che  di 
vera  ragione  partecipano, quattro  natu- 
re : prima  gl’  Iddìi , dopo  1 Gcnj  ; indi 
gli  Eroi,  e poi  gli  Uomini.  Adegnò 
pure  certi  mutamenti  » cioè  dcomc  la 
Terra  in  Acqua,  l’acqua  in  aria,  e l’aria 
in  fuoco  d trasforma  ; così  degli  Uomi- 
ni in  Eroi  » degli  Jiroi  in  Gcnj , e de'. 
Gcnj  alcune  poche  anime  foIamenT-* 
coll' ajuto  della  virtù  in  lungo  tempo 
purgate  affatto  , della  natura  divina  di- 
venire partecipi  . Cosi  accadere  ad  al- 
cune altre , cnc  per  mancamento  di  te 
medclimc  , c per  loro  errori  di  nuovo 
calino  al  ballo  , e cadute,  in  corpi  uma- 
ni vivano'una  vita  piena  di  tenebre,  ed 
ofeura  . Crede  ancora  Elìodo  , che  in 
certi  tempi  i Gcnj  muojano,  ed  in  per— 
fona  d’  una  Naide  adegnò  il  tempo,  di- 
cendo : 

La  gracchiarne  Cornacchia  nove  etadi 
Vive  dell'  Vomo  : de  la  Cornacchia 
. quattro 

Il  Cervo  : e a tre  del  Cervo  allunga 
il  Corvo 

il  viver  [uà  ; che  raddoppiato  a nove 
Volte  da  la  Fenice',  ma  voi  Ninfe 
Belle  nate  di  Giove  co'  i vo'lri  anni 
Dieci  volte  avanzate  la  Fenice . 

Così  fuppone  la  vita  d’ogni  Genio  con 
novemila  , fettecento  e venti  anni  ve- 
nire a terminarli  ( benché  da  favolofa 
la  Fenice  , come  abbiam  dimoftrato 
nella  DifTertaz.  De  .Animai.  Fabulof.  ed 
altx  favolp  ne’  mcdcfimi  verte  numera- 


re li  pollono  ) Ma  diire  Pindaro  , 

Che  l’  età  loro  agli  alberi  Ji  aggua- 
gli* * v ... 

c che  però  fieno  dette  Amadriadi,  qua- 
li colle  Quercie  viventi-.  Altri  (lima- 
rono , che  la  quantici  degli  anni  tea—# 
meno  grande,  c ditterò,  che  i Gcnj  agli 
Oracoli  , ed  alle  rifpoitc  attignati 
mancano,  c con  pili  inteeme  gli  Oraco- 
li. Della  morte  de’ Geiij  narra,  eh:-# 
Epitcrfc  volendo  per  mare  verfo  l’ Ita- 
lia metterli  in  viaggi©  , monto  fopra_# 
una  Nave  piena  dì  merci , e drpaifig-  . 
gieri  , c fui’  ora  di  velpro  prelso  l’ Ite- 
le Etinadi  ritrovandoli-  , nacque  un 
vento,  che  gettò  verte  Pafso  la  nave  > e 
quando  molti  dormivano , tenti  d' im- 
provvite  una  voce  , che  chiamò  Tamo 
Timoniere  Egizzio  tre  volte  , c ditec: 
Quando  a "Paiole  farai  arrivato  yavvifay 
che  "Pan  i I grande  è morto.  Giunti  a Pa- 
lude ,c  fatto  il  mare  tranquillo,  Tamo 
alla  poppa  voltatoli  verfo  terra  , dille,, 
che  "Puh  i l grande  è morto-,  c te  tenti  il 
gemit  > di  molti  con  meraviglia  confi- 
lo . Giunta  di  ciò  in  R.oma  la  fama, 
Tiberio  Impcradorc  dimandòTamo,  e 
teppe  d^’  luoi  Savj,  che  Panerà  figliuol 
di  Mercurio,  e di  Penelope.  Altri  efem- 
pj  deferivo  di  alcune  Itelc.dclla  Rritan- 
nia  diliibitate  ; ma  a’ Gcnj  , ed  agli 
Eroi  dedicate  , c tenute  rcligiofe  e fan- 
te; ove  talvolta  terribili  procelle  mo- 
vendoli , e molti  prodigj , credeano  gl’ 
Itelani,  che  qualcheduno  di  natura  più 
che  umana  era  morto  . Così  altri  efem- 
pj  te  riduce  Plutarco  a riferire  , e 1’  opi- 
nione di  coloro  , che  gii  infiniti  Mon- 
di ftabilirono  , c di  altri , che  ad  ogni 
elemento  un  Mondo  atTegnarono;e  di- 
ce, che  Platone  (labili  un  telo  Mondo. 
Soggiugne  p si , che  un  Pellegrino  di- 
cea  eteer  cento  ottanta  tre  configura 
triangolare  comporti  di  maniera  , chi-* 
fieno  fclTanta  in  ciafchcdun  lato  , cd 
uno  in  ogni  angolo  , e quelli  ordinata- 
mente  toccarli  con  dolcezza  . e girare, 

■ come  in  ballo  fi  ufa  ; ma  il  primo  den-  • 

tro 


* 


22  lJlorJclle  Gemmt}e  delle  Vietre  di  Giacinta  G imma. Ut. 1. 


tro  il  T pungolo  <hiufo,clTcre  il  ripolo» 
c Iattanza  comune  , c dirft  Canteo  della 
ivr  irà.  Altre  cole  và  riferendo  Plutarco 
d i Gentile,  qual’  era;  ma  non  vi  è dub- 
bio,che  i Genjii  Semidei, e i Dei  de’Gcn- 
c.li  non  altro  tieno, che  i Dcmonj,i  qua- 
li ileguaci  della  cicca  Gentilità  ingan- 
nava, come  inganna  pur’  ora  molti  In- 
diani , ed  altri  di  altri  luoghi, che  nella 
Udii  Gentilità  pur  vivono  . Omnes  Dìi 
genti  um  Dxr.oma  : pominui  ameni  Culo: 
jecit:  lì  ha  nel  Salmo  9J.  e dille  S.  Cle- 
mente Alelsandrino  in  Orpt.  bort.  ai 
Gemer,  falci  quidem  funi  apud  voi  C 
Dxmontt,  & Dei,&  Jt  qui  Semidei,  tan- 
quam  Saniajmi  muli  votai  i Junt  •-  c più 
lòtto  : Inbwnani , O"  homi  ne  s odio  baben- 
tet  Damanti  I um  ve/fri  Di  i.dr  non  folum 
Ixtitiam  ex  eo  cap'iunr , quel  bominum-t 
menici  ojjcndant  ; Jd  i tian  ex  komi- 
uun.  ex  de  traumi, r voluptate  . Ma  han- 
no 1 Gentili  introdotto  nel  numero  de' 
loro  Dei  non  Dio  i Principi , gli  Uomi- 
ni ; ma  gli  animali,  le  Fiere, le  Cipolle, 
ed  altre  cole  vili",  a quali  ancora  inlti- 
tuirono  la  diviniti  , c le  cerimonie  li- 
gie, come  gli  và  numerando  tra  gli  al- 
tri lo  ltelso  S.  (demente  . Celiarono 
veramente  gli  Oracoli  de’  Gentili , non 
[cr  la  mancauza  degli  aliti  divinatorio 
per  la  morte  de’  Gcnj , o Dei  , como 
hanno  ciecamente  i Gentili  creduto; 
ma  per  lanafc.ta  di  GicsùCritto  ; c 1 
P.  Deirio  Di/quit.Ma^k.lib.^.  qu.6.  eli- 
minando le  varie  opinioni  de*  Gentili 
intorno  gli  Oracoli , dilsc  , che  1'  cller 
ccl'sati , iribiiendwn  ejt  virimi  Salvatorit 
no/irije/u  Cbrifti,qui  fupencniens  for- 
lior  , Jori i armato  bete  drceptionii  vafa 
extorjit  . Raccontano  Sozomcno,  e Ni- 
ccforo  dal  P.  Kihadinicra  riferiti  nella 
fila  di  Criflo  avanti  il  luo  Flos  San  fio- 
rum  deferitta  ; che  Gicsù  mcdelimo  , 
quando  fanciullo  fuggi  nell’  .Egitto  , 
giunto  ad  trampoli  Città  della  Tebai- 
dc  , l'albero , che  era  avanti  la  porta, 
nel  quale  il  Demonio  adoravano  , lubi- 
to  abbafso  lino  a terra  i fuoi  rami  » il 


Signore  adorando  ; c poi  le  fuc  foglie! 
c i frutti  tutte  le  infermità  fanavano  . 
All’  entrar  dell’  Egitto  , tutti  i Demo- 
ni tremarono,  e i Simulacri , c le  Statue 
in  alcune  parti  caddero  alla  prefenza 
del  Salvadorc,  come  nel  Tempio  di  Er- 
mopoli  elìcre  anche  avvenuto  narra 
Palladio;  e S.  Epifanio  nella  t'ita  di  Ge- 
remia dice  , che  quello  Profeta  avvisò  i 
Sacerdoti  dell’  Egirto,  che  tutti  gl'ido- 
li rumerebbero  , c li  /penerebbero  in 
minutilGmc  parti , quando  una  donzel- 
la limile  Ti  Dio,  col  ligliuolo  da  lei  par- 
torito, cntrailc  nell’  Egitto  . Dille  S. 
Girolamo  i?  //ai.  cjp.qi.  Vojt  aiventtim 
Chrilii  ornila  idola  contìcuerunt  , ubi 
apollo  Delpbkut  , & I.oxiut  , DeHuf- 
que  , Ó"  C arini  , cxteraijue  idola  futuro- 
rum  Jàentiam  pol.icentia  , qux  R egei  po- 
tcnt  ijjimos  decèperunt  . Lo  ileflo  S.  de- 
finente nella  l’uà  Orai. ad  Geni.  fcrifleiD/- 
titnb  fientio  Caltalius  , & Colopboniut 
Fonici , etneraque  f-.uenia,  nu<e  divinandi 
vim  babtrevii  ba  itur  ; exjintta  cum  fuis 
f abiliti  d fìuxcrunt  , toùujqur  vi  nati  orni 
jotiui,  qu.tm  divina:  ioni  t nefanda  my  tir- 
ria cccidirunt.  Siici  Clarini,  Tyihiut,  Di- 
dima'us  , .Ampbiaraus  , Sf  olto  , ^impbi- 
loebm  ; tacent  ^fruj  picei , Mugurei,  jom- 
niorum  intcrpreletfCr  qui  fariha,aut  hoY- 
dco  vat  icina bantur.  Più  cofc  porta  Mar- 
lilio  Ficino  De  Cbrijtiana  Rclig.  cap..n. 
e fcrilTc  Niccforo  Hi)t.  Ecclefia/t.  cap.  7 . 
che  lungo  tempo  fu  muto  1’  Oracolo  di 
Delfo  ; ma  Augufto  Jmperadorc  aven- 
do di  nuovo  fabbricato  il  7 empio.,  ed 
inllituiti  i Sagrificj, volendo  rilpolla  del 
fuo  Succellbrc  , circa  l’anno  18.  dopo 
la  nafeita  di  Criflo,  ricevè  quella  : 

Me  puer  Hebrxus  Divos  Deut  ipfe 
oubernans 

Cedere  fede  julet , triftemque  fubire 
fub  Onum , 

jtrit  ergd  debinc  tacitili  difccdiio 
noflrit. 

Dopo  l’anno  centefima  dalla  nafeita  di 
Crilto  ( quando  vivea  Plutarco  , Mae- 
ltro  di  Trajano  Imp.  ) tutti  gli  Oracoli 

della 


Dell'  Origine  della  Storia  deile  Gemme. Gap.  1.  23 

della  Grecia  erano  affatto  ceflati , co-  viftbUium  Deus  : e nel  lib.11.  Maximum 
me  fenile  il  Baronio.  Poriirio  Giudeo,  mirabili um  eli  Mundus . L‘ quello  Mon- 
fattoCriftiano  iu  poi  Apollata  , empio,  do  un  congiungimento  di  Ciclo,  e di 
ed  ingegnofo  Filofofoie  di  lui  così  fcrif-  Terra,  e di  quelle  nature , che  in  c(Te  fi 
fe  il  ficino  : ^tuii  qua  voce  de  hoc  Tor-  contengono, come  dille  Arillotile  lib.De 
pbyrius  conqueratur  ( cioè  dell'  cflere  Mundo^ ad  .4lex.  però  c detto  Mondo 
celiati  gli  Oracoli)  To' tei , inquit,  qutm  grande  , o Univerfalc  . Così  Rimarono 
Jejus  coli  tur,  ttihil  utilitalis  à Diis  corife-  Pitagora  appo  Plutarco  DeTtacit.Tbi - 
qui  pò  umus  •.  e f ggiugne  lo  lleffo  Fici-  lofophor.  Platone  in  Timxo  : il  Trimegi- 
nq  : Du  funi,  0 Torphyri  , quarè  viribus  Ilo  in  Timandro  , cd  altri . Fu  iùa 
fuisjeju  virtutem  non  deprimimi?  Giu-  materia  creata  dal  niente  , e *non_. 
lianq  Imperadore  anche  Apoftata  , ed  fu  creata  ab  eterno  , come  provano 
empio,  dopo  l’anno  $60.  volendo  re-  gli  Scolaflici  , c S.  Ambrogio  ne’ 
ftituire  1 idolatria,  come  riferifee  il  Ce-  primi  tre  libri  Hexameron.  Nella—, 
dreno  , Iitorico  Greco  , mando  il  fuo  Genesi'  1.  fi  legge  : In  principio 
Medico  Oribalio , perchè  rinnova  Re  l'  crea^it  Deus  CxLtm.  'r  Terram\Terra  au- 
Oracolo  di  Apollo  Delfico  ; ed  avendo  temerai  inani s , vacua  ; c nel  terzo 
quello  rcllitmto  i Sagrificj,  e le  altre  fo-  giorno  della  Creazione  comandò  » che 
lcnnit.t  ,riicvè  dal  Demonio  RelTo  la_»  T a-  qua  'ì  ritirafse  in  un  luogo , che  ap- 
rifpotta  : _ _ _ peìlò  Mare,  efecca  apparile  la  t erra;  ed 

Cornnt  art  ifici  vario  Cort  ina  la!  ore  ordinò  ancora  , che  la  terra  fruttificafse, 
Coajtrui  f9,  hoc  Regi  redeuntes  dicite  lì  veflifse  di  erba,  e fi  adornalse  di  fiori, 
veltro  , _ di  alberi , c di  piante . Germinet  Terra 

Ni c eafa,  nec  Thxbi  reddens  Oraeula  herbam  virentrm,  Zr  fac'enfm  f-men  , ZT 
Laiiri.it  ìignum  pomiferum , faciensfrutrumjuxtì 

Vita  fuper,null.<  veni  un t à fonte  lo-  genutfuum  , cujus  femen  infemetipfo  Ut 
» » * • Juper.  terram.  Cominciò  in  quello  gior- 

Exttnfti  laticefque  profunda  fileni  ia,  no  la  fertilità  de*  Minerali  ; e vogliono 
fervant . ( alcuni  Spofìtori , che  da  Mosè  non  fu 

V arj  altri  luoghi  , e memorie  degli  Au-  fatta  menzione  nella  Sagra  Storia  della 
tori  h leggono  , da  cui  manifeflamcnte  generazione  de'Foffili,  c\'e’ Minerali , e 
lì  dimodi  a»  che  gli  Oracoli  incomin-  Metalli,  che  fi  fa  pure  nella  Terra  vo- 
ciarono a ceffarc  dalla  riafeita  di  Crillo,  me  le  piante  ; perche  facendo'!  ella  nel- 
ed  altri  anche  cefTarono  ; c per  la  vena-  le  vil'cere  di  cfsa,è  occulta  a’  fenfi.  Nell* 
ta  dello  Beffo  nel  Mondo  perde  il  De-  efsez  naturale  non  hanno  grado  ditfe- 
monio  la  fua  poteflà  . Narra  pure  Lat-  rente  dalla  terra  ; e lo  Storico  non  volle 
tanzio  Firmiano  riferito  dal  R Bufile-  raccordare  la  generazione  delle  cofe 
res  jF/o/c.Hifi.  che  ne’  Tempi  de’  Genti-  tutte;  ma  quelle  delle  più  nobili, c prin- 
h affittendo  un’Crilhjno  non  fi  ricc-  cipali,  come  fono  le  piante  , glianimali, 
veano  le  rifpofie  del  Demonio , nè  i Sa-  gli  Uomini,  e tracciò  le  più  vili,  i Mi- 
cerdoti  ricavavano  dalle  vifcerc  degli  nerali,  quella  ancora  de'  Fonti, de’  Fiu- 
ammali  fagrificati  i prefagj . mi , de’  Monti , c limili,  come  difse  Ni- 

5.  Dalla  Sagra»Scrittura  , e dal  con-  colò  Garzia  in  Synopf.Genef.qu.z.Crcne 
fenfo  di  moki  filofofi  anche  Gentili  dunque  le  Pietre,  le  Gemme,  e i Mine- 
abbiamo , che  il  Mondo  da  Dio  creato  rali , cominciò  la  notizia  di  elfi  , e fi» 
fia  un  folo  ; ficome  un  folo  è Iddio  r c quella  conceduta  al  primo  Uomo  , cioè 
. . Ap°Rino  De  Civ.Dei  lib.i  1.  fi/i-  Adamo,  che  riceve  nella  fila  flefsa  crea- 
bilium  omnium  maximus  ejt  Mundus:  in-  zioneda  Iddio  il  dono  della  Sapienza, 

colla 


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24  ìjler. delle  Gemmeye  détte  Pietre  di  Giacinto  Gimmo. . Lib.  li 


colla  quale  perfettamente  arricchito, 
conieguìla  chiara  cognizione  della  na- 
tura di  tutte  le  cole  naturali , c di  tut- 
ti i corpi  ccleiti . Scrifse  pero  di  lui  Svi- 
da;  Hujus  junt  artes , &■  l'iter <e  : hujus 
Selenita:  r. iti  Oliala  ; hujus  prophetìat,  j et- 
cì orunajue  0/  eraùonaihujus  legvs  jerij  tot-, 
C'  non  j cr  i piati  hujus  inventiones , ere. 
Confermano  ciò  Lufebio  Tratparat. 
hvatt^lib.  jo.Sil to  ila  Siena  inBiblietheC. 
i l’adm  di  Coimbia  in  Diale  li.  Antonio 
Folsevino  in  Bibliot. Jrleci.  Pier  Grcgo- 
rio  Tolcfano  S^ntax.  ^trt.  Mirab.frolc- 
go»,.caf.). il  1\  Chirchcr  ObdiJcJPan.f  bil. 
cip.  1.  Galparc  Scotti  Tcchnic.  Toni.  2.  cd 
alti  1 lo  Itciso  attcrmano  . Se  vantano 
dunque  le  Scienze  la  loro  origine  dal 
principio  del  Mondo, anche  antichi  ih  ma 
eia  dottrina  delle  Pietre , e de’ Minera- 
li ; efsendo  una  delle  parti  più  nobili 
della  naturai  Filofotia  , di  cui  c proprio 
l'clàminarc  le  cofe  tutte, che  nclIaNatu- 
ra  li  veggono  -,  e fpicgarc  le  loro  cagio- 
ni , o licno  quelle  ne’ Cieli,  o nella 
«Terra:  e j>cr  1’  univcrGt!  delle  colè,  che 
vuol  Papere,  viene  appellata  Fi  fica  gene- 
rale . Piu  dottrine  queiia  comprende; 
perchè  Fono  più  cole  quelle  , che  nella 
Natura  fi  fanno:  c prende ciafeheduna 
il  Aio  nome,  fecondo  le  diverfe  cofe  del 
Mondo  i c perciò  a lei  appartengono  la 
CoJìmv rafia  , 1'  ^tjt  rottomi  a e tutte  le 
altre  , che  fpiegano  la  natura  delle  cole 
«eletti  , e quelle  ancora , che  fono  fotto 
il  CieloJ  elsendo  particolar  cura  del  Fi- 
lolofq  naturale  ricercar  le  cagioni  di 
tutte  le  cole  della  Natura  ; onde  (ono 
pur  fue  parti  la  Kotonùa  , la  Medicina  e 
tante  altre  , che  qui  rammentar  non 
bifogna  . 

4.  Spezialmente  però  la  Naturai  Fi- 
lolólia  ne’  tre  Regni  ticcrca  una  piena 
intelligenza  , cioè  nell’  Animale  , in  cui 
gli  Animali  della  Terra  fi  generano;  gli 
ticcelli  , i pelei , e gl’  Infetti . Nel  Vc- 
ectcvole  fono  le  piante,  e gli  alberi:  nel 
Minerale  la  Terra  ,1’  acqua,  le  pietre  , i 
metalli,  c i miili  varj  fi  Icorgono,  ccosì 


particolaii  nomi  riceve , quando  di  ciaj* 
lejicdiin  Regno  viene  dipintamente  «_» 
trattare  . Nel  Regno  Animale  tratta 
dunque  la  /.oologia  degli  animali.:  la 
Teologia  delle  helfie:  V Ornitologia  de- 
gli Lecchi:  1 Ittiologia  degli  Aquatili, 
o pelei  : la  Tetrapodologia  de’  Quadru- 
pedi : V Ofiologia  de’  Serpenti  : 1 ' cAn.fi- 
biologia  degli  Amfibj:  1’  Entomologia  de- 
gl'lnfetth  c così  delle  altre, le  quali  nel- 
la -noltra  Enciclopedia  didimamente-» 
Ipieghiamo . Nel  Regno Vcgeterole  trat- 
ta la  Filologia  de’  Vecetcvoti  : la  Bota - 
«ira,  o Botanologia  dell’  erbe:  la  Tanato- 
logia de'  fruttimi  Dendrologia  degli  Al- 
beri: e 1’  «> intologia  de’  fiori . Così  pari- 
mente nel  Regno  Minerale  appellali  Ali- 
neralogia  , quando  quelle  cole  ricerca» 
le  quali  nelle  miniere  fi  fanno  , e di 
quclta  è parte  altresì  la  Metal  ografta > 
che  tratta  de’  metalli  : la  Margaritcgra- 
fia, clic  le- Gemme  confiderà,  c molte  al- 
tre, le  quali  co’  i fuoi  proprj  nomi  ven- 
gono dilìinte  . Appartiene  però  la  Sto- 
ria delle  Gemme  alla  Storia  naturale  ,di 
cui  ragiona  il  naturai  Filofofo , c pro- 
priamente alla  Storia  de!  Regno  Mine- 
rale; poicchè  le  gemme,  e le  pietre  nel- 
la terra,  e nelle  lue  miniere  fi  generano, 
come  i metalli  . L'  da  molti  nominata 
Margar itogr afta  la  Storia  delle  Carme; 
imperocché  le  Margarite  benché  fieno 
le  perle, è nulladimcnirconccduto  il  no- 
me loro  per  eccellenza  a tutte  le  gem- 
me, come  Ipiegarcmo  al  lùo  luogo. 

5.  Sono  certamente  le  Gemme-, 
deir  ordine  de'  milli  minerali  : e dicon- 
sì  Minerali  quelle  cofe,  che  nelle  minie- 
re fono  generate  ,,  e dalle  miniere  trag- 
gono i principi  della  lor  o nafiica  , c na- 
tura, come  fono  le  pietre , i fali,  c i me- 
talli . Ma  di  quclti  non  c la  divifionc 
di  comun  confcnfo  digli  Autori  flabili- 
ta  , die  divcrfamcntc  1 Minerali  dillin- 
guono , c ciafeheduna  dillinzionc  delle 
lue  diliicultl  non  è priva.  ScrilTc  Liba- 
vio  ^tìchym.Co/n meni. p art.  2.  cap.  1.  che 
de’  Minerali  alcuni  Icorrono , come  gli 

aliti, 


Della  Difficttltà  della  Starla  delle  Gemme.  Cap.  II.  zi 


aliti  i e i liquori  ;cd  alcuni  fono  filli  nel 
fuo  termine  . Gli  uffizi  , che  Spiriti 
alle  volte  lì  appellano,  fono  molti , e di 
natura  diverfa  , o vaporolì,  o fecchi , o 
aerei,  o ignei  : i Liquori  fono  il  mercu- 
rio, gli  olj  , e le  acque  minerai  i . Negli 
olj  il  bitume  liquido  , e 1’  ambra  liqui- 
da vantaggianotnelle ae<7»<c  le  addette, le 
falfcttc  , c quelle  delle  ftuff'e  . I mine- 
rali , che  nel  fuo  termine  fop.o  fidi  , di- 
re fi  poilbno  Fo/Jili , cd  alcuni , come  i 
metalli,  fono  atti  a dillcndcrli  : altri 
facilmente  fi  rompono-,  cd  in  polvere  lì 
riducono:  e di  quelli  alcuni  fono  metal- 
lici, come  1’  antimonio  : altri  rozzi  , co- 
me i terrei,  rioc  le  pietre , i boli:  c i fu- 
gofi  , cioè  i fughi  atti  ad  infiammarli, 
cioè  i fali  ; ma  quelle  fpczie  , c molte 
altre  piti  rollo  agli  Alchimilli  apparten- 
gono; perule  tralasciamo  ; c nell'  Inno- 
durone  del  Libro  j.  una  più  numerofa 
divifione  de’  Minerali  daremo. 

6.  Quanto  poi  fia  nobile  tra  le 
Scienze  naturali  la  Storia  delle  Gem- 
me , lo  dimollrano  l' amichiamo  ufo, 
hi  raritl  , c'1  pregio  delle  gemme  fielTc, 
di  cui  trattammo  in  quello  mcdclìmo 
libro,  c la  cognizione  , che  di  loro  han- 
no avuto  i primi  Uomini  ; anzi  i più 
gravi  di  ogni  fccolo  . Cosi  leggiamo, 
che  Salomone  , a cui  fu  data  da  Iridio  la 
Sapienza,  difputò  delle  piante  , degli 
animali,  c di  tutte  le  cofe  naturali  ; an- 
zi fcrifie  di  quelle  dottamente,  còme  ci 
ricorda  Cornelio  a Lapide  Comment.  lib. 
3.  Rrj>.  I Santi  Profeti  eziandio  della  na- 
tura degli  Animali , e delle  pietre,  e 
delle  gemme  han  fatto  conofccrc  , che 
erano  molto  informati  , da  tutte  rica- 
vando le  iimiglianze  , le  parabole  , e gli 
efempj  atti  a fpaventarci  cattivi,  co  a 
flimolarc  i buoni  alle  virtù  . Cosi  i 
Padri  più  gravi  della  Chicfa , non  folo 
delle  gemme,  c delle  pietre;  ma  di  tutte 
le  cole  naturali  han  dato  a conofcerc, 
che  baflevolc  cognizione  hanno  avuta; 
c Iddio  Orilo  comandò  all  fommo  Sa- 
cerdote r che  le  Gemme  ulafic  nelle  fa- 
Tom.  I. 


gre  veOi  ; perche  diverfi  millerj  fignifi- 
ca fiero  come  divifaremo  al  fuo  luogo; 
pcrlocchc  non  folo  i Santi  Padri  ; ma 
tutti  gli  Spofitori  della  Scrittura  o con 
libri  particolari , o 1’  E/odo , c 1’  Sfoca- 
li (Jc  fponcndo , delle  gemme  hanno  nc- 
ccffariamentc  trattato:  oltre  tanti  Padri 
di  Religioni  illuilri , che  non  folo  delle 
pietre,  e delle  gemme;  ma  di  tutti  i mi- 
nerali hanno  fcritto ; come  tra  gli  altri 
il  P.  Lernardo  Cefio  della  Compagnia 
di  Giesìi  . Ma  della  nobiltà  di  tutta  la 
naturai  Filofofia  ditfùfamcntc  abbiamo 
fcritto  nell'  Epiflola  ad  Societatem  Incu- 
rioforum  polla  avanti  la  prima  Diflìerta- 
zionc  De  Hominibur  Fabulo/ii . 

7.  Si  accrcfce  la  nobiltà  di  quella-, 
Ifioria  dalle  diti  culti  file  ; e licerne-. 

Stianto  più  nobili  fono  le  cofe , con  più 
ithe  11  Ita  quelle  lìconfoguifcono  j così 
più  nobile  creder  lì  dee  la  Storia  delle 
Gemme;  perche  difficilmente  può  aver- 
fi  la  cognizione  di  effe  ; anzi  ficome  fon 
rare  le  medefime  Gemme,  rari  fimil- 
mcntc  fono  gli  Uomini,  che  di  loro  ab- 
biano una  perfetta  intelligenza  ; il  che 
faremo  vedere  nel  feguente  Capi  t olo  ; 
anzi  nel  libro  z.  cd  in  tutta  1'  Opera  . 

Della  Diflìcultà  della  Storia 
delle  Gemme. 

C A P.  IL 

1.  T A Storia  umana  , che  fpiega 
.L  i fatti , c le  imprefe  degli 
Uomini^  invero  dilficiliffima  ; doven- 
do avere  perfondamento  la  verità;  però 
Polibio  ammoni  gli  Scrittori ,'  e gli  co- 
mandò foli  veri  tati  faera  facere  , & veri- 
talem  in  Hi/loria  ; tamjuam  Dcam  colerei 
e che  nihil  falli  fubtexendum  , nihil  fin- 
gendum  , nibilveri  tacendovi  : fi»  li  ber 
leutor  ab  omn i prrturkatione  , & affla- 
ne in  alteramvh  partem:  nihil  amore  ,vcl 
odio  duft M fcr  i bar.  laudet  laudanda , con- 
traria  vi  tupercl . 

1.  Non  folo  a tutta  la  Storia  natuf 
D ralc; 


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26  1 fior  .delle  Gettimele  delle  "Pietre  di  Giaciuto  Gimma.IJè.l. 


rate;  ma  alla  particolare  tutto  ciò  con- 
viene , come  è quella  delle  Gemme; 
cd  ccofa  malagevole  non  macchiare  la 
verità  , che  fi  può  con  molte  cagioni 
offendere.  Nella  Tre  fotone  preliminare 
alle  Diffcrtazioni  Fiiìco-ltoriche  , a cui 
fu  dato  il  titolo  di  vdutorum  Crifts  , la 
quale  abbiam  polla  avanti  la  Diffcrta- 
zione  De  Hominibus  Fabulofis , a cart.y. 
compili  ragioni , le  quali  non  conviene 
quìripetcre,  abbiamo  provato  , chela 
Filofofia , e la  Storia  naturale  in  una 
lunga  c continuata  ferie  di  fccoli  con 
molte  macchie  è Hata  ofeurata.  Che  fo- 
no (lati  cagione  i vizj  degli  Autori 
nello  fcrivcrc  delle  cofe  naturali, e’1  co- 
fiume  loro  nel  riferire  molte  cofe  più 
rollo,  che  4e  hanno  intefe  , che  vedute, 

• tuttocche  favolofc,  vane  , ed  imponibi- 
li, alla  natura  molto  ripugnanti , quel- 
le ancora  traferivendo che  da  altri 
fcritte  li  leggono,  come  rare  e maravi- 
gliolè;  non  avvertendo  , fe  vere,  o falle 

{>ur  fieno.  Di  quello  vizio  incolpano 
’linio  più  di  ogni  altro  : c che  de'  fuoi 
errori  un  pieno  libro  comporre  fi  poffa, 
affermò  Angelo  Poliziano  nelle 
Lettere  : e che  abbia  altresì  egli  dato  1’ 
occafione  di  errare  a molti , che  più  co- 
fe da’  fuoi  libri  hanno  raccolto . Molte 
cofe  abbiamo  dette  nella  Prefazione 
medefima  non  folodcllo  Hello  Plinio, 
c de’  fuoi  traferittorri;  ma  di  altri  , che 
fcriffero  delle  cofe  naturali  . 

J;  Spiega  Girolamo  Cardano  De 
Variet.lib.^.Cap.\i.  la  diflìcult;ìdi  queHa 
dottrina  colla  ragione  , perchè  gli  ani- 
mali , c le  piante  fono  dillintc  dalle  fue 
parti;  i metalli  col  fonderli , e colla  pie- 
tra paragonc,che  dimortra  il  colore  na- 
feofio,  e fcuopre  la  natura  del  metallo, 
c la  differenza  loro,  fi  diflinguono;  ma 
le  gemme  fono  prive  delle  partirne  con 
forza  di  Iuqco,  o con  aperto  numero  di 
fpezie  , o con  alcuna  pietra  fcuoprire  fi 
poffono;  anzi  la  loro  grandezza,  e'1  co- 
lore , che  erano  i due  mapgioii  argo- 
menti di  poterle  dilìinguerc  , non  fono 


ben  noti;  e gli  Antichi  fieffi  poco  dili- 
genti nel  deferivere  fono  flati . Il  Re- 
nodeo  Dippenfator.  Medie,  lib.  2.  feti.  2. 
cap.  ro.dice  , che  gli  Autori  molte  cofe 
hanno  fcritto,  che  "vedute,  o fapute  non 
hanno;  e molte  pietre  ancora,  che  qual- 
che fimiglianza  tra  loro  dimollrano, 
han  creduto  effere  una  Heffa  pietra  ;e_* 
fpeffo  una,  che  ha  molti  nomi,  I’  hanno 
riputata  , come  fe  molte  pietre  foffero 
tra  loro  difiinte  ; ediffe  Plinio  lib.  zj. 
cap.  1 1 . che  fono  infiniti  i nomi  delle-* 
pietre  . 

4.  Non  abbiamo  certamente  una-* 
compiuta  Storia  delle  gemme  , la  quale 
più  toHoccomeun  campo  pieno  tutto 
di  ortica,  e di  erbe  frondofe,  che  di  col- 
tura, e di  aratro  han  bifogno  ; imperoc- 
ché abbonda  di  cofe  falfc  , e di  oleure  ; 
ede  altresì  in  più  parti  manchevole; 
benché  per  lo  ipazio  di  molti  fccoli 
tanti  Scrittori  n’  abbiano  fcritto  . E’ 
troppo  grande  la  loro  dùcordia  nello 
fiabilire  i nomi,  la  natura,  le  fpezie,  i 
colori,  eie  virtù  delle  Gemme  ; e mol- 
te , che  dagli  Antichi  furono  riferite» 
fono  affatto  ignote  . Confeffa  il  Bec- 
cherò Tbyfic.  Jubter.  lib.i.fetl.6.  cap. 4. 
che  molte  pietre  , delle  quali  ha  fatto 
menzione  il  Gioitone  , furono  ignote 
allo  Hcffo;  e molte  cofe,  che  di  quelle  fi 
dicono , fieno  veramente  falfe  ; pcrloc- 
chò  bramava  col  dipignci le  in  una  car- 
ta, efporlc  all’  occhio  de’ curiofi  Letto- 
ri . Promife  però  delineare  in  un  Pla- 
nisferio  tutte  quelle  , che  ritrovare  11 

[(offono  ; ma  quella  carta,  che  dar  vo- 
eva  il  Beccherò,  non  potea  effer  bafic- 
volc  a cagionare  una  piena  cognizione 
delle  gemme  ; perocché  le  figure  non 
poffono  efprimere  la  divcrfitl  de’  colo- 
ri ; lìcerne  non  la  potè  inoltrare  colle, 
fue  figure  l' Aldrovandi;  oltre  che  i co- 
lori fidfi  fono  tra  fe  divertì , come  le 
varie  fpezie  del  roffo  » più  chiaro , più 
ófeuro,  più  carico:  c così  degli  altri.  E’ 
affatto  imponìbile  poterfi  unire  tutte 
le  pietre  » c mollrarfi  ne’  Mufei  de* 


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Della  Difficoltà  della  Stona  delle  Gemme.  Gap.  IL  2.7 


Principi»  0 di  altri,  come  le  antiche  me- 
daglie: c molte  altre  cofe  ridotte  all’or- 
dinc  loro  fi  dimollrano  » efTendo  vera- 
mente innumerabili  le  loro  Ipezie  » e le 
diverfità;e  molte  offendo  rare, e diffami- 
li per  la  grandezza  ve  per  la  durezza;ol- 
tre  che  nella  raccolta  delie  fole  gemme 
è troppo  difficile  potervi  fpendere  tefo- 
ri  difmifurati  per  cagione  acl  loro  prez- 
zo » quando  tutte  raccorre  fi  vorreb- 
bero . 

5.  Diraoftra  eziandio  il  P.Cornclio  a 
Lapide  Commentar,  ^tpocaìyp.cap.n.  che 
ila  grande  la  difeordanza  dc’nuovi  Scrit- 
tori dagli  Antichi  intorno  alcune  gem- 
me » come  di  Nilo  » di  Anaftafio,  c di 
altri,  da  Teofrafto  » e da  Plinio»  il  quale 
feguitarono  Solino  , Ifidoro,  c diverfi 
piu  moderni;  o perchè  i nomi  delle  gem- 
me fi  fono  alle  volte  variati  , e mutati  ; 
o perchè  alcune  antiche  fono  fperdute  , 
ed  altre  di  nuovo  fon  nate  , o foftituite 
da’  Gcmmarj  » come  hanno  alcuni  dief- 
iì  affermato  , con  cui  trattò  egli  in  Ro- 
ma . Atteita  aver  maneggiato»  e veduto 
tutte  le  gemme  loro , averle  conferite-* 
.colle  deferitte  da  Plinio  , ed  avervi  co- 
nofeiuto  una  grande  differenza  ; poic- 
chè  vide  la  Sarda  , feura  un  tempo  , ed 
ora  molto  chiaraa.il  Topazio  prima  au- 
reo , e porraceo  » ora  finamente  aureo  c 
biondo:  il  Zaffiro  prima  azurro  con  pfin- 
ti  d’oro  fplendente  » e bruno  ; ora  vio- 
laceo fenza  punti , e fplendido  : i Berilli 
prima  verdi  c dilavati  e fmorti;ora  bian- 
cheggianti, come  il  vetrojanzi  da’Gem- 
marj  fono  vetro  appell  ati . Il  Giacinto 
era  prima  ceruleo  c violaceojora  melleo* 
c così  delle  altre . Boezio  de  Boot  con- 
ferma lo  fteffo  lib.i.  de  Gerr.mis  rap.jo.  c 
feri  .le  , che  Tlinii  Hyacinthui  badie  in- 
ter  \ genera  ponitur  ; ficut  ^4me- 

tbyftus  veterum  nunc  Granati  nomea  obti- 
net  ,y£tas^ac  Gemmariorum  impernia _» 
Gemmarum  nomina  ita  confudit , ut  vix 
alicjuid  cert  i hoc  in  re  /tatui  pojjit . 

<5.  L’Imparato  afferma  nel  lib.12. 
cap.iy  cavarli  da  Teofrallo,  e da  Plinio* 


che  il  nome  di  Smeraldo  dagli  Antichi 
iìa  fiato  molto  diverfe  di  quel  che  oggi 
è ricevuto  ; come  ancora  quello  del  Zaf- 
firo. Molte  pietre  verdi , che  pigliano 
pulitezza  , fi  differo  Smeraldi;  così  la 
Turchefa  » che  imita  iL color  d’aria  » ed 
altre  pietre  verdi  ondeggiate , le  quali 
nafeono  nelle  vene  di  rame . Sotto  il  no- 
me di  Safhro  furono  comprefe  le  pietre 
cerulee;  Cosila  pietra  Lazula  » il  Ser- 
pentino , che  altrj  dicono  Laconico  ; e 
nella  divertiti  delle  lingue,  c dell’età  tu 
avvenuta  una  comunicazione  di  nomi  1 
varie  pietre  . Molto  più  grave  è l'offer- 
vazionc  del  P.Stcfano  McnochioGielui- 
ta  nelle  Stuore  , Centur.p.  cap. 4.  dicendo 
effer  grande  la  varietà  degli  Autori  nel- 
la interpretazione  delle  voci  Ebraiche  » 
le  quali  lignificano  animali  di  varie  for- 
te » pietre  prcziofe  * alberi»  "ed  altre  co- 
fe naturali.  Nell’cfpwfizione  fpezialmen- 
te  delle  dodcci  Gemme  del  nazionale-* 
del  Sommo  Sacerdote,  delle  quali  fi  par- 
la neWEfoio  cjp.i8.quelche  la  Vulgata 
edizione  chiama  Saraio  r Arias  Monta- 
no fiima  , che  fia  il  Rubino . Il  Topazio 
della  Vulgata»fccondo  altri, c lo  Smeral- 
do ; e’1  Jafpis , o Diafpro  , vogliono  il 
Montano  , l'Ólcaftro , il  Forfiero  » c ì 
Tigurini , che  fia  il  Diamante;  e che  ciò 
lignifichi  la  voce  Ebrea  , e non  il  Dia- 
fpro . 

7.  Le  fteffe  Gemme  fi  veggono  di 
colori  diverfi  fecondo  la  divertiti  delle 
fpczic  loro  , c de’  paefi , donde  fi  cava- 
no, o perchè  non  fono  ancora  mature, 
ed  allo  fistio  una  per  un’altra  è fiata-, 
prefa  . CtoJ.  a più  gemme  fono  i colori 
comuni,  fpczialftientc  il  bianco  ; e difi- 
fe Cardano  , che  non  abbiano  le  Gemme 
color  certo  * e i Gemmari  fleffì  confer- 
mano di  non  poterle  ben  dirti ngnerc;  ef- 
fendo  più  volte  avvenuto , che  il  Zaffiro 
fia  fiato  creduto  Crifiallo  , o Diamante: 
io  Smeraldo  fia  fiato  prefo  per  Carbon- 
chio * o per  Diafpro , e così  di  molte  al- 
tre pietre  . I Diamanti  di  più  colori , e 
di  durezza  differente  fi  veggono  : i Cri- 
D z-  fial- 


28  ì fior. delle  Gemme , è delle  P tetre  di  Giaciuto  Gìmma.'Lib.ì. 


ftalii  ili  color  marino  fingono  altre  fpc- 
zic  ili  pietre)  c’1  Qiilallo  d’india  talvol- 
ta cosi  alla  durezza  delle  gemme  bian- 
che più  molli  fi  accolla,  che  di.fficilmcn- 
tc  fi  diitinguano  , come  diffe  Cardano 
De  Vanti.  Ci  rjjcri  uno  Scrittore  , che 
ha  nel  Tuo  Mufeo  delle  Marchcfitc  d’El- 
ba di  figura  quadrilatera  infieme  am- 
monticillate  , che  hanno  tutti  i colori 
delle  Gioje  ; e ve  n’c  una  , che  inganna 
l’occhio  , parendo  un  vero  Smeraldo . 
Di  quelle  difficultà  a ben  conofcere  le 
vere  gemme  rctaicmo  alcuni  cicmpj 
nel  Cap.io.~4rt.i.  trattando  della  conlu- 
fionc  de’  colori  nelle  Gemme»  ed  in  tut- 
ta la  nollra  Moria  di  ciafcheduna  delle 
medelìme  mollrarcmo  la  divertiti  loro  » 
quando  fard  uccellano  . 

8.  Molte  Pietre  coll’  arte  ancora-» 
comparire  fi  fanno  diverfe  da  quelle, 
che  veramente  fono;  cerne  i Sali-ri  di 
i'morto  colore  , facendovi  perire  il  colo- 
re ceruleo  » divengono  Diamanti  » che 
toccar  dalla  lima  non  fi  pofiono  , cd  a_» 
molte  altre  pemme  lo  Hello  accade  . 11 
Tallier  nell'Opufcolo  delleTinture  dà  il 
modo  di  far  penetrare  i colori  nel  Cri- 
fìallo  di  Monte  per  farne  pietre  di  ancl- 
lije’l  modo  ancora  di  fonderlo, c di  quel- 
lo farne  gioje  divcrle  . Molte  fono  lcm- 
plici  vetri , c ver»  gemme  fi  fanno  cre- 
dere : c che  divertì  Giojellicri  periti  fi 
fieno  ingannati  nel  credere  una  gemma 
per  un’altra  , lo  moltrarcmo  in  varj  luo- 
ghi di  quella  Iiìoria  . Giungono  alcuni 
a formare  coll’arte  le  gemme  con  tanta 
perizia  , come  le  naturali  , per  vere 
apparifeonote  molti  libri  fon^icni  del- 
le maniere  di  fabbricarne  , come  fono  il 
Vecchcro  proibito  De fecretis , lib.it. 
tap.i.  il  Tcilier  fuddetto,  c varj  Scritto- 
ri di  Chimica , o di  Alchimia,  anzi  qua- 
fi  tutti , che  hanno  fcritto  de’  Scgrctijc 
nel  Cap.i<).  di  quello  I ibro  tratteremo 
ancora  delle  fraudi  delle  Gemme  . 

9.  Da  tante  difficoltà  riferite  , ben_- 
può  facilmente  apprenderti  la  difficoltà 
dcll’Axtc  >lc’  Giojeljjcri , c ^iclia  itptja 


ancora  delle  Gemme  , la  quale  c vera-S 
mente  grande  o per  cagione  degli  Scrit- 
tori , che  di  quelle  hanno  fcritto  : o per 
la  confulìone  delle  pietre  Ilcffc  , delle-* 
quali  appena  può  alcuna  dirli  cosi  certa, 
cnc  da1  perfetti  Profeffori  venga  affer- 
mata effer  veramente  quella  , che  li 
crede  , tante  fono  le  difficoltà,  e le  opi- 
nioni diverfe  : o per  le  fraudi , che  fpef- 
fio  fpeffo  lì  commettono  . Molti  efempj 
di  ciò  rccarcmo  in  varj  luoghi  j ma  qui 
due  tralafciar  non  vogliamo , cd  è beilo 
uno  , che  ne  porge  Giovambatilìa  Ta- 
vcrnier  ne’  fuoi  Viaggi  dcll’Indie  lib 
raf  .i  4.  «KW.2. Narra, cnc  il  Zio  del  Gran 
Mogol  compro  per  Rubino  balaffo  una 
pietra  perla  fomma  di novantacinque-» 
mila  rupie,  che  fanno  un  millione, quat- 
trocento venticinque  mila  lire  di  tran- 
cia . Fattone  dono  al  Gran  Mogol , un 
Vecchio  Indiano  contro  il  parere  di  tut- 
ti gli  altri  Gioiellieri  mantcnnc,chc  non 
era  Rubino  balaffo  , c che  non  valeva-» 
più  di  cinquecento  rupie  . Cercatoli  poi 
il  parere  di  Scia-gchan  tenuto  prigione 
in  luogo  diilantc  , di  cui  niuno  in  tutto 
quell’imperio  avea  maggior  pratica  nel- 
la cognizione  delle  pietre  : egli  vedu- 
tala, confermò  tolìo  non  efier  quella 
Rubino  balaffo , nè  poter  valere  più  di 
cinquecento  rupie  , come  appunto  avea 
l’altro  affermato  , lenza  precedente  in- 
telligenza tra  loro  . Ci  ha  riferito  altro 
efempio  il  perito  Giojelliere  Franccfco- 
Maria  Hifìlcmini  Perugino  , che  in  que- 
lla Città  ora  fi  trattiene  colla  fila  fami- 
glia colPcfcrcizio  della  fua  profcflìone-» 
già  da  alcuni  anni . Diffe  cffcrc  gii 
quattordcci  anni  (quando  ce  lo  riferì  ) 
che  Pietro  Paolo  Gclbi  Giojelliere  di 
Clemente  XI.  Papa  , avuta  nelle  mani 
una  pietra  di  color  di  Zaffiro , fattala-, 
lavorare  con  tutta  la  fegrctezza  , riufeì 
grande  quanto  un  Paolo  Romano . La 
prefentò  al  Papa  , c ne  pretendeva  da_» 
fettanta  , o ottanta  mila  docati. Differii 
va  però  da’  Zaffiri  i perchè  non  era  te- 
nera , nè  molto  <Uu*t  c fattali  vedere 


Del  Nome , e nobiltà 

da’  periti  Gioiellieri, ninno  accerto  della 
ualitù  della  Pietra  ; nò  Monlìg.  Lanciti 
ledico  Pontifìcio,  potè  cavarne  la  chia- 
rezza da’  libri,  che  trattano  delle  Gem- 
me . In  Venezia  , ove  fi  mandò  , tu  lti- 
mata  falfa  : in  Livorno  f'v  dubita  pure-» 
quale  fpczic  di  pietra  cliatolTc  ; ma  ivi 
un’Ebreo  perito  orferì  fiamma  maggiore 
di  quella  , che  il  padrone  chieder  . 

io.  Di  limili  dubbiezze,  delle  varietà 
grandi  dellc.c'innioni , c di  varj  inganni 
degli  Domini* anche  pentirono  frequen- 
ti gli  efempj,  c inoltrano  quanto  fia  dif- 
ficile la  giulta  c peifctta  cognizione  del- 
le Gemme  . A ciò  fi  aggiugne  la  diver- 
fità  de’  colori . de’  quali  trattaron  o ne- 
gli Articoli  del  Cap. io.  c negli  llclTi  vo- 
lendo alcuno  valerli  delle  notizie  Jafcia- 
tc  dagli  Antichi  intorno  la  divertita  lo- 
ro , quelli  non  corrifpondono  a quei  de’ 
Moderni  ; anzi  molto  vagliono  a con- 
fondere. Conchiudono  pero  i più  periti 
ProfetTori  efier  difficile  la  cognizione-» 
delle  Gemme  : cd  oltre  l’ autorità  di 
Boezio  de  Boot  recata  dal  P.  Cornelio 
a Lapide  , e da  noi  riferita  nel  num.  j.  di 
quclto  capitolo, riferiremo  con  due  altre 
il  giudizio  di  Andrea  Libavio,e  delCo- 
nig , che  ciò  pure  confermano  . Così 
fcriife  Libavio  De  Bituminib.  lìb .J.  c.  16. 
Tamintricata  e]t  varietas  lapidum  pretto- 
forum  , ut  vix  in  ujitatis , & notis  pof- 
fint  I ibi  ab  errore  cavere  etiam  exercitatif- 
fimi  Gemmarti . Il  Conig  feff.$.  Regni 
Minerai,  cap • j.  De  . Adamante  » così  diflTe- 
Ipfi  Gemmarii  tota  peni  vita  bis  facris  bt- 
nutriti , bxrent  fxpé  , ambigunttjue  ai 
tjuam  fpecitm  ob'ata  gemma  re  ferri  debea ty 
prxfertim  in  genere  color  alarmi , ita  ludit 
ibi  non  tantum  mundi  ties  ; fed  &,  aimijjo - 
tura diverfitas  • 


delle  Gemme . Cap.  111.  29 

Del  Nome  , e della  nobiltà 
delle  Gemine . 

\ 

C A P.  III. 

x.  T)R.opriamcnte  Gemma  è 1’  occhio 

X della  vite  , quando  germoglia,  c 
fi  vede  negli  articoli  de’  Sermenti , che 
fono  i rami , o rampolli,  i quali  t\  dico- 
no occhiuti  di  molte  , c grolle  gemme  t 
onde  dific  Virgilio  ••  Turgent  inpalmito 
gemmx  : così  Gemmare  è metter  la  gem- 
ma . A lìmiglianza  di  quella  è la  Gemma 
un  nome  generale  di  quallivoglia  pie- 
tra preziofa  : e dicefi  anche  Gioja  forfè 
per  l’allegrezza  , giubilo  , e contento  , 
che  reca  altrui  col  fuo  fplcndore  , c col 
pregio  . Ifidoro  pcròlib.i6.cap.6.  ltima, 
che  lì  dica  Gemma , quali  Gomma,  umor 
vifcofo,che  efee  dagli  alberi  per  la  feor- 
za  , cd  è lucido, per  molta  diafanità , o 
trafparcnza . 

z.  Dicefi  eziandio  Tietra  preziofa,  a 
ditierenza  delle  altre  pietre  , cne  foni» 
terra  indurita  , delle  quali  fi  trovano  di 
varie  fpczic  , fecondo  la  difpolìzione 
della  loro  materia , quando  fi  generano. 
E talvolta  le  gemme  fi  chiamano  Tietre, 
che  è nome,  generale  ; tanto  che  ogni 
Gemma  fi  può  dir  Pietra  ; ma  non  ogni 
Pietra  fi  può  dir  Gemma:pcrchè  le  Gcm-* 
me  fono  pietre  preziole . Margherita  à 
la  Perla  , pietra  preziofa  , che  fi  trova 
nelle  conche  marine  ; nondimeno  alcuni 
per  eccellenza  hanno  applicato  il  fuo  no-_ 
me  a tutte  le  Gemme  ; onde  Margariio- 
grafia  è la  defcrizionc  , o la  Storia  delle 
Gemme  ,comc  abbiam  detto  nel  Cap.  1. 

3.  Dcfinifce  le  Gemme  il  Cardano 
De  Subt  il.  lib.j.  che  fia  ogni  pietra  ri- 
fplcndcntc , rara  di  natura  , e picciola  . 
Colla  rarità  cfclude  le  pictruzzc  : colla 
piccolezza  i marmi  ril'plcndcnti,  cd  an- 
che rari , che  fono  grandi . Ma  egli  con 
troppo  filetto  lignificato  prende  il  nome 
di  Gemma  ; poicchè  fidamente  quelle 
chiama  Gemme  , che  rifplendono,  c sfug- 
gono la  lima  . Simili  alle  gemme  appella 

tut- 


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30  Ijl  or. delle  Gemme t e delle  Vietre  di  Giacinto  Gìmma.Lìb  I 


tutte  l'altrc»  che  fono  alla  lima  fottopo- 
lle , come  le  Perle  , le  Turchell , e tut- 
te le  pietre , che  fono  nate  fuori  dell’Q- 
riente  , cioè  il  Carbonchio , il  Crifolito 
di  Germania  . il  Topazio  orientale,  e la 
pietra  cerulea  . Dice  Marmi  quelle,  che 

fono  grandi  ,rifplcndono  , c fono  alla > 

lima  foggettet  Selci,  fe  cofiano  di  folla- 
rne i Coti,  le  di  grani:  e Safjh  le  di  quel- 
li niente  partecipano;  mentre  da  egli 
cinque  fpezie  di  pietra  ; cioè  Gemma  , 
Marmo , Cote , Selce  ; c SaiTo . 

4.  Giorgio  Agricola  lib.  ?.  Fofjiì. 
quattro  fpezie  folamèhte  alTcgnaila  pri- 
ma dice  "Pietra  col  fuo  nome  comune  : 
la  feconda  Gemma , come  il  Diamante, 
il  Carbonchio  , e tutte  le  altre  prcziofe: 
la  terza  Vietre  granii  , che  pollo  no  a_, 
guifa  delle  Gemme  pulirli,  come  i Mar- 
mi • la  quarta  Sajjò,  come  l’arenario,  c’1 
Calcario  , atto  per  le  calcine  . 

I-  Tra  i mi  ili  della  Natura  è inve- 
ro maravigliofa  la  gemma  , che  tra’  Mi- 
nerali rifplende.come  nel  Cielo  le  Stel- 
le , c i fiori  nel  campo  ,-  ed  c la  cofa  più 
nobile  c vaga  tra  tante  cofe  diverfc.che 
ha  Iddio  creato  ad  ufo  dell’Uomo  , e da 
cui  appare  , che  non  potea  elTer  creata  , 
che  da  un  fommo  Creatore . Defcriven- 
do  la  nobiltà  delle  Gemme  il  Renodeo 
Dìfpenfat.  Medie,  in  prxfat.fePl.  1.  dice, 
che  le  Pietre  prcziofe  fi  appellano  Gem- 
me per  la  rarità  , eleganza  , bellezza , 
c virtù  loro  ; perlocchc  fono  di  orna- 
mento alle  Corone  de’  Re  , il  In  (li-arto  le 
dita  della  mano,  ricreano  gli  occhi,  ral- 
legrano la  mente  , c (cacciano  la  malin- 
conia. Così  Roberto  Hoile  Specim.  Gem- 
mar.affermi  cflerfi  ((abilito  con  un  con- 
corde confenfo  di  tutti,  che  la  rarità,  Io 
(plendorc,  c’1  fommo  valore  tanto  han- 
no le  gemme  innalzate  , che  in  ogni 
tempo  fi  fieno  vedute  meritevoli  di  ef- 
fe re  paragonate  colle  più  eleganti 
frette  produzioni  della  Natura  . Accrc- 
fee  la  nobiltà  loro  l’tilb  nelle  cole  (agre, 
e i loro  Simboli , di  cui  la  Sagra  Scrit- 
tura fi  avvale  per  ifpicgue  diverfi  mifie- 


rj , de’  quali  fi  pofTono  leggere  gli  Spo- 
lìtori  : ed  alcuni  fpiegaremo  al  fuo  luo- 
go nel  eap.6. 

Dell’  origine  , e dell’ufo  delle  Getti- 

• me  , e degli  tinelli . 

CAP.  I V. 

1.  ^TOn  v’c  pur  memoria  tra  eli 
: N Scrittori  intorno  l’origine  delle 
Gemme  ; nè  vi  c dubbio  però,  che  quel- 
le fieno  fiate  create  nel  principio  del 
Mondo  , quando  creò  Iddio  la  Terra,  o 
le  pietre  , c n’abbiamo  nella  Sagra  Scrit- 
tura una  chiara  teftimonianza  ;poicchc 
deferivendo  Mosè  la  Creazione  de’Fiu- 
mi  , Genef.  fap.z.  verf.  u . dice  del  Gan- 
ge , che  ibi  invenitur  Biellinm , & lapis 
Onychinus  ; qual  luogo  interpretando  il 
P.  Lorenzo  di  S.  Tranccfia  Agofiitiiano 
Scalzo  in  Theatr.  Bib1.  fcrivc  : In  ea  att- 
tem  regione  aiirum pretiofum  , eemm* 
pretioli'lmx  , carbuncttlus  , jnuraydus  na - 
feuntur  . Dice  anche  il  P.  Franccfco  Pa- 
vone Gicfuita  nello  fielTo  luogo  della 
Genefi  : Blelliwnnon  arbor  , Jed  lapis  : 
LXX.  .Anthrax , Carbunculus . 

2.  Dell’origine  dell’ufo  delle  gem- 
me , e degli  Anelli  nè  meno  fi  ha  me- 
moria appo  gli  Autori  ; ma  fc  leggiamo 
nella  ficiD  Sagra  Scrittura  Gene). 4.  che 
Jubal  fuit  pater  canenùum,  cubar  a , & 
orbano  c che  T uba’cain  fuit  mallcator  , 
Cr  faber  in  cunffa  opera  xris , eie  ferri  ; 
bifogna  dire,  che  negli  fielfi principi 
del  Mondo,  e fpez:nlmcntc  in  quei 
tempi,  in  cui  le  Arti  a fiorile  incomin- 
ciarono, abbia  avuto  il  principio  altre- 
sì l'ufo  delle  gemme,  e degli  anelli , e 
per  ciò  fia  fiato  antichifiìmo  ; non  pu- 
tendoli credere  ,chc  gli  Uomini  di  quel 
tempo  abbiano  fprczzate  le  gemme,  per 
1 1 fplendore  , c per  l’eleganza  così  bel- 
le, ritrovandole,  c (Porgendole  fenza  ri- 
cercarle . Si  aggiugne  a ciò,  che  Adamo 
ricevè  da  Dio  la  feienza  , c la  perfetta 
cognizione  di-tutte  le  cofe  create, per  la 

• , qua- 


Bell'  Orizfoet  ed  ufo  delle  Gemme , e degli  Anelli. Gap.  IV.  31 


quale  fi  ha  per  lo  primo  Inventore  di 
tutte  le  arti,  e di  tutti  i travamenti)  co- 
me dice  Svida  , cheabbiam  riferito  nel 
eap.x.  c che  tutto  comunicò  poi  a'  fuoi 
difendenti;  onde  creder  li  dee*  che  non 
folo  a quelli  abbia  data  la  cognizione-* 
de’  minerali  ; ma  pure  delle  gemme  , e 
delle  pietre  » c così  potè  avere  l’origine 
fua  l’ufo  delle  gemme . Non  c pero  ben 
noto  , fe  di  quelle  11  fieno  prima  valuti 
gli  Uomini  0 nelle  velli , ò in  altro  or- 
namento;e  forfè  il  primo  ulò  degli  anel- 
li fu  fenza  gemma  » c col  folo  metallo  , 
come  veduti  fi  fon  prima  gli  anelli  ap- 
po varie  Nazioni;  del  che  molti  Scrit- 
tori han  fatto  menzione . 

3.  Tutti  però  Icrivono  , feguendo 
Plinio  nel  proemio  del  lib.  3 7.  come  ha-* 
pure  llimato  Polidoro  Virgilio  De  Inven- 
tar. lib tz. cap.  zt.Vier  Valeriano  Hie- 
riyglypb.  Celio  Rodigino  lib.C.cap.  19. 
Fortunio  Lkfèto  Gemmar.anulav.cap.iKi. 
che  non  fi  debba  dalle  Favole  riccrcar 
l’ origine  delle  Gemme  » e degli  anelli  , 
come  pur  da  tiitti  fi  ricerca , dandoli  un 
principio  da  lHomcteo , clic  ellcndo  le- 
gato nel  Monte  Caucafo , perche  avca_» 
rubato  il  fuoco  dal  Cielo , e tirato  fcco 
i morbi  nel  Mondo , fatto  poi  libero  da 
Giove,  in  memoria  della  fua  liberti  cir- 
condo il  dito  anulare  della  mano  lìnillra 
coll’  anello  comporto  dal  fallo  di  quel 
Monte  , c dal  ferro  , di  cui  era  compo- 
rta la  catena  . Ma  fe  le  favole  confule- 
rarc  vogliamo  , trovaremo  lenza  dub- 
bio , che  abbiano  qualche  cofa  di  ven- 
ti , la  quale  Ila  delirata  e coll’  anti- 
chità,e colle  menzogne  de’  Greci . Un’ 
Autore , che  non  ifcuoprì  il  fuo  nome  , 
ed  affai  erudito  , fcriffe  un’  Opulcolo  , 
cioè  le  Ojjérva^ioni  in  tuttoil  racconto 
devi'  Iddìi  delle  ®r»ti,  c dietro  la  Mitolo- 
gia di  Natal  Conti  fi  legge , in  cui  di- 
mollrò  , che  i Dei  de’  Gentili  altri  non 
furonò  , che  gli  Uomini  della  famigliai 
di  Adamo,  ed  i fonti  tutti  manifcllò 
delle  liiperrtizioni  degli  Antichi  ; poic- 
thè  i Greci  per  lo  llud  io  di  vaniti  , e 


di  ambizione  ofeurarono  tutte  le  cofe 
note  ed  antiche  ; e gii  abbiamo  fpiega- 
to  nella  Di/Jerta^.  z.  De  minimali b.  Fa- 
bulof.  c nell’  Epiji.  ad  Societat.  Incurio- 
for.num.  18.  che  i Greci  tutte  le  Storie 
della  Sagra  Scrittura  profanarono  , e i 
Poeti  da  quella  formarono  ancora  le  lo- 
ro favole;  (ome  pure  fi  icorgc dalle—* 
Aletamorfoji  di  Ovvidio . Prova  dunque 
lo  ltclfo  Autore,  che  Prometeo  fu  Abe- 
le riferito  da  Mosè  , c Caino  fu  il  Gio- 
ve degli  Antichi  , c che  ambidue  furo- 
no i primi  Eroi  del  Mondo;  e così  va_» 
dottamente  paragonando  le  operazioni 
degli  llelU  a quelle  di  Giove  , e di  Pro- 
meteo , che  qui  non  convicn  riferire  • 
Polliamo  pero  dire  , che  gli  Anelli  da_» 
Abele  cominciarono  *oda’  fuoi  tempi  ; 
c che  fia  tutto  favolofo  l’anello  di  Pro- 
meteo , perche  Abele  non  fu  legato  nel 
. Monte  , come  di  Prometeo  favoleggia- 
rono gii  Antichi . 

4.  l al£i  c pure  la  fentenza  di  Pli- 
nio , che  ninno  ufo  degli  anelli  fia  fiato 
in  tempo  della  Guerra  Troiana  ; c (alfa 
altresì  1’  opinione  di  Alcll'andro  degli 
Alelfandri  Dier.  Genial.lib.i.cap.tS.  che 
l’ufo  delle  Gemme  negli  anelli  abbia-* 
cominciato  da’  Romani , e da'  Lacede- 
moni , de’  quali  fieno  flati  i primi  que- 
lli, che  gli  anelli  portaffero  di  ferro  con 
un  frammento  di  fallo  in  luogo  di  gem- 
ma ; imperocché  gli  Ebrei  gli  avcan_. 
prima  tifaci  , c da  loro  ne  fu  trafmeffo 
I*  ufo  a’  Greci , indi  a’  Romani . Si  fa 
menzione  degli  anelli  nella  Sagra  Scrit- 
tura Gene f.  cap.  38.  poicche  Giuda  aven- 
do corrotta  la  fua  nuora  Tamar  per  lo 

rromeffo  bccchcrcllo,  gli  die  in  pegno 
anello.  Così  GiofelTo  ricevè  1’ anello 
da  Fai  aone  : GeneJ.  cap.  31.  e Giczabele 
comandò  , che  foffe  uccifo  Nabot  colle 
lettere  adulterate,  c ligillate  coll’anello 
del  Re  Acab  fuo  marito  . Pensò  Àbra- 
mo Gorlco  nella  fua  Dattiloteca  effere-* 
fiato  antichiflimo  quelfo  ufo  degli  anel- 
li , e portati  prima  da‘  Re  , e da'  Princi- 
pi > c poi  dagli  altri , e fecondo  che  è 

noto 


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32  Ijl  or. delle  Gemme,  e delle  Vìe  tre  di  Giacinto  Gimma.Lii.il 


noto  edere  antica  la  memoria  de’  Re 
nella  deda  Scrittura.  E’  ben  vero  però  , 
che  talvolta  in  Quella  lignifica  altro , 
che  l’ ornamento  del  dito  ; così  leggia- 
mo neU'E/odocap.zS.Stringatur  Rattorta - 
le  anulis  Juìs: cioè  colle  fibbie, e co’i  nodi. 

Non  (blamente  però  fu  l'ufo  del- 
le gemme  nelle  velli  fagre , come  nel 
Razionale  ; ma  eziandio  nelle  Corone 
de’ Principi  » negli  dendardi , nelle  cop- 
pe) c negli  anelli.  GiofctFo  lib.  3 . 
quit.  ritcrifcc  il  coflumc  degli  Ebrei  di 
portar  nelle  guerre  la  Bandiera  Sacer- 
dotale , in  cui  erano  le  dodeci  gemme 
limili  a quelle  delle  velli  del  fomrao 
Sacerdote;  c gli  Antichi  non  folo  di 
gemme  adornavano  le  tazze  ; ma  for- 
mavano quelle  ancora  di  gemme:  onde 
il  Petrarca  DeRemed.  utriufque  fort.Hb.i. 
Dui.  $8.  ne  biafima  il  luffa  ; e così  fa- 
lcano le  Tazze  di  Amctido  . perchè  le 
tredeanoatte  a togliere  l’ubbriachezza. 

6.  GiofctFo  Giudeo  j che- è appella- 
to filius  Corionis , fcridc  > che  Salomone 
pofe  nel  Tempio  una  vite  d’oro  co’i  ra- 
mi, e colle  foglie,  tralci , c grappoli  pur 
di  oro  ; ma  cne  i grani  erano  di  pietre-, 
preziofe  . Fecit  infuper  Vitati  de  auro 
mttndo  , c 'r  pofuìt  in  Jummitatem  Colum- 
narum,cujus  pondus  erat  mille  talentorv.m 
a urcorum  . Erat  autem  Vìtis  ipfa  fatta-» 
opere  in?jniofo , babent  ramos  perplexos  , 
cujus  folia , & germina  fatta  erant  ex 
rutilanti  auro , botri  autem  ex  auro  fulvo , 
& grana  cjus , acini , atque  folliculi  fatti 
erant  ex  lapidibus  pretio]is;totumque  opus 
erat  fabrefattum  opere  vario , ut  cfjet  mi- 
randa m Jpettacnlum , & gauiium  cordis 
omnibus  mluentibus  ipfum  . Multi  quoque 
Scriptores  Romani  tcjlantur  Je  eam  vidifjc, 
cum  defolaretur  Templum  , c 're.  Fa  pur 
menzióne  di  ciò  l’ altro  GiofctFo  Ebreo 
lib.  6.  De  bello  Jud.cap.6.  o pure  14.  fe- 
condo 1’  altra  divifione  , dicendo:  Inte- 
rior vero  porta  tota  inaurata  erat,  & cir-  ■ 
cum  eam  inauratiti' parici  : defuper  autem 
habelat  avreos  pampinosi  nude  racemi  fla- 
tus* bombiti  pendebant  : c tutto  ciò  rac- 


conta il  Menochio  nelle  Stttore  pari.  $ 
centur.  12.  cap.  71. 

7.  Fu  fonza  dubbio  l’ufo  degli  Anel-^ 
li  amichiamo , e diverfo;  perchè  gli 
formavano  di  ferro  » di  argento,  di  oro» 
c di  altri  metalli;  anzi  di  pietre,  di  olFa, 
di  corna,  di  legno  , di  vetro,  di  cuojo,c 
di  ogni  altra  materia  dura  , ed  anche  di 
peli  de’  Cavalli  : e vi  fono  memorie  di 
ciafchcduna  fpezie  appo  gli  Autori . il 
maggior  ufo  e dato  , ed  e pure  a’  noflri 
tempi,  di  oro  colla  gemma  : ed  atFcrma 
Antonio  di  Gucvara  Vcfcovo  di  Mon- 
dogneto  nelle  Lettere  lib.4.  c^c  tra  tut" 
ti  gli  ornamenti  dell’Uomo,  inventati 
dall’ingegno  c induflria  umana  , niuno 
avanza  quello  degli  Anelli  c per  la  bel- 
lezza , per  la  fottiglie2Za  , e per  la  lii- 
ma , e valore  . Oltra  che  la  forma  loro 
è rotonda  , che  è la  più  perfetta  figura 
di  tutte  ; fono  così  leggieri  , c fattili , 
che  poflono  dare  in  un  picciolo  dito 
della  mano;  lì  fanno  del  più  eccellente 
metallo  , che  c l’oro  , e delle  pietre  piu 

reziofe  ,c  di  gran  valore  ; onde  1’  am- 
izionc  umana  trovò  il  modo  , come  in 
un  dito  fi  potelfe  portare  un  Cadetto,  o 
Città,  o grande  facilità , portando  cdr  il 
prezzo,  c valuta  di  quelle  ; ficome  fap- 
piamo,  che  alcune  gioje  vagliono;  c ciò 
lenza  impedimento  dell’  ufo,c  dcll’cfcr- 
cizio  della  mano.  Rifcrifcc  Pietro  Ar- 
lcnfc  20.  adverf.  c.  2.  che  dagli  An- 
tichi era  attribuita  la  Gemma  a ciafchc- 
dun  metallo;comc  la  Turchcfa  all’anel- 
lo di  piombo  : il  Corniolo  a quello  di 
flagno,  al  ferro  lo  Smeraldo, il  Diaman- 
te all’  oro , l’ Amctilio  al  rame  , il  Cri- 
dallo  all’  argento, e la  Calamita  al  Mer- 
curio . 

8.  Si  portavano  prima  gli  Anelli  nel- 
la mano  finii  Ira , c nel  dito  anulare  : c 
Plinio  porta  1’  efempio  delle  Statue  de’ 
Re , Numa,  c Servio  Tulio:  c credutile 
in  quel  dito  fi  portava  , come  parte  più 
afeofa,  per  rifpctto  , c vergogna  , quali 
di  cofa , che  parea  eccedo.  Altri  lo  cre- 
devano, come  dito  meno  occupato  nell’ 

ufo 


r 


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Dell'  Origine , ed  ufo  delle  Gemme , e degli  Anelli.  Gap.  IV.  33 


«fo  della  mano.  Macrobio  tra  varie  ca- 
gioni aggiunfc  , che  dal  cuore  a quel 
dito  difeenda  un  nervo  , o vena  ; e per 
onor  del  cuore,  come  fc  fòffe  coronato 
con  cerchio  d’ oro  in  quel  dito  . Così 
conferma  Gellio  ; ed  altri  differì),  per 
medicina  ; acciocché  la  virtù  delle  pie- 
tre degli  anelli  camminar  poffa  , e gio- 
vare al  cuore . V introduffe  poi  1“  ulo  di 
portarli  ncH’altre  dita  delle  mani , fuor- 
ché nel  pollice , cd  in  quello  di  mezo  ; 
ma  pur  nel  pòllice  finalmente  l’ tifaro- 
no i Romani . Avcano  ancora  gli  anelli 
pér  l’ invernata,  ed  altri  piùdelicati  per 
la  fiate,  detti  efi ivi  ; c pofero  nome  par- 
ticolarcall'anello  di  ciafcun  dito . 

9.  Si  portavano  prima  gli  anelli  di 
ferro  da'  Romani , e da’  Lacedemoni , 
poi  di  oro:  e non folo lì  fèrvivano di 
effi  per  ornamento  , come  le  Donne  di 
uno  , c di  più  adornavano  le  loro  mani; 
ma  a varj  ufi  gli  adoperavano  . Princi- 
palmente però  gli  anelli  eran  legno  di 
amore  , di  dignità  , di  onore  , e di  do- 
minio . 

Per  Pegno  di  amore  era  l’ anello 
“Pronubo  , così  detto,  perchè  fi  mandava 
dallo  Spofo  alla  Spofa  ; ma  erano  due  , 
uno  di  ferro  fenza  gemma, per  lignifica- 
re lo  rifparmiodel  vitto  , c de’  collumi 
frugali  , come  dice  1'  Alcffandri  lib.  2. 
top.  j.  Dier.  genìal.  1’  altro  colle  mani 
raggruppate  , in  fegno  della  fede  coniu- 
gale : e folevano  efferc  anche  di  oro  . 
Diffc  Ifidoro  l. De  cultu  fccmin.chc  fami - 
nx  nonvij'x  funi  annuiti , niftquoi  virgi- 
nibus  fponjus  miferat  : neque  ampliai , 
quàm  btnos  aureos  in  di  gì  tu  babere  Jole- 
bant . Quello  anello  fponfalizio  col  le- 
gno della  fede  fu  ufato  da'  Crilliani,  da' 
Giudei  ,.da’  Romani , e da  altre  Nazio- 
ni anche  barbare  ; poicchè  fi  foleva  dar 
la  fede  col  porgere  la  defila  , come  ne_* 
fpiegano  il  rito  Ce  fio  Rodigino  lib.  4. 
cap.  3.  c Pierio  Valeriano  neh Geroglifici. 
Altro  anello  mandavafi  pure  dallo  Spo- 
fo, detto  del  Divorzio,  o del  Celibato , é 
della  Calti tà , quando  per  otfio  > o per 

Tom.  /, 


coltivare  la  cafiicà  fi  mandava  dal  mari- 
to alla  moglie  . Così  l'ozio  in  Dibliotb. 
fa  menzione  di  Tcofcbo  Pilofofo  , che 
dille:  Olim  quidemtibi  dedi  ./tnulum,pi- 
gnut  convici  tu  ad  prolem-,  nuncautem j 
biute  do  t ibi  temperanti x . 

10.  Per  legno  di  liberti  fidava-» 
1'  Anello  al  Servo  , c potea  cfcrcitarc 
uficj , ricevere  onori , c far  quanto  a' 
liberi  era  permeilo:  del  che  fa  menzione 
vllcx.  lib.  z.  cap.  29.  Augulto  reftituito 
alla  fan  iti  per  opera  di  Antonio  Mufa_» 
Medico  , gli  donò  molto  danaj'o  , c 
l’ anello  d’oro , con  citi  lo  fece  libero  : c 
perniile  ancora  l’anello  di  oro  a tutti 
quelli  o prefenti  , o futuri , che  la  Me- 
dicina protclfaffcro , come  raccorda  Ce- 
lio Rodigino  lib.  6.  cap.  12.  ^4.  L. 

11.  Petrigno  di  dignità  Faraone  do- 
nò 1’  anello  a Gioiellò  ; ed  Affilerò  lo 
die  ad  Aman  , ed  a Mardocheo  , quan- 
do eli  conferirono  la  prima  dignità.Sti- 
ma~il  P.  Grctscro  lib. 4.  De  Cruce  , che 
1‘  Anello  dato  da  Faraone , aveffe  il  fo- 
gno della  Croce  • I Romani  davano  a* 
Tribuni  l’anello  d’oro, cd  agli  altri  Sol- 
dati di  ferro,  come  dice  Appiano  . 

12.  Per  fegno  di  onore  , e di  nobil- 
tà, come  fi  dà  oggi  a’  Dottori  nel  Dot- 
torato,così  i Romani  lo  davano  a’  Giu- 
dici, cd  a quei  dell’ordine  di  Cavalleria; 
c prima  di  ferro,  e poi  di  oro  per  ditlin- 
guci  gli  dalla  plebe , al  dir  d’ Ifidoro  De 
Orig.  lib.  19.  cap.  32.  Lo  davano  ancora 
agli  Ambafciadori  a’  Re  , e Nazioni 
ftranierc  di  oro  , c del  pubblico  teibro 
per  onore  , ed  autorità  ; e ne’  Trionfi 
non  fc  gli  mettevano  , fe  non  di  ferro  ; 

.benché  portavano  nel  Carro  Corone  di 
oro.L’  avcano  pur  di  oro  gli  Equi  ti, che 
era  un  certo  fiato  tra’  Patrizj  , c Sena- 
tori , e’1  Popolo  , c’  Principi  , e gran-» 
Baroni  . Lra  quella  concelfione  dell’ 
anello  d’oro  , come  il  far  Cavaliere  , o 
Gentiluomo , c così  erano  gli  Lquiti 
conofciuti  1 c difiinti  dal  popolo  ; come 
Plinio,  Dione,  cd  altri  lcrivonodcl  mo- 
do.* che  i Senatori  ( quali  pure  portar 
£ gli 


34  lfl  or. delle  Gemme , e delle  "Pietre  di  Giacinto  Qfama.Ub.il 


gli  potevano)  fi  conofcevano  perla-» 
vette  detta  1 aroc 'avo,  tettata  con  porpo- 
ra^ per  gli  Equiti  fi  chiamavano  tinelli 
Equefìri  , nè  li  concedevano  fenza  gran 
caufa  , e prodezza  notabile  » a pcrlòne 
di  certa  qualità  » c lignaggio  , e facultà 
ancora  . Ma  regnando  poi  gl’Jmperado- 
ri  , fi  davano  pare  per  favore  gli  anelli 
a coloro  , che  non  erano  meritevoli, co- 
me dicono  Giovenale,  e Svctonio  nella 
J'iM  di  Cefarc , e di  Vitellio.  Era  gran- 
de 1’  ufo  di  quelli  al  tempo  della  fecon- 
da guerra  tra'  R mani , e Cartaginefi  ; 
quando  Annibaie  , vinti  i Romani  nella 
giornata  di  Canne,  mandò  tre  m ggia  , 
o mifurc  , piene  di  anelli  a Cartagine, 
come  narrano  Plinio,  e Livio,  forfè, per- 
chè tanti  erano  i morti , e prigi  ini  del- 
lo flato  degli  Equiti  . Scconio  Plutar- 
co nella  Vita  di  flambale, alcuni  dicono, 
che  fu  un  moggio  : altri  che  pattarono 
moggia  tre  e mezo  ; c vogliono , che  il 
moggio  Romano  era  di  lib.  32. 

I Cartaginefi  concedevano  tanti 
anelli,  quante  erano  le  guerre  , dalle 
uali  erano  ritornati  • Nel  nono  anno 
el  Principato  di  Tiberio  fu  data  rego- 
la alla  loro  autorità,  come  diftintamen- 
te  narra  Plinio  lib.  33.  cap.  2.  Appo  gli 
fletti  Romani  era  l’anello  fegno  ai  ric- 
chezza , e fi  concedeva  a'  Nobili , che 
aveano  quattrocento  fefterzj;  c chi  ric- 
ichiffimo  era  , anche  due  portarne  pote- 
va ; onde  fcriflc  lo  fletto  Ilidoro:  Craf- 
fus , qui  apud  Tartborperiit , in  feneftute 
duos  habuit  anulo s , catifam  prdferew  , 
quòd  pecunia  ei  immenfa  creviffet.  Pare 
però, che  fotte  flato  più  lecito  alle  Don- 
ne,che  agli  Uomini  portarne  più  di  uno; 
poicchè  Gracco  in  una  fua  Orazione  al 
Popolo  Romano,  biafimò  Mcmmio  , di- 
ccndo:Confiderate,Quiritet,rtniliram  cjur. 
en  cujui  autoritatem' fcquiminì , qtiipro- 
ptet  mulierum  cupiditatem  , ut  mulierelt 
0 rnatus . Ma  dice  Plinio,  che  alcuni  per 
maggior  gravità  un  l'olo  anello  porta- 
vano . 

JJ,  Per  fegno  di  Dominio  ancor  gli 


Ateniefi  a gl’  infami  Servi  lo  davano  , 
a'  quali  era  permetto  poter  fegnare 
coll'  anello  , come  altresì  era  ufo  appo  i 
Babilonj,  al’dir  dell’ Ale'ffandri lib.  2. 
Dier.  Cenìal.cap.  19.  L’Anello  "Pronubo 
degli  Spofi  era  pure  in  fogno  di  domi- 
nio per  mollar  la  foggezionc  delle  Spo- 
fc  . Si  fpofa  ogni  anno  dal  Doge  di 
Venezia  il  Mare'  Adriatico  folcrtncmen- 
te  nel  giorno  dell'  Afcenfione  del  Si- 
gnore coll'  Anello  di  oro, così  dicendo  : 
befponfmu!  te  tnare  i»  fi fitum  veri , &, 
perpetui  domimi  . Di  tal  privilegio  con- 
ceduto da  Alcttandro  III.  Papa, al  Doge 
Sebattiano  Ziani  con  altri  privilegi, n ab- 
biamo più  largamente  fentto  nella  no- 
ttra  Idea  del Ù Ifìoria  dell’Italia  letterata 
Tam.\.  cap.  16.  num.  5.  Alcuni  anelli 
Signatorj , co' i quali  figillavano  varie 
cofe  , erano  pure  in  fegno  di  dominio  . 
Furono  veramente  diligenti  affai  i Ro- 
mani ; poicchè  oltra  le  lettere  , titilla- 
vano le  Catte  , gli  armarj,  le  borfe  , ed 
altre  cofe  . Cicerone  dice  della  fua  Ma- 
dre , che  figillava  fino  alle  botti  del  vi- 
no, c i vali , per  levar  via  il  fofpctto  , 
che  fotte  flato  rubato  il  vino  da  quelli. 
Di  quelli  anelli,  atti  a figillare,fu  I’  ufo 
antichillìmo,  anche  nella  Sagra  Scrittu- 
ra facendoli  menzione  di  elfi  ; ed  altri 
erano  con  lettere  impreffe  , altri  con  fi- 
gure ; e furono  quelle  diverte  ; comi-» 
diremo.  I Romani  antichi  figillavano 
colla  loro  propria  effigie  intagliata  nel- 
la pietra  dell’ anello, come  afferma  Plau- 
to, introducendo  un  Ruffiano  , che  co- 
nobbe in  un  figillo  l’ effigie  d’un  Sol- 
dato . 

14.  Sono  fiate  pur  varie  le  forme  , 
e grandezze  degli  anelli  e colle  gem- 
me , e fenza  gemme . Gli  Anelli  di  Me- 
moria eran  comporti  di  cerchietti , c fi 
lafciava  alcuno  fuor  del  dito  per  ricor- 
do . Plinio  dice  aver  veduto  un’  anello 
colla  gemma  grande  , quanto  una  noc- 
ciuola  . Celebrano  molti  1’  Anello  di 
Carlo  V.  Imperadore  ; nel  cui  cartello 
vi  era  un  picciolo  Orologio  a ruote  ; c 
, Simo- 


Dell’  Originerei  ufo  ielle  Gemme ye  iegli  Anelli.  Gav.  IV.  4 3 s 


Simonc  Majolo  Drer.  Caule.  Tom.  i.col- 
loqu.  2}.  dirt'e  * che  vi  era  un  picciolo 
Campanello,  che  luonava  l’ore,  lcrivcn- 
do:  ^iuxere  etiam  miracula  arùficum  in- 
geniti ; ut  cwn  tot  ]int  rotte  currenies , & 
recurrentes , comperi  ut  /»  artijex  , qui  & 
Campanulata  , & indicem  , <&■  c<etera  li- 
bramenu  omnia  in  Caroli  V.  Imperatorìs 
annulo  digiti  collocarti  . Ma  c più 
vcrillmile  quelchc  narra  dello  Hello 
anello  il  P.  Pie  n atanti  De  Symbolis  He- 
roic.f.c.3.  che  con  uno  itile  il  dito 
leggiermente  pungendo  , inoltrava  le 
ore  con  tante  punturciquante  cran  quel- 
le» non  potendo  dar  tuono  un  campa- 
nello airai  picciolo  . Giovanni  Velo,  ri- 
ferito da  Gio:  Felice  Afiolfi,  nell’  Offi- 
cina lìtor.  li/>.i.fcrirtc,chelo  Hello  anel- 
lo fu  lavorato  da  Giorgio  Capobianco, 
eccellente  Orefice  Vicentino . 

« 5.  Di  varie  figure  li  fono  pur  porti 
gli  anelli  non  folo  nelle  dita  , ma  nelle 
orecchie,  ove  prendono  il  nome  di  Ten- 
denti , Orecchini , Inaure s , c ciò  urtarono 
anche  gli  Ebrei . Nell’  EJod.  cap.  3 j.  lì 
legge:  Viri  cum  mulieribus prxbuerunt 
armillas,  &•  inaures  annulos  , & dextra- 
lia  : così  in  altri  luoghi  della  Scrittura  . 
Ma  Hravagante  c veramente  fiato  1‘  ufo 
degli  Anelli  appo  varie  Nazioni  barba- 
re,- poicchègh  hanno  pure  urtati  nel  na- 
fo  , e negli  altri  membri  del  corpo  , fii- 
mandogli  ornamento.  Dific  il  Ramufio 
nel  Tom.  1.  delle  fue  Navigazioni  » che 
i Mori  della  Guinea  portavano  al  Nafo 
gli  anelli  ; e Pietri  della  Valle  ne’  fuoi 
Viaggi  pari.  1.  della  Terfia  , lett.  1 6. 
fcriiic  » che  le  Donne  Arabe  portano  nel 
nafo  anelli  grandillìmi , e pajono  Bufa- 
le: le  Perfiane  piccioli  e gentili  da  una 
banda  : e quelle  di  Mogoitan  nel  mezo 
del  nafo  hanno  tutte  infilzata  per  un 
picciolo  buco  una  pialtrina  di  oro  o fem- 
plicc  , o fmaltata  , e con  giojc  fatta  a 
quattro  angoli , o filetta  , c lunga  poco 
meno,  quanto  è lungo  il  nafo.  Cosi  pur 
riferirtee  il  Tavcrnicr  ne’  Pi  aggi  di  Terfia 
[art.  1.  Tom.  z.  lib.  4.  cap.  11.  che  qucl= 


le  Donne  hanno  la  narice  finifira  fora- 
ta ; onde  pende  un’anello  doro  con  una 
perla,  o con  un  rubino  , o fmeraldo  in- 
filzatoci . Ne'  Regni  di  Lar , e d*  Or- 
rnus  fi  forano  l' odo  del  nafo  per  attac- 
carli dietro  al  capo  una  piailra  d’oro  ar- 
ricchita di  rubini,  fmeraldi,  o turchine, 
e la  piafira  lorf  copre  tutto  il  nafo  . Le 
Arabe  fi  bucano  il  tendone  , che  fepara 
le  narici , c vi  partano  un’anello  ; anzi 
alcuni  di  quelli  anelli  fono  grandi 
quanto  la  palma  della  mano  , c ci  pada- 
no dentro  ciò  che  mangiano.  Le  più  co- 
mode fanno  forare  una  perla,  o qualche 
bella  pietra  per  infilzarla  dentro  all* 
anello.  11  Boterò  nelle  Rela^Univ.  di- 
ce , che  i Timbui  nel  Mondo  nuovo  pcc 
gentilezza  fi  forano  le  orecchie,  le  nari- 
ci, c'1  labbro  inferiore , e vi  attaccano 
vezzi  di  oro  , c di  argento  . Dell'  ufi» 
ftravagantc  della  Guinea  fi  legge  nell* 
pliant.  Cofmograph.  del  Mercatore:  Viri 
juxti  , <jr-  Fermi  nx  nudo  capite  incedunt  ; 
quibufdam  tegmen  eli  ex  corticibus  arto- 
rum  , aut  nuce  Indica  confettura.  Sunt  qui 
Juperius  labrum  fauciatum  habent , perque 
illud  foramen  , & per  nares  Eboris  frulla 
adigunt , hoc  ipfo  , ut  opjnantur , valdè 
formofi  . ^lij  ex  inter/litio  narium , aut  è 
labrit  ebur  geflant , & Conchas  : quidam 
eùam  pertùjo  inferiore  labro  Un  guarnì , 
tanquam  per  or  alterum  exfertant . Velie- 
menta  contexunt  ex  arborum  libris , bijijue 
decore  fei licei  verenda  tegunt  : ex  ci  (.lem 
! loreis  non  ad  ufum , J'ed  ad  ornatwn  nexas 
gerirne  Simiarum  , & CercopithecorumL» 
pellet  cum  Nola  . Oculum  alterum  rubro  co- 
lore tingunt,  alterum  ceruleo  : F cernine 
ditiores  ingente s annulos  ex  ferro,  aere  ru- 
bro, aut  Hanno  cruribus  nettuni . To'tre- 
mwnin  Itupida , dr  putida  barbarie  miri- 
fico fibi  piacene  . Tommafo  Porcacchi 
nell’//o/ar.narra  l’ufo  ncU'lfoladi  S.Cro- 
ce , ove  fono  gli  Uomini  di  graziofo , e 
bello  afpetto  ; ma  fe  lo  guadano  con_» 
una  ridicola  maniera  di  ornamentojeioè 
forandoli  tutto  il  vifo  con  buchi  glan- 
di , e piccioli  per  ficcarvi  pictruccie  , cd 
Ai  i altre 


35  ljl or. delle  Gemme,  e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gmmd.'Lìb.l. 


altre  bajc  a lor  modo  ; ed  agli  orecchi 
portano  tre  anelli  per  ciafcuno  , forato 
in  tre  luoghi . Le  Donne  nondimeno  da 
quella  pazzia  fi  a /tengono, e negli  orec- 
chi (blamente  portano  gli  anelli.Defcri- 
ve  ancora  il  Porcacchi  altri  ufi  affai  bc- 
ftiali  degli  Iteffi  Ifolani  : e foggiugne-», 
che  quelle  ufanze  s'intendono  (olamen- 
te  di  quelli  , che  ivi  abitavano  avanti 
alt’  arrivo  degli  Spagnuoli  ; perche  ora 
effendo  il  paefe  abitato  dalle  Nazioni  > 
che  di  Ponente  andate  vi  fono , vivefi  al 
coltume  di  Spagna  > c colla  Religione-» 
Criftiana . 

id.  Dagli  Antichi  gli  anelli  non  per 
folo  ornamento  fi  portavano  ; ma  ancor 
per  tìgillare  , e non  era  lecito  di  avere 
più  cnc  uno  i ed  era  folo  a liberi  per- 
meffo  , come  dice  Macrobio  Saturnal. 
lib.  7.  cap.  13.  Alcffandro  Magno  Umil- 
iava le  lettere  coll’  anello  di  Dario  , 
quando  nell'  Aria  le  mandava;  e col  fuo 
quelle  per  l'Europa  , come  dicono  Pli- 
nio lìb.  37.  cap.6.  ed  Aleffandro  d’ Alcf- 
fandro lib.  2.  cap.  19.  c nel  fuo  portava 
nella  gemma  (colpita  l' immagine  di 
Pcrfeo  fuo  Antenato  • Fu  quelt’ufo  di 
lìgillare  antichiffimo;  mentre  dice  il  Pa- 
nino , che  l’anello  dato  da  Giuda  u 
amar, era  lìgnatorio . Antica  fu  altresì 
la  fcoltura  delle  Gemme, come  fi  cava-» 
dall’  EJodo  cap.  z8i  poicchè  Iddio  co- 
mandò a Mose,  che  opere  fculptor'n , & 
colatura  Gemmarti  fi  fcolpiffcro  nomina 
filiorum  Ifrael  in  lapidibus  onytbihis  in- 
cludi in  auro  , e fi  poneffero  in  utroque 
iatere  fuperhumeralts , che  era  una  vette 
del  Sommo  Sacerdote  Aaron  , detta  So- 
prafpalleàa.  Giofetfo  ntiqii.Judaic.lib. 
3.  cap.  11. 

17.  Imprimevano  gli  Antichi  nelle 
Gemme  degli  Anelli  varie  immagini  di 
tutte  le  cofc  divine  , ed  umane,  natura- 
li, favolofe  , (ìmbolichc  , e di  quajlì vo- 
glia altro  genere  . Fortunio  Liccto  ne 
icriffe  un  Volume  grande  ed  erudito , e 
gli  diè  titolo:  Hieroalyphica , frve  antiqua 
Scheruata  Gemnutrm  anularinm , Quxfita 


Moralia , politica , biftorica,  Medica, Thi- 
lojopbica  , & fublimiora  explicatu  , c tre. 
Così  imprimevano  negli  anelli  le  im- 
magini degli  Uomini  illuftri  per  memo- 
ria , per  olscquio  , e per  imitazione  ; c 
fcolpivano  altresì  le  figure  de’  Dei  ; e 
Tertulliano  De  OnjLrap.  12. chiamò  quei 
figilli  parva  Idola  , & fiSiles  Deos  : ed  * 
Arnobio  lib.  6.  contr.  Geni,  beffava  i 
Gentili,  i quali  credeano  effer  Dei  quei 
figilli , ne’  quali  fi  abbreviaffero  i Dei 
(teff  , e fi  reltrigneffero,  come  fi  (ten- 
devano nc’  grandi  fimolacri . Cefart-* 
portò  nell’anello  Venere  armata,  da  cui 
lì  dicea  tirar  per  Enea  la  fua  flirpe.  Ne- 
rone portava  Marita  vinto  da  Apollinc 
Dio  de'  Poeti;  così  altri . 

18.  Varj  Geroglifici  portarono  al- 

tresì gli  Antichi  negli  Anelli^  e dice 
Pier  Gregorio  Tolofàno  nel  6.  de  Rep. 
cap.  i5.  cavandolo  dalla  Cabala  Clorica 
di  Rabbi  Abramo  cap.  t.  e i7.che  nell* 
anello  di  Davide  era  fcolpito  il  «Leone , 
che  fi  Itima  l’ infegna  della  Tribù  Reale 
di  Giuda,  di  cui  egli  era  , conforme  al 
luogo  dell'Apocaliffe  cap.*,.  Vieti  Leo  de 
Tribù  Juda , e perchè  ammazzò  il  Leo- 
ne effendo  paftorc-Seleuco  portò  un’an- 
cora : Dario  Re  un’Aquila  col  Dragone 
negli  artigli , come  dice  Giofeffo  Jdnti- 
quit.  Judaic.  lib.  12.  cap.  tf.  Augufta 
uvea  la  Sfinge, e per  molto  tempo  l’effi- 
gie di  Aleffandro  Magno:  Galba  un  Ca- 
ne, che  s’inchinava  dalla  prora  , come 
narrano  Dione  , e’1  Rodigino  lib.  6. 
cap.  29.  • 

19.  Le  immagini  degl’  illuftri  Filo- 
foli  , la  cui  Setta  fi  feguiva , anche  era- 
no portate  negli  anelli  ; così  gli  Acca- 
demici portavano  fcolpito  Platone  :-gli 
Ariltotelici  Ariftotile, e Cicerone  DeF i- 
nib.  attelta  , che  non  fidamente  nelle-» 
tavole  , ma  nelle  tazze, e negli  anelli  fi 
vedeva  in  Roma  l’ immagine  di  Epicu- 
ro .Scolpivano  ancora  gli  Uomini  ,che 
amavano,  i parenti, e gfi  amici:  Africa- 
no portò  la  figura  del  padre  : Lentulo 
quclladcl  fuo  Avolo:ela  famiglia  dc’Ma- 

cria- 


Dell  V/o  Ecch/aftìco  delle  Gemme , e degli  Anelli.  Gap.  V.  37 

triani  portavai  immagine  di  Alefsan-  rapprefentavano  il  Rq,  Partcnopc  in  at-’ 
dro  : così  Galba  portò  1 imprefà  della—»  to  di  dormirei  e Mercurio  col  Caduceo: 
Tua  flirpe,  cioè  una  tefta  (otto  la  Nave,  c 1’  altro  finfe  la  nuova  Darfena  coll:-» 
• Quello  ulo  degli  Antichi  palsò  ancora  Statue  della  Prudenza  1 di  Nettuno  col 
* ne’  tempi*più  moderni,  benché  nori_»  Tridente  , e di  Cupido  altresì  compollo 
femprc  negli  anelli  portarono  le  imma-  di  gioie*.  F.  Pietro-Martire  Felini  dcl- 
gini:  così  Boleslao  ILI.  Re  di  Polonia  l' Órdine  de’ Servi  nel  Trattato  delle coffe 
portava  Tempre  appéfa  fui  petto  , per  maravigliofe  di  Roma,  nella giornata 
averla  continuamente  avanti  gli  occhi,  della  Guida  Romana  fa  menzione  dello 
una  immagine  del  pio  e faggio  Tuo  Pa-  Scrittorio  , o Studiuolo  fatto  nel  1609. 
dre  Uladislao;  c quando  dovea  metterli  di  ordine  di  Paolo  V.  Papa, tutto  di  Pic- 
a qualche  imprefa  dicca:  ^tbffit  Tater  mi,  tre  Orientali , digiojc,  di  argento  , di 
ut  rem  tuo  indignam  nomine , & virtute  oro,  di  pitture  , c di  altre  rarità  : ed  ac- 
untjuam  agam come  narra  il  Cromero  certa  clierc  flato  così  nobile , che  alcu- 
/.  riportato  dal  P.  Rofignoli  nella— > no  in  vederlo  fi  feorderebbe  di  ogni  al- 
Vittura  in  giudico,  Cap.  14.  fi.  2.  Ufa-  tra  cofa  veduta  , nc  altro  defiderarebbe 
vano  le  immagini  gli  Antichi  per  accen-  vedere,  cflendo  di  ftupore,c  maraviglia, 
tlcrlì  col  loro  mezo  alle  virtù  ; però  difi-  Altri  limili  deferive  il  Valàri  nelle  Vite 
fe  Sallultio  De  Rellojugurt . Sxp'e  audi-  de ’ Vittori ma  qui  non  deferiviamo 
viprxclaros  Cìvitatis  no\lrxViros  folitos  1’ ufo  delle  Gemme  nelle  Macchine  o 
effe  dicere  : Cum  ma]orum  i ma  gì  ne  s intue-  cfpofle  nelle  Gallerie  de’ Principi,  o ne' 
rentur  , vebemenùjfftrtìé  Jibi  animum  ai  Tcfori  delle  Chiefc  , o in  altri  ufi;  per- 
virtutem  accendi  . Così  ufano  i Crilliani  che  varj  efempj  recarcmo  in  tutta  que- 
portar  le  immagini  de’  Santi  , per  col-  fta  Moria  naturale  . 
tivare  la  divozione , ed  implorare  la 

protezione  loro . . Dell’  Ufo  Eccleftafftco  'delle Gemme  , 

zo.-  Aveano  gli  Ebrei  i Tuoi  Sculto-  e degli  Anelli. 

ri  delle  Gemme» de'  quali  fifa  menzio- 
ne nell'  Efodo  cap.  z8.  e quelle  fi  fcol-  CAP.  V. 

pivano  , c fi  ornavano  di  oro,  come  le-» 

pietre  degli  anelli  ora  fi  adornano , eli  1.  T7U  l’ufo  delle  Gemme  nelle 
è continuata  l’ arte  di  fcolpire  fino  a'  X1  vedi  fagre  ’ comandato  da 

noflri  tempi  ; del  che  faremo  un  difeor-  Dio  nel  Vecchio  Tcflamcnto,  come  ab- 
fo  nel  lib.  f.  cap.  \.art.  4.  ' biam  detto  ne’ Capitoli  precedenti;  ma 

11.  Sono  anche  di  ornamento  le-»  più  didimamente  mollraremo  nel  fe- 
Gemmc  a varie  cofe , e forlc  quello c il  guente;  e quello  ufo  imitarono  i fupcr- 
principale  ufo  loro  ; e più  efempj  anco-  iliziofi  Gentili , che  adorando  gl’idoli , 
ra  riferiremo  nella  noltra  Moria  natura-  c’  loro  fallì  Dei , cioè  i Demonj , a cui 
le.  Scrifleil  Parrino  nel  Teatro  de’  Viceré  empiamente  la  Diviniti  attribuirono  , 
Tom.  3.  cart.zy.  che  nell’anno  166$.  ed  offerirono  fagrificj  » inflituirono  le 
Franccfco  Troifc  Eletto  del  Popolo  nel-  velli  particolari  piene  di  gemme  a'  loro 
la  Cittì  di  Napoli, celebrando  la  Fella  di  Sacerdoti . Così  dille  il  favolofo  Filo- 
S.Giovambatifla;oItre  le  ricchezze  degli  llrato  nella  Vita  d'  ^Apollonio  , che  l 
apparati  di  molte  ftradc  della  Cittì  r in  Bracmani  Sacerdoti  dell’India,  ufavano 
quella  degli  Orefici  fi  ammirarono  im-  la  Mitra  ornata  di  gemme , la  vede  di 
me  nfe  ricchezze  di  gioje , e tra  le  altre,  lino , e ’l  baftone  . Narra  il  P.  Bat  toli 
due  Confali  de’  Gioiellieri  efpofero  , part.i.  lib.-j.  dell'  .Afu  , che  prefa  da’ 
uno  tre  Statue  compolte  di  gemme,  che  Portoglieli  la  Fortezza  di  Zcilan  » por-* 

taro-; 


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3 8 IJlor. delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  Gèmma.  Li  LI. 


tarano  da  quella  a Goa  il  famofò  Dente 
della  Scimia  bianca  , adorato  da  quei 
cicchi  popoli  come  una  venerabile  re- 
liquia di  Deità,  di  cui  appo  loro  fi  con- 
tavano favoleggiamcnti  » c fciocchezze 
da  riderne  pcr^ diletto  . Era  il  Dente  fo- 
pra  un  piè  d'oro  tcmpcllato  di  gemme  , 
cioè  Zaffiri , c Rubini,  in  cui  era  incaf- 
fato  > ed  era  onorato  con  Tempio  , con 
Sacerdoti, e con  fagrifiq  in  tutta  l'ifola, 
ed  in  buona  parte  dell'  Oriente  ; onde 
dal  Pegu  s’  inviava  ogni  anno  una  fo- 
lcane Ambafceria  con  oticrte  di  ricchif* 
fimi  doni  a llamparnc  la  forma  in  palla 
d’ambra  , o di  mufeo  ; e l’averla  era 
grazia  fingolare,  nè  in  altro,  che  in  una 
cailcttina  d’oro  per  riverenza  fi  ripone- 
va . Mandò  il  Re  Idolatra  Ambafciado- 
ri  per  riaverlo  •»  offerendo  gran  fomma 
di  danajo,  fino  ad  un  millione  di  feudi  ; 
ma  D.  Collantino  di  Braganza,  che  nel 
1558.  era  fucceduto  Viceré  dell’  India, 
Cavaliere  chiarillìmo  per  nobiltà  reale, 
e per  virtù,  configliato  dall’  Arcivefco- 
■vo  di  Goa  , c da  altri  Teologi,  che  non 
era  lecita  la  vendita  di  quell’  oggetto 
d’ Idolatria , lo  lalciò  cadere  , veggente 
ognuno,  in  un  mortajo  , c pcilatolo  in 
polvere  fonile  , la  lparfe  l'opra  carboni 
acccfi  , e ridottala  in  cenere , fece  git- 
tata ove  niuno  mai  la  rinveniffe  . 

Nella  noilra  Chicfa  Cattolica  vi 
è 1’  ufo  ancora  delle  Gemme  nelle  Ve- 
lli fagre  , ne’  Calici,  e ne’  vali  per  con- 
fcrvarc  la  fagra  Eucarifiia  ; c di  ciò 
molti  efempj  renderemo  , trattando  di 
ciafchcduna  gcpnma  . Anallafio  Biblio- 
tecario, parlando  di  Gregorio  II.  Papa  , 
fcriffe  : Me  fecit  calicem  aicreum  prxci- 
puum  iirerfis  ornatum  lapidi  bui  pretiojn , 
penf antem  librai  trionfa.  Similiter  dr 
Tjtcnam  aure  am penfantem librai  o[ior& 
fenili . Si  veggono  piene  di  gemme  le 
Mitre  , c i Paltorali  de’  Velcovi , ed 
altre  colè , c tutte  vogliono  a fignifica- 
re  varj  mirtei  j . Si  fono  pure  ferviti  de- 
gli Anelli  i Criltiani , c volle  Clemente 
Alcfsandrino  , che  ne’  figlili  fcolpiffcro 


la  Colomba  , il  pefee , la  nave,  o la  lira» 
l’ancora  , o i pefeatori  ; ncn  effendo  a 
loro  lecito  portare  immagini  de’  fuper- 
itiziofi  Gentili  . Scolpirono  anticamen- 
te il  nome  di  Giesu  Crirttt  colle  dup 
pi  ime  lettere  Greche  , o la  Crocc;come 
fi  vede  nell’anello  di  S.  Macrina  Vergi- 
ne , di  cui  parla*  S.  Gregorio  NitTeao 
nella  rifu  . Imprimevano  altresì  le  im- 
magini de’  Santi , come  attefla  il  Gri- 
foftomo  nell’ Orazione  in  lode  di  S.  Me- 
lczio  , la  cui  figura  nell’anello  fcolpita 
gli  Antiocheni  portavano. 

3.  Concede  la  Chicfa  agli  Spofi 
1’  Anello  nel  Sagramento  del  Matrimo- 
nio , e fi  benedice  coll'Orazione  : bene- 
dir Domine  annuluin-bimc,quem  noiin  tua 
nomine  benedicimut  , ut  quas  rum  geliave- 
rit , fidelitatem  integrarti  fuo  fponfo  te- 
nerti , in  pace  , & voi  un  tate  tua  perma- 
neat,  atque  in  mutua  diari  tate  femper  vi- 
vai . Ter  Cbrifium,  &c.  come  nel  Ritua- 
le Romano  fi  legge  : e così  benedetto 
l' anello , lo  prende  lo  Spofo  dalle  mani 
del  Sacerdote  , c lo  mette  nel  dito  anu- 
lare della  finiftra  mano  della  Spofa  . Di- 
ccvalì  quello  Anello, "Pronubo, dagli  An- 
tichi , c fu  in  ufo  anche  appo  gli  Ebrei: 
così  in  Perugia  nella  Cattedrale  fi  vene- 
ra quello  , con  cui  S.  Giufcppc  Iposò 
Maria  Vergine  : e dice  il  Lauri  nel  lib. 
De  ^ innulo  Tumulo  , a cart.  6.  Om  ium 
primo  fatit  in  aperto  elt , in  nuptiii  con  - 
trabendii , non  apud  Romano  1 modi , aut 
Crxcoi  i vcrùm  edam  apud  antiqui/fimoi 
Hebrxorum , ut  effe!  fid: i , & amorii  con- 
iugali! argumrntum  Annuii , quem  Spon- 
falem  , ac  Tronubum  appellarent , inole- 
vifjeufum.  E’.ciò  confermato  dal  Car- 
tagcna  , Tom.  z.  I.  4.  bomil.  1.  dicendo: 
Tr  i ma  elt , quol  S.Jo/epb  annulum  porre- 
xit  B.  yirgini . .Annulum  in  Sponfalem-, 
loco  arrlix  f òli  non  dar  i inter  Hebrxoi  non 
obfiur'e  ca  colligitur  , cr  Cardinali!  Ba- 
roni m adnotavit . Quello  ancora  così 
fenile  : Quod  retò Jcmel  loco  arrhx  dqtut 
anului  ah  uxore  Jemper  in  digito  ge/fare- 
tur , id  non  ornalui  caufa,  inquit  Clemens 

±AlCi 


Bell'  Ufo  Ecclejìaflìco  delle  Gemme, e degli  Anelli.  Gap.  V.  39 


v4lexandrinusinT£dagoj>o  l.  3.  c.n.fed 
ut  obftgnarent  todem  anulo , qu£  domi 
funi  ; Cu'lodiam  e nim  rerum  domelticarum 
ai  uxorem  frettare  pi  uri  bus  docetXeno- 
pìton  in  Oeconomico  . Lo  flelTo  Anello  di 
Maria  Vergine»  è di  pietra  , che  non  fa- 
cilmente fi dirterne;  però  altri  Bimano, 
che  fia  di  Lapislazzolo,  impallidito  dal- 
la lunghezza  del  tempo  ; altri  di  Sardo- 
nico » altri  di  Calcedonio  , altri  (al  ri- 
ferir di  Pelbarto . e di  Oleandro  Arno- 
hio  ) di  Ametillo  dell’  Arabia  Petrea,di 
vii  prezzo  ;ed  altri  ancora  di  Onichino 
della  Siria  , come  è più  comune  opinio- 
ne ; credendoli  verifimilc,  che  di  tal  pie- 
tra li  valeire  S.  Giufeppe  » efFcndo  tale 
fpezic  di  gemma  nel  Razionale  d’Aron- 
ne  col  nome  fcolpitovi  del  Patriarca-» 
Giufcppc  , come  dice  1’  Abulenfe  in 
Exod.e.iz.  Fu  il  medclìmo  Anello  in 
tempo  di  Ottone  III.  Imperadore, dona- 
to da  un  gioielliere  Ebreo  a Renierc  di 
Chiugi  , mcrcadante  di  Gioje  , che  lo 
conferve  per  diece  anni  tra  l’ altre  gem- 
me fenza  venerazione  ; ma  nel  989.  ef- 
fendogli  morto  il  figliuolo,  quando  lo 
fìerto  fu  condotto  al  fepolcro  , riforto 
dal  cataletto  » pubblicò  l’errore  del  pa- 
dre : e fattofi  portare  la  Cafsetta  delle 
gioje,  ne  cavò  r anello,  e lo  confegnò  al 
Curata,  e poi  li  riposò . Collocarono 
1’  anello  ftcuo  nella  Chiefa  di  S.  Murtio- 
la  , Prepofitura  de’  Canonici  Regolari  ; 
ma  rovinata  la  Chiefa  , fu  portato  nel- 
la Cittì  dentro  la  Chiefa  de*  Padri  Con- 
ventuali di  S.- Francefco , donde  nel 
1473.  VinterioTedefco,  Sacerdote,  in- 
volatolo per  portarlo  alla  patria  , c non 
potendo  per  miracolo  profeguire  il 
viaggio  , lo  donò  in  Perugia  a Luca-* 
Giordano,  il  quale  con  pubblico  inilru- 
mcnto  lo  prelcntò  alla  Cittì , c dal  Ve- 
fcòvo  fu  riporto  nella  Cappella  del  Pa- 
lazzo Priorale  : e nel  i486,  pretenden- 
dolo i Chiugini,  c portata  la  Cau fa  in 
Roma  , fu  nello  Hello  anno  aggiudicato 
alla  Cittì  di  Perugia,  ove  fu  dal  Pubbli- 
co fabbricata  la  Cappella  in  onor  di 


S.  Giufeppe  nella  Cattedrale  di  S.  Lo- 
renzo , come  ne  fa  menzione  il  P.  Co- 
ronelli  nella  fua  Biblioteca  Vniverf.  Si 
fpcrimcnta  miracolofo  ne’  parti  difficili, 
a fcacciarc  i Dcmonj , ed  a riconcilia- 
re gli  Spofue  comunica  la  virtù  fua  mi- 
racolofa  non  folo  agli  altri  anelli  col  fo- 
lo  toccamento , e fcenedetti  ; ma  altresì 
all’  acqua  , nella  quale  fia  fiato  immer- 
fo  1’  anello  ; e però  fe  n’empiono  vai  j 
vali  di  vetro  , e per  divozione  fi  difbcn- 
fa  a’  Fedeli  . Le  grazie  maravigliofe  da 
Dio  concedute  per  lo  flelTo  anello , fi 
leggono  nel  libro  col  titolo  : li  Vronubo 
tinello  della  Vérgine  del  P.  M.  Scbaftia- 
no  Fantini  Cartrucci,  rtampato  in  Feru- 
la nel  1 672.  in  12.  e fi  racconta  anche 

Ilìoria  da  Baldafàrre  Bartoli  nel  San- 
tuario di  Loreto  . Due  Anelli  Sponfali, 
però  , ufati  nello  Sponfalizio  df  Maria 
Vergine, afTcgnano  altri , come  Nicefo- 
ro  Califio  /.  2.  c.  23.  c Felice  Ciati  nel- 
la Storia  di  detto  anello  ; 1’  uno  dato 
da  S.  Giufeppe  negli  Sponfali , e fi  con- 
ferva in  Samur  nella  Borgogna  , nè  fi  sa 
di  che  materia  : l’ altro  era  quello  del 
Tempio  di  Gicrufalcmme  , con  cui  il 
matrimonio  fi  perfezionava  per  mezo 
de’  Sacerdoti  del  Tempio:  e quello  vo- 
gliono., che  fia  in  Perugia  , e che  vi  fi 
vede  fcolpito  un  Calice  , da  cui  erte  un 
fiore;  ch’era  l’arma  del  Santuario  di 
Gierufalemme  : e dice  Lorenzo  Ma- 
felli, che  la  pietra  dello  ftelFo  anello 
tirava  al  color  rofso  , come  riferifee 
Paolo  Mafini  nella  Scuola  del  Crijiiano 
enfi» 

4.  In  Roma  nel  Monaflero  delle 
Monache  di  S.  Silvcftro  fi  conferva  pure 
l’anello  , con  cui  S.  Gioacchino  fposò 
S.  Anna, madre  delfa  Beata  Vergine  » ed 
c di  argento  rozzo  colla  pietra  di  critlal- 
lo  lucida  in  mezo , e macchiata  d’in- 
torno con  macchie  nere , c nel  fondo 
opaca  , in  modo  che  rapnrefenta  le  im- 
magini , come  fa  lo  fpccchio;  e nel  gior- 
no degli  Sponfali  di  S.  Anna  Legnano  gli 
occhi  alle  perfone  di  villa  debole  ; c nc 

fanno 


40  ] J1  or. delle  Gemmept  delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Lib.  1'. 


fanno  menzione  Colvenerio  , Giovam- 
batiila  Laure, e Paolo  Maiininclla  Scuo- 
la del  Ctijtiano  cap.  t.  In  Colonia  li  vene- 
ra quello  di S. Orfola  Vergine  , che  di 
oro  , come  narra  Giacomo  Marcate  io , 
Hcrt.  Tajtor.  il  quale  fa  altresì  menzio- 
ne degli  anelli  del  B.  Edmondo , che  lì 
fposò  colla  B.  Vergine  , e di  quello  di 
J>.  Agnc(a,da  Gicsu  Crifto  fpofata,ilqua- 
le  lposò  pure  S.Catcrina  da  Siena , il  cui 
anello,  ltimaco  di  Amctifto,  lì  vede  in-j 
Malta  nella  Cappella  di  S.  Giovanni , 
conforme  fcrive  il  Pacichclli  ne'  fuoi 
Viaggi,  part.  ^.Tom.z.  cart.ioz.  Pietro 
della  Valle  , però, nell'  ultimo  Tomo  de" 
Viaggi , letter.14.  daSiracufa  , riferilce  , 
che  nella  Chiefa  di  S.Catcrina  nella  Cit- 
tà nuova  egli  vide  l’anello  di  orodi  fat- 
tura femplice  , antica , egrolTolana,  con 
pietra  verde , che  credè  Smeraldo, molto 
in  prezzo  negli  antichi  tempi  : e la  Bef- 
fa pietra  era  una  tavola  grande  per  anet- 
ÌP  ; ma  o che  fia  mal  pulita  , o appanna- 
ta dal  tempo  , non  paja  la  gioja  in  se 
Jlcffa  molto  bella . 

5.  Alle  Monache  nella  loro  confe- 
trazione  lì  dà  anche  l’anello  dal  Vcfco- 
vo  colle  parole  : Dcjponfo  tejefu  Cbriflo 
filiojummi  Talrìi, qui  te  iltefam  cujtodiat. 
Recipe  ergo  annulum  fiiei  , fignaculurti-. 
Spirimi  Sancii  , ut  Spenfa  Dei  vocerii  ; fi 
et  fideliter  fervi  erti , in  perpetuimi  corone- 
rii  . Riceve  però  la  Vergine  l’anello  nel 
quarto  dito  della  mano  delira  per  le 
nozze  fpirituali,!  differenza  degli  Spofi, 
a’  quali  è dato  per  le  nozze  corporali 
nella  mano  fin  lira  . 

6.  A molte  perfone  Ecclefiafliche  fi 
dà  anche  l’anejlo  per  cagione  dello 
Sponfalizio  fpirituale;ed  è un’ornamen- 
to Pagro  de*  Vefcovi , e di  altri  Prelati , 
e di  alcuni  in  qualchcScienza  dottorati. 
Le  perfone  però  Ecclefiaitichc»alle  qua- 
li Ita  efprelfamentc  conceduto,  fono  le 
feguenti  : 

"7.  Il  Sommo  Pontefice  ha  tre  Sigilli; 
e’1  primo  fi  dice  Emuliti  Tijcat ori i,  che 
ha  l'immagine  di  S.Pietto  , che  pefea  , e 


col  medefimo  figilla  in  cera  rolla  i Bre- 
vi . 11  fecondo  Bulla , con  cui  in  piombo 
figilla  le  Bolle  di  Cancellarla,  c vi  c la-» 
Crete  colle  telle  degli  Apolidi  S.  Pie- 
tro , e S.  Paolo  da  una  parte , c’1  nome 
del  Pontefice  dall’altra.  Il  terzo  Signum , 
e figilla  le  Bolle  Concifioriuli , e vi  lì 
legge  un  detto  della  Sagra  Scrittura  . 
Descrivendo  Antonio  Gcrardi  le  ceri- 
monie fatte  per  l’incoronazione  d’Inno- 
cenzo  Decimo  nei  1644.  riferite  dal  Ca- 
vai. Girolamo  Lunadoro  nella  Relazio- 
ne della  Corte  di  Roma, dice  che  il  Car- 
dinal Lami  Decano  , che  gli  fu  affilien- 
te in  tutta  la  MeiTa  , gli  pofe  in  dito 
l’anello . 

8.  I Cardinali  ricevono  l’anello  dal 
Sommo  Pontefice  , quando  gli  dà  il  ti- 
tolo della  Chiefa  , e gli  fa  la  cerimonia 
di  chiudergli  la  bocca ,ficcomc  la  deferi- 
vono  il  Lunadoro  nella  Relazione  della 
Corte  di  Roma  , c Domenico  Magri  nella 
Notizia  de’  Vocab.  Ecdefiajtici.  1-k  l'anel- 
lo la  pietra  di  Zafhro  , per  cui  pagano 
ducati  cinquecento  di  Camera  alla  Con- 
gregazione De  Tropaganda  Fide  per  Bol- 
la fpeziale  ili  Gregorio  XV.  c davanti 
prima  al  Collegio  Germanico  per  ordi- 
ne di  Gregorio  XIII,  ma  furon  poi  tol- 
ti da  Siilo  V- 

9.  11  Vcfcovo  ha  pure  l’anello  d’oro 
coila  gemma  , lènza  alcuna  figura  /col- 
pito, nella  fua  confccrazionc  , come  di- 
cono Innocenzo  III.  l.i.  c.46.  Durando, 
e’1  Ga Vanto  Tbefaur.  Sacror.  Rituum _» 
part.i.  tit.i.  Si  benedice  l’Anello , met- 
tendoli poi  nel  quarto  dito  della  mano 
delira  colle  parole  : Recipe  ^ tmulum ■, 
fide  i Jcil.  fignaculum , qua  tema  Sponjam. 
Dei , Santtam  videlicet  Ecc  teli  am,i  ut  one- 
rata fide  ornatiti,  illibate  cullodiaf . Gu- 
glielmo Durando  nel  Rational.  Divinor. 
Òfficior.  lib.i.  cap. 14.  dice  , che  l’anello 
d'  oro  , c rotondo,  lignifica  la  perfezio- 
ne de  i doni  dello  Spirito  Santo  , che  ri- 
cevè Crilto  fenza  mifura.Giovanni-Stc- 
fano  Durante  DeRitib.  F.cclef.  CathoUib. 
2.  cap.  9.  num.  37.  fenile  , che  fi  dia  al 

yc- 


...  EellWfo  'Ecclcjiajltcò  delle  Gemme , t degli  Anelli . Cap.  V.  41 


Vcfgovo  1’  Anello  per  legno  dell’onor 
Ponteficaie,  o per  figillo  de’ fegrcti . 
Dice  \Jgone  da  S.  Vittore  ,*cho  lignifica 
la  perfona  del  Prela*#,  il  quale  deve 
coll’ immagine  di  Crifto  fegnar  le  anime 
a lui  commcffe  : ed  Ugone  Cardinale 
afferma  , che  debba  elTcr  rotondo  per  la 
contemplazione  delle  cofe  eterne  ; ma 
varie  altre  fpiegazioni  anche  molti  dc- 
fcrivono.  Come  però  portar  fi  debba,  lo 
dimollrarerao  nel  fine  di  quello  cap. 

10.  I Prelati  inferiori  hanno  altresì 
l’Anello,  come  fcrilTc  Lei  io  Zecchi  De 
He p.  Ecclefiajt.  cap.i.  De  Stalli  Trxlator. 
num.z.  imperocché  polfono  alcuni  tifar 
la  Mitra  , c'1  Palloralc , c promoyere  i 
Aulii  iti  agli  Ordini  Minori . Così  fono 
gli  Abati»  ne’  Conventi  de’  Mpnaci , c 
ile’  Regolari, per  Privilegio  Apollolico  . 
C.  ^Abbaia  , De  Tr  ivi  le*,  in  6.  c tra  le 
altre  cofe  a loro  concedute,  portar  pof- 
fono  nel  dito  1’ anello  . Tutti  quelli 
eziandio  , che  per  privilegio  della  San- 
ta Sede  Apoftolica  nannó  l’ufo  de’  Pon- 
tcficali  , hanno  ancora  l’ tifo  dell’  a- 
nello . 

u.I  Protonotarj  Apoftolici  non  par- 
tecipanti, che  fono  come  Prelati,  hanno 
l’ufo  dell’anello "*  c precedono  a’ Cano- 
nici anche  delle  Cattedrali , uri  ; 

nonttuiem  collegi  ali  ter  uniti  f : come  fi  ha 
dal  Decreto  della  Sagra  Congregazione 
de*  Riti  in  Concordien.  1 6.  Maji  1601.  c 
iz,. Jutii  i6oz.  E’ ad  efii  nero  proibito 
l'ufo  dell'anello  nella  Mclla  dalla  lleffa 
Congrcg.  Die  i\.  Februar.  1613.  qual 
Decreto  è rapportato  dal  Scllio  Colteci. 
Can.  r.14.  num.  16.  dal  Barbofa  Colteti. 
^Apoft.  Deci],  verb.  .Anniditi  ; c dal  Ga-  . 
vanto  in  Rubric.  Mi/J.  par.z.  iit.i.  nu.6- 
Poffono  però  ritenerlo  anche  nella  Mef- 
fa  ; purché  tìa  fenza  gemma  : c feriffe  il 
Barbofa  num.6.  chcVrototiotarius  tUula- 
ris  potejt  apponere  pileumfuper  infiftobus, 
& I abere  annuiteli , dum  celebrai,  iummo- 
di  non  cura  gemma  . S.  C.  R ii.  in  Cloma - 
ccn.  & Neocaltren.n.  yA ugnili  1601.  pe- 
ne s me  di  fi.  ìrafl.  Dejure  Ecclef.XJniverf. 

T om.  I. 


iib.t.cap.i],  nu.zy.  ed  è rapportato  an- 
cora nelle  Jtddit.ad  Matiual.  Epifcop.Acl 
Gavanto  , come  feriffe  Monf.  D.  Pom- 
peo Sarnclli  Vefcovo  di  Bifcglia  , Letter. 
Eccle fiali,  i-j.  Tom.i.  Nello  (teffo  anello 
fenza  gemma  portar  vi  poffono  qualche 
ornamento  d'oro  , o qualche  fegno.  Co- 
sì furono  gli  Anelli  dati  in  dono  a'  Car- 
dinali da  Àlcffandro  VII.  quando  falì  al 
Trono  del  Ponteficato  , c vi  era  fcolpi- 
ta  rfmmaginc  della  Morte,  come  narra 
Girolamo  Fabbro  De  Trotonotar.  bipoli, 
cap.  io.  num.  18. 

11.  I Canonici  delle  Cattedrali  por- 
tar poffono  l’anello  ; perchè  vengono 
fotto  nome  di  Dignità  ; benché  proprio, 
& I Irido  modo  loqucndi  non  fieno  tali, fe- 
condo il  Barbofa  De  Can.  ir  Dignit.cap. 
19.C  feriffe  il  Gavanto  l.c.  che  l’ufo  del- 
l’anello nella  Mcffa  , fu  efpreffamentt-* 
proibito  a’  Canonici  delle  ( hiefe  Catte- 
drali » qui  fe  majores  ecfiimabant  Trotono - 
tariis . Eadem  S.  Con^.Rìtuum  die  16.K0- 
vcmb.\6z2.  Canonicorum  vero  nomine  hac 
inre  intelH^miur  edam  Dignitatcs , five 
fini , five  non  fini  de  premio  Capituli  . Di- 
ce Girolamo  Fabbro  De  Trotonotar.-4po- 
lìol.  cap.  10.  num.  14.  che  anticamente  ti 
eleggevano  i Canonici  col  darfi  l’Ancl- 
lo,c  ciré  così  offervino  nella  C.hiefa  Mc- 
tropoljtana  di  Ravenna,  c che  fi  ha  il 
Tello  nel  Cap.  Cum  olim , De  Sentent.  er- 
re/«aie. 

1^.  I Dottori  nella  Legge  Canonica, 
c Civile  hanno  ancora  l'anello  ; come 
altresì  i Dottori  di  Teologia  , di  Filofo- 
fia  , o di  Medicina  . Cosi  i Macllri  del- 
le Religioni,  che  nella  Religione  fi  dot- 
torano; mà  l’anello  Dottorale  non  è be- 
nedetto, come  quello  de’  Vcfcovi  : c 
l'ufo  di  darfi  l'Anello  d’oro  a’ Medi- 
ci fin  dal  tempo  di  Augnilo  Impcr.l’ab- 
biam  riferito  nel  cap. 4.  num.  io.Sì  aggre- 
ga col  Dottorato  il  Dottore  al  numero 
acuii  altri  Dottori , c riceve  la  potcftà 
di  leggere  , di  gl  ffarc  , d’interpretare  , 
di  falirc  nella  Cattedra  da  Macfi  ro  , e di 
fare,ed  efercitare  pubblicamente  gli  atti 
F ~ tutti 


? 4 

a 


« 


Digitized  by  G?rogle 


4 2 ìli  or.  delle  Gcmwe,  e delle  Pietre  di  Giacinto  Gwma.Liù.l. 


tutti  Dottorali . Prende  ancora  nel  dot- 
torarli le  Infcgnedcl  Dottorato  ♦ clic  fe- 
condo l’ufo  de'paeìl  fono  fei  * a fette  ; 
ma  comunemente  il  danno  l'Anello  > la 
Berctta  , il  libro  ferrato  , c noi  aperto  » 
che  c un  Tomo  de'  Tefti  » la  Cattedra  , la 
Toga  , ed  il  Bacio  di  pace  * e la  Benedi- 
zione . Danno  in  alcuni  luoghi  ancora 
la  Cintura  d'oro  . come  fcrtiTc  il  Car- 
neo in  Caldi.  Glor.  Mundi  part.io.Co/ifid. 
36.  c lì  dice  : Recipe  Zon.vn  auream  , ir 
tumbos  tuoecingulo  Fidii  prxcinge.ut  tor- 
pue  tuum  fil  òrnatum  exteriui , &apnd 
Deum  , homi  net  / e o'Iendat  perfetti  ni  . 

Di  quelle  Inferno  ne  fcrivoiio  lo  Hello 
Callanco  , e dìtFufamcnte  il  Borello  Di 
Magiflrat. Editi. Ub.i. cap.^.n.ioi. ^r  feqq. 
ove  fpiega  tutti-i  lignificati  . L’Anello 
fi  d.V  per  lignificarli  , che  per  quello  è 
fatto  vcroSpofo  della  Scienza,  come  af- 
ferma Luca  de  Penna  in  Unnica  C.dt  Tro- 
feffor.  ir  Medie,  lib.iz.  Si  dice:  .Occipite 
annui  um  fubarrbationii  ; perche,  ficome 
con  quello  fi  contrae  lo  Sponfalizio  tra 
l’Uomo  , e la  Donna  : così  tra  il  Dotto- 
re , e la  Scienza  : echi  ottiene  tale  ljx>- 
fa  , viene  a pollcdcre  il  dono  dello  Spi- 
rito Santo  . Così  affermano  il  Cattaneo  , 
Borello  , e’1  Reggente  Galcota  Controv. 
ft.  litui,  riferito  da  D.  Carlo-Antonio 
,de  Luca  D;  Trjtfiantia  Laurea  Dottorai, 
cap.i.  Si  dà  l'Anello  nel  Dottorato  non 
folo  coll'autoritlPonteficalc  per  la  Lcg- 

{;e  Canonica;  ma  colla  Regia  ancora  per' 
a Legge  Civile  ; e fono  due  azioni  di- 
ftinte  colle  loro  cerimonie  particolari  , 
e con  gli  Ufkiali  dillinti;  come  pure  di- 
pinti fono  i Dottorati;  benché  ambiduc 
in  una  volta  , ed  in  una  folcnnità  fi  dia- 
no . Quella  dittinzionc  c non  folo  pra- 
ticata in  varj  luoghi  » ovc  alcuni  in  am- 
bidue  fi  dottorano  , o nella  fola  Civile-, 
o nella  Canonica;  ma  fi  cava  dal  Conci- 
lio di  Trento  , Sefj. 24.  De  Reform.c.26. 
ove  fi  ordina  , che  «ella  Sede  vacante  fi 
debba  eleggere  un  Vicario  Capitolare  , 
che  fia  almeno  nella  Legge  Canonica 
dottorato  , o Licenziato  . Si  dà  la  He- 

^ j * — ri 


retta  , o Cappello,  dicendoli  : Occipite 
Eirretumrotunium  al  modum  Corona  , in 
fignum  fintlitatis,  zr  veritatii,  ac  dottri- 
na; nt  talei  fitti  manente , quatti  furritis 
in  co  tver fattone  ; nec  a dorè  a. io  cefi  averi- 
tit  ; quia  non  coronabitur  in  restio  Cerio- 
rum  , nifi  qui  legitim*  crrtaverU  ; corno 
rilerifee  il  Cattaneo  . E’  fogno  di  Coro- 
na , fccondp.Litca  de  Penna  in  l.  Muffa 
lc*uli  C.  de  Muti  temuti* , lib.  1 1.  e dille  fif 
Borello  num.  109.  eflcrvi  ancora  coftu- 
mt  di  ponerlì  le  Corone  di  alloro;  c pe- 
rò i Dottori  fi  dicono  Laureati  . N<*n  è 
tenuto  il  Dottore  ufar  fempre  le  Inlc- 
gne  del  Dottorato  ; ma  quando  vuole  ; 
coinc^tcngono  Giacomo  KcèuìEùi  l.uni- 
c<i,  C.Dc  bonoral.vcbie.  lib.11  .cd  Andrea 
Cdrfètc.  in  ftngularjb.  verb.  Dottora  : e 
può  j>ortarle  ovc  è il  Principe  , ficome 
non  può effere  collrctto  adularle;  fe- 
condo la  detta  L.  unica.  Può  anche  por- 
tarle in  ogni  luogo;  perché  lòno  di  ono- 
re , non  di  giurildizionc  , come  dice  Za- 
barélla  in  Clementina  unic.  1.  qu.  defor. 
compet.  L’ufo  però  comune  ò di  portarli 
l’Anello  , il  quale  ancora  è conceduto 
a'  Dottori  Preti  , che  lo  ricevono  dal- 
l’autorità Ecclclìaftica,  c Regia  nc’Coh- 
legj  , che  dottorano  colla  medefima  au- 
torità . Nel  Decreto  della  Sagra  Con- 
gregazione de’  Vcfcovi  ,e  Regolari,  ne* 
manoferitti  del  Nicolio  , nella  parola. 
Dottore  num.t.  riferito  , fi  legge  : Md  un 
Trete  Dottore  anche  dì  EiloJoHa  , non  fi 
deve  proibir  dall’ Ordinario  il  portar  fuor 
della  Mejja  l'  Mnello.Salern.22.Maji  1617. 
Così  rilerifee  il  Sarnclii  Lett.  Ecclef.iji 
Tom.  1.  c porta  ancora  il  Concìlio  Pro- 
vinciale di  Na]>oli  fotta  Gregorio  XLII.e 
dallo  llcflb  confermato  nel  1576.  in  cui 
lì  ordina  : Non  ànnuloi  in  digiti  1 geflent. 
nifi  aliud  DIGNITMTIS  , vel  HONORIS 
ratio  pojtulet  : ' e tratta  de*  Cherici  , fe- 
condo il  Cap.  Clcrici-o]fic.  Devit.  & hon. 
Cleric.  ove  pure  fi  ha  ; Sed  nec  annulot , 
nifi  quibui  compctil  ex  officio  . Franccfeo 
Ciccoperri  in  Lv.cubrat.  Canonica!.  Riblio- 
trfjera  i ii.j.  num.; 3.  così  pure  fcriire  1 

Ex- 


r tll'Tfo  Tzcclcfiajììco  delle  Gemmi)  e degli  Anelli.  Cap.V.  43 


g.v/ri  Mifja:  celebratiotiem  licite  defcrtur 
à Dottoribus  , & aliis  in  dignitatc  eon- 
fiitutis , oh  rationem  , quarti  affignant  Do- 
ttores  mox  allegati . In  Miffà  ameni  noru» 
c (impeti t ncque  Dottoribus , ncque  in  Di - 
gnitate  pojitis  , qui  fini  inferiore s Episco- 
po ; nifi  id  babeant  ex  privilegio  ■.  Ita  cum 
aliis  docet  Tamb.PeJure  .Abb.Tom.i.d.io. 

?u. 2.  nH.13.La  Glofa  nel  Cap.6.Vt  uipo- 
lolicx  , D£  Trivi legiis  in  6.  formando  il 
cafo»  che  abbia  lcritto  Giovanni  An- 
drea: Clertius  annulatus  aut  ejt  Epijcopus , 
autfatuus,  dice,  che  ciò  iìa  vero  , fe-* 
non  abbia  altra'dignicà  , ut  quia  cft  Do- 
ttor ; tunc  enim  in  Jignum  matrimonii  in- 
ter  ipfum , & }ci  enti  am,  potejl  deferre  curi- 
mi Inni . Ciò  conferma  Carlo  de  Grafiìs 
De  Eff'ettibus  C/eric.41.  num.i.E'  altresì 
l'Anello  uno  de’  cento  teenta  privilegi  » 
che  hanno  i Dottori  delle  Leggi,  i qua- 
li fono  didimamente  deferitti  da  Lodo- 
vico  Bolognino  in  ^4mh.  habita'tn pri- 
mis quatuorfoliis  , C.Ncfilius prò  patre  ; 
e molti  privilegi  fono  eziandio  raccor- 
dati da  Alcflancìro  nella  /.  Centurio  in  j. 
col.  jf.  de  viti,  cr  pupill.  fub.  come  narra 
il  Caflaneo  Confici. 10.  in  fin.  Se  la  divcr- 
fità  di  tanti  privilegi  conceduti  a’  Dot- 
tori delle  Leggi , conlìderarc  vorremo, 
fono  molti  fenza  dubbio  maggiori  del  - 
l’ufo  dcH’anello  ; come  tra  gli  altri  c 
quello  della  nobiltà  ; c i Dottori  dicitn- 
■ tur  nobi/es:c  la  nobiltà  flefla  è ftlia  feien- 
fi<t’,comc  afferma  ilTiraquello  con  lun- 
ga ferie  di  Autori  De  Mobilitai,  cap .5. 
num.  1.  c 3.  La  nobiltà-dei  Dottore  delle 
Leggi  palla  non  lòlo  a-  figliuoli;  ma  al 
paure,  ed  agli  accendenti  , come  dice 
De  Franchi 0 Dee.  564.  ed  affermano  mol- 
ti rapportati  da  Carlo-Antonio  de  Luca 
nel  cap.io.c  14.  a differenza  della  nobil- 
tà de’  Medici , che  c co’i  privilegi  con- 
ceduta alla  perfona  folamente  ; onde-, 
fcrillc  il  Tabbro  Definiti,  num. io.  C.De 
•DigniM/ifc.cheiLeggifii  hanno  la  nobil- 
tà ; c definii.?,  che  1 Medici  non  acquj- 
fiano;ma  ritengono  la  nobiltà  dc’natali; 
poicchò  dottorare  li  poffono  nella  Me- 


dicina i Giudei,  e i Turchi  ; ma  non  nel- 
le Leggi  Civili , o Canoniche  , fecondo 
Bartolo  l.  fin.  C.  dejudbàs  , l.fin.  De  To- 
ltiti. ficome  nc  meno  le  perfòne  infamie  . 
gli  Eretici , l.fin.  C.  de  ~4dv  oc.  Vogliono 

Ecrò  molti , che  perda  il  Medico  la  no- 
iltà.  Così  dille  Garzia  De  Mobilit.c  più 
Autori  porta  Cafarello  , jf.99.  <711.9.  dal 
num .9.  c 1 5.  Non  può  però  tifare  l'Anel- 
lo da  Dottore  chi  non  c dottorato  ; per- 
chè vogliono,  che  fc  alcuno  ufarà  le  In- 
fegne  dottorali  prima  di  effer  Dottore  , 
faccndofi  poi  Dottore  , tali  infegne  non 
fc  le  diano  . Il  cafo  c nel  c.  quod  quidam, 
verf.  fi  forte  in  lettura,  gl.  in  verb.exhor- 
ruit  1.  q.  1.  e la  feguitano  l’Arcidiaco- 
no , ed  altri  riferiti  dal  Caflaneo  Con - 
fid. 38.  Così  ancora  , perchè  fc  alcuno 
non  eflendo  Dottore  ti  dica  tale  , o atti 
da  Dottore  egli  faccia  , dee  punirli  col- 
la pena  di  fallo  , ufurpandofi  l'onore-*  » 
che  non  è a lui  dovuto  . I.  eos  , fi.  qui 
fc,'  ff-  De  falf.  ivi  la  Glofa  , Bartolo»  Can- 
ccrio  Far.  rejol.  part.z.cap.i.  H/on.174. 
Giufcppc  Riccio  De  Tublicis  Judic.q.tz. 
num.  108.  Vanzìo  De  Nullitat.  ex  defett. 
inbabil.  Tiraquello  De  Kobilìt.  rup.i 3. 
che  altri  Autori  riferifee  , i quali  ciò 
confermano  ; e Bartolo  Io  ripete  in  altri 
luoghi , e’1  Panormitano  in  c.  Diletta  in 
ulti.  noi.  Trxla.  difle  » che  commette-* 
falfità  chi  fiufurpa  le  Infegne  di  qualtì- 
voglia  dignità , di  cui  è privo . 

14.  L' Anello  è dunque  a molti 
conceduto  per  cagione  dello  Spon- 
falizio  fpiritunlc  , o per  cagione  del- 
la-dignità:  c4  a tutti  gli  altri  Chcrici  e 
da’  Conci!}  vietato  . C-osì  nella  Sinodo 
Tolctana  ann.148i.fi  ha,  che  u idclatio - 
nc  annulorum  ahflineant  » nifi  forte  in  di - 
gnitate  condirmi  . Così  nel  Sinodo  di 
Siena  dell’  anno  1 5 24.  Nec  annulos , nifi 
in  dignitate  conffituti  deferant  : in  quello 
di  Ravenna  del  1607.  .Ab  annuii  et'iam 
ufu  , nifi  uni  bus  conventi' ex  officio  digni- 
tari* , ahflineant  : che  fono  riferiti  dal 
Sarnclli  . Oflcrva  il  medefimo  * che  non 
conviene  portare  più  di  uno  anclloa  chi 
E a ha 

* \ Digitizectby-; 


44  Iflor. delle  Gemme,  e delle  Pietre  di  Giacinto  Gìmma.Lib.I. 


iia  facilità  lii  portarlojperchc  appo  i Ro- 
mani era  ltimato  infame  quell’uomo, che 
piu  anelli  portava.  Gracco  però  ripigliò 
Memmio  in  una  Declamazione  colle  pa- 
role riferite  ca-pun.  chequi  ripetiamo: 
Coffid  ra.e,Quir.limltram  ejus.en  cujus  a:i- 
toritaiemj.  quintini,  qui  propter  mulierum 
cupidi  latini,  ut  mulier  eff  ornatus.  Gli  £c- 
clciìaltici  lo  debbono  portare  nella  mano 
delira  1 perché  nella  finiiira  è proprio 
della  Spola  : c dee  cilcre  anche  onclto, 
c non  di  gran  prezzo  ; poicchè  Nonnio 
Senatore,  benché  Gentile,  portando  Ina- 
nello colla  gemma,  che  valeva  ventimi- 
la fcflerzj,  tu  mandato  in  citilo  da  Mar- 
co-Ante.nio  ; acciocché  tanto  lull'o  nella 
Città  non  avelie  fcguaci , fecondo  che 
narra  Aldìandro  l.i.  cap.  19.  Vuole  an- 
cora , che  debbano  gli  Urdinarj  avver- 
tire a’  Chetici , cllcndofi  oggi  introdot- 
to ,che  ognuno  di  elfi  porta  l'anello  in 
dito  per  loia  vanità  ; rimediandovi  con 
quella  fola  pena  , che  ha  Ietta  in  molti 
Sinodi , di  togliere  affatto  fanello  a chi 
lo  porta  , non  avendo  dignità  , che'l  ri- 
chiegga  . Quella  proibizione  dell’anello 
a’  Cherici , che  non  fonò  in  dignità  con- 
ftituiti , è nel  Tello  Cap.  fenult.  De  Vi- 
ta , &■  boneffate  Clericorum , ove  li  legge: 
Fibula s omninò  non  ferant  : neque  corri- 
gias  auri , vel  argenti  ornatum  babentes  ; 
fed  nec  annulos  nifi  quibm  compel  at  ex 
officio  dignità  tic  : c dice  la  Glofa  : per 
annuitoli  en'nn  pretjumitur  matrimoni v.m . 
Confermano  la  llelfa.  proibizione  mol- 
ti Dottori . Bellet  ■ Dijquif.  Cier.  faf.u 
iil.  De  Difciplina  Clericor.  $.16.  num.11. 
riferito  da  Girolamo  Fabbro  di  Raven- 
na Trali.  De  Trotonotar.  u tpojìol . cap.  io. 
1°. 

15.  Di  Umilmente  la  Chicfn  l’Anel- 
lo a i Re  ; onde  fcrifTe  Domenico  Ma- 
gri , Kot  it.  de’  Votai.  Ecclefiiaff.yerb.v4n- 
nulus, che  il  Re  di  Francia  quando  fi  un- 

J;e  , riceve  Tinello  daH'Arcivcfcovo  di 
ìcms  . Giovanni  Palazzi  ncW’^iquila 
.A  ubriaca  , part.t.  libvtf.  cap.$.  pag.176. 
deferi vendo  la  Coronazione  di  Maflìmi- 


liano  Re  de’  Romani , dice  , elio  l'Arci- 
vefeovo  di  Colonia  gli  prelènto  l’anello 
dicendo  : vdccipe  Reg  ix  dign  itati  s annu- 
itoli , & ■ ferhunc  Catbolicx  Fidei  cogno- 
fee  fi ignaculum  ; ut  hodie  ordinari!  ca- 

put , & Vrìnceps  Regni , cir  Topuli  , ita 
perjeverabilit  autor , ac ffabilitor  Cbrifitia- 
nitatis  , & Cbrifitianx  Fidai  fias  , ut  felix 
in  opere  cum  Rege  Regimi  glorierà  per 
eum , cujus  eftbonor  , cr  gloria  per  infini- 
ta Jecula  1 tculorum  , v4»ùn  . Ripete  le-* 
llelle  parole  nella  Coronazione,  deferit- 
ta  ancora  tieW-Aquila  Vaga  lib.zS.tap.i. 
ove  rifcrjfce  la  lorma  , con  cui  lì  coro- 
nano i Re  de’  Romani  : c numera  le  in- 
fegne  Reali  , che  fono  la  Spada  , che  gli 
danno  i tre  Elettori,  cioè  di  C «Ionia,  di 
Magonza  , e di  1 reveri  : l’anello  , c gli 
altri  ornamenti,  che  fi  dati  dalCoiunic- 
fe;  come  ancora  lo  feettro  , e’1  pomo  : e 
poi  la  Corona  , che  tutti  tre  gli  Elet- 
tori gli  pongono  nel  capo.  L’Abate 
Giovanni  Tritemio  ninnai.  Hirjaug. 
Tom.i.  pag-sXì.  deferive  Umilmente  le 
cerimonie  della  Coronazione  di  V ilei— 
mo  Conte  di  Olanda  in  Re  de’  Romani 
nel  1 245.  nel  1.  di  Novembre,  fatta  in_» 
Aquifgrana  . L'ice  , che  tra  gli  altri  il 
Marcitele  di  Jirandeburgo  gli  conlcgnp 
fanello  d’oro  collo  Scettro  Reale  nelle 
mani, dicendo:  Recipe  jignaculum  Monar- 
ch io; , ut  Romanum  Imperi um  in  Juo  vigo- 
re conferves , & invitta  virtute  abomni ■ 
Barbarono n incurfiiow  liberum  defenda , ; 
c lì  riipofè  : vArnn  . 

16.  Rifcrifcc  il  P.  Mcnochio  nelle 
Stuore  par.6.  centur.n.  cap. 100.  i doni 
mifteriolì  mandati  da  Innocenzo  llI.Pa- 
pa  al  Re  d’Inghilterra  Riccardo  : c fu- 
rono quattro  Anelli  d’oro  colle  gioje 
preziofe:  e nella  lettera  fpiega  lo  Itefl'o 
Papa  émiftcrj.  Dice, che  la  rotondità  de- 
gli Anelli  e limbolo  dclTeternità:i quat- 
tro anelli , c quello  numero  lignifica  la 
coflanza  della  mente  coH’ajuto  delle 
quattro  virtù  Cardinali , Giullizia,  For- 
tezza , Prudenza  , e Temperanza  . Nel 
primo  lì  confiderà  la  GEiJtizia  , che  de- 


Eell'Vfo  ’EccleJìafftco  delle  Gemme,  e degli  Attelli.Cap.V.  4.5  ! 


Ve  efcrcitarfi  nel  giudicare  : nel  fecon- 
do la  Fortezza  , che  dì  vigore  alle  cofc 
avverfe  : nel  terzo  la  Prudenza , che  de- 
ve aver  luogo  nelle  cofe  dubbiofe  : nel 
quarto  la  Temperanza  *chc  dee  render- 
ci nelle  profferiti  temperati . Per  l’oro* 
metallo  il  piu  preziofo.fi  figrrinca  la  Sa- 
pienza* di  cui  piùbifogno  hanno  i Prin-' 
cipi  per  governare  bene  il  popolo . II.co-' 
lor  verde  dello  Smeraldo  rapprefenta  la 
Fede  ; il  cetcftc  del  ZaiHro,la  Speranza: 
il  rollò  della  Granata, la  Caritì-.lo  fplcn- 
dorc  del  Topazio,  le  virtuofe  operazio- 
ni . Si  ha  nello  Smeraldo  quelche  dub- 
biarti credere  : nel  Zaffiro  quelche  dob- 
biamo fperare:  nella  Granata  Quelche-* 
abbiamo  da  amare;  e nel  T ipazio  quel- 
chc  dobbiamo  operare  ; acciocché  paf- 
fando,  c crefccndo  di  virtù  in  virtù*  ar- 
riviamo ad  Deuny  Deorttm  in  Sion . Tut- 
to ciò  più  largamente  c fpiegato  ncllt_» 
Lettera  latina  del  Papa, mancata  al  Ite  , 
che  riceve  il  don  > con  lòmma  riverenza 
per  mano  del  Vefcovo  Lezovicnfc;  e ri- 
fpofe  c >n  lettera  di  umili  cd  aifèttuofe 
grazie  . 

17.  L’ufo  di  portar  l’anello  è nel, 
quarto  dito  della  mano , perciò  detto 
Anulare;  ed  alcuni  Itimano , che  lìa 
più  propria  la  mano  fìnillra  , come  più 
vicina  al  cuore,  c meno  foggetta  al  mo- 
to i ma  pur  lì  vede  piti  in  ufo  la  mano 
delira  . I Vcfcovi , c i Pontefici  lo  por- 
tavano nel  dito  Indice  deitro,  che  è (im- 
bolo del  lilenzio;  dovetìdo  il  Vefcovo 
non  pubblicare  i divini  miller  j , fe  non  a 
chi  c degno:  o come  altri  vogliono;  per- 
chè debba  moftrare  a’  fudditi  la  via  del- 
la fallite;  c flimò  Gio:  Stefano  Durante 
De  Ritib.EccìefCatb.Ub.i.cap.  9.  num.yj. 
che  quello  tifo  fu  prefo  coll’  efempio 
degli  Ebrei  Jere.  2zA1a  quando  fi  cele- 
bra Pontificalmente  , vogliono  , che  te- 
nere fi  debba  nel  dito  anulare  per  rive- 
renza del  Sagramcnto  ; e così  pur  dice 
il  Gavanto  Comment.in  Ruhr. litigai,  pari, 
z.tit.  1.  fecondo  il  Cerimoniale  de’  Vc- 
lcovi  tib.i  xap,  7.  e così  debba  pure  dar- 


li all’  Affiliente  nell’  atto  della  Conia? 
grazione  ; fecondo  il  Ponteficaie  Roma-' 
no  ; ma  ora  nell’  anulare  11  co(luma_* 
portar  continuamente.  Altre  perfonc  di 
divcrf)  flato  lo  portano  eziandio  nelle 
altre  dita;  ma  è riprovato  il  dito  di  mez- 
zo' , cioè  il  terzo  , di  cui  Pier  Valcriano 
I1ierogl.]6.  fcrilTc:  Digitut  mediut  a fitti 
i pfo  nome n acccpit  ; ab  o ficio  Mediati  ; a 
loquendi  ufu  infamiti  impudicus  , ire. 
e cònchiudc  che  infami x eft  Ilierogly- 

f’bicutn.  Diogene  a certi  forallieri  ,"che 
o ricercavano,  che  volcTc  loro  moltra- 
rc  Dcmoltcne  per  vederlo  , lo  mollrò 
loro , (tendendo  verfo  di  lui  il  dito  di 
mezo  invece  dell’  Indice,  volendolo  per 
quello  notare  d’ infamia  , c d’ impudi- 
cizia . Dice  lo  Hello  Valcriano  elTer 
Embolo  d’ infamia  , per  le  varie  cagio- 
ni, che  aifcgna;  e però  in  quel  dito  non 
fi  dee  portare  1’ anello  . Dicesi  anche 
Medico,  perchè  lì  lecca  , e collo  ItelTo 
lì  gulta  il  fapore  delle  vivande  ; e pollo 
il  mcdefimo  dito  nella  gola  , lì  provoca 
il  vomito  , e fi  fcarica  lo  llomaco  trop- 
po ripieno  per  l' ingordigia  . 

18.  Gli  Ecclelìaltici  portar  debbo-; 
no  1’  anello  quando  è a loro  conceduto, 
non  per  vaniti  ; ma  per  efercitare  le 
virtù  fignificatc  . Dille  però  Giovanni 
Langhccrficio  in  Speculo  -Canonicor.  ir 
alior.  Ecc/efia'l.lib.^.cap.  18.  dopo  avere 

Sato  i lignificati  degli  anelli  de’  Ve- 
: Conftdiratir,  & perpenfv  bi/ce  an- 
nuii fandi/fimit  ftgn ificatiolAbut  , quod- 
que  inter  facra  prefbyterorum , ir  aliorum 
inferi orum  ordinttm  ornamenta  non  nume - 
retur:  miranium  vehementer  , imò  deplo- 
rati dnmett , quoi  Canonici  tantoperè  an- 
nuiti hujufmodi  abutantur , dum  non  ai 
vlrtutum  per  illot  lignificai arum  /tuii, t_. 
ampie  [fenda  ; fed  ai  vite  tir  morum  fuo - 
rum  fuperbiam  demonltrandam  illot  magna 
arte  elaboratoti  tir  pret  iofit  lapillit  exor - 
natoti  in  digitit  fu.it  geflant.  Vtinam  non 
folùm  fe  mutuò  1 verum  e ti  am  Epifcopot 
fuot  virdttibus  per  illot  ftgnificatit  vin- 
cerei tir  fuperare  tanta  diligenti  a , /òli  ci - 

tu_ 


46  ìjl  or. delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lil.l. 


Sudine , cura  , &■  fumpttlms  contenderent  , 
quanta  annulos  fuos  exornare  > vi- 

deantur,  ftudeni:  &c. 

DeW  VJ'o  delle  Gemme  nella  Sagra 
. Scrittura . 

CAP.  VI. 

• •* 

j,  T"lNA  delle  maggiori  dignitl 
delle  Gemme  fi  cava  dall*  ufo 
loro  nella  Sagra  Scrittura  ; poicchè  fi  è 
di  ciucile  vafuto  lo  Spirito  Santo,  molte 
fimilitudini  togliendo  , colle  quali  ven- 
gono fpiegati  Dio,  gli  Angeli,  e i Santi, 
e molte  altre  cofc  eziandio  naturali . 
Epifanio,  Arria  Montano , ed  alcuni  al- 
tri fi  hanno  prefo  la  cura  di  fpiegarc  le 
Gemme  del  Sommo  Sacerdote  co’  i li- 
gnificati delle  medefìme  ; c Franccfco 
Kuco  ha  voluto  darne  la  cognizione 
fola  delle  dodcci  Gemme,  che  fi  leggo- 
no nell'  Apocaliflc , .di  alcune  altre  ag- 

Eiugncndo  la  fpiegazione  ; come  fpiegò 
evino  Lcnnio  nel  libro  De Tlant'n  fa- 
tris  , le  lìmilitudini  , c le  parabole  ,chc 
nelle  fagre  Lettere  fi  feorgono  , cavate 
dalle  piante  , c dall’  erbe  . Non  ha  però 
fatto  menzione  della  Sagra  Scrittura  ,e 
le  ha  fpiegate  da  Monco  naturale  all’ 
■- 

. r . 


ufo  degli  Antichi , volendo  perfuaderci 
molte  favole  , c molte  colè  ripugnanti 
alla  natura  , fecondocchè  da  lui  erano 
per  vere  credute . Pofiìmo  raccoglierli 
molte  Gemme  , dalla  Sagra  Scrittura 
nominate  , c manifefiarfi  i loro  lignifi- 
cati, e i milleij  : ed  invero  un’ abbon- 
dante argomento  fi  può  trovare  da  fcri- 
vcicj  ina  qui  folti  alcuni  luoghi  met- 
teremo lotto  l’ occhio . 

-•  Il  p'rimo  luogo  c 1'  ElTodo  cap. 
a8.e  cjp.j9.in  cui  fono  deferitte  le  Velli 
fagre  del  Sommo  Sacerdote  , adornate 
colle  fuc  Gemme  per  lo  Comando  di 
Dio,  che  mcttelfc  Mosè  , cioè  la  Vede 
Superhumcrale  co’  i due  Onichini  , eia 
Ragionale  colle  dodcci  Gemme  dillri-; 
buite  in  quattro  ordini,  c tutte  racchiu- 
fc  con  oro , c co’  i nomi  fcolpiti  de’  do- 
dcci figliuoli  di  Giacob , o Tribù  d’ 
Ifraelc.Ncl  primo  il  Sardio , il  Topazio,  * 
lq  Smeraldo  : nel  fecondo  il  Carbonchio , 
il  Zaffiro , e’1  Diafpro  : nel  terzo  il  /.i»x- 
rio,  1’  rigata  , c 1’ . Ametifto  : nel  quarto 
il  Grifolito , il  Berillo,  e lOniebino  . Dc- 
fcrive  il  Conig  quello  Razionale  , ed 
afferma  averne  cavata  la  figura  co’i  no- 
mi de’ figlinoli  da  S.  Epifanio  Vefcovo 
di  Cipro,  cioè  : 


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Dell'  Ufo  delle  Gemme  nella  Sagra  Scrittura.  Gap.  VI.  47 


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Sardius . . 

Ruben . 

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2. 

Topafius. 
Simeon  . 
L. 

3* 

Smaragdus  ; 
Lrvi . 

• L. 

4- 

Carbunculus  . ’ 
J udas  . 

L. 

""j- 

Sapphyrus . 
Dana . 

B, 

6. 

lafpis . 
Nephthali  « 
13. 

U R I M 
T H U M- 
M I M. 

Lincurius . 
Cad  • 

Z. 

8n 

Achatcs  . 
Mjer . 

z. 

•9- 

Amethyftus. 
Jfachar  , 
L. 

IO. 

Gryfolitus . 
- Zàbulon . 
L- 

1 1. 

-*  Berillus . 
Jofeph ■. 
R. 

* 2 . 

Onyx . 

1 Beniamin . 
R.  . 

n> 

*-1 

N • 

•a 

p 

r? 

*-*. 

o 


Le  lettere  aggiunte  fignificano  i nomi 
delle  Madri  di  ciafchcduno  ; come  L. 
Lex.  Z.  anelila:  ejus . R.  Racbelis . 13.  Ba- 
lte anelila  ejut . cosi  dell'  altre  . Diccil 
P.  Pavone  con  S.Agollino  l.z.inEx. 
<?.  117.  avere  Iddio  comandato  , che  lì 
fcolpiffe  con  ' lettere  nel  mezo  del  Ra- 
zionale Vrinii  Thummim  , e lo  Ijiicgano 
Dotlrinam.&  Rrilatem.Tratt&  il  P.  Eu- 
fcbio  Nicrembergio,Gicfuita  . nel  (ap. 
104.  DeVrim  , & Thummim  lapidibus 
nel  libi  De  Mirandoli*  Naturi*  Terrx 
promiffx  , c Rima  con  Filone  , ed  Ilìdo- 
ro  Pelufiota  , che  fieno  fiate  due  Pietre 
miracolofe»  date  da  Dio  per  annunziar 
prima  le  colè  future  : c fi  portavano 
nelle  piegature  del  Razionale . Si  Iti- 
mano  cflcre  fiate  due  pietre  lucide» 
chiare  come  Criftallino  Ipecchio,  dette 
Vrim  , e Thummim  » nel  numero  di  più» 
cioè  ili*  inpamnuitionc*  » fen  illumina- 
ti oue*  , & ili#  perfezione*  » feti  comple- 
ti ones  , polito  abftrjfto  prò  concreto, 
More  Scrip  iurte,  invece  ùtili  luùiijfmi 


lapide*  , come  dice  il  Forerio , qui  prò ' 
pter  muUitudinem  , & copiamcorufiatio- 
numcìr  cmieationum  , qua*  cmittebani  in 
rejponfu,  [tonificanti im  perficiendum,  con- 
fummaniwti , & complendum  , quod  qux- 
rebatur , numero  multi tndini s vocabanturì 
Sono  molte  le  opinioni  intorno  la  ma- 
niera delle  rifpolte  , che  fi  davano  per 
mezo  di  quelle  pietre  ; mentre  Davide 
1.  /{<’£. 3 0.7.  dimandò  Iddio;  Terfequar 
latrunculos  ho*?  gr  dixit  Domi nus  per 
'Orini , & Thummim  : Verfequere  ; abfque 
dubio  enun  comprebendft  eos , excuties 
prxdam.  Stimò  il  P.Tirco  lib.i.Dj  .Appo- 
ritionibut , cap.  1 i.che  era  il  Sommo  Sa- 
cerdote con  voce  interna  inltruito  nel-  ’ 
le  dimande  » che  faceva  . Ciò  non  piace 
al  P.  Nicrembergio  , c crede  più  torto 
polTibilc  , che  ir»  quelle  pietre  fi  vedea- 
no  fcritte  le  rilpolle  alle  dimanderò  pu- 
re fi  vedeano  dipinte  le  immagini  di 
quelchc  fi  comandava  nelle  rilpnfie. 
Porta  ancora  1’  opinione  di  Crilìoforo 
diCaftro,  che  prova  con  altro  luogo 
V‘  " ' . della 


? 


• * 


•^igttizcd  b; 


48  Iflor .delle  Gemme >e  delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.LtlJ. 


della  Sagra  Scrittura  , che  nelle  pietre  fi 
vedeano  le  immagini  di  quello  ichc  iar 
fi  dovea  per  le  dimaude  latte  » ed  unum 
dicelaii.r  XJrim , illhininationet , perfpi- 
cuilattr,altcrum  Tbrn.min,  con]  urna  tionet, 
compie  t iene vcritateA  ijucd  de  rejpon- 
fo  compiendo  certi  ora  reddnent  i uterro- 
gantes . Quando  il  Sacerdote  quelle  im- 
magini dimofirava  , èveriiimilc,  che 
quelle  pietre  rifplendevano.  ( osi  fi  la  - 
ge  in  t Ica  : D'ies  multos  frdclunt  Fiìii 
JJ  rutiline  Refe  , fine  Tri  nei  pe  , [me  facn- 
ficio  , fine  altari  , & J me  Ethod  , & fiuc 
Tberaphim  . Stimano  , clic  fignifica  1’ 
tri».  , e tbuihn.'m  del  Razionale  ; e i 
Settanta  nell'  Efodo  if. ed  io  alni  luo- 
ghi * quando  trovarono  quei  due  nomi» 
/piegarono  n ani  fetta  tiovem  , o pure  per- 
Jf  unitateli:,  & vcr\ta:em  : così  nel  luo— 
;od’  Gfea  per  Tbcnafibim  dillcrb  tr.ani- 
i>yi4lic«r»fjvolendó  intendere  per  quel- 
e cofc  , per  cui  le  cole  future  fi  mani- 
’eflavano  : cerne  confideran  no  Cirillo 
Akfiandrino,  Teodoreto.e  Tcofi’atto; 
però  dice  Criltoforo  di  Cailro  « che  fia 
Vrim  , c Thwndfim  lo  fteflb  , che  Thera- 
pbim  , per  cui  le  colè  future  fi  diman- 
davano . Tberaphim,  però,  erano  alcune 
immaginctte  , che  davano  le-  rifj>oll«_-» 
ccn  voce  chiara  ; c perche  Dio  volle 
alienare  dal.  culto  del  Demonio  il  po- 
polo ; ficomc  lafciò  fcritto  vari  modi  di 
Sagrifìc),  che  prima  al  Demonio  fi  face- 
vano ; così  agl'llracliti  dicd$  accora  1* 
Vrim  , c Tbummim  in  luogo  del  Tbera- 
phim,  co’ i quali  il  Demonio  fpiegava 

le  còfe  occulte  , c le  future  ; c le  diede 
al  Sommo  Sacerdote  , acciocché  la  ple- 
be ignorante  non  adorafTc  quelle  im- 
magini , che  nelle  due  pietre  appariva- 
no . Sudavano  prima  al  Demonio  alcu- 
ne adorazioni  , e fi  ficcano  fagrificj  poi 
a Dio  r c crsì  quelle  maniere  maravi- 
gli ole  , colle  quali  i Demonj  a gli  Uo- 
mini ancora  maravigliofi  fi  inoltravano, 
col  predire  le  cole  future  > e rivelare  le 
cofc  occulte , fi  vedeano  gli  Oracoli,  le 
forti  cd  auguri  » cd  altre  cole  > che  era- 


no falfe  profezie  , per  le  quali  era  nu^ 
mcrato  il  Tberaphim  . In  fuo  luogo  Id- 
dio concedè  1 Vrim, e Thtmmum  accioc- 
ché fi  toglicfTe  1'  occafiond  alla  plebe 
ignorante  di  adorare  gi'  Idoli . Lia  no 
dunque  due  piccioli  limolacri  diligen- 
temente fatti,  o per  mano  di  Dio  , o de- 
gli Artefici,  i quali  jiertava  il  Sacerdo- 
te tra  le  piegature  del  Razionale  : c 
quando  dovea  qualche  cola  dimandarli, 
le  innalzava  , e per  mezo  di  quelle  ò 
Dio , o l’ Angelo  in  luo  nome  rifpen- 
dca  tutto  q lidio,  che  fare,  o non  fare  fi 
dovea,  chiaramente,  cd  cvidcntcmtntcj 
c per  l' evidenza  del  parlare  , con  cui  le 
rilpefie  fi  nunifcflavano , c per  la  veri- 
tà del  detto,  o di  quelle,  die  fi  proraet- 
tea  da  compirfi  con  certezza  , uno  di- 
ceafi  Vrim  , cioè  illuminaùones  , per] pi - 
cuiuirt : l’altro Tbummim,  Conjumrrui- 
tionrr,  completiones , & veritates  , il  che 
della  rifpofla  da  adempirti  rendea  certi 
coloro,  che  laccano  le  dimando  . Quan- 
do ilfSaccrdote  quelle  immagini  dimo- 
firava,  è vcrilìmiic  , che  quelle  rifplcp- 
devano  per  guadagnare  T attenzione 
del  popolo , c per  cagionarcmaraviglia, 
colle  quali  fi  univano  al  vero  Dio, come 
Autore  di  tanti  miracoli" . Cosi  fcriflc  il 
P.  Nicrcmbergio . 

j.  Dicono  Girolamo  De  V fi.  Sacr. 
Filóne  de  Vita  Mofis.  Ambrog.  proto f. 
2.  de  Fide,  ì quali riferifee  Girolamo 
Laureto  Benedettino  Syh.~4lkgor.  Sacr. 
Script,  verbale».»; cnc  le  due  gemme 
preziofe  della  prima  velie  fignificano 
tritìo , eia  Chic  fa';  la  'Fède  > c i Pa- 
triarchi : i due  Lmisferi  : il  Sole  , e la 
Luna  noli  ri  aiutatori-,  come  gli  omeri 
o Traile  fi  no  i principi  della  mano . Le 
dodcci  Gemme  del  Razionale  co’i  no- 
mi, lignificano  i dodcci  Patriarchi  del 
vecchio  1 cflamento  , i dodcci  Apollo- 
li  , o recccllcnza  di  diverfe  virtù  : i do- 
ni dello  Spirito  Santo  : le  dodcci  co fe  , 
che  a Crifto  convengono  , che  fimo  la 
generazione  , il  figliuolo  Unigenito  , 
Iddio , la  vita  , la  verità  , l’ immagine  , 

lo 


Digdizèd  by  Qpogle 


Dell'  Vfo  delle  Gemme  nella  Sagra  Scrìttura.Cap . VI.  49 


lo  fplcndorc,  il  carattere  , la  Sapienza  , 
la  Giuttizia. Significano  pure  1 Miraco- 
li de’  Santi , che  fono  di  ornamento  alla 
"Chicli  ; o eli  ornamenti  de'  coftumi 
della  Chiefaitcfla  : o i dodeci  fegni  del 
Zodiaco  dittimi  in  due  Emisferi , o i 
dodeci  meli  , e legni . Sono  difpotti  in 
quattro  ordini  per  le  quattro  Stagioni . 
Così  la fcoltura  delle  Gemme  èia  col- 
tura delle  virtù  : gli  Ordini  fono  gli  or- 
dini delle  virtù  . L' Arte  Gemmaria  è 
l’arte  d'inllruire  alle  virtù,  come  fpie- 
ga  lo  Hello  Laureto.  S-  Clemente  Alef- 
landrino  ancora  lib.  5.  Strom.  dice  , che 
la  Velie  del  Pontefice , che  era  talare-», 
era  lìmbolo  del  Mondo  fenfìbile:  le  cin- 
que gemme  lignificavano  le  fette  Stelle 
erranti  co’i  due  Carbonchi, per  Saturno, 
e per  la  Luna:  quello  eifendo  meridio- 
nale, umido , terreftre  , e grave  ; e que- 
lla aerea  , Furon  polle  nel  petto,  e nel- 
le fpalie,  per  cui  eft  aftio  effecirix  pri- 
mut frptenarius  : e’1  petto  c l'abitazio- 
ne del  cuore  , e dell’anima  . I trecento 
feifama  fei  fonagli , che  pendevano 
dalla  velie  talare,  il  tempo  dell’ anno 
pur  fono  : il  Cappello  d’oro  llefo,  ligni- 
fica la  potetti  del  Signore  , come  il  ca- 
po della  Chiefa  è il  Salvadorc . Colta-» 
di  pettorale,  c fuperumcralc,  che  c lim- 
bolo  dell’  opera  : e del  razionale  , che 
Lignifica  la  ragione, cd  è l’immagine  del 
Cielo  . Le  gemme  lucide  di  fmeraldo 
dell’umerale,  lignificano  il  Sole  , e 1\_» 
Luna  aiutatori  della  natura  . Le  dodeci 
collocate  in  quattro  ordini  fopra  il  pet- 
to , ci  deferivono  il  Zodiaco  , c le  quat- 
tro mutazioni  dell’  anno  . Il  Razionale 
lignifica  il  futuro  Giudizio  , e la  Pro- 
fezia , la  lletta  vette  talare  predice  1 a_* 
dilpenfa  della  carne  prclà,  per  cui  li  è 
veduto  più  vicino  al  Mondo  . La  tona- 
ca del  Pontefice  fantificata  , di  cui  il 
Pontefice  li  fpoglia  , lignifica  il  Mondo, 
e la  fua  creatura  fantificata  da  chi  com- 

(lofc  le  cofe  buone  , che  fi  fono  fatte  ; fi 
ava,  e li  vette  altrafanta  tonaca  , la 
quale  con  lui  entra  nc  fegreti  • Ma  più 
fom.  J. 


ditfufàrncntc  va  fpiegando  quelle  Ligni- 
ficazioni lo  ItclTo  S.  Clemente  Alcilan- 
drino  , c provando  con  altri  lumi  de* 
Poeti , e Filofofi  gentili1,  e Greci , qui 
dicuntur  fura , qui  i Mo/e,  & Trophetir 
precipua  dognata  non  graie  acceperunt  : 
come  più  fopra  avea  detto  , e piu  pri- 
ma provato . 

4.  Più  cofe  ancora  di  quelle  dodeci 
Gemme  hanno  fcritto  Cornelio  a Lapi- 
de Comment.  in  Exod.  cap.  28.  ed  altri 
Autori  da  lui  riferiti , cioè  che  mittica- 
mente  i nomi  de'  figliuoli  d’ifracle  li- 
gnificano ; che]il  Sacerdote  dee  pregare 
per  ciafchcduna  Tribù  del  popolo  , e-» 
portar  quelle  fopra  le  fpalie  fue  ; et 
quattro  ordini  delle  pietre  fi  leggono 
ancora,  come  dice  S.  Girolamo, nel  Dia- 
dema del  Principe  di  Tiro  E^ech.  i#* 
( benché  ivi  nove  pietre  fi  leggano  , che 
lignificano  i nove  ordini  degli  Angeli  t 
de’ quali  caddero  alcuni  con  Lucifero , 
che  rapprefenta  il  Re  di  Tiro  ) e nell’ 
.Apocahljc  di  S.  Giovanni  cap.11.  ove  le 
dodeci  pietre  dinotano  i dodeci  Apollo- 
li  , che  fono  i fondamenti  della  Chiefa 
militante;  come  fpiega  altresì  Tertul- 
liano Hb.^.contra  Marc.  cap.  1$.  Ma_» 
Tropologicamente  dice  , che  gli  ordini 
delle  Gemme  lignificano  le  quattro 
virtù  Cardinali,  al  dir  di  S.  Girolamo  ad 
Fabiol.  le  quali  tra  loro  mclcolandofi  , 
formano  dodeci  coinbinazioni;e  ciafehe- 
duna  Pietra  Lignifica  il  fuo  Patriarca,  e’I 
fuo  Apoftolo  ; e portano  quelle  tìmili- 
tudim  varj  Autori,  cd  arnhe  Francc- 
lco  Ribera  lib.  $.  de  Tempio  cap.  9.cd 
in  ^apocalypf.  cap.  11.  Ma  di  quelle  do- 
deci Gemme  , c del  loro  lignificato 
trattaremo  nel  lib.i.  nella  Storia  di  cia^ 
fcheduna  Gemma . 

5.  Il  Demonio  appena  fi  vide  nel 
Cielo  creato  dal  niente  , ditte  nel  fuo 
cuore  fupcfbamcnte  : Similit  ero  Mltif- 
fimo  : e nella  Terra  ancora  ha  cercato 
allo  llelfo  empiamente  attomigiiarfi , 
gli  Uomini  all’  Idolatria  induccndo  , ed 
ufuxpandofi  l’onore  , c colto  divino  ii 

Q Ha 


Digitizedjjjy  Googk 


so  Ijlor  .delle  Gemme,  t delle  P tetre  di  Giacènte  Gimma.Viì. 


Ha  però  operato  varie  colè  » che  mara- 
viglioic  apparivano»  fingendo  Miracoli» 
c dando  riipoilc  negl’  Idoli  \ onde  fi  ha 
nel  Salmo  pf.  Omnet  Dii  CendumDx- 
monia  ;e  Tertulliano  De  prajcript.  cap. 
40.  fcriflc  : Multa,  qua:  ju.nl  ex  lege  divi- 
na flatuta,à  Diabolo  iiijnperjlitionii  cul- 
tumfunt  transfuja.  Cosi  1 Gentili  » che 
al  Demonio  la  divinità  attribuirono  , 
liniero  Apolline  colla  corona  tra'  loro 
falG  Dei  ornata  di  dodcci  gemme  » o 
dodeci  gran  raggi  » come  due  Albrico 
De  Deor.imagin, 

Qiiod  toùdem  menj'es  totidemquod 
confidi  boras  : 

e oe  fcriirc  pure  Marziano  Cappella  lib. 

S.  de  NuptiisThilolo*.  & Mercurii . 

6.  Mi’ Mpocalii]'e  eziandio  al  cap. 
ii. da  S.  Giovanni  Apollolo  è deferitta 
la  vifionc  della  Città  celelte  , ed  a fio- 
migliata  la  chiarezza  di  Dio  • c’I  fuo 
lume  alla  pietra  preziofa  , come  pietra 
Diafpro  limile  al  Ciiltallo:  i fondamen- 
Udel  muro  della  Città  adornati  d’  ogni 
pietra  preziofa»  come  fono  il  Diaf  pro , il 
Zaffiro  » il  Calcedonio  » lo  Smeraldo,  A Sar- 
donico, il  Sardio » il  Grijolito,  il  Berillo  , 
il  Topazio  , il  CriJopal]o  » il  Giacinto,  c 
Y-dmetiftoi  c cosi  va  clpor.endo  le  altre 
parti  della  Città  Santa  . 11  lume  , che 
quella  illuminava  » è lo  Hello  Dio  » co- 
me leggefi  nei  ver},  z]  .Et  Civitar  non 
tget  Sole , necjue  Luna  , ut  luceant  in  ea  ; 
nam  dorila  t Dei  illuminavit  e am  , cir  lu- 
cerna ejm  eft  \Agnut  . I o llefib  lume  fi 
paragona  al  Diaipro»  che  è Gemma  ver- 
de» c icrma  ;come  Iddio  colla  fua  luce» 
e colla  chiara  vilione  ricrea»  e conferma 
gli  occhi  » c la  merte  de’  Fcati  con 
ogni  coflanza , ed  in  eterno  . I fonda- 
menti della  Città  fonodclcritti  col  me- 
ro delle  Stelle  per  più  ragioni»  che  fpic- 
ga  Cornelio  a Lapide  ; fpezialmcnte  ♦ 
perche  fiima  cficrvi  ne’ Cieli  vere  gem-» 
me  non  terrene  » ma  celefii , più  nobili 
delle  noflrc  , il  che  raccoglie  dal  mede- 
fimo  S.  Giovanni  » che  afferma  di  aver- 
le così  vedute;  c da  Tobia  cap.  1$. 


verf.  a.  dicendo  S.  Agoflino,  che  le  pa- 
role della  Scrittura  fi  debbano  prende- 
re come  Tuonano  i purché  non  rechino 
cofa  diiconvcnevole  . Le  Gemme  » che 
fono  i fondamenti  della  Città, fono  quel- 
le llcfse  , che  erano  nel  Razionale  del 
P<  ntefice  *.  ci  dodeci  Patriarchi  rappre- 
fentano  i dodeci  Apofioli  Lignificati  per 
le  Gemme  « come  fpiecano  Ribcra  • 
Viegas,  ed  altri.  Significano  ancora  i 
dodeci  Articoli  del  Simbolo  compoilo 
dagli  Apofioli , 1 e' quali  fi  contengono 
le  verità  fondamentali  della  Fede  » e-/ 
della  Chiefa  Trionfante  , c Militante  . 
Così  lo  fielso  Cornelio  dithifamentc, fe- 
condo il  parere  degli  altri , adatta  cia- 
fchcduna  Gemma  , fecondo  le  proprie-, 
virtù, al  fuo  Patriarca, ed  al  fuo  Apollo- 
lo  , ed  all'  Articolo  della  Fede  ile  qua- 
li colè  qui  difiintamente  non  polliamo 
trafcrivcrc  . 

7.  Gli  Angeli  ancora  per  le  gemme 
fono  fpiegati  in  Ezechiele  cap.t9.  così  i 
doni  dello  Spirito  Santo  in  E fa':a  t.  c le 
Gemme  candide  dinotano  gli  Angelici 
dir  di  S.  Dionigi  CatlefL  Hirrarch.  15.6 
così  p ù cofe  co’i  nomi  delle. Gemme 
fono  lpicgatc  in  più  luoghi  delia  Sagra- 
Scrittura,  le  quali  fono  deferitte  da’ 
Dottori , c da’  Cementatori  e Spofi- 
tori  fagri,  che  qui  raccogliere  non  pof- 
fìamo;baflando  ai  aver  dimofirato  l’ufo 
delle  Gemme  così  nel  Pecchie , come-» 
nel  Huovo  Tcftamento . 

Degli  Scrittori  delle  Gemme. 
CAP.  VÌI. 

1.  Q Crive  Alberto  Magno  nella 

O Trefat.  lib.  1.  De  Reb.  Melali. 
che  alcuni  Domini  di  grande  autorità 
Della  Filolofia  , facendo  trattato  non  di 
tutte  , ma  di  alcune  fpezie  di  pietre  » 
affermano  di  aver  fatto  una  bastevole 
memoria  di  quelle  , come  fono  Ermete 
Lvacc  Re  degli  Arabi , Diofcoridc,  Aa- 
ro*, e Giofcnò,  che  trattando  delle  fo- 
le 


Degli  Scrittori  delle  Gemme . Cap.  VII.  fi 


le  pietre  preziofe  , non  hanno  trattato 
di  tutte  le  fpczic  delle  pietre  . Sogghi- 
gno , che  meno  baltevolc  notizia  n‘  ab- 
bia data  Plinio  nella  Tua  Storia  Natura- 
le » non  ad'cgnando  con  Capienza  le  ca- 
gioni delle  pietre  in  comune  : e non_« 
volendo  egli  cfaminar  le  fentenze  di 
tutù  , dice*  che  lì  raccoglie  la  feienza 
dagli  errori  di  molti  . 

z.  Ma  farebbe  degno  di  rimproccia- 
mcnto  Alberto  ,che  gli  altri  acculi  , fe 
l’  Opufcolo  De  Mineralibus  , cSr  R “bus 
MitaUiciuche  l'uà  fatica  é comunemen- 
te Iti, nata  , fua  fjfse  veramente.  Tiat- 
ta  egli  , o chiunque  Ha.  delle  Pietre  in 
cornane  nel  primo  libro  , nel  fecondo 
delle  Pietre  preziofe  anche  in  comune 
nel  primo  Trattato  : c nel  fecondo  de- 
ferivo brevemente  le  pietre  per  ordine 
di  ultabctodifpoltc  : e nel  terzoTratta- 
t o , che  è parte  dello  ilefso  libro  , trat- 
ta de’  Sigilli  delle  pietre  , infognando  i 
modi  di  fabbricare  i più  fperimcntati:  e 
li  feufa  nel  fine  « che  fpieear  nan  ha  po- 
tuto tutto  il  Lapidario  di  Ariftotile,  di 
cui  ha  folamente  avuto  alcune  propo- 
nzi ani  . Altro  libro  fi  ha  di  Alberto  De 
y’irtuiibus  berbarum  , <jr  lapidum  . . 

t.  Chi  legge  con  accuratezza  il 
fuddetto  libro  , non  potrà  negare  , che 
lia  pieno  di  favole  , e di  fupsritizioni , 
fpefso  i fuperltiziolì  Maghi  celebrando, 
e cole  mirabili,  alla  Natura  ripugnanti, 
proponendo  . Seguita  egli  1 opinione 
degli  Antichi  intorno  la  materia  , la_* 
generazione  delle  pietre , delle  quali 
aliai  fcarfamente  fenile  coll’  ordine  di 
alfabeto  , moltilfime  tralafciò  ,c  molte 
Ipezic  confufc  ; ancorché  una  intera  co- 
gnizione di  tutte  le  pietre  abbia  pro- 
mellb . 

4.  Con  giudizio  dubitò  Roberto 
Boilc,  le  quello  libro  lìa  vero  di  Alber- 
to, o più  tolto  fpurio,  dicendo:  Nifi  for- 
te bujus  nome> t imputatone  libri  f putii 
injuria  aficiatur  . in  niun  conto  però 
polliamo  indurci  a credere  , che  lìa  ope- 
ra di  Alberto  , Dottore  infigne  e pio. 


per  le  fupct  flizioni , che  in  quella  lì 
leggono  ; benché  il  P.  Pietro  jainmy , 
Dottore  in  Teologia  Domenicano  ,à* 
abbia  polla  col  titolo  De  Mineralibus 
lib.].  nel  fine  del  Tomo  2.  delle  Opere 
dello  Hello  Alberto,  llampatc  in  Li  jnc 
in  Tomi  21.  nell’anno  1651.  fenza-, 
punto  dubitarne . fu  pure  attribuito 
ad  Alberto  Magno  fallamente  il  libro 
De  fecrctis  Muhernm  , come  lì  ha  dall’ 
Indice  Romano  de'  libri  proibiti  . Vuole 
il  Bellarmino  De  Script.  EccleJ.  che  non 
fono  di  Alberto  i libri  De  Mirabilibus ; 
c 1’  altro  De  fecrctis  Mnlierum : Jcd  H ter- 
ne liber  indignar  eli , qui  ta  tto  viro  tri - 
uJtur  1 nam  fnper]iitiofa  qundatu  conti- 
nui, ir  multa  vana.  Cosi  pure  affermò  il 
P.  Delrio  Difquis.  Mag.t.lib.  t.cap.i. 
Alberto  Magno  tr  butus  liber  De  Mira- 
bilibut, vantate,  & JuperJlitione  refertut 
e!t  i fed  Magno  Dottori  parlar  fuppoftti- 
tiur . Anche  Giovanni  Imperiale  nel 
Mufeo  Ulorico  dille  : Notam  plerìau:  Ma- 
gno inuflérunt  Mlberto  , quol  inlibris  De 
Mirabilibus  Mundi, plurima  congerat,qu& 
vel  dottiljimorum  captum  effugiant . £«•• 
veri  multa  reor  opufcula  prxfùlgidum  tan- 
ti viri  no.nen  ementiri  ad  legentium gra- 
ttati, <]ujì  necfomniavit  Mbertus : nimia 
quippè  Strip torum  celfitudo  , & opinio - 
nuji  lirn\itas,in  abditijsimorerum  omnium 
examine  ; quatti  ab  ineptis  quorundam 
co  n itene is,  qux  illi  vlilgus  adfcnbit  , ab- 
bonenti, C uili bet  vel  OjCitanter  legenti 
perfpicuum  / ii.il  P.Gafparo  Scotto.  Gic- 
fjita,  nel  libro,  che  ferule  Joco-feriorum 
Naturx  , jr  Mrtir , col  finto  nome  di 
Afpalìo  Cararnuelio,  Cintar. t.propof.zó. 
in  Annotai,  dille  : Mlbtrtiis , vel  potius 
Tfeudo-  Albertus  Magnar  , in  libello  De 
Mirabilibus  Mundi:  e nella  Tropofu.fS. 
anche  fcrilfe  Tfeudo-M.bertus  Mag  ia s in 
[ceretti Jais  :e  ripete  lo  Hello  nella-, 
T’ropo/if.ój.dclla  Hclla  Centuria  . L’  Ab. 
Giovanni  Tritemio  Totn.z.  ninnai.  Hir- 
faugienf.  a mo  ìetodargamente  difende, 
che  Alberto  non  fu  Hato  Negromante, 
9é  Mago  fupcrftiziofo  , e che  non  abbi* 
Ci  krit- 


<i2  lftor.delle  Ger/meye  delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


fcritto  cofa  alcuna  di  Negromanzia  , nè 
fieno  fuoi  tanti  libri  , e volumi  Negro- 
mantici, Magici , c di  arti  fuperlliziofe, 
che  lì  veggono  col  di  lui  nome  ; ma  più 
tofto  finti  da’  Calunniatori . Tommafo 
l aulìo  nell’  Orat.  prò  Germania  , dopo 
aver  lodato  Alberto  per  le  fue  Dottri- 
ne, foggiugne  : M propinatiti  caieroijuin 
Diabolica  Magia:  inipojturi:  alieni/ ri- 
mili . Cesi  a molti  Padri  della  ChiefaL.» 
Cattolica  altre  Opere  hanno  appropria- 
to, come  liimiam  i , che  ad  Alberto  lì 
vede  attribuito  il  libro  delle  Pietre, pie- 
no di  favole,  e di  fupertfizioni,  trafCrit- 
te  ancora  da’  fuperftiziofi  Arabi  . Al 
Venerabile  teda  gli  Eretici  attribui- 
rono la  Ruota  Cabaliliica  , c 1’  hanno 
inferita  nel  Tomo  i.  delle  fue  Opere-* 
fìampatc  in  Balìlea  ; ma  che  non  lìa  di 
Bcda,  l’ attcllano  Deirio  l.i.feci.  9.  Dif- 
quiftt.  Magic.  Tommafo  del  Bene  De 
Vffic.Inqkilitor.part .i.dub.l  1 c fc 

folle  di  Beda  quella  Ruota  , ben  l’ av- 
rebbe regilfrata  nel  Catalogo  delle  fue 
Opere  il  Tritemio  lib. z.  DcVir.  illnllr. 
D rd.S.  Benediti. Si  crede  però , che  fia  la 
/fella  Ruota,di  Apulcjo  Pitagorico  (fe- 
condo che  dicono  i Dottori  da  Deirio 
riferiti  ) il  quale  fu  accufato  di  fuper- 
iìiziofa  Magia  ne’  tempi  di  S.  Agofti- 
no,  che  ne  fa  menzione  nell’  Epifi. 5.  ad 
Marcelìinam  : e della  /fella  Ruota  più 
cofe  ha  fcritto  Marcello  Megalio  nel 
j Promptuar.  Tbeclog.  Tom.  1 . verb • Beda. 
Crediamo  dunque  , che  di  libro  delle-» 
Pietre  non  fia  di  Alberto  • c lo  Iteflb 
Tritemio  ci  conferma  nella  opinione-», 
che  abbiamo  ; poicchè  negli  /teflì  Ma- 
nali forma  il  Catalogo  de’  libri  di  Al- 
berto , c fidamente  regilfra  l’ Opera  De 
Mineralibus  lib.i.  fenza  che  faccia  men- 
zione de'  tre  libri  De  Rebus  Metallici!,  c 
De  Mineralibus  lib.  5.  Baccone  Verula- 
mio  De  Mugument. Scienti ar.  lib.  1.  ( co- 
me lo  riferifee  il  Popeblunt  in  Tlinio 
119.)  fcrilfc  *.  Srripta  Thmi , Cardani, 
Mlberti,&  plurimorum  ex  Mrabibustom- 
mcntiti it,  & jalulofis  narrationibus  paf- 


fim  fcatent  » iifque  nonfolum  incerili , 
neutiquamprobatis  ; /ed  perjpicuè  falfis , 
& nuiniftjiò  convitili . £ ciò  non  fen- 
za maraviglia  ; perche  molte  cofe  Ri- 
miamo ad  Alberto  falfamente  attribui- 
te. Altro.Catalogo  de’  fuoi  libri  ne  for- 
mo il  P.  Ferdinando  del  Calliglio  «anti- 
co Autore  Domenicano  Spagnuolo.che 
nella  lùa  i/loria  di  S.  Domenico  part.  1. 
lib.$.cap.  48.  attelfa  clTcre  itati  venduti 
fotto  il  gloriofo  nome  di  Alberto  libri» 
e trattati  varj , anche  infami,  per  l’am- 
bizione degli  Stampatori  nel  voler  ven- 
dei bene  i libri,  e per  lo  modo  perver- 
fo  » che  è fiato  lcmprc  nel  Mondo  , il 
quale  hanno  anche  avuto  per  confue- 
tudine  gli  Eretici  prima  , e dopo  S.  Gi- 
rolamo, dar  tuori  le  loro  Opere  con  ti- 
tolo, c nome  di  altri  , e così  vendere  la 
loro  fa  Ili  (Urna  dottrina.  Conferma  lo 
ftefib  il  P.Caitiglio  edere  avvenuto  ad 
Alberto  dopo  la  fua  morte  , e ripete-» 
quanto  n’  avea  fcritto  il  Tritemio  . Ri- 
feriremo però  quelli  libri , come  di  Al- 
bcrtol  benché  crediamo  , che  fuoi  non 
fieno;  acciocché  feiuir  ci  facciamo,  per- 
chè da  tutti  così  è citato  ; onde  fc  tal- 
volta l’ impugnaremo,  non  farà  Alber- 
to l’impugnato;  ma  chi  ha  voluto  ufur- 
parlì  il  liio  nome  . 

5.  Il  Lapidario  di  Ariftotile  , e tanti 
libri  di  Autori  Greci  , ed  Arabi  , cd 
Ebrei  altresì, fono  anche  pieni  di  vanità, 
come  oflcrviamo  da’  luoghi , che  fono 
fiati  traferitti  da  varj  Autori , che  gli 
han  veduti  ; c lo  ftcflb  Lapidario , che 
non  fia  di  Arifiotilé  , 1’  abbiamo  dimo- 
If  rato  nell’  Idea  dell’  Iftor  ia  dell’  Italia 
Letterata  , trattando  del  Bollolo  Nauti- 
co ; dicendo  il  P.  Chircher  non  eflcrvi 
Autore  , che  di  tal  libro  di  Ariftotile 
faccia  menzione  . Lo  fiima  anche  falfo 
da'  nomi  Zoron  , ed  Mfon  nello  ftellò  li- 
bro nominati,  che  non  fono  Arabici . nè 
Ebraici , nè  de'  Caldei , nè  de’  Greci  ; c 
i libri , che  fi  Rimano  di  Ariftotile,  fono 
tutti  in  Greco  . 

6.  Plinio  nella  fua  I/lor  ia  Naturali*, 

come 


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Begli  Scrittori  delle 
come  abbi  am  detto  , cavando  le  notizie 
da  Autori  Greci , ed  antichi , ha  fcritto 
imperfettamente  e con  molta  confufìo- 
ne  , e brevità  , delle  Gemme:  conferma 
più  favole  , ed  altre  ne  riprova;  e fpclfo 
confonde  i nomi , e le  Ipezie  , come  più 
fuot  difetti  offervaremo  in  quella  lito- 
ria  . Da  lui  , come  il  più  antico  tra’  La- 
tini , e perchè  è più  coma  ne, la  fua  ope- 
ra , quali  tutti  sii  Scrittori  hanno  rico- 
piato , con  farli  da  lui  guidare  . 

Solino,  benché  Ha  la  Scùni<i,ei  Com- 
pilatore di  "Plinio , di  poche  Gemme  ha 
fcritto  ;cd  Eliano  , c molti  altri  Anti- 
chi,da  Plinio  non  differifcono . 

7.  Diofcoride  nel  lib.)  .della  fua  ope- 
ra , e Galeno  lib.K.  Simplic.  Medicamen- 
tor.  Avicenna  , Mcfue  , ed  altri  di  alcu- 
ne pietre  più  tolto  , le  quali  all’ufo  me-' 
dico  appartengono  , che  delle  gemme-» 
hanno  lcritto . Così  anche  Mattiolo  nc’ 
Coment i a Diojcoride  , Giovanni  Kcno- 
dco , lib. i.  jeft.z.  Difpenjator.  Medie. 
Scrodero  afferma  aver  prefo  tutto  il  fuo 
dall’intero  Trattato  di  A nfelmo  Boezio, 
e da  Corrado  Kunrat , che  fcrifl'e  De  La- 
pidibus  pretiofis , dr  minus  pretiofis,  utro- 
rumque  praparat  ioni  bus , & jacultaiibus , 
part.i.  nati.  10.  nella  fua  A le  dui!  a defiil- 
latoria , Molti  Medici  o di  qualche  pie- 
tra , o di  molte  hanno  fcritto  ancora  per 
ufo  della  Medicina  , come  fono  Michele 
Etmullero  in  Scbrodero  dilucida G Giu- 
seppe Donzelli  nel  Teatro  Farmaceutico, 
Matteo  Silvatico  nelle  Tandette  nella-» 
voce  Lapis  , ove  colle  llclTc  parole  ha 
traferitto  quel  trattato  » che  ad  Alberto 
c attribuito  . 

8.  Altri  dentro  le  loro  Opere  diver- 
fe  notizie  delle  pietre  hanno  dato , co- 
me fono  Ifidoro  Etymologic.cap.Cuz  7.BC- 
da  De  Natura  rer.  Vincenzo  Vefcovo 
Bellovaccnlc  Bihliothecee  Mundi, vel  Spe- 
culi, Tom.  1.  lib.S.  Bercorio  in  Redufto- 
rio  ; Celio  Rodigino  Letlion.  antiquar. 
lib.i.cap.9.  Simonc  Majolo Dier.Canitu- 
lar.  Levino  Lemnio  De  oceultìs  Nalur. 
Aùracul.lib.i.  cap.  jo.  Gaudenzio  Mcru- 


Gemme.  Cap.  VII.  s3 

la  dcntrola  fua  Selva  : Giovambatilìi-* 
Porta  , Antonio  Mizaldo  , Giovamba- 
tifta  Bonardo  nell’Opufcolo  Miniera  del 
Mondo , che  ha  traferitto  da  Plinio»  e da 
Alberto  . Così  Girolamo  Cardano  più 
cofe  delle  pietre  ha  fondamente  fcritto 
ne’  fuoi  libri  De  Subtilitate , c De  Varie- 
tale rerum  : ed  ha  pure  trattato  De  Geni - 
mis  , & ColoriBus  in  uno  de’  fuoi  Opu- 
scoli , clic  non  è Sazievole  , nè  reca  di 
tutte  la  notizia  . Hanno  quelli , ed  altri 
Simili  Scrittori  per  lo  piu  raccolto  da_» 
Plinio,  e da  qualche  altro  degli  Antichi; 
c però  Spello  le  cofe  loro  "puzzano  di 
antichità  , e di  favole  , di  vanità  Allro- 
logiche , c di  fupcrllizioni  credute  per 
vere  ; benché  inoltri  Cardano  ne’ fuoi  li- 
bri , che  feriva  da  fc  ItelTo  Senza  riferire 
altro  Autore  così  nel  lib.18.  de  Varietà 
come  nel  lib. 7.  de  Subtil.  ove  tratta  del- 
le Pietre  . Ha  fenza  dubbio  molte  cole 
non  ifprczzcvoli , che  in  Plinio,  cd  in 
altri  Antichi  non  lì  trovano,  di  fimil  fa- 
rina Scrittori,  i quali  più  tolto  un  Cata- 
logo delle  pietre  , ed  anche  imperfetto  , 
che  un  Trattato  hanno  fcritto.Ma  c poi 
Soverchio  alle  Sue  vanità  ofupcrltiziofe, 
o Alìrologiche  affezionato  j onde  con 
Cautela  legger  lì  dee  . Garzia  dall’Orto, 
Medico  Portoghefe,  nellV/foriu  de  Sem- 
plici ^ironia:  i venuti  dall’lndie  part.  1. 
cap.^j.  poche  pietre  da  lui  vedute  ha 
deferitte;  ma  con  giudizio  : cosi  Nico- 
lò Monardc  ; e quelli  per  quel  poco  che 
ferirtelo  , tra  buoni  Scrittori  annovera- 
re lì  polfono.  Gualtero  Carleton,  altre- 
sì Medico  Inglefc,  Iu  fcritto  De  Vari  ir 
Fo!]:l.  generi  bus,  pollo  dietro  il  fuo  O10- 
mafìicon  Zoicon  : e benché  non  fìa  favo- 
lofo , è nondimeno  affai  breve,  ed  appe- 
na nel  fuo  Catalogo  delle  Pietre  di  la_» 
notizia  de’  nomi  di  alcune  più  nominate. 

9.  Delle  Gemme  nominate  nelli_» 
Sagra  Scrittura  hanno  alcuni  anche  fcrit- 
to , come  S.  Epifanio  De  Gemmis  Starmi 
Sacerdote  : Arias  Montano  , Ugon  •-> , 
Cornelio  à Lapide  nc’  Commentar.  ExoL 
cap. zi.  cd  Mpocalypf.  cap.it.  Alcazar  , 


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54  Ift or -delle  Gemme  ^ e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.hìb.l. 


R itera  , ed  altri  Spolitori  . Andrea  Bac- 
ii De  Gtmn.is  Sdir.  Script.  Molti  Santi 
l’adii  ancora»  Dottori»  Spolitori,  e Teo- 
logi di  alcune  Gemme  trattarono  ; ma 
-non  penfarono  eliì  di  filofòfarc  . Sent- 
iero piu  tolto  fecondo  la  dottrina  de’Fi- 
loloh , c di  Plinio  fpezialmente  , da  cui 
hanno  trafcritto,per  cavarne  i varj  Pen- 
timenti morali,  e i Simboli  dalle  pro- 
prietà , c virtù  delle  pietre  , le  quali  in 
quei  iccoli  erano  per  vere  accettate;  on- 
ilc  non  e maraviglia  , fc  alcune  cole  na- 
turali hanno  ritento , gli  Autori  Udii  , 
onde  le  ricavarono,  citando,  le  quali  ora 
per  vere  non  ri  Itimano  ; ballando  loro 
averne  inoltrata  la  moralità, come  dire- 
mo nel  cap.iz.  ^trt.\. 

10.  i u ocello  Rueo  ha  pure  fcritto 
delle  Gemme  nominate  da  S.  Giovan- 
ni neH'ofpoCa/iJJf  ; alle  quali  ha  aggiun- 
ta la'  lpiegazione  di  alcune  altre  ; ma  le 
hà  ueiontte  colle  llellc  parole  di  Plinio, 
fecondo  lo  Hello  di  lui  lcntimento;  nar- 
ta  fpeffo  delle  favole , e fpelTo  ancora 
vi  aggiugne  delle  fuc  , delle  quali  fare- 
mo menzione  a’  tuoi  luoghi . Graziofa 
c quella  tavola  della  virtìì  Diamantifica, 
da  lui  allcgnata  per  vera  , colla  quale-* 
crede  e vuol  pcrltiadcrc  con  gli  ctempj , 
thè  i Diamanti  negli  Scrigni  delle  Cafe 
partorivano  altri  Liamanti,  c fi  molti- 
plichino da  le  ltefii . 

ti.  Giovanni -Giacomo  Beccherò 
Tom.  r.  Thyj.  Subtcrran.iib.  i .fefl.^.cap.  5. 
ha  fcritto  il  folo  Catalogo  delle  Gem- 
me , e delle  pietre  , c confelTa  aver  tut- 
to cavato  dalla  Notizia  Minerale  della-* 
differenza  delle  pietre  del  Gioitone  ; di 
110  fiutandoli  ; avendola  anche  ricavata 
da  Anici  mo  Boezio , c da  altri  Gioitone 
itcìiu  . Non  è però  quello  un  trattato  ; 
ma  una  fempliee  notizia  , che  dare  ha_* 
egli  voluto. 

11.  Camillo  Lionardo, Medico  di  Pe- 
faro  .feriffe  il  fuo  libro  deile  Pietre  col 
titolo  Spcculumlapidion  nell’anno  ìjif. 
c lo  (lampo  in  Venezia  , dedicandolo  al 
Duca  telare  Borgia  . Altra  ilampa  del- 


lo fieffo  fu  fatta  in  Parigi  nel  1610.  col- 
l’aggiunta di  altra. Opera  col  titolo  Sym- 
patbia  Jiptemmetallorum , acfeptemjele - 
cìorum  Lapidi  m ad  TlanetatrD.Tetri  ~4r~ 
lenfis  de  Scudalupit  Tretbyteri  Hierofol. 
in  8.  Moltoè  lodato  Lionardo  da  Gior- 
gio Baglivo,PiofelTorc pubblico  nella  Sa- 
pienza di  Roma  , c di  onore  voi  tama_», 
nel  trattato  De  Pegetatione  Lapidum  in 
fin.  ed  e nominato  dallo  licitò  Doti  ufi- 
mus  ^ tutor  in  aureo  libro  de  Gemmii . 
Quelche  ci  reca  maraviglia  è,  che  ildot- 
to  Baglivo  per  prova  della  fua  opinione 
pjrta  un  luogo  dello  Hello  Lionardo , 
che  loda,  c crede  qticlchcc  favolofo,at- 
tellato  per  vero  dal  Lionardo,  lib.  1. 
cap. $.  cioè , che  nc'  fuoi  tempi  fieno  ca- 
duce  pietre  di  molta  grandezza  dalle-, 
nuvole  nella  Francia  , come  cadde  dal 
Sole  quella  , che  prediTc  Anaflagoru 
nelle  parti  della  Tracia  , che  era  guan- 
to un  Carro , e tutta  di  color  bruciato  ; 
e che  non  fia  maraviglia  , fc  Arifiotile-» 
lib.  Mineralium  dica  effere  caduto  dal- 
l'aria il  ferro  di  grandezza  notabile; 
poicchc  le  acque  hanno  gran  virtù  di 
produrre  lepietre, non  per  virtù  propria; 
ma  perchè  (corrono  per  li  luoghi  mine- 
rali , c prendono  la  virtù  di  quelli  ; on- 
de le  acque  Itelfc  fi  mutano  in  pietre  , 
fecondo  Àriilotilc  , ed  apporta  altri 
efempj  . Tutto  ciò  dice  fl  Baglivo  ; 
ma  è pur  favola  , che  le  pietre  cadano 
dalle  nuvole  , c dal  Sole  , c che  ivi  fie- 
no generate,  c la  dimoHrercmo  al  fuo 
luogo  ; e'1  Libro  del  Lionardo  c una 
copia  , e ripetizione  di  quanto  fcriflero 
gli  Autori  antichi . La  prima  edizione  , 
cne  abbiam  veduta  , fatta  nell'accenna- 
to  anno  piena  di  errori , c di  fogli  16. 
in  4.  c di  carattere  largo  , con  tutte  le 
lettere  , e Tavole , e benché  nel  proe- 
mio lì  dichiari , che  trattare  abbia  volu- 
to compiutamente  delle  pietre»  il  che 
prima  di  lui  niunonvea  fatto  ( così  egli 
dice  ) è nondimeno  il  fuo  libro  lina  ri- 
petizione affai  più  breve  diquclchc  fi 
trova  fcritto  Hai  tinto  Alberto  Magno . 

Dal 


Degli  Scrittori  delle  Gemme.  Cap.  VII.  ss 


Dal  Cafr.'j.Ae\  Li b.  1.  comincia  a tratta- 
re di  tutte  le  pietre  , de'  loro  nomi  , c 
virtù  coll’  ordine  dell’  alfabeto  , di  cia- 
fcheduna  brevemente  fcrivcndo,  e i no- 
mi i'pelTo  llorpiando;  onde  più  tolto  un 
Catalogo  di  nomi,  che  un  trattato  delle 
pietre  lì  può  certamente  appellare  . Di 
ogni  pietra  appena  fcrilTe  due , tre  , o 
iù  riga, c rare  volte  in  alcuna  lì  dirfon- 
Cie  nomina  alcune  , non  perchè  lì  fap- 

Eiano , che  vi  lìeno;  ma  folo  perche  le 
a trovate  , c per  cagionar  maraviglia: 
vi  cita  Autori  pellegrini , o Arabi  ; ac- 
ciocché fc  gli  dia  fede.  Nel,£i6.$.  è tut- 
to applicato  alla  fcoltura  delle  pieti  c* 
che  nomina  Sigilli , e Scolture  Àllro- 
nomichc  , c Magiche  , da’  libri  Arabi» 
ed  adatto  fuperlliziofi  cavate  ; oltre  le 
favole,  e vanità  , di  cui  fon  pieni , delle 
cpiali  ne  faremo  in  tutta  la  noltra  Mo- 
ria menzione  ; ed  egli  lteffo  nel  cap.  f. 
del  l'tb.i.ft  dichiara  aver  tutto  tralcrit- 
to  e ricavato  da  varj  Autori, da  lui  Ucf- 
fo  nominati,  che  fono  Dtofcoridc  , Ari- 
llotile,  Ermete,  Evace,;Serapione,  Avi- 
cenna, Mefue  , Salomone,  il  Fifiologo, 
Plinio,  Solino,  Elimando  , Indoro,  Ari- 
ftotile  nel  Lapidario  , Arnaldo  , Giuba» 
Dionigi  Alclìandrino,  Alberto  Magno, 
Vincenzo  Illorico  * Tetcl  Rubano , ed 
altri, ; cui  libri  non  fono  di  grande  au- 
torità; perchè  alcuni  fono  fìnti,  altri  ca- 
vati da  fonti  Arabici,  e però  nell*  Indi- 
ce de' libri  proibiti  dalla  Sagra  Con- 
gregazione è regillrato  lo  (ledo  libro 
di  Camillo  Lionardo.  Nell’  Epijtola  -Ad 
Societatem  Ltcurioforum  » polla  avanti  le 
nollre  Didertazioni  De  Hominibns , <j?* 
.Animalifrns  Fabuloftt , abbiamo  aderito 
col  P.  Compio  a Lapide  fuprr  lib.^-Reg. 
che  Salomone  offendo  flato  il  più  dot- 
to Uomo  ,e’l  più  favio  , perchè  da  Dio 
Ticevè  la  Scienza , abbia  difputato  di 
tutte  le  cofe,  anche  delle  naturalijnon- 
dimeno  i fuoi  libri  non  lì  ritrovano; 
perchè  lì  fono  adatto  perduti  nello  fpa- 
zio  di  tanti  fecoli , come  quelli  di  mol- 
ti Profeti , e di  varj  Uomini  dotti . E’ 


però  fallo  il  libro  Lapidum  pretto  forum 
di  Salomone  , che  fpedo  cita  il  Lionar« 
do,  come  ancora  il  Lapidario  di  Arilto- 
tile,  quelli  di  Alberto  Magno  , ed  altri» 
i quali  fono  anche  pieni  di  vaniti  , c 
fupciìtizioni , che  furon  proprie  degli 
Arabi, c non  fenza  maraviglia  con  buo- 
na fede  lì  veggono  trafentte  da  Autori 
Griiliani,  c Cattolici  ; ma  la  vanità  del- 
lo flcdo  Lionardo  mollrarcmo  più 
apertamente  nel  cap.  1 6.  e veramente 
non  vi  è alcuno  Autor^  di  fino  giu- 
dizio , che  pofsa  approvare  quante 
(ciocchczze  na  egli  Icritte  inquelfuo 
picciolo  libro , da  altri  fciocchi  Scritto- 
ri piu  tolto  traferitto  - Muove  a rilo 
tutto  il  terzo  libro , in  cuipretende  in- 
fegnare  la  vana  feienza  de’  Sigilli  Agro- 
nomici , e Magici  ; ancorché  egli  flelfo 
l’ ailermi  ditlicililTìma  , perchè  affatto 
perduta:  dicendo  nel  cap.  t.  del  lif.  $.  Et 
licèi  .Albert  i Maini  dilla  parumper  me 
p.  rterrea  it , dienti 1 1 .Antijuorum  enirn 
fapìentum  fculptufam  de  Sigilli*  lapidnm 
pauci  feiunt , nec  feiri  poj'unt , nifi  limiti 
.Allronomictt  Magic  x , ac  Secronan’ìcx 
feiantur feienlix.  Sed  rum  hxfcie  itias  bit 
temporibus , acelapftt  per  multo r jmot  in 
paucis  exliterint  ; idei  ie  t ili  materia-* 
pauca  reperì untur . E pure  il  dotto  Ba- 
glivo appella  aureo  il  fuo  libro. 

15.  Lodovico  Dolce  il  me  de  lìmo 
opufcolo  di  Camillo  Lionardo  in  lingua 
Italiana  tradulTe.c  tacendo  il  nome  dell’ 
Autore  , lo  (lampo  come  fua  Oj>era  in 
Venezia  nel  ij6j.  Contro  il  Dolce  fi 
adira  il  Baglivo , dicendo  : 0 turpe  pla- 
gium,  0 dete'labi le  Furtum , 0 ca.'anitat.'/n 
deplorandam  Li  ter  ari  x Reipublicx  l Qi{X 
quidem  calami  tas.ne  die  am  pe'fis  ,cum  tu- 
fi rii  etiam  temporibus  vi^eat , utile  al- 
mo duri}  eflct , fi  a uh  Tlagtorum  hiflorian 
texeret , veris  .Auéìoribus  fua  Opera 
re  flit  uer  et . 

14.  Tra  gli  Scrittori  delle  Pietre 
(limano  i migliori  1'  Agricola  , Boez  o 
de  Boot  .Gcfncro  , l’Encclio  » AJdru- 
vando,  ed  alcuni,  che  delle  pietre  Ite.ìb 

hanno 


$<S  ljf  or  .delle  Gemme,  e delle  Vietre  di  Giaciuto  G'ttnnta.Ub.J. 


hanno  ferino  ne’  loro  Mufci , come  il 
Vormio,  il  Calceolari , c limili;  benché 
negar  non  polliamo,  che  qualche  Scrit- 
tore di  Muleo  , più  tolto  l'rafcrittore, 
che  Autore  veder  li  taccia  . 

15.  Giorgio  Agricola  fcrifle  con 
molta  pratica  c diligenza  le  colè  fuc,ed 
è comunemente  lodato;  ed  Andrea-* 
Mattiolo  nel  lib.  5.  fopra  Diolcoride 
cap.ioi.  cosi  dille:  Vi  peritifiimui  mefite 
ac  dottij limiti  Agricola  injuit  DeFof- 
f titani  borii  difoenitr  adnotjvit.  Cosi  di 
lui  ferule  Gabriele  fallopio  De  Metall. 
ór  Foj  il.  cap.  1.  molto  encomiandole**. 
^igricola  G.rmanui  vir  dottij  limiti , <y«i 
hbrum Jcrifju  pulcberrinium  Decaufir,  ór 
» rtujhbtcrraneorum  , in  quo  etiamartem 
efloaiendi  ipje  docet.  Strippi  ctiamvir  il - 
le  atta  ofeia,  ir  quidem  p alcra  ; feri  pjijjet- 
que  adbitC , nifi  morte  juifjet  prò  ventai; 
nani  audio,  quei  inceperat  jeribere  Hi Jlo- 
riai  Germanica!,  quai  Jt  babuiffemus.pro- 
fedò  arbitrar  , quod  fuifjent  conferendo 
cum  Romani s Hijtoriis  f tamvenultc , at- 
que  af  polite  virille  omnia  explicabat.p'ir 
itaaue  i/le  gravi] simm  , ir  peri tifs'i nini 
di/tinguit  Jubterranca,  qiue  arte  efjodiutt- 
tur,  &c.  Ma  il  medefimo  Fallopio  ,che 
molto  loda  Giorgio  Agricola  De  Re 
Metallica,  o DeFojtilibui , fpelfo  l'peflb 
l’ impugna  , ed  alle  fuc  opinioni  con- 
traddice ■ 

16.  Anfelmo  Boezio  de  Boot , Me- 

dico di  Ridollo  11.  Imperadore,fcrùrc  la 
Storia  delle  Gemme  in  latino  idioma, 
e Criliiano  Lnclio  De  Erario  Trincipit 
fart.i .cap.-j. in fin.cosi  lo  cita;  ^infclmi 
Boetii  Gemmar um , ór  Lapidimi  Hijioria 
aulì  a ab  Adriano  Tali. Lu°d.Bat.i6)6.&' 
1647.  8.  Danno  a quelto  Autore 

molta  lode  ; e lo  Scrodero  nella  Minerò - 
logiacap.  4.  così  dille;  Integrimi , & in - 
[igne  traci  atum  De  Lapidi  bus  conjcripfit 
nobiliJt.^tnJrlniHS  Boetbim  de  Boodt, Me- 
diati Rudolpbi  II.  qtteni  in  deferibendii 
lapidibut  poùjsimumfum  Jequutui.  Cor- 
nelio a Lapide  in  Lxoi.cap.itf.fcridc  an- 
cora : Boema  Me &cui  jnfignis  , ór  Gem- 


mar iui.  Roberto  lloile  Sfeci  1 n.  Gemmar. 
dice  dello  lidio;  Meequidem  tanto  ri- 
gore abreptim  fama  celebritai  , quo  intcr 
truditos gaudi- 1 indujirius  In.p.  Rodulpbi 
Medicus  Boetius  de  Boot,  compatii  dijhn- 
guere  ipjum,  aeduot , tre jve  aliot  Malore s 
ncentiores,  qui  in  librit  attenui  materia- 
in  dijcurjum  de  Gemmii  qiiibufdamobiter 
occajtone  data  digredì  untur  a paiàmjabu - 
lo/ ir  1 Hit  Jcripioribut  Mi^aldo  , ve. 
Molte  dottrine  dello  lidio  Boezio  11 
leggono  nelle  Opere  del  P.  Cornelio  a 
Lapide  , e cosi  piti  volte  1’  abbiamo  ci- 
tato; ma  fcrille  egli  prima  delle  nuove 
opinioni  de*  Moderni . 

17.  Di  Criltoforo  Encelio  IcrilTe 
Mattiolo  lib.i.DioJcor.cap. 74-con  poca 
lode,  dicendo:  Coterum  bine  Jatii  conia- 
re arbitror,  (.brillo  f horum  Enceiiuin  (face 
viri  alioquin  dodi  dixerim)  planò  bal- 
lùcinar  i,  quod  iib.ycap.  27.  de  Re  Metal- 
lica, Toetarum  jortajr  , <y  alioruni  quo- 
rundam  f abiti  ir  addi  dui  magli,  quàmve- 
rir  probali] timorum  Mutorum  iefiimoniis 
probare contendat  , Lyncurium  ex  urina 
Lyncis  coalejcere , atque  ex  mari t urina 
fulvum fieri , ex  fantino  vero  urina , al- 
bum. Andrea  Libavio  De  Bituminib.  lib. 
R.cap.  } 8.  difende  Lncelio  l'crivendo: 
Matibielui  vulgarem  Lyncurium  exflodit 
cumjuouju,  ór  accufat  cjus  probatores 
neghilo  familiaritatii  Diojcoridii  , ór 
honorum  „ iutorum  ; Jcd  non  Jatii  attenta 
mente,  animoqueconeitatiore,  quìmpar 
crai.  Si  principia  cognovijiet , non  mino- 
re j tire  ad  calcatoi  conmondafjet , óre.  in- 
di ridice:  Sed  illuni  hominem  Jopr  a vero 
abripuit  affettai . ...  ór  Jofè  idem  m> - 
lioribus , & uuuquam  intellcttii fen ten- 
tili objicit  lapfui,  errore  1,  ófnejcw  quid  * 
monfirorvm  . Non  conmoveantur  ftudioji 
Uliut  bominii  alioquin  non  contmuentLc 
erutiiionit excandrjcentia . Chriltopborus 
Encehut  , quem  ille  Commeniater  nomina - 
t imve\at,  óre.  Benché  pero  nella  fua 
opera  creda  fpellb  alle  favole  ,c  le  am- 
metta Mattiolo:  è nondimeno  degno  di 
bialimo  in  quello  luogo;  poicchépura 

favo- 


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Degli  Scrittore  citile  Gemmi.  Gap.  Pii.  J7 


favola  ètche  il  Lincurio  (ì  produca  dall' 
orina  del  Lince  : e ’l  medelìmo  afferma 
Plinio  ancora  ; benché  Libavio  creda-» 
podi  bile  il  contrario  j del  che  fcrivere- 
mo  nel  lib.  j.lc  loro  opinioni  confu- 
tando . 

18.  Scriire  Roberto  Boile  nel  fuo 
Opufcolo  col  titolo  Specimen  de  Gemmi  s, 
che  i libri  delle  Gemme  , i quali  per  lo 
volgo  fi  veggono  fparfi,non  lono  ugua- 
li alla  nobiltà  delle  Gemme  ftefle  » c la 
loro  Storia  è così  piena  di  favole  , che 
gli  Uomini  dotti  hanno  giuflamentc 
negate  tante  virtù  niente  probabili  > c 
talvolta  imponìbili . Loda  però  Boezio 
de  Booti  c duci  o tre  altri  eie’  Modernii 
che  non  nominai  i quali  dentro  i libri 
di  altra  materia  hanno  di  alcune  gem- 
me difeorfo  . Gli  diftingue  dagli  Scrit- 
tori chiaramente  favolofi  t come  Anto- 
nio Mizaldo  i il  finto  Alberto  Magnoi 
Giovambatifta  Portai  Chiranidc  i cd  al- 
tro i la  cui  erudizione  avea  data  fpe- 
ranza  di  miglior  cautela  c giudizio.  Nel 
principio  della  Sebi.  i.  bialima  gli  Scrit- 
tori della  Magia  Naturale!  e gli  Uomi- 
ni di  fede  approvata  , e celebri  i i quali 
con  più  moderatezza  doveano  efporre 
ne’  loro  Scritti  varie  cofe  fciocche  del- 
le Gcmmei  impoflìbilii  e ripugnanti  al- 
la natura  ; e penfa  corum  credulo!  bomi- 
net  inter  eos , qui  Thilojopborum  litulum 
ambiunt,  vel  merentur  i non  minut  eje  ra- 
rot , quàm  Gemmx  ipfx  funt  inter  lapi- 
dei. Itti  edam,  qui  admittere  pofjunt  hu- 
jufmoii  improbabile!  fabula!  tanto  affi- 
ci antur  ab  homnibm  juiicio  pollentibus 
contemptu  , &■  vituperio  , quanta  Gemmx 
à divitibus  xflimatione  cxtollunt  , per 
dirla  colle  fue  parolcitradottc  nell’idio- 
ma  latino . 

19.  Lo  {ledo  Boile  1 meritevole  di 
gran  lodci  non  ha  fcritto  la  Storia  delle 
Gemme;  ed  ha  folo  lafciato  il  fuo  giu- 
dizio dell'  origine,  e delle  virtù  loro,  a 
cui  diè  titolo  De  Gemmarum  origine  , ù* 
virtutibut . 

zo.  Ulifie  Aldrovando,nobile  di  Bo- 
ro/». /. 


logna  , ci  ha  veramente  lafciata  una_» 
fomma  fatica  nella  Storia  Naturale  ; ed 
è ben  meritevole  di  quella  lode,  che  gli 
fu  data  dal  P.Sccondo  Lancellotto  nell’ 
Oggidì  Por/. i.di/i«^.  15. dicendo  ; Scrive 
Jtriltotile  di  molti  uccelli,  e dopo  lui  TU - 
nio,  ed  Eliano  ; ma  di  quanti  tacque , c_» 
tacquero  , de'  quali  parlò  Vincenzo  Bcllua - 
cenjei  e poi  .Aldrovando,ingegno^xl  quale , 
per  mia  je,  hanno  piu  obbligo  i Letterati, 
che  (quali,  ch’io  non  dijsi  ) a quanti  fin- 
itoteli, Tlinj  , ed  Eliani  furono  al  Mondo, 
fe  non  per  alt  ra  novità  , ed  utilità  ; per 
aver  polio  dinanzi  agli  occhi  loro  , Stando 
fra  le  {farci  i della  propria  caf  t > la  format 
f effigie,  e l'  iftoria  della  nafe  ita , del  no - 
drimento,  della  vita  , delle  medicine  d’efsì 
con  tanta  chiare^a  , che  maggiore  non 
può  immaginar  fi . Fece  egli  una  fpcft_» 
ilravagantc;  e la  fatica  ltcfia  coll’  orna- 
mento delle  figure  hanno  pure  intrap-’ 
' prefa  con  lode, o in  tutta  la  Storia  Natu- 
rale , o in  parte  di  ella  , cioè  in  alcuni 
de'  tre  Regni, Gefncro , Gioitone,  Bavi- 
no,  e molti  altri  piùmodernha  parago- 
ne degli  Antichi  : c |1  P.  Lancellotto 
non  ha  pur  nominati  . Nel  Tomo  dei 
l'uo  Mujeo  Metallico  trattò  Aldrovando 
de  He  Pietre  con  molta  erudizione  , e 1* 
adornò  pure  con  figure;ma  fc  vogliamo 
fcparar  quella  parte  di  ciafcheduna  pie- 
tra, che  appartiene  alla  Storia  natura- 
le, dall’  altra, che  è propria  dell'  erudi- 
zione , trova  verno  , che  in  volume  non 
men  dotto,  che  nobile» e grande  , è egli 
in  molte  cole  manchevole  ;poicchè  non 
abbiamo  un  buon'ordine, una  intera  no- 
tizia di  tutte  le  pietre, e tante  altre  no- 
vità , che  i Moderni  ci  fan  fapere  colle 
olTervazioni,e  colla  nuova  Filolofia  fpe- 
rimcntale  ; oltra  che  talvolta  è facile  a 
trafcrivcre,e  confermar  qualche  favola. 
Con  tutto  ciò  negar  non  polliamo , che 
l’Opera  non  fia  nobile»  utile,  erudita,  e 
fcricta  con  dottrina , c giudizio  . 

2*.  Emanuele  Nonig  , Medico  Pro^ 
fefibre  nell’  Univerfitù  di  Bafilea  , Ac- 
cademico dc'Curiolì  di  Natura  della 
H Ger- 


5 8 ìflor. delle  Gemme, e tulle  Pietre  di  Giacinto  Gimmtt.  Lib.  1. 


Germania,  Rampò  io  Bafilea  in  4.  un 
Tomo  col  titolo  Regnum  Minerale  , & 
Speciale  nel  1705.  Lodivifc  in  Sezioni  » 
e nella  prima  tratta  delle  cofc  più  gene- 
rali del  Regno  Minerale  : nella  feconda 
de’  Metalli  : nella  terza  delle  Pie tr«_>  ; 
nella  quarta  de'  mezi  Minerali.  com«_> 
de’  fili  » de’  folli . delle  Terre  : e vi  ag- 
ckmlè  un’  Appendice  de  Mquis  Minerà - 
libai  -,  ciqc  Ai-  icidulìs , c De  Thermis . 
In  tutti  i Trattati  ha  fcritto  da  Medico 
Chimico  > diff indendgfi  nel  comporre 
medicamenti  ; però  fcrive  con  molta—, 
brevità  di  alcune  Gemme  » e pietre  ; nè 
meno  un*  intero  catalogo  di  effe  deferi- 
veodo  ^ 

22.  Altro  Opufcolo  va  per  le  mani 
di  molti  col  titolò  di  Teforo  ielle  Gioje, 
raccolto  dali'Accademico  Ardente  Ete- 
reo di  otto  o nove  fogli  di  (tampa  in 
ìfc.ed  ha  veramente  unito  quelchc  han- 
no fcritto  di  alcune  Gemme  » e delle 
loro  virtù  Fljnio  , Solino , Carni!  lo  Lio- 
nardo  » Beda  • Alberto.  Cardano,  indo- 
ro . Garzia  , ed  alcuni  altri , le  loro 
ftelfc  parole  riferendo  ; c benché  moftri 
pratica  delle  Gemine  > conferma  pure-» 
qualche  vanità,  e le'  virtù  attribuite  da- 
gli Antichi  • Altro  Amile  di  cinque  fo- 
gli col  titolo  di  Nuova  lume  delle  Gioje 
feri  (Te  Pietro  Caliari , Gioielliere  del 
Duca  di  Mantova,  cho  ftampò  in.  Ve- 
nezia il  Prodocimo  nel  m 11,  Ha 

egli  pretefo  dar  notizia  dÀ  quclche  ap- 
partiene all’arte  pratica  , dividendolo 
in  4.  Trattati , cioè  Delle  Gemme  pre- 
tiolè  e più  dure  : Delle  più  t enere,  del- 
le più  materiali  ; e poi  di  alcune  altre  • 
Ma  quanto  fìa  fccco  , e di  quanta  poca 
notizia  di  quelche  delle  Gemme  fi  è 
fcritto , per  intelligenza  anche  dà  uno 
buona  pratica»  chi  l’avrà  fotto  1 occhio, 
facilmente  fe  n’accorge  . Di  quelli  due 
Opufcoli,nondimeno,alcuni  Gioiellieri 
ed  Orefici  fi  vagliono  , o almeno  fo- 
gHono  avergli  per  dimoflrare  il  loro 
Audio.  Altro  Opufcolo  ilampòin  Na- 
poli Giovambatifta  Komarek  nel  *701* 


in  12.  col  titolo  Tbe/attrut  Tbilofophicusy 
feu  De  Gemmi s , & lapidibus  preliofis  , 
Dotloris  Tbyftci  Jofepht  Gonnellini*  non 
può  ell'ere  in  ufo  . .« 

25.  Delle  Gemme  hanno  ancora 
fcritto  molti  , come  Salvadore  Francio- 
ni  De  Gemmisi  II  P.  Bernardo  Celio 
Giefuita  De  Minerali  bus  in  foglio:  Gio: 
de  Laet  De  Gemmis , & lapidib.  Ltt^d. 
Batav.  1647.  in  8.  Kunkcl  De  Mrte  fo- 
traria . Vien  citato  ancora  il  trattato 
Defcriptionis  Gemmarum  Thomas  Nicole 
Trofefjoris  Cantabrigienjis  . Molti  ezian- 
dio troppo  fcarfamente  hanno  fcritto 
delle  ftelfe,  come  GioftonoDe  Foffilibus 
nella  fua  Thawnato^rapbia  , ove  ha  folo 
unite  alcune  autorità  di  diverfi  , e de- 
fcritto  un  picciol.humcro  delle  Pietre  , 
Ferrante  Imperato  («riffe  di  alcune  nel- 
la fua  Ulorìa  Naturale  , e diverfi  altri  , 
anche  Autori  diMufoi,  i quali  tutti 
noi  flcffi  abbiam  voluto  riferire  , e del- 
le loro  notizie  valerci  ne’  Tuoi  luoghi  ; 
acciocché  poffa  la  noltra  Ijlor  ìa  elfcre 
come  una  picciola  Libraria  di  quanti 
libri  fi  veggono  pubblicati  in  quello  ar- 
gomento , ■/ 

24.  Da  tutto  ciò , che  abbiamo  fin* 
ora  divifato , fi  può  giallamente  con- 
chiudere , che  molti  e molti  delle  Gem- 
me , e delle  pietre  , o di  alcune  di  effe 
con  diverlà  occafione  hanno  fcritto:  c 
pochi  fono,  anzi  rari,  i veri  Filofofi  del- 
ia verità  amatori , come  dille  il  Beile  . 
Non  fenza  grande  accuratezza  però  bi- 
fogna  legger  tutti , per  non  affermare 
con  loro  tante  vanità,  e proprietà  fcìoc- 
che,  le  quali  hanno  alle  pietre  attribui- 
to, T uno  dall’altro  ciecamente  tralcri- 
vendort  c le  forze  della  Natura  in  nimv 
conto  cfaminando  , 


Della 


zeó  by  I 


Della.  Generazione  Jet  le  Gemme , e ielle  Pietri.  Gip.  Vili.  $9 


Orila  Generazione  delle  Gemme  , 
e delle  Tietre . 

CAP.  VUL 

t.  |''\  Ue  origini  alle  Gemme  fi 
1~J  allignano  » una  Illorica  ,c 
l’altra  Filofofica:  ed  appartiene  aU’ll lo- 
rica l'ufo  loro  «fecondo  che  delle  fiefTe 
gli  Uomini  li  fono  valuti  o per  orna- 
mento » o per  lìgillo  « o per  fegno  di 
onore , o ad  altro  ufo,  anche  nelle  cofe 
della  Chiefa  : e di  quella  già  n’abbiamo 
trattato  ne’prccedenti  Capitoli.  All'Ori- 
gine Filolonca  appartiene  la  Generazio- 
ne , la  Vegetazione  , i Colori,  e le  Vir- 
* tu  loro,  le  quali  cofe  propriamente  , 
perchè  fono  naturali,  fono  ricercate 
dal  Fitoibfo  naturale  ; ed  è quella  la 
pi  ima , c la  vera  origine  delle  Gemme; 
perchè  fi  ha  1’  ufo  delle  ftefTe,  per  elTer 
prima  prodotte  nella  Terra  . Ad  au- 
gnarne però  la  maniera,  di  cui  la  Natu- 
ra fi  vale  nella  generazione  delle  pietre, 
non  è fiato  comune  il  parere  de’  Filofo- 
fi  , ed  è fiata  materia  troppo  ofeura  e 
dubbiofa  , ed  agl'  ingegni  ha  dato  gran 
fatica  per  ifpccularla  ; però  fono  diverfe 
le  opinioni , delle  quali  riferiremo  le 
più  rinnomate  . li  perchè  la  lunghez- 
za , e la  diverfità  delle  colè  talvolta 
recano  qualche  noja  a chi  legge,  ed  an- 
cora impedimento  alla  intelligenza  di 
elle  ; divideremo  però  tutta  quella  ma- 
teria della  Generazione  in  piu  Articoli, 
i quali  nondimeno  fono  parti , e come 
membri  ,che  compongono  un  Capitolo 
Hello,  e la  materia,  ancorché  divila,uni- 
l'cono  , ciafcheduno  alla  confermazione 
dell ’ altro  concorrendo . 

A R.  . T I C I. 

Delle  varie  Opinioni  intorno  la  ge- 
nerazione delle  Tietre  . 

z.  T Marginarono  gli  Antichi  ef- 
X fere  i quattro  Elementi  i prin- 


cipi delle  cofe  , che  filmarono  anche 
materia  di  tutti  i Milli , e di  quelli  farti 
eziandio  le  Gemme  ; c Forcunio  Li- 
ceto  nell’  Epillola  , con  cui  dedicò  alla 
Reina  di  Svezia  la  faro  pera  col  titolo 
Hieroglypbica  , feu  De  Genmis  anulari- 
hut , artèrmò  • che  le  Gemme  hann® 
l’Origine  à pHriJJimii  Elementorum  no* 
I iratium  por  tieni  bus . Ma  che  gli  Ele- 
menti non  fieno  principi  delle  cofe* 
n’abbiamo  sdegnate  le  ragioni  nella 
Dijjertat.  z.  De  Fabulofis  A. limali  bua 
pari.  1.  De  Generatione  Flventium  cap.i. 

5.  Ariftotile  ltimò , che  le  pietre» 
le  quali  dal  fuoconon.fi  fanno  liquide  » 
fi  producano  dall' dilazione  fecca  , la 
quale  fi  accende,  c però  debba effer 
calda  , c fecca  : c quelle  , che  fi  fanno 
liquide  , fieno  dall’  umido  prodotte  . 
Ma  fé  ciò  fofic  vero  , anche  nell’aria  le 
pietre  fi  produrrebbero  • e le  gemme  * 
ove  giungano  1’  efalazioni , c i vapori . 
Vogliono  altri  , che  fi  compongono  di 
acqua  , e di  terra  lottile  , unite  e con- 
densile dal  freddo;  ma  le  pietre  e le 
gemme  pur  ne’  luoghi  caldi , e da'  fuo- 
chi fotterranci  rifcaldatiili  ritrovano . 

4.  I Chimici  sdegnarono  per  ma-* 
teria  delle  pietre  , e degli  altri  corpi  il 
fale,  il  folfo,  e’1  mercurio  ; affermando» 
che  le  HelTc  cofe  colla  forza  del  fuoco 
fi  cavano  . Ma  benché  polli  farli  que- 
ftionc  , fe  altri  corpi  in  quelli  tre  foli  fi 
rifinivano  ; li  vede  nondimeno  , che,  ol- 
tre quelli,  fvaporano  eziandio  il  fumo  , 
o vapore  , e certi  corpi  fottiliflimi  , che 
appena  mirare  fi  pofTono,c  tutti  forma- 
vano il  corpo  compofio.  Anzi  nell’oro, 
c nel  Diamante  mancano  quefti  princi- 
pi fuppofti  ; tuttoché  alcuni  li  vantino 
di  avergli  fcparati,contro  i quali  li  adi- 
ta Aldrovando , e vuole  , che  non  fi  dia 
fede  alle  loro  impoflurc  , e vanità  . 

J.  Alberto  Magno  è fidamente  ri- 
ferito Autore  del  libro  De  Mirabilibut , 
e che  nel  li b.  1.  c ap.  1.  difTe  efTere  delle 
pietre  la  materia  una  fpecie  di  certa  ter- 
ra , o una  fpecie  di  certa  acqua,  perchè 
H 2 fupc- 


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6o  ìjìcr.  delle  Gemme,  e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.Ltù.l. 


fu  peri  nelle  pietre  uno  di  quelli  ele- 
menti • Cosile  pietre  nella  vefcica  de- 
li animali  venir  generate  da  una  umi- 
ltà vifeofa  graffa  , e terreflre  ; c che 
tale  nelle  pietre  debba  effere  la  materia, 
che  le  pietre  non  lì  generino  continue  ; 
ma  una  (òpra  1’  altra  , c che  1’  umiditi 
vifeofa  le  unifea  . 

Stimò  1’  Agricola  , che  la  materia 
delle  pietre  brune  ila  un  certo  loto  len- 
to c tenace  : delle  chiare  , c delle  gem- 
me un  certo  fugo  pietrifico  , c le  ra- 
ffilature de’  falli  rofecchiate  dalla  vio- 
lenza de’  torrenti , e de'  fiumi . Quelli 
ricevuti  ne’  meati  delle  piante,  e de’  le- 
gni le  convertono  in  natura  di  pie- 
tra . 

6.  Il  P.  Chircher , ed  altri  Moderni 
non  difeonvengono  dall'Agricolamoic- 
chè  il  loto,  o argilla  lenta  , e grafia  {li- 
marono effer  materia  delle  pietre  , e la 
fottile  deil£  gemme;  anzi  la  generazio- 
ne non  poterfi  fare  fenza  qualche  lalc 
dentro  le  vifeere  della  terra  racch'ufo  ; 
come  folo  frumento  della  coagulazio- 
ne ; purché  alla  materia  ferva  l'acqya  , 
come  caufa  , che  ajuta , la  quale  lorma 
il  loto,  quando  umetta  la  terra:  e men- 
tre con  abbondanza  maggiore  li  dilava 
il  lotoacquofo  faLfuginofo,  caufa  prof- 
firn  a delle  pietre  diviene  : anzi  per  la 
fteffa  copia  dell'acqua  , non  piu  loto  ; 
ma  fugo  parificante  dir  fi  dee  ; purché 
fia  pieno  di  faciliti  parifica  . Se  però  di. 
quella  è priva,  concorrendovi  la  caufa 
efficiente  , cioè  lo  fpirito  parifico  , o 
l’cfalazione,  che  porti  lo  fteffo  fpirito; 
allora  dicono  , che  la  materia  priva 
d’  ogni  foperchia  umiditi  fi  tramuti  in 
pietra . 

7.  Cadendo  inVhyfic.feZl.  ?. meni- 
ti'. 1.  lib.  t.  cap.  1. .vuole  , che  le  pietre 
arenofe  da  un  certo  ragunamento  di 
materia  fi  facciano,  o di  granellini  di 
arena  , qualche  parte  gagliofa  e vifeofa 
tramifehiatavi , che  dillringa,  ed  unifea 
quei  granelli  » cioè  qualche  alito  bitu- 
minolo, il  quale  fvapori  per  la  forza  del 


calor  fotterraneo,  penetri  le  regioni  del- 
le miniere  , e forprenda  le  arene  , che—» 
feontra.  Dice,  che  fi  ricerca  il  fale  , che 
negli  animali  , e nelle  piante  è cagione 
della  feconditi  , dee  altresì  effere  nelle 
pietre  per  la  coagulazione  ..Nelle  altre 
pietre  afferma  , che  fi  richiede  un  certo 
Teme  parifico  , il  quale  dia  la  forma-* 
alla  foftanza  . Cip  prova  coll’ offerva- 
zionc  di  Fabbiizio,il  quale  in  Avignone 
fludiando,  |>er  tutta  l’ etti  lavandoli  nel 
minore  rigagnuolo  del  Rodano, vide  un 
giorno  il  fondo  altre  volte  molle,  efferfì 
convcrtito  in  certe  molecole  della  du- 
rezza fimile  all’  uova  cotte  in  acqua  al 
fuoco  , c fenza  feorza  : e dopo  alcuni 
giorni  le  rivide  affatto  indurite  , e con- 
vertite in  pietre  di  fiume.  Penfa  , che 
ciò  accadde  dal  tremuoto  , per  cui  l'ac- 
qua divenne  torbida  ; onde  n’ufcì  il  Te- 
me'parifico  , e rillagnò  coll'  acqua  del 
fiume, e con  forza  fcminale  indurì  quel- 
le molecole  fino  all’  intera  maturezza 
delle  pictre.Confcrma  ciò  eziandio  ;pcr- 
chè  dal  Rodano, e da  altri  fiumi  fi  cava- 
no fnadc  , legni , cd  altre  cofc  ,chc  in 
quelli  s’immergono,  già  convertite  in 
pietre  ; e così  dice,  che  nelle  rupi,  e ne' 
monti  regna  qucllo’fpirito,che  s'mfinua, 
ed  il  mucchio  di  minute  pietre^coagula 
e indurilo;  . 

#.  Elmonzio  nel  Trattato  De  Fi- 
tto;»'» c.  1.  num.  7.  8.  c tratt.  Mixtionir 
firmrntum  dà  l’origine  delle  gemme  all* 
acqua  , clic  l’idea  fcminale  , c minerale 
contiene  ( fecondo  lui  ) . Moflra,che 
tutte  le  pietre  , i vetri,  le  gemme  artifi- 
cialmente fi  pollano  ridurre  in  femplice 
acqua  elementare  ; il  che  nel  Trattato 
De  Lapidi b.  ha  voluto  diffufamcntc  con- 
fermare Chirtagio  ; quindi  l’ ipotefi  de' 
Chimici  moderni  afferifce,chc  fieno  ge- 
nerate le  pietre  tutte  dalla  fola  acqua  * 
la  quale  fe  c chiara,  faccia  chiare  le  pie- 
tre, c le  gemme  : fe  torbida  c mefcolata 
di  particelle  terree , c di  lordure  , com- 
ponga le  ofcurc . Etmullero  però  Rima 
non  effer  probabile, che  dalla  fola  acqua 


Della.  Generazione  delle  Gemme  ,e  delle  "Pietre  . Cap.  Vili.  61 
pietre  formare  fi  pollano  ; ma  col  Omne  ftmile  (ibi  ftmile  produciti  che  ab- 


le 

mezo  di  quella  mutata  diverfamente-» 
dal  principio  feminale  delle  pietre  » c 
ridotta  indiverfa  miltura;  ofiervandofì, 
che  l’acqua  , di  cui  le  pietre  lì  formano, 
non  ila  pura  e lucida  ; ma  più  grafia  , e 
di  maggior  pef  > della  naturale  , ed  al- 
le volte  lattea  ; così  penfa  , che  tale  ac-, 
qua , parte  pregna  di  particelle  difpollc 
alla  pctrificazione,e  parte  atta  a difpor- 
fi  , polla  convertirfi  in  pietra;  maggior- 
mente fe  vi  fi  aggiunga  l'ajuto  dell'aria; 
del  che  vuole,  che  fi  legga  MoorrF  Epilt.  _ 
De  Tran/mutat.  Altre  opinioni  tralafcia- 
mo  , per  non  eirer  lunghi  nella  notizia 
delle  opinioni  altrui . 

A R T I C.  II. 

Si  dimoUra , che  dalle ‘Pietre  fi  generano 

le  Tietre  fìeffe  , e da’ fu- 
ghi pietroft. 

9.  T A Pietra  è uno  de’  Corpi  mi- 

Lv  Ili  e duri , che  non  li  può 
ftenderc  , come  il  metallo  , nè  fcioglie- 
re  nell’  acqua  , come  la  terra  , nè  da  fc 
ilefso  divenir  liquido . Quelli  corpi  du- 
ri, che  Pietre  fi  dicono,  dalle  pietre  det- 
fc  , e fecondo  la  loro  fpezic  lono  gene- 
rate , colla  virtù  del  feme  petrifico , il 
quale  ancora  dalle  pietre  fi  forma  • In 
quello  la  Virtù  Vlalitca , e Seminale  fta- 
bilifcono  , che  è la  virtù  formatrice.  Ci- 
mile o analoga  a quella  del  feme  ma- 
fchilc,  nella  generazione  necellaria  » la 
quale  non  è altro , che  1’  anima  vegete- 
vole  , o quel  principio  vitale  attivo,chc 
rifulta  dal  moto  intrinfeco  c locale, fe- 
condante il  còrpicciuolo  dell’  uovo  del- 
la femmina  ; c dalla  materia  dello  def- 
fo  il  corpicciuolo  co’  fuoi  membri  c par- 
ti formando  , come  fpiega  il  Brunonc 
in  Lcxic.  Medie.  Calell.  Si  genera  però 
la  Pietra  a guifa  di  ogni  animale  , che 
dal  feme  delt’animalc  della  fila  fpezieè 
generato;ed  ogni  pianta  dal  feme  di  al- 
tra pianta  a lei  limile  » colla  regola,  che 


biamo  largamente  in  tutta  la  Difjertat. 
De  ^ inimaiib . Fabulof.  dimoftrato.  Al- 
la generazione  però  delle  pietre  il  loto, 
il  fugo  bituminofo  , e falino  , c ’l  fugo 
pietrifico  inficmc  concorrono  ; ed  atte 
volte  l’acqua  pregna  di  particelle  Ialine, 
e pietrofe  , e di  fugo  pietrifico  abbon- 
dando, può  fenza  lo*o  formare  le  pietre; 
come  cialchedun  modo  diilintamente 
fpiegaremo . 

io.  Può  il  loto  formarli  di  terra  , o 
di  arena;  e quella  terra,  fc  è priva  di  ac- 
q la , in  polvere  fi  riduce  . La  fola  ac- 
qua non  forma  alcun  corpo  ; nè  la  ter- 
ra , e l’ acqua  infieme  altro  formano  , 
che  loto  ; e la  fola  liceità  della  terra 
ferma  , e non  fa  feorrere  l’umiditi  dell’ 
acqua  . L’acqua  bensì  le  parti  minutif- 
lìme  della  terra  melcola  inlicme  e con- 
giunge ; e benché  polla  il  loto  indurito 
divenir  limile  alla  durezza  della  pietra, 
non  però  fari  pietra  ; fila  facilmente  in 
polvere  fi  riduce,  come  lì  vede  nella-» 
Creta  , che  battuta  diviene  polvere  mi- 
nutilfima  . Maggiormente  li  coagula  il 
loto  col  mezo  del  fugo  bitummofo , 
che  elitra  bitumino  fa  vien  detta,  perchè 
tale  fugo  c vifcof  j , c tenace  : e Ciri 
fempre  loto,  quando  è piu  abbondante-» 
la  terra  coll’  acqua  . Quello  fugo  bitu- 
minofo  è quell’  aura  pingue , che  da’ 
fotterranei  fuochi  efala  , e condcnfa  il 
lotoa  guili  della  colla.  E'alano  (pedo 
quclb  aure  per  la  forza  de’  fu  'chi  fot- 
terranei , i quali  fono  da  altri  detti 
fuoco  centrale  ; come  fi  vede  nel  vafo  , 
che  bolle  , da  cui  efala  come  un  fumo 
della  della  natura  della  materiali  cui  il 
vafo  è pieno  . I fali  o nitrolì,  come  nel- 
la calce  ; o acidi , come  nelle  Marche- 
lite  , o co  mpolli , fono  valevoli  a coa- 
gulare il  loto;  e la  materia  priva  di 
ogni  fale  , non  fi  ridurrà  in  pictri_- ; 
Quindi  è , come  diire  il  Duamcl , che 
ilTale  sforza  tutte  le  foluzioni  metalli- 
che , e tutte  leindurifcc.  Ma  il  figo 
petrifico  è folo  1’  Architetto,  che  il  loto 

coni- 


6 z I fl or. delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


ccmpolto  indurifee  con  durezza  di  pie- 
tra , introducendo!!  nelle  fue  parti . Di- 
edi quello  l'ugo  Aura , Spinto  , o Se- 
me pctrilìco  , c non  è altro  > che  Acqua 
pregna  , così  di  particelle  e rafcltiature 
pietraie  , come  di  lali , la  cui  virtù  è di 
rolitarc  , c indurire . L‘  Acqua  e veico- 
lo delle  particelle  pietraie  , e de'  fati  : e 
per  le  miniere  dc’.Mctalli  , delle  pie- 
tre , e di  altre  terre  partendo-»  e per  le 
vifeete  de’  Monti , porta  fcco  le  parti- 
celle itell'e , e le  parti  Ialine,  delle  quali 
lì  la  pregna  . Come  diflero  l' Agricola  , 
c'1  Cai  t elio  neir£pi/fo:V,fcorrcndo  per  le 
pietre  de’  Monti,  conduce feco moiri 
làli , valevoli  a rodere  non  lolo  le  parti 
lupcrficiali  delle  rtcrte  pietre  , thè  iono 
molli  dentro  i Munti  ( cioè  meno  dure 
per  cagione  di  quella  umidità,  di  cui  ivi 
abbondano)  ma  eziandio  de’  metalli  ; e 
lono  i fali  o volatili , atti  a penetrare  i 
coq>i , c l'ciogliergli  ; o fidi  , atti  a re- 
llringcrli , unirgli , e fargli  duri . L’ac- 
qua, dunquc,prcgna  di  quelle  particelle 

fuetrofe  , e di  quelli  fali , invadendo  il 
oto  coagulato  dal  fugo  bituminofo  , in 
pietra  lo  converte  , la  quale  tanto  farà 
cura , quanto  maggiore  fari  la  porzio- 
ne del  fugo  bituminolo , c del  Sale  . Lo 
Hello  fugo  pictrofo,  fe  li  férma,  e lafcia 
di  muovcrbdùbito  lì  coagula  in  pietra  ; 
c le  penetra -ne’  legni,  o negli  altri  cor- 
pi poroC  , ne’  pori  loro  introducendoci, 
in  pietra  gli  converte  ; « così  le  pietre 
li  generano  , o i corpi  s’ impictrifeono  ; 
oiopra  legni , o altri  corpi  fermandoli, 
fenza  introdurli  ne’ pori , in  cui  non  fa- 
ranno atte  le  particelle  a penetrare,  co- 
me prive  della  fottigliczza  necci  Uria  , 
farà  crolla  o tartaro  pietraio  fopra  gli 
llefli  legni.Comc  quello  fugo  delle  pie- 
tre fi  dice  pietraio  , così  metallico  lì 
appella  qucilodc’  Metalli:  c di  altri  no- 
mi c quello  delle  altre  cole  , che  nella 
terra  li  producono.  Quello  fugo  pictro- 
fo  , o germoglio  nella  materia  prepara- 
ta fpargcndoli  in  forma  degli  aliti , l’im- 
pictrifce;  come  il  caglio,  o coagulo  del 


latte  , quando  nella  foftanza  del  latte  fi 
iparge , lo  coagula  . Dille  Gafl'cndo  in 
Tbyj.feS.  j.  menJ>r.  prior.  lib.  j.  cap.  j. 
e 6.  che  le  quello  alito  , o fugo  pictro- 
fo  , o metallico  lì  contenga  nella  Itefla 
materia  , o da  altra  parte  s’ introduca  , 
come  errando  per  le  vifccre  della  terra 
con  gli  altri  (cmi  delle  cofe , dubitare 
fi  poìsa  .Stima  però  più  vcrifimile  il  fe- 
condo modo  ; ultrimcntc  il  lòlfo , l'ar- 
gento viyo  , dagli  particolari  loro  femi 
non  fi  formerebbero  ; .c  i metalli  fono 
pure  tra  loro  di  diverfa  natura  . Jn 
molte  piante  c ofeura  la  virtù  femina- 
Ic  : c non  è maraviglia  , fc  ancor  iìa 
ofeura  nelle  pietre  . Così  dice  Gafscn- 
do  , come  abbiamo  anche  fcritto  nella 
Diff ertat-  De  Animai.  Pabulo/,  pati.  i. 
cap.  5.  Ma  non  c inverifimile  , che  que- 
llo lènte  parifico  nella  materia  ftclsa  li 
produca  dalla  fua  materia  , fenza  che  da 
altra  parte  s’ introduca  ; pòkehé  fi  veg- 
gono nelle  miniere  di  marmo  formarti 
altri  marmi  della  itcfsa  Inezie  , natura  , 
c colore,  dopo  che  dalla  loro  miniera 
lì  fono  i marmi  cavati . Cosi  nelle  cave 
de'  tufi  , delle  pietre  , c nelle  minie- 
re de’ Metalli  ancora  , i tuli,  le  pietre  , 
e i metalli  della  fiefsa  fpezic  li  genera- 
no . Ciò  anche  nelle  Crete  li  vede;  per- 
chè fi  genera  Creta  fintile  , donde  la 
creta  fi  cava  . Le  acque  (correndo  prc- 

E;ne  di  (ali,  pofsono  rodere  le  particel- 
c delle  altre  pietre  rertate  nella  minie- 
ra , e delle  ltcfsc  particelle  farfi  pregne, 
c così  invadere  la  terra , o i frammenti, 
di  cui  la  cava  fi  c ripiena  , c formarne 
altra  pietra  fintile  • Così  ne’  metalli  col 
feme  metallico  può  la  terra  convertirfi, 
o il  feme  llefso  forgendo  farfi  metallo  , 
come,  il  ferro  fi  genera  di  nuovo  nell* 
Ifola  d’Elba. 

1 1.  Conforme  poi  il  fugo  , cd  il  lo- 
to ancora  diverfo  è di  follanza  , e di 
colore  ; c come  è più  denfo  ,0  più  raro; 
e come  ancora  fono  le  particelle  rofec- 
chiatc  dalle  pietre  , e i fali  ; così  divcrle 
fono  le  pietre  , che  fi  compongono  , o 

dure» 


Veli  a Generazione  delle  Gemme , e delle  Vie  tre  . Gap.  Vili.  <$ì 


dure  > o molli,  o chiare, o ofcurc;  laon- 
de dal  fugo  chiaro  le  chiare  li  formano; 
cosi  dal  verde  lo  fmeraldo  , e'1  prafiìo  ; 
dal  ceruleo  il  Zaffiro:  dal  rodo  il  Car- 
bonchio : dal  purpureo  1‘  amctilfo  , e 
così  delle  altre  . Quindi  vogliono , che 
dallo  ffcfso  fugo  i vizj  delle  pietre  luci- 
de fi  cagionino  , cioè  1‘  Ombra  , quando 
il  fugo  c in  qualche  parte  ofeuro  ; la 
Nuvoletta  per  la  parte  di  colore  più 
bianco  i i Capillamenti  , come  nel  Zaf- 
firo ; il  Sa'e  neirOpalle  , e la  piomba- 
tine nello  Smeraldo  , lì  fanno  dal  colo- 
re altrui  ,non  da  quello  delle  Gemme  ; 
e quelle,  che  non  fono  lucide,  ncri- 
fplcndono , da  materia  terrcllrc,  c da_» 
fugo  graflìfsimo  fi  fanno  ; e poflono 
ancora  prendere  il  colore  dallo  detto 
loto  , di  cui  fino  compofte  . Nella  defi- 
la maniera  dalla  pietra  Calcaria  , o da-» 
Calcina  fi  forma  il  Getto  , la  Mellitice, 
la  Galattide  , c limili  dalle  rafchiaturc 
delle  pietre  rotte  fi  fanno  1'  Ematite-» , 
lo  fchirto,e  le  altre  nelle  loro  folitc  mi- 
niere,  e così  delle  altre  di  diverfo  colo- 
re . Se  nel  loto  fi  mefcolano  fughi  graf- 
fi., e bituminoli , fi  formano  pietre,  che 
fi  accendono  , come  la  Gagate  : fe  fu- 
ghi agri , fi  fanno  pietre  , che  rodono  , 
come  la  pietra  Aflia  , o Sarcofago  * che 
rode  i cadaveri . La  materia  però  delle 
pietre  » fari  qualfivoglia  corpo  , che  ha 
pori  c meati , per  li  quali  porta  pattare 
e penetrare  il  fugo  petrofo  , e bagnarlo, 
o che  fia  nella  terra  , o che  fia  dalla 
fletta  ufeito  mefcolato  coll*  acquate  pe- 
rò fi  veggono  pietre  o formate  dal  loto, 
o varj  corpi  mutati  in  pietre  , come  al- 
beri , piante  , animali , cdaltri  Corpi . 
Tutto  ciò  fi  d.imoftrari  più  didima- 
mente dagli  .Articoli  (eguenti , c da’ 
Capi t oli  della  Vegetazione  ,c  dc’Colo^ 
ri  delle  pietre . 


A R T I C.  III.  \ 

Che  da'  foli  fu^hi  le  Vielre  accora 
fi  formino  . 

12.'  r Afperienzacì  mortra  , che 
I_»  il  fugo  petrifico  alle  volte 
fenza  loto  forma  le  pietre  : e ciò  perchè 
l'acqua  è pregna  dello  detto  fugo  > e 
di  particelle  terree  c petrofe  ; mentre 
le  dette  acque,  che  pattano  ne’  fuimw» 
radono  dalla  fupcrficie  delle  pietre-» 
qualche  pictrofa  porzione , e (eco  la 
conduce  ; c quando  rifìede  , in  pietra 
la  coagula  : c quanto  più  è pura  e fiot- 
tile , tanto  più  fa  puree  rifplcndcnti  le 
pietre,  come  fono  le  gemme  , ci  cri- 
nalli.  Lo  detto  fugo  mifchiato  coll’ac-. 
qua,  in  pietra  d'  Àlabaliro  fi  trafmuta  , 
fiutatane  l’ acqua,  da  cui  era  condotta: 
e quett’  acqua  così  pregna  di  parti  fili- 
ne, e di  particelle , che  rade  dalla  fu- 
perficie  delle  pietre , donde  patta  , di- 
ffidando per  le  fettùre  delle  pietre  nelle 
Grotte  , fi  convertono  in  pietra  ; fenza 
che  di  loto  abbia  bifogno . Non  etten- 
do  veramente  pira  acqua  i ma  acqua 
pregna  di  parti  faline  e petrofe , porta 
ficco  il  fuo  loto.,  che  poi  trapelando 
nelle  Grotte  , fi  converte  prima  in  pie- 
tra tofacea  , che  fi  coagula  , e forma  a 
cafo  diverfe  datue  , cilindri , e drane 
figure  o pendenti  dal  Ciclo  delle  Grot- 
te , o nel  fuolo  , in  cui  veggonfi  anche' 
formati  vali  , colonne,  e figure,  che  poi 
s’ indurifeono  in  maniera , che  lavora- 
te , e fabbricate  dall'  arte  apparifci  no  j 
Le  dicono  concrezioni  tartaree  , o trr- 
tari,  o Stalagmiti,  o acque  impietrite 
a fi  rato  fopra  drato,  formate  col  mezo 
delle  goccie  cadenti  . Deferivo  il  P. 
Ireneo  della  Croce, Terefiano, nell’  Mo- 
ria di  Trielle  lib.  x.cap.  5.  la  Caverna 
Lugea  nel  Cartello  di  fama  ; in  cui  (1 
fiorgono  formate  varie  figure  pendenti, 
ed  in  molti  tati  diverfi  Cammeroni , 
receffi  , macchine , colonnate  grotte  , 
«d  altre  maraviglie  , fatte  da’  continui 

dilli- 


<?4  Ift  or  .delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


llillicid)  di  acqua  conferma  in  pietra  , 
c con  mirabile  "artificio  della  naturi 
lìctta  compofle  a guifa  di  ben  fondate 
colonne  di  fettoni , di  fiori  , di  frutti  , 
e di  altre  cofc , che  fono  di  ftuporea' 
riguardanti  . Nei  lib.  j .cap.6.  deferive 
ancora  l’altra  limile  nel  Cartello,  detto 
S.  Servolo  , con  un’atrio  fpaziofo,ed  al- 
to in  tre  navi  dillinto , ornato  di  varie 
colonne  afiai  grotte, tutte  di  un  pezzo, 
«fi  capitelli , e con- altri  ornamenti  di 
marmo  iucidilfimo  c bianco  , formate 
dall’acqua  , che  feorre  , cdittilla,  con 
tanta  proporzionata  dilpolìzione  e nel 
lìto  , e nella  vaghezza  de’  lavori , che 
gran  dubbio  cagiona  ; fé  dalla  natura, 
o dall’  arte  fia  fabbricata  . Sono  tali  la 
Grotta  Baumanniana , rammentata  da 
Etmullero  : le  Grotte  'diltillanti  pretto 
Tours  , Cittì  della  Francia  : altre  nella 
Provincia  del  Dclfinato  , fette  leghe-» 
lungi  dalla  Città  di  Lione  pretto  il  Ro- 
dano ; altre  nell’  Arcipelago , e molte 
ancora  in  varj  luoghi , e nel  Regno  no- 
ftro  di  Napoli , come  fono  le  Grotte 
nella  Terra  di  Avella  , nel  Monte  della 
Majella  di  Abruzzo , e ne’  Monti  prefi- 
tta il  Matefe  ; delle  quali  ficrivc  1’  eru- 
dito Felice  Stocchctti  nel  fino  primo 
Ragionamento  , che  tutte  formano  Ala- 
baiìri . 

i N 31  P-  Chircher  nel  fuo  Mondo 
fòtterraneo , rirtampato,  v’  inferifee  una 
lettera  , fcrittagli  da  Cornelio  Magni 
Parmigiano  , che  pure  fi  legge  nel  To- 
mo 2.  de’  Piaggi  di  Turchia  lei 1. 1.  dello 
fletto  Magni , che  deferive  la  Grotta 
vattiflìma  dell’  Ifola  , detta  ^ intiparos 
nell’  Arcipelago . Vide  in  etta  una  Sta- 
tua Gigantefca,  fatta  da  una  groflifsima 
congelazione  , o fia  ttillicidio  impietri- 
to , che  a forza  d’ acqua  trapelata  dal 
fottuto  , s’  era  formata  col  progreflo 
di  tempo  all’  altezza  circa  di  venti  pal- 
mi , moltrando  i membri  didimi  del 
capo  , e del  corpo  . Ottervò  ancora  una 
Colonna  groflilsima  della  (letta  materia, 
ed  altre  congelazioni , che  apparivano 


alberi , panneggiamenti , Teatri , e di- 
verfe  maravigliofe  figure  folo  formate 
dalla  natura  di  materia  bianca  , a guitti 
di  latte  - Altro  Scrittore  fa  menzione  di 
quella  della  Terra  chiamata  Forno  Po- 
laflro , detta  da  quei  popoli  Grotta  ,che 
urla,  vicina  a’  Monti  della  Tofcana  , in 
cui  limili  maraviglie»  e lavori  fi  veg- 
gono . • 

14-  Non  dHTunili  fcherzi  della  Na- 
tura pur  fi  veggono  nc’  Ghiacci:  e nar-  • 
ra  Federigo  Martens  nel  fuo  Piaggio  di 
Spit^berga  , o Grolania  , riferito  anche 
dal  Conte  Aurelio  degli  Anzi  nella  fua 
Biblioteca  de’  Piaggi  part.  1.  che  ivi  i 
ghiacci  vi  fono  curiofi  , e talvolta  pa- 
rea  , che  ale  uni  foi  matterò  Cappelletto 
a volta  colle  fue  porte  e fi  nel  tre  i e-» 
quadrate  , co’i  loro  pilaliri  colmiti  di 
un  bell’  azzurro . In  una  di  quefte  ca- 
ricano da’  fianchi  punte  di  acqua  ag- 
ghiacciata , a modo  di  un  tapeto  , che-/ 
pendette  da  tutte  le  parti , e in  gran- 
dezza farebbe  fiata  capace  di  quaranta 
perfone . . 

i$.  Nella  (letta  guitti  molte  acque 
de’  Fonti , i corpi  in  effe  immerfi  con- 
vertono in  pietra  ; imperocché  il  fugo 
petrifico,mc(colatt)  coll-  acqua,  invade  i 
corpi, ne’  pori  loro  penetrando,  e gl’im- 

{•ietrifee . Così  Bacconc  Vcrulamio  nel- 
a fua  Selva  rammenta  i Fonti  , qui  li « 
gnum  in  lapidem^vsrtmt , utconjpicere 
da  tur  in  particufa  quadam  Ugni , cujus 
pars  exvrà  aquam  promnens  fcrvabit  na- 
turar* Ugni  ;altera  autem  pars  in  fpeciem 
lapidi* Jabuloft  convertetur  . Simil  Fonte 
nella  Gotia  deferive  il  fìnto  Alberto. 
cap.  3.  e lo  (letto  ripete  Giovan-Loren- 
zo  Matfei  nella  Scala  UFilo/ofia , grai» 
20.  cap.  4.  c Pietro  Meffìa  nella  Selvosi 
p.  2.  cap.  28.  dice , che  i corpi  immerfi 
convertiva  in  fatto  : e narra  , che  per 
farne  la  fperienza  l' Imperador  Federi- 
go vi  mandò  un  giunto  figillato , del 
quale, dopo  due  giomi.fi  trovò  conver- 
tita in  pietra  la  metà  anche  Mei  figillo 
imtncrfa  nell’  acqua , 1’  altra  metà  Te- 
ttando 


Velia  Generazione  delle  Gemme  ^ delle  Vie  tv  e . Cap.  Vili.  6 i 


ftando  pelle  \ e che  le  gocciole  fparlè 
per  la  ripa  dall’  impeto  della  caduta-* 
dello  licito  Fonte,divenivano  pictruzze 
della  Cimile  mifura  te  l’acqua  , fenza— > 
mutarli  in  pietrami  continuo  feorrer  li 
vedea  . 11  Magino  riferifee  altro  llagno 
nell’  Ibernia  : fupra  ^Acarnanum  Vrbem 
in  ftagno  baud  peramplo  , fi  balla  lignea 
in  vado  defigatur  > & polt  aliquot  me n Jet 
revellatur  ,erit  pars , qu*  luto  inhaferat, 
in  ferriati  convyfat  qua  veròinaquam 
manjerat  » in  cotem  ; reliqua  manente  Ti- 
gno . Così  dice  Andrea Tiraquello  nel- 
le ^Annotazioni  ad  Alelfandro  degli 
Alclfandri lib.  5 .cap.  9.  citando  Ettor- 
rc  Boezio  nella  deferizione  d’ Ibernia  : 
in  Hibtrnia  locus  efi , ubi  arbor  infixa-t 
terra  per  aquam  fit  in  terra  lapis,  in  aqua 
ferrum , in  aere  manet  lignum . 

16.  Nella  Cappadocia  altro  luogo 
deferivo  Bernardo  Varcnio  nella  fu«_» 
Geografia  , che  nello  fpaziodi  un  giar- 
no  cambia  in  fallo  il  corpo»  che  vi  s’im- 
merge . Riferifee  il  P.  Pclleprat  Giefui- 
ta  nelle  fue  Regioni , ritrovarfi  predo 
la  bocca  del  fiume  delle  Amazoni  una 
Ipccie  di  arena  di  color  verde , che-* 
nell'  acqua  era  molle  e feorreva  , cd 
all’  aria  efpolla  indurivalì  pòco  meno 
della  durezza  de’  Diamanti  » e gl’india- 
ni,prima  di  porre  in  ufo  il  ferro, tic  for- 
mavan  le  feuriper  tagliare  i legni . Di 
altro  Fonte  dice  Strabene  , che  fe  gli 
uccelli  volando  li  bagnavano  le  ale  , più 
volare  non  potevano,  e fe  ivi  una  co- 
rona di  fiori  s’ immergeva , diveniva-» 
una  Cimile  macchinetta  di  pietra . Fran- 
cclco  Scoto  nel  fuo  Itinerario  d‘  Italia 
part.  3.  ferivo  , che  le  acque  del  fiume 
Attiene  prelfo  Ti  voli, coprono  di  pietra 
ciò  che  in  elfo  troppo  giace  ; anzi  rimi- 
rando nella  Campagna  di  Tivoli,  lì 
veggono  intorno  lo  Hello  Anicne  falli 
grandi,  crcfciuti  a poco  a poco  in  lun- 
ghezza di  tempo  per  virtù  delle  acque , 
che  vi  feorrono  : e lì  mirano  ancora-» 
laghi , c paludi  col  fondo  difaQb  duro 
per  la  rtelsa  via  generato . 

Tom.  /, 


17.  Narra  Antonio  Torqucmada-j, 
come  teflimonio  di  veduta  7>.  i.  che 
nella  Grotta, chiamata  del  Giudeo, nella 
Spagna  , prel’so  un  Ponte,  detto  di  Te- 
lay  villa,  vicino  al  Cartello  di  Garzimu- 
gnoz,  vide  un  Fonte,  da  cui  ufeiva  ac- 
qua , la  quale  in  pietra  s’ induriva , e 
tanto  dura  , che  per  le  fabbriche  1’  ado- 
peravano. 11  Magmi  in  Geograph.  Vtolo - 
ituei  dice,  che  nella  Tranfilvania  lì  tro- 
vino acque , le  quali  fubito  che  fono 
featurite  , in  pietra  fi  convertono:  altre 
de’  rufcclli , cnc  formano-crorta  pietro- 
fa  fopra  i legni , c Copra  altre  cofe  leg- 
giere . Cosi  dice  lo  ltcfso  Varcnio  nel- 
la  Geograph.  General,  lib.  1.  cap.  17 .pnu. 
pojit.  ì 3 . Vrbem  Chinon  Belli*  (Gal- 
li* Trovinci* ) aqua  e fpccu profluttfnb - 
flava  , & concrejcit  in  lapidem . Spieg» 
nella  Tropofit.n.  che  alcune  acque  no;» 
mutauo  i legni  in  pietra  ; ma  fc  parti- 
celle terrcrtn,  pictrofe  , e Caline  con- 
tenute nelle  acque, lì  applicano  aìegni, 
c quali  coprono  i legni,  fenza  che  ire 
pietre  li  muti . Altre  cagionano  ne’  le» 
gni  una  durezza  pietrofa  , ed  altre  mu- 
tano in  pietra,  inlinuandofi  nelle  fibre  ; 
e quella  afferma  cfscie  la  differenza  tra' 
legni , e tra  le  pietre  ; poicchè  in  li  gni  s 
funt  qua\i  oblong * fibr.e  , qui  bus  part  icu- 
l*  cohxrent  , & e*  minus  denfx  : in  la- 
pidibus  autem  particul * granorum  infìar , 
Vel  atomorum , Junt  fine  cèrta  in  longas  fi- 
bras extenfione  . Dice  il  P.  Ovaglie  nel- 
la Deferizione  del  Cile  lib.  3.  cap.  1 1. 
che  il  Govcrnadorc  Ernando  Daria s 
avea  nella  fua  cala  un’  albero  intero 
tutto  impietrito,  che  cavarono  dal  Fiu«- 
me  dell’  argento, così  detto  nelle  colle 
del  Cile  . 

18.  Molte  acaue  fono  ancora  nell’I- 
talia , e molte  nel  nollro  Regno  di  Na- 
poli , che  d’impietrire  i corpi  hanno  for- 
za , come  tra  le  altre  quella  di  Sarno 
vicino  a Napoli , feorgendolì  le  frondi 
degli  alberi , i ramofccTli , ed  altre  cofe 
impietrite  in  alcuni  farti , che  detti  fonre 
di  Samo , c fervono  a far  fontane  ruiti- 
I che. 


Digitizec 


7» 


66 


ìjlor. delle  Gemme,  e delle  Vie  tre  di  Giacinto  Gimma.Ltb.l. 


thè  , divenendo  al  diilillar  dell’acqua 
mufeofe  . Delle  IlclTe  cantò  il  Pontano: 
>4]t  alibi  in  I api dem  tranfu  liquor  , 
ujtjue  adeàvis 

Telluri s variai,  yidens  lapidcfcere 
Sarni , 

. Ceruleo  fub  fonte  alnum , filicifque 
manìplos , 

Et  paleo;  intono s lento  cum  vimine _» 
culmot  : 

e del  fiume  Silaro  PI  nio  dice  lo  lidio;  e 
molto  il  Tallo  lo  celebra  , dicendo  : 

Là  , vi-  ( come  ji  narra  ) e rami  , e_» 
fronde 

Silaro  impetra  con  mirabil'onde . 
Altri  elerapj  nitriremo  nclleguentc  cap. 
della  Vegetazione , 

19.  /-osi  polfono  anche  fpiegarfi  tan- 
te pctrificazioni  di  animali)  di  piante>e 
di  altre  cole  » delle  quali  didimamente 
lcriveremo  nel  lib.j.  potendo  ogni  cor- 
po ) che  ha  pori»  impietrirli  , ne’  pori  il 
l'ugo  pctrifico  penetrando  • Se  creder  lì 
dovcilc  alle  relazioni  . degli  Scrittori  , 
nella  llclla  maniera  fi  potranno  impietri- 
re corpi  interi  di  animali , c di  Uomini  ; 
benché  non  fiamo  troppo  facili  a conce- 


nella  della  guifa , e per  miracolo  la  mo- 
glie di  Lot  fu  convertita  in  una  Statua 
di  Sale  > come  fi  ha  nella  Sagra  Scrittu- 
ra . Giovanni-Lorcnzo  Anania  nella  fua 
Fabbrica  del  Mondo , trat.z.  narra  lo  lteC- 
fo  cafo  del  Boterò  , e dice  , che  lìa  da- 
ta la  petrificazione  di  un’Orda  de’  Tar- 
tari » i quali  di  là  palTavano  » e l'Orda 
era  un  Reggimento  didieccmila  foldati» 
come  pur  rilcrifcc  Luca  di  Linda  nelle 
fuc  Relazioni  : c molti  ciò  ripetono  » 
come  Antonio  Mafini  nella  Scuola  del 
Cri Hi  ano  cap.  45.  ne’  Varj  efeupj  fuccejfi . 
Michele  Bernardo  Valentino  nelle  fue_* 
Opere  Mediche  Epi/l.5.  delu/u  » &■  er- 
rar. naturx  credè  pur  fucceduto  o per 
ifchcrzo  > o per  crror  di  Natura  » cagio- 
nato da  un  vento  pietrofo  . Racconta 
eziandio  l’Aventino  , che  in  certi  paci! 
alcuni  Uomini  furono  convcrtiti  in  pie- 
tre » c che  nel  134}.  dopo  unTrcmuoto 
più  di  cinquanta  pallori  »e  vacche  furo- 
no mutate  in  illacue  di  fide  : c che  nel- 
l'Arme,ùa  un’intero  Efcrcito  fi  Ila  pure 
convcrtito  in  limili  llatuc»  lenza  mutar 
l’ordine  » che  teneva  . Stimò  il  P.  C'hir- 
chcf  Mund.  fuhter.  1.8.  pag.  19.  che  l< 


derc  pctrificazioni  cosi  lira  vaganti  ,che  pietre  di  Uomini,  di  Carnali , e di  peco- 
diverfamenteriferitefiveggonodequa-  ~ 
li  pur  ci  conviene  riferire  . Cornelio  de 
Judxis  nelle  Tavole  dell' Mfta  narra  , che 
nella  Tartaria  prelibi  i Samogedi,  alcuni 
Uomini , che  pafeevano  gli  armenti,  fu- 
fono  mutati  in  làfib  » fenza  punto  fmi- 
nuirlì  la  forma  , che  aveano  : e le  n’ha 
lafigura  nel  Mufeo  Metallico  dell’ Aldro- 
vandi  Uh.  14.  cap.6 1.  Una  limile  Storia  v 
« forfè  la  llclTa  , narra  Giovanni  Boterò 
pelle  fuc  Relazioni  Vniverfali  par.\.  lib. 

1.  che  alla  finiltra  del  fiume  Sur , in_. 
quella  parte  della  Scitia  , ove  abitano  i 
Tartari  di  vili  in  Orde  , fi  Veggono  in_» 
una  campagna  diverfe  llatuc  di  Camefi  ». 
di  Cavalli  ^ e di  Uomini . Ma  dice  » che 
li  crede  clferc  Mata  trasformata  una-» 
moltitudine  di  Tartari  per  li  loro  pec- 
cati . Se  ciò  folle  vero , non  farebbe  na- 
turale così  notabile  petrificazione  ; e 


re  , vedute  nella  Tartar  ia  Occidentale 
fieno  Hate  prodotte  naturalmente  dalla 
terra;  ma  l'Ortelio  le  credè  con  maravi- 
gliofa  trasformazione  convertite  in  pie- 
tre : e che  un  calo  limile  fia  fucceduto 
nel  1634.  in  un  luogo  dell’Africa  Medi- 
terranea, lo  dice  lo  ltcfioChirchcr  p.50. 
riferito  dal  Konig  nel  cap.%.  De  lapij. 
figurat.  dentro  il  fuo  Trattato  de’  Mine- 
rali . Tanti  racconti  così  lira  vaganti  gli 
rimettiamo  a coloro  , che  delìderano 
fcrivere  maraviglie  j perchè  noi  certa- 
mente abbiamo  di  che  dubitare , per  lo 
numero  grande  ancora  delle  trasforma- 
zioni diverfamente  riferite  ; poicchè  ab- 
biamo per  regola  > che  quando  un  cafo 
diverfamente  fi  narra  ,è  adatto  fofpetto 
di  menzogna  ; e l'abbiamo  fpelfo  mor- 
ii rato  nelle  noflre  Difl'crta^ionì  .Alber- 
to Magno  De  Mimral.cap.-j.  nana  altre- 
sì , 


Digitized  by  Goa 


Detta  Generazione  delle  Genme}  e delle  Pietre.  Cap.  Vili.  6r 


si , che  un  ramo  grande  di  un’albero 
con  tutti  gli  Uccelli  nel  loro  nido»tron- 
cnto  dall’impeto  della  tempclla  , effen- 
do  caduto  nel  Mare  vicino  della  Dacia  , 
li  mutò  in  pietra  con  tutti  gli  Uccellile 
còl  nido  . benché  paja  poco  verifimile  , 
che  nell'atto  del  cadere  non  fi  fieno  di- 
ilaccati  dal  ramo  gli  uccelli , e’1  nido  , 
quando  Fu  grande  la  violenza  della  tem- 
pefta,che  potè  diltaccar  dall'albero  il  ra- 
mo ; con  tutto  ciò  quello  calb,rifcrito 
dal  finto  Alberto,  non  reca  maraviglia 
all'Aldrovando . Afferma  egli  aver  ve- 
duto uno  feiame  di  api  colle  Aie  cellet- 
te cfagone,  e col  mele,  mutate  in  forma 
di  pietra  . Anche  il  Mofcardo  fcrifie , 
che  avea  uno  fejame  di  api  impietrito 
nel  Tuo  Mulèo . 

2o.  Quando  però  conceder  voglia- 
mo per  vere  così  maraviglioA:  trasfor- 
mazioni di  animali,  e di  Uomini  in  gran 
numero  , avvegnaché  non  fiamo  tenuti 
di  credere  a tutti  i racconti,  che  11  leg- 
gono: quelle  maraviglie  fpiegarc  potre- 
mo colla  forza  del  fugo  petrinco,o  fpar- 
fo  dalla  violenza  de'  venti  , .c  così  affa- 
lirc  i corpi , e impetrigli  , in  quella 
guifa  , che  Ovvidio  cantò: 

f lumen  babrnt  (ficonct  , tjuod  potum 
faxett  recidi  t > .# 

Vifcera  ejuodta&it  indueit  marmo- 
ra rebm . 

o pure  colla  falita  delle  particelle  pc- 
trofe  , in  forma  di  efalazione,  dalle  più 
balle  parti  della  terra  , le  quali  poflono 
efercitar  la  loro  operazione  in  alcuni 
corpi  difpolti , che  nell’  afeendere  s‘  in- 
contrano ♦ cd  in  una  malfa  pctrifica  fi 
mutano.  Quelle  cfalazioni  parifiche 
cirer  po (libili  atfcrmòBoilc  nel  tratta- 
to Specim.  gemmar,  cap.  z.  ed  abbiam 
detto  fopra  col  Chircher , che  polla  1' 
efalazione  portar  k)  (pirico  parifico; 
oltra  che  fono  manifelle  limili  esala- 
zioni ne’  corpi , che  dicono  Metallofiti , 
de  quali  faremo  nel  feguentc  cap.  men- 
zione ;cioè  che  le  particelle  metalliche 
della  terra  , datando , formano  fopra  la 


terra  flcflfa  i metalli,  che  fembrano  crc- 
fccrc,  come  le  piante.  Così  polfouo  an- 
cora i Tremuoti  dar  fefito  a limili 
cfalazioni  parifiche  t c racconta  l'  Ab. 
Giulio-Cclare  Braccini,  defcrivendol' 
incendio  del  Vcfuvio  dell'anno  1631. 
( da  cui  hanno  traferitto  f erudito 
Giorgio  Baglivo  De  Vegetai,  tapid.infin. 
cd  Antonio  Buliton  nel  Compe»d.  Ifior. 
dell' Incerti,  d i Vcfuvio  del  16 ^'6.  acari. 
71.)  che  su  1' arena  tro volli  un  cada- 
vere con  un  cofi'ia  impietrita  a guilà  di 
marmo  - A quella  forza  del  foiofug.s 
appartiene  la  l’pcricnza  curiolà  , riferiti 
da  Etmullero,  con  cui  i Criflalli  alla 
fpeflb  da  un  duriliìmo  marmo  tra  fa  - 
dando  , fi  oliavano  generati  : ed  un.  . 
faggio  elegante  dice  , che  li  veda  nel 
Mufeo  Scttaliano.  Ma  che  tanta  copia 
d’ efalazione  con  fugo  parifico fia  cfa- 
lata  nel  cafo  riferito  de'  Tartari , cioè 
dell'  Orda  , che  era  di  dodcci  mila  Sol- 
dati , oltre  gli  animali , è cofa  , che  ec- 
cede ogni  ilravaganza. 

A R.  T I C IV. 

Che  la  diverfita  de’ Minerali  dalla 
varietà  de'  loro  fughi  fi  formi. 

li.  ON  fi  fanno  le  pietre  in__# 

iA»  ogni  luogo , perchè  non  da 
per  tutto  vi  e H feme  o fugo  petrifico; 
nè  ogni  terra  è difpolla  a ricevere  la 
virtù  di  tal  fugo  . Così  nella  Libia , e-» 
nell’  Arabia  non  fi  generano  le  pietre; 
perchè  dal  calor  fotta-ranco  troppo  ar- 
dentedi  quella  regione, perde  il  fugo  la 
fua  forza  , e ’l  bitume  di  continuo  è 
troppo  liquido  ; onde  fcrille  nella  fua 
.Geografìa  il  Magino  : funi  itaqtu  hxc  de- 
ferta Lybia!)  f u folitudines  aridx  ^ areno- 
fte,a<]HÌs  dftituta  , & valdè  infrugiferr. 
Pietro  Verrazano  fece  nell'  Amene* 
Auftrale  duecentoleghc, lungo  la  Colla, 
fenza  vedervi  una  pietra  . Così  non  fi 
fanno  in  ogni  luogo  le  Gemme  ; per- 
chè non  in  ogni  luogo  è difpoila  la  ter- 
I » ra , 


68  ìjìor. delie  Gemme } e dille  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.ì. 


li  , nè  in  ogni  luogo  vi  è il  fugo  pctri- 
fico  proporzionato  • Nelle  miniere  però 
delle  Gemme,  e delle  pietre  , ove  è co- 
pia di  tal  fugo  , lì  trova  ancora  abbon- 
danza di  pietre  ; e perciò,  toltone  di  là 
le  gemme, eie  pietre, dopo  alcuni  an- 
ni nuove  gemme  , e nuove  pietre  fi  ri- 
truovano;pen.hé  il  fugo  formale  nuove, 
e vi  concorre  eziandio  nuovo  femc,dal- 
le  fu  e vene  , c canali  feorrendo  . Per  li 
luoghi  fotterranei  feorrono  liquori  di- 
vedi minerali  , e divede  acque  altresì, 
fecondo  la  varia  difpofizione  de’paelì; 

rciò  in  un  luogo  fi  fanno  i metalli , o 
pietre  fecondo  la  virtù  de’  fuoi  forni, 
e dalla  copia  della  terra  difpolla  a’  me- 
talli , o alle  pietre  ; in  altro  luogo  non 
fi  fanno , perchè  mancano  gli  flelfi . In 
una  medefima  regione  divcrfamentc  lì 
vede  difpolla  la  terra  ; poicchè  lì  gene- 
ra in  un  luogo  o creta  , o tofì  di  diver- 
fafpecie,  o pietre  : ed  in  un' altro  o 
marmi , o metalli,  fecondo  che  abbonda 
il  luogo  di  fugo  petrolò  , o tofacco , o 
marmoreo , o metallico  ; e’1  limile  dir  fi 
dee  di  tante  fpezie  de’  minerali  , c delle 
acque  diverfe , che  non  comparifcono 
in  ogni  luogo.  E'  manifelta  nel  Corali  o 
quella  virtù  feminale;  imperocché,  rot- 
to fotto  1’  acqua  , manda  alcune  goc- 
ciole di  liquore  tinto  dello  ItelTo  color 
fuo,  che  ovunque  cadano  , nuovo  co- 
rallo producono  ; nè  fono  altro  quelle 
cocciole  coralline  , che  feme  dello  lìef- 
fo  corallo  ; come  diremo  nel  liè.j.Così 
dilfc  il  Duhamcl  De  foj[iHb.p.m.].66.  Fa- 
teor  minerali  a ormi  vita  deftituì  ,/jpiriln 
gameti  ethereo  perfundi , <jr  fuis  rationi- 
t>u<  fetninariis  inftrui  jure  contendcrim ; 
culti  iifdem  ubiqueviribus,  figuri* , & co- 
loribus  donentwr , come  narra  il  Konig.  . 

22.  Da  ciò  pur  fi  fa  chiaro,  perchè  in 
lina  ItelTa  miniera  il  minerale  medetìmo 
fempre  fi  ritrovi  , come  oro  nella  mi- 
niera dell’  oro . Diamante  in  quella  de' 
Diamanti , e cosi  dell'  altre  ( benché  al- 
le volte  piìi  metalli  in  una  miniera  fi 
arovino , in  cui  pelò  uno  è in  maggiore 


quantità)  poicchè  formando  ogni  fil- 
mile il  fuo  limile,  colla  forza  delibo  fc- 
mc  propagando  la  fila  fpezie,  fi  fa  l'oro, 
ove  è il  feme  dell’  oro  , e '1  Diamante-* 
ove  è il  feme  o fugo  del  Diamante.  Co- 
sì fpclTo  in  un  Campo , e non  altrove  le 
piante  fieffo  nafeer  lì  veggono,  ove  una 
volta  prodotte  quelle  lì  fono  j perchè 
da’  loro  lemi  caduti  per  più  anni  pro- 
durre lì  poifono  . Efe  talvolta  diverfe 
gemme,  diverfi  mètalJi  ,e  diverfi  mine- 
rali eziandio  in  una  HelTa  miniera  lì 
trovano,  dir  fi  dee,  che  varj  forni , e va- 
ìj  fughi  pctrifici , o metallici  , odi  altri 
follili , lecondo  la  dilpolìzione  de’  luo- 
ghi, concorrano  a formare  le  produzio- 
ni a loro  filmili,  i qu^Ji  o fe paratamente 
feorrono,  edili inti  minerali  producono, 
o fi  confondono  . Quella  diverfità  di 
metalli  in  uno  fielTo  luogo  o miniera-. 
Inetto  lì  olTerva  , come  diremotrattan- 
do  delle  Tietre  Metalliche  ; ed  anche  in 
un  picciol  campo  diverfe  piante  nafeer 
fi  veggono  , ove  diverfi  forni  fparger  li 
polToho,e  di  natura  , c di  virtù  tra  loro 
diverfe . • 

25.  Non  bada,  dunque, nella  genera- 
zione de'  minerali  il  fempliee  loto,  ola 
fcmplice  acqua,  valevoli  ad  indurirà; 
ma  vi  bifogna  «n  feme  particolare,  atto 
a produrre  il  minerale  della  fua  fpezie, 
c non  altro  ; imperocché  ciafcheduno  è 
lavorato  dal  fuo  foirito  feminale , ed 
architetto,  che  la  fua  foftanza  produce; 
avendo  creato  Dio  i feminarj , come-» 
principi  delle  cofc  , da'  quali  ciafchedu- 
na  fpezie  la  fua  forma  riceve  . Quindi  è, 
che  il  Diamante , ancorché  con  colori 
diverfi  fi  olfervi , c però  fempre  Dia- 
mante , effondo  il  colore  avventiccio, 
che  fi  ha  da’  liquori  minerali;  ma  la  fo- 
llanza  ha  il  fino  efforc  dal  fuo  fpirito , 0 
feme,  che  è 1’  architetto  . Cosi  le  Tin- 
turc.dc'  Metalli  alterar  folamente  pof- 
fono , e non  mutare  il  metallo  : e giova 
qui  riferire  quelche  fcriffe  il  Varcnio 
in  Grograph. generai.  lib.  1.  cap.tj.propof. 
indicendo  ; .Ali*  aqua  ferrum  in  cu- 

prum 


TDigitized  by  Google 


Bella  Generazione  delle  G emme , e delle  Vietré.  Caù.VIU.  69 


frum  mutare  putantur , tjuod  tamen  re  ve- 
ra non  faciunt-jjed  quìa  ì]i<e  aqux  vitrio- 
h , cupri  particulas , & fpiritum  ve- 
kunt  ; ideò  ferri  particulas difjolvunt  , <£r 
paulatim  afferunt  • quod  dum  faciunt  cu- 
prea aqtù  particul te  in  ablatarum  ferrea- 
rum  loc um reponunt ur;  /ivi*  ibi  bareni, dum 
allah  un  tur  cum  fluente  aqua  . 

14..  Cedano  alle  volte  nelle  miniere 
le  produzioni  ; altre  volte  per  molti  fe- 
coli  continuare  fi  veggono  : c ciò  av- 
viene dalla  confervazione  dc’fcmi  o 
fpiriti  minerali  , e dalla  crefccnza  , o 
mancamento  loro.Quindi  c,chc  tolte  le 
pietre  dalla  fua  miniera  , altre  pietre 
talvolta  di  nuovo  non  fi  gcnerano;pcr- 
chè  manca  ilfuo  feme  architetto,  colla 
cui  forza  la  terra  in  pietra  fi  converte. 

A R.  T I C.  V. 

La  diverfità  de’fugh i dalla  diverfa 
ftruttura  de  Monti  fi  conferma . 

zj.  ON  folo  in  uno  fteiro'luo- 
i.A(  g0  diverfi  fughi  concorrer 
pofTono  , valevoli  a produrre  minerali 
diverti;  ma  in- uno  lidio  Monte  varie 
produzioni  fi  formanotc  come  in  fe  Itef- 
iò  divifo  in  più  parti , varie  materie  , e 
corpi  minerali  contenere  in  ciafchcdu- 
na  di  elTe,fenza  veruna  comunicazione 
tra  loro  . Ciò  è manifello  , la  bruttura 
de’  Monti*  confiderandofi  , che  da  varj 
Autori  è Hata  con  diligenza  oflcrvata*. 
c’1  celebre  Giovanni  Scneuczcro  ha  ul- 
* tintamente  moftrato  nel  Difcorfo  dell'ori- 

fine  de’  Monti  , che  tutti  di  flrat»  fopra 
Irati  (imo  mirabilmente  compolli , ed 
ha  recato  le  figure  di  molti,  tutte  tolte 
dal  naturale  . Vcggonfi  diverfamenre 
ne’  Monti  difpofii  gli  firati  fopra  tirati 
di  materia  diverfa  : altri  fimo  tutti  la- 
vorati , come  di  un  pezzo  folo  di  falfo, 
o di  marmo,  o di  macigno , come  fcogli 
fopra  fcogli,  e monti  fopra  monti  porti; 
altri  tutti  di  fuora  , come  incroltatj. 


Pajono  i Monti  quali  tutti  fatti  in  pia 
volte, perchè  varj  fono  gli  firati  della-* 
materia  , che  gli  compongono  . Alcuni 
llrati  fi  follevano  fopra  il  piano  della-* 
terra , come  una  crolla  fopra  1’  altra, 
ognuna  fembrando  lafciata  informa  di 
pofatura  da  varie  inondazioni  : e que- 
lli alcuni  fono  di  pura  terra  , altri  di 
sabbia,  c di  piccioli  faffolini,  altri  di 
denfa  argilla,  odi  creta  ; altri  di  un  mi- 
rto di  arene  , e di  pietre  di  grandezza-», 
e di  natura  diverfa  : altri  di  fola  pietra, 
o di  tufo  » o di  marmo  , o di  gefTo , o di 
calce , o di  tartaro,  odi  varie  vene  » «-* 
materie  metalliche  , c minerali:  altri  di 
fole  arene,  e di  fpoglie  di  animali  infet- 
ti, di  chiocciole,  di  piante,  di  pefei  ma- 
rini : altri  di  pietra  fcifiì!c,  atta  a divir 
derfi  inlallre  : altri  cavcrnofi  , altri  fo- 
di;  come  fi  pofTono  veder  le  figure  nel 
Problema  dell'origine  delle  Fontane  del 
Valfinicri . Altri"  ftrati  fono  concavi» 
che  fervono  per  ricettacoli  d'  acque  » 
che  poi  ufeendo  dal  monte  , formano 
fiumi  , c fontane  . Vi  fono  tirati  ancora 
d’  innumerabili  varietà  di  terre  o pure, 
o alterate  * o tinte  di  colori  diverfi  » a 
minerali,  o di  concrezioni  impietrite,  o 
che  di  continuo  s'  impietrilcono , o che 
fi  calcinano  , e fcioglicndoli  tornano 
terra  . Altri  fono  di  foli  marmi  di  fpe- 
zie  diverfa,  o di  metalli  »odi  mezi  mi- 
nerali . Quella  diverfitì  di  tirati , e la-» 
loro  flruttura,  camminando  o lungo  , o 
a traverfo  de*  Monti,  li  vede  , gli  occhi 
alzando  alle  altiflìme  rupi  de*  fiumi , o 
a’  luoghi  aperti  da’  tremuoti , o preci- 
pitati per  li  fiumi,  o torrenti , che  i fon- 
damenti loro  hanno  corrotto  , o per  al- 
tra cagione  fquarciati , &r#iroccati  nel 
cavar  le  miniere . 

16.  Sono  diverfi  gli  firati  di  mate- 
ria, di  figura  , di  groltczza  , di  fitq  , di 
lunghezza,  di  ordine , e d*  intreccio  : c 
vi  fono  anche  Monti  o tutti  di  pietre-» 
comporti  fenza  llrato  , o di  fola  terra-» 
ammartata  ,0  di  ambiduc  le  materie  , t> 
di  una  fola  pietra  . Gabriele  fallopio 


70  lftor.  de^le  Gemme,e  itile  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Liù.l. 


D;  Melali. & Fq/jii.atferma,che  nel  Cam- 
po di  Vicenza  vi  (ìa  il  Monte,  che  vol- 
garmente (ì  dice  il  Cuovolo  di  Cojleja—. 
tutto  di  una  fola  pietra  , che  quafì  è di 
un  miglio  di  giro  , ed  in  elio  vi  è una 
concavità  fatta  dall’  arte,  pcrchejnc  ca- 
vano le  pietre . Nel  Lib.j.cap.  z.  art.  9. 
riferiremo  ancora  alcune  Chicle  tutte  di 
un  folo  fallo  incavato  nell'  Etiopia  , e 
nell’  Italia  (Iella  , cioè  di  fallo  lodo  , e 
fenza  firati . Sono  in  altri  Monti  fpe- 
zie  diverte  di  Minerali , anzi  pietre  oi- 
tuminofe,  ne'  di  cui  pori  «‘introducono 
particelle  di  bitume,  che  talvolta  lì  ac- 
cendono .•  Così  narra  Galeno  avere  of- 
fervato  in  un  Monte  del  Mar  mor- 
to alcune  fiamme  fottìi  i,  che  manda  va- 
no^odor  di  bitume  ; ed  Ariftotile  , *_» 
’l  eolralto  riterifcono  di  alcune  pietre, 
che  là  accendevano  coll’  olio  ; c nel 
monte  di  Pozzuoli  veggonfi  nelle  pie- 
tre picciolc  fiamme  di  folfo , delle-» 
quali  fa  menzione  il  Bottone  Tyrolo^ìtt 
Topograpb.iib.1,. 11  P.  Chirchcr  confide- 
rò nella  terra  fottopofta  al  mare  le  Ifo- 
le  cavernofe  j .e  non  v'è  dubbio  , che-» 
nella  terra  Beffa  vi  {corrano  fiumi  di 
acqua,  in  altri  luoghi  fiumi  di  fuoco, 
che  da'  minerali  diverti  ricevono  il  loro 
pabolo:  c quelli  fenza  gli  (Irati , o volte 
ammetter  non  lì  poffonoj  onde  poi  fono 
cagionate  diverte  voragini  di  fuoco  , c 
divertì  Vulcani . Dcfcriffc  alttesi  T or- 
dine vario  , e la  Bruttura  de’  Monti  il 
Duhamel  Tom.i.Vbilo/oph.Burgund.par. 
i.Vhy/.cap.i.num.^.cd  afferma,  che  mol- 
te fpelonche  , e molti  canali  fotterra- 
nei  in  varj  modi  la  terra  ferma  ed  ar- 
gillolà  penetrano  , e che  l’ infiipa  parte 
della  terra  fòggetta  a’  rivoli.c  fiumi, fia 
quali  ftmprcargillolà  , c pingue  , fopra 
cui  fi  appoggia  o tufacea  , o arenoia-» 
terra . 

27.  I Monti  col  principio  del  Mon- 
do vi  fono  Itati , c molti  ad  una  fmifu- 
rata  altezza  (ì  fono  colla  cima  Alleva- 
ti anche  fopra  le  nuvole  , come  il  Ric- 
ciolo , c'1  Giimaldo  affermarono . An- 


notile riferifee  , che  nella  Cima  del 
Monte  Olimpo  dell’  Afia,  furono  ritre»^ 
vati  i Caratteri  fegnati  da  molti  anni 
nella  polvere  ; perche  ivi  i venti , le-» 
pioggic  , e le  nevi  non  li  fanno  . Nel 
Cile  è la  famolà  Cordigliera  , che  Ser- 
ra lì  dice, nel  Perù;  cd  c veramente  una 
maraviglia  della  natura  , veggendofi 
una  continuazione  di  Monti  , che  lì 
{tende  dalla  Provincia  di  lenito  al  nuo- 
vo Regno  di  Granata  fino  a quello 
del  Cile,  mille  leghe  Calliglianc  i al  che 
aggiugnendofi  quelche  fi  Bende  per 
lo  Bello  Cile  fino  allo  Stretto  di  Maga- 
gliancs  , faranno  in  tutto  poco  meno  di 
iettemila  c cinquecento  miglia,  echeg- 
giando fempre  la  terra  . E’  così  grande 
l’ altezza  , che  tre  , c quattro  giorni  fi 
fpendono  nel  falirc  alla  Cima  più  alta: 
c le  impreflìoni  meteorologiche  fi  veg- 

Jono  li  nel  mcZo  de'  piedi  ;e  ritrovan- 
ofi  alcuno  in  quell’  altezza  de’  Monti, 
pare,  che  calpclti  le  nuvole , di  cui  la— » 
Serra  fi  ricopre,  fenza  poterli  difeerne- 
rc;  anzi  fi  vede  {otto  i piedi  l’ Iride  fee- 
fo  in  terra  , quando  altri  che  hanno  in_, 
terra  lo  veggono  fopra  la  loro  tefia— ». 
Qliclche  più  reca  maraviglia  , è , che 
mentre  egli  cammina  fu  le  rupi  afeiut- 
tc  , vede  l'cioglicrfi  le  nuvole  in  acqua, 
e cagionare  tempchc  di  lontano,  quan- 
do il  Ciclo  a lui  fupcriorc  è tutto  fc- 
rcno  ; come  più  ditfufamente  riferifee 
il  P.  Ovaglie  nella  fua  Retatone  del  Cilet 
c 1’  abbiamo  noi  anche  riferito  nella 
Deferitone  dello  Beffo  Regno  , che  fi 
legge  nel  Tom.yil.  della  Galleria  di  Mi- 
nerva , pari.  2.  e ne  fcrivcremo  ancora  * 
nel  m,6.cap.6.art\c .9. 

28.  Sono  i Monti  nel  Mondo  in  gran 
numero , cd  il  Fallopio  nega  con  An- 
notile , che  fian  fatti  dal  Diluviai  cor- 
regge l'Agricola  , che(  diffe  alcuni 
Monti  efferfi  fatti  a calò  dall'acqua, 
che  inonda  qualche  pianura , c lafcfa 
qualche  parte  innalzata.  Ccnfura  altre- 
sì coloro,  che-  alfcrmanQ  efferfi  fatti  al- 
cuni Monti  dal  ventole  vuole,  che  vc« 

ramen- 


Diqitiz 


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Della.  Generazione  delle  Gemme  t ideile  Pietre.  Gap.  Vili.  7 i 


ramcnte  fi  facciano  dalle  pietre, le  qua- 
li hanno  la  loro  origine  dall’  cfalazio- 
ne  lecca  con  quell'  umido  , che  fia  ba- 
llevolc  a legare  le  parti  terrellri;e  però 
ftima,  chcjabbiano  tutti  la  figura  eli  pi- 
ramide » perchè  1'  cfalazione  , falendo 
all'  alto»  forma  quella  figura  . Ma  a noi 
ciò  n m appartenendo  in  q'ucfla  Moria» 
richiedendoti  intorno  la  cognizione-» 
delle  cofc,  che  a'  Monti  appartengono» 
un  particolare  trattato  , che  fi  appella 
Oreoiraphia,  cioè  De  Montibur.  non  vi  c 
dubbio  » che  ne'  Monti  varie  miniere  fi 
generano,  c da' Monti  varj  fiumi  fi  pro- 
ducono » e varie  acque  minerali , e di 
natura  diverfa  , la  quale  dalle  miniere 
llcfic  ricevono . Così  in  molti  fiumi  fi 
vede  1’  oro  tra  le  fue  arene,  perchè  da’ 
Monti  fcaturilcono  , c pezzetti  di  quel 
metallo  (eco  conducono  ; ed  alle  volte 
trafportano  quell'  oro  , che  nel  mare 
llava  nafeofto  o caduto  dalle  navi  ne' 
naufragi , o da  altra  cagione  ivi  ritenu- 
to. Riterifce  il  Boterò  nelle  Rela^.Vni- 
verf.part.i.itb.$.  che  nel  Regno  di  Mo- 
nom >tapa  ndl'  Etiopia  , vi"  fia  grande 
abbondanza  di  oro  ; affermando  alcuni, 
che  vi  fieno  tremila  cave  di  oro  Coper- 
te, e che-fi  trovi  l' oro  parte  nella  terra, 
parte  nelle  pietre,  c parte  ne'  fiumi;  ma 
di  ciò  fcrivcremo  al  fuo  luogo  . 

29.  Scorrono  gii  , come  dicevamo, 
per  le  vilcere  de'  Monti , c della  terra-» 
varie  acque»  che  talvolta  fono  abbon- 
danti , come  fiumi  fottcrranci  ; non  ri- 
trovando nello  fcorrcrc  continuato  im- 
pedimento ; talvolta  per  la  fibbia , o 

ficr  li  falli  , come  per  traila  , ricevendo 
e qualità  della  HciTa  .quindi  è , che  fi 
veggano  acque  di  virtù  diverlc  * per  lo 
fuo  firato  ciafchcduna  feorrendo  . Non 
è peto  maraviglia,  fe diverfe  acqui-» 
feorrano  in  ogni  luogo  vicine  ; come  fi 
legge  nella  riferita  Rr/e^ione  del  Regno 
del  Cile  del  P.  Alonfo  d'Ovagiic»  Gie- 
fuita  , che  nclliA.  ».  cap.  12.  trattando 
delle  Fontane,  che  nafeono  nelle  Valli , 
e nelle  altre  parti  del  Cile  fuori  della 


Cordiglieli  , narra  delle  acque  di  \fa- 
guey  , che  nafeono  vicine  da  due  doc- 
cioni o cannoni , l’ una  tanto  calda,  che 
nella  ftefla  tener  non  fi  porta  la  mano  ; 
l’altra  fredda,  con  cui  ritemperala 
prima  , per  fati!  il  bagno  profittevoli-» 
alla  cura  degl'  infermi . Di  due  acqui-* 
cosìdiverfce  vicine.fi  può  credere, che 
feorra  ciafeheduna  per  lo  filo  firato  , e 
riceva  la  qualità  dalla  materia  minera- 
le» per  dove  parta . 

?o.  Se, dunque,  uguali  fodero  i fu- 
ghi , e tutti  di  una  ficrta  materia  , c di 
una  flirta  forza  , una  materia  conlìmi- 
le  ancora  comporrebbero  ; ma  perchè 
fono  diverfe  , varj  minerali  vengono 
anche  a formare  ; onde  varie  miniere 
di  pietre,  di  qualità,  e di  grandezza 
formano  » fecondo  la  qualità  , c la 
quantità  loro.  Così  i fughi  pietrofi 
forman,  pietre  » i metallici  formano 
Metalli , p le  pietre  loro  metalliche  , tf 
nella  ftefTa  guifa  formano  varj  minera- 
li ; perlocchè  fono  i fughi , come  femi 
di  quelle  materie  , che  vengono  a for- 
mare ; e perchè  non  fono  in  ogni  luogo 
i fughi  di  ima  materia  , come  di  pietra, 
o di  metallo  ; però  non  fi  veggono  in 
tutti  i luoghi  le  pietre  , o i metalli . 
Siccome  in  un  Monte  » o in  altro  luo- 
go farà  folo  un  fugo  abbondante  , così 
lormarà  in  abbondanza  il  fuo  proprio 
minerale  : e fé  faranno  molti  i fughi , 
che  per  li  diverfi  firati  feorrono  , molti 
altresì  faranno  i minerali . Il  medelìmo 
P.  Ovaglic  narra  nel  lib.  1.  cap.  7.  che 
feorrendo  il  fiume  Arancagua,o  del  Cile 
cori  detto  , ed  incontrando  un  Monte 
di  gertb,  lo  trapafsò  in  maniera  , che  la- 
feio  un  ponte,  per  cui  pallar  portbno 
tre  Carri  uniti  *•  e fotto  di  erto  li  vede-* 
un  tavolone  di  fallo  vivo,  fopra  cui 
torrono  cinque  canali  di  acqua  aliai 
calda  , e falutevole  : e le  pietre  .donde 
efee,  hanno  colore  di  fmera^o  . U con- 
cavo di  quel  ponte , che  ferve  di  tetto  , 
o di  volta  a quel  farto  , avanza  in  bel- 
lezza , ed  artificio  ogni  arte  umana  r. 

per- 


72  lftor. delle  Gemme,e  delle  Pietre  di  Giacinto  Gìmma . Lib.  T. 


perché  vi  pendono  fedoni , c pietre  di 
una  llella  pietra  , a modo  di  fale,  lavo- 
rati dall'  umidità  di  lòpra , che  pene- 
trando tutto  il  grollò  del  ponte,  e con- 
gelandoli in  forma  di  punte  di  diaman- 
ti, e di  altre  figureranno  adorno  il  tet- 
to . Piovono  ancora  di  conliuuo  grolle 
goccic  della  grandezza  de’  ceci , ed 
altre  come  i rolli  delle  uova  , le  quali, 
cadendo  in  quel  tavolone  di  pietra,  che 
fa  pavimento  , fi  convertono  in  pietre 
di  varie  figure  , c colori  di  non  poca 
(lima , in  maniera  che  tutta  quella  na- 
turale fabbrica  é piena  di  quefte  pietre. 
Trapelano, dunque,  in  quel  Monte  i fu- 
ghi diverti  di  colore  , che  tra  loro  non 
lcmpre  fi  unilcono  ; perchè  non'  tutti  i 
liquori  fono  facili  ad  unirti, come  l’olio, 
c le  acque  non  fanno  feco  unione  , e-, 
metcolanza,  per  la  natura  diverta  . Ma 
palliamo  alla  Vegetazione  delle  pietre, 
per  proleguirc  la  materia  della  loro 
generazione  . 

Della  Vegetazione , e del  Sefjò 

• delle  "Pleure - 

C A P-  IX. 

j.  T?’I.a  Vegetazione  propria- 
I.  mente  quell’  azione  natu- 
rale , che  godono  tutti  i corpi  vera- 
mente viventi  ; poicché  dalla  prima  lo- 
ro nafeita  lì  nutrifeono,  cfiaccrefco- 
no  : ed  acquiltata  una  dovuta  gran- 
dezza , nel  loro  proprio  vigore  fi  con- 
fervano ; come  attenua  Giovanni  Pan- 
crazio Bruitone  Lexie.  Medie.  Tetri  Ca- 
melli , verb.  Vegetano  . Hanno  quella 
Vegetazione  tutti  i corpi  animati , c 
viventi  ; cd  alcuni  l’ allignano  alle  pie- 
tre; però  convenendoci  tutto  ciò  cfa- 
minare  ne*  foglienti  Articoli,  (limiamo’ 
fieccffario  riferire  alcune  temenze, cosi 
degli  Antichi  , come  de’  Moderni . 


A R T I C.  I. 

Delle  opinioni  varie  intorno  l’or - t 
dine  de'  Mijti , e de' 

Vegetevoli . 

z.  /''\Uattro  ordini  de’ Milli  de- 
terminarono  eli  Antichi  ; 

. il  primo  degl’  Inanimai  i > 
che  fono  privi  di  anima,  come  le  pietre, 
i metalli , e limili  ; il  fecondo  de*  Veg e- 
tevoli  , come  le  piante  , gli  alberi  : il 
terzo  de’  Sensibili  , come  gli  Animali  ; 
il  quarto  de’  Ragionevoli,  come  gli  Uo- 
mini. DiUero  , che  gl’ Inanimati  ab- 
biano 1’  effenza  dal  melcolamcnto  : i 
Viegctevoli  abbiano  1’  efsenza,  e la  vita 
vegetevoLe  *.  a’  Senfibili  aggiunterò  la 
vita  lèntitiva  ; ed  a’  Ragionevoli  la  vi- 
ta , il  Icnfo  , e l’ intelletto , cioè  il  di- 
feorfo . Nel  primo  Ordine,dunque,  col- 
locarono , come  i’  infimo  tra’  Milti , le 
pietre  ,.  e i metalli , per  clfere  le  mino- 
ri »■*  le  piii  rozze  opere  della  Natura  , 
<hc  hanno  t’efser  loro  dal  mefeoiamen- 
to,  e ne' quali  moilra  lajftcfsa  Natura  i 
principi  piurozzi,a  paragone  delle  altre 
fne  maggiori  operazioni . Nel  fecondo, 
come  ordine  luperiorc  , allignarono  le 
piante  , alle  quali  fu  dato  il  grado  di 
vivere  , e di  produrre  , e che  vivano 
colla  vita  loro  vegctcvole,  inferiore-» 
pero  all’  animale,  ed  alla  ragionevole» 
e che  abbiano  la  facultà  di  nutrire,  e 
di  creare  il  loro  limile  ; poicchèla  for- 
za di  nutrire  c dimotlrata  dall’  accrefci- 
mento , e dallo  feemamentode’  corpi  » 
che  però  hanno  bilogno  d’alimento - 
Bencnc  affermarono  , che  vivano  le 
iantc  : negarono, nondimeno  , che  ab- 
iano  ed  anima  , e fentb , come  i fenlì- 
bili  ; però  rifiutarono  1*  opinione  di 
Anafiagora  , e di  Empedocle  , che  da- 
vano alle  piante  il  fentire , il  muoverti  , 
il  dolerli»  e 1’  aver  piacere  j anzi  Ia_» 
mefite  , e la  cognizione  ; il  che  guitta- 
mente Ariflotile  lib.  i.  De  Plantis  im-> 
pugnò  . Rinnovarono  quella  fentenza . 

i Mani- 


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• t» 


' Delia  Vegetazione  delle  "Pietre  .*  Cap.  IX.  73 


i Manichei  Eretici , i quali,  al  riferir  rii 
S.  Agoilino , Rimavano  delitto  limile 
all*  omicidio  il  cogliere  un  fiore  • o un 
frutto . Teofralto  lib.  i.  tìiji.  Tlantar. 
dille , che  le  Piante  fieno  limili  agli 
animali  ; ma  nanamente  infegnò  , cnc 
non  abbiano  i coltomi,  e le  azioni,  che 
agli  animali  convengono  . Così  gli  an- 
tichi itefli  adeguarono  alle  Piante  una 
lìmilitudine  del  fello  degli  animali;  ef- 
fendovi  altune  , che  inmafchi  , ed  in 
lemmine  li  diltinguano  ; ma  non  che 
veramente  abbiano  il  fello;  perchè  alcu- 
ne hanno  le  foglie  più  afpre  ; altre  mi- 
nori , e più  ftrette  *.  che  lia  di  maegior 
virtù  il  mafehio , e prima  rcpulluli  il 
hialchio,  c la  femmina,  come  dice  òri- 
fiotilc  verfo  il  fine  del  libro  De  Vlantis ; 
del  che  più  cofc  abbiamo  fcritto  nella 
Differtazione  De  Fabpfofu  Anmalib. 
pari.  \.  cap.  J. 

Demotrito  però  togliendo  del 
primo  ordine  le  pietre  , le- collocò  nel 
lècondo,  perchè  le  allcgnò  la  propria-» 
anima  vegetevole,  come  nel  feme  delle 
Piante,  e degli  animali;  il  che  riferifee 
Aldrovando  Mttftti  Melali. ab.  ove  trat- 
ta della  Generazione  delle  Pietre , Se- 
guitò quelfa  opinione  Girolamo  ( arda- 
no, e fi  sforzò  ftabilirla  con  molti  ar- 
gomenti ; perche  volle , che  lì  debba 
aliegnar  l’ anima  alle  pietre  ; e che  ciò 
che,  lì  nutrifee  , c fi  aumenta  , non 
polla  non  aver  l’anima , e che  le  pietre 
li  alimentino  , e fi  accréfcano . Volle-» 
altresì,  che  abbiano  l'anima  tutte  quel— 
Te  cole  , che  fi  generano  ; anzi  nel  lib. 
7.  De  Subii!,  fopponc,  che  vivano  tutte 
quelle  cofc,  cnc  fi  meftolano,  e che 
ciò  convenga  alle  pietre  . Gii  attribuì 
eziandio  i morbi , la  vecchia)  , c la 
morte  ; mentre  la  Calamita  in>  cc<hia 
ta  non  tira  il  ferro  , e per  lo  fquallorc 
li  debilita  , come  pur  l’animale  : c ciò 
credè,  che  facefle  non  per  la  qualità  ; 
nta  perla  vita  ; e che  pine  crefeano  le 
pietre  tagliate  , perche  vivano  ; come 
le  parti  delle  piante  , c le  code  delle 
Tom.  I. 


lucertole  fi  riparano  . Dille,  che  le  for- 
ze negli  animali  fono  maggiori  , cd  an- 
che nelle  piante , che  non  fono  nelle 
pietre;  perchè  non  lu  necehariocosi 
temperare  lo  mefcolamento  delle  pie- 
tre , che  conleeuilicro  le  forze  maravi- 
gliofe  degli  ai  tri  viventi , c perchè  la 
generazione  delle  piene  ti  fa  con  lungo 
tempo  . Dille  , che  negli  animali  fono 
più  forze,  le  quali  (rimiamo  , che  pro- 
cedano dall’  arbitrio  della  volontà  ; ma 
che  nehc  pietre  a noi  non  è lecito  giu- 
dicare delle  forze  loro, non  che  di  cono- 
fccrlc  . Noti  potea  invero  inventar  più 
favole  Cardano  di  queitc  , che  inventò 
nella  natura  delle  pietre  : c tali  le  mo- 
flraremo  ne’  feguenti  Articoli  . Pensò 
Talctc  Milelìo  , che  la  Calamita  abbia 
certa  anima , colla  quale  inoltri  la  forza 
di  tirare  a le  il  ferro  ; ma  Cardano  cre- 
dè , che  la  Calamita  lieiia  abbia  la  vita  , 
e che  il  ferro  fia  il  fuo  pabolo  , confer- 
vandofi  nella  limatura  del  ferro  ; però 
Scaligero  contro  lo  llclTo  Cardano  ne- 
ga , che  il  ferro  polla  elfcr  pabolo  della 
Calamita  ; perché  olTervò  ,che  la  lima- 
tura del  fervo, confci  vatricc  della  Cala- 
mita,non  lì  diminuire  nel  pefo  . 

4.  Alcuni  moderni  hanno  comincia- 
to a fiabilirc  la  Vegetazione  nelle  Pie- 
tre , ed  anche  nc’  metalli , non  diilìmi- 
le  da  quella  delle  Piante  , ed  altresì  de- 
gli animali;  e Giovanni  Pancrazio  Hru- 
nonc  nei  Lexic.  Medie.  Tetri  Cabrili , 
verb.  Vegetano , dopo  avere  fpieiuta  la 
Vegetazione,  àflenfee  ancora  , chela 
virtù  vegetevole  fià  altresì  ne’  metalli , 
e nelle  pietre  , come  ir.  nroprio  luogo 
fi  dà  nelle  piante  , c come  ’ì  let?ge  nel 
Teatro  Chimico,  voi.  4.  n.  feozi  qualche 
ragione  , eltèndo  chiaro  a’  lenii  ( come 
egri  dice  ) che  non  fi  ge  era  il  metallo 
in qualfiyoglia  vena  delle  minieie  ; ma 
che  ila  in  quelli  un  certo  principio  fpe- 
cifico  determinato  . - , .v  ; 

5-  Giorgio. Paglivo,  infigne  Pvofef- 
for  di  Medicina  nell’Accademia  Roma- 
na , ha  voluto  difFufamente  provare-» 
K que- 


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74  IJl  or. delle  Gemmile  delle  P tetre  di  Giacinto  Gitami.  Lib.  I. 


quella  Vegetazione  delle  Pietre  con 
ragioni , e con  nuove  oflcrvazioni  da 
lui  fatte  : e confetta  vederli  coflretto  a 
crederla  , perchè  le  pietre  , che  veggia- 
mo  di  foli anza  piu  dura  , potevano 
vegetare  , e crefcere  , quando  ancora 
erano  nella  loro  matrice  » come  loro 
utero  ; ma  non  dopa  che  fono  recife . 
Non  folo  l’ha  provato  nella  Difjert.  De 
Vegetatane  lapidum  ; ma  nell’altra  Varii 
argumenti  cap.  $.  cop  altre  oflcrvazio- 
ni l' ha  confermata . Non  fa  però  men- 
zione dell’  anima,  della  vita,  del  felso, 
e di  altre  cofe  , che  alla  Vegetazione  lì 
aflegnano,  c con  quella  fi  accompagna- 
no . 11  Purcozio  nelle  fue  Infiitut.'Pbi- 
lofoph.  Tom.  $.  part.  2.  feti.  5.  caD.  5. ha 
fedelmente  feguita  l’opinione  nel  Ba- 
glivo  , a cui  fi  quieta.  Altri  fondamen- 
ti , ed  altra  ofservanzione  hanno  pro- 

!>ofto  il  Toumeéòrt,  e’1  Fontanelle,  cc- 
ebri  Francefi»per  iftabilirc  la  Itefsa  Ve- 
getazione delle  pietre  ; ma  ci  storzare- 
mo  colla  noltra  debolezza  foddisfare 
alle  ragioni  di  tutti, per  dimoflrare  po- 
co ragionevole  la  medefima  Vegetazio- 
ne . Efaminarcmo  però  prima  ditfufa- 
mente  quanto  ha  fiabilito  il  dotto  Ba- 

flivo,  e poi  quanto  con  molto  ingegno 
anno  fcritto  i Francefi  • 

\ A R.  T I C.  • II. 

Si  propone  la  fenten^a  del  Ba- 
glivo  , e la  mitra  . 

6.  \ 7 Olendo  il  dotto  Baglivo  fo- 
V flenere  la  Vegetazione  del- 
le Pietre  ; molte  ollervazioni  deferive  » 
come  abbiamo  detto  nel  precedente 
Articolo  : e colle  flefse  dimoflrare  li 
sforza , che  dalle  miniere  delle  pietre,  e 
de’  marmi  una  fmifurata  copia  le  ne  ca- 
va per  lunga  ferie  di  anni  ad  ufo  degli 
edifici  : e da  tanta  materia  deduce,  che 

51  ucllc  vegetano  , fi  nutrifeono  ,-  e cre- 
cono , come  egli  dice.  Perchè  final- 
mente da  quelle  molti  corpi  llrauieri  lì 


cavano  » come  i ferri  degli  antichi  Ar- 
tefici , e conchiglie  putrefatte , Obftrv. 
2.  e 5.  Che  tolte  le  pietre, riempiono  le 
miniere  co’i  frammenti  della  ilefsapic- 
tra  , e colla  terra,  e poi  ritrovano  1* 
llefsa  con  qualche  lunghezza  di  tempo 
gii  ripiena  per  virtù  della  Vegetazio- 
ne . Che  vide  1’  Onice,  gemma  diafana 
e lucida, con  alcuna  porzione  di  albera 
inferita  nel  mezo  , ea  un  dente  d’  Ele- 
fante ritrovato  dentro  una  foftanza'to- 
facea  , e corpi  ttr^nieri  nel  crii  lai  lo  di 
monte  : una  pietra  compolla  di  piropo». 
e zaffiro  , e molte  altre  còlè  fimrfi  , Ob- 
Jerv.  8.  9.  ed  1 1,  Che  le  pietre  di  Lecce 
dimoltrano  la  Vegetazione  ; perchè  fo- 
no tencriiììme  , c le  lavorano  con  gli 
finimenti  de’  legnaiuoli  . Che  nella 
Fofsa  Clementina  , fatta  da  Clemente 
Vili,  per  ricevere  1’  acqua , che  prima 
allagava  quei  Campi,  fi  ofservano  i lati 
di  pietra  yefccre  ; che  però  le  crcfciute 
parti  fi  recidono  col  ferro  ; acciocché  la 
fofsa  non  fi  chiuda  , come  altre  volte  è 
avvenuto  . E limili  cofe  apporta  , colle 
quali  dimoftra  , che  prima  te  pietre  fon 
molli  • c però  crefqono,  ed  hanno  la  1 er- 
ro vegetazione  .. 

7.  Afferma  poi , che  la  Generazio-f 
né  » « la  Confervazionc  delle  cofe  tutte 
conlìfle  in  un  moto  proporzionato  , - e 
che  dipenda  la  corruzione  col  cefsar  16 
fletto  moto  . Che  la  cagione  di  tal  mo- 
to Ila  il  mare  *.  e prova  diffufamente  , 
e con  molta  erudizione  , che  le  acque-* 
del  mare  abbiano  una  perpetua  circola- 
zione i e così  molte  generazioni,  e cor- 
ruzic  ni  fi  facciano  . Che  le  pietre,  e le 
gemme  fieno  un  comporto , o mirto  di 
acqua  , e di  terra  colla  giunta  del  fate  * 
che  lo  fitta  , c l’ indura  in  pietra  . Che 
la  pietra  generata  debba  neccrtariamen- 

te  crefcere , e vegetare  quando  Ita » 

nelle  fue  radici , e nella  fua  matrice-,  j 
perchè elTendo  prima  tenera  , e molle  ; 
ed  eflendo  la  circolazione  dell’  acqua.» 
continua  per  li  luoghi  fotterranci  , ne 
fegua  , che  portano  le  pietre  crefcere  , 

e ve-. 


Bella  Vegetazione  delle  P tetre.  Cap.  IX.  7 S 


. c vegetare  a guffa  delle  piante  ; perchè 
j pori*dclle  pietre  danno  facile  corfo  al- 
le acque  . Che  fi  faccia  la  nutrizione 
per  juxtà  pofitionem  della  particola  nu- 
tritiva ; perchè  negli  animali  » e nelle 
' piante  juxtà  ponitur  f alimento  per  li 
propri  canali; ma  nelle  pietre  per  li  pori 
ai  pori;  e (fendo  quelle  porolc.  Che  ab- 
biano un  determinato  alimento  , ed  un’ 
accrcfcimento  datogli  dalle  leggi  della 
natura  ; cosi  altre  cofe  adduce  » che  ap- 
partengono alla  generazione  delle  pie- 
tre. 

L*  Aldrovando  feguendo  la  fentenza 
comune  degli  Antichi  , e.d  impugnan- 
do il  Cardano  , dille  elfer  falfo  l'aifun- 
to  da  lui  prefo  ; poicchc  le  pietre  im- 
propriamente fi  nutril'conoi  c crclcono; 
ciò  non  procedendo  da)  principio  ìn- 
. trinfeco  , o dell’anima  t come  negli  ani- 
mali , e nelle  piante  fi  oiferva  ; ma  dal- 
1’  clhinfeco  per  aggiunta  , come  acca- 
de nelle  pietre  generate  nelle  reni  » e-» 
nella  velcica  degli  animalide  quali,  fe- 
condo il  parere  di  tutti  i Medici, in  niun 
modo  li  nutriscono,  ed  accrefcono,  che 
per  appo[itionem  part  ii  ad  partem  , come 
dicono  le  Scuole  . Seggiugne  non  elfer 
vero , che  tutte  quelle  cole , che  fi  ge- 
nerano , abbian  1'  anima  ; come  aderì 
Cardano  ; perchè  vi  è differenza  grande 
tra  la  generazione  delle  pietre , e quel- 
la degli  animali . Lo  Scaligero  altresì 
Exercif.  1 1 1.  contro  Cardano, fortemen- 
te lo  riprende,  per  aver  detto  , che  le 
pietre  crefcono  ; Supponendo  , che  il 
crefeerc  non  Succede,  perchè  vivano  , 
ma  perchè  , mellovi  nuovo  umore  , le 
matrici  delle  pietre  lì  aumentano , 
dalle  quali  le  prime  pietre  furon  tolte . 

8.  il  più  comune  Sentimento  degli 
Antichi  è , che  le  pietre  non  crefeano , 
nc  che  abbiano  vegetazione  ; ma  che  fi 
dicano  crcfccre  per  additionem  partii  ad 
partem , o fer  juxtà  pojitionem . Il  pa- 
rere di  alcuni  Moderni  è , che  le  Pietre 
nelle  loro  matrici, prima  d' indurirli  in 
forma  di  pietra,  fieno  molli , c che  ve- 


ramente fi  alimentino  , crefeano  , e ve- 
getino a guifa  delle  piante,  c degli  ani- 
mali , c cheli  taccia  la  vegetazione  per 
intut-fujceptionem  delie  parti  nutritive  » 
e perla  mutazione  intrinfeca  di  un  fu- 
go appropriato  in  foitanza  minerale , o 
metodica  , e così  crcfccre  , e confcr- 
varfi  difendono  . Vogliono  alcuni,  per 
non.  affermare  tutto  quello , che  gli 
Antichi  affermarono  , ttabilir  nuove 
opinioni , che  alla  natura  flclla  ripu- 
gnano , c darfi  a conofcerc  per  Scopri- 
tori di  cofe  nuove  ; ancorché  più  tolto 
fofiftici , invece  di  filofofi  apparirono. 
Debbono  veramente  i buoni  Filofofi 
abbracciare  , o illuflrare  , c correggere 
le  fentenze  degli  Antichi , quando  dal- 
la verità  fi  veggono  lontani  , o dalla 
ragione  , e non  diltruggere  quclche  è 
piu  ragionevole  , e piu  atto  ad  Spiega- 
re le  ofcurc  leggi  della  Natura  . 

9.  ie  dunque  ci  farà  lecito  la  noflra 
opinione  Spiegare  » perche  non  fumo 
tenuti  a biurare  i»  verta  Magiltri  ; ma 
ricercare  la  verità  ovunque  fi  ritruovi , 
atiermiamo , che  veramente  le  pietre 
non  abbiano  vegetazione  alcuna  , e che 
non  fia  lempre  vero , che  fi  facciala-, 
generazione  loro  per  additionem  partii 
ad  partem  ; nè  fi  alimentino  per  in- 
tm-fujceptionrm  delle  parti  nutritive  . 
Può  bensì  dirfi  impropriamente  , che 
crefeano  , c fi  alimentino,  e vivano  al 
fuo  modo  alfomigliandole  alle  piante  , 
cd  agli  Animali  ; non  che  della  natura 
degli  animali,  e delle  piante  quelle  fie- 
no . Abbiamo  invero  una  lomma  ripu- 
gnanza incontrato  nel  vederci  coltretci 
ad  opporci  in  parte  al  Sentimento  degli 
Antichi , c quafi  in  tutto  quelche  cer- 
cano flabilire  alcuni  Moderni  ; e molto 
più  a contraddire  all’  ingegnofiflimo 
Giorgio  Baglivo  . Ma  perche  più  amica 
è la  verità , che  altra  cola,  non  potendo 
abbracciare  1’  altrui  fentenza  ; c bifo- 
gnando  efaminarc  la  Vegetazione  fu  p— 
polla , e dimoflrata  nelle  Pietre , cre- 
diamo non  cScre  difconvencvole  prò- 
fi  1 por- 


7 6 ljlor. delle  Gemme , e delle  Vietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.T. 


porre  le  noftrc  difficult'ù  agli  Eruditi  ; 
non  certamente  per  diftruggere  il  inte- 
rna dello  Hello  Faglivo , alla  cui  dot- 
trina ogpi  riverenza  portiamo  , e di  cui 
abbiamo  ferino  con  lode  nella  nollra 
Ideo  della  Storia  dell' Italia  letterata  : 
ma  per  rinvenire  la  venti, con  tanta  di- 
ligenza c fatica  in  quelli  fecoli  ricerca- 
ta dagli  Udii  Moderni . Proporremo 
dunque  le  difticultl  , e le  rifpofte  alle 
ragioni , ed  alle  o nervazioni  dello  lid- 
io Baglivo  iimperocchè  in  lui,  e non  in 
altri  li  leggono  più  dillefamcnte  fpie- 
gatc;ondc  alla  fua  opinione,  non  al  Aio 
valore  ci  opponiamo.  Serviranno  anche 
di  Itimolo  le  noftrc  oppofizioni  a pote- 
re fpccularc  una  ‘delle  più  difficili  , e 
delle  più  occulte  operazioni  della  Na- 
tura ; perchè  A fa  nelle  vifeere  della-» 
Terra  , qual’  c ìa  generazione  delle 
Pietre,  e degli  altri  Minerali,  e non  fa- 
cilmente li  può  coll’  occhio  efaminarc  . 

A R T I C IU. 

Che  1’  ejjer  prima  molli  le  Tietre 
non  fia  fegno  di  Ve- 
getazione Z 

so.  1 L primo  pendere  del  dotto 
I Baglivo  è di  provare,  che  le 
Pietre  nella  loro  matrice  ficn  molli-,-  c 
tenere . 

O confidctiamo  quella  tenerezza  pri- 
ma di  pcftrificarfi  , o dopo  ertali  pc- 
trificatc  e indurite  dal  fugo  , feme  , o 
. f pirico  petrifìco  . Se  prima,,  non  fole 
tonccdiamo  , che  Oa  tenera  i ma  liqui- 
da la  materia  ; c ciò  prima  avea  prova- 
to il  Boile  in  Speci  m.  Gemmar,  facendo 
vedere  colle  ofTervaaioni.in  tutto  limi- 
li a quelle  dal  Baglivo  recate  , chele 
Gemme  , e i corpi  duriffimi  furon  pri- 
ma corpi  fluidi , e lucidi  ,o  comporti  :a 
parte  di  tali  lbllanzc,chc  furono  qual- 
che volta  fluide.  E prima  del  Boile 
anche  gli  Antichi  1’  aveano  arterito  ; 
poicchc,  fc  diflcro  , che  le  Pie  tre  lì  fac- 


ciano dall’  acqua»o  pftre  dall’  acqua,  o 
dal  loto  ; ertendo  ambiduc  corpi  molli 
e teneri  *.  quella  loro  mollezza  nella 
prima  produzione  delle  pietre  hanno 
conceduta  . Ma  in  quello  fenfo  non 
può  dirli  molle  la  pietra  ; perche  quel- 
che  è materia  della  pietra  , none  pie- 
tra. Quando  c molle  , Eri  loto  , crera, 
o terra  impallata  : c non  fi  diri  pietra, 
fe  non  quando  fari  indurita  dal  fugo 
parifico  ; c così  il  legno  , o altro  corpo 
combullibilc  nonèluoco,  fe  prima  ti 
fuoco  non  s’introduca-.H  lcgno,c  la  pietra 
non  farlftatua;  ma  bensì  materia,  don- 
de farli  pofla  la  Statua  .1 

i k O conlidcriamo  la  mollezza  do- 
po che  il  corpo  fia  parificato  : ed  m 
tal  cafo  la  lidia  fari  accidentale  ; per- 
ché 1’  eflcre  della,  pietra  più  proprio  c 
di  erta  dura  ; più",  o meno,  fecondo  la» 
qualità  de’  corpi  . Quella  tenerezza  fa- 
ri cagionata  dall’umido  mcAolato  Jin 
tutte  Je  Aie  parti , valevole  a rarefare  il 
corpo  ftcrtb  . La  raritl , la  denfità  , V 
umiditi,  la  ficcitl,  la  mollezza  , la  du- 
rezza, la  gravità , la  leggerezza  , il  ca- 
lore, la  freddezza  , Amo  tutte  chiama- 
te qualità  da’ Filici , che  fono  modi", 
flati,  o condizioni  della  foftanZa,  c pof- 
forto  mutarfi  fenza  che  la  foflanza  fi 
diilrugga  . Così  la  pietra  umida  può 
farli  lecca  , la  molle  farfi  dura  ; ma  fari 
fèraprc  pietra  : c così  può  dirfi  degli  al- 
tri corpi  . La  mollezza  della  "pietra 
nella  fua  miniera  è cagionata  dall’  umi- 
do de’  luoghi  fòtterranei  , che  ricono- 
fcc  la  fua  origine  dall’  acqua  , le  fati 
particelle  mclcolandofì  nelle  parti  ,’che 
il  corpo  compongono , lo  rendono  po- 
rofo  i onde  pare  , che  occupi  maggior 
luogo  del  corpo  dcnfo.Bcn  fi  vede,  che 
1’  umidità  è accidentale;  perchè,  tolta 
la  pietra  dalla  fua  miniera  , maggior- 
mente s’ indura  quando  è priva  di 
quell’  umore , che  la  rendeva  molle  . E 
fc  nel  corpo  , e nella  materia  l’ umido 
foprabbonda,  lo  renderà  fluido,  non  che 
molle;  perchè  l’ acqua  ò fluida  , ed  an- 
che * 


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Della  Vegetazione  delle  Pietre.  Cap.  ]X*.  77 


che  fono  fluidi  i liquori  ; onde  la  pietra 
duriflyna  «prima  che  liceva  il  fugo  pc- 
trifico  « e venga  da  lui  afialita  , poteva 
edere  corpo  fluido  «comedilTcil  Boile. 
Si  fa  dunque  la  mollezza  dall’  umido; 
in  quanto  che  i pori  del  corpo  ven- 
gono ampliati  dalle  particelle  dell'umi- 
do ltelfo;  che  fe  il  corpo  farà  fccco  «fa- 
rà anche  duro  ; perchè  faranno  il  retti  i 
fuoi  pori  . Ma  ne’  corpi  fluidi  non  pof- 
lìamo  alTegnar  pori;  ne  meno  nc‘ molli» 
quando  ancora  non  hanno  prefa  qual- 
che torma  di  corpo  . Può  farti  anche  la 
mollezza  dal  calore  ; onde  il  fuoco  fa 
teneri  , c liquidi  eziandio  i metalli  du- 
ridimi  , che, tolto  il  calore«alla  loro  du- 
rezza ritornano  . Spiegano  alcuni  farli 
altresì  la  mollezza  dal  vacuo’  Ijiarfo 
ne’  corpi  » in  fentenzadi  coloro  «che  il 
vacuo  ammettono  : o dalla  foftanza 
eterea,  fecondo  i Cartellasi,  che  c quel- 
la fonile  foltanza  nobilillima  , che  etti 
credono,  che  faccia  molle  1’  aria  ; corno 
1'  aria  (leda  tramezzandoli  nella  lana,  o 
nella  fpongia»  la  rende  molle.E'dunquc 
accidentale  la  mollezza  , perchè  può 
farli  da  molte  cagioni  ; e però  è anche 
accidentale  la  mollezza  della  pietra 
nella  fua  miniera  , ed  è cagionata  dall’ 
umido  . 

»i.  Ma  ne'  corpi  petrificati  dentro  1' . 
acque  dc’Fouti,  oin  altra  guifa  adaliti 
dal  fugo  petriiico  ( fecondo  ciré  nel 
Cap.  precedente  abbiam  fatto  menzione) 
bcnchèpurc  fian  pietre  » niuna  mollez,- 
Za  ti  otierva  ; mentre  il  legno  immerfo 
in  quell’  acqua,  diverrà  pietra  con  quel- 
la /teda  durezza , che  dal  fugo  petriiico 
farà  cagionata  . Sicché  la  mollezza  non 
edendo  comune  a tutte  le  pietre  » farà 
accidentale  ; e conferma  lo  flelfo  Ba- 
glivo  , che  le  pietre  Porfiriti  fono  fem- 
pre  della  lidia  durezza  c dentro  la  ma- 
trice, c fuori . 

t j.  Suppone  poi,  e dice  Io  /ledo  Ba- 
glivo , che  fc  le  Pietre  fono  molli  den- 
tro la  loro  matrice  , dunque  vegetano: 
e ciò  ripete  in  molte  odcrvaziom.  Que- 


llo è però  tutto  quello  , che  maggior- 
mente di  provare  ha  bifogno  ; poicchè 
1’  eder  molle,  derivando  da  una  cagio- 
ne accidentale , non  può  indurre  nelle 
pietre  le  Vegetazione,  la  quale  è ca- 
gionata da  quella  virtù  vitale  , e da 
quella  forza  intrinfcca  , valevole  col 
mezo  della  fermentazione  a produrre  1‘ 
alimento , qual  forza  vicn  detta  minima 
vege ferole  nelle  piante,  e negli  Animali. 
Così  veggiamo , che  la  tieira  virtù  vi- 
tale, ancorché  traipiantatc  le  piante  dal 
primo  luogo  nativo, che  gli  fervi  di  ute- 
ro , in  altro  luogo  , continua  a ricevere 
1’  alimento,  ed  a crefcerc  , c vegetare:  e 
gli  Animali,  che  fono  in  un’  ordine  fu- 
periorc  a quello  delle  piante  , diihccati 
dalla  loro  matrice , ed  utero  «confcrva- 
no  la  fteda  virtù  vitale  , da  cui  la  vege- 
tazione c cagionata.  Mancando  dunque 
nella  pietra  quella  virtù  vitale  ;.  nè  ef- 
fondo perciò  animata  da  quel  principio 
intrinfcco  , il  quale  fa  crefccre  le  pian- 
te , e gli  animali , ma  più  tolto  cllendo 
un  femplicc  milto  di  acqua  , c di  terra, 
ridotto  alla  fua  durezza  dal  fugo  pc  • 
tritico,non  può  eder  vegetevoie  nella 
fua  matrice  . Nc  tutte  le  cofc  molli  dir 
fi  podono  vegetare;  poicchò  il  femplice 
loto  Itedb-eziand'O  è un  miflo,c  molle; 
ed  altri  corpi  midi,  o fatti  dalla  natura, 
o dall'  arte  , pure  fon  molli  ; nè  perciò 
vegetare  ti  veggono  . Oltra  che  , ade- 
gnandoti la  V egetazione  alle  pietre 
nella  loro  matrice,  ove  fono  molli,  non 
viene  ad  aUegnarlì  a tutte  le  pietre  ; e 
così  la  (leda  vegetazione  non  farebbe 
naturale  alle  pietre  ; perchè  uon  comu- 
ne, e necefiaria  a tuate.Sono  anche  pie- 
tre i corpipetrificati  » e la  materia  del 
corpo  Hello  ferve  di-loto  , e di  materia 
della  pietra:  e pur  ninno  potrà  aderire, 
che  il  corpo  pctrifìcato  abbia  la  vege- 
tazione . Ciò  ti  vede  ne’  corpi  immerfi 
nelle  acque  de’  Fonti , che  han  forza  d’ 
impietrire  ; poicchc,  immerfo  un  legno 
nell’  acqua  , diverrà  pietra  di  quella 
ilefla  grandezza  , che  era  il  legno  1 an- 
cor-. 


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78  IJIer.delle  Gemme , e delle  Tietre  di  Giaciute  Gìmma.Lib.ì. 


cerche  per  molto  e molto  tempo  im- 
raerfofi  mantenga*  c fé  talvolta  così  te- 
nuto immerfo,paja,  che  crelca  , ciò  non 
crcfce  col  dilatarli;  ma  coll’  aggiugr.cr- 
fi  nuova  materia  , é nuova  crolta  pie- 
traia Copra  il  corpo , cerne  ne’  feguenti 
.Articoli  mofiraiemo  • Nella  lidia  gui- 
la  polliamo  dire  degli  altri  con  i pctri- 
ficati  fuor  dell’  acqua  , i quali  fono  (la- 
ti affaldi  dal  fugo  petrifico,  o a forza 
di  vento  , o col  mezo  dell'  dilazioni 
pctrofe,  di  cui  abbiam  fatto  menzione 
nel  Cap.  precedente  ; Ce  vogliam  dare 
per  veri  quegli,  o limili  efempj  di  cor- 
pi petrincati . Provo  Roberto  lìoilc, 
che  le  pietre  furono  un  tempo  corpi 
molli,  o liquidi,  per  inoltrargli  valevo- 
li a ricevere  folianze  metallnhe  , c mi- 
nerali, che  in  quelle  pollono  mclcolar- 
lì , ed  incorporarti , dalle  quali  può  di- 
pendere qualche  virtù  delle  pietre,  non 
per  provare  la  loro  vegetazione  ; poic- 
•cht  non  tutto  quello  , che  è malie  , è 
ancora  vegete  vele  . 

14.  Ma  le  vogliamo  djfcorrere  con 
maggiore  evidenza  , diremo  , che  il  fu- 
go , o (pirito  pctiiHco  ha  forza  più  to- 
lto di  fidare  , (cimare  , e dillruggcrc  la 
vegetazione  mcdclima  , che  di  cagio- 
narla , c conlcrvarla  ; perche  priva  i 
corpi  itelli  di  quell'  interno  calore  , c 
moto,  che  faceagli  vegetare,  c crcfccrc, 
e confervarc  nel  loroefferee  natura, 
convertendogli  in  pietra.  Gli  animali 
1, eli’ impietrirli  celiano  di  più  vegeta- 
re , muoverli , e vivere  ; perchè  il  fugo 
pctrifico-,  toccando  appena  le  vilccre^» 
loro,  colle  quali  le  funzioni  animali  , c 
vegete  voli  li  fanno  ; anzi  difturbando, 
ed  occupando  gli  organi  nccctfarj  , ot- 
turando i pori , e fermando  il  langue, 
c i liquidi  ,quclthc  tocca  , in  pietra-» 
converte  ; e qui  polliamo  ripetere  i 
ver  li  di  Cvvidio  pii  riferiti  , i quali 
fanno  menzione  del  fiume  de'  Ciconi , 
di  cui  le  acque  impictrifeono  le  vifcc- 
rc  di  chi  le  beve  . 

rj.  Giova  a quella  nollra  opinione 


quclche  fc riffe  Tommalò  Villis  De  Fer- 
mentat  ionv  cap.  3.  il  quale  la  fermenta- 
zione concedendo  nella  profonditi  del- 
la Terra,  dice  -,  che  ne'  minerali  duri  lìa 
più  tollo  congelazione  . Mineralium 
in  priuiis  duriorum  generano  congelatio- 
nem  fotius , quàm  jertnentalionem  indixit ; 
quia  nimicati  principia  bxc  ( cioè  fer- 
mentativa ) in  fubjetto  q uopi  am  coale ~ 
Jcentiafiguntur  adet , & tanquamvincu- 
lis  colliganiur  , ut  Je  neutiquam  movere , 
aut  ab  invicem  dijeedere  q ueant.Hujuj mo- 
di fixalio  quippe  depende t à copia  , cjr 
majori  proportio.ie Jatis,  & Terrx(quan- 
doqne  cura  addi  t ione  Julphuris)  quam  Jub- 
ejtjpirilus  ,ant  aqux . Nimiràm  fa' , CJ" 
terra  nànutijjmè  contatta,  & ujque  i/t_» 
vaporetti  rejotuia  , /e  invicem  comprehen- 
dunh&in  maceri  atti  dura»h&  non  dente) 
rejolubilem  obrigejcunt ; c ciò  va  provan- 
do con  varj  elcmpj  . Nel  Cap.  prece- 
dente abbiam  dett  > , che  nel  fugo  pe- 
trilico  vi  freno  i fali.la  cui  virtù  t d’in- 
durire i corpi:  e lo  Hello  inlìgne  Bagli— 
vo  ha  ciò  largamente  fpiegato  ; ficchè  ì 
l'ali  liefli  fono  valevoli  a togliere  quel- 
la vegetazione , quando  puic  vi  folle . 

16.  11  finto  Alberto  Magno  De  reb. 
melallic.  lib.  1.  tratt.z.  dopo  aver  detto 
•con  Avicenna  , che  li  veggano  pietre  , 
le  quali  cosi  dentro,  come  fuori  abbia- 
no l’ immagine  degli  animali,  c che  ne’ 
luoghi  ove  fpira  la  forza  petrificn , la— » 
mcdeiìma  converta  1’  animale  in  pie- 
tra,niente  mutando  i membri  internile! 
elicmi:  foggiugne  , che  gli  animali  fie- 
no materia  delie  pietre  , c che  quelle-, 
'fieno  pietre  falle»  non  troppo  dure,  per 
cagione  della  forza  del  fugo  pctrifico  *. 
c che  la  Gorgone  » la  quale  nelle  favo- 
le -convertiva  in  pietre  i riguardanti, 
non  altro  lignificar  debba»,  cne  la  virtù 
forte  de'  minerali , cioè  il  fugo  petrifi- 
co  . Quello  è dunque  la  Gorgone,  che 
toglie  agli  animali  c la  vcgetazionc.c  la 
natura,  c’1  moto  , cd  in  pietra  gli  con- 
verte ; del  che  più  ditfufamentc  lcrive-  i 
remo  grattando  de’corpi  impietriti;  on- 


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Velia.  Vegetazione  delle  Pietre.  Gap.  IX.  79 


de  la  terra  petrificata  nella  miniera—», 
non  è più  atta  a poter  vegetare . 

A R.  T I C.  IV. 

Se  la  Vegetazione  delle  "Pietre  molitore 
fi  pojja  collo  fimUitudine  delle  fteffe 
con  gli  animali . \ 

17.  A Tferma  Io  fletto  dotto  Bagli- 
yo  » che  le  Pietre  fieno  alU_j 
piante  , ed  agli  animali  ih  tutto  Umili; 
e però  nella  ltctta  guifa  fi.  nutrifeano  , 
vegetino , e credano  , ciafcheduna  nel- 
la fua  miniera  ; cioè  gli  animali , e le-, 
piante  per  juxtà  pofitionem  della  parti- 
cella  nutritiva  alia  parte  da  nutrirli  per 
mezò  de'  proprj  canali , ed  organi  : le-» 
pie  tre  per  poros  ad  poros . 

*8.  Sono  certamente  fienili , perchè 
tutti  mifli  fi  dicono  , c fi  fanno  tutti 
da'  proprj  femi  fe  però  fotte ro  limili 
inquanto  a tutte  le  parti  » e non  diffe- 
rillero  per  l’ ordine  loro  , bifognarebbe 
concedere  altresì  alle  pietre  1’  animi—» 
vcgetevole.»  e così  toglierli  dall'  ordi- 
ne degl’  Inanimati ..  Non  fono  difeon- 
vencvoli  gli  ordini  della  natura  diftri- 
buiti  dagli  Antichi  •;  perche  nel  primo 
fono  collocati  gl*  Inanimati  fenza  l'ani- 
ma vegctevole  , come  abbiam  detto 
nell'  ^irtic.  s.  nel  fecondo  gli  Animati 
vegetevolì  : nel  terzo  gli  vittimati  vege- 
terai Jenfibili : nel  quarto  i Ragionevoli. 
Quelli  ordini  fletti  fi  veggono  nella  fa- 
gra  Scrittura  apertamente  /piegati  ; co- 
si la  differenza  delle  loro  produzioni 
eziandio  ;poiccEc,  deferivendo  il  fagro 
Jilorico  la  Creazione  del  Mondo  Cenef. 
cap.  i..  tutti  gli  ordini  diltingue  . Fa_» 
menzione  del  primo  ordine  » cioè  degl' 
Inanimati  ,e  gli  fpiega  folo  colla  voce 
Terra , niento-di  anima  , o di  vita  , o di 
vegetevole  attribuendogli  ima  che  Di- 
ri t Deus:  congregentur  aqux,  qua  fub  Ce- 
fo funt , in  locum  unum , dr  appartai  ari- 
da'. & fattameli  ita  : Etvocavit  Deut 
aridam , Terramicongregationefque  aqua- 


rum appellavi t maria.  Nella  Terra  tut- 
ti i follili,  le  pietre,  i metalli,  e i mine- 
rali fi  comprendono  . Nel  terzo  giorno 
efeò  i Vegctcvoli:  Et  aiti  Germinet  ter- 
ra ber  barn  vi  rentem , dr  faci  e st em  fernet 
juxtà genus  fuum , lignumque  facient  fru- 
ii um  , dr  babens  unumquodquefementem 
fecmdùm  fpcciemfuam.Neì  quinto  gior- 
no creò  i pefei , c gli  uccelli , che  han- 
no fenfo,  e vita.  Dixit  etiam  Deus:  “Pro- 
ducani  aquxreptfle  anima:  viventi t , &•, 
vo'atile  fuper  terram  fub  firmamento  Cali. 
Creavitque  Deur  Cete  granita  , & omnem 
animam  viventem,  atque  motabilem,quam 
proiuxerant  aqux  in  fpecies  fuas , &■ 
omne  vo'atile  fecund  im  genus  fuum  : e gli 
bcncdilfc  , acciocché  credettero  , c lì' 
multiplicattcro  . Nel  fello  giorno  creò 
prima  gli  altri  fenfìbiti  , ed  animali: 
Vroducat  terra  animam  viventem  ingene- 
refuo  Rumenta  , dr  reptilia , dr  beflias 
terrxifecmi.m  fpecies  fuas;  e poi  creò  i 
Ragionevoli  : Fdciamus  hominem  ad 
imaginem  ,dr  fimilitudinem  no' tram  , ir 
prxfit  pifeibus  marir,  dr  volatilibw.  Cal- 
li, ir  belìiis,  drc.  Lo  (letto  ordine  ripe- 
tè: Ecce  d:di  vobis  omnem  herbam  afe- 
rentemfemen  Jupcr  terram,  c 'T  univerfa _» 
tigna  tqn£  babent  in’femetipfir  fementem 
generis  fui  , ut  fini  vobis  in  efesini-  dr, 
cuntìis  animantibus  terrx,omn\que  volu- 
cri  Celi , ir  univerfis,  qux  moventur  in _» 
terra  , dr  in  quibus  efi  anima  vivens  , ut 
babeantai  vefeenium ; fenza  far  menzio- 
ne del  primo  ordine  degl'  Inanimati, 
che  fono  privi  di  vita  . 

19.  Hanno  gli  Animali  il  ventrico- 
lo, a cui  appartiene  T appetire  , il  rite- 
nere , e’1  cuocere  gli  alimenti  , e col 
mezo  della  fermentazione,  eccitata  irv 
lui  dal  fermento  digettivo,  tramutargli 
in  chilo  . Quello  per  lo  Piloro  patt\_» 
agl'  interini  fittili  » ove  col  mezo  de* 
fughi  biliofò,  e pancreatico , lafciate  le 
porzioni  fecciofe  per  gl'  inteflini  gradì, 
r altre  più  pure , ed  atte  a nutrire  fono 
facciate  dalle  boccuccie  delle  vene  lat- 
tee » c fi  portano  alle  glandole  del  Me- 

fen- 


So  Ifior.  delle  Gemme , e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lih.I. 


fcnterio:  e fatto  più  dilavato  per  lo 
mcicolamcnto  della  linfa» parta  al  facco 
Pcqucziano  e comune  ; ed. indi  per  lo 
condotto  del  Torace  nella  vena  Affil- 
iare: e giugnendo  alla  fine  al  deliro 
ventricolo  del  cuore  » col  l'angue  lì  um- 
ile » come  difl'ero  Godofrcdo  Mcbio, 
Silvio  de  le  Boè  , c Graaf  ; benché  in 
qual  maniera  , e per  quali  vMì  il  moto 
nel  chilo  hello  dagl’  intellini  alle  altre 
parti  li  faccia,  al  dir  di  Ttmullcro  Tom. 
i.lnjtit.  Medic.part.ì  fnp.18.non  Ila  an- 
cor certo  appo  gli  Autori  , i quali  a_> 
fpicgarc  più  minutamente  il  fuo  lavo- 
ro, e le  parti,  c la  fabbrica  de’  vali  Ud- 
ii , con  molta  diligenza  fi  affiancano  j 
facendo  vedere  la  gran  macchina  , c ì 
glande  apparato  de’  vali,  e l’indulfrio- 
io  artificio  della  natura  , necertarj  u 
preparare  1’  alimento  , e diftribuirlo 
per  le  parti  del  corpo;  acciocché  fia  ba- 
ifevolc  a poter  vegetare,  e nutrirli. 
Vollero  Tommafo  V'illis,  c Malachia—» 
Trullon,  che  la  materia  del  fugo  nutri- 
tizio fia  il  Chilo  mcfcolato  col  Angue, 
c preparato  col  mezo  della  C ircolazio- 
ne  , colla  quale  fi  difiribuifee  per  tutte 
le  parti  del  corpo, acciocché  fi  nutrica- 
no; benché  Cimo  Ouicton  , che  quello 
fugo  fi  prepari  nelle  glandolo  del  Mc- 
fcntcrio,  le  quali  comunicano  co’i  ner- 
vi , e s’ incominci  a difpenfa re  dal  cer- 
vello , c dalla  midolla  Ipinalc  , da  cui 
nalcono  i nervi,  che  portati  da  tutte  le 
arti  del  corpo  alle  mede  ime  , diìtri- 
uifeono  tal  fugo  nutritizio  ; confcf- 
fando  però  gli  UeffiC  arlcton  , Gliflo— 
nio,  cd  Lnzio»  che  non  fappiano  « come 
tal  fugo  al  cervello  fi  trasferita  . Fu 
nccertaria  la  nutrizione  agli  animali 
col  mezo  degli  alimenti  ; acciocché  fi 
ristori  di  nuovo  quckhc  fi  perde  , eie 
' nuove  particelle  del  nutrimento  occu- 
pino il  luogo  delle  perdute  ; c cosi  l* 
animale  fi  confei  vi , c fi  aumenti  . Ma 
c pur  grande  la  macchina  de’  vati  , 
delle  parti  tutte  del  corpo  , ncce.Iarie 
a’  varj  ufi,  che  qui  fpiegar  non  dobbia- 
mo . 


20.  Ancorché  però  altra  opinione 
i Cartelìani  difendano  ;*  non  è quella—» 
nondimeno  cosi  certa,  che  quietar  pof- 
fa  l’ intelletto  , e non  fia  a gravi  ditti— 
culti  fottopolta. Stimano  ogni  Animale 
cfl'cre  un’Automato  pi  ivo  dianima  ferr- 
fitiva  , il  quale  viva  a forza  di  ordigni  * 
di  cui  vogliono, che  fia  comportala  fila 
macchina  ; onde  Macchinati  fono  det- 
ti i Cartcfiani  lleffi  . Negano  quelli  un 
principio  animato  nelle  Bcflic  » c ne 
hanno  fcritto  De  la-Chambre*  il  P- 
Pardics  , l’ Autor  della  Filofofia  Rur- 
gnndica . Ha  voluto  il  Pafcoli  falvar 
1’  Anima  delle  Bcflic  ; cd  il  P.  San*- 
guens , che  ha  ridotto  allo  Scolartico 
ciò  che  di  1 ilofofìco  il  Maighani  con 
altro  ordine  più  difiùfanrcntc  compo- 
fc  ..Il  Dottor  Dionific-Andrca  San- 
caflani, Medico  di  Comecchiofin  un  Di- 
morfo fopra  un  Mortro  , che  fi  legge 
nel  Tom.  III.  della  Galleria  di  Minerva  , 
afar/^29j.  ilima  , che  col  Pafcoli  non 
fi  fappia  nè  meno  in  che  confida  1 cf- 
fenza  reale  de’ corpi,  e coi  Sangucns» 
per  la  debolezza  de’  fuoi  fondamenti, 
vacilli  troppo  1‘ elìllcnza  delle  anime 
de’  Bruti  : c crede  , che  Ila  diffidi  cofa 
il  determinar  , fé  le  Bclìie  fieno  pur«__. 
Macchine , o corpi  animati  . Qui  non 
crtendo  comodo  di  cfaminarc  tuffo  ciò, 
che  nell’  Animafiica  fi  é introdotto  , 
ftimumo  convenevole  in  quella  occa- 
fione  non  contraddire  all’  ordine  flabi- 
lito  dagli  Antichi , e fupp  dio  dallo 
Hello  haglivoxiò  ballando  per  la  que- 
ftione.che  abbiamo  per  le  mani;  j>cuhc 
poi  in  una  particolare  Viflcrta^tonc  ne 
fcrivcrcmo  . 

ir.  Le  Piante  fono  affatto  fimili 
agli  Animali  , benché  penfino  alcu- 
ni Moderni , che  quelle  non  abbiano 
bifogno  di  anima  per  poterli  nutrire  ; 
ed  c quella  un’ altra  opinione  , eh?-» 
lunga  cfamina  ricercarcbbe.  PicrGaf- 
fenao  va  largamente  spiegando  aver  la' 
Pianta  le  fue  parti  affatto  fimili  all’Ani- 
male,c le  operazioni  d’amenduefi  valì,c 

quanto 


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Della  Vegetazione  delle  "Pietre . Cap.  IX.  8 1 


miiftto  vi  bifogna  per  la  generazione  , 
per  la  nutrizione  , per  1’  aumenta- 
zione , ptfr  la  confiervazione , c per  la_* 
diffoluzione . Ha  la  Pianta  il  fuo  (eme 
limile  a quello  degli  Animali,  ha  le  lue 
radici  a guifa  delle  vene  umbilicali , da 
cui  1'  alimento  fucciarc  lì  polla  , e pre- 
parato diltribuirlì  alle  lue  parti , come 
negli  Animali  è la  vena  umbilicali 
colle  lue  varie  boccuccie,  colle  quali  lì 
attrae  l’alimento  , che  preparato  nello 
ltomaco  , nelle  altre  parti  li  trasfonde  ; 
come  abbiam  detto  ne'  noltri  Elofj  'Ac- 
cademici » Tom.  i.  Elo&.  j 6.  c 52.Cia- 
fchcduna  pianta  ha  la  radice  , le  fibre  , 
c i nervi  : ha  la  corteccia  per  cute  ; la 
polpa  del  frutto  limile  alla  carne  : i 
condotti  de’  fughi  nutritivi  per  vene  ; 
i fughi  Itefii  per  l'angue  : i fluii  per  of- 
fa : c la  ferra  nei  utero  ; anzi  il  Mal- 
pigli , che  per  io  itudio  , c per  le  fpe- 
rienze  fatte  nelle  pianteci  è renduto  di 
gran  fama  , come  abbiamo  dimollrato 
nella  nollra  Ital.  Ietterai,  offervò  nelle-» 
Piante  la  circolazione  del  fugo  ,odell’ 
umore  affatto  limile  alla  circolazione-» 
del  fanguc  negli  Animali . Dice  il  Gaf- 
fcndo , che  tutta  la  Pianta  è dotata  del- 
la fua  anima  , la  quale  (la  corporea  , 
cioè  una  certa  folla n za  fparfa  per  la-» 
pianta,  che  a guifa  dello  fpiritolo  fiam- 
mella, fia  molto  fiottile, pura, ed  attuo- 
fa  , e che  s’ indcbolifca  per  mancanza 
d’alirrrcnto  , o lì  foffoghi  per  abbon- 
danza di  umore,  o lì  cfali  per  l’ardore, 
o fi  geli  per  lo  freddo  . Dimolìra  , che 
la  Nutrizione  fia  una  continuata  gene- 
razione , c che  la  vita  dipendala  un 
continuo  moto,  che  non  lì  fa  fenza  ca- 
lore , c che  non  manca  alla  pianta  tut- 
to quelche  lì  vede  negli  animali , nc- 
celTario  a gcnerarfi,  a crefcerc,  a vege- 
tare, ed  a confervarfi.  Ma  di  tutto  ciò 
bilógna  leggere  le  molte  offervazioni 
del  celebre  Malpighi  . ■ 

22.  I.a  Pietra  , che  non  c altro  che 
terra  impallata,  e indurita  , niuna  lìmi- 
glianza  può  aver  colle  piante  , e con_» 
Tom.I. 


gli  animali  ; perchè  è priva  di  tanti  or^ 
gani , c vali , alla  vegetazionc’alfai  ne- 
ccilarj . Se  figurar  ci  vogliamo , eh-—» 
tuttala  mafia  della  pietra  nella  lua  mi- 
niera racchiufa,  Ila  come  un'albero  , o 
un’animale , che  nel  fuo  utero  e matri- 
ce vegeti , c crefca  : non  foto  non  po- 
tremo offervarvi  i fuoi  membri  , i fuoi 
organi,  cì  grande  apparato  de'  vali  per 
tirare  , lavorare,  e dìiìribuire  l’alimen- 
to ; ma  faremo  pur  collretti  a coniìde- 
rarlo  a guifa  di  un  cadavere  fidato  , c 
indurito  dal  fuo  fugo  petrifico  , e dal 
fale  ; perchè  prima  di  ricevere  tal  fugo, 
non  c pietra  , nè  può  crefccre  , effondo 
.fola  terra,  come  abbiam  detto  » 

Non  poffono  i pori  della  Pietra  fare 
uficio  di  canali , e di  organi,  alla  vege- 
tazione affatto  neceffarj;  perchè  ezian- 
dio gli  animali  , c le  piante  hiyino  i po- 
ri in  tutte  le  loro  parti  , i quali  dagli 
organi  llcfli  fono  didimi  ,*  e ad  altro 
ufo  dalla  Natura  ordinati  lì  veggmo  . 
Servono  i pori  non  a far  crefccre  là  pie- 
tra 5 ma  a ricevere  le  particelle  umide  , 
che  vagliono  a dilatare  , c rarefare  al- 
quanto la  ltcffa  pietra  i il  die  fa  appa- 
rire , che  crcfcano  , come  ben  prclìo 
diremo  . Non  tutte  le  pietre  nella  mi- 
niera loro  hanno  l’ intera  durezza  ;ma 
fono  ivi  più  molli  : e polle  all'aria,  più 
dure  , c più  fecche  divengono  ; come 
dimofiraremo  : c ciò  lo  ueffo  Paglivo 
concede  . Sefoffe  alimento  quell'  umi- 
do infinuato  per  li  pori  , come  foflanzi 
corporea , valcffe  ad  otturare , e riem- 
piere i pori  lleflì»  c farebbe  dura  la  pie- 
tra nella  lleffa  miniera  , che  niente  lì 
liemarcbbc  di  grandezza  q .andò  è 
rccifa . 

2^.  Si  fa  nelle  Piante  , e negli  Ani- 
mali la  Nutrizione  per  i ntus  fujceptio - 
«em  dell’alimento , come  fpiegano  i Fi- 
fici;e  benché  dicano  al.  uni  de'  Moder- 
ni, che  per  intus-fiferpt' onem  fia  anche 
per  addìtionem  partii  aifartem  ;o  pure 
per  ji  xtà-po'itioum  . ella  particela  nu- 
tritiva alla  parte  , che  lì  ha  da  nutrire; 

L * ' nul-  • . 


82  1/lor.  delle  Gemute, e delle  Vie  tre  di  Giacinto  Gimma.Liù.Ii 


«uIladiin?no  (ì  vede  , che  altra  virtù 
abbia  l’alimento  nelle  pietre*  nelle-* 
piante,  e negli  animali  . Non  lòno  nel- 
le pietre  gli  organi  » e gli  linimenti 
necelfarj  per  renderli  valevole  a prepa- 
rar l’  alimento  Hello  ; c per  Ir  pori  del- 
le pietre  non  folo  <gni  altro  umore-* 
non  atto  a nutrire  fi  può  introdurre  i 
ma  il  fugo  lidio  petrifico  , il  quale  Uf- 
fa * e coagula  il  medefimo  alimento , c 
indura  il  corpo  ; e tutti  quelli  umori, o 
fughi  petrifìci , pollóne  riccverfi  dalla 
pietra  o per'intus-fufcepiìojiem-.o  perjux- 
tà-pD fitto nem;  c non  abbiamo  alcuna  ri- 
pugnanza a ciò  atl'crire;  perchè  in  niun 
modo  fono  a nutrire  valevoli . Hanno  . 
le  Piante  le  fue  parti  determinate  , ove 
fona  gli  organi  atti  a ricevere  Pali  men- 
to ; come  c la  bocca  negli  animali,  con 
cui  il  cibo  riceve  ; ma  la  pietra  efsendo 
porola  da  tutte  le  fue  parti , ben  mo- 
lta , che  i pori  non  fieno  i vali,  con  cui 
ricevano  l'alimento>o  perjuxti-pofuio- 
nem , o per  inlus-J'ufeepiionem  . 

24.  Può  talvolta  crcfcer  la  pietra 
ver  additionem  partir  ai  partem. non  per 
forza  dell'  alimento  i ma  perché  alla 
pietra  nuova  materia  fi  aggiugne,  per 
cui  pare,  clic  venga  a crefccrc.Pcr  Spie- 
gare » che  quello  crefcerc  per  additio- 
nem partir  ad  partem  non  fi?  vegetazio- 
ne , recaremo  qui  un’  efempio . Scheda 
Terra  metteremo  una  goccia  di  acqua  % 
tanta  terra  farà  inumidita  , quanto  fpa- 
zio  di  terra  farà  bailcvole  1‘  acqua  ad 
inumidire;  e 1’ altra  non  bagnata,  ri- 
marrà qual’  era  lenza  l’ acqua  : ma  fc 
diecc  goccic  faranno  , e non  una  di  ac- 
qua , maggiore  farà  la  terra  inumidita  ; 
perchè  farà  maggiore  la  porzione  dell’ 
acqua  . Efc  alla  bagnata  fi  aggiugnerà 
nuova  acqua  , la  medefima  diltendcn- 
dofi  bagnarà  la  terra , che  circonda 
l'altra  già  bagnata:  quella  feconda  ter- 
ra fi  può  dire  aggiunta  alla  prima.Così 
appunto  fuccede  ad  una  generazione  di 
pietra  ; perchè  ne’  corpi  impietriti  ai- 
tiimcnte  avviene»  Tanta  porzione  di 


terra  difpofta  diverrà  pietra  , quanta 
farà  toccata  dal  fugo  petrifico  : c cre- 
dendo la  quantità  del  fugo’,  c dila- 
tandoli , maggiore  fai  àia  quantità  del- 
la pietra  ; c conforme  Io  Hello  fugo  li 
aggiugne  , cosi  Interra  viene  ad  aggiu- 
gncrli . Non  accade  così  alla  pianta-,* 
cd  all’animale  : crefce  dal  fuo  feme  la 
pianta  , edufeita  fuori  della  terra  , va 
credendo»  c dilatandoli  , come  crcfcc 
l’ alimento  ,che  riceve  : onde  ha  la  fila 
grandezza  dall’ alimenta  per  quella 
virtù  intrinfeca,  la  quale  a lei  comuni- 
ca l’anima  vegctevole  ; c ben  li  vede-*, 

• non  e Hcr  circondata  ,éhc  dall’aria  ; ma 
la  pietra  lidilata  con  quella  porzione 
di  terra  , che  la  circonda  » 

2 5 . Può  fpiegarfi  quella  generazio- 
ne delle  pietre  coll’  efempio  della  ge- 
nerazione delle  perle  » di  cui  abbiam_» 
difeorfo  nella  Dilfcrtazione  De  Fabulo- 
jts  lAnimalibuf  part.  5. cap. 3.  e ne  fcri- 
vcrcmo  a futticienza  al  luo  luogo  in_» 
quella  litoria  . Sono  le  perle  ammana- 
ti liquori  dclle-Couchigiic , generate 
per  la  continua  fuccclfionc  delle  pelli- 
cole » che  fi  coagulano  dal  fale  concrea- 
to a guifa  delle  pietre  , come  dice  l’ fj— 
monzio  irati,  de  Febei  bue  cap » 8»  7. 

quindi  fcnfibilmcnte  altra  liquore  fuc- 
ccde  , cliammaira  , e così  crcfcc  ; c-» 
nella  HclTa  guifa  le  Madrcperle' fi  for- 
mano • Ma  tutto  che  fi  faccianole  per- 
le nell’  animale  , non  però  fonavege- 
tcvoli , nè  colla  nutrizione  fi  accrcfco- 
no  ; c più  prefio  per  additionem  part  ii 
ai  partem  , e dell’umore  all’  umore  . 
Nella  Itola  gii  fi  farli  altresì  le  pietre 
ne’  reni  » e nella  vclcica  degli  Anima- 
li , tutti  i Filici  confermano  , c nel  Lib. 
4.  cap.  13.  num.  7.  portammo  gli  efem- 

Sj  trattando  delle  Pietre  dell’  Uomo  . 
riferiremo.  1*  Ago  crinale  introdotta 
nella  vefcica  , if  quale  li  trovò  circon- 
dato di  moltifiìmo  Tartaro  , c materia 
pictrolà  , e così  grande,  che  avea  chìu- 
fo  il  foro  della  vefcica  • Così  ofi'crvò 
il  liorclli  una  pietra  nella  vefcica  , i$ 


Leila  Vere  tastone  delle  "Pietre  . Cap.  IX.  83 


tiil  fi  trovò  un  nocciuolo  di  pietra»  che 
da’  reni  nella  vcfcica  calato  , avea  ri- 
cevuto iljlio  accrcfcimcnto  a laminec- 
te  ; onde  s’era  formata  la  pietra  » 

26.  In  tutte  forfi  le  pietre  , an2i 
nelle  comuni  ,di  cui  fi  formano  gli  edi- 
fìci , c chiara  quella  addizione  di  par- 
ti i ad  pariem  ; poicchè  hanno  le  lue 
parti  a guifa  di  lamine  grofTe  > per  cui 
Facilmente  romper  fi  poffono  » e divi- 
derli ; altrimentc  non  c facile  romperle 
lenza  fmimizzarle  ; il  che  ben  fanno  gli 
Artefici  quando  preparano  le  pietre  » 
quella  parte  di  mezo  le  lteflc  lamine  » 
come  una  linea,  ritrovando.  Lconc-Ba- 
tiita  Alberto  lib.  3.  De  re  redific.  c.  7. 
apertamente  ferirle»  che  nelle  pietre-, 
vi  fieno  le  ver. e » fecondoechc  la  mate- 
ria vi  fi  c fpaifa  f pia  > c fi  fono  forma- 
te le  incrullazioni  ; come  rapporta  Pier 
Gregorio  Toloiàno  Sitila*.  .Art.  Mi- 
rai'. lìb.  56.  cap.  Sono  quelle  lamine, 
o grolft,  o fonili , fecondo  la- divertiti 
delle  pietre  j in  alcune  però  fonò  appa- 
renti, c fottili,  come  nella  Pietra  di 
Genova,  nel  Talco  , ed  in  altre  limili . 
Ofservò  lo  ltcffo  nelle  Gemme  il  fioi- 
lc  ; fpczialmentc  nelle  Gemme  crude 
dell’ India  Orientale,  dure,  e che  hanno 
dell'  azurro  , appellate  Gr ijolette  da’ 
Germani , in  cui  vi  fi  feorgea  il  grano  : 
e dicea  il  perito  Artefice  nel  lavorare  i 
fieilli,  che  quelle  pietre  con- faci! ti  fi 
tagliavano  fecondo  la  foglia  del  fuo 
grano . Più  volte  olfcrvò  eziandio  lo 
ileffo  in  alcuni  Granati  Inglctì  » in  cui 
tagliandofi  ben  fi  feorgevauq  le  giuntu- 
re di  fottili  foglie  * o di  piani  »da  quali 
cran  formati  . Così  udì  da  un  Gioiel- 
liere , che  nella  loro  arte  era  cola  ma- 
nifefia  renderli  allatto  imponìbile  ta- 
gliare il  Diamante  per  traverfo  del  fuo 
grano  in  forma  di  Croce  ; ma  che  facil- 
mente fi  tacliava,quando  trovava!!  il 
principio  della  finca  , c quella  parte-, 
della  pietra  , verfocui  dovea  fmngcrfi 
lo  finimento  atto  a tagliare  . Duamel 
in  Vbilof.  Burgund.  Tom.  5.  pari.  z.  De 


TolJil.  cap.  5 .num.  3.  afferma  ancora  , 
che  le  gemme  , e i fai  i fi  formano  di 
varie  laminate;  tanto  che  ne’  Diaman- 
ti quelle  commiifure  » e fibre  fi  veg- 
ano  » e fecondo  quelle  da’pcriti  arte- 
ci  tagliare  fi  poflono  . Soggmgnc  non 
effervi  dubbio , che  quelle  lam  nette 
fottili  firme  fieno  cagionate  dal  fugo  , 
che  va  a poco  a poco  crelccndo  » come 
nel  talco*  o ne’  crifialli  del  vitriolo  fuc- 
<cdc  . Lo  Ileffo  Bagli  vo  De  Vegetai.  la- 
pid.  dopo  aver  detto»  che  il  Diamante, 
il  Granato  > il  Crifiallo  » I Ametifto  , 
crcfcono  fopra  1 fuoi  filati  in  maniera, 
che  fembrano  grani  nelle  fpighc  : con- 
icità , che  ila  dubbio  » fe  crefcano  per 
alimento  intuì  fufcepturth  o pine  per  ap- 
pojitionem  partii  ad  pariem , o per  inerti - 
Italiane  : c che  più  probabile  qilelto  fe- 
condo fi  fiima  da  molti  ; poicchè  quelle 
cofc  , che  dal  fugo  s'impicn  ifeono,  nel- 
lo ltclVo  modo  crefcano  , e fi  accrefra- 
no  , ’ come  fi  ollerva  nelle  pietre  , che 
negli  animali  fi  fanno,  c ne’  corpi  pie- 
trofi  di  quella  fpczic  » Così  porta  , che 
il  Celiò  fi  gonfia  colla  giunta  di  nuovo 
umore  , c di  ciò  cita  il  Duamel  lib.  2. 
cap.  6,  De  FoJJilib.  Quello  dunque  non 
c vegetare  ; ma  creicele  per  additìonettt 
partii  ad  pariem;  fccondocchc  il  fugo  vi 
fi  accrclce  , c forma  laminate  una  fo- 
pra  l’altra  . Nelle  Miniere  ancora»  non 
foto  le  pietre  hanno  le  loro  come  lami- 
nette  ; ma  la  compolizionc  tutta  è a 
llrato  fopra  firato  ; non  fblo  inoltran- 
do una  notabile  divifionc  tra  gli  firati; 
ma  talvolta  di  colore  differente  dalla 
pietra  ;c  ciò  non  fole  l’abbiam  veduto 
nelle  pietre  vive  ; ma  nc’  tufi  . Segno  c 
ciò  » che  la  pietra  fi  c indurita  > fecon- 
do che  vi  c ginnto  il  fugo  parifico  * ed 
c crcfciuta  per  adiUionrm  partir  ad  par- 
imi. Vi  fono  ancora  cave  di  pietre  vive* 
che  qui  dicono  Tettar}  * che  fon,'  tutte 
compoflc  di  pietre  a guifa  di  tavole  , 
grandi  * c Cottili  di  varia  maniera;  tanto 
che  dalle  fleilc  non  fi  polfc no  cacare 
pietre  erode  ; ma  folo  delle  fottili*  cy- 
r I.  2 rtre 


84  ìfior. delle  Gemme  ^ delle  Vie  tre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


me  fc  foficro  tavole  piane . 

27.  Ciò  fi  fa  chiaro  dallo  llcfso  Boi- 
lc  , cercando  come  le  Gemme, che  in- 
tere pietre  apparifeono  , vengano  tinte 
da  varj  colori , come  il  Sardonico  , e 
certe  altre  ; il  che  vide  altresì  nelle 
chiare  . Egli  rifponde»  che  una  porzio- 
ne di  materia,  imbevuta  di  certa  tintu- 
ra del  colore  della  gemma  , fu  prima 
formata  ; c poi  altro  fugopctrifico  tin- 
to di  altro  colore  efierlì  coagulato  vi- 
cino a quello  : e così  cfscrli  tutte  am- 
malate in  una  fola  pietra  . Avviene  Io 
flcfso  nelle  tinture  : e dice  avere  avuto 
un  Sardonico  di  tre  colori  difiinto,cioè 
di  nero  , di  callagno  , c di  cer  uleo  : c 
bilògna  dire , else  lìa  accaduto  per  le 
tinture  metalliche  diverfamentc  feon- 
trate  ; delle  quali  fcrivcrcmo  nel  cap. 
de’  colori . 

28.  Lo  ficfso  Baglivo  prova  da  Ste- 
llone , che  fc  un  corpo  folido  è circon- 
dato da  altro  corpo  folido  , quello  è 
prima  indurito  , che  dall'altro  è conte- 
nuto ; però  in  quelle  pietre  , in  cui  li 
veggono  rinchiuli  crilìal!i,marchcfitc  , 
ed  altri  corpi , fono  prima  formati  i cri— 
Balli , c i corpi  Beisi  rinchiuli . Dun- 
que crefcono  le  pietre  per  additionem 
pari  ir  ad  partm  , o che  i corpi  lòlidi 
iieno  flati  racchiufi  in  altro  corpo  foli- 
do, oche  lclamincttc,  eie  foglie  fi 
formino  ; c così  fu  prodotto  il  Piropo 
mezo  Piropo  , c mezo  Zaffino  ,e  fimili 
dal  Baglivo  riferite  nell'  Ofj'erv.  n.ll 
Duamcl  l.  c.  num.  f.  dice,  che  nelle  du- 
riffime  pietre  dell’  india  alle  volte  li 
trovano  le  gemme;  c perche  quelle 
co'i  fughi  metallici  ottimamente,  e per 
tnttc  le  fuc  parti  fi  mcfcolanotcal  tut- 
to probabile  , che  quello  mefcolamen- 
to  fi  faccia  , quando  i corpi  fono  fluidi; 
perche  le  foltanze  dure  mcfcolarc  bene 
tra  loro  non  fi  pofsono:  ficchc  non  può 
efservi  vegetazione  nc‘  corpi  fluidi  : c 
tutte  le  pietre,  prima  di  elfcr  pietre,  fo- 
no corpi  fluidi . Dice  ancora,  che  mol- 
te pietre  » le  quali  a'  Diamanti , o ad 


altre  gemme  fono  fimili, crefcono  furia 
fopraì'altra : c quelle,  che  vi  nafeono» 
lalciano  una  cavità  inqueila , in  cui 
fono  crefciutc  . Lo  Bello  attenua  avve- 
nire nella  forte  foluzionc  del  nitro  , o 
dell'  alume  , in  cui  fc  vi  s’ immerge-» 
una  bacchetta  di  legno,  fi  attaccano 
fubito  alle  Belle  certe  concrezioni  coa- 
gulate , fimili  a’  criftalli . Porta  folle  r- 
vazione  del  Boilc  , che  vide  una  pietri 
limile  al  crifiallo  , e bene  figurata,  che 
era  crcfciuta  verfo  un  filo  metallico , e 
ramofo , il  quale  egli  Himava  elfere  di 
puro  argento  . Riferifce  ancora  , che 
lcfofianze  vcgetcvoli,  ed  animali,  rac- 
chiule  nelle  dure  pietre  fi  trovano  ; le 
quali  erano  prima  in  una  terra  molle  » 
che  fi  è poi  indurita  dal  fugo  pic- 
trofo  . Di  quelle  fpezie  varie  pietre  ri- 
ferifce , c deferive  Anfelmo  Boezio:  ed 
altre  al  fuo  luogo  ancora  riferiremo  . li 
Beile  avea  una  felce  , in  cui  vi  era  un 
ferpente  bene  formato  , cd  intoi  tiglia- 
to  , Ina  lenza  capo  , cd  era  di  altra—» 
fpezie  di  pietra,  c più  chiara;  unto  clic 
prima  era  fiato  convcrtito  in  pietra  . 
Tutte  quelle  fpezie  di  pietre,  c tutte 
quelle  ofiervazioni  ben  dimofirano , 
che  dal  folo  fugo  parifico  fieno  lbt<*-» 
formate  ; c da  terra  , c corpi  liquidi  » 
prima  molli , poi  induriti  ; ficcliè  diino- 
llrar  non  pofibno  alcuna  vegetazione  i 
ma  il  loro  accrefeimento  per  additionem 
partir  ad  partem . 

1 9.  Quello  però  crcfccre  impro- 
prio, che  appelliamo  per  addi  tionem-r 
partir, non  c comune  a tutte  le  pietre  ; 
ma  folo  a quelle  , che  pa  jono  nafeere  ; 
poicchè  i corpi  impietriti , i quali  , in- 
finuandofi  il  fugo  pctrifico  nc'  fuoi 
pori,  s' indurilìrono  lenza  che  crcpa- 
no , non  pofibno  avere  alcuna  vegeta- 
zione benché  pofsono  talvolta  crefce- 
re  colla  giunta  di  una  crolta  , o tata- 
ro anche  fopra  . I corpi,  che  s’impictri- 
fcono,fono  molti  , c di  fpezie  differen- 
ti , che  diverfamente  il  fugo  ricevono 
o ne'  fonti,  o nella  terra , oall’aiii 


. Digitized 


Geogle 


4 


Della  Vegetazione  delle  Pietre . Cap.lX.  8 5 

«fittili  • E'fe  nella  miniera  fletta  il  fu-  della  Dijjertat.i.  Varii  argwnenti  moliti 
co  non  foprabbonda  , non  potrà  dila-  la  circolazione  dell1  acqua  del  Mare  ef- 
tarfi  per  indurire  maggior  quantità  di  fcr  limile  alla  circolazione  del  fangue 
terra  ; o fe  farà  abbondante,  potrà  dila-  negli  animali;  e dice,  che  ficome  quat- 
ta^ fucceirivamentc  , fenza  intervallo  tro  moti  fi  oflervano  nel  mare,  cosi  nel 
grande  di  tempo  , ed  ugualmente  an-  fangue  . Il  primo  dall'  Oriente  all'  Oc- 
darc  impietrendo  la  terra  con  invader-  cidcntc  *.  il  fecondo  dal  Settentrione  al 
la  . Non  è dunque  fempre  vero,  che  le  Mczodb  il  terzo  il  flutto,  c riflutto  co- 


se . 


V. 


A R.  J I C, 

Se  nelle  'Pietre  la  Circolazione 
coll’  acqua  del  mare 
fi  avveri . 

PRova  il  Baglivo  , che  fico- 
mc  di  tutte  le  cofc  create 
la  generazione  , e confervazionc  in  un 
certo  particolar  moto,  dovuto  ad  ogni 


jo. 


pctua . Cosi  in  qualche  modo  nel  fan- 
gucglillcffi  moti  fi  oflcrvano  : il  pri- 
mo dall’  Oriente  *dcl  cuore  nell’  Occi- 
dente delle  parti  inferiori  , ove  corre 

fier  la  naturale  gravità  : il  fecondo  dal- 
e parti  Settentrionali  delle  braccia  , c 
parti  del  petto  laterali  al  mezodì  del 
cuore,  con  moto  quali  orizontale  : il 
terzo  il  flutto,  c rilluflb,  comune  a tut- 
to il  fangue,  fopra  , eXottò  , a tutte  le 


corpo  fecondo  la  diverfa  ìiatura  di  eia-  parti  : il  quarto  della  filtrazione  per  le 

r I _ 1 l’.fl  niloO  ,rì rn  n t\ur  I /»  tri  in/lrtl rlfì- 


fchcduno,confifle;e  la  corruzione  quan- 
do celia  tal  moto  ; ondcbifpgna,  che 
il  corpo  prenda  altra  forma  , fpczie  , e 
natura  : così  la  generazióne  , e vegeta- 
zione delle  pietre  , c la  nutrizione,  di- 
pendono da  una  caufa  comune  ; e qnc- 
fta  edere  il  Mare,  c’1  fuo  moto  gencra- 
ledall’  Oriente  all’Occidente  , che  è 
quali  in  ogni  luogo;  e nella  Zona  Tor- 
rida tra’  i Tropici  fi  manifefta  . Quivi 
è così  forte  , che  da  altri  moti  partico- 
lari ,o  da’  venti  non  è impedito  : ed  in 
altri  luoghi  ciò  ancora  fi  oflcrva  , per 
cui  i naviganti  fono  motti  con  maggior 
fretta,  come  dall’ India  nell' Africa  , c 
dall’  Africa  al  Brafile  , ed  in  altri  luo- 
ghi . Il  moto  anche  del  mare  dice_» 
efier  cagionato  dalle  varie  prcfiìoni , 
come  dal  mare  fuperiore  all’  infe- 
riore , dall’ ingreffo  de' fiumi  , dall’ 
aria  , c dalla  Luna  onde  entra  il 
maic  ne’  luoghi  fotterranei  perii  pori 
della  terra  , che  tutta  è p ena  di  acqua, 
per  cui  polla  crcfcere  c vegetare  la_» 
pietra  colle  fuc  radici , e nella  fua  ma- 
trice a guifa  delle  piante . Nel  Cap.  $. 


vifccre,  c per  le  glandoleycciocchè  do-, 
po  la  filtrazione  fletta, terminata  la  de- 
purazione degli  umori,  c la  nutrizione 
delle  parti , il  fangue  ritorni  di  nuovo 
al  cuore  circolando  ; donde  ebbe  T ori- 
gine il  primo  moto  . Quello  medelìmo 
moto  dice,  che  fi  avvera  intuite  le 

!rod azioni  dc’liquidi,  de’fali  * de’  fotti, 
clic  terre  , delle  acque  , c degli  fpiriti» 
poicchè  col  calor  del  Sole  fi  Tanno  vz~ 
rie  fermentazioni  nella  terra  , nell’aria, 
c varie  generazioni , e corruzioni.  Così 
ancora  ne’  fotrerranei  luoghi  colla  for- 
za del  calor  centrale  , il  che  dimollra^ 
rono  il  Burneto,  c Francefco  Patrizj. 

)t.  Da  quelli  fentimenti,  i quali  più 
dilTufamcntc  fpiega  il  Baglivo,  egli  ca- 
va , che  le  acque  del  mare  perpetua- 
mente  feorrono,  c per  la  terra  circolan- 
do, fono  cagione  di  varie  produzioni;  e 
però  crcfcano  le  pietre , che  prima  fo- 
no molli , c vegetano  come  le  piante, 
e gli  animali,  per  edere  i pori  delle  pie- 
tre atti  a concedere  il  corfo  dell'  ac-| 
que  . Quella  ingegnofa»  ed  immagina- 
ria fimiliti^inc  di  cjrcqlazionc  dcu’ac- 

qua 


*4 


Digitized  t 


96  1/1  or. delle  Gernrnty  e delle  Tietre  di  Giacinto  GiwmaXil.V. 


Sua  del  mare  col  fanjrue, dovrebbe  mc- 
w io  provarli  colla  lìmilitudinc  degli 
organi  neceflù’i  j;  il  che  non  ha  egli  di- 
mofirato  : c non  folo  le  pietre; ma  tutti 
gli  altri  corpi  ancora  pormi  , e i legni 
reciti  , che  fono  lotto  la  terra  , conce- 
dono il  corfo  alle  acque  ; non  perdere*- 
feono  . Nc  li  può  avverare  la  circola- 
zione delle  acque  del  mare  nella  pie- 
tra , atta  a farla  crefeere  > come  negli 
animali  la  circolazione  del  faneue  , e 
nelle  piante  la  circolazione  dell'umore 
lì  avvera  ; perchè  la  pietra,  oltre  i pori, 
che  fono  comuni  a quali  tutti  gli  altri 
corpi,  non  ha  altresì  altri  vali  , organi, 
c condotti  per  la  fua  circolazione  par- 
ticolare necclTarj.  Il  faneue , come  difi- 
fc  il  P.  Rartoli  nel  fine  del  Trattato  drl 
Ghiaccio , fecondo  il  confcnfo  di  tutti 
i Tifici  moderni  , che  la  circolazione 
difendono  , c dimoftrano  , vii  per  le  ar- 
terie dal  centro  alla  circonferenza  del 
corpo,  c per  le  vene  torna  dalla  circon- 
ferenza al  centro  , che  c un  vcriffimo 
circolarli.  Hanno  però  le  vene  (portan- 
doli il  l'angue  dalle  artericalle  vene  per 
anali  omo  fa  , d r Jynafiomofa  ) la  loro 
tunica  membranofa  , compolta  di  fi- 
bre , c nelle  arterie  c doppia:  nell'  inte- 
riore caviti  delle  vene  vi  fono  le  val- 
vule  y o le  oltiola  dal  Sarpa  ollcrvate,  e 
dall’Acquapendente  dimoflrate  ; fi|>c- 
zialmentc  in  quelle  delle  braccia  , t-* 
delle  gambe  ne|  principi  de'  rami . Co- 
sì ancora  nel  tronco  della  vena  cava-» 
per  impedire  il  ritorno  del  (angue  ; e-» 
cosi  nelle  vene  per  alcune  diflanzc, 
perchè  fono  lontane  tra  loro  quattro, 
o cinque  dita  ; acciocché  il  fanguc  non 
podi»  tornare  indietro  . Nelle  Piante  vi 
fono  altri  condotti,  che  portano  l’ umo- 
re dal  fondo  ,che  chiamano  il  O<orr,  a_» 
tutte  T cllremità  della  pianta  ; ed  altri 
da  clic  la  riportano  al  cuore  . Ma  il 
dotto  Baglivo  queffa  operazione  dell' 
acqua  de!  mare  , c i condotti  di  tutta-» 
la  terra  , c di  ciafcheduna  pietra  , o mi- 
niera, e ’l  loro  cuore,  nonna  ancora  di- 


mollrato  , per  avverare  la  fua  immagi- 
nata Circolazione  . A quello  moto  cir- 
colare n >n  ballano  i foli  pori  da  lui  af- 
fegnati;  oltra  che,  la  terra  non  è ugual- 
mente difpofla  delle  fuc  parti  ; nc  ha  i 
fnoi  ordini  uguali,  come  nella  llruttura 
di  alcuni  Monti  appare,  nc’quali  diver- 
ft  ordini  di  terra  argillofa  variamente 
difpolli  apparifeono  quando  fono  ta- 
gliati; poi  vi  è terra  arenofa,  o tofacea» 
]>cr  lo  più  non  folida  ; ma  compolta  di 
pietre  malamente  congiontc;  acciocché 
polla  dar  luogo  all’  aria  , alle  acque  , a" 
fuochi  fottcnanei  » che  vi  entrano  ; co- 
me egli  Hello  concede  . Molte  fpelon- 
chc, molti  canali  fottcrranei,in  varj  mo- 
di penetrano  la  terra  argillofa  c ferma; 
e la  parte  infima  della  terra  ,/bttopolla 
a’  rulcelli , ed  a’  fiumi , c quali  fempre 
argillofa  , c pingue  , a cui  li  appoggia—» 
il  tufo  > o la  terra  arenofa  . Quella  di- 
fpofizione  nino  uguale  in  tutti  i mon- 
ti ; perchè  molti  lono  di  una  ltelfa  pie- 
tra , come  nel  Cap.  8.  artic.  5.  abbiam 
dimoflrato  . Molto  meno  aver  può  la_» 
propria  circolazione  la  pietra  , quando 
il  fugo  petrifico  le  ha  tolto  il  moto  , l* 
ha  indurita,  c'I  fale  1’  ha  gii  filata;  on- 
de pietra  è già  divenuta  ,'  anche  nella—» 
fua  miniera  . Se  farà  circolazione  per 
tutta  la  terra  quella  del  mare  , quando 
immaginare  vorremo,  che  la  terra  tutta 
lìa  un' animale  , come  1' immaginaro- 
no molti  Filofofi  antichi  » tutte  le  parti 
dell' animalcalla  terra  H erta  augnan- 
do : noh  farà  circolazione  particolare  di 
ciafchedupa  pietra  , come  particolare  c 
alle  piante,  ed  agli  animali  . 

5 a.  La  circolazione  del  mare  però 
ammettendo,  potremo  dire,  che  l’acqua 
parta  per  li  ]>ori  della  pietra  ; ma  non 
avrà  il  fuo  moto  circolare  in  una  (Iella 
pietra,  o miniera  ,comc  ha  il  (angue  in 
ciafcheduno  animale  , terminando  , e-» 
continuando  il  firn  moto,  donde  ha  co- 
minciato a moverfi.  Per  tutte  le  minie- 
re viene  a pairar  l’  acqua  del  mare  , fe 
tal  moto  conceder  vogliamo  >pcr  eia- 


Delta  Vegetazione  delle  "Pietre.  Cap.  IX.  %7 


frheduna  miniera;  ma  il  moto  del  fan- 
eue  è particolare  a ciafchcduno  anima- 
le » come  abbiam  detto  ; perchè  c pro- 
prio dell’  animale  licito;  nc  gli  viene  da 
tuori  > o da  luogo  tira nic ro  . La  circo- 
lazione del  mare  non  fari  dùnque  va- 
levole a far  credere  la  pietra;  ma  folo  , 
{correndo  l’  acqua  , c ballando  per  li 
tuoi  pori , o piu  tofto  fermandoli  1’  ac- 
qùa  nella  miniera  , ed  introducendo!! 
ne’  pori,  potrà  condur  feco  altro  corpo 
fluido  , ed  aggiugncrlo  olla  pietra  ; c-> 
Tempre  lari  quel  crclccre  impropria- 
mente detto  » cioè  per  add  it  i onem  parti  £ 
ad  partem.  Altri  fentimenti  da  lui  reca- 
ti, contraltare  li  polTono  ; ma  gli  trala- 
feiamo  ; badando  , che  la  circolazione 
dell’  acqua  lia  immaginaria  , e non 
uguale  a quella  del  fanguc  negli  ani- 
mali , o dell’  umore  nelle  piante  . 

A R T I C.  VL 

Se  po^fa  moltrarfi  la  vegetazione  delle  Pie- 
tre dal  crejecre  nelle  Miniere . 

31-  O Uppone  ancora  il  .dotto 

ij  lìaglivo  la  vegetazione  del- 
le pietre  ; perchè  li  cava  gran  copia  di 
el&  dalla  miniera  , e pure  in  gran  copia 
crclcono.  Dice,  chele  pietre  fono  mol- 
li » c nelle  medelìme  divertì  corpi  i tra— 
nieri  li  trovano  ; c che  ila  così  grande 
la  mollezza  delle  pietre  di  Lecce,  che  lì 
lavorano  dagli  Artefici  congl’inltru- 
mcnti  atti  a lavorare  il  legno  , e poi  s* 
indurano  »comc  afferma  nell’  Ojjerv.  f. 
Crede  agli  Artefici  delle  miniere,!'  qua- 
li afferficono  > chè  paja  fcnlìbilmcntc  a 
loro  >che  crelcano  ,'e  che  tolte  dalla-» 
miniera  le  pietre,  la  riempiono  di  terra, 
e de’  frammenti  delle  llclTc  pietre;  per- 
chè non  redi  oziofa  ; e che  poi  dopo 
cento  , e più  anni  ritrovafi  di  nuovo 
piena  , c lì  cavano  di  nuovo  ancora  le 
pietre  generate, come  egli  dctcrive  ndl* 
Offerva^.  4-Porta  ivi  l’ eiempio  del  mar- 
mo Teperino  » pietra  ncgrcggiantc  , e di 


color  cenericcio, meno  duro  del  Tever- 
tino  , che  fi  cava  nel  luogo  di  Roma-», 
detto  un  tempo  Villa  di  Mario  ; e cava- 
ta la  pietra,  fi  è piena  la  folla  e di  terra, 
e di  frammenti  , q dopo  duecento  anni 
Il  c trovata  di  nuovo  piena  e crefciuta» 
34.  La  gran  copia  , cheli  fa  delle-* 
pietre  nella  miniera,  non  è per  la  vege- 
tazione; ma  perchè  producendofi»  o ac- 
correndovi nuovo  fugo  petrifico  » im- 
pietrile la  terra  contigua  , e difpolla. 
Si  può  dire  altresì»  che  il  fugo  petrifico 
trapeli  per  li  pori  della  pietra  , e fi  con- 
verta in  pietra,  come  abbiam  detto  del- 
le pietre, che  fi  fanno  dentro  le  Grotte, 
riferite  nel  Cap.  precedente;  c converta 
ancora  e la  terra  , e i frammenti  » che-» 
nella  folfa  fi  trovano  , formandone  una 
nuova  mafia;  ma  quelto  non  è crefcerc» 
e vegetare  . None  maraviglia  , che  per 
lunga  fèrie  di  anni  gran  copia  fi  cavi  da 
una  miniera  c di  pietre,  e di  marmi,  per 
un  numero  grande  di  edifici*  ; perche 
quella  mafia  di  pietre  nella  miniera  è 
così  grande,  che  non  può  cavarli» fe  non 
per  lunga  ferie  di  anni  - La  mafia  tutta 
nella  miniera  occupa  fpazio  minore, 
che  negli  edifici  « n*’ quali  dalle  pietre 
lì  formano  le  mHra  delle  Camere  , a 
di  altra  fpczic  di  edificio  . Nel  Caflcllo 
di  Napoli , che  volgarmente  dicono  di 
S.  Ermo,  vi  è una  Cifterna  ben  grande» 
dal  cui  luogo  fono  Hate  cavate  le  pie- 
tre nccefiaric  per  la  fabbrica  del  Caitel- 
lo,  come  rifcrifce  D.  Carlo  Celano  nel- 
le Curiofità  di  Napoli , Ciornat.  6.  e ben- 
ché fu  terminata  la  fabbrica  nd  ij  38. 
non  perciò  fi  è veduta  crcfccre  la  pie- 
tra , e riempiuta  la  Cifterna  ; perché  la 
capacità  delia  Cifterna  non  fi  riempì  di 
terra  , c di  frammenti , i quali  doveano 
divenir  pietra  col  mezo  del  fugo  petri- 
fico della  ftefia  miniera  . Perché  tutta 
la  mafia  nella  Miniera  è unita  , occupa 
fpazio  minore , c poi  fpazio  maggiore» 
quando  fi  riduce  in  pezzi  atti  per  gli 
edifici  . Così  avviene  ad  un  tronca 
grande;  di  albero  • che  occupa  minor 


éS  1(1  or  .ielle  Gemme, e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gèmma.  Lìb.V.  - 


luogo  quando è intero  ; ma  riducendo- 
fi  in  tavole, richiede  fpazio  maggiore;  c 
molto  più  fc  le  tavole  fi  linifcono  in 
maniera  che  formino  come  un  muro. 
Senza  dubbio  maggiore  fpazio  occupa 
una  caia  formata  di  tavole  , che  le  ta-* 
ve  le  itelfe  unite  in  tronco  , qupl’era 
prima;  e così  avviene  ancora  alle  pie- 
tre . 

jf.  Può  anche  la  mafia  della  Pietra 
dentro  la  miniera  dilatarfi  nello  flefTo 
tempo  che  dalla  miniera  le  pietre  fi 
cavano  , accorrendovi  Tempre  fugo  pe- 
trifico,  o producendofi,e  convertire  in 
pietra  quella  terra  contigua,  e così  for- 
mar la  mafia  più  grande.  Vi  fono  anco- 
ra miniere  picciolc,  che  tofto  terminare 
fi  veggono  ; e vi  fono  luoghi  eziandio, 
ne’  quali  per  cfTcre  fiato'  poco  il  fugo 
parifico  , dannò  poca  pietra  ; parendo, 
che  fia  come  una  vena  . Nbn  ceffa  la_» 
Miniera  del  Marmo  , o della  pietra  per 
la  confervazior.e  delfeme  , o fugo  pe- 
trinco  , q marmoreo  ,•  o perche  tempre 
di  nuovo  fc  ne  produce , o perchè  vi  è 
condotto  dall’  acqua  , che  vi  feorre. 
Quindi  è,  che  non  vi  fono  miniere  di 
pietre  in  ogni  luogo  , nè  in  ogni  regio- 
ne; perchè  non  in  ogni  luogo  è quelche 
fi  richiede  per  1»  formazione  della  pie- 
tra» 

36.  Se  poi  la  pietra  cavata  dalla  Mi- 
niera, è affai  molle,  e s’indura: è fegno, 
che  nafee  la  mollezza  dall’  abbondanza 
dell’  umido  mefcolato  nella  pietra  , e-* 
non  dalla  propria  foflanza  ; perche  fva- 
porando  quell'  umido  , fi  fa  dura  . Però 
tòno  molli  alcune  pietre  non  folo  nelle 
miniere  ; ma  dentro  l’ acqua  del  mare; 
ancorché  fieno  recifc  : ed  un'  Artefice 
ci  ha  fatto  vedere  alcune  pietre  dure, 
che  qui  chiamano  vive  , le  quali,  tolte 
dal  mare, lavorar  fubito  non  fi  poffono; 
perchè  fono  troppo  tenere  ; ancorché 
nel  mare  ftefTo  recife;  ma  dopo  alcune 
ore  fi  lavorano  per  ufo  delle  tavole , o 
di  cdificj  ..  Sono  il  Porfido  , e’1  Granito 
marmi  affai  duri  ; ma  fono  teneri  nella 


cava  quando  fi  tagliano  , come  diremo! 
al  loro  luogo  nel  Trattato  de’  Marmi. 
Giorgio  Valùri  nelle  t'ite  de’  Tittorì 
Tom.  a. trattando  nel  Cap.i.delf Introiti 
delle  Pietre  ,chc  fervono  agli  Architet- 
ti, dice,  che  il  Porfido,  pietra  dura  con- 
dotta dall’  Egitto , comunemente  ivi  fi 
crede,  che  nel  cavarli  fia  più  tenera,  che 
quando  ella  è fiata  fuori  della  cava-»» 
alla  pioggia,  al  ghiaccio,  ed  al  Sole;  per- 
chè quefte  cofe  la  fanno  più  dura,  c più 
difficile  a lavorarli . Così  dice  del  Gra- 
nito, che  nella  cava  , quando  fi  taglia» 
è più  tenero  affai  che  quando  è fiato 
cavato  : c che  ivi  fi  lavora  con  piùfa- 
ciltà.  Le  Colonne,  c le  Aguglie,  ed  al- 
tre macchine  Limili , più  comodamente 
fopra  le  cave  fi  lavorano  ; perchè  fono 
più  tenere  allora  le  Pietre  ; c perchè  la- 
vorate, fieno  di  minor  pefo  per  condur- 
li nc'  luoghi  lontani.  Non  è maraviglia 
però,  che  la  pietra  di  Lecce  fia  tenera, e 
fi  lavori  come  il  legno,  e poi  s’ induri. 
Non  è vera  pietra;  ma  un  7 ufcralquan- 
to  gentile  : c cavato  dalla  miniera  , è 
più  tenero  per  1'  umidità,  che  ritiene  , e 
poi  lecco  più  s’  indura.  Tutti  i Tufi  fo- 
no ancor  teneri , e lavorare  fi  poffono 
Con  gl’  inflrumenti  fimili.  Cosi  offer- 
viamo,che  lavorano  colla  fega  le  colon- 
nette , che  ufano  fotto  le  fineflre  delle 
Cafe  , quando  fono  di  tufo  . Molte  fpe- 
zic  di  vere  pietre  anche  fi  lavorano 
con  fimili  (frumenti  , e nc  portarono 
gli  efempj  nc‘1  oro  luoghi  .Se,  dunque, 
i marmi  dirriffimi,  come  il  Porfido  , c ’l 
Granito  , quando  dalla  cava  fi  prendo- 
no fono  teneri,  non  dee  recare  ifunorc, 
che  la  Pietra  di  Lecce  , più  toflo  Tufo 
gentile,  che  pietra, fia  pur  tenera  quan- 
do di  frefeo  è cavata  . Se  altre  volte 
la  pietra  conferva  la  fua  mollezza:  que- 
lla lì  cagiona  dalla  qualità  del  fugo  pc- 
trifico»  o dalla  terra  , o dalla  foflanza—» 
della  pietra  ; poicchè  ta  copia  del  bitu- 
me,c'I  forte  figo  parifico, fanno  le  pie- 
tre più  dure  , come  abbiam  detto  nella 
Generazione  delle  Pietre  . Facilmente 

nelle 


Delia  Vegetazioni  delle  Pietre  . Cap.  IX.  2? 


nelle  Pietre  fi  trovano  corpi  Stranieri  ; 
perchè  racchiudere  nella  terra  fi  poSfo- 
no  prima  che?  si  impietrifea  , toccata—* 
dal  lugo  petrifico  ; e così  nella  Miniera 
fi  trovano,  in  cui  prima  vi  era  terra.  Al- 
cuni corpi  nondimcnodalla  Natura  fono 
finti;  Siccome  finge  ancora  colla  loro  fi- 
gura varie  cofc  ; c ciò  mofiraremo  nel 
libro  j . delle  Tietre  figurate . Concedia- 
m.°  Per°  » che  nelle  Miniere  corpi  lira— 
nieri  fi  trovino  , o naturali  ,odall’artc 
lavorati  : e varj  efempj  in  altra  occasio- 
ne riferiremo  . Così  narra  Ariftotile  nel 
libro  attribuitogli  De  dmirabil . n.ny. 
che  quando  edificarono  il  Tempio  di 
Cerere  Lleufina  , tra  le  pietre  fi  trovò 
lina  Colonna  di  bronzo , in  cui  flava-. 
Scritto  : Diopet  hoc  monumentimi:  che  al- 
cuni dicono  efierelfata  moglie  di  Mu- 
foo;  altri  Madre  di  Triptolemo . Nelle-» 
cime  de’  Monti , ed  in  altri  luoghi , e-, 
dentro  i fallì  , diverfe  chiocciole , ed 
animali  fi  ritrovano  , come  diremo  nel 
lib.y  PoSTono  trovarli  dentro  la  terra,  o 
tra’  frammenti  delle  pietre,  cavate  dalle 
Miniere  , varj  corpi  «quando  era  terra  , 
come  abbiam  detto  : e poi  toccata  la_» 
terra  dal  fugo  petrifico  , e fatta  pietra  , 
o i corpi  la  lor  propria  natura  ritengo- 
no, o s impietriscono;  fecondo  che  avrà 
piu  , o meno  forza  la  virtù  del  fugo  pc- 
trofo  : e quello  non  è vegetare  delle-» 
pietre  ; ma  di  terra  farli  pietra  . 

57- . Credè  il  dotto  Baglivo  a’  fuoi 
■Artefici  delle  miniere,  i quali,  afTeriro- 
no  parere  a loro  fenfibilmentc,  che  cre- 
scano ; c noi  più  tofio  crediamo  a’  no- 
ilri  Artefici,  i quali,  dimandati  del  crc- 
feere  , fi  fono  molli  a ridere  : e pur  di 
continuo  tagliano  pietre  , e tufi  dalle-» 
miniere  . Dicono  pure  alcuni , ihe  per 
lo  Spazio  di  un’  anno  la  miniera  dei fe_-» 
pietre  Ila  fiata  veduta  uno  o più  dita-» 
fol levata  ccrcfciuta  più  di  quclcheera 
nell  anno  precedente  . Forfè  così  agli 
occhi  loro  e parutQ  ; ma  ancorché  l’am- 
mcttiamo  per  vero  , quefio  farebbe  un 
crcfier  falfo , ed  .apparente;  perche 
Tom.  I.  r 1 


quando  l’ umido  ritruova  un  corpo  di- 
fpofio  , inlìnuandofi  ne*  fuoi  pori  , lo 
dilata  , e fa  » che  il  corpo  occupi  Spazio 
maggiore . Quei , che  lavorano  llatue-» 
di  creta,  fanno  molto  bene  per  pratica-, 
cirere  più  grande  la  Statua  lavorata  di 
frel'co  , la  quale  feccandofi  diviene  più 

facciola  c più  dura  ; perchè  T umido 
vapora  . Quando  dunque  fi  concede  , 
che  nella  miniera  le  pietre  fian  molli  , 
e Sembrino  crefeere  , la  mollezza,  e la-» 
dilatazione  fi  fanno  daH’umido  . Anzi 
ancorché  nella  miniera  niuna  terra  vi  fi 
rimcttelfc  , e col  tempo  ripiena  fi  ritró- 
vafTe  , non  perciò  dir  fi  potrebbe  cre- 
sciuta col  mezo  della  vegetazione  ; 
poicchè  può  Scorrere  nella  folla  e minie- 
ra , di  quell’  acqua  torbida  e picgna  di 
particelle  pietrofe  , dalla  quale  fi  può 
produrre  la  pietra*,  e con  qualche  Spa- 
zio di  tempo  riempirli  la  Solfa  ; c quan- 
to più  farà  grande  , tanto  più  di  tempo 
vi  Sarà  bilogno  finché  la  detta  Solfa  fi 
riempj  ; c di  ciò  ne  portaremo  l'efempio 
nel  Seguente  .Articolo . 

Che  la  terra, e i frammenti  delle 
pietre  polte  nella  miniera  per  riempirla, 
divengono  pietra , non  è legno,  che  ve- 
geti . Il  fugo  petfifico  o fi  genera  nella 
fieSTa  miniera  , o vien  condotto  dall’ac- 
qua , che  vi  Scorre  , o cfala  da’  luoghi 
Sotterranei . Cerne  dunque  il  fugo  pc- 
trifico  mutò  in  pietre  la  prima  terra, co- 
sì muta  la  feconda  , pollavi  per  arte  ; e 
quella  feconda  non  folo  è dif|>olta  a_» 
farli  pietra  ; ma  farebbe  Stata  pietra  , Se 
foSTe  fiata  racchiufa  nella  miniera  ; o Se 
più  tardi , c dopo  più  anni  foSTe  fiata-» 
aperta  la  prima  miniera;  bifognando  al- 
tresì credere  , che  i luoghi  più  difpofti 
a trapelarvi  i fughi  petrifici, fieno  le  mi- 
niere , per  le  quali  lì  fono  altra  volta 
indirizzati  detti  fughi,  oin  cui  più  fpef- 
fo  Sì  formano  . 

39.  Quella  rinnovazione  di  pietre 
fi  può  far  nelle  miniere  , e fuori  delle-» 
miniere;  e n’abbiamo  gli  clèmpj  ne’ 
metalli . Giovanni  Gerardo  Decad.quxjì. 

M ThyJ. 


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<>o  ìfl or. delle  Gemme ,e delle  "Pietre  di  Giacimi*  Gimma.Lih.l. 


Thyf.  Chym.  pug.  iP.  riferito  dal  Boile 
Obferv.  De  Generat.  Metallor.  così  dice  : 
kAA.  Ferrar: a(,  qux  non  longè  Jtmber\ct—> 
diftant  , terram  inanem  cum  ferri  minerà 
erutam  , mix t am  cum  recremenùs  ferri  , 
con^eftam  in  cumulos  , inflar  mapni  ctt- 
jufdam  valli  , folibus  , pluviifque  expòni, 
& dccimoquinto  anno  denuo  excoqui  , <jr- 
eliquari  ferrum  tanta:  tenacitatis,  ut  folce 
lamince  inde  producantur  . Il  che  avviene 
dalla  forza  dello  fpirito  metallico , il 
quale  produce  il  ferro  : e così  non  c ve- 
getevolc.  Nella  miniera  dell’oro  di  Un- 
garia  .finita  la  vena  dell'oro , fogliono 
gli  Artefici  riempirla  di  terra  , che  ivi 
racchiudi  , come  in  un  Confcrvatojo  > 
di  nuovo  minifira  oro,  come  prima  avea 
fatta  . Giovan-Giacomo  Bechero  Sup- 
plem.  lib.  i.  Vhyf.  fubterr.  cap.  t.  riferi- 
fee  molte  limili  produzioni  , e ri (torà- 
menti  di  miniere  di  più  minerali , coll* 
autorità  degli  Scrittori  ; e ferivo  il  Ce- 
ialpino  '-Vena  copiolijjimacfl  Ferri  in  Ita- 
lia, oh  e am  nobilitata  Ilua , Tyrrbeni  ma- 
ri; Infnla,incredìbili  copia  noi  tris  tempo- 
ribus i-am  fignens  ; nam  terra  , quse  erui- 
tur , dum  vena  effoditur , tota  procedente 
tempore  in  venam  convertitur . Molti 
efemnj  deferive  altresì  il  Gioftono  nel- 
la Tnaumalo^r.  De  Fofftl.  cap.  ì.econ- 
chiudc  : Haud  vìdetur  ahjurdttm  , fpiri- 
twn  cum  materia  idonea  coalejcere , ili  am 
nondum  bene  exeotiam  , aliis  dimi  Ite  re  , 
hoc  modo  perpetuaci  . Certe  fluxus  vena- 
rum  analo^um  ouìd  vefetabili  oltendunt 
natura  . Non  hanno  però  vera  vegeta- 
zione i ma  una  fola  fimilitudinc  , e con- 
venienza di  quella  ; così  diciamo  Teme 
lo  fpirito  pietrofo  ; non  che  feme  vera- 
mente ila  ; ma  fonile  in  qualche. modo 
al  feme  vero  . 


A R.  T I C VII. 

Se  nella  Foffa  Clementina  le 
Tictrecrefcano . 

40.  \T  EH’  Ofjcrva^.  11.  porta  il 
lN  Baglivo  altro  argomento 

per  foftenere  la  fua  vegetazione  delle 
pietre  , il  quale, per  verità, non-folo  pro- 
va il  contrario  di  quclche  provare  egli 
fpcra  ; ma  ci  dà  maraviglia  fpoicchc,  o 
potrebbe  alcuno  credere  , che  abbia  ad 
arte  voluto  occultar  la  verità;o  che  po- 
co diligente  fia  fiato  a farli  certo  del 
luogo  affai  nòto , anche  ne’  libri  degli 
Scrittori  Latini,  come  di  Plinio,  e di  Se- 
neca ; e degl’  Italiani , de’  quali  alcuni 
riferiremo  : o fe  l’ha  pur  veduto  , bcn_. 
dovea  fpccularne  la  cagione  ; giacché 
nelle  cofe  naturali  era  molto  perito. 
Quclto  argomento  è di  poco  fuo  deco- 
ro j perchè  dice , che  preffo  Terni,  Cit- 
tà dell’  Umbria  , perche  le  acque  del 
Lago  , detto  Piè  di  Luco , e de’  fiumi 
Velino  , e Nera  , crefcendo,  la  Campa- 
gna inondavano  : prima  dagli  antichi 
Komani , poi  da  Clemente  Vili.  Papa 
fu  fatta  una  Foffa  per  ricevere  quelle 
acque,  chcvien  detta  Clementina , incili 
con  evidenza  crefcendo , c vegetando  i 
lati  di  pietra  , in  alcuni  tempi  riabiliti 
fogliono  gli  Artefici  recidere  le  parti 
crcfciutc;acciocchè  la  foffa  non  fi  chiu- 
da di  nuovo  . 

41.  Quefio  crcfccrc  e vegetare  de’ 
lati  quanto  fia  fai fo  , fi  cava  dagli  Au- 
tori llcffi , che  il  luogo  di  quelle  acque 
deferivono  : c da  quelche  dicono  fi 
ha  , che  nella  Foffa  Clementina  non_. 
crcfcc  la  pietra  de’ lati  per.vegctazione; 
ma  per  additi  mem  partir;  ed  invero  non 
viene  da  dentro  i lati  la  pietra  créfciuta; 
ma  da  fuori , e fopra  i lati  fi  attacca-,  . 
Scriffc  Agofiino  Campana  nel  Sufit>le- 
mcnto  alla  Storia  del  Re  Cattolico  Filip- 
po li.  Deca  7.  lib.  9.  deferitta  da  Ccfare 
Campana  , del  Lago  Velino  , detto  Piè 
di  Luco  , c de’  fuoieffetti , c come  fu 

prima 


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Della  Vegetazione  delle  Pietre.  Gap.  IX.  , 9t 

prima  fatta  da’  Romani  ne’ tempi  di  miglia  , e i vapori,  che  quindi  de’  col®*' 
- Cicerone.' la  ftelTa  FofTa  , allor  eletta  ri  diverfi  prendendo  forma  s'innalzano. 
Cava  Cartaria  da  Manio  Curio,  mandato  fe  ne  genera  anche  un  vento  particolare 
dalla  Repubblica  , poi  rinnovata  e fat-  di  foave  temperatura)  chiamato  il  Mar- 
tc vi  anche  dell’  altre  in  diverfi  tempi  ; morefe  . Dice  , che  quel  tartaro  dentro 
perchè  tra  le  ragguardevoli  qualità  di  la  ftelfa  Cava  Curiana  , in  procelle»  di 
quel  Lago,  una  ve  n’ ha  maravigliofa  » centinaja  d’ anni  crebbe  in  modo  , che 
die  genera  tartaro  poco  men  duro  che  quali  Itroppato  il  Canale  , difccndeva- 
marmo  , e volgarmente  vien  detto  il  no  affai  malagevolmente  le  acque  , ed 
Marmo  di  Tic  di  Luco  : e dove  le  acque  in  picciola  quantità  ; onde  le  inonda- 
di  elio  hanno  quieto  e piacevole  il  cor-  zioni  crebbero  notabilmente  . Affcrm* 
lo,  ciò  punto  non  fanno  ; malòlonel  pure,  che  li  decorrerebbe  anche  dclfe 
luo  più  valido  vigore  , che  dal  concita-  probabili  cagioni , onde  più  in  un  luo- 
to  moto  di  fe  flcffe  ricevono" , il  tarta-  go  fi  generi,  che  in  un’altro,  quel  Tar- 
ro  formano  anche  in  poco  fpazio  di  taro  \ fe  ciò  non  apparteneflc  anzi  al 
tempo;  tantoché  i foraltieri,  ponendo  Filofofo  , che  all’  lltorico  . Il  Majolo 
un  baltone  lòtto  l’acqua  , lo  cavano  poi  Dier.  Canic.Tom,  1.  fa  menzione  dello 
vcftito  di  pietrate  trattone  leggiermcn-  lleffo  Lago  Velino,  in  cui  buttato  il 
te  1 accrcfciuto  , lì  vede  in  breve  un_»  legno,  fi  copre  di  corteccia  pietrofa  : e 
molto  artificiofo  canale  formato’ dalla  vi  cita  Plinio,  che  ne  fa  menzione  in 
natura  . Leandro  Alberti  nella  Deferì-  più  luoghi;  e Seneca  più  antico,  il  qua- 
ttone dell’  Italia  dice  , che  l’acqua  chia-  Je  nelle  Qàxli.  Ha  tur.  lib.  3.  capii  o. 
ra  ;di  quel  luogo  compone  il  faffo  per  diffe:  Res  Sbjeàx  in  lacum, lapide*  Jubin- 
cotal  guifa , che  bifogna  a certi  tempi  de  extrahuntur . Quod  in  Italia  quibufdam 
col  ferro  tenere  aperto  il  vado  , ecfie  loci  se  veni  t fivevir'gam,  jive  frondem  de- 
ve  Sgonfi  intorno  ad  eiro  i legni  coperti  merferis  , lapidem  pojt  paucos  dies  extra- 
di  i*UÒ  • 11  Campana  a care.  94.  deferi-  hit . Circumfunditur  enim  corpor i limus  , 
ve  didimamente  le  cagioni  di  formarli  allin  iiurque paulat  im.Cio:  Antonio  Ma- 
lc  cave,  o Foffe  fuddette  , è la  neceflità  gino  in  Geograpk.  Ttolom.  trattando  del 
perchè  a efcendo  il  tartaro  , chiudea  le  Lazio  , e dell' Lmbria  , c fpezialmente 
delle  ; ne  qui  vogliamo  trafcriverlo  della  Sabinia  , fa  pur  menzione  di  que- 
e dice,  che  ha  pure  di  ciò  fcritto  Ito  Lago, dicendo:  In  ea  eliam  ejt  Peltnus 
Monf.  Majolo  De  Mdmirandis  Ha  tur. e lacui , nunc  Lago  di  Vedelugo  , <juem  Vm- 
rebut , con  cui  comunicato  1’ avea  Ga-  bilicum,  feu  medium  Italia:  Tiinius  ex 
bride  de’Marchelì  Ca Iteli i, primo, ritro-  Varronis  Jententia  ejjè  affirmat . Lotus  i s , 
va tor  di  effa  cagione  . Soggiugne,  che  ut  ait  Leander  ycollibus  editionbus  undi- 
moltc  cofe  di  maraviglia  fi  offervano,da  que  cingitur , quanquam  in  prxccljiupLj 
diverfi  antichi  Storici  avvertite,  e da  montiumjugo  fit , &aquas  habet  claras , 
Leandro  Alberti  notate;  fc  ben  efiì  non  cujus  vi  s e il  > igna  in  eo  defix#  intra  patt- 
inino menzione  di  quella  differenza  di  cos  dies  lapideo  cortice  obduci.  In  eo  opti- 
pctritìcarc  più  in  uno  , che  in  un’  altro  mi  generantur  pijces,  precipue  trutta 
luogo  ; nè  ricordano  , che  oltra  l'Iride , tine*  jinejpinis  . Ex  hoc  loca  aqua  per 
che  ogni  giorno  fi  vede  fopra  la  caduta  excavatam  in  faxoviam  mire  precipita:  ; 
di  quell  acqua, ed  una  minutifiima.for-  adeà  ut  fragor , drjonitus  addccimumL 
mata  per  lo  moto  violentiflìmo  in  quel,-  milliare  exaudiatur  . Et  hoc  allude  ti  am 
la  quali  particolare  difeefa  di  fmifurata  mirum  contingit  ; nempè  ad  fextum  mil- 
altezza.oltra  il  rimbombo  continuo, udi-  tiare  nubem  quondam  perpetuò conj urgere 
to  lungi  dove  quattro , dove  al  più  lèi  ex  aquarumfumo  propter  vehementemun- 

M z 4a- 


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9 a JJlor.  delle  Gemme  » è Piet  re  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 

darum  concufftonem , ut  è fubjeSa  Valiti  fuo  Ragionamento  i.o  pure  a formar  tar- 

furfum  afpicientibus  Iris  eoe  letti  s perpetui  tari  ove  fi  attaccano,  o ne'  luoghi,  per 
appareat  : Altri  Autori,  che  di  ciò  fcrif-  cui  fcorrono . Ciò  lì  fa  fubito  , o tardi, 
fero,  tralafciamo,per  non  clTer  più  lun-  fecondo  l' abbondanza  delle  particelle  : 
ghi . e non  folo  nelle  pietre  ; ma  negli  altri 

41.  Non  crefce  dunque  ivi  la  pietra  Minerali;  e i Metalli  fpczialmentc  han- 
pcr  la  Vegetazione  , come  vuol’alferirc  no  bilbgno  di  un  tempo  a loro  propor- 
li Baglivo  ; ma  per  l'acqua  ItelTa  , che  zionato  . Narra  Alberto  Magno , che 
produce  quel  tartaro,  non  folo  ne’ lati  nella  Schiavonia  i Metallari  conofcen- 
dclla  Fotta  ; ma  intorno  i legni , che  ivi  do  in  una  Miniera  , che  il  Metallo  non 


s’ immergono  . E veramente  non  avea- 
mo  neceffìtì  di  concedere  la  Vegeta- 
zione delle  pietre  in  quella  fotta,  prima 
di  leggere  il  Campana,  il  Magino  , o al- 
tro ; conlìderando  , che  le  pietre  potto- 
no  fembrar  creici ute  ne'  lati , eu  clfcr 
prodotte  dal  fugo  pietrofo , che  può 
anche  trapelare  per  li  pori  de'  lati  nella 
fletta  guifa  , che  trapelando  nel  Cielo 
delle  Grotte  > produce  le  pietre  , come 
abbiam  detto  : e può  lo  Itclfo  fugo  efler 
mefeoiato  nelle  acque  . E fole  pietre-*' 
nella  FolTa  fono  molli , perctterlì  fatta 
la  FolTa  nella  ItelTa  loro  Miniera  , pote- 
vamo aderire, che  Tumido  dilata  le  par- 
ti, c fa  apparire , che  crefcano  . Un  li- 
mile efempio  nelle  Miniere  del  piombo 
riferifee  il  Boile  Obferv.  de  General.  Me- 
tallor.  mentre  ivi  gli  Artefici  foglion_» 
fare  i canali , e le  cave  alTai  larghe;  ac- 
ciocché non  impedivano  coloro  , che  a 
pattarvi  fono  necettìtati  ; ma  poi  gli  ri- 
trovano così  ttretti , che  pattar  non  lì 

E (ottono  . Stima  egli  però,  che  fia  quel- 
a ftrettezza  cagionata  dall’  acque ',  con 
cui,  bagnata  la  terra,  lì  dilata,  e lì  (ten- 
de . Si  può  anche  dire,  come  appunto  c, 
che  la  fletta  acqua  fia  pregna  di  parti- 
celle  pictrofc  , dìe  fi  attaccano  a i lati 
della  FolTa  , e fi  formano  in  pietra,  o 
compongono  un  tartaro  ; trovandoli 
ben  certo  , che  molte  acque , come  de- 
gli Bagni , delle  fiumane  , de'  fonti  , e 
de' rigagnuoli,fono  pregne  diparticene 
di  pietra  , c tutte  depongono  qualche 
refidenza  , o potatura  di  feccic,  atte  ad 
impietrire  i legni , o altri  corpi , come 
affermò  T erudito  Felice  Stocchetti  nel 


:ra  perfetto,  (limarono  di  chiuderla  per 
altri  anni  trenta  ; acciocché  fotte  più. 
maturo  . 11  Gerardo  riferifce  di  etterlì 
ritrovata  un'acqua  cerulea,  che  coagu- 
lata fi  ridiale  in  calce  di  un  filTo,  c buo- 
no argento  : c dice  il  Fallopio  , che  la 
miniera  del  folfo  fotterranea, rinafee  pre- 
ttamente . Scorrono  per  le  vifeere  della 
terra  varj  liquori  , e varj  umori , che 
pattano  ancora  per  divel  li  luoghi  me- 
tallici , e varia  forza  ricevono;  c così  in 
varj  luoghi , fecondo  le  varie  difpolì- 
zioni , varie  Ipezic  altresì  di  pietre  , c 
di  minerali  producono  , o in  varj  mine- 
rali fi  convertono , quando  fi  coagula- 
no ; a ciò  concorrendo  anche  il  fuoco 
centrale,  che  alcuni  Moderni  fuppon- 
gono  , c la  Fermentazione  da  lui  ca- 
gionata . Ancorché  altri  il  calor  fottcr- 
raneo  farli  dal  fuoco  non  ammettano  , 
il  quale  o non  vi  fia  da  per  tutto  , o in 
quei  luoghi , ove  i fonti  caldi  lì  veggo- 
no ; nondimeno  lo  ItelTn  calor  fotterra- 
neo concedono,  cagionato  da'  caldi  va- 
porici che  dimoflrò  il  Du  Clos  nell'Ac- 
cademia Rema  , come  narra  il  Duamcl 
nella  Tbilojoph.  Burlimi,  pari.  z.  ’Pbyf. 
cap . }•  De  Tbermis  . Si  follevano  i vapo- 
ri da  varj  minerali,  come  pretto  Aquifi- 
grana  , ove  per  Io  più  fono  molti  fonti 
caldi,  c molte  miniere  di  folfo, e di  pie- 
tra Calaminare  lì  veggono.  Così  in  altri 
luoglii  nino  calore  fòttcrranco  fi  olTer- 
va  ; c vi  fono  fonti  att*ai  freddi  ; c può 
cacionarfi  anche  il  freddo  dell’ acqua 
dalle  varie  materie  ; ficcome  il  falc  ar- 
moniaco  molto  l’acqua raltrcdda  , c'1 
nitro  parimente , T alume  , o altro  fof- 


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Della  Vegetazione  dette  Vietre . Cap.  IX.  93 


lìle  a noi  ignoto,  la  detta  freddcz  za  può 
cagionare  altresì;  onde  le  acque  di  Ùn- 
garia  , dopo  l’ efalazione  dell*  umor  fu- 
perfluo, danno  il  vitriolo  non  folo  com- 

{lodo  ; ma  fciolto  nelle  Tue  -parti  faline  , 
ulfuree  , metalliche  , c terree  . 

43.  Se  ciò  ne’  Metalli , e ne’  Minera- 
li fotto  la  terra  avviene  , così  nelle  ac- 
que può  avvenire  fopra  la  terra  , le__» 
quali  nello  feorrcre  per  le  pietre  , di 
larticelle  pietrofe  fi  fanno  pregne , e 
èco  le  conducono,  che  poi  deponendo, 
nuove  pietre  , c tartari  vengono  a for- 
mare . Quelle  acque  pregne  fi  otterva- 
no  in  molti  Laghi , fonti , e fiumi , che 
in  pietre  fi  convertono  : e poniamo  fa- 
migliarle a quell’acqua  , che  formano 
gli  Artefici  per  formare  le  Itatue  di 
Getto  . Il  Getto  da  prefa , così  lo  dico- 
no, è di  color  non  bianco:  pofto  nel  for- 
no a cuocerti,  fi  fa  bianco  : c ridotto  in 
polvere  fottiliflìma  pattata  per  crivel- 
lo , mefcolata  coll’acqua  , cnc  fembra 
un  latte  ; e polla  nelle  forme  > la  llatua 
colla  figura  datagli  nella  forma, rappre- 
fenta  , e s’indura  . Ma  fa  l’acqua  , così 
pregna  delle  particelle  del  Getto, fi  trat- 
tiene; tutta  la  polvere  fi  riduce  nel  fon- 
do del  vafo  , e s’indura  in  maniera,  che 
non  c più  atta  al  lavoro  ; poicchè  tutta 
unita  s’impietrifce.  la  quella  guifa  le-» 
acque  , che  feorrono,  cttendo  pregna 
di  particelle  petrofe  , formano  piètre,  e 
tartari  dovcti  fermano  ; c così  avviene 
nel  Lago  Tiediluco,  non  per  vegetazio- 
ne . Tutto  ciò  in-  più  articoli  ci  c parato 
fari  vere, in  rifpolla  dett'infignc  Baglivo, 
non  per  biafimarc  la  fua  dottrina  ; poic- 
chè a lui  tutta  la  llima  partiamote  chia- 
riffimo  fegno  ne  abbiam  dato  nella  no- 
llra  Idea  dell' Iltor\a  dell'Italia  letterata  , 
in  cui  non  abbiamo  tralafciato  quelle-» 
lodi , delle  quali  egli  è degno  . Ma  per 
impugnare  h Vegetazione  delle  pietre  , 
da  lui  (labilità  , e fpiegare  più  minuta- 
mente la  generazione  delle  (lette  ; pur 
bifagna  trattenerci  col  faguente  Arti- 
colo su  la  fletta  quefliopc  . 


A R.  T I C |VUI. 

• 

Se  dal  nuovo  Laberinto  di  Creta  poffano  i 
Franceft  mitrar  la  Vegetazione 
dette  Tietre . 

44.  T A (letta  Vegetazione  delle-» 
L/  pietre  hanno  ancor  voluto 
aderire  due  chiariflìmi  Francefi,  Tour- 
nefart,  c Fontanelle, Segretario  dell’Ac- 
cademia Reale  delle  Scienze  ; facondo 
che  ce  ne  ha  data  la  notizia  il  Virtuo- 
fiflìmo  Valfinicri,  Prefidente  dello  Stu- 
dio di  Padova  , cavandola  da  quei  libri, 
che  qui  non  abbiamo  , e ce  l’inviò  con 
lettera  detti  a 5.  di  Febbrajo  del  i7i<?.i 
medelìmi  molto  encomiando.  NclI7(/o- 
ria  dell’Accademia  delle  Sciente  dell’an- 
no 1702.  della  rillampa  di  Amflerdam, 
fi  legge  a cart.ój.  l’opinione  dello  Itef- 
faTourncfart , riferita  in  rillretto  dal 
Segretario,  e polla  poi  diilefa  nelle  Afa- 
morie  a cart. 290.  intorno  la  Vegetazio- 
ne dette  pietre  , coll’occafione  , che  de- 
fcrive  il  ì.aberintodi  Creta  ; non  quel 
famofo  dell'antichità, di  cui  non  rimane 
alcun  velligio  ; ma  di  un’altro,  che  an- 
cor fuflille  , c che  è formato  di  una  in- 
finità di  viali»  e di  Itrade,  cavate  fatto 
una  Montagna . Le  Muraglie  fono  di 
rupe  viva , e vi  fi  veggono  alcuni  nomi 
fcolpiti  ; ma  ciò  , che  ha  di  miraviglio- 
fo , le  lettere  , che  gli  Compongono  , 
invece  di  effere  fcavate  , come  dovreb- 
bero edere  , non  ettcndo  (late  formate 
ch^  dalla  punta  di  uno  fcarpcllo , fono 
elevate,  comedi  batto  rilievo , ed  ecce- 
dono la  fupcrficie  della  rupe  , qualche 
volta  di  due  linee,  qualche  volta  di  tre. 
Dice  , che  quello  fatto  fpiegar  non  (1 
potta  ; fa  non  fitpponendo  , che  il  cavo 
delle  lettere  fi  fia  riempiuto  a poco  a_» 
poco  di  una  materia , che  efa*  dalla  ru- 

Ee  , e che  fia  ufeita  in  più  grande  ab- 
ondanza  di  quello-,  che  fi  ricercava-» 
per  empiere  quei  vani.  Da  ciò  conchiu- 
de , che  quella  materia  fia  venuta  dal 
di  dentro  del  le  pietre^  cd  abbia  confo- 
nda- 


94  l tordelle  Gemme , e delle  Pietre  di  Giacinto  Girtma.  Ub.I. 


lidata  e ri  rimarginata  la  piega  , che  vi 
avea  latta  la  punta  dello  lcarpello,  nel- 
la ltclla  maniera , che  fi  forma  il  callo 
in  un'olio  rotto , dal  fugo  nutritivo  e- 
llravafato  , riempiendo  , c ferruminan- 
do il  voto  della  rottura  , e follevandolì 
lupi  a la  fu  perfide  ddl’olfo  . Quclta  li- 
militudinc  dice  , che  è tanto  p.ù  gialla; 
imperocché  la  materia  delle  lettere  era 
buncaltra,  e quella  della  rupe  grifalira. 
Vuole  dunque  il  Tourncfort  , che  le_> 
pietre  fi  nutricano  da  un  fugo,  che  vie- 
ne dal  di  dentro  , come  le  piante , e gli 
animali  ; ed  apporta  ancora  altre  olfer- 
vazioni  di  pietre  rotte  , e riunite  d.t_> 
detto  fugo , come  appunco  nelle  olla  fi 
vede  ; il  che  conferma  quella  novella-* 
vegetazione  . Vuole  di  più , che  le  pie- 
tic  abbiano  i loro  lcmi  ; pflendovene 
molte  , che  hanno  fempre  la  llcfia  figu- 
ra, c collantemente  di  una  lidia  fpccie, 
come' le  Volute  , le  Stellane  , e limili , 
le  quali  invariabili  figure  fanno  cono- 
lccrc  ciicrvi  le  loro  fpecie , come  vi  Ica- 
rio le  lpccic  degli  Animali . Nè  fi  può 
fupporrc  , ihc  nafeano  dentro  i proprj 
modelli  quando  erano  liquide  ; men- 
tre quelli  non  fi  ritrovano . In  generale 
penia,  che  tutte  le  configurazioni  di 
un  corpo , tanto  citeriori , quanto  inte- 
riori , determinate  in  unaipecic  , pro- 
vino una  organizazionc  ; non  potendo 
dipendere  da  cagioni  Itraniercie  fc  que- 
Ite  pietre  così  figurate  , vengono  dalla 
lemcnza  : egli  c neccfiario  ( come  dice^ 
che  tutte  dalla  medefima  nafeano  el- 
l'cndo  tale  il  genio  della  Natura. Le  Ru- 
pi , o gli  Scogli , che  non  pajono , che 
maire  informi  , feguiranno  la  medclì- 
ma  legget  di  quelle  pietre  curiofe , che 
hanno  molto  più  l'aria  di  corpo  organi- 
zato . Aggiugne , ’chc  fc  parerà  diffici- 
le il  concepire,  che  vi  fieno  vali  in  cor- 

f i così  denfi  , come  le  pietre  , ne’  qua- 
i circolano  i fughi  : rifponde  coll'elcm- 
pio  incontrallabile  di  tanti  legni  cllre- 
mamente  duri, e con  quello  delle  chioc- 
ciole , o fcmpliccmcnte  delle  olfa  degli 


animali . Se  fi  dimanda  dove  fono  le  lè- 
menze  delle  pietre  , rifponde  pure  , che 
lènza  microlcopio  non  fi  làrehbero  nè 
meno  fcopcrte  quelle  de’  Fònghi,*,  de’ 
Mofchi  , e limili . Crede  di  piu,  clje  an- 
che i metalli  vengono  dalla  loro  femen- 
za  ; congetturandolo  il  Fournelort  da 
alcune  vegetazioni  naturali  di  quelli  * 
che  ha  nelle  mani  , le  quali  non  pof- 
lono  cli'cre  formate  , conforme  l’idea-* 
ordinaria  , che  fi  ha  della  loro  genera- 
zione . # - 

45.  Aggiugne  il Dottifiimo  Fonta- 
nelle 1’  uniformità  della  Natura  nell» 
regole  generali , e la  diverfità  nelle  ap- 
plicazioni particolari  ; e giudica  efTere 
nella  via  della  verità  quelli , che  co’  i 
medclìmi  principi  fanno  comparire  dif- 
ferenti combinazioni-.  Dice,  che  noi 
veggiamo  tutti  gli  animali  nafcerc  dal- 
l’uovo , c tutte  ìc  piante  da’  loro  Temi , 
che  fino  le  loro  uova.Ecco  il  piano  del- 
la Natura  divenuto  anche  più  generale^ 
non;  vi  rcltava  j iu  altro,  che  di  com- 
prendere anche  i follili  ; e tutta  la  Fifi- 
ca  deve  lintirc  qualche  inclinazione  a 
fpigncrc  i Tuoi  pcnllcri , e le  fuc  feoper- 
tc  imo  a quel  punto  . Sonopur  quelli  i 
fcntimenti  dc’i  Dottifiìmi  Tourncfort , 
c Fontanelle,  a’ quali,  per  lo  lludio  del- 
la verità, lìamo  necefiìtati  di  contraddi- 
re ; poicchc  non  ci  sforzano  le  loro  ra- 
gioni a concedere  la  vegetazione  del- 
le pietre  ; lìccome  colle  Aie  Oirervazio- 
ni  non  ci  ha  sforzato  il  Baglivo . 

Del  nuovo  Laberinto  di  Creta  di- 
ce il  P.  Coronclli  nel  Aio  Jfoìario par.  t . 
cart.z oi.  trattando  della  Città  di  Gor- 
tina  in  Candia , che  vi  fi  ammirano  le 
reliquie  di  un  Teatro,chc  era  fatto  tut- 
to a volte  di  pietra  nel  circuito  di  cin- 
quecento palli  ; ed  indi  poco  lungi  una 
gran  cava  i'otterranca  , creduta  dal  vol- 

S;o  il  famofo  Laberinto;  ma  che  in  ef- 
etto  altro  non  è , che  il  Lapidicinio  , 
donde  furono  cllrattc  le  pietre  per  la 
collruzione  delle  Aie  valle  mura;  il  che 
chiaro  fi  comprende , non  meno  dalla 

llrut- 


Della  Vegetazione  delle  Vie  tre.  Cap.  IX.  9S 


bruttura  , che  dal  fito  ; colmando  , che 
il  Labcrinto  era  in  GnofTo  , e non  in_* 
Gortina.  Scrive  Tommafo  Porcacchi  lo 
Hello  nel  filo  Ifolano  lib.z.  cart.i  to.  e’1 
Magino  nelle  fue  Tavole  Geografiche—, 
Tafi.ii.  diflc  ancora:  Tratterrà  Lakyrin- 
thum,  qui  nunc  in  Creta  conjpicitur  ad  ra- 
dices Montis  Idx  , eum  non  effe,  alt  Bello- 
nius , cujus  veteresmemincrunt , quem  1a- 
men  orane t Cretx  Incoi*  adulterino  Laby- 
rinthi  nomine  iemonlir  are  co f no fcunf.nam- 
que  in  Latomia  fuitfolidi  admodttm  , & 
elefanti!  jaxi  , è qua  lapidee  diverti!  lo - 
cir  exempti  furit  ; CumCortinx  , & Gno- 
fi  urbium  xiificia  extruerbntur.  Così  pu- 
re lì  legge  ne\Y  Mtlante  di  Giovanni 
Mercatore  nella  Tavola  di  Candia  a car. 
656.  Labyrintbum  in  Creta  Dxdal  i opus 
multi  memorant , ejus  quemadmoium  & 
Italici  nulla  vejtigia  fuo  xvo  teltiseHTli- 
nius  lib.$6.  cap.i$l  Mirandus  proptrreà 
Jncolarum  ftupor  , qui  etiam  hodic  ad  ra- 
dica Montis  Idx  prò  vetere  novum  , USi- 
tiumque  labyrinthum  ójlentant  ; fed  non. _» 
efl  mirum  Cretenfem  ereticare  . 11  Loir 
Francefe,  nel  Viaffiodi  Levante.lctt. so. 
fcriflc,  che  fc  avelTc creduto  di  fiorè  al- 
cuni giorni  in  quel  porto  , non  avrebbe 
mancato  di  cercar  le  rovine  del  Labc- 
rintoiche  altre  vbltc  era  TieH’Ifolajbcn- 
chè  gli  abitanti  l’abbiano  aflìcurato  , 
che  non  v'ha  legno  , ne  veftigio  alcu- 
no, donde  fi  polla  conofcere  in  che  luo- 
go foflc-  Simone  Majolo  Dier.  Canicul. 
Tom.  1.  colloqu.z\. dopo  aver  riferito  col- 
le parole  di  Plinio  /iè.36.  cap.i}.  l'anti- 
co Laberinto  di  Creta  , fa  menzione  «li 
un'altro  pur  nuovo  , che  chiamano  pur 
I aberinto  ; ma  c Colo  un  luogo  , donde 
fi  fono  le  pietre  cavate  ; così  dicendo: 
Hxc  de  eretico,  cujus  nulla  velli ?ia  fu- 
perf ui(]e  fuo  tempore  Tlinius  conteflatur . 
Troptereì  is  fubter.raneus  meatus , qui  in- 
extricabilibus  errori  bus  per  tenebras,duce 
aliquo  perito , accmfjfque  facibus , i Curio- 
fts  frequrnter  vifuatur  , non  labyrinthus 
i lleejt,  licet  jit  labyrintbo  ob  anfr attui 
coxquandus  : ejt  autemlapidicina  vetu'lif- 


[ima , multa  babens  iiverticula , &eos , 
qui  apparent  anfratìus.ac  ftnuofx  latebrx, 
ut  memorai  Tetrus  Bellonius  , ex  ilio 
Ortellius  in  Creta  . 

46.  Non  Tappiamo,  fc  queftofiail 
Labcrinto  riferito  da'  dotti  Franccfi,per 
potere  dagli  Scrittori  qualche  notizia 
raccogliere , al  nollro  bifogno  lòddisfa- 
cevole*  Supponendolo  nondimeno  vero, 
non  abbiamo  ditftcultà  di  afFermarc,che 
la  materia  fia  ufeita  dal  di  dentro  della 
rupe  , confolidando  la  piaga  fatta  dallo 
fcarpello  nel  luogo  delle  lettere,  e che 
le  pietre  rotte  unire  fi  pollano  da  urr  fi- 
mil  fugo  ; perchè  fe  il  fugo  pietrofo  ha 
forza  di  convertire  in  pietra  quelchs-* 
tocca  , cd  anche  fe  fi  e fio  ; molto  più 
l’avrà  di  congfungere  le  rotte  pietre^». 
Quelle  pietre  però  rotte , e riunite  dal 
fugo  , non  dimofirano  la  Vegetazione 
della  pietra  : nè  è necefiario  , che  deb- 
ba clTerc  fugo  nutritivojpcrchè  il  fugo, 
come  una  Colla, può  attaccare,  e confo- 
lidare  le  llcfic  pietre  rottc.Così  veglia- 
mo , che  i frammenti  delle  pietre  ripo- 
fie  nella  Miniera  , donde  altre  pietre  fi 
fono  cavate  , c riempiuta  di  terra  con_, 
gli  fiefiì  frammenti,  col  tempo  formano 
tutto  un  corpo  di  pietra  , lènza  che  i 
corpi  de’  frammenti  più  apparivano 
quando  la  miniera  fi  riapre  . Ma  fe  altri 
corpi  fi  racchiudono  nella  miniera , co- 
me di  legni  >di  ferro »o  di  altro:  non  lì 
convertono  talvolta  in  pietra  , fecondo 
che  opera  la  forza  del  fugo  pietrofo, che 
non  il  legno  , ma  la  terra  lòia,  e i fram- 
menti delle  pietre  impietrifcc.Racconta 
Olao  Magno,  lib.i.  cap. so.  che  ne'  paefi 
Settétrionaliformino  i giovani  perdipor- 
to  i Cartelli  colle  loro  fortezze  di  ghiac- 
cio, fopraponédovi  pezzi  l’uno  lòpra  l'al- 
tro riquadrati, e per  unirgli  vi  verfano  ac- 
qua,la  quale  gelando,unifce,ed  incrofia: 
.siqua  flrutturam  hujufmodì  fenellrit  dr- 
!tin£l am  continui  afpergentes , ut  nix  cunt 
situa  taliter  convella  accedente  (ri- 
fare validiùs  i nduretur.  Molto  più  le 
pietre  rotte  , dal  fugo  petrifico  toccate , 

uni- 


96  ìjìor.delle  Gemme,  e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


unire  dallo  ilcdo  ti  pedono  ; efe  la  fo- 
li acqua  vale  ad  unire  i pezzi  dc’ghiac- 
Ci  col  mezo  del  freddo  : coti  il  fugo 
pictrolo  , che  in  virtù  e pur  pietra  > ma 
ancor  liquida , col  mezo  della  fua  par- 
te bituminola»  e falina,  unir  può  le  pie- 
tre rotte  , lenza  che  tia  lugo  nutritivo. 

47.  duo  certamente  quella  nuova 
materia  pattare  per  li  pori  o forchini 
delle  pietre  : c non  è altro  , che  fugo , 
come  parta  nelle  Grotte  il  fugo  pictro- 
fo,  che  in  pietra  ti  converte  . Molto  piu 
può  pattare  epurilo  fugo  nel  Laberinto 
riferito;  fe  ò formato  di  rupe  viva, che  è 
come  muro  a’  viali,  c ttrade, cavate  fol- 
to di  una  Montagna , e che  c una  vera 
Lapidicina  ; perchè  lo  tirilo  fugo,  che  li 
confèrva,  o ti  forma  di  nuovo  dentro  la 
miniera , ben  può  trapelare  per  li  forcl- 
lini  di  quelle  tilTurc  , fatte  dalla  forza 
dello  fcarpcilo,e  coagularti  nello  llefso 
luogo, lenza  aflègnargli  vegetazione,  la 
quale,  fe  fotte  vera  vegetazione  , tutto 
il  Laberinto  , o Rupe,  o Montagna, che 
vogliam  dire  , crofccrc  dovrebbe  , e 
maggiormente  dilatarli  nella  maniera 
che  l'alimento  nella  pianta  .non  ti  con- 
gela in  una  fola  parte  di  ella;  ma  in  tut- 
ta la  | ianta  dilatandoti  ,!a  fa  tutta  cre- 
fccre  fecondo  tutte  le  (ire  pavti.Così  di- 
latandoti l’alimento  » c circolando  in_. 
tutti  i corpi  de’  Viventi  fen libili,  non 
ti  congela  in  una  fòla  parte  delle  otta  ; 
ma  in  tutto  il  corpo  ti  dilata  , e fa  la 
carne  * e le  otta  tutte  crefccre,  fecondo 
tutte  le  fuc  parti . Ciò  non  operando 
quella  nuova  materia  ufeita;  ma  in  quel 
luogo  folo  coagulandoti  » bifogna  dire  , 
che  non  C alimento  ; ma  un  folo  fugo 
pietrofo,  che  trapela  nella  parte  più  po- 
rola  , ove  trova  la  faciltì  di  trapelare  . 
Nc  ciò  è maraviglia  ; poicchc  abbiami 
riferito  nettarne.}.  nel  fine,  che  i 
crilialli  da  un  marmo  durittimo  trafu- 
dano,  come  narra  titmullero  . 

48.  Abbiain poi  dimotirato , chela 
pietra  non  ha  organi  per  la  nutrizione  ; 
ma  folo  i pori  » come  ogni  altro  corpo 


o raro  , o fodo  che  tia  : e per  gli  tieffi 
pori  può  pattare  la  materia  , c forfè  in 
quella  pane  maggiormente,  che  dal- 
lo l’carpellu  fu  lenta  ; per  alerti  ivi  piti 
dilatati  i pori  dalla  forza  de’  colpi . il 
colore  diveifo  uimollra  , che  quella—» 
materia  non  tia  fugo  nutritivo  ; ma  piu 
tolto  lugo  ]. ittiolo , c di  altra  fpezie  di 
pietra  ; poicchc  la  materia  delle  lette- 
re era  mancatila,  c quella  della  rupe 
grifallra  ;oltra  che" polliamo  dire  , che 
la  biancaltra  rifondo  più  fretta  , ditièri- 
ica  dalia  grilaltra  -,  da  tempo  più  antico 
generata  i o più  lungo  tempo  cipolla— » 
all'aria.  Sicché  la  materia, che  firpravic- 
nc  ebiancallra,  è.ptr  addizionerà  partii 
ad  ; arimi  ; come  appunto  è quella  , che 
fcola  nelle  grotte  , ed  in  nuova  pietra—» 
ti  converte  . Cosi  otierviamo  ne'  vati 
pieni  di  qualche  liquore  j 'comc  in  una 
bòtte  di  vino  in  quella  parte  del  legno, 
in  cui  ti  c latta  apertura  per  cfaminare 
la  quattri  del  vino  j benché  otturata  , e 
quali  allottata  ; nondimeno  da  quello 
lìdio  luogo  , o buco  otturato,  ette  una 
materia  , che  fi  coagula  , c ti  lòlleva-»  ; 
divenendo  un  corpo  coagulato  quclche 
era  liquido  ; non  ellèndo  che  vino  , il 
quale  penetrando  per  quella  parte  piti 
dilatata  ne'  poi  i,o  in  ahra  limile, fi  coa- 
gula , ti  lollcva  dal  piano  della  botte  , 
ove  è fatta  piccioliflima  apertura  , c 
prende  un  colore  divertir . 

49.  Siccome  non  vi  è dubbio  , ciré 
netta  miniera  vi  tia  qtieH’umidodl  qua- 
le nella  pietra  tagliata,  ed  all'aria  cipo- 
lla, non  ti  vede  ; Così  è certo , che  polla 
per  la  miniera  feorrere  qualche  fluido , 
c pattare  per  li  ttioi  pori . bi  vede  anche 
nelle  grotte,  che  in  alcuni  luoghi  nien- 
te apparilcono  , in  altri  fovrabbondano: 
c ciò  avviene  dalla  difpofizionc  delle—* 
pirti  della  grotta; c fecondo  che  il  fugo, 
che  vi  palla  e trapela  , c pregno  di  par- 
ticelle piccrolc  ; o fecondo  che  tra  gli 
fpazj  delle  pietre  rimane . Simili  con- 
crezioni pietr.  le  veggenti  anche  tal- 
volta ne’  muri  de’  Campanili  delle-» 

Chic- 


Digitized 


Betta  Vegetazione  delle  "Pietre  \ Cap.  IX.  97 

dalfarte  'n  ^uo°b'  fabbricati  congelata  in  ciuci  luogo,  c non  in  altro, 

» : c CIO  è nm  jn  qU{q  lU0g0  ha  ia  cavità  ritro- 

vata , comoda  per  deporfi  dall'  acqua  le 
fue  feerie  , che  fi  fono  poi  indurite;  an- 
zi fia  crcfciuta,  goccia  a goccia  aggiu- 
gnendofi , e Urato  a llrato  fottiliflimo , 
o foglia  a foglia,  come  avviene  ne'  cor- 
pi comporti  di  fimil  materia  nelle  Grot* 
te  . Ma  ben  poteva  il  dotto  Tournefort 
fare  altre  ollcrvazioni  ; cioè  bifògnava 
rompere  quella  materia  ; vedere  , le  di 
dentro  era  venuta  , o pure  fc  era  foll- 
mente attaccata  nella  parte  citeriore  ; 
come  più  facilmente  poteva  quella  po- 
ca materia  crefciuta  formarli,  in  quelle 
cavità  pofandofi,e  dalle  acque  produrli. 
Poteva  eziandio  confiderare  ; fe  era  del- 
la ftelTa  natura’  della  Rupe , opurc  ala- 
baftrina  , come  il  colore  biancaltro  ci 
fa  credere  , che  fia  ; o tartaro  pietrolò  . 
Se  però  vederla  non  ha  egli  lidio  potu- 
to-; ma  li  p quietato  su  la  fola  fede  di 
chi  glie  1’  ha  riferito  , è fiato  un  voler 
filofofare  a capriccio  , e formare  un'  en- 
te di  ragione  ;e  cosìl'  opinione,  che  ha 
egli  avuto  della  vegetazione  delle  pie- 
tre , non  gli  ha  fatto  confiderare  più 
avanti  ; fumandola  fidamente  venuta 
dalla  parte  di  dentro  , e confiderandola 
come  fugo  nutritivo . Tantum  pnejudica- 
ta  opinio  potetti  II  volere  afiegnarc,  pe- 
rò, la  vegetazione  » e’1  fugo  nutritivo 
nelle  pietre,  è colà  di  gran  momento  ;c 
ficcorae  ha  bilògno  di  fode  ollervazio- 
ni , e di  fomma  certezza  di  quelche  lì 
narra  c'propone  ; cosìjnon'è  forte  argo- 
mento ftabilire  i fondamenti  lòpra  una 
fempliee  o concrezione,  o crolla  , o al- 
tro, ,chc  vogliam  dire  , la  quale  può  ri- 
c?n,°*S.cre  a\tre  cagioni  , ed  altri  prin- 
cipj , lenza  ricorrere  al  fugo  nutritivo  • 
ed  alla  vegetazione . 

Ji.  Le  Pietre  hanno  veramente  i 
feou  loro  , che  lòno  illor  fugo  pietra-# 
fi),  analogo  al  feme;  ogni  fimnc  dal  fuo 
limile  formandofi:  e lo  He (To  fugo  è va- 
levole a formare, la  fua  configurazione 
regolata  .quella  di  una  pietra  da  quell» 
N dell' 


» r*7  — \\  *u^iii  laoDricaii 

cali  arte  : e ciò  è più  maravigliofo  dell 
riempio  allegnato  dal  dotto  Tourne- 
- nel  Labe  noto  . Narra  l'erudito 
e ice  àcocchcm  nel  fuo  Ragionamento 
unum.  19.  aver  veduto  nella Chicìà-, 
maggiore  di  Tino  fua  patria  ,e  fpezial- 
menu  nella  parte  bada  del  fuo  muro  , 
appiccata  alle  pietre  vive  , di  cui  il  mu- 
ro e fabbricato , una  materia  all'  alaba- 
Uro  jomighantc  : e la  fuppone  generata 
dal  fluido  . che  ufccndo  dalle  commif- 
inic  delle- pietre  , ha  potuto  roficch ia- 
to per  la  lunghezza  del  tcmpoìe  loro 
minime  fuperficiali  particelle,  c con- 
A rr  C blor|  > unirle  in  quella  guifa.  La 
ltella  materia  alabartrina  toccò  colle-, 
mani  nella  Uiiefa  di. S. Maria  a Callcl- 

0 , fabbricata  su  la  cima  di  una  monta- 
gna , alla  cui  falda  è polla  la  Terra  del 

1 ino  ; poicchè  ivi  oflèrvò  la  Campana 
maggiore, ad  un’arco  del  Campanile  fo- 
lpcld  , al  di  fuori  quafi  tutta  coperta-, 
‘‘l,ula  .lottile  incroftatura , generati-, 
dall  acqua  piovana  , che  trapelando  tra 
Je  mal  commcrte  pietre  vive,  delle  qua- 

1 e compollo  il  Campanile  ( due  anni 
addietro  mandato  a terra  da  un  fulmi- 
ne  , e fin  da’ fondamenti  abbattuto,  e 
pofcia  rifatto)  ha  potuto  per  la  mefeo- 
lanza  di  varie  colè  , che  in  quella  feor- 
rono,.  lentamente  (Veliere  le  minima 
fcabrohtà  delle  pietre  , e farle  invetrd- 
rc  nell  interna  Superficie  dell’arco,  do- 
ve tale  congelamento  è ben  grande  : c 
gemendo  parte  del  fluido  in  croTe  troc- 
ciolc  della  volta  del  raedefimo  , inve- 
Khiarle  intorno  della  Campana,  e’1  det- 
to ìncroilamento  produrre  così  fotti- 
e * che  niente  altera  il  Tuono  , com*-» 

1 perimento  fonandola  - 

Così  poffianìo  anche  dire  , che 
quella  mat;ria  pictrofa  nella  cavità  del- 
ie lettere  nel  Laberinto,  non  fia  di  den- 
tro venuta  ; mi  che  1'  acqua,  (correndo 
per  lo  Laberinto, rofecchiando  le  mini- 
me particelle  dalla  parte  cfteriorc,  e 
nelle  cavità  fermandoli,  fi  abbia  pure 
Tom.  J.  * 


98  ì(lor.  (Ielle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.  I. 

dell’altra  differendo,  ciafcheduna  fe-  fere  apparenti  a proporzione  le  Terne  n- 
condo  la  fua  Spezie,  fenza  che  abbiamo  ze  ; fìccome  le  uova  delle  Od»e  , * t c 
la  neceflìtà  di  moli  rare  la  varietà  de1  Galline  , e delle  altre,  PIU  S*ant  ! 
femi . Della  generazione  delle  pietre  di  quelle  degli  uccelletti  . e e o a e 
ferivendo,  abbiam  detto»  che  non  lì  fan-  frutti  fono  femi  de  loro  alberi , gì  an  » 
no  le  fpécie  delle  pietre  , che  da  altre  più  de'  fcmidclle  picciole  P'ante  ■ . c 
pietre , e ne'  luoghi  ».  ove  quelle  vi  lic-  le  Rupi  » e gli  Scogli  » * " ^ - fu 


no  , c che  dalle  pietre  diftaccandofi  le 
particelle.dalla  forza  de’  fali  ,o  in  altro 
modo  fpiegati,  c condotte  dal  loro  vei- 
colo, nuova  pietra  vengono  aformare  li- 
mile a ouella  , donde  li  fono  diftaccate; 
perloccnèolferviamo,  che  in  ciafchedu- 
na miniera  nuove  pietre  della  ileila  mi- 


ma tTc  informi , leguono  la  legge  delle 
pietre  curiole  , che  hanno  aria  di  corpo 
organizato  , debbono  dunque  avere  le- 
mi  grandi  » cd  apparcnti»anchc  ienza  di- 
fogno  di  microscopio  . Così  le  Rupi 
llcire  grandi  » e gli  Icbgli  potrebbero 
fecondo  lui  anche  partorire  col  mezo 


na  miniera  nuove  pietre  ncua  licita  mi-  ìnmiuu  i»i  — — , 

niera  fi  formano,  come  in  quella  di  un  delle  loro  femenze  , c tnulriplicart.,  co- 
tal  marmo  altro  marmo  limile  fi  prò-  mepur  fimultiplftano  c lamma  j, 
duce;  perchè  ivi  il  fe  me ''detto  Hello  le  piante.  Via  quelle  avo  e no 

— - — 1 - --  i-,.-  iute  infegnate  per  vere  da  vcrun  l ilo- 

fofo  di  fano  giudizio  c fimo  novità , 
che  non-  abbiamo  udite  dentro  i Ro- 
manzi. Sarebbe  così  vero  quel 
ricnt  Monte  s , fcrabrando  Moeti  alcune 
Rupi  i ed  invece  di  quel  Hafcetur  *idi~ 
culus  mm  » come  dice  il  Provverbio,  na- 


marmo  , o fugo  marmoreo  della  Ile (Ta 
fpezie  vi  abbonda  ; e così  è,  femprc  per 
aiditionem  partir  ad  pattern  la  fua  pro- 
pagazione , c non  perche-  vegeta  . Così 
affermiamo  ancora  , c|>c  U configura- 
zione regolata  delle  pietre,dipenda  dalla 
fletta  materia  del  fugo  peteifico  proprio; 
ma  farà  maggiore, o minore^  muuradel. 
la  quantità  dello  Retto  fu  go.Ogni  ieme  c 
architetto  della  fua  fpccie,  a cui  dà  for- 
ma e figurajenza  neccllità  di  alfcgnare 


filerebbe  un’,  altro  Monte  . Se  pero  vor- 
remo confidcrare  una- Rupe  » uno  Sco- 
glio, comporto  ili  più  parti  ,allcgnando 
alle  parti  rtefl'c»e  non  al  tutto, ì lu.u  le- 

. • • /?  ..a  il  S ili 


ma  e figurajenza  necclhtJ  di  allcgnaie  ai  e pan,  -n.»,.,  . , ^ 

le  uo.f,  come  pu»  che  ,<rcg»,r  vocìi,  mi  ; le 

il  Tournefort  ; giacchi  famiglia  iffpe.-  t.phc.re , ed  .ngreml.cli  • 

eie  delle  pietre  alle  fpccié  degli  animali. 

Ma  oltre  la  fimilitudine  , dice  che  pro- 
vino una  fletta  configurazione  , e che  le 
pietre  curiofe  hanno  più  l’ aria  di  corpi 
organizaro  : ed  aggiugne  , che  non  ha 

maraviglia,  che  le  femenze  non  fi  veg-  mm  •*““u  ÀY  fritta  nuova»  vici- 

ganci  i fcrchè  feria,  microfcopio  non  li 
fedite  quelle  de  Fnngh,, 

mare  , c cagionò  due  giorni  prima  un 
Tremuoto,  come  ne  fanno  parola  gli 
Accademici  di  Parigi .- 

Sono  ne’  legni , e negli  ammali 


o lo  fcoglio  :c  tanto  più  , quando  pie- 
tre non  fi  cavano  : c pur  ciò  non  orter- 
viamo  ; anzi  più . tolto  fi  diminuirono 
col  tempo  ; o nafeono  intermutti  gli 
fcogli  o?e  non  erano  , come  avvenne 
nell’  anno  1737-  a'2  ?.  Marzo, in  cui  ap- 


de’  Mofchi , e limili .. 

52.  Non  hanno  lemenza  i Fanghi  : 
t lo  fTioflraremo  nel  lib.  l.  cap.  7.  trat- 
tando della  Pietra  Fongira  : e fe  vale, 
fecondo  lui , la  fimilitudine  delle  fpecie 
Utile  pietre  , con  quelle  delle  piante  , e 
degli  animali  : dovrebbe  anche  valere 
nelle  femenze  loro , le  quali  f°n°  varie, 
e-proporzionatc  a’corpi  di  ciafeheduno. 
Cosidellc  pietre  grandi  dovrebbero  eD 


gli  organi, i vali, e le  macchine  necclfaric 
alta  circulazionc  de’  loro  fughi  nutriti- 
vi ; ma  non  nelle  pietre , come  ™T.am 
dimoftrato  nell’  artica  Né  vale.il  dire, 
che  non  debba  parer  difficile  concepire  » 

CDC 


fd  by  Goc 


*. . biella  Vegetazione  deile  Pietre . Cap.  IX.  9?> 

che  vi  fieno  vali  in  corpi  così  denfico*-  dando  però  loro  quel  feme,  fecondo 
me  .le  pietre,  r.e’ quali  circolano  i fu-  che  gli  fu  dalla  Natura  , o più  tolto 
ghi , coir,  efempio  di  tanti  legni  molto  dall’  Autor  della  Natura  Inabilito  . Cosi 
duri , delle  chiocciole  , e delle  olla  de-  la  Natura  è fempre  la  lìdia  nelle  lue 
-gli  animali  ; poicchè  nelle  olla  Itelfc  fo-  produzioni  ; e ficcome  i viventi  c fcnlì- 
no  apparenti  i vafi  , per  cui  fi  nutrifeo-  bili,  han  biiogno  del  lorofeme  , che  fo- 
no  , c crcfcono  : e i legni  aon  lono  co-  no  come  uova  ; così  i follili  hanno  i lo- 

10  femi  nel  loro  fugo  , atti  a pròdurre 
1 corpi  a fo  fimili-in  quei  luoghi»  ove 
trapelano  , o pur  dove  fi  fermano  ; e 
cosi  poiTono  perpetuare  le  loro  fpczie  , 
c inoltrare  una  maniera  , o fimilitudine 
di  ^ vegetazione  , non  rigorofa,  corno 
ne  viventi  ; ma  per  addi lionem parti  s ai' 
partem . Così  ancora  lotto  le  gencrazio- 
ni , che  fa  la  Natura  dal  feme  , non  lol® 
gli  animali , c le  piante  vengono  aper- 
tamele comprefi  ; ma  i follili  altresì 
nel  lor  modo  ; e così  il  piano  della  Na- 
tura c divenuto  più  generale  , qualche 
cola  Variando  , fecondo  i varj  ordini 'de* 
midi , che  nel  principio  di  quclto  Capi- 
tolo abbiamo  dimodrati . 

5 5»  La  compofizione  de’  Monti, che 
fi  vede  latta  di  ilrati  fopra  ftrati  di  ma- 
teria divella , come  abbiam  detto  nel 
precedente  Capitolo  , ben  dimolirano  , 
che  non  vi  lìa  vegetazione  i perchè  fup- 
ponendo  nelle  pietre  la  vegetazione, uno 
ltrato  di  pietra  vegetando , verrebbe  a 
formare  tutto  il  Monte»  lènza  ammet- 
tere altro  drato  di  materia  llranicra, 
quale  già  fi  vede  . Ma  gli  fimi  divertì 
già  molirano  con  evidenza,  che  i Mon- 
ti crcfcono , -fecondo  che  la  nuova  ma- 
teria fi  aggiugne  oda’ venti,  o dalle 
inondazioni » oda  altre  cagioni!  e que- 
llo non  c altro,  che  crefcerc  per  additio- 
nem  partit  ad  partem . Secondo  che  cre- 
icc  poi  il  fugo , ed  inalba  la  terra  , o 
qualche  corpo,  così  !’ impietrifee  , e 
1 indura;  altrimente  gli  ltratinon  là-* 
rebbero  di  materia  divella,  ciafchcduno 
all  altro  fervendo  come  di  volta  » ò di 
travi  pei  loftentarlo . Così  altri  Menti 
fono  di  fJa  terra  , o di  fallì , e terra 


si  duri  quando  vegetano  , c nel  tempo 
di  crefcerc  . Hanno  gli  Itelfi  legni , e gli 
animali  i lemi , come  corpi  didimi,  che 
partoriti , e nutriti,  s’  ingxandìfcono;ma 
le  pietre  quelli  femi  modrar  non  polfo- 
so  , anche  a forza  de’  microfeopj  ; cf- 
fendo  il  loro  feme  ( così  appellato  per 
ilmilitudinc  ) un  corpo  , che  ferabra-. 

Illudo  i c di  parti  minutiffime , che  di- 
edi fugo  pictrofo  : e lo  lteflo  dir  lì  dee 
de’  metalli , che  dal  loro  feme  , o fugo 
metallico  , lì  lanno  ; anzi  tutti  i follili 
colla  Iteffa  regola  fi  formano  . 

54.  Concediamo  noi  al  dottilfimo 
Segretario  Fontanelle  1’  uniformità  del- 
la natura  nelle  regole  generali , e la_» 
diverfità  nelle  cefe  particolari;  ma  que- 
lla univcrfalità  ha  le  fuc  diifcrenzc  fe- 
condo i gradi  de’corni;poicchè  i vegete- 
voli , e i lenfibili , cne  hanno  i gradi  de’ 
viventi,  hanno  ancora  la  loro  vegeta- 
zione , la  nutrizione  , la  vita  ; hanno  i 
loro  veri  femi  , col  cui  mezo  lì  propa- 
gano , che  dir  polliamo  perfetti  a ri- 
guardo de’  corpi  infenfibili,  i quali, ben- 
ché Geno  peffetti  nel  loro  genere  , fono 
però  imperfetti  a riguardo  de’  fcnlìbili  ; 
non  avendo  i veri  femi , gli  organi , c 
le-altre  perfezioni,  che  agli  dcllì  le  n fì- 
lli li  , e vegctcvoli  fono  necefl'aric  . Na- 
feono  gli  animali  dall’  uovo,  nafeono  le 
piante  da’  loro  lemi , che  fono  le  loro 
uova  ; ma  le  pietre  , 1 fotfitf  , c i metal- 
li, che  fono  nel  gr.ado  degl’  Inanimati, 
non  polfi.no  nafeer  dall’  uovo  ; perchè 
non  lono  vegctcvoli  , né  fenfibili  ; non 
fono  nel. grado  pii:  perfetto  : e benché 
non  abbiano  l’ uovo,  hannonoodime- 

no  i!  lor  feim:  valevole  a propagarle, che  « lcira  , D QI  ,3111 , e terra 

ne  I ordine  loro  e perfetto  ; ma  imper-  lenza  limi  ; altri  hanno  qualche  ftr.no 
tetto  a riguardo  degli  altri  ordtm  ; ba-  di  pietra  feiffile , in  cui  lì  veggono  im- 

N 2 pri- 


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f 


io©  Ift  or. delle  Gemmerò  delle  Pietre  di  Giaciuto  G imma. Lib. 1. 


prigionati  varj  corpi  , come  di  pefci , e 
di  altre  produzioni  o di  mare  , odi  ter- 
ra» le  quali  fi  trovano  racchiulc  nella 
Terra  , che  c fiata  affalita  dal  fugo  pe- 
trolio , c fi  c impietrita  . 

56.  Senza  conceder  poi  la  vegeta- 
zione nelle  pietre  » e nc‘  follili , già  fi 
fanno*  comparire  co’i  diverfi  principi 
differenti  combinazioni , fecondo  i dif- 
ferenti ordini  de’  Milli  : e già  i follili  fi 
comprendono  nel  loro  modo  fiotto  la 
generazione  da’fcmi.Tutta  la  Fifica  len- 
za dubbio  deve  fentire  qualche  inclina- 
zione .1  frignerò  i fuoi  penficri»  e le  lue 
feoperte  fino  a quel  punto  » che  vuole 
il  dottlfiimo  Fontanelle  ; ma  con  quel- 
la miliira  » e con  quella  moderazione  » 
che  l'ordine  dcllaNatura  noti  venga  di- 
fturbato,  e nella  medefima  non  s'intro- 
ducano delle  favo[e  : e favola  più  gra-, 
ve  farebbe  far  vcgetevcli  le  pietre  , af- 
fai più  grande  di  quante  gli  Antichi  in- 
ventarono nella  Storia  Naturale  ; c do- 
vrebbe affegnarfi  l’anima  vegetevolc , c 
le  altre  condizioni»  che  alle  piante  fi 
alfe  guano. 

N * 

A R T I C.  IX. 

y • . * 

fé  le  Tietre  pattorifeano  , ed  abbiano 
ferfo  , ed  anima  . 

J7«  A Ltre  tófe, che  alla  Vegeta zio- 
JlX  ne  appartengono  » qui  (pie- 
gare dobbiamo  , delle  quali  però  niuna 
menzione  han  fatto  l’infigne  Baglivo.e 
gli  altri  difenfori  della  Beffa  vegetazio- 
ne . Non  hanno  alcuni  avuto  aitficultà 
di  afferire  , che  le  Pietre  partorifeono  : 
t raccorda  quella  opinione  l’Aldrovan- 
do,  De  Adamante . L’Agricola  dice»  ch« 
Teofrallo  » Muziano  » e Plinio  così  li- 
marono » come  lo  fielTo  Aldrovando  ri- 
ferifee  » della  Geode  fcrivendo  , che  è 
una  di  quella  fpecie . Etmullero  fopra 
lo  Scrodero*  quando  parlò  dell’Etite  » Q 
Pietra  Aquilina , fcriffe  della  medefima 
Geode  cap.  8.  //le,  qui  continet  alium  la-. 


pidem  , certo  tempore  eundem  lafidem-ex- 
cludit  , tanquam  per  partimi , & denuo  de 
novo  imprte^naiur,  quoi  affirmatur  a qui- 
bufdam . I.’  Autore  del  libro  attribuito 
ad  Alberto  Magno  De  Rebus  Meìallic. 
lib.  1.  tratt.i.  cap.  14.  lcnifle  della  Pietra 
Tfranitcìchc  fia  di  Ceffo femminile;  per- 
che dicono  , che  in  aldini  tempi  concc- 
pifea  , e partorifica  una  fimilc  pietra—» 
naturale  » c che  giovi  alle  gravide.  Pie- 
tro Borelli  nella  Centur,.  5.  Offerva^.  7$. 
fcrivendo  de'  Tri ap oliti,  pietre  così  det- 
te per  la  figura  di  Priapo  , che  imitano  , 
volle  , che  le  pietre  divenga'no  pregne  , 
e partorì  fica  no  delle  altre  pictruzzole_> 
a loro  fimili  : che  le  crefieiute  vanno  an- 
cora clic  imitando  i loro  genitori, gene- 
randone altre , e propagando  la  loro 
fipezic  . Lodovico  Vivcs  in  Scbol.  ad  D. 
./tii^u/lin.  De  Civ.  Dei  lib.  zi.  cap.  4.  af- 
ferma aver  da  molti  faguto,ch«  il  Pren- 
cipc  Ravallalio  avea  nel  Tempio  dome- 
ftico  i Diamanti , che  altri  Diamanti 
partorivano.  Franccfco  llueo  De  Gem- 
mi s fieri*  lib.i.  cap. 5.  fic riffe  avere  udi- 
to da  una  Signora  , che  tirava  la  fiirpe 
dalla  nobile  famiglia  di  Lucemburgo , 
che  avea  de’  Diamanti  ereditar},  i quali 
allo  fpefio  altri  Diamanti  produceano , 
c partorivano  una  prole  a toro  confi- 
milc  . Stimò  lo  Beffo  Rueo  , efferne  la 
cagione  quella  forza  celelle  ♦ su’  parenti 
tenacemente  infinuàta  , la  quale  appel- 
la Diamantina:  e che  abbia  mutata  l'aria 
(parla  intorno  , prima  in  acqua  ed  in  fo- 
llanza  conveniente  , oppi  in  Diamante, 
gemma  , 1’ abbia  indurita:  ed  attribuì 
quella  opinione  altresì  a Teofrallo  » il 
quale  affermò,  che  le  pietre  partorifeo- 
no . Il  Majolo  Dier.  Canic.  tom.  1.  colloq. 
18.  porta  1’  efempio  della  Pietra  » detta 
fplendore , c febiuma  di  Luna , che  fi  tro- 
va nell’  Arabia  quando  creficc  la  Luna» 
che  fofpcfa  ad  un'albero  partorjfca.Nar- 
ra  ancora  ,che  molti  Autori  affermano, 
che  i Diamanti  facciano  le  uova  , c par- 
torifeano  , e che  preffo  Brillolia  ne’ 
lidi  d’Inghilterra, alcuni  Monti  fono  co- 


Del  Tarlo  delle  "Pietre . Cap.lX.  Art.lX.  101 

sì  fertili  di  Diamanti  » che  di  quelli  fe  benché  contraria  alle  regole  di  ogni 
ne  poirano  caricate  le  navi . Dice  , che  buona  Filofofii  , hanno  per  negligenza 
rotondi,  e nelle  rotonde  felci  racchiufi,  tralafciato  di  fpiegare  , fe  le  piètre  fi 
fi  cavano  dalla  terra  : che  le  felci  di  co-  facciano  da  fe  pregne  , c fenza  mattili  » 
lorroflo  fieno  fragili,  c concave  den-  o come  le  Cavalle  del  Tago  col  vento; 
tro  , ed  abbiano  i Diamanti  rotondi , e o le  Donne  d’  Etiopia,  riferite  da  Pom- 
lucidi;  onde  fono  come  matrici  delle  ponio  Mela  lib.  ^.cap.  io.  che  pregne 
uova  de'  Diamanti.  Aggiugne,  che  non  ancora  fenza  mafehi  fi  facevano  , come 
folo  vi  fono  diamanti  rotondi , ma  qua-  han  detto  altri  di  molti  animali , cioè 
drati  e piani , ed  acuti , così  fatti  dalla  dell*  Avvoltoio  , del  Nibbio  : così  de’ 
Naturi , come  da'  periti  artefici  , c più  l’cfci  riferiti  dal  Rondclezio  , che  fono 
duri  di  quelli  dell’  Indi'»,  e tagliano  il  tutte  favole  ; ancorché  da’  buoni  Au- 
vetro  , come  riferifee  Giorgio  Bruin  in  tori  approvate,  e le  abbiamo  rigettate 
Criitolia  . Ne  cava , che  i diamanti  par-  nella  Di/Jert^t.  De  ^inimal.F  abulof.  part. 
torifeono  : e non  dubita  , che  le  pietre  i.  cap.  6.  Bifognarebbc  almeno  aflegna- 
leggierc,  e lepomicee  fanno  il  loro  par-  re  la  virtù  Vriapolitifìca , la  Geodi, fica  , 
to;  penfando  , che  ficcomc  crcfcono  , ed  altre  limili , come  fconciamcntc  il 
così  pollano  partorire.  Dice,  che  feorre  Rueo  attegnò  fa  ridicola  virtù  Bia- 
da quelle  1’  umore  , che  fubitofi  con-  muruifica;  le  quali  tra’  f>gni , c*  vaniti 
gela  , e fi  fa  pietruzza, e parto  dell’altra;  riporre  fi  debbono  . Poteva  ancora  Et- 
nia nelle  pietre  durc,come  è il  diaman-  mullero  con  gli  altri  dimoftrarc  e fpie- 
te , e limili, non  potendo  ufeire  l’umore,  gare  con  accuratezza  , come  la  Geode 
altamente  fi  debba  credere;  c (e  forfè  partorita  , da’  quali  forami efea  il  par- 
avviene  , che  il  fudore  irfcito  fuori  sin-  tp;  giacche  fcrilfe:  llc^ui  cominci  alluni 
' durifea  , fecondo  che  il  Vivcs  raccorda,  lapiietii, certo  tempore  cundern  lapidem  ex- 
è cofa  degna  di  memoria  . Vuole  però  , cludit  , tan^uam  perpartum  , & de  novo 
che  fi  confideri  ciò  avvenire  alle  pietre,  impra^natur  . Diconfi  veramente  pre- 
che imitano  la  Luna , come  la  Selenite  ; gne  alcune  pietre  ; ed  impropriamente; 
ed  a quelle,  che  hanno  le  immagini  ce-  e così  dalla  Natura  formate;ma  non  che 
letti  , come  1’  ^frio,  l’^dflroite, gemma  , partorivano  . Le  Pietre , che  pregne  fi. 
la  Sirtite,  il  Giacinto,  il  quale  è ceruleo , dicono,  non  hanno  veruna  apertura-* 
e fi  porta  dall’  Etiopia  , e non  è fempre  naturale » donde  pollano  il  parto  man- 
rifplendentc , ma  fecondo  che  il  giorno  dar  fuori  ; e fono  tutte  fode  e inter*-* . 
è fcreno,  o nuvolòfo  . La  Pietra  pregna , o Aquilina  , come  la 

58.  E’  quella  una.dclle  belle  favo-  chiamano,  e tutta  foda  , e fuona  mo- 
le , che  abbiano  potuto  inventare  nell’  vendofi  , per  l’ altra  picciola  , che  ha 
Iltoria  naturale:  e farebbe  un' ottima  dentro,  la  quale  non  può  cavarli  fuori 
mercadanzia  tener  quelle  gemrfle , c fenza  romperli , e rotta  non  è facile-* 
pietre  ovipare  , per  moltiplicarle  fenza  riunirla,  come  le  altre  pietre  rotte  non 
fatica  , e danajo  , e fenza  fcavar  minie-  fi  riunifeono  . Se  la  Natura  averte  loro 
re  d>  PaeR  rimoti . Ben  potevano  aifer-  data  la  proprietà  di  partorire  , ben  do- 
mare ancora-,  che  alcuni  marmi,  « quali  vca  formare  ancora  il  luogo  da  potere 
fi  fanno  vedere  umidi,  partorivano  de-  ufeire  il  fuo  parto  maturo  ; farebbe  al- 
gli  altri  marmi  limili  ; convertendoli  in  trimentc  fiata  una  crudele  matrigna-*  J 
marmo  quella  umidità  cagionata  dall’  tanto  più,fe  il  partorire  più  volte  avvie- 
aria.  Gli  Autori  però , che  han  voluto  ne,  come  nella  Geode  di  Etmullero , il 
credere  ed  infognarci  così  difeonvene-  quale  ditte,  che  partoriva  in  certo  tem- 
vole  opinione  , che  danno  per  certa  , po  , mandando  fuori  la  pietra  , e di 

’ ’ nuo^ 


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•102-  lj! or. delle  Gemme,  e delle  Pietre  di  Giacinto  Gin.ma.LiLT. 


.nuovo  fifacca  pregna  . Nonè  partovc-  Dell*  Ametifto  fi  narradalP.  Ovaglie 
ro  quello  > che  aflegna  il  lluco  , che  la  nella ’Rel^.  del  Cile  /ié.4.  cap.  1 j.  elfcr- 
virtìi  celcfle  converta  l’aria  prima  in_.  vi  alcune  pietre  generate  dentro  la  terra 
acqua  , poi  in  pietra  ; o che  dalla  pietra  nelle  riviere  del  nume  dell’  Argento,  le 
f'corra  l'umore  , H quale  fi  congeli , c lì  quali  a ccr^o  tempo  crcpano  con  gran 
faccia  pietra  , fecondo  altri  ; c’I  Rueo  rumore  » c che  fi  feboprono  jn  ette  le 
flcilo  fcriffedcl  Diamante  , che  parto-  punte  degli  Ametilli , di  cui  nella  parte 
rilca  , c nonha  infe  altra  pietrajuncor-  di  dentro" fono  cempòfti,  comcpurdi- 
chèalcuni  marmi  mandano  fuori  alcune  remo  nel  ' Uh.  a.  cap.  iv.  num.  7.  ma  il 
umidità , le  quali  poi  non  fi  fanno-mar-  crcpare  non  c partorire  , per  farfi  pre- 
mi . Ma  Ltmuliero  fcrivc- del  veropar-  gne  di  nuovo.  Rifcrifcono  molti , e’1 
to,  dicendo,  che  là  Geode  contiene  alium  Luamcl  ancora,  che  nelle  durifiime 
lapidem,  c che  certo  tempore  eundem  /api-  pietre  dell’ India  fi  nafeondono  talvolta 
dem  exeludit » tanqv.am  par  turi,..  ,11  hru-  le  Gemme  ; c ben  conofcono  gl’  Jndia- 
none  in  Lexic.  Medie.  Camelli  fcriffe  col  ni  la  lpezic  di  effe  ; ma  per  cavarle  bi- . 
fentimcnto.dcgli  altri:  Tartus  efì  alito,  fogna  romperle  con  fatica  5 non  che 
cjua  falusexcli/ditur ex  utero,  ità  uteona-  quelle  pietre  partorifeano  . Cosi  nelle 
tus  reciprccus , & connixus  quidam  eon-  rupi  ,0  in  altre  pietre  ancora  fi  trovano 
currat , matris  parturientis , & joctut  ex,  racchiufi  i Diamanti  ; ed  in  molte  pie- 
cludendi  in  partu  naturali  ; de  quo  le ge  tre  altresì  fi  veggono  come  plficionicri 
Gal.  I.  5.  afhor.  ■$  5 . Harvejum  de  Gen.  varj  corpi , cioè  erbe,  pkciuli  animali  -, 
anim.  addi  lamento  1.  D.  Maur.  Hoffnu.mn  ed  altre  cofe  , delle  quali  rccaremo  gli 
Infiit.  lAnat.  difp.  12.  C.Reìrfj.  45.  <jr  efempj  nel  Cap.  -it.  di  quefto  JLiLro  ; 
jio.  C aliot  plures . Rella  cunofità  fa-  perchè  la  materia  della  pietra  era  fluida» 
jebbe  il  vedere  quella  pictruccia, conte-  e molle  quando  i coipi  fi  racchiufero, 
nuta  nella  Geode  » come  feto  e picciolo  e poi  dal  fugo  parifico  fu  impietrita  , 
tanciullino,ancorchè.fenza  alcun  mem-  rollando  in  eira  inceppati  gli  animali , o 
bro  dillinto,  ufeir  fuori  dalla  fua  madre,  diverfi  altri  corpi  » cne  in  quella  parte 
per  poterli  far  pregna  di  nuovo  . Non  fi  trovavano.  A ninno  però  vernicia 
può  feufarfi  Etmullero  coll’  aver  detto  fantafia  di  credere, che  vi  fia  parto, e che 
qnod  afjhmatur  à quibufdam , o che  nel  lenza  romperli  fi  pollano  cavar  fuori 
principio  del  trattato  fi  fia  proiettato  di  quei  cprpi  - La  Geode  , e Gmili  pietre 
non  credere  le  virtù  delle  pietre  , che  fi  dono  dure  : e fc  in  una  parte  fi  aprono  » 
allignano  da  moitij  poicchè  il  -partorire  crcpano , e per  la  durezza  loro  non  è 
none  virtù  j ma  proprietà  : e le  1’  avea  facile  ridurli  allaforma  » in  c«i  era  pri- 
pcr  favola,  ben  (fovea  dar  fegnodcl  fuo  ma  . Non  avendo  dunque  a lorodata  la 
contrario  ‘Pentimento  ; c fpiegarc  anco-  Natura  la  lua  apertura  proporzionatala 
ra  » come  di  nuovo  fi  fa  pregna-  Non  potere  la  pietra  contenuta  ulcir  fuori , * 
abbiamo  poi  difhcultàdi  credere»  die  nòia  forza  naturale  da  ufcirfenc,come a* 
fi  poffa  la  pictruzza generare  nel  tempo  veri  parti  awicncjma  effendofoda  tutta 
lidio  , in  cui  la  parte  continente  fi  gc-  la  pietra, che  fi  direbbe  madre: none  ppf- 
ncra  , potcndocffcr  talèìa  natura  della  bile  credere , che  la  natura  dclla/Gcode 
pietra  ; e’1  boccone  pensò  » che  fi  gene-  riferita  da  Etmullero,  partorifea  . Si  di- 
ri la  pietruccia  dopo  la  grande,  cntran-  rebbero  anche  pregni  1 frutti , che  han- 
do  T umore  per  li  pori  di  ella;  il  che  non  no  dentro  i nocciuoli  ; anzi  doppiamciv- 
è molto  veri  fimi  le  ; ma  non  fi  può  av-  te  pregni»  cornei  Topi,  che  li  ditterà 
verace  , che  pofla-poi  partorire  più  voi-  pregni  I’  uno  dentro  l’ altro  , come  nel- 
le, c di  nuovo  più  volte  farfi  pregna  . Jc  iieffe  noflre  Dilfertazioni  abbiamo 

con- 


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Del  Srffo  delle  Tìetre.  Cap.  IX.  Art.  IX.  ■'  103* 


eonfutata  l’ opinione  . Così  il  Perfico, 

Eer  clempio,  ha  la  fua  polpa,  dentro  cui 
a il  nocciuolo,  e dentrodi  cito  ha  l'al- 
tro frutto?  che  ai  il  femc,  coperto  come 
di  membrane  : i Limoni  hanno  la  feor- 
za , la  materia  acida  , in  cui  è il  feme 
coperto  dalla  fua  propria  feorza  : il  Pi- 
no ha  la  fua  pigna, in  cui  fono  i pignuo- 
li , conte  le  mandorle :e  ciafcheduno  ha 
la  fua  feorza , e le  fue  quafi  pelliccino- 
le ; non-pcrciò  fi  dice  pregna  la  pigna  ; 
tutto  che  abbia  le  parti , che  aprire  fi 
pofTono  , cpme  giiUì  aprono  col  calore, 
per  mandar  fuori  il  frutto  *,  cioè.lo  ftedo 
pignuolo che  farebbe  il  parto.  Sicomc 
dunque  fono  i corpi  contenuti  ne'  frut- 
ti , così  due  farebbero  i parti  : e ciò  è 
cofa  molto  Ridicola  da  aderirli.  Nel  pre- 
fentc  cap.y.artic  4.M.  28.  Abbia m riferito 
quelche  afferma- Stcnone, citato  dal  Pa- 
tivo , che  fe  un  corpo  folido  è circon- 
ato da  un'altro  c rpn  folido.  > quello  è 
prima  indurito  , che  è da  lì  ’ altro  contc- 
nutb  : c ne  abbiamo  recato  varjefempj, 
e ragioni . Bifigna  , che  il  corpo  con- 
tinente fode  molle  ; altrimcnte'il  con- 
tenuto non  potrebbe  racchiuda  fi  den- 
tro : e cioè  icntenza  comune  de', buoni 
Filofofi , e fi  alfcrifce  dal  Boile,daI 
Duamel,  c da  altri . Se  foffevera  la  vir- 
tù di  farli  pregna,  e partorire  la  pietra  ; 
giacche  il. cojpo folido  contenuto  è fia- 
to il  primo  ad  indurirli  : nella  pietra 
pregna  , il  corpo  contenuto, cioè  la'pie- 
truccia , che  farebbe  il  parto,  o feto, co- 
me un  figliuolo  , li  forma rebbe  prima 
della  fua  madre , la  quale  è il  corpo  fo- 
lidox  continente  : e quello  non  può  ef-  - 
fer  vero  ; non  edendo  pofiìbile  , che 
fenza  }a  madre  il  figliuolo  fi. pofTa  pri- 
ma generare  . Ciò- non  confiderò  Jlt- 
mullcro  , che  volle  darci  per  vera  una 
favola  tanto  materiale  , dicendo,  che  la 
Geode  partorire  la. pietra,  e poi  di 
nuovo  li  fa  pregna , come  egli  fcrilfe 
nella  fua  Opera  Rampata  in  due  Tomi . 
Le  Pietre  pregne  non  tutte  hanno  den- 
tro altra  pietra  dura,  anzi  la  Geode  non 


ha  pietra  dentro  ; nja  terra  , o arena  : e’ 
pur  la  numerano  tra  le  pietre  pregne  ; 
alcune  ancora  fono  vuote  ; ficchè  non 
fappiamo  quale  fia  il  parto  della  Geo- 
de , riferito  da  Ltmullero:  e di  tutte  le 
Pietre  pregne  ne  fcriveremo  nel  lièr.J. 
cap.  io. 

59.  Girolamo  Cardano  De  Gemmi*  , 
Cóbribus,  trattando  dclCarbonchù)  , 
crede , che  le  pietre  vivano  , efcludcn- 
done  quelle  degli  animati,  alle  quali  piu 
tollo  poteva  adeguare  il  vivere  ; per- 
chè eficndo  vivo  l’ animalo  può  mag- 
giormente crefcere  >-e  partecipare  della 
vita  dello  Hello:  benché  farebbe  un  cre- 
fcere per  adliìionem  partii  ad  parte?i-> , 
ciocper  la  giunta  di  nuova  materia  , di 
cui  fono  compofic  . Afferma  nondime- 
no di  non  avere -conolciutó  alcun  feffo 
ncl'e  pietre;  ancorché  fiimi, che  in  qual- 
che fpczic  di  pietra  p fifa  dilettarli  ia_» 
Natura  co’  i miracoli , e difiinguervi  i 
fefii . Conforme  le  Pietre  non  podono 
partorire , così  1 ifferenza  di  fedo  aver 
non  godono , ncdalla  forma  loro  alcun 
fedo  lì  può  diftingucre  . Benché  talvol- 
ta a loro  il  fedo  fi  atuybuilca,  c ciò  per 
un  parlare  improprio  « o figurato  , non 
che  veramente  l'abbiano  ; c per  quello  • 
differifca/io  tra  loro  . In  quallivoglic-* 
foczrc  di  pietre  fi  appellano  mafchi  , o 
fcmmiiie  alcune  , per  poterfi  maggior- 
mente diftingucre  j'onde  mafehi  li  di- 
cono quelle  fjcmme  , che  hanno  un-co- 
lor  più  vivo  , e fpléndente  , -o  per  altra 
condizione':  c diconfi  femmine  quelle  , 
che  hanno  un  Colore  piu  languido,  o 
fono  più  gra Ile  . Teofrallo  De  Lapiiib. 
come  pur  riferifee  l’ Imperato  nel  iib. 
21.  della  fua  I;lor.  n'atur.  cap.].  afferma, 
che  il  Sardio  trafparente  e rodo, è chia- 
mato femmina  , c quello  , che  nella-» 
trafparcnza  ha  pi#  nerezza,  « detto  rru- 
fchio  . il  Liacurio  piu  trafparente  e_» 
biondo,  dicefi  ancora  femmina  , e’1  piu 
nero  , mafehio:  così  pur  mafchid  fi  ap- 
pella il  Ciano  più  nero  t c così  ancori-» 
fi  dice  di  alcune  altre , di  cui  fcriveremo 

nel 


104  1 fior. delie  Gemme , e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Lib.l. 


nel  feguente  Libro  i nella  Storia  parti- 
colare di  ciafeheduna  Gemma  . Nella 
licita  guifa  danno  la  diti'crenza  del  fello 
anche  alle  Piante  , come  ne  abbiami 
tatto  difeorfo  nella  Disertai.  De  ^inì- 
mal.  FabuloJ.  Diconlì  anche  mafchì  al- 
cuni Garofani  odoriferi  di  quei»che  ven- 
gonodalle  indie  , e fono  più  groflì  de- 
gli altri  più  picciolùcbe  li  dicono  fem- 
mine , c nafeono  tuttida  uno  Hello  al- 
bero , ed  in  una  medelfma  maniera  . 
tinelli  nomi  pero  di  mafehio,  e di  fem- 
mina,fono  aggiunti  per  ifpiegare  la  loro 
corrifpondcnza , non  perchè  abbiano 
vero  letto  ; e fi'  danno  ancora  a certi 
corpi  .lìquidi  i così  i Chimici  dicono 
Majcbio  r argento  vivo  , fecondo  gli 
Autori  riferiti  dal  Brunone  in  Lexic. 
Med.  Calteli.  • 

60.  Convengono  la  Vegetazioni-* 
e‘l  feffo  a quei  corpi , che  non  fono 
privi  di  anima  , la  quale  appellano  fen- 
òli va;  c vana  è 1’  opinione  di  Cardano, 
che  le  pietre,  e i metalli  fieno  animati, 
come  dimollràre  fi  sforzò  nc’  libri  De 
fubtilit.  e diciò  ne  abbiam  fatto  men- 
zione in  altro  luogo  . Seguì  egli  la  fen- 
tenza  di  Democrito  , il  quale  , come-, 
narra  Alberto  lib.u  De  metallici!  cap.$, 
itimo,  che  non  tutte  lccofe  , le  quali 
lotto  la  Luna  lì  trovano  , fieno  anima- 
te; pero  difie  che  ficome  1’  anima  nel 
femeiìa  la  cagione  » che  formi  gli  ani- 
mali ; così  1’  anima  delle  pietre  le  for- 
mi ancora  . Afferma  dunque  Cardano, 
che  le  pietre  abbiano  una  propria  ani- 
ma; opure  ,che  vi  fia  una  certa  anima 
comune  , da  cui  fono  formati  le  pietre, 
e i metalli , e dalla  cui  forza  fi  confer- 
vino  ; e quando  fono  prive  della  llelfi» 
anima  vegetevule, fi  veggano  mancare. 
Si  sforzò  provare  quella  opinione  con 
molti  argomenti  , e fpeziaimentc  con 
quello  della  nutrizione  , ed  accrefci- 
mento  di  effe  , le  quali" egli  ftimò  , che 
abbiano  i dicendo  Galeno  con  tutti  i 
Filofofi  , che  fia  la  nutrizione  opera—, 
propria  dell’  anima  vegetativa  ; ma  gii 


abbiamo  dimoflra'to  , checrefcono  le-, 
pietre  per  additìoneitt  partii  ad  partenti 
aì  come  altri  dicono  , per  juxta  pojitì o-‘ 
nem  partitimi  non  à principió-intrinfeco»  ' 
liccome  argomenta  largamente  il  Fal- 
lopio De  Metall.dr  FpjjiLcap.d.conuo  lo 
llcfso  Cardano  » nè  pollone}  aver  l’ ani- 
ma, perche  lì  generano  ; non  effondo 
vera  generazione  ; ma  più  tolto  produ- 
zióne . Nè  perchè  le  ptetre  divengono 
poi  più  gravi  quando  fi  corfrunpuno; 
quali  che  nel  corromperli  perdano  1* 
anima  ; il  che  fucceae  agli  animali; 
portando  1’  efempio  di  cento  libre  di 
piombo  , che  poito  nell’  acéto  palla  in 
biacca  , e bruciandoli  lì  converte  in—* 
cenere  : e pelandoli  la  biacca , o la  ce- 
nere, lì  trovar!  il  pefo  di  venti  jibic  di 
più.  Nega  il  Fattopio  ,-che  tutti  i corpi 
divengano  più  gravi  quando  fi  corrom- 
pono , c portai’  efempio  delle  piante» 
che  fi  fanno  più  leggiere;  perthè  perdo- 
no la  umiditi  loro  - Così  i metalli 
corrotti  fi  fanno  più  gravi,  perché  per- 
dono quella  parte  aerea, che  contenea- 
no  ; ma  negli  Uomini , c negli  animali», 
quando  fon  morti  , le  parti  loro  fofle- 
ner  nqftì  fi  poffdno  ; oltra  che  , fe  dire- 
mo viventi  le  pietre  nella  miniera  lo- 
ro » e morte  dopo  che  dalla  minièra-* 
fono  cavate  ; faranno  fenza  dubbio  più  . 
gravi  nella  miniera  ftefia,  ove  !'  umidi- 
ti loro  ritengono:  ed  abbiam  detto,che 
ivi  fono  più  tenere  molte  pietre;. ma-, 
fuori  della  miniera  fi  fanno  più  dure*' 
l’ umiditi  laro  perdendo  * Non  è vero* 
che  nafeono  le  pietre  , e i metalli  ne* 
monti,  c che  abbiano  le  radici , c le  ve- 
ne, come  le  piante  ; perchè  nafeono  in 
ogni  luogo  : e quelle  parti,  che  gli  Ar- 
tefici chiamano.  Filoni , non  fono  fi-* 
bre  . Nè  l’ elfcre  maturi , o non  pia  turi 
alcuni  corpi  , l’ avèr  vita  , e morte  im- 
propriamente , inoltrano  aver T anima- 
ancora  ; ne  tutte  fetofc-s  che  durano 
per  certo  tempo,  hanno  1‘  anima  ; cosi 
avviene  alle  ftatue  , che  ritengono  la_» 
figura  datagli  dall'Artefice,  c poi  fi 

con- 


Del  Stjfoy  e dell' Anima  delle 

Confumano  , e non  perciò  fono  ani- 
mate . 

61.  AfTégna  fimilmcnte  Cardano  al- 
le pietre  gl’  inftrumenti  della  nutrizio- 
ne; come  fono  le  fibre  , con  cui  tirano 
1’  alimento;  ma  dice  il  Fallopio  , che  le 
fibre  , o fieno  fili  fottili , come  le  han- 
no le  piante  » non  fono  da  Cardano 
l'piegjtc  : e fe  intende  quelle  vene  , o 
concavità,  che  fonò  tra  V una,  e 1*  altra 
pietra, e talvolta  fono  piene  di  terra, odi 
pietra, o di  altra  matenaiquelle  nó  fono 
alfa  nutrizione  valevoli,  ma  pili  tolto  è 
loro  imperfezione;  onde  nelle  Gemme, 
come  nel  Diamante  , il  capello  » c le  li- 
nee fono  imperfezioni  ; per  cui  fi  ven- 
dono a minor  prezzo  . Ma  fe  fofiero  al- 
la nutrizione  neccirarie  quelle  llcfie 
cavità  , farebbero  piene  di  umore  , c 
non  di  altra  materia  , econ  ordine  fa- 
rebbero dil'pofte  per  comunicarlo  alle 
parti , e farebbero  ancora  in  tutte  le 
pietre  . Altre  ragioni  vane  porta  il 
C ardano  per  afiegnarvi  1’  anima  , c 
qualche  altra  dello  ftcìTo  riferifee  , cd 
impugna  il  Fallopio;  benché  colla  fen- 
tenza  , c colle  ragioni  prefe  dagli  Ari- 
flotclici  . Ma  niunà  forza  ha  quelli-» 
ragione  » con  cui  alTerifce  , che  fe  le 
pietre  non  fofiero  animate  , far  fi  po- 
trebbero già  dagli  Uomini  ; poiechè 
molte  cole  • da  quelli  far  non  fi  poflb- 
jio,  e pur  fono  animate  ; c molte  anco- 
ra fi  fanno  , e non  hanno  l’ anima  . 
Muove  a rifo  quelche  fcrific  lo  Hello 
Fallopio  De  Medic.Turgan.fimplic.cap. 
3 . dicendo  : Falfifs'mum  efi , quod  lapi- 
de! vivant  : & utinamvivcrentl  quoniam 
ego  habeo  lapillot  quojdam  pretiojot 
parvo! , qui  funi  f «eri , fecunditm  Carda- 
tn-.m,  qui  augercntur,  ficrent  magni. 

6i.  I Pitagorici  allignarono  alle 
Piante  anche  il  fenfo  1 onde  dille  il  Fi- 
cino  nel  Còmpendio  del  Timeo  di  Plato- 
ne , cap.  16.  Senfum  Tythagorici  conce- 
di,nt  pianti s , imifenfu!  fimulacrum , dr 
id  quidemltupidum  » nullum  jambabens 
ìndi  cium  qualìtaùs  , fed  infoia  pojitwn 
Tom.  I. 


Vie  tre. Cap.  IX,  Art.l  X.  ! o j 

pafsione  voluptatit,  atque  dolori!  . In  al- 
cune piante  anche  alcuni  han  voluto 
aficgnarlo  , come  abbiam  detto  nelle 
noltrc  Di()erta%ioi!Ì  ; ed  è maraviglia, 
che  alle  Pietre  ancora,  non  l’ abbia 
cfpreffamente  attribuito  Cardano , alle 
quali  afiegnò  1’  anima  . Così  a Michc- 
le-Bcrnardo  Valentino  in  Epi]t.  de  fexi* 
piantar,  molto  vcrilìmile  è panica  1* 
opinione  di  quelli,  che  alle  Piante  Han- 
no afiegnata  la  differenza  del  felfo,  da* 
Botanici  comunemente  negatale  reca 
le  ragioni  fue,  c di  Neemia  Grevv , e di 
Giovanni  Rajo  , Ing!cli;non  fapcndo 
altri,  che  quella  fentenza  affermativi 
abbiano  tenuta  , fuorchò  lo  Sturmio  hi 
Thyf.C0ncil.3r  difp,  de  General.  Quella 
medefima  opinione  del  fello  delle 
Piante  abbiamo  anche  rigettata  nelle 
nollrc  DifferU^ioni  ; cd  in  altra  occa- 
fione  foddisfaremo  alle  nuove  ragioni, 
che  recano . Così  ancora , che  le  Pian- 
te fieno  retìfitive  , ed  anche  gli  Alberi; 
altre  vcrgognolc  come  le  Donne  pudi- 
che, le  quali  toccare  dagli  Uomini  non 
fi  fanno.  Che  vi  fieno  alberi , che  pro- 
ducono agnelli  ; altri , dalle  cui  fiondi 
fi  fanno  uccelli;  altri , che  tirano  a fe  i 
Cavalli  fidamente  ; altri , che  quando 
prenderli  fi  fentono  , s’ indurifeono  co- 
me il  corno,  e rC.ìllono  al  ferro,  e final- 
mente in  pietra  fi  convertono  . Di  tut- 
te ne  porta  gli  efempj  il  Majolo  Dier . 
Canic.Tom.Colloqu.  io.  cu.cvi  aggitt- 
gne  i fuoi  difeorfi  , e le  Tue  con: u!e ra- 
zioni, e vi  cita  gli  Autori,  che  ciò  rife- 
rifeonò  . Ma  fono  quelle  piacevoli  fa- 
vole, crédute  , e narrate  per  vere  iltoric 
dagli  Antichi  : c le  abbiamo  nelle  no- 
ftrè  medefime  Difl'crtafioni  rigettate  . 
Delle  Pietre  ancora  alcuni  hanno  Icrit- 
to  delle  maraviglie  ; perché  ne’  paffati 
fecolifidava  fede  agli  Autori, ed  alle  al- 
trui relazioni  • 


AIU 


1 06  ìj} or. delle  Gemme  f delle  Pietre  di  Giacinto  Gì  ruma . Ut.I. 


A R.  T I C.  X. 

Se  ne  Metalli, detti  Vegetevolì,vi 
fta  Vegetatone . 

6$ . He  non  abbiano  vcgctazio- 
V^/  nc  , né  anima  i Metalli , e 
i Follili , c le  Pietre  , abbiamo  fin'  ora 
dimoflrato  ; non  elfendo  proprio  loro  il 
vegetare  » e le  altre  operazioni  vegeta- 
tive ; ma  perche  alcuni  metalli , come 
1’  oro  » e i argento» fi  fono  talvolta  ve- 
duti crcfcere  » come  le  piante  > e però 
diconfi  vcgctcvoli  : rimane  il  duboio  » 
fe  la  vera  vegetazione  fia  in  effi  , alla 
quale  pofTa  efier  limile  quella  delle 
pietre  . Molti  Scrittori  fanno  menzione 
dell'  Oro  vegetevole  : e i Fulgofio 
fcrilTe  delle  Viti  d'  oro  » trovate  nella 
Pannonia  » di  cui  fi  formò  la  moneta  : c 
più  autorità  intorno  l'oro  prodotto  a 
euifa  delle  piante  » ha  raccolto  Filippo- 
Giacomo  Sacfio  Obferv.  ijt.  Tom.  t. 
Epbem.  Cerm.  c nel  Ton.i.  fpezialmente 
di  Pietro  Martire  nelle  Relazioni  dell ' 
Oceano  ire.}.  /.  8.  di  Pietro  Mattei  lito- 
rie  di  Francia  Tom.  i.  lib.  J.  di  AlelTan- 
dro  degli  AlelTandri  lib.  4.  Dier.  Genial. 
di  Giovambatifia  Porta  l.i.  c.  6.  di  Giot 
Giacomo  Beccherò  Metallurgo  di  altri. 
Degli  alberi  altresì  metalliferi  fa  men- 
Eione  Gio:  Grifoftomo  Magnenio  nel 
Democrit.  Rediviv.  e lo  ftclTo  fcrive  dell’ 
argento  Francefco  Imperato  nel  1.  Di - 
feorfo  : De  Monconnys  Tom.i.  de’  Vtag- 

§i  di  Germania  . 11  Boilc  in  Cbymijla-j 
ceptico  diile  clTergli  (lato  riferito  da 
Uomo  degno  di  fede , che  nelle  minie- 
re d’Unearia  fi  cavò  un  minerale, in  cui 
crebbe  (opra  un  pezzo  d'  oro  quanto  un 
dito  dell’Uomo,  ed  avea  le  parti, c i rami 
come  di  albero . Narra  il  Tavcrnier  nc’ 
fuoi  Viaggi  dell'  Indie  lib.}.  cali.  io.  aver 
veduto  in  Surate  i prefenti,  die  un'Am- 
bafeiadore  degli  Abifiìni  portava  al 
Gran  Mogol  da  parte  del  fuo  Re,  in  cui 
vi  era  un’  albero  naturale  tutto  di  oro  , 
alto  due  piedi , e quattro  dita  groJTo  , 


che  avea  il  fuo  tronco  » i rami  colle  fue 
gionture,  limili  a’  bottoni  delle  Viti  » o 
germogli  degli  alberi , e le  radici  , che 
erano  corte  ; ed  attorta,  che  era  un’  Ar- 
bofcello  d’oro  , prodotto  dalla  Natura 
fotto  terra  , e cavato  intero  , che  parca 
volere  andar  fempre  germogliando  * e 
crefcendo  . Altri  efempj  recarcmo  nel 
lib.  ì-cap.  8.  trattando  delle  Pietre  me- 
talliche dell’oro  , e dell’argento  . 

64.  E'  ben  vero , che  molte  cole  di 
quelle  piante  metallifere , aiTai  più  di 
quclche  fono, vengono  celebrate  ì onde 
Carlo  Patino  ne’  fuoi  Viaggi  Relatr.  t . 
fcrivendo  delle  Miniere  d'Unearia,  elice 
che  ivi  fi  trovino  ricchiffime  Marchelì- 
tc  , c talvolta  di  argento  puro  ne’  piedi 
delle  loro  vigne  ; ciò  che  ha  fatto  dire 
a qualcheduno  , che  vi  nalccvano  Vi- 
gne con  uva  di  argento  j il  che  ccrtiflì- 
mo  fia  una  favola,  come  il  dente  d’  oro 
del  fanciullo  di  Silelìa  . 

<5y.  Di  qucfto  argento  , però  » c di 

?|uelt’  oro  , che  dicono  vegetevole  , 
piegano  divcrfamcntc  la  cagioncjpoic- 
chè  alcuni  lo  dicono  fchcrzo  di  Natura, 
la  quale,c(Tcndo  in  tutte  le  cofe  fue  ma- 
ravigliofa  , ficcome  in  pietre  gli  anima- 
li liellì  , e le  piante  converte  , così  for- 
ma nelle  pietre  le  figure  delle  piante , e 
degli  animali , e fa  apparire  vcgetevoli 
i metalli  così  dentro  , come  fuori  della 
terra  . Varj  efempj  di  ciò  largamente 
recaremo  nel  Li b.  5.  cap.  16.  ene’fe- 
guenti  . Nr/cio  an  ullibi  frequentar  oh- 
jervetur  hic  Natura  lufus  , cumvix  ani- 
mai exiltat , cujus  non  figuram  , aut  far- 
tela aliquam  in  lapide  exprimere  tentet . 
Vix  ab  art  ifici  eelebratum  oput  , quod  non 
in  hoc  genere  unitar  i gcHiat,ài(Te  il  Vor- 
mio  riferito  da  Michele-Bernàrdo  Va- 
lentino Epilt.  y.  De  Lufu , & errorib.Na- 
turx:  il  quale  così  anche  fcrilTe  : Sic  ar- 
gentum  pariter  ramofum  vittm  quo  damma - 
do  referens,  furcatum  item  eomu  Cervi 
nmulans  ,crifpatuia,  capillare,  &c.  enu- 
merai Vormiut . Quo  meritò  reverenda  e[t 
ar bufai’ a argentea  e minerà  quaiam  Nor- 

wji-  ’ 


Digitizedjpy. 


Della  Vegetazione  delle  Pietre.  Gap.  IX.  107 


vediti  , cujks  longitudo  ulnam  dimidjam 
xquabal.  quatti  inter  Regii  Demix  rariora 
quondam  vidi  tjoannes  Bohnius » ere.  lin- 
de forte  ^ tri  Naturam  imitando  Arbore* 
Philofophicas  ( «ri  vulgo  anditi»!  ) inve- 
nit . Altri  dicono,  che  i Viticci  fieno 
crete  i uti  1 come  le  corna  de’  Cervi»  che 
lono  prive  di  vita  i c le  agli  alberi  li 
avvolge  1’  oro»  ciò  avviene  per  la  fotti- 
gliezza,  e mollezza»  e per  la  virtù 
demitizzarli  fuor  del  luogo  nativo. Po- 
terli fare  eziandio  per  la  naturale  mol- 
lezza , e dalla  Grettezza  del  luogo,  che 
fpinge  la  materia  fuori  della  terra  ; o 
pure  che  gli  alberi  l' umore  attraendo 
per  le  file  radici, traggono  eziandio  l' u- 
mor  metallico,  in  cui  vi  lia  qualche  por- 
zione di  oro  prima  prodotto  ; non  cl- 
fendo  altro  la  materia  della  produzio- 
ne de*  Metalli  , che  un  umor  fluido  i 
impropriamente  però  diedi  Oro  vege- 
tcvole  . Talvolta  (dice  il  Valentino)  la 
materia  delle  piante  poroi  [ubeundo , ji- 
bique  racemo  tim  junfla  rumor , fronde s , 
arborei , capillot , & alia  mero  Naturx 
luju  reprxfentant  ; uniè  èrgili  iti  : ^ turi 
per  ramoi  aura  nfKf'i/.Gio:  Fabbro  nelle 
note  all'  lftorij  del  Mefjico  dice  , che  il 
Princi|>e  Cefi,  Romano,  abbia  il  primo 
oifervato  una  meza  natura  tra  le  pian- 
te »e  i minerali,  c che  dovea  trattarne 
nel  Libro  De  Metalbphjtii , così  da  lui 
appellati . Si  genera  l'oro  nelle  minie- 
re , c nelle  vifcerc  della  terra  col  meza. 
di  una  lunga  fermentazione  , c dige- 
itione  ; c molti  aliti  colla  forza  del  ca- 
lore * o fuoco  centrale,  lì  portano  Sopra 
la  terra  , o vicino  alla  fuperficic  di  citi . 
Cosi  ancora  per  lo  calor  del  Sole  fi  tira- 
no gli  aliti  a modo  di  [ublimirione  c 
netti  alici  o fi  accoppiano  coll’  umore 
elle  piante  , o’  da  fc  ftefli  fpuntano.in 
mantcra.chc  appari  fca  vegetcvole  quell’ 
oro  , che  non  è altro , fé  non  l’oro  flra- 
venato  dalla  fua  miniera  ; del  che  fcri- 
veremo  nei  lib.  5.  cap.  8.  art.z.num. tj. 
c lo  lidio  avviene  all’  argento . 

66.  Nel  Tomo  XII.  del  Giornale  id 


Letterati  Oltramontani  , tradotto  dal 
Francete  in  Venezia  , c riilampato  in_» 
Napoli , fi  dà  la  notizia  di  un  libro  col 
titolo:  I fegreti  piu  occulti  della  Filo  j* fi  a 
degli  .fatichi  , {coperti  .e  [piegati  dietro 
una  Storia  delle  piu  curioje , di  Croflet 
della  Hawnerie . .A  T’ari» i » ec.  Rif cri- 
ite  1’  Autore  una  Storia  cii  un’Alchimi- 
lìa  , a cui  ha  egli  veduto  far  dell’  oro  » 
e diverle  vegetazioni  minerali  delle  più 
Itupcndc;  e pretende  dimottrarc  in  cuial 
maniera  lì  producano  i femi metallici 
nelle  vifcerc  della  terra,  e di  quali  me- 
zi  la  Natura  fi  ferva  in  formare  i Metal- 
li . Stima  dare  una  llrada  facile  per 
cifrarne  l’ eflenza  de’  tre  Regni  ; ciod 
dell’animale  , vegetcvole  , e minerale  , 
nccdVaric  contro  le  malattie  . Moltra 
il  poco  effetto  , che  (ì  dee  allettare  da’ 
rimedj  * i quali  non  fono  del  tutto  net- 
ti dalle  loro  parti  terrdfri , come  fono 

Suedi , che  per  l’ ordinario  fi  veggono. 

limoftra  ancora  la  ncceflìt)  indilpen- 
fabile  , che  vi  c di  cavare  la  pura  ellcn- 
za  dell’  oro  > c dell’  argento,  per  farne 
la  grande  opera  j infegnando  quali  fie- 
no le  materie , che  delibano  edere  ado- 

Eerate.Spicga  e fupponc  di  aver  potuto 
negare  gli  cnimmi , e le  parabole  »on- 
efei  primi  Autori  li  fieno  lerviti  per  na- 
scondere gli  arcani  di  quella  feienza  ; 
anzi  fa  vedere  » come  egli  crede , che 
agli  fcritti  de'  medefimi  Autori  antichi 
fi  c dato  un  cattivo  fcnlo,  che  non  han- 
no: c fpiega  quclche  abbiano  quelli  in- 
tefo  per  li  vali , di  cui  parlano , i diver- 
tì fuochi,  ed  altre  cole,  che  all*  arte 
appartengono  . Moflra  però  , che  folo 
egli  ha  avuto  quel  gran  lume  d’  inten- 
dere , di  cui  fono  Itati  privi  tutti  gli  al- 
tri : ed  egli  folo  è (lato  il  Filofoto  fo- 
pra tutti  eletto,  come  fuppongono  ede- 
re foli  Filofofi  gli  Alchimifli , de’  quali 
feriveremo  nel  Cap.  della  Tu- tra  Filo  Cùfi- 
ca . Noh  può  a lui  avvenire  quelche 
narrano  di  Omero,  che  in  Atene, efTcn- 
dogli  propofto  un’  enimma  da  certi  Pe- 
satori, e non  potendolo  rifolverc»fi 
O z morì 


i o 8 1(1  or.  delle  Gemme , e delle  "Pietre  di  Giaeint  o Gèmma  ."Lib.l. 


.mondi  dolore  , come  riferifee  1’  Alun- 
no nella  Fàbbrica  del  Mondo.  Si  può  do- 
lere, bensì ,d'c(Tcr  nato  in  tempo,  in  cui 
non  lì  trova  la  Sfinge  , di  cui  dicono  , 
che  in  Tcbc  proponea  gli  cnimmi  colla 
pena  di  morte  a chi  fciogliergli  non  fa- 
j'circ , ed  a chi  gli  fciogl  ielle,  il  premio 
di  Giocafta,  di  Tebe  Reina, in  moglie  , 
quale  guadagnò  Edippo  , che  ne  lciol- 
le  un  lolo  , c fu  Re  di  Tebe  ; ma  egli 
ha  gii  fciolti  tutti  quanti  gli  Autori 
antichi  hanno  prcpofto,  fenza  che  n'ab- 
bia avuto  alcun  premio  . E’  ben  vero  > 
che  avrà  già  fatto  dell’oro  in  quantità  , 
con  cili  potrà  comprarli  più  Regni 
da  Uomo  (incero  gli  manifefia  agli  al- 
tri , lpezialmente  agli  Alchimiftì  ; ac- 
ciocché più  non  fi  lambicchino  il  cer- 
vello nella  fpiegazione  degli  cnimmi, 
per  faperne  il  legreto  dell'  Arte  loro  . 

67.  Tra  tante  maraviglie  vuol  pro- 
vare , che  tutti  i Metalli  vegetano  ; ed 
afferma  cffcrc  fatto  notillìmo  , che  i 
Minerai  irti , e gli  Operar  j tutti  offerva- 
no  , che  la  maggior  parte  delle  miniere 
de’  metalli  rafiomigliano  ad  un’  Albero 
coperto  di  terra, colle  radici  groffe , col 
tronco  proporzionato  , c circondato 
da’  rami  da  tutte  le  parti  ,comc  un  ve- 
ro Albero  . Soggiugne  effcr  fortuna  de’ 
Minerarj  il  poter  trovare  il  tronco,  che 
incomparabilmente  c più  abbondante,  c 
feguitare  il  ramo  quanto  poflono  ; e£- 
fendo  difhcilifiimo  a cagione  dell’  ac- 
que , che  s’ incontrano,  per  cui  bifogna 
talvolta  abbandonar  la  fatica  j e dice-» 
ancora  , che  fra  un  ramo  , c l’altro  vi  è 
talvolta  uno  fpazio  grande  fenza  me- 
tallo . E’  pur  maraviglia,  che  non  abbia 
detto,  le  miniere  tutte  rafiomigliarfì  ad 
un’albero  , come  dice  , che  la  maggior 
parte  rafiòmigliano  . E fe  la  maggior 
parte  raffomiglia  , non  può  cavare  la_» 
confcguenza  , che  tutti  1 metalli  a frui- 
rà di  alberi  vegetino  ; perchè  tutti  fi 
vedrebbero  come  alberi  ; e pure  egli 
llcffo  concede , che  non  tutti  fi  veggo- 
no, giacche  afferma  della  maggior  par- 


te. Quando  pure  alcuna  miniera  fi  veg- 
ga formata  , come  albero  , non  vi  è ncr- 
ccfiìtà  di  ricorrere  alla  vegetazione  » la 
quale  dovrebbe  anche  eficr  comune  in 
tutte  ; mentre  Natura  fen  per  eft  eadem _» 
nelle  fuc  produzioni  j perche  il  fugo 
metallico  potrebbe  forgerc  da  un  folo 
luogo  , c diffonderli  come  in  un  tronco 
in  molti  rami  , c convertire  quella  ter- 
ra , che  invade;  il  die  fucccde  alla  fem- 
plice  acqua  , che  Ergendo  fi  dirama  ; e 
ciò  ben  lì  vede  nc’  metalli , che  fi  dico- 
no vceetevoli  per  analogia , e crcfcono 
per  .idailionem partii  adpartcm  . 

' 68.  Narra,  che  fpeffo  nelle  Caver- 
ne minerali  fi  trovano  delle  vegetazio- 
ni di  molti  metalli, fpezialmente  di  oro, 
e di  argento , limili  alla  vegetazione-» 
■del  corallo  . Dice  , che  negli  Studiuoli 
de’  Curiolì  alcune  fe  nc  veggono  : c ri- 
ferifee la  pietra  , che  avea  il  P.  Chir- 
chcr,di  miniera  d'argento  mefcolata  di 
oro,  in  cui  quelli  due  metalli  aveano 
vegetato,  fpargendo intorno  diverfi  ra- 
mi . Narra  ancora  , che  fpeffo  fi  fieno 
veduti  in  molti  luoghi  quelle  vegeta- 
zioni de’  rami  d’ oro  fuori  della  terra  , 
uale  era  quella  del  Re  d'  Etiopia, fpe- 
ita  al  Re  del  Mogol  , cioè  un'  Arbo- 
fccllo  di  oro  ,alto  un  piede  . Dice  , che 
nelle  miniere  d’Ungaria  fi  trovano  mol- 
te di  quelle  Vegetazioni,  c che  il  Chir- 
cher  in  Mund.  fubterr.  molte  ancora  ne 
riferifee  di  rame  puriffimo  , come  su  la 
terra  fi  veggono  dell’erbe  , e de'  fiori  . 
Aggiugnc  avere  intefo  da  perfone  de- 
gne di  fede  , che  nelle  Viti  fopra  le-* 
miniere  d’oro  di  Tokai  fi  trova  fpeffb 
dell’oro,  che  ha  vegetato  dalla  vite  ,e 
che  s’ incontra  in  fila  ne’  ceppi  della-» 
ianta.  Ma  quelle  non  fono  maraviglie 
altevoli  a dimollrare  le  vegetazioni 
de*  metalli  ; avendo  già  fpiegato,  come 
quelle  fuccedano  , e che  non  fieno  vere 
vegetazioni  , fecondo  i pareri  degli 
Autori  : c nc  abbiamo  ancora  recati  al- 
tri efempj . Negli  ^tlt  i Ftlofof. della-* 
Società  di  Londra  nel  mefe  d’ A goffo  j 

« Set- 


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Della  Vegetazione  delle  "Pietre  . Cap.lX.  109 


e Settembre  1667.  rum.  5.  fi  riferifet-» 
1’  o Nervazione  di  Manfredo  Settnli, Mi- 
lande,  che  nella  Valle  Lanci, tra’ Mon- 
ti di  Torino, crefce  una  pianta  fimile  al 
Doronco  , predo  le  cui  radici  fi  ritrova 
il  puro  argento  vivo,  Iparfo  in  piccioli 
granelli , come  perle  : e’1  fugo  delle-» 
piante,  cfpodo  all’  aria  ferena  di  notte, 
dì  tanto  argento  vivo  , quanto  era  da- 
to il  fugo  . Si  dice  negli , Atti  deffi,  che 
quella  relazione  fi  dee  paragonare  col- 
le altre, le  quali  furono  loro  comunica- 
te , cioè  che  nella  Moravia, nell’  Unga- 
ria , nel  Perù , ed  in  altri  luoghi  i fughi 
minerali  coagulati,  fitrovano  incollati 
alle  radicildelr  erbe, e degli  alberi, c che 
alcuni  fughi  tingono  ancora  le  foglie 
delle  piante  . Negli  „ itti  deffi  fi  leggo- 
no nel  Novembre  del  1 666.  alcuni 
Qtfefiti  intorno  le  Miniere,  propodi  dal 
Bòilc  ; acciocché  coloro  , che  viaggia- 
no , pedano  informarfi , ove  fono  l«-« 
Miniere  : c nel  Qticfito  jt.  fi  dimanda  : 
1 Vtrun  (ottona  producat  aliqua  fruita  me- 
talli , qua  vi icntur  crejcere  in  modurru» 
plantarum.  Qucmadmium  fep'rv idi  ar- 
fjentum  erefeens , ut  videbatur , ex  lapide , 
a ut  fluore  fermi  ut  (olia  grammi  s ; ut  & 
magna  grana  metalli , quod  mihi  videba- 
tur , quodve  illi  , qui  nonnibil  e] ut  pro- 
baverant , afferebant  efe  aurum  copio/a  in 
mafia  lapidea  » qux  videbatur  in  primir 
conjìare  ex  peculiari  genere  fluori s . In_« 
quede  concrezioni  di  fughi , che  fanno 
vedere  come  piante  metallifere , non 
appare  vegetazione  , il  che  abbiamo 
dimodrato  in  quedo  medefimo  Capi- 
tolo . 

^9.  Pada  ad  un’  altra  maraviglia  il 
Croflet;  cioè,  non  contento  di  credere  , 
che  vi  da  nella  terrà  uno  Ipirito  mine- 
rale vegetativo , vuol  far  vedere  ancora, 
che  quedo  fpirito  è multiplicativo.  Ma-, 
non  fappiamacftervi  Autore,  che  que- 
sta multiplicazione  de’  Metalli  negar 
noda;  poicchc  tolto  lo  fpirito  multipli- 
cativo , non  fi  produrrebbero  i metalli 
nelle  Miniere  . 11  multiplicarfi  è di  tut- 


ti i corpi  o minerali , o vegetevoli , o 
animali  ; e de’  minerali , tutti  hanno  la 
loro  multiplicazione  lenza  vegetazio- 
ne . Sicomc,pcr  dar  maraviglia, chiama 
ramo  dell'Albero  metallico  quelche  gli 
Autori  dicono  vena  , filone  , e con  fi- 
mili  nomi  ; così  modra  edere  novità  lo 
fpirito  multiplicativo  , e dia  propria  of- 
fervazionc.C  refeono  le  fue  maraviglie, 
affermando,  che  i Moderni  hanno  com- 
prefa  la  verità  di  ciò  che  dice  Plinio,  ccl 
anche  Strabono  , che  nell*  Ifola  d’  Elba 
la  terra  Minerale,  di  cui  fi  cava  il  ferro, 
ripoda  nella  miniera,  o cfpnfia  in  muc- 
chi *11’  aria  , riproduca  di  nuovo  ferro, 
fimile  al  primo  ; e che  il  medefimo  af- 
ficura  il  Cifalpino  . Oderva , che  Ia_» 
multiplicazione  non  podi  farti, cheti- 
lo,fpirito  fcminalc  minerale,onde  qui 
la  terra  è piena  : fpirito  fcminale  , che 
ha  la  virtù  di  convertire  in  fua  natura 
l'aria  , la  pioggia  medefima  , come  fan- 
no le  piante  , e gli  alberi  . Dice  , che 
l' Agricola  narra  un  fatto,  il  quale  con- 
ferma la  fua  odervazionc  ; cioè,  predo 
il  Cadello  di  Giaga  G cava  del  ferro 
dalle  fue  Praterie  , cavando  la  terra  fei 
piedi,  c da  quelle  medefime  Foffe  G ca- 
va indi  a diecc  anni  del  nuovo  ferro  . 
Soggiugne  , che  il  medefimo  fucccde 
in  molti  luoghi  di  Normandia  , cnmtj 
ad  Eurenx  , ed  a Lavai  fra  gli  altri  .• 
Dice  cfiergli  dati  mandati  da  quei  luo- 
hi  alcuni  facchetti  di  diverfe  miniere 
i ferro  i dell'  una  delle  quali  partico- 
larmente , il  ferro  era  cosi  molle  e pie- 
ghevole , come  il  piombo  ; in  maniera 
che  liquefaccndolo , quando  era  dato 
tratto  dalla  miniera  , Infognava  infon- 
dervi certi  ingredienti  per  indurirlo  . 
Aggiugne  , che  il  ferro  dell’  Ifola  d'El- 
ba>di  cui  ha  egli  veduti  de'  pezzi,  è na- 
turalmente duro , come  quello,  che  fi 
cava  da  alcune  altre  minicredi  Spagna; 
ma  che  quella  durezza  non  impedite  , 
che  fi  polii  piegare  più  volte  , fenz , 
che  fi  fpezzi.  Riferite  un  fatto, attesa- 
lo altresì  dal  Gherardo  , che  nelle  mi- 
niere 


1 1 o .J Ulor. delle  Gemme,  t delle  pietre  di  Giaciuta  Gimma.Lib.l. 


rie  re  del  ferro  prelfo  Amberga  in  Allc- 
magna  , fi  fparge  nella  terra  , donde  c 
ltato  prima  cavato  il  ferro  , una  certa-» 
quantità  di  frammenti  » c di  limatura 
tu  quello  metallo  . Si  amnulTa  quella 
terra  in  pezzi  graffi , c fi  lafciano  efpo- 
iti  al  Sole  » ed  alla  pioggia  per  dodeci> 
o quindeci  annufenza  toccargli  » e ver- 
io  il  fine  di  quello  tempo  fe  ne  cava—» 
una  grande  quantità  di  ferro . Ciò  fi  re- 
plica molte  volte  ; e lo  tteilo  ferro  è di 
tanta  durezza»  che  non  può  eflcrc  ado- 
perato che  a fare  delle  incrollature  di 
Cammini  » de’  fornelli  de’  Cannoni  » c 
delle  palle  : e tutto  ciò  narra  » come  le 
noto  non  folle  a veruno  . 

< 70.  Qucite  ofi'crv azioni  del  Crof- 
fet  non  hanno  punto  di  novità  c ma- 
raviglia ; perche  prima  di  lui  le  ha  re- 
cate il  Baglivo  » a cui  abbiamo  rifpofto 
neli’dn.6.  «.58.  e /qj.di  quello  cap. por- 
tando anche  altri  cìcmpj  » e le  cagioni 
mollrando  » che  non  fia  vegetazione.!-’ 
maniiefia  la  multipiicazione  de’  Metal- 
li o col  mezo  delle  naturali  Miniere  » o 
co’  i modi  cavati  dall'  arte  . Ciòfuc- 
cede  anche  nelle  pietre;  poicchc,  {le- 
cerne abbiniti  detto  » cavate  dalle  mi- 
niere o le  pietre  » oi  metalli»  lìritm- 

fiiono  le  Folle  o co’  i frammenti  > o con 
a terra  . Col  mezo  del  fugo  nietrofo  » o 
metallico  , il  quale  è come  il  feme.»  la 
terra  difpofta  s’ indura»  e lì  fa  la  pietra, 
o il  Metallo, limile  a quello,  che  vi  cra_> 
prima, collo  fpazio  di  molti  anni, fecon- 
do il  bifogno  » acciocché  poffa  divenir 
maturo.  Se  quella  terra  fofTe  priva  di 
fpiritominerale,  o pietrofo,  non  pro- 
durrebbe metallo  , o pietra  ; ficcbmt-» 
non  ogni  terra  gli  produce  ; ma  quella 
della  propria  miniera  . La  terra  ^quel- 
la , die  produce  il  minerale  : c l’acqua  , 
c l'aria  convertir  non  fi  polfono  in  uno 
Ipirito  fcminalc  , come  fanno  le  piante, 
e gli  alberi , il  che  vuole  il  Crofict;  ma 
piu  tolto  vagliono  a lciogliere  quello 
ipirito  , o diciamo  feme  , e ferve  eli 
veicolo  » acciocché  poiTa  feorrere  , di- 


latarli , accrefcerfi  , ed  occupare  tutte 
quelle  parti  della  terra  , che  dee  dive- 
nir minerale  . L'acqua  , e l'aria  da  fe-* 
fole  non  fono  ballevoli  a far  crcfcere  » e 
mantenere  una  pianta  ; ma  vi  é di  bifo- 
gno della  terra  , da  cui  lenza  1’  acqua-* 
non  può  feorrere  quel  fugo , che  è ali- 
mento della  pianta;  però  la  ficcità  gran- 
de della  terra  cagiona  danno , o fa  lec- 
care la  pianta  , divenendo  priva  del  fuo 
alimento  . Se  talvolta  qualche  picciqlar 
pianta  dentro  la  fola  acqua  fi  mantiene, 
c fi  vede  crefcere  , ciò  lucccdc  , perché 
l'acqua  non  c priva  delle  fuc  parti  ter- 
reitri , le  quali  fervono  di  alimenta  ma 
non  perciò  la  j ianta  può  lungamente 
mantenerli . Poifiamo  anche  dire  quel- 
chc  abbiamo  detto  nella  Di(jerta?.  De 
lAminkilib.  fabul.  che  fe  fi  fono  veduti 
animali  cabrati  render  feconde  le  fem- 
mine della  fua  fpczie  , ciò  è avvenuto 
per  la  porzione  di  feme,  generato  prima 
di  cali  tarli  .Cosi  nella  pianta  clfciuloti 
introdotto  un’abbondante  alimento, 
tolta  dalla  terra  , lì  mantiene  c crofc*-» 
alquanto  dentro  la  fola  acqua  ; e per- 
ché la  Natura  è femprc  la  (Iella  nelle-* 
fue  produzioni , però  lo  delio  nelle  mi- 
niere può  avvenire  ; cosi  la  pioggia-» 
diverrà  valevole  alla  produzione  del 
minerale  , in  quanto  che  l’ acqua  fi  fa 
partecipe  di  quello  fpirito  , o fugo,  che 
trova  nella  terra  , o miniera.  Così  l'ap- 
qua  pregna  di  quello  fugo  , anche  può 
la  pietra  produrre  » come  fi  vede  nc’ 
fonti  , le  cui  acque  o da  fc  llelTe  s’ im- 
pietrilcono  , o mutano  in  pietra  altri 
corpi . Quello  fugo  dalle  vifcere  della 
terra  può  anche  feorrere  o in  forma  di 
. umore  e vapore  » o in  forma  di  epila- 
zione : c così  fa  pietra  o metallo,  quel- 
la terra  , o corpo  , che  trova  difpoflo  , 
o egli  lidio  in  pietra  o corpo  lì  conver- 
te ••  c talvolta  collo  fchorzo  di  natura 
prende  figura  di  pianta . I frammenti 
del  minerale , o delle  pietre  , e la  terra 
llelTa»  polli  nella  folTa  , o ammaffati  c,t 
c (poi  li  al  Sole  » ted  all'aria,  polfono 

prò- 


Velia,  Vegetazione  delle  Pietre  . Ca/>.  IX.  ut 


produrre  o accrefcere  quel  fugo  , o fe- 
mc  » o ferito,  valevole  alla  produzione 
«lei  fuo  minerale  , o lìa  metallo  , o 
pietra  : e così  dilatandoli,  indura  la  ter- 
ra , ed  unifee  i frammenti  . Quello  non 
è vegetare,  ma  credere  per  additionem 
parti  s ad  partem , come  abbiamo  già  di- 
moltrato . Quella  multiplicazionc  de' 
corpi  fu  neccllaria  per  confervarlì  cia- 
Icheduno  nella  fua  lpezic,ed  anche  per- 
petuarli coll ‘ordine, che  dicono/MCCty/jvo: 
e fu  anche  neceflario  in  tutte  le  cofe_> 
create  ; avendo  Iddio  , autor  della  Na- 
tura, dato  a chiafchcditna  la  fua  manie- 
ra di  propagarli  , ciafche'duna  nel  fuo 
modo  , e lecondo  la  fua  fpezic.fin  dalla 
Creazione  del  Mondo  , come  li  ha  nel- 
la Ceuejij  onde  quella  della  multipli- 
c az ione, o fi  dica  virtù  , o fpirito  multi- 
plicativo,  come  vuol  dirla  il  CrolTet , 
vi  è fcropre  Hata  col  Mondo , c vi  fari 
Tempre  ancora  col  Mondo  , c li  è lem  - 
pre  conofciuta  , e veduta  nel  Mon- 

71.  Nello  ltabil ire  L'  erudito  Crof- 
fet  , che  la  maggior  parte  delle  Minie- 
re de’  Metalli  ralTomiglia  ad  un  Albe- 
ro coperto  di  terra  : c nell*  alTerirc,  che 
Ila  fortuna  de’  Mirterarj  il  trovare  il 
tronco , c feguitare  il  ramo  , cfTendo 
diftìciliftimo  per  le  acque , che  s’ incon- 
trano : pare,  che  fupponga  nelle  Minie- 
re non  trovarli  altro  che  1‘  Albero  me-, 
tallico , la  terra  , che  lo  copra  , ed  alle 
volte  l’acqua  . Ciò  non  approva  la  pra- 
tica , ne  li  può  ammettere;  perchè  Ipcf- 
fo  il  Metallo  nella  fua  miniera  è con  al- 
tri Minerali  confufo  : ne  fi  può  racco- 
gliere lènza  le  molte  operazioni  degli 
Artefici , col  fepararlo , purificarlo , e 
con  altre  fatiche  a’  lavori  nccefiaric  . I 
corpi  fluidi  de’  Minerali,  come  l’Argen- 
to vivo  , e tanti  altri,  che  da’  fluidi  de- 
ri vajio  , e lì  coagulano  , non  poflbno 
elTere  in  forma  di  Albero:  ed  ogni  Me- 
tallo fi  cava  o dalla  terra,  o dalle  fu;_» 
pietre  ; così  il  ferro  fi  vede  ; e prima  di 
cavarli  > è una  pietra  rozza  , e grande 


nella  fua  miniera,  come  diremo  nel  l.ib' 
5.  trattando  delle  pietre  Metalliche  • 
Come  Iticno  i Metalli  dentro  le  minie- 
re,lo  lpicga  brevemente  il  Boilc  in  uno 
de’  Queliti  propoiti,  che  fi  leggono  ne- 
gli Filofofici  della  Reai  Società  dì 
Londra  nel  Mefe  di  Novembre  dell’  an- 
no 1666 . num.  a.  de’  quali  abbiamo  fo- 
pra  fatto  mcnzionc.Nel  49.Quefito  co- 
sì egli  dice  : Vtrum  Minerà  currat  i«_» 
modani  venx  , an  djfperfa  jaceat  per  fru- 
lla bine  inde  dìijeaa  ; an  vero  divi fa  lit 
panini  in  venam , panini  in  majjas /aiu- 
ta; ; an  \ itane  fit  muri  iujlar  duas  int:r 
petras  , quafi  in  fifjura;  an  potius  fitin - 
ter  [per [din  firma  petra  , in  modnmmar-r 
morir  variegati  ? aut  an  reperiatur  i«_» 
fpecie  granorum , ut  arena  , vd  fabulum, 

( fuemadmodum  copia  egregii  (tanni  fertur 
repi  riri  in  nomullis  ìocis  Cornuti# 
lateribus  inque  alvei  s a uarum punen- 
ti um , quei  vecant  Scboad  : che  è cosi 
detto  in  lingua  Inglcfe  . Alle  volte  li 
trova  qualche  porzione  di  Metallo  per- 
fetto in  alcune  Miniere  ; e lo  mofira_» 
lo  lleiro  Boile  nel  Quelito  5 ó.  dicendo  : 
Vtrum  aliqua  pars  Metalli  reperiatur  in 
fedina  perfetta  ; & completa  ? Qu  mai- 
mndum  mihi  oblata  fiierunt  veruni , & 
gmuinum  cuprum , frulla  perfetii  ptum - 
bi , quorum  illud  in  Jamaica  , hxc  in  no- 
va ^4nglia  ex  ipfa  Terra  a quodam  miln 
familiari  accepta  erant . Da  ciò  lì  cava 
non  edere  poflìbile  llabilirlì  1’  Albero 
metallico  nelle  Miniere  . Prima  di  ca- 
varfi  la  Miniera,  dice  Vannuccio  Be- 
rengucci  nella  fua  Tirotecnia  , che  fi 
debba  fare  il  faggio  ; acciocché  fi  pof- 
fano  difeernere  le  buone  dalle  cattive.^ 
Miniere , e diftingucrc  quale  è pietra,  e 
quale  è miniera  , col  rompere  , tagliare, 
arrollire  » fmorzare , lavare , e rilavare 
piu  volte  la  miniera  per  fonderla  . Si 
fanno  predo  le  Miniere  le  capanne  o 
edifici  colle  parti  loro  ; Infognando  af- 
faticarficon  varj  uficj  i poveri  Minerari 
in  gran  numero  . Andrea  I.ibavio  Corn- 
ment.  *4itbe>nix  pari.  z.  lìb.  5.  cap.  4. 

trat- 


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,H2  1/lor. delle  Gemme, e delle  Vìctre  di  Giaciute  Gimma.Li6.Il 


trattando  della  Docimalia, con  curi  me- 
talli (1  provano  , Ipicga  le  ditficulcl 
grandi  , colle  quali  i Metalli  dalle  Mi- 
niere lì  raccolgono  . Molte  vene  delle 
Miniere  , c tra  le  divedergli  deferive  : 
e dice  ancora  : Sunt  & quondam  vena:  di- 
vi tes  , qux  Ime  fingulari  prteparationc_* 
examinantur  : quidam  pauperes , qtias 
quantum  fieri  potejt , à petrit , arenis , 
aliijque  inanitatibur  feparamus  per  elu- 
liones , hvigatione.Jeu  tritione,nonnum- 
quam  & ujtione  debita  pnmijf'a  , prout 
coincidit  ferina  natura . ^td  renar  pati- 
peres  accedunt  ctiam  recrementa  , & [co- 
ti! , item  fornacum  purgamenta,  [aviti! , 
lapis , & limi  lui  ; eodemque  probantur 
modo . yen#  immatura:  volat  ile!  prius  fi- 
gantur.  Incxplicabiits  eft  venarum  me- 
tallicarum  varietas  , quod  mifliones  tales 
Jubierrane!  fit/t  fortuita  , eéf  numero 
comprebendi  nequeant . ltaque  & inter- 
dum peritijfimis  anificibut  occurrunt  igno- 
ta: , necante  in  opere  probatorio  f pettata. 
Tlerutnque  tamen  omnes  ditto  modo  difeer- 
nuntur  ; nempc  quod  alia  fmt  mitcs , alia: 
immi  te  s i [eu,  quod  idem  eli  , quidam  ge- 
nero] a , quidam  degeaerts , quas  & con- 
tumace} , feras , Jylveftrei , <jrc.  appella  ; 
deò  quiaconjuntix  [unicum  mineralibus 
afperis  , acribus,  corrofivis , fn£4Cièw,  i 
quibus  plcrumque  damnum  in  igne  acci- 
piunt , ani  ctiam  prorjut  ab  elaboratione 
alieni  redduntur  , &•  con funmntur  . Sunt 
deinde  dì  ter , cir  paupcres , quarumb x 
monti,  [cupetris,  arenis,  fuccis , &c. 
Jml  copiojìs  rcmilh  . ltaque  & tundun- 
tur , lavanturqnejipiùs  per  cribra, alveo- 
lo s,ltrata & ali  ri  modis  . Segue  egli  a 
dare  le  regole»  come  i metalli  cavare  fi 
debbano  da  dentro  i minerali  » ne’  quali 
lì  trovano  confuti»  e fpeflo  dalle  arene  » 
dalle  pietre  » c da  altri  corpi  ciafchedun 
metallo  cavandoli»  come  pure  didima- 
mente l'picgarcmo  nel  lib.^.cap.  8.  art. 
i.  Cosi  tratta  di  tutte  le  fpczie  delle 
vene  di  ogni  metallo , diltribuendo  il 
iuo  trattato  in  varj  capi,  come  nel  J.  De 
probazione  rem  uniformis  & prima  m~i 


aurei.  Nel  6.  Vena  aurea  difperfa  ; e co-r 
si  continua  (ino  al  Cap. 30. trattando  an-; 
che  di  molti  minerali . Bernardino  Ra- 
mazzai De  fitorbit  ^irtificum,Ccrivcndo 
nel  Cap.  1.  De  Morbi s , quibus  obnoxii 
funt  Metallorum  Fofjores  , deferive  i 
travagli  de’  poveri  Metallari  , e i mor- 
bi , in  cui  incorrono  per  1’  Arte  loro  , e 
per  le  fatiche  grandi  , e per  le  cattive 
materie  , che  trattano  * e per  li  nocivi 
aliti  ; onde  applicarli  non  lbgliono , che 
Uomini  pigri,  condannati  per  gravi  de- 
litti , c,Schiavi  ; il  che  fu  ptft-  collume 
degli  Antichi.  Dice , che  ila  imponibi- 
le poter  diìtingucrc  i nocumenti,  ci 
morbi»  che  dalle  miniere  fi  ricavano  ; 
cum  tot  inexplicabiles  mineralium  miftu- 
rx  in  terree  vifceribus  extent  conclufx  . 
Nc  lolo  è nelle  Miniere  una  grande 
confulìonc  di  Minerali  ; ma  anche  di 
animali , e fpelTo  de’  Demonj , che  i 
Metallari  divcrfamentc  travagliano  1 
come  riferiremo  nel  Dilcorfo  de'  Metal- 
li , 0 pietre  Metalliche . Alcuni  piccioli 
animali  vi  fono,  limili  alle  fpczie  de’ 
Ragni  : c l’ Agricola  da  Solino  gli  chia- 
ma luci f ugi , che  fono  nelle  miniere 
dell1  argento  ,che  pungono  coloro  che 
lavorano  . Ma  fadendo  ritorno  a’  Me- 
talli, non  fono  quelli  liberi  c puri  nelle 
Miniere;  ma  confuti  con  altri  corpi 
minerali , e con  altri  metalli  eziandio  ; 
e’1  Boilc  nc’ citati  queliti,  dice  nel  C>p. 
che  nella  Miniera  di  piombo  , fcarfa  di 
piombo,  fi  trovò  aliai  d’ argento  ; e’1 
Mattcfio  dille,  che  poco  oro  fi  ritrovi 
fpcfib  nella  miniera  del  Ferro:  c’1  Boilc 
medefimo  pollcdcva  un  poco  di  oro, 
cavato  dalla  mafia  della  miniera  di  (la- 
gno . In  alcune  miniere  fi  trova  puro 
argento  o altro  metallo,  come, trattan- 
do delle  Pietre  Metalliche»  riferiremo  ; 
ma  ritrovandofi  in  pezzi,  non  avverano 
1’  opinione  , che  nelle  miniere  l’aliaero 
metallico  fi  vegga  . 

7;.  Tutti  i Profefiori , o Scrittori 
dell’  Arte  , trattano  ancora  de’  modi,  c 
delle  varie  operazioni,  con  cui  i Mctal- 

iì  a 


Della  Vegetazione  delle  Vie  tre Gag.  IX.  113 


li  fi  cavano  * e tutti  i corpi  fotterranei» 
e minerali  11  preparano  , e fi  purgano  ; 
a ciò  effendolì  inftituita  la  Metallurgi- 
ca, o l*  Arte  Metallica  , di  cui  la  parte 
fua  principale  èia Trobatoria:  c molti 
di  ella  hanno  fcritto  . Da  ciò  ben  fi 
fcorge  quanta  fede  dare  dobbiamo  agli 
Alberi  Metallici , che  dentro  le  Minie- 
re fi  fingono.  Nè  quella  immaginazione 
degli  Alberi  è nuova  ; imperocché  lo 
ficilb  Vannuccio  nella  Tirotecnia  dice  , 
che  volendo  gli  accurati  Filofofi,  inve- 
ntatori delle  Miniere, dimoltrare(il  che 
rapporta  anche  il  Garzoni  nella  fu.u 
Tia^a  universale  Difcorf.jo.  )conie  ne' 
Monu ilieno  collocatele  miniere, l'han- 
no datp  a capire  collafimilitudinc  di  un 
grand' Albero  tutto  ramofo, piantato  nel 
mezo  di  una  bafe  di  un  Monte  , dal  cui 
principale  ftipite  varj,e  divertì  rami  de- 
rivino , quale  graffo  , e quale  fattile,  i 
quali  piiungroffandofi  col  tempo, vanno 
ogn’  ora  crelcendo  verfo  il  Ciclo.  Sono 
collocate  le  Miniere  nel  mezo  de’Mon- 
tiiC  vanno  convertendole  materie  difpo- 
ite  nella  loro  natura , finché  le  cim»_> 
giungano  alla  fommitidel  Monte, c che 
con  chiara  apparenza  fi  feoprano,  man- 
dando fuori  invecedi  fiori, e fiondi, le  fu- 
mofità  azurre,o  verdi, o le  marchefite,o 
filonetti  di  ponderala  materia  , o altre 
compofizioni  ditinturc;dalle  qualifi  vie- 
ne a {coprir  la  Miniera.Qudto  modo  di 
fpiegarc  colla  fimilitudine  di  un  grand’ 
Albero  tutto  ramofo, non  è afferirc,  che 
fia  Albero  . Così  alcuni  hanno  fpiegato 
1'  Uomo,  come  un'albero  a rovefeio,  di- 
cendo, che  i capelli  fieno  come  le  radi- 
ci; le  braccia  , e le  gambe  fieno  i rami  : 
così  delle  altre  fue  parti  ; non  perciò 
hanno  affermato,  che  1’  Uomo  fia  vera- 
mente un'albero.  Altri  fomigliarono  al 
corpo  la  Terra  : 

Telluri!  lapidei  funt  Offa  ; Mttal- 

laque  Nervi , 

Pcllis  Crulta, Pili  grumi  n«,Sangui$ 

diJIU  . 

Platone  ancora  chiamò  jj  Mondo  ua_» 

Tom.  I. 


grande  Animale  , nel  TimeO  Così  dicen- 
do: Volens  itaque  Deus  omnium  , qua  i«- 
telligi  pojjunt  puleberrimo,  & undique-* 
abfoluto  munium  hunc  limillimum  redie- 
re  , animai  unum  ipf urne ffecit , afpetìui 
fubjettum  , ammalia  cunffa  natura  fu* 
convenienza  intra  fuum  limitem  conti- 
nens . Vaeliono  molto  le  fimilitudini  a 
Ipiegare  i fentimenti . Sono  i fondi  delle 
Miniere  molto  copiofi  di  metalli  : c di- 
ce il  Beccherò  Tbyf.fubterr.  lib.  1.  feti. 
2.  C4p.  5.  num.  $.  che  gli  effluvi  terrei 
minerali  verfo  il  fine  del  loro  moto, cioè 
circa  la  fuperficie  della  Terra, fono  più 
fonili  , che  nel  fondo  , verfo  del  quale 
fono  più  fpcfiì,  gravi, e folidi;e  però  più 
abbonda  la  materia  metallica  , e verfo 
il  fondo  le  miniere  fono  più  ricche  di 
metalli . Dice  ancora  effere  infinita  la 
millione  de’corpi  fotterranei, da  cui  in- 
finiti midi  derivano  ; c ficcome  otto 
corpi  (blamente  , come  i numeri  Arit- 
metici 40520.  volte  trafporre  fi  poffo- 
no;  così  combinandoli,  milti  innumera- 
bili ne  nafeono  , come  fcrillc  nella  feQ. 
$.eap.  5.  num.  j.  e nella  fetf.  4.  cap.  2. 
num.  2.  Impròpriamente  però  fi  diri 
tronco  dell’  albero  metallico  quell’  ab- 
bondanza di  metallo  , che  fi  trova  ver- 
fo il  fondo  : e le  miniere  fono  troppo 
confufc  dalla  moltitudine  de’  corpi  mi- 
rti , o minerali . Si  trovano  alcune  por- 
zioni di  metalli  colla  figura  d’  alberi , 
de’  quali  abbiamo  recato  gli  cfempjjma 
fono  tutti  (cherzi  di  Natura  , non  fre- 
quenti, nè  fmifurati,  nè  col  mezo  della 
Vegetazione  fi  fanno  ; c fe  veri  alberi 
foUero  nelle  miniere  , dovrebbero  aver 
le  vene  , e tutte  quelle  parti,  chea’  vc- 
gctevoli  fono  ncccffarie  , col  cui  mezo 
vqgetaffero , fi  alimentaffero  , ed  alla-, 
loro  perfezione  , come  le  piante , fi  ri- 
durrebbero : e n’abbiamo  fcritto  nell' 
art.  4.  Portiamo  dire  quclchc  diffe  il 
Fallopio  cap.  8.  De  Metall.  & Fojfil. 
contro  coloro  , che  i metalli  differo  an- 
cora effere  animati.  Metallo , & lapides 
nafeuntur  in  MomibusMbentque  radices, 
P &, 


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U4  lflorJelle  G/mtnff  e delle  "Pietre  di  Giacinti  Gimma.Lìb.t. 


tr  i ’enat,  fiati  pianta,  ergo  funi  animata  . 
Dico  , tjuod  funt  ntenix  , quia  lapidei  na- 
fcuntur  indifcriminatim  ; non.  airtem  per 
fibrai,  & raiices:  hxc  ratio  babuit  origì - 
nem  à Lapidariit  dicetribut,  quod  lapidei 
babent  fibrai , qttas  ipfi  filonet  vocant . 
Quelli  filoni  metalliche  circa  il  fondo 
delle  miniere  , in  tutti  i luoghi  delle 
ilefle»  e talvolta  eziandio  nella  fuperfi- 
cie  della  Terra  fi  veggono  . 

73.  il  Giornaliita  Oltramontano 
non  ci  dà  altra  notizia  delle  celebrate 
o Nervazioni  dell’  erudito  CrofTct;  colle 
quali  vuol  muovere  la  maraviglia;  però 
non  polliamo  su  le  ftelTe  fare  altro  di- 
feorfo  , e più  largamente  elTaminarle  ì 
oltra  che  in  quella  1 fioria  trattiamo  del- 
le Pietre  , e di  tutti  i Minerali  : e forfè 
avremo  l’occafionc  di  fcrivcrc  ancora.» 
su  lo  fte  fo  argomento.  Non  ha  dunque 
vegetazione  1 oro  , che  nafee  a guifa  di 
pianta  ; nc  fono  vegetevoli  i Minerali  » 
e le  pietre;  anzi  in  elfi  non  è vera  gene- 
razione ; ma  più  tofio  produzione  , laj 
quale  è quell'  atto,  per  cui  fi  forma  una 
cofa  , come  dille  il  Brunone  in  Lexic. 
Med.  del  Cartelli;  eflendo  propriamente 
la  Generazione  de’  Vegetevoli , e degli 
Animali  , come  fpiega  lo  Scrodero  . 
Benché  alle  volte  le  Produzioni  ezian- 
dio fi  dicano  Generazioni;  propriamen- 
te però  Produzione  è voce  comune;  e fi 
appella  produzione  artificiale  quella  , 
cne  appartiene  alla  rarmaceutica.E  co- 
sì diconfi  vivere  le  Pietre,  non  perchè 
abbiano  vita  ; ma  perché  hanno  una  co- 
fa,  che  può  alla  vita  paragonarli  ;ondc 
diconli  pur  vivere  gli  Edifici  , ed  altre 
cofe  cfTer  giovani , o vecchie,  fecondo  i 
loro  tempi  , e morire  ancora, quando  fi 
difiruggono . Impropriamente  diconfi 
crefcere  le  pietre  , nutrirfi  , aver  dirfe- 
renza  di  fello  ; cioè  per  una  certa  fomi- 
plianza  , che  hanno:  come  pur  fi  dice , 
che  il  fuoco  fi  nutrilce  col  fuo  pabolo  , 
o materia  eombufiibile.  Cosile  Pietre 
ancora  fi  dicono  pregne  , tenendo  in  fc 
racchiufà  altra  pietra,  come  le  femmine 
pregne. 


74.  Si  dichiarò  l'OIdemburgio  negli 
lAtti  Filofof. della  Regia  Società  di  Lon- 
dra del  1666.  in  Introduci* he  lìa  uficio 
di  quell' Accademia  tàm  requirtre  omnet 
probaia s antiqui t atei , quàm  nova  inven- 
ta ai  per  fettionem  perducere , & eoden 
cultu  venerare  i fccoli  degli  Antichi,  e 
de’  prefonti . Così  dobbiamo  ricercar  la 
verità  ovunque  fi  ritrovi  ; però  nun  ab- 
biamo avuto  difficultà  di  propone  la 
nòllra  opinione  intorno  la  Vegetazione 
delle  Pietre  , e de’  Minerali  : e non  ci 
farà  difficile  credere  il  contrario,  quan- 
do la  diligenza  de’  Moderni, colle  oller- 
vazionijpiu  valide,  feoprirà  la  ficila  Ve- 
getazione, e vero  crelcerc  delie  pietre  , 
come  nelle  piante  fi  vede  . • 

De"  Colori  delle  Gemme . 

C A P.  X. 

SOno  divecfe  le  opinioni  intorno  i 
colori  delle  Gemme , ficomc  diver- 
ti, c quali  infiniti  i colori  delle  cofe;  e‘1 
poterle  ben  dillinguere  è difficile  ezian- 
dio col  mezo  di  elfi  ; poicché  fpeilo  fi 
crede  efTere  altra  una  pietra,  di  quella  , 
che  veramente  fia  . Dopo  aver  trattato 
dell’  origine  , dell’  ufo , degli  Scrittori, 
della  Generazione  delle  Gemme  , e fe 
abbiano  vegetazione  , palliamo  a’  colo- 
ri di  elle  , che  fono  la  materia  più  difii- 
cultofa  deU’ifioria  naturale  ; per  impie- 
gare nondimeno  quelchc  a’  colori  ap- 
partiene , tutta  la  materia  ne’  feguenti 
Articoli  partiremo  . 

A R T I C.  I. 

Della  diverfità  de’  Colori . 

1.  T^y  Irte  Plutarco  De  Tlacit.Thi- 
I J lofoph.lib.  t.  cap.  1 5.  elle- 
re  il  colore  qualità  del  corpo,  fottopo- 
fla  a’  corpi  nofiri;  c fecondo  Platone  , 
la  fiamma  fparl'a  fuori  de’  corpi,  la  qua- 
le abjàa  certe Jiarticclle  , alla  villa  pn>- 

porzio- 


De'  Coltri  delle  Qtmme^  Cap.  X.  i r 5 


porzionate  . Affermano  i Moderni  con 
Uatfendo,  che  veramente  nelle cofci 
colori  non  vi  fieno,  ed  in  quelle  , che-» 
pur  colorite  apparifeono  , non  altro  vi 
lia  , che  una  certa  politura  fupcrficialc 
delle  parti  > delle  quali  è variamente 
modificata  la  lucete  che  il  roffo,il  bion- 
do, il  ceruleo , e’1  purpureo, fieno  gene- 
rati per  la  pofizione  , o adombrazione 
del  lucido,  non  efattamcnttfilluftrato  . 
Vogliono  però,  che  non  altro  fu  il  co- 
loro , che  la  luce  , la  quale  fia  un'  efflu- 
vio di  corpicciuoli , cne  dal  corpo  luci- 
do ukendo, giungono  all’occhio,e'l  cor- 
po hello  rendono  viàbile.  Secondo  che 
poidalla  varia  fuperficie  de*  corpi,  e per 
var|  niczi  quella  ridette,  e rinlrange  , e 
pa  tilcc  la  divediti  dell'  ombre  ; cosi  ri- 
ceve la  fpezic  di  varj  colori  ; e ciò  che 
fi  vede  o c lucido, che  ha  luce  propria-»» 
da  cui  vengono  i raggi  retti  all'occhio  : 
oilluilrato,  che  da  altri  la  luce  riceve, 
e da  cui  vengono  i raggi  riilclfi  ; ed  ove 
manca  la  luce  , niun  colore  fi  vede,  co- 
me avviene  nella  notte.  Due  colori, pe- 
rò , affermano  apparire  , cioè  il  bianco  , 
e'1  -nero;  e dipende  il  bianco  ( lìcome 
erti  dicono  ) dalla  luce  , e '1  nero 
dalle  tenebre  , e nella  ftefsa  luce-» 
una  cofa  apparifee  bianca  , e ne- 
ra ; onde  , Je  un  muro  apparili  ugual- 
mente bianco,  una  parte  ili  efib  renden- 
doli afpra  con  indiare  fpeflc  e profon- 
de, apparirà  con  bianchezza  piu  ofeura: 
e tanto  più,  quanto  faranno  più  profon- 
de le  inciftirc  . Così  nell’acqua  del  ma- 
re apparirà  rifplendentc  quella  , che  c 
ili ult rata  da'  raggi  del  Sole,  e cerulea-» 
cd  ofeura  quella,  che  gli  itefli  raggi  non 
riceve  • 

1.  Concordano  altri  in  quelle  va- 
rie apparenze  ; ma  difeordano  nel  ne- 
gare affatto  i Odori  nelle  cofe  ; poic- 
chè  fi  veggono  le  cofe  tutte  co’  i loro 
proprj  colori  , o che  fieno  illuftratc  da’ 
ra[»gi  della  luce  , o che  fi  veggano  ove 
la  luce  fia  adombrata  . OfTcrvano  ogni 
cofa  in  ogni  tempo  , cd  ,in  ogni  luogo 


di  un  proprio  colore  , e molte  da’  colo- 
ri le  dillinguono  ; anzi  fi  vede  , che  fi 
formano  colori  diverfi  dall'  arte , fem- 
pre  co’  i medelimi  legni  , o minerali, 
che  ulano  a formare  colori  varj  ;il  che 
non  avverrebbe  , fe  i colori  non  vi  fol- 
fcro  . Ci  dimandò  un  giorno  uno , che-* 
non  era  Uomo  dotto  ; ma  non  atfatto 
ignorante  , avendo  letta  buona  parte-» 
delle  Morie  , quelchc  alcuni  Moderni 
lèntivano  de'  colori  ; perchè  gli  veniva 
detto , che  alcuni  atfatto  gli  negavano. 
Dopo  avergli  fpiegato  quelche  lèntiva- 
no , volea  làperc  come  faceano  elezio- 
ne de'  drappi  :pcr  le  velli  ; giacché  la 
differenza  de’  colori  non  ammetteva- 
no. Si  figurava,  che  i Moderni  tutti, per 
vcltirfi  di  nuovo  , entrando  ne'  fonda- 
chi, non  facefiero  elezione  de’  colori  ; 
giacché  ( diceva  egli  ) tutti  i drappi  di 
un  colore  Rimano  » diverfi  però  al  ri- 
flcffo  della  luce  . Ci  dimandava  poi, 
perchè  la  neve  Tempre  bianca  fi  vede; 
perchè  per  lo  lutto  ufano  il  nero  ; per- 
chè i Preti  vcflono  di  nero  , c i Reli- 
gtofi  tutti  di  un  colore  a loro  parti- 
colare : c molte  altre  dimande  Iacea, 
che  ci  moire  a ridere  . 

j.  ^Regnano  due  Ipczic  di colori 
gli  Ariftotelici , cioè  gli  apparenti,  e i 
veri;  come  fpiegano  1 Coimbriccfi  lib. 
1.  De  minima  cjp.j.  cjii.i.  art.z . Dicono 
apparenti,  con  cui  la  villa  s’ inganna, 
quelli,  che  dalfolo  lume, fecondo  la  di- 
verfa  da  lui  veduta .,  ed  afpctto,  s’  in- 
fondono ne’  Corpi , come  avviene  nell’ 
Iride  ; poicchè  la  nuvolaglia  varia  il- 
luminazione del  Sole  riceve  il  color 
rolfo,  il  bianco  , 1’  ofeuro  , cd  altri  più, 
o meno  . Cosi  il  mare  apparifee  rodo, 
bianco  , nero,  per  lo  rifleRb  della  luce: 
e la  parte  porteriore  del  capo  delle  Co- 
lombe , e le  code  de’  Pavoni  variano  £ 
colori  fecondo  l’ afpetto  della  luce;  on_ 
de  quelli  colori  non  fono  altro,  che  lu_ 
ce  ricevuta  ne'  corpi  ; perchè  fi  fann0 
diverfi,  fecondo  il  aiverfo  afpctto  , df_ 
flanza  , e lato  al  corpo  luminofo  , pcr 


1 1 6 ìjlor. delle  Gemm0  delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.Ub.l. 


cui  variamente  alla  villa  li  rapprefen- 
tano  . I veri  colori  dalla  luce  non  di- 
pendono; ma  fono  filli  » e continui  fen- 
za  quella  come  fono  la  candidezza—, 
del  Cigno  . e la  negrezza  del  Corvo; 
c quelli»  fecondo  qualunque  afpctto 
della  luce  .tali  fempre  apparifeono. 
Benché  colla  mancanza  della  luce  pare, 
che  fi  afe  ondano , non  pero  fi  dillrug- 

5;ono  ; riva  col  ritorno  della  luce,  quali 
bno  li  vegg  >no  ; e così  la  luce  » c 1 co- 
lore fono  due  fpczie  didime  c perfette 
nel  genere  loro  , che  non  polfono  con- 
fonderli ed  unirli  in  una  fi  ria  natura. 

4.  Gli  apparenti  non  fono  veri  co- 
lori, ma  limili  a’  veri;  nondimeno  mu- 
tabili fecondo  la  diverfitl  detta  luce,  c 
fecondo  ìL mezo  , ilfito,  e l afpetto» 
come  di»fe  riltotile  nel  lib.  De  Colo- 
rii. alai  attribuito  , cap.  1.  Ditferifco- 
no  tra  loro  gli  apparenti,  fecondo  h_» 
diverfitl  de’  corpi;  perchè  nafeono  fpef- 
fo  dalla  varia  pofit  ira  de’  colori  veri 
verfo  il  lume  ; o che  il  color  vero  lia 
uno,o  che  molti  fieno,  come  nelle  pen- 
ne de’  Pavoni  ; o nella  tefiitura  de 
drappi  trafiiarcnti , di  feta  » o di 
mentre  nafcono  allora  nuovi  colori  dal 
lume  , « da*  raggi  o retti  , o rif\eflì  , o 
refratti , come  dicono  . Così  fi  variano 
fecondo  la  diverfa  riflettìonp  della  lu- 
ce , come  quando  pattano  i raggi  per 
alcuni  corpi  di  vetro, diftinti  in  più  an- 
goli; onde  non  lènza  diletto  più  colori 
li  mirano.  , 

5.  Ma  tralafciando  ad  altri  lo  fpc- 
tulare  come  i varj  colori  li  formino 
dillintamente,  c fe  tali  pur  fieno,  o ap- 
parifeano:  molte  Pietre»  fenza  dubbio» 
dal  colore,  dalla  figura,  c dalla  follanza 
ditferifeono  : c molti  colori  di  alcune-, 
gemme,  e di  alcune  pietre  fono  proprj; 
e fecondo  i medefimi  faremo  ncccfii- 
tati  nella  Storia  particolare  di  ette  ne 
foglienti  libri  trattarne  , ncr  non  con- 
fondere 1*  inllituto  degli  altri , che  pri- 
ma di  noi  hanno  fcritto  . Stimiamo  pe- 
rò qui  convenevole  alfegnaic  la  diffe- 


renza de*  colori . 

6.  Dimofrra  Gellio  Noti,  u ttticjib . 
i.cap. 16.  la  dittìcultl  de*  colori,  dicen- 
do» che  lia  multiplex  color um  faciet  ; ap- 
peljationes  aulem  j ncertx , & exigux  fo - 
reni.  Tlura  J'unt , inquit  Favorìnus , /«_, 
fenféus  ocutorum,  qu.tm  in  verini , voci- 
bufque  d'ijcrìmen.  Porta  1*  efempio  de’ 
colori  femplici,  cioè  Rufut , c Viridis , i 
quali  hanno  molte  differenze  t c fog- 
giugne:  .Atque  eam  vocum  inop'um  i «_» 
lingua  magie  latina  video , qudm  in  gre- 
cai perchè  il  rufus, così  detto  à rubore%(i 
vede  differente  nel  fuoco,  nel  fangue, 
nell*  offro»  nel  croceo:  c quelle  diverti- 
ti non  fono  dimoftratc  da'  Latini  con 
vocaboli  proprj;  mi  tutti  (i  dicono  rofi- 
fi  : e pure  ciafchcdun  colore  prende  il 
nome  dalle  cofc  ftelfc  . L’ igneo  dice 
un  colore  : quello  dffìamma  un’  altro; 
così  quello  di  fangue,  e degli  altri. 
Flavus , ruber  , fttlvus  , e pwiiceus  del 
greco.tutti  fi  dicono  rnH,  e rubei,  lenza 
differenza  ; c pure  hanno  la  differenza 
loro,  o perchè  accrefcono  quel  colore» 
o mancano,  o mottrano  qualche  me- 
fcolanza  . Porta  il  fentimcnto  di  Fron- 
tone a Favorino  , che  dice  ettere  tutti 
rufi  colorii  appellationes  Fulvuc,  Flavus 
rubidut , phxnieeui,  rutilu'tjutenf,  c fpa- 
dix  ; mentre  , o lo  fanno  più  acuto  co- 
me acccfo  , o mcfcolato  col  verde  » o l* 
ofeurano  col  nero  , o col  verde,  fenfi- 
bilmehte  bianco,  l’ illuminano  . Alcuni 
di  quelli  nomi  fono  greci,  Spadix  t 
Tbxnieein  c nome  , che  conviene  a* 
frutti  dell*  albero  di  palma,  non  molto 
cotti  dal  Sole  . Fulvus  pare  , che  fia_» 
mcfcolato  di  rufo,  e di  verde  » in  alcu- 
ne colè  più  di  verde»  in  altre  più  di  ru- 
fo formate;  onde  ditte  il  Poeta:  Fulvam 
aquilam , e jafpidem : fulvos  galeros , f«l- 
vum  aurum , ed  arenam  fulvam,  -y  fulvum 
leonem.  11  Flavut  pare,chc  fia  un  mefeo- 
lamento  ex  viridi  , dr  rufo,  dr  allo . Il 
Rubidus  è il  rufur  mirto  di  nero  . Luiru s 
c ilrufas  piùchiaro-.e  le  frette  diflicultl 
vi  Gellio  dimofrrando  del  color  verde^ 

7.  Car- 


De ’ Colorì  delle 

7.  Carlo  Padi  nella  Selva  ài  Varia 
Storili  hb.i.cap.  18.  ripigliando  i forni- 
menti di-Gellio  ,dicc  , che  de'  veri'e_» 
proprj  nomi  de’  colori  fia  grande  la_»  • 
controvcrfia  de'Gramatici  . Qucfthe 
noi  appelliamo  Cilellro  , Turchino , 
Azurro , non  li  confi  veramente  col 
nome  greco  Glauco  , il  quale  propria- 
mente li  aferive  al  mare}  onde  riferifee 
Paufania  in  .Aitici*  , avere  attribuito  a 
Palfadc  gli  occhi  giacici»  come  quelli  di 
Nettuno  j pereilcr  nata  di  Nettuno  , c 
dalla  Palude  Tritonia,  fecondo  le  favo- 
le . Sarebbe  il  Glauco  , dunque»  il  verde 
feuro  , che  i Greci  dicono  Cianeo  » c i 
Latini  lo  drilero  Ceruleo  , perche  lì  ap- 
presa al  color  marino  . Gclliolo  dille 
Cejio  , quale  pare,  che  fia  il  Cile/tro  : c 1’ 
acqua  del  mare  non  è propriamente-* 
turchina  } ma  per  l’oggetto  del  Cielo 
così  rallembra  : e quando  fidamente 
fi  mira,  pare,  che  verdeggia  , o negreg- 
gia  in  maniera,  che  non  sa  l’ occhio  di- 
ftinguere,  fe  fia  verde»  o nera.  Quel  co- 
lore , che  da  noi  fi  dice  "Purpureo  , co- 
me da’  Latini , è detto  Torpbyros  da’ 
Greci  » $d.è  diverfo  dal  rollo  , detto 
Rufus  , c Rubens  da’  Latini , Eritros  da' 
Greci . Qnefto  è dr  più  fnezie,  fecondo 
i medefimi  Latini  : il  Fulvo  da  noi  det- 
ta Lionato , e tanè  quel  che  , fecondo 
Gcllio,  c mirto  di  rodo,  e di  verde  ; ma 
in  modo  , che  in  alcune  cofc  è più  il 
rodo , in  altre  è più  il  verde  . Virgilio 
chiamò  fi ulva  una  jalpidc:  Atque  liti 
Jlellatusjafpiàe  fulva.  Servio  interpreta, 
che  forte  verde  : così  ancora  in  altro 
luogo:  fulvacjue  caput  necientur  ol'tva-.cA 
altrove  diede  il  nome  di  bionda  aCe- 
rpre,  per  le  mature  fpighe:  c quello  co- 
lore diccvalì  Tyrrbos . La  feconda  fpc- 
zie  è il  Flavus,  appo  noi  biondo  : Geli  io 
volle,  che  fia  mifto  di  verde  , di  rodo, 
e di  bianco  . Virgilio  chiamò  jlave  le-> 
frondi  delle  olive  }e  Pactivio  diè  il  no- 
me difertoA-aH’  acqua,  ed  alla  polvere; 
come  fi  legge  in  alcuni  veri!  appo  Gel- 
ilo: e dagli  rtelfi  ben  fi  vede  quanto  fia 


Gemme.  Cap.  X.  1 1 7 

differente  il  favo  degli  Antichi . I-a-» 
terza  fpezic  è il  Rubido  , appo  noi  il 
rollo  feuro  , mirto  di  rodo  , e di  nervi. 
La  quarta  spezie  è il  Luteo  Pagliari, 0, 
dorato,  gi.il'o,  che  garcggacol  biondo; 
ma  più  chiaro  . La  differenza  però  de’ 
colori  tutti  qui  mollrar  non  no  diamo; 
riferiremo  nondimeno  quclcne  alcuni 
della  diverfità  de’  medefimi  hanno 
feritto . 

8.  Adegnarono  i dipendenti  de’ 
Pitagorici,  quattro  generi  di  colori, 
cioè  il  bianco,  il  nero,  il  rodo  , c’1  pal- 
lido: c Ifimarono,  chenafea  la  divertiti 
dal  mefcolamcnto  degli  clementi,  c ne- 
gli animali, rifpctto  la  diveniri  de’luo- 
ghi,  e dell’  aria;  come  riferifee  Plutarco 
De  ‘Placit.Tbil.lib.i.cap.ij.  Alcuni  Pla- 
tonici dirtel  o edere  tre  i principali  »ed 
uni  vertali  colori  : il  verde  adegnarono 
a Venere , cd  alla  Luna  , c di  tal  colore 
ornarli  le  vefii  della  Dea  Velia  , o Ce- 
rere,cioè  la  terra:  1’  aureo  al  Sole  ; e ’l 
zaffirino  a Giove  Martìmo;  e fu  quella 
opinione  de’  Gentili,  e Idolatri  , come 
narrano  Marlilio  Ficino , Uh.*,.  De  Vita 
cxlilus  comparavi,  c.  19.  e ’1  Kodigino 
Antiqu.  Icìl.  li b.  1.  cap.  10.  riferiti  dal 
Capatico  in  Calai,  glor.  Muni.  part.  izi 
etwfei.pj.Con'ìderaVom  altri  due  co- 
lori, come  eftrcmi,  e nativi,  i quali  dal- 
la Natura  fi  producono  , cioè  il  bianco, 
c’1  nero.  Fu  da  Ariflotil clib.  de  fenfu, 
& fenfat.  ftimato  il  bianco  1’  origine 
di  tutti  i colori , e tutti  gli  altri  da  lui 
dipendenti  ; ficomc  il  nero  in  altri  co- 
lori non  fi  trafmuta  ; anzi  trafmuta_» 
quelli,  gli  cllingue  , e confonde . Dico- 
no edere  il  bianco  il  più  perfetto  ; per- 
chè più  alla  luce  fi  accorta  , dalla  quale 
gli  altri  colori  quali  degenerano  ; onde 
le  tenebre  fono  limili  al  color  nero  : e 
quelle  cofe  , che  hanno  poca  luce,  ne- 
reggiano, come  fono  1’  ombre, e i luo- 
ghi ofeuri . Così  l’acqua  nelle  onde 
negreggia  , perchè  fmoda  la  fua  fuper- 
fictc  , la  luce  fi  diffipa  ; e la  nuvola-» 
troppo  denfa  fi  fa  ofeura  colla  negrez- 
za , 


1 1 8 Iflor  .delle  Gemme  > e delle  Tiare  di  Giacinto  Gemma.  Li  Li. 


za»  i raggi  Solari  non  ammettendo.  Sti- 
mando più  perfetta  la  natura  del  color 
bianco  gli  Antichi  » lo  itimarono  piti 
taro  a’ loro  ialfìDei  » come  loltimò 
C iceronc  z.  De  Legib.c  Platone  De  Leg. 
ancora  Pia/.  12.  affermò  convenire  a’ 
Dei  i colori  bianchi. Laerzio  in  Tythag. 
dille  * che  le  lodi  colle  velli  .bianche  a' 
Dei  li  doveano  . Migliori  elèmpj  dal- 
la Sagra  Scrittura  cavare  polliamo  ; 
poiccnè  li  legge  nell’  Lfodo  cap.  16.}  1. 
-Appellavitque  domus  braci  nrn-.n  ejio 
Man  , ijuod  crai  quafi Jcmett  coriandri  al- 
bum » gujiujque  e fin  quafi  jimilx  cum  met- 
te. Ncll'Apocaliii'c  c.2.1‘7.  Vincenti  dabo 
Manna  abjconditum,  & dabo  Uh  calca- 
lutn candidane,  c nel  cap.^.^-Qyii  vk.-rit, 
Jic  vejl'tetur  vejtimentis  albis  ne  1 de- 
lebo  nomcn  cjus  de  libro  vita:  : 0 nel  cap. 
7.9.  To't  bacvidi  turbam  magnato  , quam 
dinumerare  ticrr.o  poterai  » ex  omnibus 
gentìbus » & tribibus,& popuiis,  cir  lin- 
gaiti /fan ics  ante  tbronum , & in  conf pe- 
ti u u igni , amidi  Jlolis  albis, O"  palmo:  in 
manibks eorum.  Enel  cap.i.defcrivendo 
il  Verbo  divino, di  natura  umana  vela- 
to, dice  : Caput  autem  ej ut  , & captili 
crani  candidi,  tanquamtana  alba,&  tan- 
quam  nix  -,  acciocché  con  tal  colore  lì- 
gnjticalfe  la  lòmma  purità  , la  fapienza, 
c 1’  eternità  , come  interpretò  S.  Giro- 
lamo in  Daniel,  cap.  7.  Dello  Hello  co- 
lore lì  fa  menzione  in  S.  Matteo  cap. 
17.  ove  fi  narra  la  trasfigurazione  di 
Gicsù  Cridoi Et  rrjplcndu'n  facies  ejits  ft- 
cut  Soliveliimenta  autem  equi  fatta  Junt 
alba  Jicut  nix.  Ciò  fi  conferma  in  S. 
Marco  cap.p.  ed  in  S.  Luca  cap.p.zp.  In 
S.  Marcoancora  cap.  16.5.  li  legge  : Et 
introemtes  in  Monumentum  vìderunt  ju- 
•yenem  fedentem  in  d extris,  coopertum Ito- 
la candida . L negli  Atti  degli  Apo- 
Holi  cap. deferi vendoli  1’  Afcenlione 
di  Criito:  Cumque  intuerentur  in  Cxlum 
euntem  illum , ecce  duo  viri  aflitcrunl j u- 
xtà  illos  in  veftibus  albis , qui  Cr  dixe- 
runt‘  Viri  Galilei . 

9.  Sono  veramente  innumcrabili  le 


fpezie  de*  colori , e non  convengono 
gli  Autori  nell’  allignare  i principali. 
Sette  n'allcgnan.'  t Coimbriceli  , a’ 
•quali  vogliono  , che  tutti  gli  altri  ri- 
durle li  debbano  ; cioè  il  bianco , il 
purpureo , fi  rollo  , il  biondo , il  verde, 
il  ceruleo  , c’1  nero  . 11  Cafsaneo  asse- 
gna il  bianco , l’ ofeuro  o nero,  il  celio 
o ceruleo,  il  verde  , il  rofso  , il  purpu- 
reo , il  cerino  , c ’1  luteo . Altri  riferir 
tralafeiamo  , per  non  recare  maggior 
noja  . 

io.  Sotto  il  color  bianco  riduce  il 
Cafsaneo  il  Leucopo,  il  color  di  cigno,  e 
’l  color  di  biacca,  e li  rimette  a Nicolò 
Perotto  nella  Cornucopia , in  Epigranuz, 
Martial.chc  dcfcrifse  quali  fieno  i co- 
lori bianchi  , e quali  Gemme  tiri  no  al 
bianco,  c quali  al  nero  . Numera  il  Pe- 
rotto per  Gemm  e bianche  il  Criflallo, 
il  Diamante  , 1’  Onice  col  candore  limi- 
le all’  unghia  umana  : il  Tcderos,  1‘  _•*»— 
genon,  1’  difteria  , 1’  -Aflrio,  1’  ^tfooitc, 
limile  all’  occhio  de’pefcl:  i Bei  uh,  fpe- 
zie delie  Ceraunie  : ì’  Iride  , la  Zer  os 
con  macchia  nera:  1’  vicopo  flellata  con 
goccie  d‘  oro  : \' rigata  : la  Tafjachata _» 
coll’  altre  fue  fpezie  : l’ Mlabaflrite P 
dilatoria,  l’ Undroiamante  o ^irgì  redo- 
mante  col  color  dell’  argento  , ?’  ^tra- 
matile, 1’  ^ tjpilate  , 1’  .Antt^oc,  tutte  d’ 
argento,  la  Cetite  o Cepocapite , h Cinn- 
dia,  la  CorJbicLe , la  Cepionide  , VuAcopo, 

1’  rinfilane,  1’  ^ffrodi paca,  l'^irgittilla, 
l’ Enorchi , 1’  Exebeno  , con  cui  gli  Ore- 
fici pulifoono  1’  oro  : 1’  Eriftale , che  in- 
clina al  rollò  : 1’  Eureos » h Galafsia  , o 
Galattidc, con  vene  candide:!*  Leucogra , 
o Leucografia,  o Sinepte  ; la  Gafidane,  la 
Xanthoj,ìi  Lepidote  , la  Lesbia  , la  Leu- 
coftalmo  j la  Libamene, limile  all’incen- 
fo,  la  Mefomela , la  Steatite, fimile  al  be- 
vo, h Gerani  te , 1’ . Ammite , la  gemma  di 
Giove,  la  Leucopctalos,  la  Lipari  , la  Li- 
fmacbia  , limile  al  marmo  Rodio  con_, 
vene  d’ oro  : la  Lexeocri/iMìmile  all’oro 
biancheggiante:  la  Mcnnoniai  la  Mirri- 
te,  i’Ojtratia,o  OJtracite  , il  Tancono  , il 

Ta- 


Be'  Coleri  delle 

Tonerò,  o TanfebaHos:  il  Filogino,o  Cri- 
pte, fimilc  all’  ' lirica  , il  Tcrileuco  , il 
Nat  a/e,fpczie  di  acqua  gelata,  la  Tean- 
t e,  eh’  è pregna,  la  Gertma  del  Sole  , la_> 
Sauritr  , la  Selenite , la  Sìnoiontide  , la 
Siringite,  la  Telicos  ,la  Zinilace  , il  Zo- 
ronijto,  la  Scorile  , 1’  Emoftalmo,  l’ Etite, 
la  emerite,  la  Cefsite,  la  Tirene , la  Colo- 
nia, limile  alla  grandine:  1’  ^Afirapia,  la 
flcgonite,  l’ Antracite , I’  Enidro  , 1’  Or- 
tnefion,  hjenia , la  Gemile,  che  ha  come 
mani  candide  congionte  : 1’  Mnanchiti- 
de,  con  cui  rimano  chiamarli  colla  Ne- 
gromanzia le  immagini  de’  Dei  ; la  Si- 
nocbttide  , che  fa  compatire  le  ombre 
dell’  Inferno;  e la  Dendri , che  non  per- 
mettc,;che  l’ accetta  fi  guaiti  nel  taglio 
nello  fcavar  1'  albero  . Scriveremo  di 
quelle  Pietre  al  luogo  loro  : c molte-» 
molharemo  favaiole;  benché  tra  le  ve- 
re gemme  fieno  Hate  annoverate  : e di 
alcune  facciamo  menzione  annoveran- 
dole ; perchè  annoverate  fi  trovano  , e 
lafciarle  non  conviene . Di  molte’anco- 
ra  hanno  fcritto  i foli  nomi , fenza  dar- 
ne altra  notizia:  e tutte  quelle,  cheri- 
ferifee  il  Perotto  , fono  cavate  da  IJli- 
nio,  la  cui  opera  molti  hanno  traferit- 
to  ; anzi  ad  ogni  cola  da  lui  riferiti-» 
hanno  quietamente  data  intera  fede. 
Scrilfc  veramente  Plinio  un’  Opera 
univerfale:e  per  mancanza  di  al  tri  libri, 
tutti  di  Plinio  valuti  fi  fono  . Le  guer- 
re de’  Goti,  e di  altre  nazioni,  non  folo 
nell’  Italia  ; ma  nell’  Europa  tutta  con- 
fumarono e libri , c feienze  ;e  bifognò 
poi  con  fomma  fatica  , e fpefa  ancora, 
trovare  i libri  perduti, c tradurgli;ma  di 
ciòn’  abbiamo  a baftanza  difeorfo  nella 
noltra  Idea  della  Stor  ia  dell’  Italia  lette- 
rata , fpczialmcntc  nel  fine  del  primo 
Tomo . 

n.  Il  color  Tur  pur  o è Così  detto 
dalla  Porpora  , fpezic  di  Conchiglia  , di 
cui  trattaremo  fcrivendo  de’  colori  de’ 
Pittori.  E’ colore  gratiffi m>  , ed  alle 
volte  fi  prende  per  rotto,  o Porfiriaco; 
onde  ditte  Ovvidio  : Et  porphyriacisfi- 


Gemme.  Cap.  X.  119 

gere  latra  genis  ; come  ofiervò  il  Perot- 
to. RofTa  è la  pietra  Torfirite  con  pun- 
ti canditi  ; onde  i Greci  la  dittero  Lc*c- 
colticos . Al  nome  del  coler  Porporino 
fi  riducono  il  color  di  rofa, detto  RoJeo : 
così  il  Violaceo , detto  dalle  Viole  pur- 
puree, fpezic  di  fiori  ; c molti  lo  ditte- 
ro colore  jantino  ; altri  vi  riducono 
quello  di  Zafferano  . Si  contengono  pu- 
re il  Violaceo,  il  Giacintino , l’  Mmelì/ti - 
no  , che  fi  accolla  al  color  del  vino  : il 
Tiriantino.caricodi  rotto:  il  Molocbino, 
fimile  alla  malva.  Le  gemme  di  quello 
colore  fono  la  Jone , benché  rare  volte 
luce  di  fazio  colore  : così  la  Fecite  ; 1’ 
^tmctiflo,  il  Sacondione  , la  Taranite  , il 
Tederota , 1’  .Anterota,  o Gemma  dì  Vene- 
re. Ditte  il  Perotto :^4metky'iinwn  colo- 
rem  dicimus,  qui  in  viola, & ipfa  in  pur - 
pureummieat , quemquejanlhinumappel- 
lavimus . 

12.  Il  color  rotto  dal  Cattaneo  c 
detto  mezano  tra  gli  due  ettremi,  bian- 
chezza, c negrezza  :cd  alla  fua  genera- 
zione concorrono  la  chiarezza  della 
materia, e del  lume  igneo  ,e  la  medio- 
crità concorde  di  bianchezza  , e di  ne- 
grezza . Scritte  il  Perotto  co’  i fenti- 
menti  di  Gellio  : Cateri  fere  omnes  colo - 
rei  mixti  funt  , & ex  rufo  comporti  ; fei 
ita  diverfi,  prout  rufumaut  intendunt,at- 
que  acuunt,aut  cum  colore  viridi  mifeent , 
aut  nigro  infufeant ; aut  virenti  fenftm  in 
albo  illumnant. Rubens, & rujus  genera- 
li a nomina  funi  ai  omnia  , qua  quomoio - 
libet  rubent-,  eleni  m fulvus,  flavus  , rubi - 
dut,phxnicyts , rutilut , fpadix , rubent , 
leu  rnp  funt , ftve  e ti  am  rubri  . Sono 
dunque  del  rotto,  R ub  icundus  , molto 
rotto,  o pieno  di  rofso:  R«l>id«r,rofscg- 
giante:  Rutilut,  giallo  come  oro  : San- 
guini, fanguigno  : Gilvus,  giallo  ran- 
cato : Spatì ix , rofso  rilucente:  Igneus, 
di  fuoco  : Flammeus , color  di  fiamma: 
Tuniceus , pavonazzo,  purpureo  Ararla- 
to:  Coccìneut,  Spadicut , Thocniceus , co- 
lore abbondante,  e rifplendente  di  rof- 
fo  ; così  detto  dal  Cocco  : Iftnofus , di 

vino: 


120  lftor. delle  Gemme, e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


vino:  Ciac  intino , color  di  Giacinto  . Il 
Perotto  molila  un'  errore  di  Servio, 
che  difse  il  Giacinto  efser  nefo  ; pero 
dice  : Quo  mìni  potejt  dici  abfurdiuucmn 
ipfe,  qutm  intcrpretatur,Vìrg.[cr\b\f.  &■ 
Jv.ave  ruteni  hyacintbus . Le  pietre  o 
gemme  rofsc  , che  numera  il  Perotto, 
tono  il  Carbonchio  ,o  ^ipirote,e  quelle 
che  hanno  luce  più  languida  , cornei 
Libiconti , i Calcedonj  minori , e di  più 
nero  alpctto,l ’ Antracite  Cimile  a’  Car- 
boni . Simile  a’  Carbonchi  il  Sanda{tro, 
o Gar  amanti  de , che  da  Nicandro  è det- 
ta Sandaphorion,  da  altri  Sandarejon ; la 
Iic«ife,il  Sardonico,  la  Sarda , il  Giacin- 
to , il  Crifolamfo , l’ Eupeialo,  la  G or  vo- 
tila , o Corallo,  1’  Epifiite  , 1’  Ematite , 
la  Meconite » la  Ninfarena  , il  Telicardio 
di  color  di  cuore,  la  Catania  col  colore 
di  cancro  marino.  11  color  purpureo 
tiene  anche  del  rofso  : cdice  il  Cafsa- 
nco:  Spadicus , bclnus , balauJlinus,coc- 
cinus,  rojeus , /inopia,  minimo  , &<•  funi 
colore s Jub  rubco  dependente s . 11  Ver- 
miglio lo  dicono  flavus,  purpureus  ; ma 
vale  color  non  in  tutto  rofso  , e come 
il  fuoco  , fecondo  1’  Alunno  nella  Fab- 
bric.del  Monito . 

ij.  Il  color  Biondo  lo  dicono  Fla- 
vus , e Fulvus Ima,  fecondo  il  Perotto, 
quelli  tra  loro  dirFerilcono;  perche  il 
flavus  è proprio  il  color  di  Mele  , più 
chiaro  del  Fulvus  , qiialeè  il  color  d’ 
oro;  poicchè  il  Fulvus  li  fa  dal  verde  , e 
dal  rollo:  il  Flavus  dal  verde  , rollo , e 
bianco . Il  Flavus  lo  fpiegano  anche 
Giallo.Sono  fuoi  colori  Meflinus,di  me- 
le: ^iureus,  d’oro  ; Buxeus,  di  bofso  : Ci- 
treus  , di  Cedro,  Citronato  : Rufus , rof- 
figno,  che  tira  al  giallo;  Mneus, di  bron- 
zo: Itlerus, giallo  d’itterìzia.  Galbaneus , 
di  Galbano  , gemma  biancheggiante  : 
Crocetta, giallo  inzarfcranato.Gilv«f,vo- 
gliono  alcuni  che  (la  il  Melino  , mezo 
tra  il  bianco, c’I  fofeo, fecondo  il  Perot- 
to.Luteus,è  il  giallo  a color  d'oro:  Mu- 
Jieltinus  dalla  Donnola:  Cerinus, di  cera. 
Altri  colori  pongono  ancora  Cotto  il 


biondo, o giallo,  come  fono  Roaaus , Ta- 
natus,  Regi  us,  Leonatus,  Cercus,  e limili . 
Le  Gemme  di  quello  colore  fono  1* 
.Ambra,  o Succino,  il  Topazio,  il  Crijolito 
con  color  d’oro:  i Lvony,c  i Tardali,  co- 
sì detti  dal  colqr  di  Lione  , e di  Pante- 
ra . 11  Pallido,  pallidus,è  il  colore  fmor- 
to,  che  di  al  giallo  ; c Sbiadato , albus , 
/ ubalbus , è colore  come  di  biada  , che 
non  è in  tutto  bianco  , c dicci!  palli- 
do . 

14.  Il  color  verde,  che  molto  li  ili— 
ma  ricrear  gli  occhi»  ha  prefo  il  nome 
dalla  verdura  delle  piante  . Sono  Cuoi 
colori  dipendenti  l’ Adrugineus , color  di 
Ruggine  del  rame:  1’  Herbaceus,  d’Erba: 
Trajmus,  color  verde  di  porro»  Luridus  , 
livido,  fmorto.  Il  Pcrfo,  Subofcurus,  è il 
color  verde,  ma  feuro,  che  tira  al  nero, 
come  dice  1’  Alunno . Sono  fue  gemme 

10  Smeraldo  , il  Topazio,  la  falla  ite,  che 
ha  il  verde  pallido;la  pietra  Ficaro  , e—> 
1’  ^ ijdata  fpugnofa,c  piena  di  macchie  , 

11  Trafio,  il  Cri]opap  ^o,d i color  di  fugo 
di  porro  , il  Milio , il  Molechitc  , che  ha 

(>refo  il  nome  dalla  malva  : il  Diajpro  , 
a Qt [pia , la  Borea  o^lx ri^vfa  ,la  Tere- 
bintt^ufa  , le  quali  f no  numerate  da 
Plinio  lib.  $7.  cap.  C.  tra  le  pietre  ver- 
di . Il  Perotto  vi  numera  1’  Entropio , il 
Calcedonio  , la  Gemma  Tanos  di  Perlla_* 
tra  gli  Smeraldi , che  è ingrata  , c for- 
dida  nel  verde  : il  Cacojmraldo  , il  Tfe- 
udojmeraldo , i berilli , i Crijoberilli  , ì 
J adulinomi , gli  Opali,  il  Crìfopteron 
limile  al  Crifopazzo.la  Trafjoide , I "cin- 
gile , il  N ilio  , la  Balanite  , la  Batracbi- 
te  , la  Calorite  , la  Coafpite  , il  D’adocos , 
l’ Orminode  , V Exccontelito , la  Tracia,  e 
1’  Echite . 

ij.  Il  Color  Celeflc  , o Turchino,, 
diccfi  anche  Ceruleo  : e 1’  Alunno  lpic- 
ga  Aztlrro, Indicum,  Cxrul-um,  Cyaneus , 
cumatilis  color  , glaucus  color  , & C.t ru- 
te um  Indicum , lo  Azurrooltramarino  . 
Lo  confondono  alcuni  col  Celio  ; ma_» 
tra  lui,  e’1  Ceruleo  pongono  gli  Autori 
qualche  differenza . Il  Ceruleo  ha  colo- 
re 


De'  Colorì  delle  Gemme  Gap.  X.  izi 


re  del  Cielo  ; onde  fi  dice  il  mare  ceru- 
leo quando  ha  il  colore  Hello  del  Cie- 
lo. 11  Ceùo  ha  foniiglianza  del  Cielo  : c 
i Greci  lo  dilicro  Glaucopis , dagli  occhi 
delle  nottole  : e da’  noitri  fi  dice  Glau- 
cut . Cumatilis  è il  colore  dell'  onda  . Il 
Peneto  e quali  il  Ceruleo  ; e diceli  Bi- 
gio, Bcretcino  . Leucophxutè  piu  vicino 
al  Vcneto:e  lo  fpiega  l' Alunno  , qui  li- 
viduseft , ut  hi  , qui  telo  percujji  concreto 
fanguine  in  tumonbus  corporis  bujufmdi 
ingrefcenfm  colorem  offendmt , qui  & 
Thaldjjicut  dici  tur  , boc  eji  mari  timuiSo- 
no  lue  gemme  il  Zaffiro  , il  Diafpro , la 
Borea, limile  al  Cielo  autunnale  di  mat- 
tina: il  Tollerammo.  l'OniciPunta  , oja- 
fponix  , la  Capata,  la  Merocte , la  Sartia, 
c’I  Vobytritbot  ; come  dice  il  Perotto. 

1 6.  11  Ncro,niver»<Htr  , c il  contra- 
rio del  bianco , c del  candido , che  dicc- 
li  alpicans.  ^ Intbracinus  è il  nero  limile 
al  Carbone  . Leucophxio  il  folco  ofcuro: 
Fujcus , folco,  nero,  ofcuro  . N igricans , 
il  Bruno,  non  del  tutto  nero.  Tullus , al- 
cuni lo  Ipiegano  color  di  Camelo  , fe- 
condo il  Perotto  fol.  J35-  ma  a cari, 
z 19.  dice  , che  Ita  contrario  al  Leucopo, 
cioè  vile  e volgare  bianco,  e tira  al  nero, 
in  alcune  cole  più  pieno  : come  nel  co- 
lore Spagnuolo  , ove  le  pecore  fono  di 
lana  nera  , e propriamente  Tullur,  diedi 
da’  polli  delle  pecore  . lì  l'otto  tal  colo- 
re riducclì  Hijpanus , gii  detto  Beticus, 
eh’  è luogo  della  Spagna  : impluvia- 
tut , Muimenfis  , fujcut , ater  t atraci - 
nut  , eh’  c I’  atramento  de'  Pittori  , 
come  fcrille  il  Callaneo  , che  l'  ha 
prefo  dal  Perotto.  Numera  quello  le 
pietre  di  tal  colore  , come  fono  il  Lincu- 
rio,  il  Succino,  1’ .Antifate , 1’  ^i/be!lo\\[ 
color  di  ferro,  1'  ^ipiftos  , p occhio  di  Be- 
lo, il  Baropteno  o Botri pe  col  nero  ne’ 
nodi  fanguigni , e bianchi:  la  Botri  te  li- 
mile all’  uva  nera  : \z3oflricbite  fimilc 
a' capelli  delle  Donne:  la  Bucardia  Ci- 
mile al  cuore  del  Bue  : la  Brontea  fimilc 
al  capo  della  telèuggine  : la  Boia  , che  lì 
trova  ne'nembi,  come  la  glebba  ;la  Cad- 
To.'tu  I. 


mite,  la  Camitc, la  Catocbite,  la  Catopirite, 
la  Ceramite,  la  Cerile,  la  Cretos  , limile  al 
pero  nero  : la  Craterile  limile  all’  elettro 
nero:  la  Crocoite,  il  Calco/ ono,  la  Chelido- 
nia, li  Cheionia,  la  Chelonitide  fimilc  alla 
tciluggine  con  goccic  d’oroda  Dafnia, Iz 
Difri , che  pur  bianca  fi  trovala  Dionijta 
con  macchie  rode  nel  nero,  che, ridotta 
in  polvere  nell'acqua, di  fapore  divinote 
Bimano, che  rcfilta  all'  ubriachezza.  L* 
Ecardia,  o Ecardi/te,  che  inoltra  la  liguri 
di  un  cuor  nero  , benché  altre  vi  fono, 
che  lo  inoltrano  verde  : l’ Erotilos  limile 
alla  felce:  l’£«»»eie,che  polta  fopra  il  ca- 
po, di  le  vilioni  notturne  limili  ali’  Ora- 
colo: l’£nro.£ia,che,col  lìtonare,  che  co- 
pra la  negrezza:  1'  Eufcbe  , di  cui  dicono, 
che  in  Tiro  nel  Tempio  d'Èrcole  , fatta 
unafedia  «dalla  Beila  facilmente  i Dei 
forge  va  no.Così  fpiegarono  quelle  pietre: 
c quelle  vanità  hanno  fcritto  i Greci , e 
inoltri  buoni  Latini  le  hanno  traferit-- 
te  , c credute  , c ci  hanno  lafciato  T ob- 
bligo di  riferirle  , benché  vane  ; accioc- 
ché lì  fappiano  i nomi  di  quelle  loro 
pietre  . L’  Epimela  con  color  nero  in-» 
gemma  candida  : la  Geritane,  che  dico- 
no far  le  pene  de'  nemici  : la  Jeracite , 
che  alterna  un  nero  rifplcndente  come 
piuma:gl*  Idei  dattili , che  con  colore-» 
di  ferro  moltrano  il  dito  pollice  dell’ 
Uomo  : la  Medea,  cosi  detta  , perchè  da 
Medea  la  Bimano  inventata  , ed  ha  nel 
nero  vene  d’ oro  : manda  fudore  di  zaf- 
ferano, e laporc  dpi  vino  : iLtforio«e, 
fche  luce  nel  colore  aliai  nero  ; e Troni- 
nione,  c la  Mirmed'ta  anche  appellano,  ed 
ha  come  punte  elevate:  la  Mirfmite,  che 
ha  color  ai  mele  ncgieggiante  , c odore 
di  Mirra:  la  Mejòleucos  ncia,diBinta  da-» 
linea  bianca  : la  Najomonite  fanguigna-» 
piena  di  vene  nere  : la  Nebride  lagra  a_» 
Bacco  : T Oleaco  con  biondo  verde  , c 
candido  colore  nel  nero:  1'  0 bria  , det- 
ta pur  No»ia; e T O’it.  globbofa,  detta-» 
anc  ra  Sia  riir:  e 1'  Oficjrde/e  con  nome 
barbaro,  che  ha  nel  nero  due  lince  '-'an- 
che: T Oblidia  ta  , la  Tancrot , la  To  nica ; 

la 


1 


122  Ifl  or.  delle  Gemme  ,e  delle  Pietre  di  Giaci /ito  Gimma.Lib.l. 


la  Vomica  parte  nera,  parte  ftellata  con 
goccie  fanguigne,  c linee:  e la  Samotra- 
cia nera  fenza  pefo  , limile  al  legno  : la 
Borftcite  rantola  con  frondi  candide  , o 
fanguigne  nel  nero  : c Sideropeciloi  nera 
con  m ,!tc  varie  goc«.ie:  e la  Spongite  fi- 
milc  alla  fpugna:  e la  Trico , che»  benché 
nera, manda  tre  fughi,  nero  dalla  radice, 
fanguignodal  mezu,  e candido  da  fopra: 
e la  Tc  fri  te  , che  ha  figura  di  nuova  Lu- 
na colle  coma  di  color  nero  , o ceneric- 
cio : e i Crini  di  Ventre  di  fplendor  ne- 
ri (Timo  (ìmilc  a'  crini:  c la  Vejentana  con 
macchia  nera  nel  bianco  : c la  Zatene  di 
colore  di  elettro  o nero  , o biondo  : 1‘ . 

. Epatite  limile  al  fegato:  e 1’  Dito  di  Dio, 
cne  da’  Sirj  (ì  adora:  e la  Trioftalmo,  che 
nalcc  in  bidone  , ed  ha  figura  di  tre  oc- 
chi umani:  e la  Scolpite  di  color  di  feor- 
pionc  : e 1’  Egomallia  limile  al  fiocco  ca- 
prino: e \ajeracite  di  colordi  falcone: 
la  Mirmecite  limile  alla  formica  quando 
cammina  : la  Cantarla  limile  agli  fcara- 
vaggi  : la  Licoftalmot  limile  all'occhio 
de'  lupi  : la  Taot  limile  al  Pavone  : la 
Ciame a , che  rotta  fembra  fava  : la  'Piri- 
te nera  , c polverizata,  brucia  le  dica  la 
Toli^onoi  nera  con  molte  fafeie  can- 
dide: la  Melicroi  ora  nera,  ora  bionda:  la 
Spartopol'ta  , e la  Calcite  di  colore  di  ra- 
me alle  volte  • Così  le  defcrifTe  il  Perot- 
to : e le  ha  prefe  da  Plinio  , che  le  cavò 

f>urc  da  Autori  greci , fenza  dillingucrc 
c favolofc  , le  vane, eie  inutili  : e fare- 
mo anche  forzati  a riferirle  ancora  nel- 
la nollra  Illoria  a’  loro  luoghi . . 

17.  Hanno  fpelTo  ricevuto  il  loro 
Inomc  i colori  da  quelle  cofe  , in  cui  lì 
fono  prima  veduti  , o in  cui  più  inoltra- 
no il  loro  pregio  . Così  altri  fi  dicono 
daH'erbe,da'  fiori, dalle  piante,  dagli  al- 
beri, c da'  frutti,  come  H erbaccia  , color 
d’  erba:  Kofato , Rofaceui  : di  Rofa  fec- 
ca,  ex  rofro  palimi:  di  zafferano,  O vermi 
di  papavero  , papaveratui  : d’ amaranto , 
fiori*  amaranthi  color  : di  cedro,  citrini: 
di  foglia  morta  , (rondi  1 emortux  color  : 
bigio, o grigio  di  lino,  violacrm  dilutior. 


giallo , croceiir  : di  lacca  , lucchetti  , ru- 
brum  fulgenti  Taneto  , ca'ianeus  color, 
fttlvus  color:  d‘  arancio  , aiireus , aurantii 
color : di  oliva,ofipdrÌN*:  di  pertico , per- 
ficx  color  , rubrtrn  dilutiut  : Roflo  ri- 
fplendcntc  , Coccineus  : Verde  di  porro, 
Torraceui  : di  viola  , o pavonazzo  , Vio- 
lacea!, ^antinus,  Amctbylìinui  :di  Ebano, 
Ebeni  color,  niger.  Altri  prendono  il  no- 
me dal  Cielo , e dalle  cofe  celelli  , qome 
Ceruleo , Cxrulem  : di  Aurora , Aitrorx 
color,  rofeus.  Altri  da  quel  , che  appella- 
no Elementi , come  di  fuoco  y igneui : d’ 
Aria,  aereus  : d'  Acqua,  aejueus  : di  Ter- 
ra, o terrefìre»ffrrenndi  Fiammetta, flam- 
mea!: Grigio  bruno,  ex  cinereo  nìgricam 
col  >r  : Grigio  cenericcio,  cinereuf  : Nero 
ihiaro,  Atrum  dilutiut  : Nero  caligino- 
fo,  Atrimfuliginofum:  Nero  di  carbone, 
ttrum  Carhonarium.  Altri  da'  Metalli,  o 
Minerali,  come  di  piombo,  plunìbcur  ; di 
ferro,  fermi  : d'  argento , argmteui  ; d* 
oro,  aurens  : Rollo  di  minio,  minii  colori 
di  follo , fulpbureus  . Altri  lo  prendono 
dalle  pietre;  come  color  di  marmo,  Mar- 
morea! color  : di  Giacinto,  Hyacintbinua 
di  pietra,  latcritiits : Verde,  Viridi!,  Tra- 
fittiti color,  di  fmcraldo , fmaragiinut.  Al- 
tri fi  prendono  dagli  animali  , o dalle-» 
file  parti;  come  d' Aquila  , AcfuilunCch- 
lomoino,  Columbinui  : di  Camclo , Came- 
/ mundi  cremefino  , creme(i>tuii  Incarna- 
to , ex  rttbore  albica»!  , o<lrum  di  luti  iti, 
carneui : di  capo  di  piccione,  Varia nt  co- 
lor : di  avorio  , eburnea!  : di  mufehio, 
Mojcbi  color,  ^emigineui.  Al  tri  fi  prendo- 
no da’nomi,  come  color  d' tabella,  Color 
gilvui,  meliniti,  ex  albo  rutila ni  : di  Prin- 
cipe , eh’  è di  leandro  fmorto  . Molti  dì 
qùefli  nomi  decolori  ha  raccolto  il  P. 
Pomei:  molti  ancora  riferiremo  nel  Lib. 
6.Cap.  1.  Art.  5.  ove  trattaremo  delle 
Terre  de’  Pittori;  e nel  fegtiente  Art.a^ 
feriveremo  del  fignificato  de’  colori . 

18.  Vi  fono  ancora  alcuni  nomi 
tifati  nelle  Arti,  come  in  quella  del  ca- 
valcare vi  fono  i nomi  de’  colobi  de’  ca- 
valli, de’ quali  il  Falcone  Qella  fua  Villa 

dice. 


De'  Colori  delle  Gemmi.  Caf.  X.  123 


dice,  che  quattro  fono  i principali,  cioè 
Cavallo  bajo  di  color  calcagnino  , il 
Sauro  , il  Leardo,  c’1  Morello  .'Eugenio 
Raimondi  nelle  Cacete  aggiunfe  altri» 
cioè  itornello,  rofeo  , bianco  , nero  , po- 
melato , e cervino  . Vi  è anche  il  color 
di  caltagna  vecchia,  1’  altro  della  nuova: 
il  Leardo  è bianco:.k>  Sturno  è grifo, che 
invecchiandoli  li  fa  leardo  ; ma  trala- 
feiandoa’  profeflbri  i loro  nomi,  è vera^ 
mente  grande  la  varietà  de’  colori  : c 
pur  di  tutte  le  fpezic  di  e(R  varie  pietre 
li  alfegnano  ; ma  palliamo  a dimoltiare 
D contulionc  delle  mcdclimc . 

A R.  T I C.  IL  v" 

Della  confusone  de'  Colori  net-- 
le  Gemme. 

1.  Olla  fola  numerazione , che 
V>  abbiam  fatta  nel  preceden- 
te Articolo  di  quelle  Pietre  o Gemerne, 
che  riferifee  il  Perotto  con  Plinio  , c fe- 
condo il  fentimer.'o  loro,  fotto  la  ferie 
de’  colori , ben  fi  dimoltra  la  Confufione 
di  chi  vorrà  conofcerle  tutte  . Si  rende 
ciò  veramente  affatto  imponìbile  ; poic- 
chc  o tutte  avere  non  fi  poffono  , o tut- 
te non  fono  vere  ; molte  effondo  favo- 
lofe  , c riferite  colla  vanità  de’  Greci, 
che  tra  le  vere  le  hanno  deferitte  ; c di 
molte  appena  de’  nomi  fi  dà  la  notizia; 
del  che  lo  fteffo  Plinio  fc  ne  feusò  di 
non  poterne  dare  la  compiuta  relazio- 
ne. Ancorché,  però, nello  Itcffo  vinicolo 
abbiam  dimoffràto  quali  fieno  i pro- 
pri colori  delle  Gèmme,  fecondo  che  fo- 
no ancora  dagli  Autori  affegnati  ; non- 
dimeno, perchè  ogni  gemma  d^più  co- 
lori fi  vede  , qui  vogliamo  dimollrarc 
alcuni  clèmpj  della  confufione  de’  colo- 
ri ; benché  nella  Storia  di  ciafchcduna 
Gemma  ben  dobbiamo  fpiegare  quella 
diverfità . 

2.  Numera  il  Cardano  De  Variet.  libi 
f.cap.8.  i colori  delle  Gemme  vere:  e di- 
ce, che  fieno  otto  , cioè  il  Candido  del 


Diamante , il  Violato  del  Giacinto,  l’Au- 
reo del  Grifolito,  l’Igneo  del  Carbonchio , 
il  Verde  dello  Smeraldo  , il  Vinofo  dell’ 
^tmetifto  , il  Ceruleo  del  Zaffiro  , e’1  Va- 
rio del  Diafpro  , c deli’  .✓ tgata  . Si  può 
aggiugnere  a quelli  il  Nero  del  Tratt- 
ato , o Mortone,  dell’ Agricola  • Benché 
però  ciafchedun  colore  fi  dica  proprio 
di  ciafchcduna  Gemma  : fono  i colori 
nondimeno  comuni  a più  gemme,  c fpc- 
zialmente  il  bianco  ; c cosi  una  lleffa 
Gemma  di  varj  colori  fi  ritruova  ; onde 
nafee  dilticultà  grande* nel  conofcerle: 
e fpeffo  i Gioiellieri  periti  fi  fono  anche 
ingannati . I Diamanti  fi  veggono  bian- 
chi, o candidi , che  è il  proprio  color  lo- 
ro ; ma  fc  ne  fono  anche  veduti  gialli, 
cerulei , verdeggianti , tinti  di  colore  d i 
fmeraldo,  biondi , rodi,  verdi , cedrini:  e 
di  tutti  nc  portaremo  gli  efempj  nel  lib. 
ì.cap.i.  art.  2.  Il  Zaffiro  fi  ha  per  Ceru- 
leo; ma  pur  fi  fono  veduti  come  rubini, 
con  colore  di  criltallo  , di  Calcedo- 
nio» di  latte,  biondi,  e neri,  come  vedre- 
mo nel  lib.ixap.t,.  art.  2.  Ciò  avviene  a 
tutte  le  altre  gemme  ; e con  ragione 
diffe  il  medelìmo  Cardano,  che  le  Gem- 
me non  abbiano  color  certo  , c fieno  di- 
verfe  fecondo  la  varietà  dc’pacfi.  (Quin- 
di avviene  , che  una  lleffa  gemma  di  più 
colori  fi  ritruovi,e  diffiù  fpezie  , e facil- 
mente per  cagione  de’  colori  una  per 
un’altra  fi  prenda  . Così  dille  il  Boile, 
che  alcune  Gemme  fieno  Rubini,  o Zaf- 
firi, o altre;  perche  vengono  cosi  giudi- 
cate da’  Gioiellieri  ; non  perchè  tali  fi 
dimollrino  al  colore,  o perche  l’abbiano 
a loro  non  folito  ; però  avverte  Benve- 
nuto Celi  ini , che  Utruovauna  fpezie 
bianca  di  Rubini , i quali  dalla  durezza 
fi  provano  ; c bianchi  altresi  i Berilli, 
i Topazi , gli  Amctilli  , c molte  altre 
Gemme  . Né  fempre  dalla  durezza  pro- 
var le  Gemme  fi  poffono  ; perche  alìeri- 
va  un  Gioielliere  Inglefe,che  i Rubini, 
e i Zaffiri  abbiano  lo  llcffo  grado  di  du- 
rezza , c che  noiv  differifeano  di  fpe- 
zic . 

Q 1 Al- 


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a 24  H or. delle  Gemme , e delle  Fittre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


3.  Alle  volte  non  fi  fparge  per  tut- 
ta la  Gemma  il  colore*  e fi  ferma  folo 
in  qualche  parte  * per  cagione  de'  fughi 
peti ifici, prima  in  quella  coagulaticeli’ 
Oriente  le  Gemme  tutte  Rubini  fi  ap- 
pellano, come  fcrilFe  il  Tavernier  lib.  3. 
de'  Piaggi  S India  , cap.11.  e dal  colore 
le  diflinguono  ; onde  chiamano  il  Zaffi- 
ro ♦ Rubino  Cerulea  : il  Topazio,  fintino 
biondo  , e così  degli  altri  . Gli  Antichi 
afTegnarono  a ciafcheduna  Gemma  o 

Ìiietra  i particolari  colori  ; ma  nel  con- 
crirgli  co’  i noftri , quanto  fi  renda  dif- 
ficile il  poterlo  giufta  mente  fpiegare  , 1’ 
abbiamo  dimoi!  rato  nel  precedente  Ar- 
ticolo . 

4.  Fu  Roberto  Boile  iniìgne  inve- 
fligator  della  Natura  , e Chimico  Scet- 
tico , nobile  , e ricco  Inglefc  , dotto  an- 
cora , c Collega  nella  Società  Regia  d’ 
Inghilterra  ; ed  ebbe  occafione  comoda, 
tempo  , e genio  fottilifiìmo  d’  invefii- 

Sarc  le  cofe  naturali  ; e non  poca  gloria 
acquifìò  co’  fttoi  fcritti , c colle  varie 
fperienze,  di  cui  quelli  fono  picni.Scrif- 
fe  contro  Ini  Paolo  Mimo  in  un  partico- 
lare libricciuolo  , che  pubblicò  col  no- 
me di  un  ftio  Scolaro:  cnon  lènza  mara- 
viglia degli  Eruditi  oppugnò  alcune^. 
Sole  , come  feri  (Te  il  Leti , Scrietor  proi- 
bito, nei)’ Italia  Regnante Tom.3.Pui  vol- 
te , nondimeno,  di  eflcrfi  ingannato  Io 
Beffo  Boilc  attorta  , nella  cognizione 
delle  Gemme  , e di  aver  veduto i Dia- 
manti di  varicolori , ehe  dalla  fola  du- 
rezza , quando  fi  pulifeono,  coll’  ajuto 
delle  mote  conofccr  fi  poffono  . Vide 
egli  alcuni , che  tiravano  al  color  gial- 
lo, altri  più  biondi , ed  uno  così  giallo, 
che  lo  credè  per  un  bel  lo  Topazio;  ben- 
ché fofle  Diamante  , (limato  di  valor  di 
tre  libre  d’ oro  . Un'  altro  vide  così  ver- 
de , che  l' avrebbe  creduto  fmeraldo,  fe 
la  figura  , ed  alcuni  altri  fogni  non  gli 
averterò  moflrato  il  contrario  . Vide  al- 
tri Diamanti  non  puliti)  recati  dall'In- 
dia Orientale  , e comprati  fabito  da’ 
Merendanti  de’  Diamanti  ftcflì  , per 


Diamanti , ed  erano  alquanto  cerulei,  o 
verdeggianti.Così  egli  icrifTc  in  fpecim. 
De  Gemmar. Orig.  & Firtut.feQ.  1.  Senile, 
che  le  Gemme  della  fpezie  di  Z5ffiro»fo- 
lamente  rapprefentano  quelle  gemme 
cerulee  , che  venir  fogliono  fotto  il  no- 
me di  Zaffiro;  ma  certe  altre, per  lo  gra- 
do della  durezza  di  Zaffiro  , per  manca- 
mento di  tintura, chiamano  Zaffiri  bian- 
chi. Vide  un  altro  Zaffiro,  che  lo  trovò 
nel  fuo  giufto  grado  di  durezza  ; ma  i 
vapori  minerali  1*  aveano  di  un  colore 
firaordinario  tinto  , che  al  giudizio  de- 

Sli  occhi  dovea  limarli  più  tofto  Calce- 
onio . 

5.  Altro  Zaffiro  dice  trovarli  il  Gar- 
zia  cap.  51.  che  è mirto  di  un  certo  co- 
lore, che  ralfcmbra  Diamante  , ed  ha_» 
molti  ingannato;  cositrovarfi  altri,  par- 
te Zaffiri , parte  Rubini  ; ed  altri,  parte 
bianchi,  e parte  rolli . Plinio  Hb.$jxap. 
8.  riferifee  , che  vi  Ila  il  Diafpro  così 
verde  , che  molte  genti  dicono  cfler  li- 
mile allo  Smeraldo  dell’  India;  e Carda- 
no de  Fariet.tib.s.cap.  8.  afferma  di  aver 
veduto  i Zaffiri  , ed  un  grande  Carbon- 
chio , che  al  colore  niente  differivano 
dal  crirtallo  ; anzi  i criftalli  di  color  ma- 
rino, che  fembravano  berilli  ;e’l  crirtal- 
lo d’ India  tanto  accollarli  alla  durezza 
delle  più  nielli  gemme  candide . che  dif- 
ficilmente fi  conofca  . Molti  altri  efem- 
pj  qui  recare  fi  poffono  ; perchè  fi  veg- 
ga la  confufione  , che  da’  colori  fi  cagio- 
na nella  buona  cognizione  delle  Gem- 
me ; fcriveremo  nondimeno  de’  colori 
ftefii  di  ciafcheduna  gemma  ne’feguenti 
Libri  . 

A R T I C.  DI. 

Della- cagione  de'  colori  delle  Gemme. 

*.  ’C*  Rmetc  credè  , 'che  { colori 
JLv  delle  Gemme  fieno  cagio- 
nati dalle  Stelle  , e dalle  immagini" cele-- 
fti  ; e c ori penferono  molti  Indiani  fuoi 
feguaci,  che  aderivano  edere  nelle  Stel- 
le tutte  le  virtù  delle  cofe  inferiori  , co- 
me 


De'  Colori  delle  Gemme.  Cai.  X.  125 


me  difTe  Alberto  Magno  eap.  2.  e così  le 
Gemme  dirli  Elementari , ed  affomi- 
gliarfi  alle  cclcili  nella  (fidanza  , nel  lu- 
me, e nella  chiarezza  . DifTe  perciò,  che 
nelle  cclefti  fieno  quattro  ordini  di  co- 
lori , che  fono  comuni  alle  gemme.  Che 
il  Cielo,  il  quale  non  è {Iellato*  fi  appel- 
li Zaffiro, e da  lui  prenda  il  nome  il  Zaf- 
firo. Che  il  Cielo  di  più  Stelle  fi  chiami 
luce  rovente,  c biancheggiante  , come  il 
Diamantere’l  Berillo.Cne  nel  Sole, ed  in 
Marte  fia  il  color  di  fuoco, c rifplenden- 
te  come  il\Darbonchio,e’l  Granato.  Che 
nelle  Stelle,  e nelle  altre  Manfioni  della 
Luna,  che  chiamano  , vi  fia  il  color  r®f- 
fb  ofeuro,  come  il  Calcedonio,  c l’Ame- 
tifto.  Ma  quelle  fono  pure  favole  degli 
Aflrologi , che  troppo  al  Cielo  attribui- 
feono  . Non  vi  c dubbio  , che  fembra  il 
Cielo  di  Zaffiro  col  fuo  colore  ; e che 
nel  Sole  vi  fia  non  folo  il  colore  , ma  il 
vero  fuoco  , c del  fuoco  tutti  gli  effetti 
cagiona  , come  dimoltrà  la  fperienza. 

2.  Dir  fi  può  con  maggiore  verità  , 
che  le  Gemme  tutte  prendono  il  colore 
da’  vapori  minerali  : e ditfufàmcnte-» 
prova  il  Boile  , che  tutti  i colori  delle 
Gemme , e delle  pietre  fieno  avventicci, 
partecipati  dal  fugo  minerale,  che  S fot- 
to la  terra  ,0  dalla  minerale  cfalazionc, 
che  ha  virtù  di  colorire  , o quando  non 
ancora  la  gemma  era  impietrita  , e per- 
fezionata : o fe  ha  una  tenitura  molto 
aperta  , in  cui  pollano  facilmente  pene- 
trare i vapori  minerali . Nell'  ^trtic.  2. 
abbiam  numerate  molte  pietre  , che  dal 
fugo  ricevono  il  color  loro  i c’1  Boiler 
prova  ciò,  prima  dalToffervazione  , che 
tutte  le  Gemme  nel  fuoco  fi  privano 
del  color  loro  s il  che  confermò  Boezio 
de  Boot , eccetto  i Granati  di  Bocmmia. 
Secondo  , perchè  i colori  di  varie  gem- 
me o fi  alterano,  o fi  dillruggono  nel 
fuoco  i il  che  fperimcntò  ne'  Granati 
d’india  , e nelle  Agate  . Terzo  , perchè 
in  più  luoghi , ove  fono  le  Gemme  co- 
lorite , fono  vicine  le  Miniere  de' Me- 
talli , o le. vene  loro ..  Quarto  , perchè 


appare  pofiibilc  , che  da  alcune  Gemme 
per  li  melimi  fi  ottengano  tinture  , che 
più  toflo  apparirono  effrazioni , eh-.-» 
dilfoluzioni  llrettamente  dette  . Quin- 
to, dalla  varietà  de’  colori  di  una  lìelfa 
emma  ; così  ritrovanti  Rubini  rodi , c 
ianchi , e fimilmente  Berilli , Ameti- 
. fli , Topazj  1 ed  altre  gemme  bianche: 
Diamanti  giallicci , biondi , c di  altro 
colore  . Scilo , perchè  fi  trovano  le-* 
Gemme,  parte  tinte  , e parte  fenza  co- 
lore , fecondo  il  mancamento  del  color 
minerale  ; non  effendovi  alcun  dubbio, 
che  T acqua  col  fuo  corfo  li  faccia  pre- 
gna di  vapori  diverfi  della  terra  , di  fa- 
le  , e di  particelle  metalliche  per  quei 
luoghi,  donde  paffa;  come  lo  UelTo  affe- 
rifee  Alberto  Magno  lib.  1.  cap.  7.  11 
Duamcl  diffe  ancora  , che  i colori 
fieno  avventizi , o da  qualche  minerale 
colorito , o dall’  cfalazione , che  tinge: 
e che  ogni  gemma,  quando  è liquida,  il 
colore  riceve  , il  quale  la  penetra  ; e co- 
sì colla  forza  del  fuoco  li  fpoglia  della 
Iteffo  . Così  le  Gemme  molli , che  fpcf- 
fo  fi  trovano  ne’  luoghi  freddi , com:-* 
nella  Germania  , e nell’  Inghilterra  , li 
tingono  da’  fughi  minerali  ; e fe  la  mol- 
lezza non  folle  manifefia  , fi  (timareb- 
bero  facilmente  Rubini , o Smeraldi  : e 
i Rubini , i Zaffri  , e Tal  tre  gemme,  o 
fono  fpc;Ib  fenza  colore  , o tinti  de’  co- 
lori delle  altre  gemme:  e i veri  Diaman- 
ti alle  volte  fono  biondi,  c credere  fi 
poffono  per  Topazj  ; altri  verdeggian- 
ti , o cerulei . Tutte  le  gemme  ancora 
arte  hanno  colore  (cario  , perche  non 
allò  a colorirla  quando  era  materia-» 
molle  e fluida  , c parte  fenza  colore  ; c 
ciò  degli  Smeraldi  confermò  Giufcppe 
Acolta , dicendo  : l'idi  quofdam , <jui  «le- 
di a fui  parte  a1  hi  eflenri  & media  vi  rida, 
alios  totos  albos , nonnullos  vi  rider. 

3.  Scriffe  altresì  Etmuliero,  che_» 
molte  tinture  delle  gemme  , c colori 
delle  pietre  o(cure,nafcano  dal  principio 
metallico  ; cioè  o dalle  particelle  metal- 
liche, fcioltc  nelle  Grotte  fotterranee  , 

c me- 


126  ìjìor.  delle  Gemme,  e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.'Lih.T. 

e mefcolatc  nella  materia  delie  pietre  , glivo  , confermando  quanto  fenderò  il 
di  cui  fi  coagulano;  odagli eifluvj, e dal-  Cheflero centur.  j.  procej}.  2 . e I’Etmul- 
l’ dilazioni  de’  metalli , mentre  fi  ge-  lero  : e dice  , che  1’  acqua  falina,  fe  è 
nerano , Iparfe  nella  materia  delle  pie-  pura , e fi  coagula  , diviene  Criftallo  : 
tre;  e così  ritrovarli  il  Rubino  nelle-,  fe  parta  per  li  luoghi  de’Mctalli  » fi  uni-» 
Miniere  Solari,  ed  ivi  tinto  dal  fugo  fcc  colla  loro  tintura,  e l’alforbifce  . 
Solare , c riferire  il  color  rollò  ; onde  Così  il  Criftallo , e ’l  Diamante  fono 
dice  , che  molto  bene  Velfchio  Hecatojt.  privi  di  colore  ; |ierchè  non  fono  coa- 
t.  Qbferv.  38.  arterma  , che  tutte  le-»  gulati  da  alcun  Solfo  mctallico:le  Gcm- 
Gemmc  (ì  producano  dal  Criftallo  , e me  rilplcndenti , come  fono  il  Carbon- 
dal  colamento  metallico  , il  quale  tin-  cliio  , il  Piropo  , c la  Granata  , riccvo- 
ge  . Conferma  ciò  ( oltra  gli  argomenti,  no  dall’  oro  il  colore  , o dalla  tintura-» 
c le  fpcricnzc , che  falcia  ) perdiè  l’A-  del  Solfo  Solare  ; dall’  argcftto  , c dal 
metilto  , c lo  Smeraldo  di  Boemmia  fi  color  ceruleo  ha  il  fuo  colore  il  Zaffiro: 
oflervano  formati  dal  corpo  criftallino,  la*  Smeraldo,  e ’l  Grifolito  , che  fono 
e metallico  ; cioè  parte  tinti , e parte  verdi,  hanno  il  colore  dal  Solfo  dell’an- 
ancora  criftallini  : e vuole  » che  fi  leg-  timonio  , c del  rame  : il  Topazio  , e’1 
ga  Merretto  nelle  Note  all'  * Arte  Vetraria  Giacinto , che  rolTcggiano , dalla  mi- 
dei  Neri . Così  nella  bionda  arena  dice,  niera  del  ferro,  e così  delle  altre  . QucI- 
che  vi  fi  cela  il  principio  Solare  , c della  che  delle  Gamme  fi  è detto,  fi  può  ap- 
inedclima  fi  facciano  i Rubini , che  ot-  plicarc  a’colori , ed  alla  durezza  de’mar- 
tengono  la  loro  tintura  dal  principio  mi  ; perchè  tutti  uno  fteftb  principio 
dell’  oro  ; mentre  per  lo  più  fi  ritrova-  riconofcono . Dagli  ilcflì  fughi  minerali 
no  ove  è il  Solfo  . Che  u Zathroha  la  ricevono  ancora  il  pefo  le  Gemme  , e le 
tintùra,  e ’l  colore  dell’  argento , che  pietre;  onde  le  più  colorite,  come  i 
in  fe  Tuoi  tenere  il  color  ceruleo  : il  Granati  dell’  America  , fi  fono  trovati 
Topazio  , il  Grifolito  , il  Giacinto,  quattro  volte  più  gravi  dell' acqua  ; c 
e ’l  Granato  hanno  il  color  rofleg-  perciòè  probabile, che  qualche  colormi- 

Siantc  dalla  Miniera  del  principio  ncrale  abbia  accrcftiuto  il  pefo  ; c gii 
i Marte  , che  ha  il  color  biondeggian-  da  molte  pietre,  c gemme,  fi  cavano 
te  , c corteggiarne  ; Il  Diamante  parte-  metalli , ed  altri  corpi  minerali  ; come 
cipa  di  Giove;  il  Grifolito  , e lo  Sme-  dimoftraremo  al  fuo  luogo,  ferivendo 
raldo  da  Marte  , che  ha  il  color  bion-  delle  Pietre  Metalliche, 
deggiante,  e corteggiarne  : la  Pietra-»  4.  Le  Gemme,  dunque, fi  fuppongo- 
Armcna  , e ’l  Lapislazzolo  da  Venere  ; no  tinte  ne'  luoghi  fotterranci  quando 
così  delle  altre  . Secondo,  ciò  conferma;  ancora  fono  fluide  , e molli , cioè  prima 
perchè  da  certe  Gemme  i colori  lepararc  cT  impietrirli  ; c talvolta  ancora  dopo 
li  poflbno  ; mentre  al  Zaffiro  facilmen-  che  fono  impietrite  ; purché  abbiano  i 
te  fi  può  togliere  col  mezo  di  una  ripe-  pori  atti  a ricevere  la  tintura  per  li  van- 
tila calcinazione  . Terzo  , perchè  l’Àr-  pori  minerali . Non  ha  però  luogo  l’opi- 
tc  dimoftra  lo  ftclTo  nel  preparamento  nione  di  Cardano  , che  nel  liti,  deC  rn- 
delle  Gemme  artificiali  ; mentre  al  ve-  m\t , C Color,  r.tm . 11.  del  Carbonchio 
tra  criftallino  fi  forma  la  tintura  col  trattando  , finire  , che  tutte  le  Gcm- 
mezo  de’  metalli  in  polvere  ridotti  ; e fi  me , almeno  le  chiare  , dal  principio  fo- 
poflbno  di  ciò  vedere  il  Digbeo  , il  no  candide , come  tutti  i frutti  fono 
Claubero  , il  Neri,  ed  altri,  che  di  verdi;  perchè  allora  fono  crude,  edi 
ciò  trattano  ; e con  altre  ragioni  con-  follanza  più  grolla  , come  fono  acerbi 
ferma  lo  Hello . Riporta  tutto  ciò  il  1:  a-  anche  i frutti  ■ Suppone  egli  vegetevofi 

tutte 


•4>ì 


De'  Colorì  delle  Gemme  . Cap.  X. 


127 


tutte  le  pietre  ; anzi  crede  > che  viva- 
no ; fuorché  quelle , che  negli  animali 
fi  trovano  ; neròailegna  una  intera  fo- 
miglianza  delle  pietre  Beffe  co’i  frutti  . 
Dalle  fperienze  del  lioilc»  però  , e degli 
altri,  ben  fi  dimollra  il  contrario  ; poic- 
chè  poffono  tutte  le  Gemme  privarli  del 
color  loro  colla  forza  del  fuoco  ; ed  al- 
lora dir  non  fi  poffono  crude  , cornea 
acerbi  fi  dicono  i frutti  ; ma  i frutti 
fteifi,  allor  che  fono  maturi , il  color  lo- 
ro perder  non  poll'ono  fenza  notabile-/ 
mutazione  della  foltanza  , e del  fapore; 
e'1  medefimo  Cardano  affermò , che  non 
abbian  le  Gemme  color  certo  . Il  Gar- 
zia  lib.i.cap.  50.  uurdiffe,  che  bian- 
co è talvolta  il  Rubino  ; perchè  non  c 
ancor  maturo  ; ma  la  fua  maturezza  im- 
propriamente intender  fi  dee  : ed  appel- 
liamo matura  la  pietra  , quando  è per- 
fezionata coll’operazione  nella  Natura  ; 
potendoli  dire  anche  matura  la  pietra-» 
quando  è candida  ; ma  è folita  avere  il 
color  fuo  ; benché  di  quello  ila  priva  ; 
introducendofi  il  colore  o quando  la_» 
Gemma  c molle  prima  d’ impietrirli  ; o 
dopo  che  c infpictrita  , come  fpiega  il 
Boilc  . Così  diremo  effer  maturo  il  Ru- 
bino , che  c rodò  , come  quello  , che  è 
bianco;  dalla  durezza  conolccndofi  , che 
Ila  rubino  , c non  altra  gemma  . 

5.  Afferma  il  Boilc  , che  una  mini- 
ma quantità  della  fofianza  metallica,  ri- 
foluta  in  minute  particelle,  fia  bafievo- 
lc  a comunicar  la  tintura  ad  una  mag- 
gior quantità  di  altra  materia  ben  di- 
moila ; il  che  appare  dalle  Gemme  arti- 
ficiali, nelle  quali  per  tre  , o quattro 
grani  di  metallo,  peritamente  calcinato, 
o di  altro  Amile  color  minerale  , fi  ac- 

auifta  il  color  naturale  di  una  gemma 
i un’  oncia  intera,  e più*di  materia  ve- 
trificata. Dice  ancora  in  Experiment.  De 
Colorìb.c he  un  grano  diCochfnelio,(ciol- 
toin  una  mediocre  quantità  di  fpirito 
di  orina  in  acqua  chiara  , a poco  a poco 
dava  un  color  fenfibilc  a circa  fei  vati  di 
vetro  pieni  di  acqua  , de'  qualtciafche- 


duno  contcnea  quarantatre  oncie  c mi- 
za;  emultiplica  il  fuo  pefo  a cento  ven- 
ti mila  volte  . Dille  il  Beccherò  , che  fe 
un  fempliee  vegctcvole  con  una  prepa- 
razione così  fempliee  , e così  poca  , ciod 
dimagrano,  può  tingere  le  parti  alla 
quantità  di  cento  ventimila;  fi  può  con- 
fiderai la  virtù  de’  vapori  minerali  nel- 
la tintura  delle  Gemme  , e delle  pietre. 
Nel  Lexic.  Medie. Caltello-BrunonSi  legge-, 
Coebinellai  rei  Cochìnìlla,rH  nomen  infe- 
tti , velvermiculi  in  baccis  zranorum-. 
Chermes  g eniti,tintturam  elegantem  ferria- 
ti nam  prxbentis  . La  dicono  comune- 
mente Cocciniglia:  e della  llefTa  ne  fcri- 
veremo  nel  Lib.6.cap.\.art .3.  nu.16. No- 
tabile è quclche  fcritle  Tj  Motta  le 
Vaycr  nella  Scuola  de' Trinci  pi  , trat- 
tando della  Fifica  nel  cap.19.  Dille  , che 
dell’  oro  , il  più  tenero,  c maneggiabile, 
è più  Bimato  ; ellendo  di  fua  natura  in 
modo  tale , che  un’ oncia  d’oro  tirata 
in  filo  delicato,. e fiottile,  come  i capelli, 
fi  Bende  più  di  mille  palli . Se  tanto  fi 
dilata  l’oro,  può confiderarlì  quanto 
maggiormente  poffa  dilatarli  in  Forma 
di  tintura;  e quanto  più  gli  altri  metal- 
li più  coloriti . 11  P.  Antonio  Neri,  Fio- 
rentino, ncW^Arte  Vetraria.,  ed  altri  Pro- 
fe libri  di  Chimica  ancora , danno  varie 
regole  da  formare  colori  per  li  vetri  , c 

J>er  le  Gemme  artificiali , e gli  cavano 
a’  metalli,  da’  minerali , imitando  per- 
fettamante  i naturali  ; tanto  che  , fico- 
mc  in  altro  luogo  moftraremo , s' ingan- 
nano i medelìmi  periti  Gioiellieri  nel 
dillinguere  le  Gemme  vere  dalle  artifi- 
ciali. Fa  menzione  di  queBomododi 
colorire,  il  Purcozio  In'titut.Tbìlof.Tom. 
3.  part.x.fett.^.cap.x,.  Afferma  egli  »,  che 
le  Gemme  hanno  mefcolatc  alcune  par- 
ti metalliche,  dalle  quali  prendono  i co- 
lori , come  fi  offerva  farli- da  coloro  che 
lavorano  a fuoco  i vetri,  detti  Encau'ies, 
e gli  danno  i colori  . Tingono  il  vetro 
di  color  biondo  , mefcolandòvi  la  ruggi- 
ne del  ferro  : lo  fanno  di  color  ceruleo, 
ponendovi  il  rame  rollo  più  volte  calci- 
nato; 


■» . ♦ ZWT  _ 

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12S  ìflor. delle  Gemme, e delle  Vi  et  re  di  Giacinto  Gìmma.'Lìb.ll 


nato;  ma  fe  il  minio  , o la  rolla  calce  di 
| iombo»col  lame  calcinato*  c colla  rug- 
gine del  ferro, inficine  nel  vetro  uniran- 
no , formaranno  il  verde  : cosi  degli  al- 
tri. 11  P.  Neri  forma  il  colore  di  Bala- 
itio,  Rubino, Topazio,  Opalle  , Girato- 
le nel  Criiiallo  di  Montagna  coll'  Orpi- 
mento giallo  ranciato  , coll’ Arlenico 
Crittallino,  antimonio  crudo , c Tale  ar- 
moniaco,  ridotti  in  polvere  , e ne  dà  la 
regola,  cosi  degli  altri  colori . Da’  colo- 
ri formati  dall’ arte, li  può  confiderai  c la 
varietà  de’  colori,  che  ne’  luoghi  lottcr- 
ranei  co’  iJiquori  minerali  forma  la  Na- 
tura nelle  Pietre . • 

6.  Prendono  alle  volte  le  Gemme  il 
colore  dalla  terra  : c la  i ile  il  Boilc  aver 
veduto  un  picciolo  Opulcolo  in  lingua 
Iranccfe  , che  intignava  il  modo  di  Ili— 
mar  le  gemme  fecondo  i prezzi  de’  mo- 
derni Gioiellieri . Dice , che  non  vi  era 
il  nome  dell’  Autorei  ma  lo  (limava  cu- 
riolo,  e degno  di  fede  , e le  fue  relazio- 
ni le  più  nuove  . Le  cole  però  , che  de- 
fcrive  il  Boilc, prefe  da  quell’  Autore  , 1» 
leggono  ne’  Yiaw i dell'  India  del  Ta- 
vernier  part.z.  li £.3.  Ambiduc  deferivo- 
no  le  Miniere  de’ Diamanti  nell’India, 
e che  alle  volte  li  trovano  nelle  pietre, 
o nc’  luoghi  alle  pietre  vicini , e fono  di 
Bel  colore  : alle  volte  nella  terra  , e par- 
tecipano della  flclfa  terra  ;onde  fe  quel- 
la è paludola  , c umida  , la  pietra  ha  del 
color  nero  : te  è roda , lari  rofleg- 
giante:  così  fe  è verde,  gialla,  o di  altro 
colore  ; perchè  dal  Borgo  lino  al  Mon- 
te, fpefTo  il  territorio  varia  colore;  e ciò 
non  folo-nel  Regno  di  Golconda  ; ma  in 
quello  di  Vifàpur , ove  fono  tali  minie- 
re . Si  trovò  una  Miniera  di  Diamanti 
nella  Prov  incia  di  Carpatica,  la  quale  fu 
ferrata  di  ordine  dei  Generale  degli 
Eferciti , c Pifmo  Minillro  di  Stato  del 
Re  di  Golconda  ; perchè  le  pietre  erano 
tutte  nere,  e gialle  , c di  cattiva  acqua  ; 
ma  delle  Miniere  fertveremo  rcl/iA  z. 
^sap.  i. 


A R T I C IV. 

Del  Significato  de"  colori 
delle  Gemme. 

i.  Q Ono  le  Gemme,  e le  Pietre 
pur  limboli  e per  la  loro  du- 
rezza , o altra  loro  circouanza  ,e  per  li 
colori  ; così  ogni  altra  cofa  ha  eziandio 
divelli  fignincati , i quali  dagli  Autori 
fono  attribuiti  a’  vizj,  o alle  virtù  dell* 
animo  ; e fervono  ancora  per  varj  (enti- 
menti  a buon’  ufo  . Benché  nella  Storia 
di  ciafcheduna  gemma  recaremo  qual- 
che lìmbolo  di  ella, qui  nondimeno  mo- 
llraremo  alcuni  figniticati  de’colori,  co- 
sì nell’  ufo  fàgro,  come  nel  profano  ;c  i 
medclìmi  attribuite  lì  poilono  alle— > 
Gemme  , ed  alle  pietre  , le  quali  fono 
tutte  colorite  . Così  dicono  lo  fmcraldo 
clTer  fimbolo  della  cattiti,  e della  tem- 
peranza, per  cagione  delle  virtù  , che-* 
gli  alfegnanol  ma  ancora  di  allegrezza, 
c di  fperanza,  per  lo  color  verde , come 
diremo  al  fuo  luogo.  Spno  molte  le  Ar- 
ti , o diremo  Facultl,  e Profelfioni , che 
del  fignitìcato  dc’colori  lì  vagliono  ; e-» 
qui  lèdo  brevemente  pretendiamo  dar- 
ne una  rillretta  notizia  ; perchè  quello 
folo  argomento  è battcvole  a formare 
ogni  gran  volume . 

z.  Dal  Vecchio  Teftamento  lì  cava 
quello  ufo  de’  lignificati  de’  colori  ; e ’1 
P.  Girolamo  Laureto  in  Sylva  ></  (r»or- 
Sacr.Scripturx , ipicgando  i fuoi  fenfì 
miilici,  verb.color , /ug.zzf.atlerma,  che 
i varj  colori  in  T abertiaculo  Fced^ris , co- 
me fi  ha  nell'  Exod.  25.  lignificano  i di- 
verti flati  degli  Uomini , e le  virtù  di- 
verfescosì  ancora  i colori  mifchiati  coll* 
oro.  Exoi.^.^1.  il  colore  ottimo  Thren. 
4.  a.Efecb.  27.  d.  fignifica  la  riverenza 
della  Religione  , a tutti  amabile  , e lo 
fplendore  dclL’  innocenza  . Si  legge  in 
Job.c. 28.  traetandofi  deila  fapienta  ; Non 
conferetur  lincili  Indi  scolori  bus  , nrc  la- 
pidi Sardonicbo  preuofifsimo » «I  Saphi- 

ro.Non 


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i 


; . t v De' Colorì  ielle 

ro  . 'Non  (uUquabitur  ei  aurum  , vtl  vi- 
trum.nec  commutabili! ur  prò  eavafa  aur i. 
Excctfa , & eniinentia  non  memorabuntur 
(omparatione  ejut  : trahìtur  autemjapicn- 
tia  de  occulti s . Non  adatcjuabitur  ei  Topa- 
%ius  de  ifithlopia,  nec  tinfturx  munii] si-> 
m<e  compone  tur:  e per  li  colori  dell'India» 
e per  le  Gemme»  li  lignifica  l’ imbellet- 
tata Religione  de'  Gentili  » ornata  di 
vario  parlare:  o i Savj  del  Mondo»i  qua- 
li» benché  per  l’ infedeltà»  e » per  lo  più» 
Perl’  azione  fieno  fporchi  ; nondimeno 
avanti  gli  occhi  umani  • meiibvi  fopra 
il  colore  dell’  oneHà,  s’ imbellettano, cd 
ingannano  con  altro  colore»  fopra  il  co- 
lor nativo,  coprendoti  . E ciò  lignifica 
ancora  il  colore  delle  lane  di  Tiro  i» 
E^ccb.i’j.d.  Le  pietre  di  varj  colori , di 
cui  li  fa  menzione  i.  Taralip.  19.  B.  e le 
velli  fimiii  in  E^ech.  1 6.  B.  lignificano 
la  dottrina  della  Legge , de’  Profeti , e 
degli  ApoRoli,  o le  diverfe  virtù  . Altri 
colori,  ed  altre  pietre,  nominue  nella 
Sagra  Scrittura  , fecondo  i miltici  lenti, 
fono  fpiegati  dallo  Hello  Laureto  , c da 
altri  Spohtori , che  qui  tralaiciamo  per 
brevità. 

Quattro  colori  ne’  vefiimenti 
ufarono  nelja  Legge  Mofaica  il  Ponte- 
fice » ei  minori  Sacerdoti , fecondo  il 
comando  di  Dio  nell’  Efodo,comc  fpie- 
ga  Guglielmo  Durando  Rational.  Divi- 
n0r.ejfic.ZiA3.  CaP-  «9*  Erano  proprie  ve- 
lli del  Pontefice  la  Tonaca  di  color 
giacintino  talare , con  ottanta  fonagli, 
colla fua  regola  difpofti  nell’orlo,  o 
flangia  ; acciocché  li  fcntille  il  fuono 

S[uando  egli  entrava  nel  Santuario  . La 
èconda  era  1'  Epbod , o Superbumeralc , 
compollo  di  quattro  colori  , cioè  bian- 
co, rolfo,  nero,  e verde,  e coll'  oro,fen- 
za  maniche  , di  cui  abbiamo  fcritto  nel 
cap.  6.  La  terza  era  il  Razionale, ornato 
con  gli  flefiì  colori , e coll’  oro  , in  cui 
vi  erano  dodeci  pietre,  diflinte  in  quat- 
tro ordini, co’  i nomi  de’  dodcci  figliuo- 
li d’  Ifracle , fecondo  l’ ordine  della  na- 
feita  loro  : c dicca£  Rational  e juiWir, 
Tom.  /. 


Gemme  . Cap.  X 1 zq 

perchè  ivi  erano  le  pietre»  nel  cui  fplen- 
dorc  conofcevano  eilcrc  Dio  a loro  fa- 
vorevole . La  Quarta  era  1*  ornamento 
del  capo,  che  noi  appelliamo  Mitra.  Al- 
tre limili  a quelle  medefime  velli  ha  il 
nollro  Pontefice  , le  quali  và  (piegando 
didimamente  lo  Hello  Durando  ; e cia- 
fcheduna  ha  il  fuo  particolar  lignifi- 
cato, che  qui  per  non  elTer  lunghi, lpie- 
gar  non  vogliamo;  non  efieodovi  velie, 
o parte  di  ella»  o colore  , che  non  abbia 
il  fuo  mille  ro  , e’1  fuo  lignificato  . Era- 
no quelle  velli  ornate  colla  varietà  de* 
colori,  per  la  diverfità  delle  virtù,  per 
cui  li  legge  nel  Salmo  44.  ^tfiitit 
regina  àdextrit  tuis  in  vcllitu  deaurato, 
circumiata  varietale  . I quattro  colori 
erano  la  porpora  , che  lignificava  la  re- 
gia c Pontificale  pòtellà.  Il  cocco,  o co- 
lore rolfo  , la  dottrina  Pontifìcia , che 
dee  rifplendcre  come  il  fuoco  j dando  i 
nremj  fecondo  il  merito  , e le  minaccie 
della  pena;  ficorne  1’  albero  , che  non  fa 
frutti,  li  tronca,e  manda  al  fuoco.  Il  bif- 
fo di  eccellente  candore  , la  chiarezzi-* 
della  fama.E’l  Jacintino,  o aereo , la  fe- 
renità  della  cofcienza  . Lia  però  il  Pon- 
tefice altre  velli  proprie  , apparendo  di 
bianco  vellito  dentro  ; perchè  interior- 
mente dee  elTer  candido  per  l’ innocen- 
za, c per  la  caritàjma  fuori  di  rolfo,  per 
dimollrarti  fempré  pronto  per  le  flit-* 
pecore  ; portando  le  veci  di  quello,  che 
per  tutti  noi  fece  la  fua  velie  di  rolfo, 
come  dice  Durando  . OlTcrva  anche  lo 
Hello  , che  per  conccflìone  di  CoHanti- 
no  Imperadore  p6Ji!t.C0nllanti’iuf,  può 
portare  la  fopravelle  di  porpora  , c 
tutte  le  vefii  Imperiali , come  la  tonaca 
di  fcarlato  , lo  Icettro  , ed  altri  orna- 
menti , come  abbiam  detto  nell’  Ita!, 
letter.cap.n.num.i.  oltre  la  Croce  , che 
lo  precede  ; acciocché  conofca  dovere 
imitare  il  Crocefilfo . 

4.  Cinque  colori  ufa  la  Santa  Chic- 
fa  Romana  nelle  velli , di  cui  valere  lì 
debbono  i Sacerdoti  nel  celebrare  il 
Santo  Sagrificio  , e convenire  coll'  ufi- 
-R  ciò, 


i io  Iftor. ielle  Gemme , e delle  P tetre  di  Giacinto  GimmafLìb.  I. 


ciò , c colla  Me  (fa  del  giorno  : e fonò  il 
bianco»  il  roiTo , il  verde,  il  violato  , e ’l 
nero  i benché  ne’  primi  tempi,  vediti 
colla  vede  comune  celebravano  : e poi 
fi  accrebbero»  come  riferifee  Bartolom- 
meo  Gavanto  »i  Contieni.  Rubric.MifJaf. 
RoOT.parf.i.fif.«8.Quattroprincipali  co- 
lori numerò  Innocenzo  III./iè.i.c\ip.6f. 
col  nero  il  vio'ato  confondendo  ; ed  al- 
le vedi  Mofaiche  corrifpondono;  cioè  di 
bùio,  di  porpora  , di  giacinto , e di  coc- 
co; ancorché  dopo  Siìveltro  Papa  lì  usò 
di  color  vario  , le  forfè  prima  di  lino  , o 
di  lana  1’  udivano  . Da  Coftantino  Ma- 
gno fu  donata  a Macario  la  Stola  tetta- 
ta di  Ria  d‘  oro  , fecondo  Theodor,  lib. 
i.hiltor.cap.ìj.  e la  Pianeta  di  S.  Gor- 
diano, padre  di  S.  Gregorio, era  di  color 
di  caftagna  , come  dille  Giovanni  Dia- 
cono li b.\.cap.  8}. e forfè  è lo  Hello  co- 
lor verde  , come  afferma  il  Gavanto. 
Ora  però,  facondo  il  comune  ufo,  fono 
cinque  , e tutti  hanno  i loro  fignifìcati 
proprj , che  f >no  fpiegati  da  Guglielmo 
Durando  in  Rjtionil.  lib.  5.  cap.  tz.  dal 
Gavanto  /.r.da  Giovanni  Langhccrucio 
in  SpeCHLCanonjcorJib.f.  cap.  22.0  da  al- 
tri , che  più  diifufamence  gli  dimollra- 
no . 

f.  Il  color  Bianco  ne’  Sagrificj  fi-* 
gnifica  gloria,  allegrezza,  cd  innocenza, 
facondo  S.  Girolamo  in  E^tch.  c fi  ufa 
nella  Nafcita  di  Crilto, privo  di  peccato 
originale  •.  Nell’  Epifania  , per  lo  fplcn- 
aore  della  Stella:  Nella  Cena  del  Signo- 
re, per  la  formazione  dell’  olio  della-, 
Crefima,  che  ferve  a mondare  le  anime; 
* la  vette  di  Crirto  nella  Cena  fu  bian- 
ca, fecondo  il  BaroniotNcl  Sabbato  San- 
to, per  la  Rifurrezione  del  Signore;  e l’ 
Angelo  , che  l’  annunziò , era  veftito 
colla  Stola  bianca;  e colle  velli  bianche 
lì  viderogli  Angeli  nell’  Afcenfionedi 
Grido.  ~4fl.  .AptEt.  1.  ed  allora  una  nu- 
vola bianca  lo  tolfedall’  occhio  de’  Di- 
fcepoli  . Nel  giorno  della  Santiffima-, 
Triniti;  perché  non  vi  è alcuno  più  pu- 
ro di  Dio  : Nella  Fella  del  Corpo  di 


Grido  è ancor  bianco;  perchè  è l'Agnel- 
lo immacolato:  cd  a lignificarlo  fu  m- 
llituitoil  Sagramento  lotto  la  fpezic  del 
pane,  che  c di  ottirtn  candore:  e perchè 
li  lpiega  rallegrezza  ile’ Fedeli  peri* 
inttituzionc  dello  (tetto  Sagramento. 
Nella  Trasfigurazione  del  Signore  , per- 
ché in  ella  redimenta  ejusfaHa  funi  al - 
ba  finii  nix.  Matth.  17.  Nelle  Fette  della 
B.  Vergine  : e lignifica  la  fua  bellezza, 
il  decoro  , la  purità , i’  inn  icenza  , la_, 
verginità,  e limili.  Nelle  Fette  degli 
Angeli  lignifica  la  loro  integrità  , puri- 
tà, ed  innocenza  ; onde  fi  legge  in  S. 
Matteo  cap.  z8.  dell’  Angelo,  chic  fadea 
fopra  il  Sepolcro  di  Crilto  rifufeitato: 
Erat  ajpeilus  ejut  fteut  fulgur , '<&  vefti- 
mentwnejus  fieni  nix  : oltre  i luoghi  fo-; 

Era  riferiti  . Nelle  Fette  di  S.  Giovam- 
atilta,  della  Cattedra  diS.  Pietro  , del- 
la Converfione  di  S.  Paolo  : e nelle  Fe- 
de de’  Santi  Confettori  , delle  Sante 
Vergini,  c non  vergini , c di  tutti  i San- 
ti,per  inoltrare  l’ integrità  ,cd  innocen- 
za loro  : e ncH’  .Apoc.  cap.  7.  lì  legge: 
Stantes  ante  thronum  , inconfpetlu 
otgni , amili  llolit  <flbit  , & palma  in 
manibus  eorum.  Ne’  Santi  Confettori  an- 
cora lignifica  il  candore  de’  coltimi , e 
della  dottrina  loro:  Nelle  Vergini  la  pu- 
rità , e callità  : Nella  Confagrazione , e 
Dedica  della  Chiefa  , perché  ù chiama 
col  nome  di  Vergine  dall’  Apoftolo  2. 
Cor.x  t. Nelle  Ottave,  c nelle  Mette  vo- 
tive il  colore  è bianco'  ancora  , come 
nelle  Fette  loro  principali;  così  in  quel- 
le delle  Traslazioni , delle  Apparizioni, 
e limili . 

6.  11  Color  Rotto , o di  Porpora-,, 

dimottra  il  grado  della  dignità  : e I’  ula 
la  Chiefa  dalla  Vigilia  della  Pentecorte 
lino  al  Sabbato  fagliente, per  lo  fervore 
dello  Spirito  Santo  , che  l'opra  gli  Apo- 
ftoli  apparve  , come  lingue  di  fuocoj 
Nella  Fetta  della  S.  Croce  , da  cui  Gi<> 
sii  Crilto  fparger  volle  il  fuo  Sangue 
prcziofo . Ncìla  Fetta  della  nafcita  de- 
gli Apolidi»  e de’Martiri,  per  lo  fangue 

della 


r 


De'  Celeri  delle  Gemme.  Cai*.  X.  1 3 1 


«Iella  loro  palone  .11  color  Verde  è me- 
lino tra  il  manco  , il  nero»  c’1  rollo;  c li 
pfa  dall’  Ottava  dell'  Epifania  fino  alla 
Settuagclìma  : c dall’  Ottava  della  Pcn- 
tccoile  lino  ali’  Avvento  » quando,  là  fa 
, 1’  Uficio  di  Domenica  » e non  de'  Santi. 
Il  Color  Violato  lì  ufà  dall’  Avvento  fi- 
no al  Natale  del  Signore  : dalla  Scttua- 
gcfima  Uno  alla  Pafqua  : nella  benedi- 
zione del  Cerco;nella  Vigilia  della  Pen- 
tecofte:  nelle  Quattro  Tempora:  nelle 
Pelle  delle  Litanie  , c delle  Rogazioni: 
de’ Santi  Innocenti  : nelle  Folte  delle 
Ceneri»  e delle  Palme;  nelle  Proccflìoni 
o del  Giubileo  , o per  la  pioggia  , o per 
ogni  altra  neceffili  ; perchè  fono  giorni 
di  adii  zionc,  a cui  tal  colore  è dovuto. 
11  Color  Nero  c (imbolo  della  morte  : e 
gufala  Santa  Chicfa  nella  TeriaSella 
in  Tarajceveyche  è il  Venerdì  Santo, con- 
fagrato  colla  morte  del  Redentore  ; 
negli  Uficj,  c Mede  de’  morti. 

7.  Nell'ufo  profano  hapno  ancora 
il  loro  lignificato  i colori:  e fono  con- 
lu’crati  nell’  Arte  iìmbolka  . valevole 
a fpiegare  i varj  concetti  del  la  mente  : o 
fic  nc  vagliano  ancora  nella  Geroglifi- 
ca, nell’  iconologia  » che  figurano  le  co- 
fc  tutte*,  nell' Arte  Araldica»  ed  in  mol- 
te altre.  Per  nop  replicare  più  volte  i, 
lignificati  di  alcuni  colori  ,qui  riferire- 
mo) quelli , che  dagli  Armerilti  fono 
(piegati:  e nel  fine  alcuni  altri  fpggiu- 
gneremo;  perchp.quafi  tutti  convengo- 
no > c de’  medofim»  fignificati  lì  vaglio-, 
no.  E’  1’  Arte  Araldica  » o del  Blafonc.o 
dell’  Arme  dell?  Famiglie»  alTai  diffici- 
le; ma  noi  qualche  cola  fellamente  fnic- 
garemo»  che  a’  colori  appartiene:  e dice 
ifVallcroont,  che  il  P.Menellricr  ha  fat- 
to un  Catalogo  di  quelli  » che  hanno 
ferino  di  quefl’ arte  : c giugne  il  loro 
mimcro^preiro  a trecento-.  Hanno  trat- 
tato eziandio  della  medelìma  il  Cava- 
lfcr  Giulio-Cefarc  de  Bcatiano  nell’ 
Giraldo  Veneto: ij,  Configgere  Biagio  Al- 
amari nell’  J/for.  della  Fam.  Carafa  Tom. 

Eiiibcrtp, Campanile»  dfllf  Famiglie  di 


Napoli  : il  Vallcmont  negli  Klrncr, ti 
della  Storia  Tcm.$.del  Hi  afone  : ed  altri. 
Nella  noiira  Idea  della  Storia  dell’  Italia 
letterata  Tom.zsap.a}. abbhm  dimollra- 
to  » che  la  fua  origine  fta  fiata  Italiana; 
benché  varie  fienale  opinioni, cd  abbia- 
no molte  Nazioni  pretcla  l’ invenzio- 
ne . s 

8.  Due  Metalli  , e cinque  colori 
ufano  gli  Armerifii  ; cioè  l’ oro , e 1'  ar- 
gento: 1’  azurro,il  rollo,  il  verde,  il  pa- 
vonazzo  o porpora  , e’I  nero . Dicono 
imalti  dello  feudo  così  i metalli , come 
i colori:  e lo  fmalto  degli  Orefici  è ope- 
ra» fatta  di  metallo , e di  vetro  calcina- 
to , che  li  tinge  in  varj  colori . Gl'  In- 
glelì , fecondo  il  Vallemont  , hanno  il 
Cannellato  , il  Naranciato  , e ’I  Sangui- 
gno . Ogni  colore  è dimofirato  con  al- 
cuni fegni, fecondo  1*  ufo  moderno,  così 
r.el  Campo  dell’  Arme , come  nelle  fi- 
gure ; cioè  l’Oro  con  punti  : 1'  Argento 
lènza  alcnn  fecno  : il  Koflo  co’  i tratti 
o ljnee,  tirate  da  alto  a ballo  : l’ Azur- 
ro  colle  linee  dalla  delira  alla  finifira: 
il  Verde  per  traverfo  dalla  delira  alla_*. 
finifira , dall’  alto  di  un  lato  al  ballò 
flcll'  altro:  la  Porpora  dalialìnifira  alla 
delira  per  traverfo  ; il  Nero  da  alto  a_* 
balfo  »e  dalla  delira  alla  finifira  , incro- 
cicchiandoli 1’  una  fopra  l' altra  le  li- 
nce . 

9.  L’  Oro  viene  rapprefentato  an- 
cora col  giallo  : ed  alcuni  per  colore  lo. 
pongono  , come  dice  Beaziano  . Fu  an- 
cor dotto  Creerò , cd  altri  lodilToro  co- 
lor dell’  Aurora  . E’  1‘  oro  il  più  nobile, 
tra’  metalli  , e (imbolo  del  Sole  : delle-* 
quattro  parti  del  Mondo  rapprefenta  1* 
Oriente  , c’1  Mezo  giorno  : fra'  Pianeti 
c attribuito  al  Sole  , de*  dodcci  fogni  al 
Leone  , de’  meli  a Luglio  , de’  giorni 
alla  Domenica  , delle  l ietre  prcziofeal 
Grifolito,  c Giacinto:  degli  animali 
quadrupedi  al  Leone  , degli  Uccelli  al 
Gallo,  de’  Fefci  al  Vitello  marino , del- 
le Piante  all-  Alloro  » e Cedro  : de’  fiori 
all’  Elicropio , dell'  eli  all’  Adolelccn- 

Ri  za , 


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L 


1 32  Ificr. delle  Gemmi)  * delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Jjb.l. 


"Za  , de’  numeri  al  quarto  « Significa  li- 
beralità , fplendore  , preminenza  , auto- 
rità* forza,  e grandezza:  perfezione  tra 
tut  ti  i mali  : è fegno  di  bontà  * come  1’ 
oro  è il  più  buono  tra’  metalli  ; di  con- 
fervazione  , come  I’  oro  non  fi  corrom- 
pe: c fegno  di  verità  aperta  e manifefia  ; 
di  purità,  e femplicità  dell’  ciTcrfuo:  di 
fapienza  delle  cofc  divine  , come  dice 
Cefarc  Ripa  nell’  Iconologia  . Il  Gial- 
lo * che  è il  color  proprio  dell’  oro  , li- 
gnifica fapienza,  inganno,  infamia:  e col 
giallo  veitono  la  Speranza,  e 1*  Aurora; 
perchè,al  nafcerc  di  quella, ogni  cofa  fi 
rinn  avella  , e fi  f|>era  alcuna  cofa  . Si- 
gnifica ancora  allegrezza  , c defiderio  . 
Le  Matrone  Romane,  nuovamente  ma- 
ritate, fi  coprivano  il  capo  con  velo  di 
color  croceo  * detto  Flammeo  , per  ino- 
ltrare la  fperanza  di  prole  , e di  felicità. 
Qucflo  colore  fopra  le  velti  dimoltra—» 
grandezza,  e nobiltà;  e perciò  è alligna- 
ta la  velie  d’oro  alla  Reina  del  Cielo, 
in  fegno  della  di  lei  preminenza  , come 
fi  ha  nel  Salmo  44.  ^tHitit  regina  à 
dextris  tuis  in  ve'litu  AeauratOyCircumda- 
ta  varietale  . Dicono  gli  Armerilli,  che 
fopra  gli  abiti  dell’  Uomo  fignifica  fe- 

!;rctezza,  e conviene  all'Amante  tacito: 
opra  la  Donna  , gencrofità  di  penfie- 
ri:  fopra  i fanciulli , indizio  di  virtù  , 0 
d’ ingegno  : nelle  Bandiere  militari, 
privilegi  di  grazie  ; fopra  gli  arnefi  di 
guerra,  ricchezza  d’  onore  , e di  gloria: 
nelle  Livree,  autorità  di  comando,  con- 
figlio , e prudenza  , come  narra  il  Bea- 
vano. 11  Giallo  fignifica  pure  dominio, 
fignora . 

io.  L’Argento  ha  il  color  Bianco? 
è figurato  per  la  Luna  tra’  Pianeti , de’ 
dodeci  fegni  al  Cancro  , degli  Elementi 
all’  acqua  fi  attribuire  : de’  giorni  al 
Lunedi , delle  Gemme  alla  Perla , degli 
alberi  al  falice  , ed  alla  palma  : delle-» 
piante  alla  lattuca  , de’ fiori  al  giglio, 
degli  animali  all’  armellino , delle  quat- 
tro complcfiìoni  al  flemmatico,  de’  nu- 
meri al  fette  , dell’  età  all’  infanzia  JL'  1' 


argento  fimbolo  di  luce:  e fi  pone  nel 
primo  grado  di  nobiltà.  Nell’  arme  rap- 
prefenta  la  fperanza  , c purità  di  vita,  e 
di  afpettazioni  degne,e  gloriofe:c  figni- 
fica ancora  cortcfia.e  gcntilczza.Sccon- 
do  il  Ripa  nell’  Iconologia  , dinota  can- 
didezza , e fincerità  di  animo  ( e-» 
così  vedono  1’  amicìzia  ) caflità , 
purità  , verità,  fedeltà  , modeflia , 
c contentezza  ; e gli  Uomini  pia- 
cevoli , amabili , affabili , nudi  nelle-» 
parole  , c nelle  opere, difeorrono  fenza_» 
otìcndcrc  alcuno  . Sicome  nell’  Arte-» 
della  Pittura  il  bianco  é la  bafe  , c fon- 
damento di  tutti  i colori  ; così  figurano 
vcllita  di  bianco  l’Anprenfiva  ; perchè 
ellaè  il  fondamento  di  tutti  i difcorfi.E* 
il  bianco  Geroglifico  di  prima  nobiltà; 
però  gl’  Impcradori  Romani  portavano 
per  Diadema  una  benda  , o fafeia  bian- 
ca : e i Re  di  Perlìa  con  alcune  verghe, 
o llrifcie  vermiglie  ; volendo  con  quelli 
due  colori  dimoftrare  la  Clemenza, figu- 
rata nel  bianco  ,ed  il  rigore  nel  vermi- 
glio. Narra  Valerio  Mafiìmo,  che  Pom- 
peo legò  la  gamba  con  una  fafeia  bian- 
ca: 0 favonio  gridò , che  non  importava 
in  qual  parte  del  corpo  Ga  legata  la_» 
Corona  : e lo  tacciò  , perchè  affettava.» 
con  tal  fegno  la  dignità  di  Re . Tigni- 
ne Armeno  buttò  a’ piedi  di  Pompeo 
una  fafeia  bianca , in  legno  del  Regno, 
che  gli  dava  in  preda, come  dice  Plutar- 
coje  riferifee  Svetonio.chc  un  lufinghier 
di  Cefare  nofe  nel  capo  della  fua  /tatua 
la  laurea,  legata  con  una  fafeia  bianca: 
e i Tribuni  ordinarono  , che  folle  tolta 
la  fafeia,  e che  quello  folle  pollo  in  pri- 

fionc  ; e da  ciò  fi  conofce  , che  la  fafeia 
iancaé  Jnfegna  di  Re  . Stimano  alcu- 
ni effere  il  Bianco  fegno  di  Vittoria; 
però  canta  la  Santa  Chiefa  : Te  Marty - 
rum  eaniidatus  laudai  exercitut  4 Fu  fe- 
gno di  meftizia  appo  gli  Antichi  , e di 
privazione  di  allegrezza  : e folevano  le 
Matrone  Greche  nella  morte  degli  Spo- 
fi  vcftirfi  di  bianco , come  narra  Plutar- 
co , Le  Vedove  Romane  veflivano  di 

bian- 


De'  Colorì  delle 

bianco  ancora  nella  morte  de’  mariti:  e 
nell'  Italia  , ed  in  altri  luoghi*  tifano 
eziandio  in  fegno  di  vedovanza  una 
benda  bianca  nel  capo  ; come  dille  Vir- 

filio  nel  7.  Jnduit  albo*  cum  viltà  crines. 
opra  1’  Uomo  il  bianco  lignifica  amici- 
zia* religione, integrità  di  animo,  e vera 
giudizia  : fopra  la  Donna  dinota  con- 
templazione» atfabiltà,  correda , fchiet- 
tczza  , purità  » e callo  amore  : fopra  i 
fanciulli  beltà  , buona  afpettazione  , e 
vivacità  d‘  ingegno  . Nelle  Bandiere, 
Pace  , Refa  , c Vittoria  . 11  bianco  ac- 
compagnato col  giallo  fignifica  godi- 
mento di  amore  ; col  rollo  , ardire  in_. 
amore  onefto  ; col  verde , virtuofa  gio- 
ventùtcolla  porpora,  graziofa  amicizia: 
col  nero  » piacer  millo  di  triftizia  : col 
tanè  » diffidenza  impareggiabile  : col 
violetto  , beltà  in  amore  ; colla  foglia 
morta  , cangiamento  ragionevole  : col 
gradcllinoV  purità  , e cadicà  perpetua, 
come  dice  il  Bcaziano . Dinota  il  color 
bianco  , ferviti!  ; onde»  edendo  i fervi 
venduti  datali  Antichi,  comparivano co’i 
piedi  bianchi  in  pubblico.  E’  pure  fegno 
di  privazione  di  gloria  ; però  i Soldati 
Trojani  vcltivano  di  bianco  j e quelli, 
thè  non  aveano  imbrattate  le  mani  del 
fangue  de’  nemici  , (1  diccano  candidati» 
Come  accenna  Vegezio  , e portavano 
uno  feudo  bianco  » in  cui  niente  era 
fcritto . La  cinta  bianca  fopra  il  Solda- 
to , fignifica  penfieri  gloriofi  , fcrvizio 
fedele  » e fperanza  di  Vittoria  : fopra  il 
Giovane*  amore  puro  , incamminamen- 
to virtuofo  , civiltà  , e buftn  principio  : 
fopra  P Uomo,  vita  calla,  oneitàdi  pen- 
lìcri , c virtù, acquillata  con  gloriofi  fu- 
dori  : e ciò  pur  dice  Beaziano . Non  folo 
P amicizia  ; ma  la  callità  , l’onedà  , la 
fede  ,la  verità,  la  felicità,  I'  allegrezza, 
la  vittoria,  il  trionfo,  fi  fanno  vedire  di 
bianco  . Il  bianco  macchiato  di  fangue 
fignifica  la  purità  corrotta  dalla  giudi- 
zìa, fecondo  il  Ripa  . Vogliono  alcuni, 
che  il  colore  d’  argento, elìendo  pallido, 
fignilìcar  polla  pafilone  amorofa  , atfan- 


Gemme.  Cap.  X.  133 

no , doglia,  perturbazione  di  cuore,  ti- 
more, lofpetto,  e gelofia  . 

11.  11  color  Rodo,o  vermiglio,  nell’ 
armi  dinota  valore,  magnanimità, ardire, 
grandezza,  dominio,  nobiltà:egli  Anti- 
chi non  peimcttcano  l’ ufo  di  tal  colore 
inlìemc  coll’oro  , che  a’  Principi,  Cava- 
lieri, ed  a quei  di  lingue  illufire.  Signi- 
fica crudeltà,  penfieri  fanguigni,  carità, 
defiderio  ardente  , c prontezza  d’ animo 
di  fpargere  il  fangue  , alterezza  , intre- 
pidezza, codanza,  ira;  fecondo  S.  Giro- 
lamo, odio , vendetta  , battaglia  : e fe- 
condo Efichio,  afflizione  , e tentazione. 
Gli  Antichi  coprivano  con  un  panno 
rofTo  la  Bara  di  quelli,  che  erano  m*.rti 
con  valore  in  battaglia  , come  narrano 
Omero,  c Virgilio  in  più  luoghi  , e Plu- 
tarco nella  Vita  di  Licurgo . Chi  vuol 
modrar  fegno  di  vendetta, c di  fare  cru- 
do ftrazio  de’  nimici , piglia  Infogna  di 
tal  colore  , il  quale  induce  timore  nell’ 
animo  altrui;  c dice  Plutarco  » che  i 
Lacedemoni  vedivano  i Soldati  di  que- 
llo colore  ; acciocché  porgedero  timore 
a’  loro  nemici , c modraflcro  il  loro  de. 
fiderio  d’ infanguinarfi  . I Tiranni  tra_» 
gli  Antichi  eran  chiamati  Rodi , o pur- 
purei ; perchè  erano  temuti  ; c’1  TalTo 
nel  Cant.-j.Ac\  Goffredo,  ottav.%z.Ai(fc've.‘ 
porpore i Tiranni  in  faulta  luce . Il  Digcfto 
nuovo  , in  cui  fi  tratta  de’  delitti , e cofc 
criminali , fi  copriva  di  cuojo  rodo  , e-» 
fango igno, per  dimodrare  , che  i colpe- 
voli di  furti,  di  uccifioni,e  limili,  faran- 
no morti,  fpargendofi  il  fangue  loro, 
fecondo  le  leggi  '.  I Romani  vedivano 
dello  ftclTo  colore  i Mintdri  di  giudi- 
zia,  come  dice  Plutarco  nella  Vi ta  di 
R omolo:c  portavano  un  fafeio  di  verghe* 
ed  una  lcurc,per  modrarc  la  prontezza 
della  pena,  che  davano  a’rei;e  tali  Mi- 
nidri  lidiceano  Littori , che  altri  dico- 
no Podellà  . Nelle  Battaglie  , prima  di 
fard  giornata  , fi  mettea  nel  padiglione 
del  Capitano  dn  panno  rodo  , come  fi 
legge  nella  Pitti  di  Tompeo  appo  Plu- 
tarco . Il  Carro  di  Marte  fi  dipinge  co’i 


1 34  Iflor.dellc'Qwtrtyt  delle  Vietre  di  Giacinto  Gmnta.Ltb.l. 


Cavalli  tinti  di  fangue  : così  quello  di 
Bellona,  c i fulmini  di  Giove,  appo  i 
Poeti . Appo  i Greci,  e Trojani  fu  que- 
llo colore  legno  di  fofpczionc  »di  gclo- 
iìa  , di  timore  , c rilpctto.Tra'Pianeti, 
fecondoBeaziano,è  attribuito  a Marte; 
de"  dodecì  fegni  allo  Scorpione  , de’  me- 
li a Marzo  , ed  Ottobre  ; de’  giorni  al 
Martedì,  delle  Gemme  al  Rubino,  del- 
le Stagioni  all’  Autunno,  delle  compiei 
fioni  al  colerico , dell’età  alla  virilità, 
de’  fiori  al  garofalo  , delle  piante  all* 
aglio,  degli  animali  al  lupo  cerviero, 
degli  uccelli  all’avoltojo,  de’  pefei  al 
luccio,  de’ metalli  al  ferro  , de’  numeri 
al  nono.  Sopra  l’Uomo  lignifica  coman- 
do, nobiltà,  e dominio,  ardire  , vendet- 
ta, ed  autorità.  Serra  la  Donna,  fu  per- 
bia,  eflinazionc  , cu  animo  fiero  . Sopra 
i fanciulli,  grande  afpettazionc  , e buon 
progrcflo  . Nelle  Bandiere,  Guerra, 
battaglia  pronta . Nell’Uomo  diChie- 
fa,  carità  , zelo  di  Religione  , ed  amore 
verfo  Dio  . Sopra  il  Cavaliere , di  cui  è 
proprio  colore  , lignifica  coraggio,  ma- 
gnanimità , gitili  izia  , c buona  volontà. 
Unito  quello  colore  coll’  azurro,  ligni- 
fica dcliderio  di  fapcrc  : col  grifo  , fpe- 
ranza  di  cofe  alte  : col  nero  , fallidio,  e 
noj'a  : col  tanè  , o foglia  morta  , fpc- 
ranza  perduta  : colla  porpora  , adulino 
potere:  col  violetto,  amore  infiammato: 
col  gradcUino  , amor  violento  , ed  im- 
periofo  . Nelle  Livree,  da  fc  folo,  Giu- 
rifdizione  , c vendetta  . La  cinta  roda 
fopra  il  Soldato  lignifica  valore,  penfie- 
ri  granili,  c magnanimi,  fortezza,  e vir 
gt  re  : fopra  il  Giovane  , amore  , affetto 
indente,  volontà  giuda,  penficri  veloci, 
e fcniimcnti  nobili , come  dice  il  Bca- 
ziano . 

ri.  L’  Azurro,  detto  ancora  turchi- 
no «veneto  , giacintino,  ceruleo, celcftc, 
celio, ha  colore  fimilc  al  Cielo.NcII’Ar- 
mc  lignifica  zelo  al  ben’  operare,  perfe- 
vcranzn  nell'  intraprcfe  , amore  alfa  pa- 
tria, fedeltà  al  Principe, buono  augurio, 
I ama  gloriola  , preludio  di  Vittoria  • e 


prometta  di  buon  governo  • Ycdiva? 
no  i Gi  aci  di  quello  colore  i buoni  Sa- 
cerdoti , e i cadavcii  di  quegli  Uomini, 
che  erano  dati  oficrvatori  della  legge 
de’ loro  Idoli , c che  colla  loro  vita-, 
efcmplare  aveano  aumentata  la  divo- 
zione nella  Religione  «inoltrando  il  lo- 
ro penderò  fcmprc  intento  alle  cole-» 
coletti  . Dicefi -colore  giacintino  forfè 
da,'  giacinti  Orientali, fiori  di  quello  co- 
lore , che  manifeda  la  grandi  zza  dell’ 
animo  virtuofo,  la  magnanimità,  l’aito 
pcnficro  , 1’  amor  buono  e perfetto . Si- 
gnifica ancoi  a Gclofia,  licurtà  d’ amore; 
cd  appo  gli  Antichi  fu  fimbokvdcllofp!- 
rito  aereo . Dinota  la  feienza  delle  co- 
fe naturali,  c cdcUi  ,la  contemplazione 
delle  cofcdcl  f iclo,  c de’  fiu<i,corpi,  1’ 
influirò  delle  delle  ; c di  color  ceruleo 
figuravano  vellica  l’Altrologia, coire  di- 
ce il  Rip  reir  Iconolcg.  Atfcima  bea-' 
zia  no , che  tra’  Pianeti  è a degnato  s_» 
Venere  ,dc’dodcci  legni  alla  Libra  , a’i 
Gemini,  ed  all’ Aquario:  de’ giorni  al 
Venerdì , de’  meli  al  Settembre  , degli 
clementi  all’Aria  , de’ metalli  allo  j la- 
gno, delle  gemme  al  Zaffiro,  delle  pian- 
te al  mir.to  , degli  animali  alla  capra, 
degli  uccelli  alla  colomba,  degli  aro-, 
piaci  all’  ambra,  delle  Stagioni  all’  Llla- 
tc  , delle  compldlìoni  al  fancuigno  , 
dell’età  alla  puer  zia ,’  de’  numeri  al  fe- 
do. Sopra  1’  Uomo  lignifica  feienza,  lo- 
de , penfieri  grandi , c magnanimi  . So-, 
pra  la  Donna,  gclofia  in  amore  » civiltà, 
gentilezza,  e vigilanza  . No’ fanciulli, 
fpirito  pronto  , ingegno  fublime  , e cor- 
telìa.Nclle  Bandicre.gucrra  difereta inci- 
le Livree,  lealtà  . Col  grifo  Lignifica.» 
ricchezza  impoverita  , curiofità  mole- 
fla  , fpcranza  travagliata  : col  violetto, 
lavipzza  in  amore  , c cauta  prometta: 
coll’  incarnato,  ingegno, c grazia  in  co- 
le oncitc  ; col  tanè  , o foglia  mort»_-, 
travaglio,  c pazienza  nelle  avversità: 
coj  bianco,  innocente  |Knfìero  , amor, 
vedovile,  grazia  bene  acauidata,  fcdel-, 
tà  , iiabilità  , c gioventù  iollccita  . 1 a_», 

cinta  ‘ 


IV  Colori  ielle  Gem  nt . Cap.  X.  135 


citata  niurra  fopra  il  Soldato  fignifica 
altezza  di  merito, dignità  cofyicua,  pen- 
sieri religiofl  ,e  crilliani  . Sopra  il  Gio- 
vane » vigilanza  , buona  inclinazione» 
prmtezza,  fcrvizio  buono  , c volontà 
ferma  . 

15.  11  Verde  è detti  an  he  Syiop/e 
dagli  Araldi,  per  una  fpezie  di  creta  , o 
minerale  » che  tinge  di  tal  cblorc  . Nc- 
g'i  Armeggi  lignifica-  fpcranza  perduta; 
però  il  Petrarca  in  un  Sonetto  dille, 
che  la  fua  fperanza  era  al  verde  ridot- 
ta: c gli  Antichi, rapprefentando  la  loro 
triflezza  in  morte  di  alcuno  amico  , di 
verde  ricoprivano  il  Sepolcro  ; c Virgi- 
lio ne  dà  alcuni  efempj  . Cosi  tingeano 
1*  cftremità  delle  torcic , e candele  di 
quello  colore , per  dinotare  , che  in_> 
quelle  fimrebbe  lo  fplendorc  del  lume 
loro  . Ufarono  il  verde  gli  Antichi  nella 
morte  di  quelli  , che  in  verde  , c fiorita 
età  mancavano,  ponendogli  nel  dito  In- 
dice uno  Smeraldo  , per  legno  che  per 
la  loro  mòrte  p stavano  icco  fpcnta  la 
luce  d'  ogni  fpcranza  ; però  Fulvio  Pel- 
legrino narra,  che  nella  fepolturadi 
Tulliola,  figlinola  di  Cicerone,fu  ritro- 
vato il  più  bello  fmeraldo,  che  fi  folle-* 
mii  veduto  , il  quale  pafso  nelle  mani 
della  Marchefana  di  Mantova  , Ifabella 
Gonzaga  da  Elle.  Ne’  Sagrificj,  e pom- 
pe funebri,  tifavano  ancora  il  verde,  e 1’ 
offerivano  al  morto  cadavere  , fpezial- 
mcnte  a chi  era  morto  in  verde  età  : e-, 
coprivano  la  fcpoltura  di  panni  verdi, 
o frondi  verdi , come  dimoflra  Ovvidio 
nell’  Epifl.  di  Didone  ad  Enea  , e Vir- 
gilio in  molti  luoghi  , ferivendo  maflì- 
mamente  nel  quarto,  del  Sepolcro  deifi- 
cato alle  ceneri  di  Sicheo  , che  era  ver- 
deggiante di  frondi  . I Greci  per  ciò 
adornavanp  le  fcpolture  di  verde  Apio: 
e quelli , che  cantavano  fopra  i morti 
Elegie  , o altri  verfi,  per  l’allegrezza-, 
della  pia  opera , che  faceano,  coronava- 
lo  della  (letta  erba  , come  mollra  Plu- 
tarco nella  V'ita  di  Timleoae.  Quello 
ufo  fi  ferva  ancora  tranoijnella  morte 


delle  Vergici , de’  bathbini  , e di  quelli, 
che  non  fi  fonò  fottopofti  al  nodo  mari- 
tale . Per  dimoftràrc  ancora  l’ allegrez- 
za col  verde  colore  , ficome  nella  Pri- 
mavera fi  rallegra  il  Campo  colle  fron- 
di e co’  i fiori  , così  in  tutte  le  Felle  in 
fegno  di  letizia  fi  fregiano  di  verdi , ed 
allegre  frondi  le  cafc, le  porte,  e le  fine- 
ftre.Significail  verde  allegrezza, e fperan- 
za:c  la  Speranza  fletta  fi  adorna  di  velie 
verde, per  lignificare , che  è ella  cagione 
di  ogni  felicità, come  ditte  Giovanni  de’ 
Rinaldi  . Ufavano  pure  gli  Antichi, 
quando  bruciavano  le  faci  per  placare  i 
loro  Dei , o Idoli  , di  flar  divoti  al  loro 
cofpctto;  e quando  le  vedeano  ridotte 
al  line,  ed  al  verde,  ove  erano  polle,  fa- 
ccano  allegrezza  , e fella  ; credendo  di 
avere  placati  i loro  Dei  , e fattili  dive- 
nir benigni . Così  nelle  nozze,  quando 
la  face  conflagrata  al  Dio  Imeneo  era  ri- 
dotta al  verde,  faceano  tutti  fella:  ed  in 
tale  allegrezza  accoppiavano  il  novello 
Sp>fo  colla  Spofa  . If'Codice  Giultinia-» 
no»  per  eirere  flato  ritrovato  di  nuovo, 
ed  aggiunto  , quali  come  nuovo  Mag- 
gio , alle  altre  Pandette  » perallcgvczza 
lì  adornava  di  fl  irida,  e verde  velie  » co- 
me dice  lo  fletto  Rinaldi . Significa  il 
verde,  fpcranza , pazienza  , e pertinacia 
nell’  operare,  vivacità  , e fermezza,  pri- 
mavera, c gioventù , fecondo  il  Ripi— ». 
Tra’Pianeti,  come  dice  il  Cavalier  Bea- 
ziano,  il  verde  è attribuito  a Mercurio, 
de*  dodeci  fogni  a’Gcmini,  ed  alla  Ver- 
gine: de’  dodeci  meli  al  Maggio,  ed  all* 
Agofto  : de’  giorni  al  Mercordì , delle 
Gemme  allo  Smeraldo  , de’-mctalli  all’ 
argento  vivo  , degli  alberi  all’  avella- 
na , delle  piante  al  mercuriale  , degli 
animali  alla  volpe,  degli  uccelli  al  pico, 
delle  Stagioni  alla  Primavera  , dell’  età 
alla  gioventù  , de’  numeri  al  cinque. 
Sopra  l’ Uomo  dinota  allegrezza  di  cuo- 
rc.fpcranza  tranlìtoria, benevolenza  na- 
feente,  ed  amicizia  inferma.Nclla  Don- 
na, ambizione  fenza  fondamento  » dilet- 
to fanciullcfco  , emulazione  coperta , e 

can- 


136  lfior. delle  Gemme ,e  delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


cangiamento  iìcuro.  Ne’Fanciulli,  prin- 
cipio luiìnghicro,  Speranza  troppo  velo- 
ce , ed  inclinazione  non  bene  conofciu- 
ta.  Nelle  Bandiere,  abbondanza  di  vet- 
tovaglie» Guerra  poco  durabile , e mu- 
tazione di  dominio.  Nelle  Livree  ligni- 
fica, da  le  folo,fperanza  incerta,  gioji-» 
perdente,  bellezza  contumace  , amore-, 
inftabile , e liberalità  orgogliosi  . Coll’ 
azurro  dimollra  gioja  finta  , lì  mula  zio- 
re,  e Speranza  temeraria  ; col  violetto, 
legame  amorofo:  coll'  incarnato,  riufei- 
ta  in  amore  : col  tanè  , rifo  con  pianto; 
col  grifo  , gioventù  tranfitoria  : col  nc- 
to,  allegrezza  temperata,  c modella:  col 
bianco,  gioventù  calla  ,cd  amabile. 

14.  il  color  Nero  dagli  Araldi  c 
chiamato  Subir  : c Bimano  alcuni  aver 
prefo  tal  nome  dalla  Sabbia  , o Terra—, 
nera  , che  in  molti  luoghi  di  tal  colore 
fi  trova  ; o dalla  voce  Lbrca  Zabel , che 
lignifica  pezza  nera  . Significa  il  color 
nero,  fecondo  il  Ripa  nell'  Iconologia, 
1’  ultima  rovina,  le  tenebre  della  morte, 
alla  tjuale  conducono  i rammari- 
chi , e 1 cordogli  : bugìa  , perchè  il  bu- 
giardo ofeura  fc  licito  colla  finzione 
delle  bugìe  , c non  viene  a luce  di  buo- 
na fama  . Dinota  malinconia,  calamità, 
ofeurità,  confufioire  dell’  intelletto,  fer- 
mezza de’ pcnlìcri , quiete  della  mente, 
ilabilità  , e coilanza  ; perchè  il  nero  non 
fi  muta  in  altro  colore  . E‘  fimbolo  d’ 
invidia,  perchè  i pcnficri,  che  piegano  a’ 
tianni  altrui,  fono  luttuotf  , omtleano  1* 
animo,  e travagliano  il  corpo  . Significa 
taciturnità  , pazienza  : ed  appo  i Roma- 
ni lignificava  coflumi  infamie  federati; 
cd  era  provverbio  : E’  «egro  quelli , e tu 
Roman  lo  Jchtva  . Nell’  Àrnie  dinota-, 
fermezza,  gravità  , prudenza  , e risolu- 
zione ; il  fuo  Pianeta  è Saturno  , 1’  ele- 
mento c la  Tcrra:de'  dodeci  Segni  il  To- 
ro, la  Vergine  ,e'l  Capricorno:  de’  gior- 
ni il  Sabbato.de'  mefi  il  Dccembre,  del- 
le complefiioni  il  malinconico , delle 
Gemme  il  Diamante  , delle  piante  il 
fembuco  » dell’  erbe  la  ruta  , degli  ani- 


mali il  porco , degli  uccelli  la  grue  , de’ 
pefei  la  Seppia, delle  Stagioni  l' Inverno, 
dell'  età  la  decrepità  , de’  numeri  l’ ot- 
tavo . Sopra  1'  Uomo  dinota  gravità, 
Senno,  coltanza  , c fortezza.  Ne’  Vecchi 
maturità,  conliglio  » Segretezza , e pon- 
derazione . Nella  Donna  giovane  , paz- 
zia , viltà  di  animo , e poca  accortezza. 
Nella  Donna  maritata, onellà  di  pcnlic- 
ri,  amor  fermo,  e perfeveranza.  Ne’fan- 
ciulli, ofeurità  d’ ingegno,  e poca  riufei- 
ta.Nelle  Bandiere,  guerra  crudele,  llra- 
ge  , desolazione  , e morte  Senza  perdo- 
no- La  cinta  nera  Sopra  il  Soldato  dino- 
ta (labilità , intraprefa  fedele  , collante, 
egloriofa.  Sopra  il  giovane,  coflumi 
perfetti , e buoni  accrcfrimcnti  di  virtù, 
c di  merito  , come  dice  il  Bcaziano  . L’ 
fimbolo  di  lutto,  di  mellizia  , e di  do- 
glia ; però  nella  morte  di  alcuno  fi  ufi 
la  vede  nera.  Il  libro  delle  leggi,  detto 
Inforcato  , in  cui  lì  tratta  delle  ultime 
volontà  , fatte  per  timore  di  morte  , la 

3uale  ogni  cofa  rende  me/la,  lì  cuc  pr  va 
i cuojo  nero  . 11  gran  Tamerlane , che 
da  povero  Uomo  , il  quale  guardava  il 
beliiame,  divenne  potcntilfimo  He, con- 
quido Regni , e Provincie,  ed  ebbeì* 
Lfercito  ni  maggior  numero  di  quello 
di  Dario  , c di  Serie , il  quale  , dicono, 
avere  avuto  quattrocento  mila  cavalli, 
c Seicento  mila  fanti  o pedoni:  quan- 
do attediava  le  Città  , facca  piantare  la 
Sua  Tenda  bianca  : e lignificava  di  vo- 
lergli rendere  la  vita  , c la  roba  ; Se  in 
quel  giorno  i Cittadini  Se  eli  rcndeano. 
Nel  fecondo  giorno  la  tenda  era  di  co- 
lor rollo;  volendo  ,chc  rendendoli,  tut- 
ti i Capi  delle  cale  morire  dovettero. 
Nel  terzo  era  nera  , modrando  di  non 
ettervi  più  luogo  alla  Clemenza  ; onde 
tutti  i prelì  erano  uccilì  , così  uomini, 
come  nonne,  e fanciulli  ; la  Città  fi  (ar- 
cheggiava, c poi- bruciavate  ciòolfcrvò, 
come  narra  Pio  II.  nell’uà  fari.  2. 
cap.  3 1. 

ij.  Il  color  Violato , detto  violetto 
ancora, o porpora,  o pavonazzo  , che  li 

fa  col 


De'  Coleri  delle  Gemme  \ C*p.  Xi 


fa  col  nero  temperato  col  vermiglio»  li- 
gnifica nell'arma»  nobile!  cofpicut_j, 
grandezza  per  dìgnit!  » rincompenfa  A" 
onore,  graviti,  dominio  , lede,  fortuna, 
e potere  . I ra’  Pianeti  è attribuito  a 
Giove:  ìle’dodeci  fegni  al  Sagittario:  de’ 
cicli  al  Novembre, e febbraio  ;de’  gior- 
ni al  Giovedì; delle  Gemme  al  Zaffiro: 
dell’ erbe  al  balilico  ; degli  animali  al 
iToro  ; degli  uccelli  all' Aquila:  de'  pelei 
al  Delfino;  dell' et!  alla  vccchiaja  : de' 
fiori  all’  Iride  : de' numeri  al  terzo . So- 

Sra  1’  \Jomo  dinota  maturiti  di  lenno, 
.cligionc  , prontezza  nell' operare  , c 
gravit!  . Nella  Donna,  penfieri  alti,  cd 
amore  religiofo  . Ne’ fanciulli, ingegno 
elevato  , efapienza  grande.  Nelle  Li- 
vree,fignor»i,  e eiurildizionc  fpirituale» 
o temporalc.Nclle  Bandiere, lc^,  amici- 
zia, c buona  corrilpondcnza . Nelle  Ta- 
pezzarie,nobilt!  patrizia,  magnanimità, 
c decoro.  Col  giallo  rapprefenta  fedeltà 
ficura»  cd  atfetto  buono:  col  bianco,  re- 
ligione, cd  ubbidienza  pronta  : col  gri- 
fo, invidia  di  onore:  col  rollo  , arditez- 
za temperata:  coll’ azurro,  piacere  con- 
taminato: col  verde , fpcranza  fuperba: 
col  nero,  gcnerofa  pazienza:  e col  tanè, 
pallìone  difciolta . 

i<5.  Altri  colori  àncora  confederano 
Co’  i loro  lignificati  . Co<ì  il  Ripa  dice, 
che  il  color  di  verderame»  e della  ruggi- 
ne » lignifica  maligniti  , perfccuzione; 
il  cui  fine  è consumare  altrui  o nell’ 
onore,  o nella  roba  danneggiando.  Ov- 
ai la  ruggine  lignifica  ignobili!  di  ani- 
mo, privo  di  virtù  , come  la  ruggine  di- 
vora il  ferro  . Il  colore  verdegiallo  li- 
gnifica poca  fpcranza  , difpcrazionc.  L’ 
incarnato  incolore, che  danno  a Venere, 
e lignifica  lufTuria  , e corrfcguimento  di 
amore  .11  morello  ne'  Religioli  lignifi- 
ca il  loro  amore,  intento  alle  cole  divi- 
ne, e cclclti,  cd  al  palleggio  all'  altra  vi- 
ta. Dinota  ancora  difprcgio  di  vita  per 
amore,  c fermezza  di  animo,  in  feguire1 
l'oggetto  amato  in  vita  , ed  in  morte. 
Il color  vario  , o mifchio,  attribuito  a 
Tom.  /, 


Mercurio,  lignifica  gioventù, vaghezza, 
varietà  di  mente, in(tabiliti,bizarria,fre- 
nelia,  pazzia,  poco  cervello,  variazione, 
confusone,  c difeordia.  11  Doni  diede 
nome  di  Zucca  al  fuo  libro  , per  ellcr 
pieno  di  fantafie  varie  , per  lignificare 
mftabilità,  c pazzia  : e*l  Petrarca  pole  1' 
ale  di  color  milchio  ad  Amore  nel  rap.t. 
del  Trionfo, i>cr  mollrarc  l'inltabilità  di 
elfo  , le  varie  bizarrie » i crudeli  furori, 
c le  lue  grandi  pazzie  . Carlo  Palli  nella 
Selva  di  varia  Ilioria  fib.z-  cap.  iS.  riferì 
alcuni  lignificati  de’colori, dicendo,  che 
il  bianco  lignifica  cattiti,  c fede:  il  mo- 
rato, amor  vivo:  l’ incarnato,  lèrvitù:  il 
nero  leuro , a danno  ; il  chiaro  , fermez- 
za :il  r'olTo  ottufo,  vendetta  : 1’  aperto, 
letizia;  ildorcto,  compimento:  ’^l  liona- 
to bruno , doglia  ; il  chiaro,  grandezza: 
il  pardiglio,  travaglio:  l’azurro,  gelofia; 
l’ amariglio»  difperazione:  il  verde,  fpe- 
ranza  : il  turchino, liipcrbia  . 

n.  Giovanni  de  Rinaldi  ftampò  su 
quello  argomento  un  libro  , con  titolo 
anche  moftruolò;  perche  lo  dirti:  Il  Mo - 
flruoftjftmo  Molro  : c lo  divilc  in  due 
Trattati . Nel  primo  trattò  del  lignifi- 
cato de’  colori  : nel  fecondo  dell’  erbe, 
c de’  fiori:  c 1’  abbiam  veduto  ritta  mpa- 
to  in  Venezia  per  Lucio  Spincda  nel 
if99.in  8.  Dice  cgl fiche  fi  può  co’  i co- 
lori far  conofcere  da  alcuno  alle  amate 
Donne,  in  quale  fiato  per  amarle  lì  ri- 
trovi ; c tutti  i lignificati  riduce. alle 
vanità  di  Amore;dichiarandofi  di  fcrive- 
re  non  a i Filolòfi , ed  agli  Uomini  di 
altofapcre  ; ma  a’  fempliei  amanti  . Si 
fpiega  ancora  , che  de’  color1  ha  prefo  i 
più  principali  ; perche  tutti  gli  altri  ri- 
durre fi  debbono  al  lignificato  di  quel- 
li, co’i  quali  hanno  più  fomiglianza;  ac- 
crefccndo  , c diminuendo  il  lignificato, 
fecondo  che  il  colore  farà  più  Icurm,  o 
più  chiaro.  Si  ferma  alle  volte  al  ftiono 
della  voce  , per  cavarne  il  lignificato, 
come  , fpiegando  il  giallo  , dice  ellcr 
voce  formata  di  un’  avverbio  , c d’  uq 
verbo»  cioè  Già  /’  bo  ; c però  vuole  , che 
S Ogni- 


r38  • ljlor.dclle  Gemme  }e  delle  "Pietre  di  Giaciute  Gimma.Lib.il 


lignificar  debba:  E’  gran  tempo,  che  io  ne 
fon  divenuto  pa  trone  , e poljejjore  ; onde 
il  colore  dinoti  dominio  , e pofleflio- 
nc.  Nel  fecondo  Trattato  , cioèdell’er- 
bc,  fiori , ed  altre  cofe  ; fpicgandolc  a 
fuo  modo  , c ponendole  per  alfabeto* 
interpreta  fpcil'o  il  lignificato  dalle  pa- 
role con  modi  puerili  : c lenza  dubbio, 
non  potri  alcuno  , privo  del  fuo  libro, 
indovinarlo  . Dice  così , per  efempio  : 
liccio,  bonifica  , io  ho  accetto:  mi  è grata 
e cara  ogni  tua  cofa  . Spiega  pure  cosi  i 
lignificati  delle  gemme;  c del  Diamante 
dice:  D amante  gemma  , lignifica  colan- 
%a,  fermerà  di  animo ; quali  dica:  Di  pu- 
re, amante  mio,  quello,  che  vuoi  ; imperoc- 
ché mai  fono  per  abbandonarti  ,o  slegami 
da  te  : &c.  Dice  anc  ra.  Diamante  falfo, 
cioè  Bùio  tftgnifica,  Dimmi  falfo  amante, 
perchè  cosi  giubili , e fai  fe/la  . Del  Dia- 
fpro  così  fcriiTe:  Diafpro  , overo  Jafpid/, 
pietra  durifsima,  lignifica,  Di  di  in  di,  di 
giorno  in  giorno  , per  mia  maggior  doglia 
diventi  più  afpro,  e crudo.  Della  Grana- 
ta dilTe:/«?ranafa  pietra, lignifica,  ingra- 
ta , f crudele  , tu  mi  hai  pure  ingannato. 
Delle  Pietre  ancora  così  cava  i lignifi- 
cati, come  della  Pomice  dilTe  : Tomice. _> 
pietra,  figrtifica , fumo  più  amici  che  pri- 
ma : e del  Porfido  ferme  : "Porfido  pietra, 
lignifica  ,io  /’  ho  per  fede , e lo  vedo  , e lo 
provo.  Alle  volte  altera  il  fuono  , e'1  li- 
gnificato ancora;  de'  Fonghi  dille  : Fon- 
ti, fignifiea  fingi  , e [mula  lino  a tanto  che 
Ji  apprefenti  l'  oecafioae  . Spiegano  alcu- 
ni i concetti  della  mente  loto  colle  co- 
fe donate  , cialcheduna  tenendo  il  fuo 
lignificato  ; ma  il  K inaldi , per  metterli 
in  pratica  il  fuo  modo,  vuole,  che  s’  in- 
dovini il  fuo  capriccio  ; o bifugna  , che 
«hi  dona,  e vuol  parlare  col  dono:  e chi 
ricevei  c vuol  fentirc  quclchc  gli  c det- 
to , abbia  ciafiheduno  un  libro  dello 
ilelTo  Rinaldi , e conferire  quclchc  li 
vuol  dire  ; ma  quelle  cofe  fono  puerili: 
e per  divertimento  abbiam  voluto  dar- 
ne la  notizia  . Sono  certamente  j colori, 
(imboli  di  molte  cofe:  cd  ha  ogni  pietra 


il  fuo  colore  , per  cui  ha  pure  il  fuo  ft- 
gnificato  ; c nella  Storia  di  ciafchedui^ 
pietra  riferiremo  alcuni . 

Della  produzione  delle  Gemme 
f opra  le  Gemme  . 

% • f 

cap.  xr. 

i.  Q I veggono  alle  volte  le 
èj  Gemme  di  colori  diverfì  ; 
tanto  che  in  una  lleTa  pietra  più  gem- 
me , e di  più  colori  unite,  Spparifcono. 
Spello  ancora  in  una  Gemma  appare 
attaccata  , e nata  altra  Gemma  , o una 
racchiufa  dentro  1’  altra  ; però  qui  vo- 
gliamo brevemente  trattarne;  ancorché 
alcune  abbiamo  (piegate  in  altra  occa- 
iìo.ne . % 

A R T I C.  I. 

Delle  Gemme  dette  Matrici  . ' 

z.  \ Lcunc  Gemme  fono  appel- 
late  Matrici  , o Rocche  ; 
perchè  fervono  di  bafe  , c fondamento: 
c fopra  di  clTc  altre  Gemme  lì  ritrova- 
ne più  pure,  c più  colorite;  ed  altra 
volte  1'  una  è fopra  1'  altra, come  tra  lo- 
ro unite  . Può  ciò  avvenire  in  quattro 
modi,  poicchè»  o la  Gemma  (la  appicca- 
ta alla  fua  matrice  ; o prodotta  una  , fi 
produce  1’  altra  di  nuovo  , cd  ialla  pro- 
dotta lì  accoppia  : o la  llefla  non  -c 
ugualmente  colorita  ; o una  contiene  in 
le  l’altra . 

Spiega  il  Cardano  lib.j.de  Fari  et. 
cap.i 8.c  lib.jÀc  Subtil.  le  matricidi  va- 
rie Gemme  . Pcnlano  alcuni  , che  lo 
fmeraldolì  faccia  nel  diafpro, e nel  praf- 
P10:  il  criltallo  nel  marmo  : e la  Sarda 
nell'  Onice  ; c ferivo  , che  avea  egli  una 
pietra,  che  fopra  era  Sarda,  e fotto  Oni- 
ce . Sempre  la  matrice  è più  vile  ; per- 
chè fi -compone  di  Portanza  più  denfa  ; e 
quella,  che  Ila  appiccata  alla  matrice,  è 
più  ptcjtiofa  . Pcfcjjvc,  tra  gli  altri,  il 

Mai- 


Digitizedby 

,-x 


t)elle  Gemme  fopra. 

Marbodeo  nella  Dadylotbeea  p.9.  riferi- 
to dafConig  De  Ortu  , ir  inter  Uh  lapi- 
dum  cap.i.  dentro  il  Trattato  Minerale , e 
dillinguc  le  Gemme  matrici  » dicendo: 
Habet  0 mnis  gemma  J'uam  propriam  matri- 
cem,  è lapii - quodam  (ormatami  inquarti 
fucco  d-jtillante  , velut  infanti  materno 
Jangu  ine,  nutrì  tur.Smaragdut,enim,  Traf- 
Jio  ìnnaftitur  , trjafpidi  qitandoque  \ Si- 
lici Jafpis  , Carbunculut  Balajio  , Sarda-» 
Viycbi  1 Cryliallus  mar  morì , &■  sdamar 
Cry!  tallo",  quemafabrè  -admodum  re  ferì , ut 
fapè  decipiat  etiam  Jòlertifiimot  Mago- 
ne! 1 dttm  Cry‘1  alluni  prò  adamante _» 
emunt  . 

4.  Alle  ve  Ite  dallo  ftclTo  umore  , e 
dalla  fieifa  foftanza  naicono  due  pietre; 
e ficcome  ne’  liquori,  la  parte  ,chc  fcor- 
re  più  lontano,  Icmprc  è più  pura  ; così 
nelle  Gemme  , 1'  umor  più  puro  , che  è 
fopra  il  più  denfo , fa  la  gemma  più  pu- 
ra , e più  nobile  : c così  pare  una  gem- 
ma nata  fopra  1’  altra  . (josì  dalla  pie- 
tra pomicofa  lì  fa  talvolta  il  Diafpro,  e 
lo  Smeraldo  ; ma  il  Diaiproc  pfeuro  , e 
vile  , e quali  fede  , non  matrice  , dello 
fmcraldo  , come  nota  il  Cardano  . Le 
gemme, per  lo  [tifi,  ad  un  corpo  più  roz- 
zo , e più  ignobile  li  appiccano  : e ciò  li 
offerva  dalle  lieflè  prima  di  pulirli  ; ei' 
efempio  fi  vede  in  qualfivoglia  umore, 
di  cui,  le  una  porzione  fi  metter!  in  un 
vafo,  la  feccia  farà  fitto  , che  farà  la  fe- 
de, o la  matrice  di  un’  umore  più  puro, 
che  Ha  fipra  ; e così  difpofti,  (c  folTcro 
dal  fugopetrofo  indurici  , moflrarebbe- 
ro  due  pietre  , una  fopra  1’  altra,  diffe- 
renti di  colore  , di  follanza  , c di  du- 
rezza .C osi  accade  alle  gemme  *.  e quel- 
la di  folto  , come  abbiam  detto  , c ap- 
pellata Matrice  , o Madre  , Rocca  , Pa- 
lagio, Strato,  Sede, Radice  . 

5.  Pare  talvolta  la  gemma  nata  fo- 
pra 1’  altra  , ed  inficmc  congionte  ; così 
dicono  , che  Filippo  Heinhofero,  Patri- 
zio di  Augulla",  avea  un  Diamante  fo- 
nia lo  Smeraldo,  e 1'  offerta  Filippo II. 
Duca  di  Pcmerania  . Riferifcono  , che 


’e  Gemme.  Gap.  XI.  139 

nella  Galleria  del  Granduca  di  Tofcanx 
vifia  lo  fmcraldo  nel  crillallo  ; ed  ia_» 
quella  dell’Llettor  di  Monaco  i Coral- 
li nell’  Agata  filvcllre,  o poco  elegante. 
Puòciò  accadere,  o,comc abbiam  detto» 
vedendoli  una  gemma  fopra  1‘  altra  ; o 
quando  una  porzione  di  materia  , co- 
lorita di  una  certa  tintura,  li  forma  , e 
s’  iodurifee  dal  fugo  petrofo  ; c poi  fo- 
pra la  medetìma  lì  attacca  un  nuovo 
umore, colorito  di  altra  tintura  , c indu- 
rito da  altro  fugo  ; faccndofi  talvolta 
una  perfetta  unione  di  aìnbedue  le 
gemme  , fecondo  le  fuc  parti , una  fola 
gemma  apparendo  : cd  alle  volte  non 
ugualmente  lì  unifeono. 

6.  Può  altre  volte  la  fìclTa  Gem- 
ma non  tèmpre  far  fi  da  umor  diverfo; 
ma  comporli  dalla  ftclTa  materia  , la 
quale,  o non  è colorita  per  tutte  le  fùc 
parti , o non  t giunta  alia  fua  perfezio- 
ne , e dicefi  immatura  . Vuole  Carda- 
no, che  1’  Ametillo  lì  faccia  dal  Crillal- 
lo  finito;  perchè  non  vi  trovò  attaccata 
altra  pietra  per  matrice  ; ma  le  punte 
aveano  già  cominciato  a colorirli  ' coi 
vapore  della  terra;  onde  può  apparire 
una  pietra  compolla  di  Cnftallo  , c d’ 
Ametillo;  cioè  1’  uno  nato  nell’altra  ;c 
pure  farà  una  gemma, non  ancora  tutta 
crfezionata  . Vide  il  Boilc  più  pietre, 
elle  quali  ciafchcdùna  era  parte  rubi- 
no, e parte  fenza  colore  ; cd  alle  volte 
in  una  llelfa  pietra  due  parti  erano 
confimili , e quella  di  mezo  diverfa; 
onde  fpeflTe  volte  gli  Sciatori  delle 
Gemme  furono  coUrctti  diminuire  la 
grandezza  del  corpo  , togliendone  la 
parte  non  colorita  . Giufcppe  Acofta 
dice, che  gli  fine  laidi  crefcono  nelle  pie- 
tre, fimili  al  crii! allo  : e che  nc  vide  al- 
cunùmczo  bianchi,  e mezo  verdi  .Alle 
volte  fi  cava  la  Gemma  non  perfezio- 
nata, la  quale, benché  fia  impietrita, non 
ha  ricevuto  il  fuò  colore  , che  ricever 
potea;  per  li  pori  la  tintura  introduccn- 
dofi  ; o 1’  ha  ricevuta  in  patte:  ed  allo- 
ra parerà  lina  gemma  nata  nell’  altra,  e 
S a pure 


T40  Ijfor.  delle  Gemme , e delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.hib.I. . 


pure  fari  una  ftclla  parte  perfezionata  , 
e parte  imperfetta  . Alle  volte  eziandio 
nelle  Gemme  della  meilsfima  l'pccie  , c 
gran  diverlìtà  nella  durezza  » come  di- 
ce il  Cardano  : e parc  » che  pallino  da 
una  fpecie  all’  altra  ; c ciò  accade  per 
cagione  de*  fughi  , o per  cagione  delle 
parti;  come  in  una  ofeura  Onice  la  par- 
ie nera  fari  più  dura  della  cerulea . 

A R T I C.  II. 

Pelle  Gemme  co’i  corpi  deh- 
* tro  Ulti  ni  i . 

7.  Q Fello  veggonfi  le  Gemmo  » 

1^  che  tengono  racchiufe  cole-» 
eterogenee,  e diflìmili,  o altra  Gemma  t 
e talvolta  nella  materia  della  Gemmo 
fi  vede  qualche  corpo,  duro,c  diflimilc, 
che  li  ritrovava  prima  d’ indurirli  . Vide 
il  Baglivo  nel  Mufco  di  Marco-Anto- 
nio  Sabatino  un’Onice  lucida, e diafana, 
che  avea  un  corpo  , con  alcune  frondi 
d’alberi  nel  mezo  inferite;così  il  criital- 
Jo  con  gocciole  d’acqua,  con  pictruccie, 
con  granelli  di  argento,  concorpicciuo- 
li  di  color  biondo  , e Amili , OlTcrvò  il 
Boile  nel  mezo  dcH'Elettro(  che  foglio- 
aio  annoverare  tra  le  gemme)  un’ampia 
*d  intera  molca,  di  figura,  e di  grandez- 
aa,  limile  alla  Iocufla,  divcrfamentc  pe- 
rò colorita  , e tenca  le  ale  aperte  . Nel 
tfriftallo  oflervò,  che  avea  nel  mezo 
una  goccia  di  acqua  , che  potea  vederli 
col  muoverlo  ; ed  un  limile  cri  (fallo  nel 
Mulco  Settaliano  vide  litmullcro  , che 
atteila  ritrovarli  più  criilalli  pieni  di  er- 
be verdi,  di  peli,  di  frammenti  di  legno, 
«d  altre  cofc  limili  , naturalmente  rac- 
chiufe , le  quali  racchiuder  li  polTono 
nella  materia  fluida  del  criftallo,  prima 
che  li  faccia  duro  ; e che  ciò  può  avve- 
nire in  tutte  le  pietre, lo  prova  il  Boile 
in  Hifì.  Fluid.  & Firmit.  il  quale  rife- 
rifee  altresì  in  Specim.  Gemmar,  che  un’ 
erudito,  tra. molte  Gemme  portate  dall’ 
India, vide  una,  grande  quanto  iuta  noc- 


ciola , nella  cui  dura  foftanza  vi  er*_i 
una  caviti,  uguale  ad  una  perla  roton- 
da ; c che  quella  rarità  ebbe  il  prezza 
fino  a cento  libre  di  oro  ; benché  folle 
la  pietra  di  poco  valore.  Di  quelle-» 
pietre , che  hanno  i corpi  racchiufi  den- 
tro, diverlì  clémpj  fi  leggono  appo  gli 
Autori  : c diverlì  ancora  in  altri  luoghi 
di  quella  Illoria  riferianjo  . 

. 8.  Dalla  divertiti  de’  fughi , dalla-* 
tintura , e dalla  materia  , dt  cui  abbon- 
da il  Mondo  fottcrraneo  , fi  fanno  più 
operazioni  della  Natura  nelle  Gemme  ; 
c lì  fanno  altresì  o dall’abbondanza  , a 
dalla  fcarfezza  del  colore  .Così  talvol- 
ta il  fugo  abbonda  , c talvolta  è torpi- 
do ; cu  alle  volte  fi  mefcola  con  altri 
fughi  , ed  impie  nifi,  c , e indura  , o Cu- 
bito , o con  lungo  fipazio  di  tempo  . 
Accade  lo  Hello  ne’  Metalli  ; come  dico 
il  Bcchero  in  fupplem.  Tbyjic.  Jubtcrr. 
cap.  1.  Hanno, perciò, i Milli  fotterranci 
il  loro  tempo  ltabilitoic  prima  del  tem- 
po dovuto, fiafanno  imperh:tti,cd  imma- 
turi ; c così  fono  i carbonchi  , o rubini 
bianchi. De’  Metalli, dice  il  Matefio,cho 
alla  loro  pcrfezioncje  fono  giunti,  pof- 
fono  conlumarfi  , e quali  bruciarti  da-» 
qualche  accidente  , che  fopravvicne;  ed 
allora  , dicono  i Metal larj , che  troppo 
tardi  vennero  a cavargli , e conferma  lo 
s flclfo  nel  lib.  De  Inere  fa.  C f Dicrcm.  Me- 
tallorum  Andrea  Solca  , „ 

9.  Non  Qpflbno  alle  volte  i fughi 
cfcrcitar  lavirtù  loro, quando  non  hanno 
i corpi  difpollùc  /corrono  allora  in  for- 
ma di  liquori  ; ma  fc  ritrovano  difpofi» 
la  mateiia  , o mullrano  fubito  la  forza 
loro  , o con  lunghezza  di  tempo,  fecon- 
do la  diverti  loro  difpofiiione  ; o fc-» 
condo  la  diverfiti  de'  pòli  ; come  fi  ve- 
de nelle  acque  de’  fonti , che  feorrono 
in  figura  di  acqua  ; ma  fc  incontrano 
qualche  legno , o altra  materia,  o fubi- 
to , o tardi  la  convertono  in  pietra  , o 
nella  pietra  la  racchiudono . Scrive  il 
Boterò  nelle  Rela^.  Vnivtrf ali  pari. y 
[ib.  3.  che  ne'  Pclcrti  deli'Dgitto,  vi  li* 


Digit 


' Googl 


Delle  Gemme  rivendenti  di  tutte.  Cap.Xll.  141 


Stcrreno»che  ha  forza  di  convertirci  in 
pietra  ogni  materia  : c in  quei  luoghi 
vicini  fi  vede  quantità  di  fale  , in  forma 
• di  pietra  bianca  1 e di  nitro  1 che  nafee 
ove  l’ acque  del  Nilo  rimaftevi,  dopo  la 
crefcentc  , colla  forza  del  Sole  il  con- 
denfano  . 

io.  Siccome  le  Gemme  corpi  dilfi- 
mili  racchiudono,  così  ogni  altra  pietra, 
ed  ogni  metallo, può  ancora  altri  corpi 
racchiuder  dentro . Prima  d'indurirfi  la 
materia  della  pietra  , della  Gemma  , c 
del  metallo , può  talvolta  qualche  cor- 
po in  erta  trovarli , e 11  chiude  nella-» 
iteiTa  materia.  Nelle  Gemme  chiare-», 
perchè  i corpi  racchiuQ  il  veggono*.  Il 
«mmiranq , c ti  prezzano  quelle  opera- 
zioni della  Natura  ; c pur’avvicne  a ca- 
lò , che  qualche  corpo  nella  pietra  li  ri- 
trovi prima  che  s’induriica  . 

Delle  Gemme  rifplendenti  di  notte . 

CAP.  XII. 

• 

».  T O fplendofe  delle  Gemme  , 
L»  che  diconfi  di  notte  rifplcn- 
idere,  appartiene  al  colore,  che  nella  lo- 
ro generazione  ricever  polTono  : e qui 
non  trattiamo  di  quelle  pietre,  le  qiiali 
coll’Arte  fi  fanno,  come  i Fosfori *di 
cui  feriveremo  nel  fuo  luogo  ;ma  delle 
Gemme  vere  , naturalmente  pro- 
dotte . Raccontano  veramente  maravi- 

Élie  r ed  Autori  gravi  fanno  delle  ttefle 
iemme, lucenti  nelle  tenebre, menzione; 
c perché  più  didimamente  polliamo 
dammare  quanto  hanno  fcritto:  tratta- 
remo  ne’  leguenti  Artìcoli  quello  ar- 
gomento . 

A R T I C.  I.  . 

Del  numero  delle  Gemme , thè  lu- 
cere di  notte  />  credono . 

T A virtù  naturale  di  rilpler»- 
JL  dere  nelle  tenebre  » a molta 


Gemme  è da  varj  Autori  attribuita—»; 
cioè  a’Diamanti  di  una  Inezie  particola- 
re , a’  Carbonchi , a'  Rubini , a’  Piropi, 
ed  a certi  Topazj . Confettano  però, che 
queito  fplcndore  fra  proprio  del  Car- 
bonchio , il  quale  prende  varj  nomi  j 
poicchc  da  alcuni  il  Carbonchio  c ap- 
pellato Diamante  1 perchè,  quando  c 
perfetto, manda  uno  Iplendore  candido  3 
e penfa  l’Aldrovandi  così  dirli;  perchè, 
a guifa  del  Diamante  , relitta  al  fuoco  a 
Stimarono  altri , che  il  Carbonchio  , e’I 
Rubino  , fieno  una  lletta  pietra  ; e cre- 
dono altri , che  tra  loro  diiFerifcano  ,e 
che  il  Piropo  fiafpezie  di  Rubino  . Del 
Crifolampò  dille  Solino  cap.  45.  in  fin. 
Cbryjolampis  apparet , quem  lapidem  lux 
celai , proiit  objcurum.  Hdtc  enim  ejt  in  il- 
io divertita s , ut  notìe  igneus  fu  , diepal- 
hdus . Il  Majolo  Dier.  Carne,  colloej.  18. 
riferifee  quello  luogo  di  Plinio  ; ma  di^' 
ce  il  nome  della  pietra  Chryjotapjus  : c 
forfè  volea  dii  e il  Crilopazzo:  e f ggiu- 
gne  , che  Ifidoro  la  chiama  Chry/opaf- 
JumjEtbiopicumlib.ió.cap.  art.  15.  ma 
che  nel  cap.  14.  1’  appella  ChryJ'olanfem 
così  detta  gemma  dall’  oro,  c dal  fuoco; 
perchè  di  notte  fu  di  fuoco  , c di  gior- 
no aurea  . Plinio  dice  lo  ttcflò  del  Cri- 
folampo  lib.  uli.  cap.  io.  Anerma  anco- 
ra il  Majolo,  che  lo  fletto  avviene  af 
Topaz  io  ; perche  a color  di  oro  lucido , 
e fplendido,  appena  di  giorno  fi  vegga  ; 
ma  di  notte  prxlucidumv'idctur  ab  omni- 
bus. Strabo  lib.  ó.nafcitur  in  Tbcbaide. 

Tanta  virtù  di  rifplendcrc  vogliono  , 
che  abbia  il  Rubino  perfetto , cnc  ditte 
Marbodeo  : 

Hujus  ncc  tenebra  poffimt  extingueré 
lucem . 

Del  Carbonchio,dicc  Alberto  Magno  , 
o altro  Autore , nel  libro  attribuitogli , 
che,  fe  veramente  è buono,  dà  luce  nel-; 
le  tenebre  a guifa  di  carbone  ; ed  attcr- 
ma  cosìaverlo  veduto  : fe  mcn  buono , 
e folamentc  vero , rifplenda  nelle  tene- 
bre quando  in  un  vaiò  mondo  c puli- 
to fi  mette  , e (opra  v j fi  fparge  de  ll'ac- 

‘ 


142  lJtor.de  Ile  Gemme , e delle  Tietre  di  Giacinto  Gìmmtt.lJb.i: 


qua  chiara  ; e pensò , che  non  abbia 

Eerfetta  nobiltà  quello,  che  nelle  tene- 
re non  rifplendc  . 

j.  Vogliono  ancora  » che  la  ftefla 
virtù  abbiano  l’ Orfano,  la  Selenite  , ed 
altre  pietre,  alle  quali  non  danno  no- 
me ; e nel  feguente  Articolo  nc  porta- 
remo  gli  efempj . 

A R T I C.  IL 

Refezioni  intorni  le  Tietre  lucenti 
nelle  tenebre  . 

4.  T~\  I quelle  Pietre  lucenti  mol- 
L.J  te  Morie  , e molte  relazio- 
ni raccontano  , per  rooflrarlc  vere  : e 
qui  alcune  vogliamo  riferirne,  per  po- 
terle poi  nel  feguente  Art  icolo  moli  ra- 
re di  poca  for2a  . Cardano  De  [ubili, 
lib.-j.  lcrilTc,  che  Lodovico  Vartomano, 
di  Koma,riferifca  avere  il  Re  del  Pegù, 
nell’  India,  Piropi  di  tanta  grandezza  ,c 
fplendore  , che,  fe  alcuno  avrà  veduto 
lo  Hello  Re  nelle  tenebre  , non  altri- 
mcnte  gli  avrebbe  partito  rifplenderc 
con  lume  chiaro  , che  fe  folle  flato  da' 
raggi  del  Sole  illuftrato  . Dice,  cheli 
chiama  Piropo  la  più  nobile  fpecie  del 
Carbonchio  : c tre  fpecie  atlegna  ; una, 
che  rifplendc  nelle  tenebre  , come  quel- 
la, che  fu  veduta  da  Alberto  »c  che  ap- 

f «diano  Piropo:  la  feconda  c terza, qucl- 
elfcirc,  che  Alberto  riferilce  . Nell* 
opti  fedo,  poi , Degemnùs,&  color,  alli- 
gnando due  Inezie  dc'Carbonchj  orien- 
tali , diire  , che  merita  il  nome  di  Car- 
bonchio propriamente  , e di  Piropo  ap- 
po i Greci,  quello, che  al  tatto  è arden- 
te , c che  (barrendovi  fopra  l’ aicqua  di 
notte  , rifpfende  come  fùoco  ; ma  che-* 
gli  altri  carbonchi  fieno  come  femmi- 
ne. ScrilTe  ancora  nel  num.  8i.  che  1‘ 
Orfano  , gemma  così  detta  , di  color 

Eurpureo  così  eccellente  , che  non  ab- 
ia  limile,  luce  nelle  tenebre  ; ma  che-, 
vi  fono  alcuni,  che  vogliono , I'  Orfano 
elitre  il  Piropo  Hello;  altri  lo  dicano 


bianco  , clic  manda  raggi  di  fuoco  , 
che  ambidue  fi  trovano.  Lo  numera  tra 
le  tre  rarilfimc  Gemme , come  la  pietra 
d'  Ammone  , 1’  Orfano , e l’ Opallc  ; e 
nello  fieflio  Libro  , quando  tratta  de' 
colori  , riferifee  le  parole  di  Amato  , di 
una  pietra,  che  vide  , c cpsì  dille  : Erat 
lafillus  hic  afpetiu  mirus  , magnitudine 
nielli  ovi  gallina  primìpara:  ; .qui  (ut 
divi  ; albifsmus  erat , in  tendrit  ex Je_> 
lucem  emittenti  non  alleò  tante»  ingeritemi 
uicatapbratii  homi  riti  trecenti  coram  co 
illuminari  pojfent , ut  rudes  putant  . Cre- 
diderim  ego  Selenitem  effe  candidum  , pri- 
llici dum,  minimi • fonderofum  , i«  Arabia 
nafeentem  Erat  quoque  ei  lapilli'. s alter 
ollw \ ungiti  < l u inani  magnitud  ine , qui  ex 
[e  igneat  quafdam  fìammas  emittebat , in 
ten  bri  r quoque  tucens.quem  illt  Orpbanum 
nominabat , ut carbunculum  aliunanàm. 
c urinine  uhm  non  rf.br  umi  [ei  albume  ti  am 
Marlodxut  effe  dici  t . 

5.  Bartolommeo  CalTanco,Miniflro,e 
Giurifionfulto  Francefe.in  Catal.Clorite 
Mund.  pan.,  t:.  confid.  92.  fcrjye  cofa  di 
gran  maraviglia,  cioè  di  un  Carbonchio, 
il  quale  fopra  una  Piramide  fi  teneva-» 
nella  Città  fiia  patria  , e di  notte  facea 
lume  a tutta  la  Città  ItclTa  . Così  egli 
fertile:  Inter  gemmar, v.  r ò, colore  r ubeo, e ar- 
bubrulus  rubicundi[simur  eft,  & hujur  co- 
lor igneur  eft,  & in  tenebrisi  nocle  ma- 
gli quàm  die  lueet , ut  carta  »om  die  ob- 
J cura  tur  ; notte  ver  ì , &ym  obfcuro  tan- 
tum refulget  , ut  circa  [e  notimi , quafi  in 
diem  -verta f.  & olim , ut  ferini-,  in  bue  Ci- 
v 1 tate  Heduenfi-  erat  Carbuntulur  pofitut 
[uper  Tyrami  trm  adbuc  ex t antem  in  Supe- 
riori parte  Ci  *itaùs  , ut  lumen  nottu  ef- 
fonderci per  totam  Civitatem  . Quella  fa- 
vola, creduta  vera  dal CaHanco  , I’  ha_» 
pur  creduta,  c riferita,  Tcmmafo  Gar- 
zoni nella  Tia^a  VnivcrfaULifc.tf. 

6.  L’  Autore  di  quell*  Onufcolo 
col  titolo  Trjoro  delle  Ctoje, riferifee  nel 
Cap.4.  ne!  fine,  di  avere  udito  da  un 
Rcligiofo , che  lo  lidio  avea  veduto 
dentro  una  Cartiera  ofeura  , una  Gem- 
ma 


Delle  Gemme  rifplendettti  di  notte . Cap.'Kll.  143 


ina  rifplendere  di  notte  , la  quale  non 
era  Rubino  ; ma  di  un  pallido  colore  di 
cedro»  che  (limava  elicer  Topazio  » o 
Diamante  di  quel  colore  . 

7.  Roberto  Boile  Objerv.  De  •4dx- 
mante  lucente  , aggiunte  al  trattato  De 
Coloribut , fcrivc  , che  uno  avea  un  Dia- 
mante» che  drofinato  luceva;  e che  i Si- 
gnori di  Claitonio  aveano  altresì  un  ra- 
ro Diamante  ; c porta  alcuni  efempj , 
cioè  : 

8.  Marco  Polo  narra  del  Re  di  Si- 
lam  * che  poffedeva  un  Rubino  » il  più 
nobile»  che  vi  folle  per  tutto  il  Mondo» 
di  lunghezza  di  un  palmo,  e di  groffez- 
za  di  un  braccio,  fenza  neo,  che  rifplcn- 
deva  a guifa  di  fuoco  ì ed  avendogli 
offerto  a nome  del  Gran  Cani,  fuo  Si- 
gnore, il  prezzo  di  una  intera  Cittì  : il 
Ke  non  volle  vendcrló,pcr  tutto  il  tefo- 
ro  dèi  Mondo  ; perchè  era  (lato  de’  fooi 
Antenati  • 

9.  Nella  Relazione  fatta  al  loro  Im- 
pcradore  da’  i due  Cofacchi  della  Ruf. 
Ila  nel  1619.  de’loro  Viaggiai  riferifee, 
elfere  (lato  a loro  raccontato  dal  Popo- 
lo di  quella  terra,  che  il  Re  loro  potfe- 
deva  una  gcmrru  ( che  llimaoo  Rubino) 
che  di  notte»  c eli  giorno  ancora,  a’  rag- 
gi del  Sole  rifplen  Jeva  . 

10.  Narra  il  medefimo  Boi!e,avcre 
udito  da  un  Prefetto  di  una  Colonia 
nell’  America  , effervi  tradizione  tra 
gl'  Indiani  di  quel  luogo,  che  in  un  cer- 
to monte . in  cui  èdilheile  l’ accollarli, 
vi  fia  una  pietra  , che  manda  di  nott--» 
una  luce  affai  viva,  in  diflanza  grande; 
e che  vi  mandò  un’  Inglefe  con  altri 
della  terra  per  offervarla;  il  ciuale  riferì, 
che  avea  veduta  una  luce  di  lontano; 
ma,o  che  (i  era  egli  difperduto  nel 
cammino, o per  altra  cagione:  ritornato 
condiiiculta  al  luogo,  donde  n’era 
partito  » tornò  a vedere  la  (leda  luce. 

11.  Benvenuto  Ccllini  Dell'  *Arte 
Gemmar. lib.t.  dice, che  in  tempo  di  Cle- 
mente VII.  Papa,  vide  nelle  mani  di  un 
Mercadaqte  Ragufeo  un  carbonchio 


con  bianchezza  livida  , molto  graziofo< 
c fplcndente  , che  dava  luce  di  notte  , a 
guifa  del  fuoco,  il  quale  (la  fpirando  : c 
che  un  certo  Giacomo  Cola,  di  notte 
ritrovò  nella  fua  vigna  una  pietra 
fplendente.a  guifa  di  una  picciola  brace; 
0 che  avendola  comprata  maliziofamen- 
tc,a  vii  prezzo,  l’Ambafciador  Veneto; 
partì  fubito  da  Roma  ; perchè  non  folle 
codi  etto  a rellituirla  : c che  poi  a gran 
prezzo  la  vendè  a Collantinopoli  al 
Gran  Turco  . Dice  ancora  lo  Hello 
Cellini  , come  narra  1'  Imperato 
l ib.  1 i.DeW  lftor.Nat.cap.  1 o.  che  i Rubi- 
ni de’  luoghi  Meridionali,  benché  po- 
chi fc  ne  veggano  , non  hanno  color 
grande  » come  i Levantini  ; ma  imitano 
il  Balafcio  accedo  c vivace  ; deche  di 
giorno  d veggano  brillare  , e di  notte-» 
rendon  luce  Umile  alla  lucciola  : e que- 
di>  che  di  notte  rifplendono  » fono  pro- 
priamente chiamati  carbonchi. 

iì.  Afferma  il  Boilc,che,  benché  da 
egli  molto  alieno  dall’ammetter  per  ve- 
re le  cofe  maravigliofe;  non  però  è affai 
pronto  a ributtarle,  come  imponìbili  ; e 
riferilce  gli  clcmpj  di  coloro  » che  tali 
gemme  concedono.  Tacitamente,  però, 
concede  , che  quefte  gemme  d ritrovi- 
no , ancorché  abbia  riferito  in  contrari® 
le  parole  di  Boezio  de  Boot  , di  Gio- 
vanni de  Laet , c di  Vormio  , le  quali 
portaremo  nel  Tegnente  Articolo  . 

13.  Il  Conig  riferifee  una  lettera  di 
Franccfco  Spinola,  Milanefc,  fcritta  al 
Sacerdote  Franccfco  Pilo  di  Brefcia  nel 
1 56100  cui  fpiega,  che  tre  fpczic  vi  de- 
no di  Piropi;!a  prima  , detta  mafehio  da" 
Perdani,  cne  li  ritrovi  nel  Pegù  dell’In- 
dia , di  mirabile  grandezza  , c fplendo- 
re,  più  prcziofo  di  tuttcl’  altre  gemme, 
e che  abbia  ricevuto  dalla  Natura  una 
propria  luce  , la  quale  di  notte  rifplen- 
da  come  Sole  . La  feconda  fpecic  dice, 
che  da  nel  paefe  de’  Trogloditi  nella 
Libia,  e che  rifplcnda  nelle  tenebre»  po- 
lla nell'  acqua  . La  terza  fpecic  più  vile, 
detta  femmina,  da'  *\fcdj , c Rubino  da’ 

poltri» 


144  'if  or. delle  Gemmi ft  delle  "Pietre  di  Giacinti  GlmmaX.tl.Jf  ' 


fiottìi,  priva  di  lume  proprio.  Dice,  che 
di  quelle  fpezle  molte  cofe  hanno  fcrit- 
to  Plinio  , Alberto  , Ilìdoro , il  Marbo- 
dco,cd  altri  Poeti,  come  Lucrezio,  Ov- 
vidio,  Properzio,  il  Vida  . 

14.  Giovan-Giacomo  Vechero  De 
Jècretit  iit.jxarr.jH.fcrilTe  : Carbunculus 
in  tenebri t rutilat,  aerem  circumjecùs  prò 
torporis  modo  illuminandole  vi  cita  Gio- 
jvanni-Batiila  Porta  . 

1 j.  Franccfco  Ruco  nel  lìb.  2.  cap. 
14.  anche  fcrive  di  certi  Carbonchi , i 
quali  per  tenebrar  lumen  diffundunt  ; e-, 
così  quali  tutti  gli  Autori  degli  antichi 
lecoli  • 

I Padri  , e Dottori,  la  mcdcfima 
opinione  dagl’  Jttorici , c da’ Jilofofi  ri- 
ferita , per  certa  ricevendo  , 1’  hanno 
tifata  nelle  loro  interpretazioni , cd  ap- 

jilicata  a varj  Pentimenti  morali.  S.  Uni- 
amo concede  una  fpezie  di  Rubini,  che 
di  notte  mandi  fcintilie  di  fuoco  ; c che 
fa  tanta  la  luce  del  Carbonchio , che-/, 
benché  altri  con  vette  la  ricuopra  ; non 
però  polla  contrattare  la  via  a quei  rag- 
i,  che  d’  ogni  intorno  fi  fpandono.  In- 
oro lib.  16.  c.  13.  Carbunculi  fulgor  nec 
rotte  vincitur ; colore  ign)tus,ut  cario,  lu- 
tei in  tenebria  . Conferma  lo  ttelfo  1’ 
Abulcnfc  , che  tenebrai  notti!  convinci t. 
Il  Pcrcorio  molto  più  fi  diffonde,  fer- 
vendo : Carbunculus  eli  lapis  pretiojìfsi- 
m us,  ignei  colorir,  qui  iti  fulget,quod  nec 
notte  vincitur  fulgor  cjus:  lutei  enim  de 
notte » ita  quod  ufque  ad  oculos  radici  vi- 
brai: & tum  fiat  multe  fpetiess  Jcil.  duo- 
decim,  ille  lame»  eft  patior  , qui  plusful- 
get , <&  rutilat , more  i«nir,  ut  dicit  Ijido- 
rus.  Eft  etiam  quedam  Carbunculi  fpecies, 
cateris  nobilior , quamZona  candida  , & 
frtecinttaiomnit  autem  Carbunculus  notte , 
&die  rutilat,  alque  fulgct,&  more  ignis 
jugitcrinardefcit  . S.  Agoftino/ii.  2.  De 
Dottrina  Cbriltian.cap.iC.afferms,  che  il 
Carbonchio  non  fi  riscalda;  ma  lice  nel- 
le tenebre  : e pjù  dentro  , che  fuori  ri- 
fptcndc.C  ornefio  ì Lapide  in  . Apocalypf  '. 
mentre  fcrive  del  Carbonchio , fpiega: 


Scilicet  modica  lue  -in [e  eclletta j non  at£ 
temprai  emicante  sali  Gemmari i experti 
dicunt. 

1 6.  Il  P.  Giovanni-Stefano  Meno-' 
chio  nelle  Stuorc  Centura . cap. 32.  fc riffe 

uclche  narrò  diano  di  Eraclea,  donna 
i Taranto, la  quale  avea  curata  la  gam- 
ba di  una  Cicogna  picciola  , caduta  da 
alto:  e che  quando  fu  fana,  là  lafcio  via 
libera  ; e che  la  Cicogna  ltcffa  nel  fc- 
guente  anno  , volando  piacevolmente 
ìopra  Eraclea, col  becco  le  pofe  una  pie- 
tra nel  feno  , la  quale  di  notte  nella 
ftanza  mandava  fplendorc  ; c ne  loda  lj 
gratitudine  dell'Uccello  . 

17.  Gliefcmpj,  e le  autorità  fono 
veramente  molte  di  coloro  , che  attri- 
buifeono  lo  fplendor  nelle  tenebre  alle 
Gemme  : fpizialmentc  al  Carbonchio, 
cd  al  Piropo  ; perche  1’  antichità  tutta 
fu  di  quella  opinione  ; la  quale,  pervhè 
poco  ci  è foddìsfaccentc  : vogliamo  eoo 
ragioni,  c con  autorità  rifiutarla . 

A R T I C.  III.  ' 

Si  dimoflra  effer  favola , che  le  Gemme1 
[riprendano  nelle  tenebre . 

18.  RA  le  molte  favole  , che 
A per  verità  fi  difendevano 

dagli  Antichi  , c lènza  dubbio  quella, 
con  cui  fi  dà  virtù  così  maravigliofa  ad 
alcune  Gemme  , quale  èrifplcndCre  di 
notte.  Quclchc  reca  manviglja  mag- 
giore, è , che  tanti  Principi , a cui  non 
manca  1’  autorità  ,e'l  danajo  ,fi  veggo- 
no privi  di  fimili  Gemme  ; ancorché 
molte,  c rare  ne  abbiano  ; c pur  dovreb- 
bero ricercarle  per  proprio  ufo  , come-» 

r'iù  nobile  de’  lumi  , che  nelle  regie 
lanzc  fi  confumano  . Tutti  gli  efempj, 
e tutte  le  relazioni, che  fi  portano,  fono 
f fpetredi  fede,  perchè  tutti  Io  dicono 
per  detto  altrui  . Quelli , che  porta  il 
Bo;le;  ancorché  fodero  veri,  non  pollo- 
no  pcrfuadcrci , che  lì  fieno  vedute  fi- 
mili Gemme;  poicchè  il  Diamante  ttro- 

fina- 


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w 


Delle  Gemme  rtfple  nienti  di  notte.  Gap.  XII.  145 


finito  dava  più  tolto  un  certo  fplcndo- 
re  collo  ltrofinarfi  , quale  hanno  ancora 
tutte  le  Gemme  vere  ; ma  co’  i raggi 
della  luce.  Lo  Hello  Boilc  afferma  , che 
per  l’offervazione  fatta  nella  Regia  Ac- 
cademia di  Londra  ,il  Diamante  poffc- 
duto  da’  Chitoni,  appena  partecipava 
del  comune  fplcndorc  degli  altri  Dia- 
manti^ Marco  Polo»  Veneziano,  cty  cui 
abbiamo  il  racconto  Delie  Maraviglie 
del  Mondo  per  lui  vedute  , llampato  in 
Trevigi  appiedo  Girolamo  Rignettini 
nel  1640.  in  8.  il  quale  abbiam  voluto 
riconofcere,  nel  Cap.  1 20.  dice  fidamen- 
te, che  il  Rubino  dell'  Ifola  di  Silan  era 
roffo  come  fuoco  ; non  che  luccffe  di 
notte  . Quelle  fono  le  fue  parole:  Que- 
llo Re  ha  un  Rubino  il  più  bello , che  fu  al 
Mondo:  ej]o  è longo  una  [panna,  ed  è ? rof- 
fo come  un  bra^o.ed  è Jplendidifiimo  jen- 
^a  alcuna  macula:  e roffo  come  foco  .11 
bainone  con 'altro  Autore  , che  cita, 
ciò  conferma  nel  Lexic.Medie.del  Cu!  lei  li, 
così  dicendo  quando  tratta  del  Carbon- 
chio : Nobiliores  in  Infula  Zeilan  nafeun- 
tur,  ubi  etiam  Rex  illius  Infulx  pofsidet 
jure  hxredìtario  Carbunculum  inxliimabi- 
lis  pretti,  palma  tranfverfx  magnitudine, 
triumque  dtgiiorum  latorum  crafsitiem  ha- 
bentem,  Jplendoris  ignei,  utiex  Taulo  Ve- 
neto notavit  Erafm.Francifc.part.z.Hort. 
Jndic.pagtìzzs >.  NeH'elcmpio  dello  ftef- 
fo  Boilc  non  li  dice»chc  fplendea  di  not- 
te; ma  a girila  di  fuoco  . 

19.  I Cofacchi  nella  loro  relazione 
affermano  di  avere  udito,  ma  non  vedu- 
ta la  Gemma  di  quel  Ke  , che  di  notte 
rifplcndea  . Il  Prefetto  della  Colonia 
dell’  America, narrò,  che  l' Inglcfc  avea 
veduto  il  lume, non  la  gemma  nel  Mon- 
te, c che  non  avea  potuto  accollarli,  per 
vedere  fc  era  gemma  . Potca  il  lume 
avvenire  da  altra  cagione  : c quei  del 
paefe  ben  potcanopurc  ingannarli  ;non 
avchdo  fatta  fpcrienza  della  verità; 
poicchè  a loro  non  era  permeilo  1’  avvi- 
cinarli a quel  Monte , fenza  pericolo 
della  vita  . Il  Diamante  del  Ragufco, 
To~.  r 0 1 


fe  avea  un  giocondo  Iplendorc  , altro 
non  era  , che  quello  , if  quale  è proprio 
delle  vere  Gemme  : c dice  lo  Ite  ilo 
Celimi  , che  non  luceva  come  un'  acce- 
fo  carbone  ; ma  che  lo  vide  rifiden- 
derecome  un  fuoco  fpirante  e forle  co- 
sì a lui  parca;  e nè  meno  dice  averlo  ve- 
duto di  notte  . 11  Vartono  anche  riferì 
di  avere  udito,che  il  Re  del  Pegù  avcilc 
quel  Rubino  Intendente  : c dei  medefi- 
mo  Vartono  il  Boile  mollai  dubitarne, 
col  dire:  Certi  nonjumur,  viros  illos,  qui 
feipfos  tefies  rei  oculatos  jatlabaat,  verum 
dicerei  dicere  tamen  id  potuere , nobis  con- 
trariavo evincere  haud  vaienti  bus  . Gli 
efempj,dunquc,  recati  dal  Boile,  non  ci 
sforzano  a credere, che  veramente  fi  fie- 
no vedute  tali  gemme  ; nè  le  altrui  rela- 
zioni riferite,  ci  danno  una  (oda  autori- 
tà; imperocché  il  Cafianeo  , il  Cardano 
affermano  di  averlo  udito  ; ma  non  ve- 
duto. Il  calci  d’ Eliano  non  ha  veruna, 
forza;  perchè  ha  nel  fuo  libro  fcrittc  al- 
tre favole;  e l'Autore  del  libro, attribui- 
to ad  Alberto  Magno,  attclla  altre  co- 
le , che  fono  pur  difficili  a crederli . La 
Spinola  appiedò  il  Conig»  niente  ripete 
di  nuovo;  ma  folo  le  cole,  che  gli  Anti- 
chi , c i Poeti  hanno  fcritto  : ed  è fiata 
debolezza  dello  Hello  Conig  portare 
nella  fua  Opera  la  lettera  dello  Spinola, 
a cui  ha  voluto  favorire,  come  fuo  ann- 
acquali che  una  gran  novità  avelie  re- 
cata. Tutti  gli  Autori  , che  favorifeono 
1’  opinione  , che  i Carbonchi  di  notte 
fieno  lucenti , ciò  riferifeono  per  altrui 
detto:  benché  due  Uomini  Iodi  difende- 
vano di  aver  veduti  i Carbonchi  lucen- 
ti di  notte  in  Venezia  nel  Tcforo  di  S. 
Marco  , e ne  aveano  fatta  la  fpeiienza 
di  giorno  , ponendogli  dietro  la  porta 
nello  feuro  ;ma  poi  rollarono  ammutiti 
quando  videro  una  lettera  venutaci  da 
Venezia,  in  curii  dicca  , che  ciò  era  fa- 
vola, come  riferiremo  nel  fine  deH’arfjr. 
prefente  . 

zo.  I Santi  Padri,  e Dottori,  riferifeo- 
no quelche  trovano  lcritto  , c tenuta 


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i4<?  Ift  or. delle  Gemme , e delle  Vletre  di  Giacinto  Gimma.Lib.I. 


per  vero  , per  valerfenc  a dare  docu- 
menti morali  , come  abbiam  detto  nel 
cap.j.  e non  hanno  1'  obbligo  di  elimi- 
nare la  verità  delle  colè»  per  cavarne  i 
documenti.  Il  Pellicano , che  fi  fquarcia 
il  petto, per  dare  col  lingue  1*  alimento 
a’  figliuoli:  la  Fenice  » il  Bafilifco  » c li- 
mili animali  , che  abbiam  dimollrato 
favolo!!  nella  Difjertat.  De  Fabulofts 
minimali b.purc  con  buona  regola  fi  por- 
tano per  fimboli  , i quali  li  cavano  o 
dalle  cofe  vere»  o dalle  favolofc»  tenute 
per  vere  . Tutta  1*  Arte  Simbolica  ogni 
corpo  , ogni  figura  ammette»  per  cavar- 
ne il  fuo  (imbolo  » il  lèntimcnto  » che-» 
fpiega  il  concetto  della  mente  » la  fimi- 
litudine per  applicarla  . Approva  tutte 
le  favole  vecchie  » che  hanno  forza  di 
lìoria  ; onde  nell’  ~4rt.Toet.cap.  22.  dille? 
Arifìotile:  ~A  principio  bujufmodì  fabula 
tontexenda  non  crani ; fed  ft  femel  confi i- 
tuta  fint , & itdrecepta  , eas  aimitti , 
quamvis  abfurdas , probabilius  eri» . Al- 
cune cofe  in  quanto  fono  falfe.fono  im- 
ponìbili: ed  in  quanto  fono  ricevute  dal 
volgo , fono  credibili.  Così  i Poeti  deb- 
bono regolare  i Poemi  fecondo  la  cre- 
denza comune  j focondo  gli  Spofitort  d' 
Arillotile  appo  il  Cade!  vetro  nella-» 
Toetiea.  Il Pidnclli nel  Mondo fimbolico 
tib.u.cap.  Sporta  alcune  Imprefc  fe- 
condo la  credenza  comune  > che  di  not- 
te il  Catbpnchio  rilplenda  ; onde  Barto- 
lommeo  Rodi  figurò  molte  pietre  prc- 
ttiofe  in  un  vafo  cì’oro  , col  Carbonchio 
nel  mezo,c  col  motto  Cunfi  it  fpUndidior. 
erfignificare  » che  l’amore  , e carità 
i S.  Gio:  Evangelifta  , fopravvanzava 
tutte  l' altre  virtù  » di  cui  era  adorno. 
Il  P.  SilvcftroPietrafontarapprefcntò  la 
modeltia  di  un  virtuofo  , che  amava  di 
efercitarc  i fuoi  talenti  piti  tollo  nc’pri-, 
vati  » che  ne’  pubblici  congrcffi»col  fare 
un  Carbonchio  , che  fplcndeva  fuori  d’ 
una  calla  aperta  in  camera  tcnebrofa_-> 
col  m^tto  .Amai  obfcurum  : e ne  cava  il 
Picinelli  la  moralità  , dicendo,  che  con 
quelli  fenfi  Gi,esù  Crillo  ammaeltrava 


i Fedeli  : Attendile , nejufiitiam  vefiram 
faciali s coram  hominibus,ut  videamini  ab 
eie:  Mail. 6.1. e poco  dopo  : Sit  Elamo/y - 
na  tua  in  abfconditO,&  Valer  tuus,qui  vi- 
dei in  abjconiiiOy  reddet  libi.  Et  cum  ora- 
veritx  intra  incubicuhm  tuum , & claujo 
offio,  oraTatrmtuum  in  abfcondito,  &e. 
Matt.6.q.6.e  cosi  degli  altri  efempj  : . c-, 
quello  è 1‘  ufo  della  Simbolica' . 

ir.  Quelche  narra,  però, il  CafTaneo 
del  Carbonchio  della  Itia  patria,  pollo 
fopra  un’alta  Piramide,  donde  dava  lu- 
me alla  Città  tutta,  come  avea  udito  : è 
una  delle  favole  , che  non  hanno  anco- 
ra inventata»  e fcritta  gli  Autori  de’Ro- 
manzi,e  de’  Poemi  , i quali  cefi  ogni  li- 
bertà fingono  quelche  a lor  piace  - Nar- 
rano pero  alcuni  Romanzi  antichi , eh? 
dentro  le  carnei  e de’  Sepolcri  , o de’ 
Teforùvi  folfe  qualche  Carbonchio,  che 
dalle  lume: e dentro  un  Sepolcro  linfe-» 
Platone  aver  ritrovato  Gtge  il  maravi- 
gliofo  anello  , come  diremo  al  fup  luo- 
go; ma  oiuno  ha  finto  , che  una  Gem- 
ma dalle  lume  a tutta  la  Città  ; e di 
quella  favola,  detta  per  iftoria  vera  dal 
CafTancom’abbiam  fatta  menzione  nell* 
Ital.Lett . 

2i.  Il  contrario  più  torto  , e con  piò 
certezza, ci  perfuadela  ragione  »e  l’au- 
torità di  molti  Scrittori , che  danno  [ter 
favolofe  le  Gemme  rrfpleiidenti  di  not- 
te: c i primi  tre, che  qui  proponiamogli 
abbiam  tolti  dallo  IlelToBoile  . Boezio 
d?  Boat  » (limato  dal  Boile  1‘  ottimo 
tra  gli  Scrittori  delle  Gemme  , lib.  2 .de 
Gemm.cap.'iia.YilRr.Mjvna  fama  eft  Carbun- 
coli. D vulgo putatur  in  tenchrii.carbonis 
ini  far,  lucere  , fortafi'e  quia  Tyropds , fé» 
timbrar  appellai  ut  à Veterìbus  fuit  . Ve- 
runi haElenus  nemounquamferé  aflerere  au- 
Jvs  futi,  fé  Gemmam  nottu  luccntem  vìdif- 
fe.  Gar^ias  ab  Horto,  Trcrcpìj  India  Me- 
dicus,  refertfe  allocutum  fuijje  , cui  fe  vi- 
ci i/Je aff.vnarent:  Jed  iitfidem non  babttit. 

2?*  Giovanni  Laetjnodetno, e giu- 
diziofo  Autore  » aap.de  Carbunculo  , efr 
Rubin.  dice:  Quia  autem  Carbunculi  ,Ty- 

ropi, 


Delle  Gemme  riffle  ridenti  di  notte.  Gap.  XII. 


yopi,  & Mntbraccs  à Veteribus  nominati - 
tur , vulgo  credimi n fuit,  carboni s i w/iar,  in 
tenebri s lucere,  quod  lamennie  nulla  Gem- 
ma batienus  deprebenfum  ; licèi  a quibuj- 
dam  temere  j atte  tur . 

24.  Olao  Vormio  nell’Iftoria  del 
fuo  Mujeo  , J’.  ha  pure  per  una  tavola—» 
divulgata  > fervendo  de1  Rubini  ‘.funi 
qui Rubinum  veterem  Carbunculum  r|Je_. 
exijiimanr. Jcddcelt  una  illi  nota,  quoti  in 
tcnebris,ihjiar  ^ imbrutii , non  luceat . Mji 
talem  Carbunculum  in  xe rum  natura  non 
inveniri,  major  pari  Mutborwn  exi/limat. 
Licèi  unum  , ani  alterimi  in  India  apud 
Magnani  quojdam  reperir i fcribant  ; cwn 
tavnen  ex  aliorum  relatione  idbabeant  fal- 
le m,  Jed  ipfi  non  ridermi . 

25.  Garzia  dall’  Orto,  Medico  Por- 
toghefe  , che  lungo  tempo  fu  Medico 
del  Viceré  dell'  India  ( come  già  lo  ri- 
ferifee  il  Boile  ) nella  fua  IJtoria  dc'fem- 
plici  Mromati  part.  1.  cap.  50.  dice,  !*_» 
lpczic  più  nobile  del  Rubino  cll'cre  il 
Carbonchio  ; non  perche  riattenda  nelle 
tenebre  , ed  al  bujo  ;ma  perche  la  faa_» 
chiarezza  è più  delle  altre  vivace;  ettcn- 
do  fai  fi  l’opinione, che  luce  di  notte. Di- 
ce , che  un  Gioielliere  gli  riferì  di  aver 
comprato  nell’  Itola  di  Zcilan  certi  ru- 
bini minuti>comc  fimo  i Rubini  di  Cór- 
tica;  ed  avendogli  levati  via  da  una  cer- 
ta tavola  , dove  erano  riparti  , ve  ne  ri- 
mafe  uno  nafcolto  nelle  pieghe  del  pan- 
no; c che  nella  notte  allo feuro gli  par- 
ve di  vedervi  lbpra  una  fcintilla  di  tuo- 
co»ché  èra  il  rubino  ltctlo  . Soggiunge 
il  Garzia  , cttcr.chiara  cofa  , thè  i Mcr- 
cailarui  fogliono  ne’  loro  ragionamenti 
mcfcolar  molte  vvilte  delle  favole;  mu> 
poi  Ita  a noi,fc  loro  vogliam  credere. 

26.  Vi !ide  Aldrovandf  fcrivc  del 
Carbonchio  nel  fuo  Mufco  Metallico: 
Quod  noci u , in!lar  carbonit,  luceat  , adhuc 
no  i e',i  exploratum  ; Gemmai  autem,  in  te- 
nebra fulgent  -s,pofje  ì natura  produci  af- 
firmamui;  dum  eaiem  natura  lignis  putri- 
da, nitcduiii,fquantji  pifeium  , & oculis 
felium  talem  lucem  impertitur  , ut  in  tene - 


H7 

bui  fidgeat:  f cd  apud  noi  adbuc  incertunt 
eli , num  aliqua  Gemmabujui  condilionis 
inrematur  . Scrivendo  ancora"  della  pie- 
tra Selenite,  dice  : blunquam  vidimut 
Selenite»!, feu  aliiim  lapide»!  notiti  unquam 
lucente m;  licèi  lapis  illuminabili 1 in  tene- 
bra radiet  ; tamen  id  non  natura  ; fd  arte 
prxltat  lapis  . £ pur  della  Selenite  itef- 
fa  drifc  il  Cardano  De  Gena >1.  Color » 

che  Ila  pietra  candida,  leggiera,  rifplcn- 
dente»  nottu  non  lucci; Jed  loca  proxima—, 
i llu/lr at;  co  quod  lumen  coltigli  tuon  tranj- 
mittit,  adeo  ut  Mdamas.quàre  nitet  ex  te- 
rmi, & non  elt  lam  perjpicuus . 

27.  Giova  n-liatilfa  ravernicr.Fran-' 
cefe  , mercadante  di  Giojc  tra'  più  mo- 
derni, il  quale  ne‘  fei  Viaggi  da  lui  fat- 
ti nell’  Indie  * ove  compro  varie  Gem- 
me, anche  dalle  proprie  miniere  ;e  vide 
tutte  le  Gemme  inoltrategli  da  quei 
Re;  anzi  dcfcriife  tutti  i Rubini  celebri 
del  Mondo  nel  lib.  3 .de’ Piaggi  d’ Indi » 
cap.  14.  cd  il  Rubino  del  Re  di  Pcrfia_» 
grande  quanto  un’  uovo  , ed  altri  ; 
molte  gemme  portò  pure  dall’  Europa 
all’India,  ove  a buon  prezzo  le  vende- 
va ; niùna  menzione  fa  del  ritplcndcrc 
di  notte,  quale  non  avrebbe  tralafciata; 
profelIando  di  fcrivcre  con  accuratezza 
tutte  le  ciiriolìtl  da  lui  vedute  , o da_« 
altri  con  verità  riferite  . 

28.  Giovanni  Rcnodco  Injiit.  Vhar - 
maccut.lib.z.fett.i.cap.\.De  Rubin. anche 
fcrive,  che  Rubami  .i  flammeo  colore. An- 
thrax,  hoc  eli  Carbunculus  dittus , non  no- 
ttu fplcndet , ne c in  tenebra  accenfx  can- 
dela: vi  ceni  gerii  ; ut  idiotx  putant  ; Jed 
ejtu  nitor, quaji  f ammeus,  prx  exteris  la- 
pi  di  bui  rubeis  fulget . 

29.  Del  Ruco,  c di  altri  Autori, che 
delle  Gemme  hanno  ferirlo  , o del  Car- 
bonchio han  fatto  menzione  , bifogna 
dire, che  molte  cofc  hanno  riferito  su  la 
fede  degli  altri.Son  > appo  varj  Principi, 
Carbonchi, c Ruhini  perfettittimì, orien- 
tali , e di  grandezza  diverfa  , c di  tal  lu- 
ce notturna  fon  privi  ; c poi  vanno  da’ 
luoghi  rimotiflìmi  gli  efempj  mendi- 

T 2 can- 


148  lftor. delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinto  G imma. Lièi. 


cando  , ed  hanno  fede  a quelchc  folo  fi 
riferifce  da  alcuni  di  avere  udito.  Molti 
fc  ne  veggono  in  Veneziafpcr  tralafciar 
gli  altri)ncl  Teforo  di  S.Marco,  ed  affai 
celebrati  da  Leandro  Alberti  nella  fua 
Deferì !?.  d'  Italia  , che  fa  menzione  del 
groffiflimo  Rubino  ivi  porto  dal  Card. 
Domenico  Grimani  ; c del  Carbonchio 
di  prezzo  ineltimabile  nella  fommiti 
della  Bcretta  Ducale  * c di  altri  anche 
groffì , che  fino  riferiti  da  Nicolò  Do- 
giioni nel  lib. i.  delle  cofe  notabili  di  Ve- 
nezia , da  Francefco  Scoto  nella  part. t. 
dell'  Itinerario  d'  Italia  , da  Fedele  Ono- 
fri,  da  Gi  >vanni-Antonio  Pacifico  nel- 
la Cronologia  Veneta  , e da  altri  Scrittori: 
e benché  fieno  de’  grandi  , e de’  rari; 
non  perciò  fi  veggono  rifplendere  di 
notte  . E ficcome  tal  luce  non  viene  ri- 
ferita da’  medefimi  , e da  altri  Autori; 
così  ancora  fumo  fiati  accertati  da'Lct- 
terati  viventi  , che  eli  han  veduti;  anzi, 
per  farci  cofa  grata, fono  andati  a veder- 
gli, perla  dimanda  a loro  fatta  . Hanno 

Iterò  affermato  di  tal  luce  , che  fia  favo- 
a : ciò  rteffo portiamo  dire  di  altri  Tc- 
fòri  in  luogo  (agro,  che  fono  nell’Italia, 
ove  rari  Rubini , o Carbonchi  fi  confcr- 
vano,  donati  da’  varj  Principi  . Bifogna 
dunque  conchiudere  , che  rifplcndono  i 
Carbonchi , come  le  altre  Gemme, al  ri- 
fleffo  della  luce;  non  che  diano  lume  di 
cotte,  come  le  candele  acccfc  . 


Delle  Virtit  delle  'Gemme  * 
e delle  Tietre  . 


C A Pi  XIII. 

r.  Ty^T  Araviglie  veramente  gran- 
ivi di  raccontano  gli  Scritto- 
ri , c Ipezialmentc  antichi , intorno  le 
virtù  delle  pietre  ; non  confederando» 
che  ha  la  Natura  le  fuc  leggi,  c che  non 
può  produrre  imponìbili . Più  maravi- 
gliofa  c la  buona  lède  » colla  quale  cie- 


camente 1 uno  le  fantafie  dell’  altro 
tralcrivcr  fi  vede  ; poco,  anzinicnte’a 
quelchc  è poifibile,  ed  a quelchc  è favo- 
lolo, avvertendo.  Celebrano  le  virtù  fe- 
condo i tre  modi,  de’  quali  è finto  l’ufo 
delle  pietre  ; cioè  o nell’  interno  ; ordi- 
nandoli da’ Medici  agl’  infermi.,  come 
varj  medicamenti  da’  minerali , e dalle 
piante  ancora  fi  compongono  : o nell' 
efierno  j portandoli  le  pietre  fopra  ì 
membri  del  corpo  in  forma  di  Amuleti, 
che  dicono . 11  terzo  ufo  è ne’  Sigilli , e 
negli  Anelli, fabbricati  coll’  arte,  i qua- 
li fono  di  varie  fpezie  , o Artrologici , o 
Magici,  o Fifici,  così  comunemente  ap- 
pellati. A quefti  fi  aggiungono  altri, 
che  noi  appelliamo  Favolofi,i  quali  nel- 
le Ifioric  lono  celebrati  ; ancorché  tut- 
te le  fpccie  loro  effer  favolofe  moftra- 
remo  . E perchè  di  tutte  quefte  virtù 
credute, qui  trattar  ci  conviene,  comin- 
ciamo dalle  cagioni , onde  le  virtù  po- 
ter derivare  hanno  (fintato*,  e poi  pro- 
(èguiremo  ad  cfaminarc  le  virtù  varie 
ne’  varj  modi  divifati . 


A R T I C.  L 

Delle  varie  opinioni  intorno  le  virtù 
delle  pietre , e k cagioni  loro . 

i*  LI  Antichi , fecondo  il  co- 
vJ  mone  Provverbio  , H irbis , 
Verbi*,  ir  laVidibusle  virtù  attribuiro- 
no; ma  che  Ila  la  virtù  .delle  parole  nel 
folo  fpiegarc  le  cofe , per  cui  furono  in- 
ventate , in  altro  luogo  di  quella-» 
nollra  Ijloria  Naturale  , moftriamo . 
Il  finto  Alberto  Magno  nel  fine  del  libi 
2.fr<iff.i.airerì,  che  fe  alcuno  vorri  far- 
ne (pcrienza  , appena  ritrovar.!  una  pie- 
truccia  , che  non  abbia  la  virtù  fua  . 11 
Cardano,  (overchio  affezionato  alle  fu- 

? adizioni , ed  alle  vaniti,  che  a’ veri 
ilolofi  fono  di  naufeajnon  folo  alle  ccm 
fe;  ma  alle  parole  attribuì  ancora  le  vii* 

tu;  " 


ed  by  Google 


Delle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll.  149 


tù;  onde  tutte  le  fue  Opere  di  fcioc- 
chezze  fon  piene  . Affermò  egli  lib.  De 
fubtil.  j.  ninna  pietra  alicujm  egregi-* 
virtuiif  expertem cj Je  ; e che  alis  gemma 
vitx  longitudini,  alix  incolumi  tati  , qu. c- 
dam  divitiis,  aliai  amori  , ali*  divinatio- 
ni,  a’.ìte  rotori , ali#  boi#  fortuna:  fovent, 
sii x ctiam  funi  injclices  : quxdampigrot, 
quxdam  timi  dot , ait  edam  Ixtos , qux  hn 
trifks  fatiunt.  11  K.enoJeoli&.  i.fefif.  z. 
lodando  le  Gemme*  nel  proemio*  dice, 
che  nuli:  dubium  eli  * quin  fuafit  Gemmi s 
divini  lùs  infra  virtur  , ah  Tona  ; c che 
àfa/cino-tuentur , mortile  medentur , £ani- 
tsiem conftrvanti  oculot  recreant , menlcm 
txbi larant,  triltitiam  pellunt.  Argomen- 
tano , che  hanno  virtù  dallo  fplcndore, 
dalla  rarità,  e dal  prezzo  : e credono  cf- 
fcre  imponìbile,  che  produzioni , così 
nobili  della  Natura,  non  fienodotate  di 
qualità  projKirzionate  , e (Iraordinarie. 

3.  Didero  alcuni  , che  quelle  virtù 
derivano  dagli  Elementi,  da' quali  fo- 
no compofte  le  pietre  : e quella  opinio- 
ne degli  Antichi  volle  difendere  Alef* 
fandro  Greco,Peripatctico,  il  quale  tut- 
te le  cofe  animate  ,c  prive  di  anima, at- 
tribuì àgli  Elementi . Platone  tutte  le 
cofe  intcriori  edere  ideate  dalle  Idee  Ar- 
periori  fupponeva  , che  appellava  fe pa- 
rate, c di  gran'potenza  , e da  quelle  ef- 
fcr  generato  tutto  quello  , chefi  gene- 
ra , e trafmutarlì  la  materia  delle  cofe 
generabili,  e corruttibili,  ed  alterarti;  c 
così  aderirlo  , che  le  pietre  ricevano  la 
compofizione*  e la  virtù  di  quelle  Idee. 
Ermete  , e molti  fuoi  fegiraci  Indiani, 
c gli  Aftrologi  didcro , che  tutte  le  vir- 
tù delle  cofe  inferiori  fieno  nelle  Stelle, 
e nelle  Immagini  celcfti . Così  Levino 
Lennio  De  occult.nat.  mirac.lib.z.  cap.  3Ì. 
fcride  , che  il  portare  un*  anello, o un_, 
monile,  con  gemma  virtuofa  , non  foto 
è d’  ornamento  a chi  lo  porta,  e gli  con- 
forta la  villa  ; ma  con  una  certa  virtù 
naturale,  ed  occulta,  conforta  il  cuore, e 
rallegra  1*  animo  ; la  qual  virtù  viene 
propriamente  da  lei , c da  quella  nafeo- 


fla  ed  occulta  proprietà  , che  viene 
dalle  Stelle  , come  afferma  Marfiglio. 
Avicenna  pensò  , che  ih  tutte  le  nature 
vi  fieno  talvolta  prodigj,  dalla  immagi- 
nazione de’  Motori  luperiori , come  fe 
in  quelli  villa  immaginazione.  Altri,  e 
fpezialmente  gli  Aridotelici  , ricorrono 
alle  Catifc  occulte;  poicch  • ( al  dir  del 
Kueo  De  Gm  n.  facr.  lib.  r.  che  quella 
fentenza  difènde^  la  proprietà  di  tutta 
la  foftanza  , chiamano  occulta;  perchè 
dalla  ragione  umana  le  forze  della  fo- 
ilanza  capir  norr  fi  podorro  , colle  quali 
fi  fanno  così  Itupc  idi  ufiq;e  gli  Uomi- 
ni troppo  dotti  non  le  iànno.fe  non  per 
lo  continuo  ufo  , il  quale  non  è cavato 
colle  ragioni-  umane , o per  ifperienza 
ragionevole;  ma  ritrovato  per  un  cafua- 
le  fuccedo- , o per  qualche  rivelazione; 
come  col  mezo  de’  fogni  . Ciò  prova 
coll’  efempio  della  Kofà  filvelìre  ; e 
narra  la  Storia  , che  per  mezo  di  un  fo- 
gno fu  rivelata  la  virtù  della  radice  fui 
contro  il  morfo  del  cane  rabbiofo,  e 
contro  gli  edotti  «fi  quello;  c così  e Tor- 
ri (àp.ue  le  occulte  qualità  de*  midi» 
fenza  che  fc  nc  porta  conofccte,ed  ade- 
gnar la  cagione . Così  egti  crede,  per  di- 
fendere la  fua  favolola  opinione  , che 
vuole  per  vera  pcrfiiadere  . 

A R T I C.  H. 

Delle  Virtù  \crrolof*  afjegnate 
alle  Tic  tre . 

q.  o Ono  così  m.iravigliofe  le  vir- 

^ tu,  che  predicano  alcuni  del- 
le Gemme,  e delle  Pietre,  i quali  fpedo 
cofe  fuperftiziole  , ed  imponìbili  vo- 
glion  pe  diraderei,  che  fenza  dubbio  ci 
muovono  a rifo  ; edelle  lledc  virtù  ce- 
lebrate; perchè  non  podono  mollrar  ca- 
gione veruna,  o connertìone,  o ragione; 
ricorrono  alle  caufc occulte,  colle  qua- 
li tante  menzogne  difendono.N'el  libro, 
che  fu  attribuito  ad  Alberto  Magno , d 
leggono  cofe  affatto  indegne  di  tanto 

Uomo, 


ISO  JJ}  or. delle  G emme#  delle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.I. 


Ucmo  i qual  Su  Alberto  , col  cui  nome 
ha  pretelo  il  vero  Autore  di  autentica- 
re le  lue  iciocchczze  - 

$•  Dice,  che  i Coralli  fpedifeono  i 
principi  , e’1  fine  de’  ncgozj.Che  la  Cc- 
1 acbiit,  pietra  portata  nella  bocca  , fa-, 
giudicar  bene  i penlieri , c le  opinioni,  e 
rende  amabile  e graziolo  l' L omo , che 
la  porta.  Che  il  Giacinto, portato  nel  di- 
to, allicura  il  pellegrino, e’1  la  grato  agli 
V omini;  c le  t Zattirino  , confcrifccallc 
ricchezze,  c dà  buono  ingegno  natura- 
le, ed  allegrezza  .Che  la  pietra  della-, 
Jena,  polca  fotto  la  lingua,  fa  predire  le 
cole  lucure.Chc  la  pietra  Lippari  lìa  mi- 
rabile, eche  dando  prefente,  non  poll'o- 
iio  i Cani , c i Cacciatori  veder  la  fiera, 
che  corre  a mirar  la  pietra  , come  fuo 
protettore.  Che  l’ Oftalmo  portato, ren- 
da inviabile  chi  lp  porta. Cne  1’  Orfano, 
pietra  rara,conferv  i 1’  onor  Reale  . 

6.  Vogliono  ancora,  che  la  Calamita 
fi  ponga  poi  vernata  fopra  i carboni, 
negli  angoli  della  caia  ; acciocché  lug- 
gano  coloro,  che  dormono;  c che  polla 
lòtto  il  capo  della  donna,  che  dormedè 
quella  è calla  , abbraccia  il  marito  ; fe-> 
adultera  , cade  dal  letto  : c quella  virtù 
altri  all egnano  al  Diamante  ; come  II 
può  vedere  nella  Trax..Aurca  StoecKeri ; 
c tornaremo  noi  a farne  menzione-,, 
trattando  delle  favole  del  Diamante, nel 
Uh.  2. 

7.  Dicono  altri , che  la  Selenite  col- 
la Aia  Luna.legue  il  corfo  di  quella  del 
Cielo, c fa  pr  iletizar  chi  nel  Novilu- 
ni» la  porta  . ( he  1*  Ennidio  , quando 
piove  , lidia  goci  ie  gemmate  . Che  la—, 
(P, trite  brucia  Ir  mano  di  chi  troppo 
la  llrignc  . Che  il  Zaflito  modra  in  le  1’ 
immagine  dell,’  oggetto  amato . Che  lo 
Smeraldo  fi  fpczza  in  mano  diifoncita-,. 
C he  la  Cìnedia  li  turba  nella  turbazione 
del  marex'l  Giacinto  litiopia>  in  quel- 
la dell'  aria  < C limili . Dicono  eziandio, 
che  l’  dimettilo reiilla  alla  ebrietà*  c che 
intagliandovi  il  nome  del  Sole, e della—, 
Luna  , e tonuto  lofpcfo  nel  collo  co’  i 


capelli  di  Cinocefalo,  o piume  di  rondi- 
ne, relìltc  a’  veneficj  l chc  fcaccia  laG 
grandine  , e le  locuite  ;e  chetali  effetti 
tanno  gli  Smeraldi  ; fe  dentro  vi  s’ inta- 
gliano Aquile, o Scarafaggi.  Che  V^tra* 
la  giovi  contro  il  morfo  ile’  ragni,  e de- 
gli scorpioni ;che  mitiga  la  fcte.poflain 
bocca;  c che  lcacci  via  le  tempede  : che 
taccia  pure  fermare  i fiumi  : c che  ne  (la 
argomento,  che  legata  con  crini  <jc" 
Leoni , c polta  in  caldaje  bollenti,»  le-» 
radrcildi;  e ch'c  le  -4»atf,limili  alla  pel- 
le dcllajena,  inducano  difeordie  nelje^ 
cale  ; e quelle  , che  fono  di  un  colore» 
facciano  i giodratori,  c limili  qualità  di 
Domini  bellicod  .Che il  Dtajpro  vaglia 
contro  leattàfcinazioni.Chel’  Entropia, 
portata  addodb  con  alcune  erbe , e pa- 
role , faccia  gli  Uomini  inviàbili.  Altre* 
pollano  levar  la  danchczza;altrc giova- 
re a’ rudianelimi  ; far  notturne  vifio- 
ni,  reddere  a’  fulmini , fermare  i venti, 
c fare  altri  gran  miracoli . Se  una  mini- 
ma di  quelle  favolofc  virtù,  celebrate-» 
dagli  Autori,  toflé  vera;  ogni  minima-, 

E etra  farebbe  di  maggior  prezzo  del" 
untante, e dell’  altre  Ccmrae>che  fono 
preziolc  per  la  rarità;  e fe  il  Corallo  re- 
lidciTc  a'  fulmini,  cd  alle  tempede,  me- 
ritarcbbe  maggiore  onore . 

A R T I C.  III. 

1 Parere  di  alcuni  , che  le  Eirtì  dèlie 
‘ Pietre  negano . 

8.  T E dravaganti  virtù,  che  han- 
JL,  no  alcuni,  lenza  moderatez- 
za, attribuito  alle  pietre  «fonoliate  ca- 
gione , chc  molti  le  virtù  tutte  di  c;Te_» 
iranno  collantemente  negato  . cd  alcu- 
ni dubitano  ancor^,  fe  loro  fi  propone-, 
qualche  virtù  manifeda,,  film  inzio  pa- 
re di  negar, die  le  Gem  nc,lc  a iali  han- 
no una  durezza  di  pietra, operar  p affa- 
no, o patire  in  noi  qualche  co  fa,  in  Tralf.  • 
De  Ftwié.e.15.  ».  t y.  litmtillcro  fi  pro- 
teda ; Qux  ditiurus  fum  dcGamarum-t 

vir - 


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Delie  Virtù  delle  Gemme  . Cip.  XIII. 


*5* 


virtutibut  i exrelatione  aliorum  aferam 
pothif , cjuìm  quoihim  i Ili  s albi  beami 
ma  più  ditFifamente  biafimò  1’  ufo  del- 
le rrìedcfirae  ; come  riferiremo  nell',/fr- 
tic.  j.colle  ragioni  ancora  del  Primcro- 
fio. 

p.  Gcminiano  Montanari,  nel  Dia- 
logo dtl  Turbine  dice  , che  cuiaPi  tutte  le 
virtù  fono  favolofc  , le  quali  Plinio  , 
tanfi  Autori, attribuirono  alle  Gemme, 
ed  alle  pietre,  avute  per  vere  dalla  va- 
na fu  perdizione  del  Volgo,  e dalla  cre- 
dulità; però  celebra  Francelco  Redi , che 
ciò  dottamente  ha  dimollrato,  c prova- 
to colle  lpcricnzc  . Enea  Vico, Parmi- 
giano, ne  Difcorfi  J opra  le  Medaglie  degli 
Zftttìcbii  Rampati  in  Venezia  in  4.  da_> 
Gabriele  Giolito  nel  «555.  deride  mol- 
te di  quelle  virtù  nel  lib.i.  cap.  14-  che 
elamina,  di  alcune  gemme  principali  : c 
dice,  che  le  virtù  lidie  fono  credute 
da'  (empiici , c vani  . Il  Petrarca  lib.t.  de 
R bned.ii'-riitfcju.fortun.DiaLtj.neQa  , clic 
fieno  utili  le  gemme  , e che  abbiano  al- 
tra forza  4*  quella  ; che  dal  volgo  vien 
data  ; benché  da  molti  più  cole  mirabili 
lìen  Rate  ferine,  non  per  verità,  nèper 
udirti  de'  Lettori;  ma  di  coloro,  che  at- 
tendono ag'i  llupnri  ; fpezialmente  da' 
Magh  > i quali  empiere  i libri  loro  di 
tante  menzogne  hanno  potuto  . Penfa 
però  con  Plinio  , che  quelli  abbiano 
icritto  per  difprcgio  , c derilione  dell’ 
uman  genere  , c per  avviluppare  la  paz- 
za credulità  con  opinioni  vane;  ed  elTi 
mede.iìmi  godere  delle  altrui  fciocchcz- 
zc. 

10.  Altro  argomento  porta  lo  flcf- 
fo Enea  Vico,  dalla  feufa  de'  ProfeiTori 
di  tal  vanità  , come  quelli , che  dell'er- 
rore fi  accorgono  » e dicono  le  gemme 
aver  cangiati  i nomi  per  la  lunghezza-* 
de'  tempr,  e per  la  mutazione  delle  lin- 

SJuc  , e che  per  quello  faper  non  fi  pòf- 
àno  le  virtù  vere  ; ancorché  vi  fieno  ; l' 
una  gemma  j er  l’altra  prendendoli.  Da 
ciò  li  cava  la  vanità  delie  virtù  , le  qua- 
li, ancorché  vi  follerò  , faper  non  fi  pof- 


fmo  ; perché  i veri  nomi  delle  gem  nè 
non  fi  fanno  . 

' A R T I C.  IV. 

Opinione  del  Bolle  nelle  Virtà 
delle  Tietre . 

**•  XJAp  rocurato  Roberto  Roi- 
l- 1 le  lèguirc  altra  via  i nSpe- 
tim.Gemmar.  poicchc  non  ammette  le 
virtù  tutte  » riferite  dagli' Autori  , che 
IpcITo  promettono  cofc  imponìbili,  iper- 
boliche,ed  alla  Natura  ripugnanti. '"on- 
felTa  non  aver  veduto  grandi  effetti  da 
quelle  dure,  e preziofe  pietre,  come  fo- 
no i Diamanti,  i Rubini , f/aifiri , e fi- 
mili , che  negli  anelli  (Tlegano  . Nulla- 
dimeno,  perchè  ha  piacciuto  a’  Medici, 
per  lofpazio  di  tanti  fccoli,  prcfcrivcre 
i frammenti  delle  Gemme  in  certe  com-^ 
pofizioni Cardiache  di  gran  nome  ; e~ 
perchè  molti  celebri  Uomini  della  IteC- 
fa  pmfcllìonc,  e molti  Scrittori , c m al- 
ti Virtuofi  eziandio  a bocca  arterii-o- 
no  di  avere  fpermentati  alcuni  degni 
effetti  delle  Gemm:;e  perchè  flimò  non 
eflfcrvi  alcuna  impoSlìbìTtà  , che  almeno 
alcune  Gemme  padano  giovare  a’  cor- 
pi umani;  però  non  volle  negar  tutte  le 
virtù  di  quelle,  fpczialnrente  le  medici- 
nali ,che  vengono  approvate  dalla  tra- 
dizione , e dall’  autorità  di  nobili  Au- 
tori . Si  sforzòdunque  dimoftrare  , ché 
molte  gemme  pollano  avere  virtù 
medicinale,  che  fi  dee  attribuire  alle 
follanze  , di  cui  fono  compolle  .. 

ii.  Propofe  la  fu  a congettura , ciF 
ipotclì*  con  due  particolari.  Primo  , chè 
molte  gemme,  e pietre  medicinali, o fu- 
rono un  tempo  corpi  fluidi , o in  parte 
furono  comporti  da  tali  Manze,  che 
qualche  volta  furono  fluide  . Secondo: 
molte  virtù  delle  pietre  dioendon  > dal- 
la miftura  delle  fortanzo  metalliche, 
e minerali, che  in  quelle  fog'iono  incor- 
porarfi:  e i gradi  della  varietà  , cdell* 
efiìcacia  di  quelle  virtùjfi  dee  attribuire 


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i Si  ljlor. dello  Gemme  y e delle  Vietre  di  Giacinto  Gèmma.  Libi . 


ad  alcune  foftanze,che  in  quella  miftu- 
ra  concorrono . 

ij.  Primieramente  prò  va, che  la  ma- 
teria delle  pietre,  anche  più  dure  , come 
fono  i Diamanti , furono  prima  corpi 
fluidi,  e molli,  o liquori  ; e ciò  dimoiti  a 
dalla  diafanità  di  alcune  gemme  , dal- 
la figura  delle  medelìmc  , quando  lòn_, 
rozze,  e non  pulite  ; perche  oflbrvò  Ja_» 
fupeificic  de'  Diamanti  jeffer  compatta 
di  varj  piani  triangoli  , che  in  le  conte- 
l eano  altri  più  minuti  triangoli , i qua- 
li ad  un  pioto  concorrevano  , e forma- 
vano quali  un’angolo  ottulb  ; dalla 
qual  figura  i Gioiellieri,  oltre  dalla  du- 
rezza , dittinguono  i Diamanti  dalle  al- 
tre gemme  * Provò  lo  llclfodagli  am- 
maliamenti , trovati  nella  foltanza  , e 
nella  caviti  di  diverfe  pietre,  cosi  delle 
olcure , come  delle  alpe  ; i quali  appa- 
rivan  fatti  da  un  certo  fugo  più  pura, 
coagulato  in  una  follanza  più  pura;  e lo 
Hello  fugo  petiifico  più  puro , con  un 
certo  fcolamcnio,  per  la  foltanza  più 
gratta  della  pietra  avea  penetrato  ìo_j 
quelle  caviti  ; c fvaporate  le  parti' 
aquee  , c fuperflùc  , o imbevute  dalla 
pietra  vicina  , avea  prcli  forma  di  un 
criilaUo  il  più  puro  . Dimollrò  il  mede- 
limo  da'  colori  delle  Gcmntc,part copa- 
li da  un  certo  lugo  minerale  colorito, 
e da  qualche  dilazione  minerale,  atta 
a tignere  - Cosi  dall’  oflcrvazione  delle 
Gemme  più  dure,  che  racchiudono  altri 
corpi  diverfi  , i quali  racchiudere  non  11 
pollano  ; le  non  li  concede  liquida  la 
prima  materia  . Oirervò  i Diamanti , ed 
altre  Gemme  , che  trovò  racchiufe  nel- 
le rupi  , o nafeotte  nel  mezo  di  due  pie- 
tre»  che  bifognò  fminuzzare,  per  cavar- 
ne le  gemme  . Ritrovò  rifplcndcnti 
Marchclite  nelle  pietre  fode,  c nel  mar- 
mo, e le  felci  dentro  la  gran  malfa  del 
marmo  : il  legno  nelle  conchiglie ::  ed 
altre  cole  dentro  le  pietre  grandi . Da 
(io  fuppone  , che  la  Gemma  fu  primi 
formata  , o nella  terra  , o in  qualche 
molle  foltanza,  la  quale  poi,afTalita  dal 


fugo  petrinco,  fu  convertita  in  pietra. 

14.  Secondounottra  le  cagioni, dona 
de  aver  poffano  qualche  virtù  le  gem- 
me ; e luppone , che  la  Natura  corredò 

la  terra  di  inellrui  , edi  liquori  di  qua- 
lità diverfe:  f acqua  ancora  abbondante 
nelle  miniere  , col  cui  mezzo  poffono 
alterarli , c farli  pregne  , c talvolta  fare 
ufitio  di  mettruo,c  concorrere  alfa  pro- 
duzaone  de’  corpi  ; e la  (tetta  acqua  far- 
li pregna  di  particelle  Ialine  , c metalli^ 
che,  donde  palla, de'  fi  pori,  di  calore,  di 
freddezza  , e di  altre  qualità  dc'liquo- 
ri , che  inno  ttimati  cof  titolo  di  acqua 
comune  , come  li  vede  da'  bagni  , c da,’ 
fonti  minerali . Da  altre  colè  limili  ne 
cav  a , che  nelle  Gemme  aver  lì  t'olino, 
le  virtù  , fecondo  la  divelliti  delle  par- 
ticelle , e della  loro  abbondanza  , di  cui 
poffono  farli  pregne  le  Gemme  : c non 
folo  le  chiare  ; ma  le  olcure  , che  fono 
più  molli  delle  ciliare  , contengono  fo- 
liaiue  minerali.  Conferma  lo  ftciro;per- 
chè  la  principale  foltanza  , di  cui  li  tan- 
no le  Gemme  ofcurc  , fu  corpo  perfet- 
to minerale,  prima  di  farli  pietra  ; cioè 
le  terre  medi,  inali  , c metalliche  , ed 
ogni  fpezic  di  follile  , che  dallo  fpirito 
pie uofo  può  convertirli  in  pietra  , c co- 
sì ritenere  le  fnc  virtù  : e quelle  ancora 
delle  particelle  minerali , delle  quali  in 
forma  di  liquori,  o di  cfalazioni,  diven- 
nero pregne  quando  cran  molli . 

1 5 . il  Duamcl  in  'Plnlojoph.HuTgun. 
Tom.  > ,'Pbyfk.part.  2.  de  FoJU.cap .5.  ben- 
ché l’cgua  l' opinione  del  Beile  intorno 
le  virtù  delle  pietre  ; anzi  lo  traferivat 
fi  dichiara  nondimeno,  dicendo  : Nf ur 
hoc  loco  inquìrendum  puto,  an  gemmi s iw» 
jint  e a.’  vires  . F auor,equidem,  pleraque  effe 
fabula  proxima  , qux  de  gemmarum  vivi- 
ti!! narravi:  ac  fi  tjuas  bobe  ani-,  quod  per- 
tinaci ter  non abnnerim  , cwm  viri  c5“  gra- 
viffimi , & doiìifsimi  il  tefientur  , no 
Stéilisfixiscimi  Chahbeif  , non  rationibus 
/'eminarii i;  ant  formìs  jpetific'a , ani  Spi- 
rititi ZJnivcrfn  fed fuoco  percolato,  o"  mu- 
nitali fumo,  ut  ori  gì  He  m , ftc  vira  gemma- 

rum 


Belle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  XlU. 


rum  accertai  refcram  . Reca  1*  d'empia 
della  Calamita,  da  cui, benché  duriffima, 
efeono  eftiuvj  penetranti»  Così  del  Dia- 
mante , e dellalne  gemme  di  virtù  elet- 
trica , da  cui  fi  mandano  gli  aliti  leg- 
gieri , e lottili . Non  dubita,  però , che 
le  lorze  delle  pietre  , c degli  altri  «or- 
pi  , dal  melcolamcnto  con  gli  acidi  , o 
nitrolì  liquori, in  qualche  parte  fi  marn- 
ici! ino  j c però  porta  alcuni  efempj  del- 
io Hello  Beile  . La  Pietra  Calamnare^t 
mekolandoli  collo  lpirito  del  nitro  , 
con  veloce  , ma  poco  moto,  fi  fmove_»  : 
coll’  acqua  forte  molto  bolle  ; collo 
/pirite  di  vitriolo  s’ indurifee  , come-» 
1'  acqua  colla  polvere  d’ alaballro  : col- 
la tuzia  di  lpirito  di  nitro  ancora  bolle; 
c molto  più  quando  vi  fi  verfa  1’  olio  di 
vitriolo  ; quindi  crede , che  forfè  la 
tuzia  , e la  pietra  ltclfa  Calami» are  con 
utilità  fi  ponga  agli  occhi , per  lo  /ale 
alcali , come  le  altre  cofe  della  (fella 
fpezic  . La  Pietra  Lavala  collo  fpirito  di 
vitriolo , p molto  più  con  quello  del 
nitro  fi  muove  , fenza  mcfcolanza  di 
acido  . Le  Conchiglie  impietrite  , la  ra- 
dice della.  Clofjope'.ra , con  gli  acidi  fa 
fit  epito  . l,a  Cer aunìa  , o Belmnite , e 
1’  filtrile , còllo  lpirito  del  vitriolo  bol- 
lono alquanto  ; come  il  Corallo  , che 
fenza  fumo  bolle  » c però  è utile  a‘  fan- 
ciulli di  corpo  debole  ; ma  il  Magiftero 
de’ Coralli, preparato  nella  maniera  vol- 
gare, non  fi  muove  do  lali  alcali , nè  da- 
gli acidi  ; e però  pare  non  elferc  di  al- 
cuno ufo . Lo  fpirito  del  corno  di  Cer- 
vo, colla  pietra  Cerulea,  o .sfrata , an- 
che bolle  , e pare  un  bolo  di  vitriolo , 
ed  ha  faporc  /litico  ; però  fi  /lima  utile 
alle  ferite  interne  , eu  alle  convullìoni , 
coagulando  alquanto  il  fangue:  ed  im- 
pedifee , che  ton  impeto  alla  parte  in- 
ferma fi  fpitiga  ; c però  leggiera  la  coa- 
gulazione { acciocché  il  /angue  più  vi- 
cino alla  ferita,  tirato  a forza  , impedi- 
fca  l’ infiammazione  . Sono  alcune  pie- 
tre tinte  di  color  nero,  o gialliccio, 
che  hanno  molto  della  natura  del  fer- 
ro IH.  I. 


ro , come  V Ematite , così  detta  , perchè 
ferma  1’  ufeita  del  fangue , o perchè  il 
fugo  fanguigno  manda  alla  cute  ; fciol- 
ta  coll’ infulionc  della  galla,  diviene  di 
nero  colore  . La  Pietra  Scijjile , di  cui 
fi  vagliono  gli  Orefici  per  indorare  l’ar- 
gento , o per  pulire  le  dòglie , che  pon- 
gono fotto  le  gemme  ; è io  Smeriglio, 
pietra  dura,  atta  a pulire  le  gemme;  fi 
trovano  ambidue  nelle  miniere  di  ferro, 
o nelle  terre  roffeggianti  ; onde  lecca- 
no , llringono  , e confolidano  . Quin- 
di nafee  la  particolare  gravità  delle  pie- 
tre : c fecondo  il  Boilc  , la  gravezza  del 
Marmo  bianco  a paragone  di  quella 
dell’  acqua  , fia  quali  come  due  e mc- 
zo  ad  uno  . La  Calamita  è quattro  vol- 
te più  grave  dell’  acqua  : 1’  Ematite  cin- 
que : la  CagaM , che  c follile  , c dello 
Itcflò  pefo  j^rafi  dell’  acqua  . Qui  fi 
può  aggiugnere  la  Stellarla  , che  polla  * 
ne’  liquori  acidi , come  nell’aceto  , o 
nel  fugo  de’ limoni,  camminare  fi  vede; 
e così  di  qualche  altra  pietra. 

16.  Qucitc  congetture  , che  più 
ditfulhmentc  và  fpiegando  il  Boilc , fi- 
lofoficamentc  confiderete , fono  fenza 
dubbio  ragionevoli , c da  non  i/prezzar- 
11  ; ma  colla  pratica  que/fe  virtù  allo 
fpc/fo  ingannano  gli  Uomini  dotti  , i 
quali  non  le  ritrovano  nell’  ufo  delle 
gemme  ; e vi  fono  anche  ragioni  Filofo- 
hche  , le  quaii  dimollrano  , che  quan- 
do è la  gemma  impietrita  , quelle  fo- 
ftanze  metalliche  hanno  perduta  la 
loro  forza  , e fonopalfatc  in  altra  fo- 
/tanza  . Dimolfraremo  , però  , il  parere 
de’  mcdcllmi  Profe/fon  nell’  vinicolo 
feguentc . 

A R T I C.  V. 

Delle  Virtù  delle  Gemme  nell'ufo 
interno  . 

17»  Ontrafia  Etmullero  per 

V-/  1’  ufo  medico  delle  Gem- 
me : c nella  Mineralogia  Scbroieri  diln- 

y citati. 


i $4  1 fi  or. delle  Gemme te  delle  Pietre  di  Giaci nu  Gìmma.Lib.I.  ' 


Ciduti,  fuo  Autore»  confiderà ndo  le  pre- 
parazioni delle  pietre  » dice  » che  mu- 
nì1 virtù  fi  può  avere  nè  dalla  tritura- 
zione » nè  dalla  calcinazione  » nc  dalle 
finture»  che  fono  le  principali  prepa- 
razioni » ed  operazicni  » colle  quali 
vengono  le  pietre  in  ufo  medico  i ac- 
ciocché posano  fervire  agl'infermi  nel- 
1’ ufo  interno.  The  le  Gemme»  e le 
Pietre  ridotte  in  polvere  * prefe  dagfin- 
fermi,  fieno  inutili , ralfcrì  pure  Tom- 
malo  Donzelli  nelle  Giunte  al  Teatro 
Farmaceutico  di  Giufcppe  fuo  padre  : e 
djfie  » che  ciò  era  noto  dalla  fpcricnza^ 
L’  Etmullero  1’  ha  dimottrato  con  ra- 

Sicmi  ; perchè  le  Gemme  prefe  in  forma 
ì polvere»  fi  mandano  fuori  con  gli 
eferementi  fenza  alterarli  * refillendo 
la  loro  durezza  al  potej^fcioplicre  da’ 
roefimi , che  ne'  noflrirempi  operano  V 
• e non  dilciogliendofi  , nè  ricevendo  al- 
cuna mutazione  » ed  alterazione,,  non 
pofTono  comunicare  virtù  alcuna  . Ri- 
ferifeono  , che  in  Rema  furono  ofler- 
vati  intatti  col  Micro/copio  i minuzzoli 
delle  Gioie,  che  entrano  nelle  Confe- 
zioni . Dice  lo  Hello  Ftmullcro  , che 
facendoli  la  loro  polverizaziore  ,o  prc- 
parazionefopra  il  porfido»  o la  tritura- 
zione fcpra  il  mortajo  di  pietra  ; per  la 
durezza  delle  gemme  fi  rade  qualche 
cofa  dal  porfido  » o dal  mortajo  , che 
fi  mefcola  colla  polvere  della  gemma  j 
però  avere  non  fi  poflrno  le  liocere  pol- 
veri delle  gemme  ; ma  più  tofio  mcfbo- 
late  con  particelle  eterogenee  . To  flefi- 
fo  accade  » fie  fi  fa  ne!  mortajo  di  hron- 
zo  ; poicchè  le  particelle,  ranchiate  dal 
mortajo  , fi-ranno  valevoli  ad  alterare  , 
e adulterare  la  polvere  della  gemma  » 
onde  7acnto  I ufitano  ammonì»  chele 
gemme  preparare  fi  debbano  col  morta- 
jo , e col  pelfello  di  oro  » o di  argen- 
to . Si  può  ciò  ancora  provare  colla 
frerfenza  ; perchè  » prefo  per  bocca  il 
Diamante  intero  » non  ha  recato  alcun 
danno  » come  diremo  nel.Iii.  2.  e gui- 
ttamente infegna  Etmullero  , che  più 


pretto  può  ballare  il  Giiiaiio  all’  ufa 
medico  , che  le  Gemme. 

I.e  Pietre  ancora  col  mezo  della 
calcinazione»  fatta  con  artificio  Chimi- 
co» per  poterfi  meglio  trattare  , ricevo- 
no qualche  mutazione  , mancano  dalla 
nattira  le  teff  tura  , perdono  o tutta  la 
virtù  propria  , o parte  ; perchè  Tempre 
vi  refia  qualche  porzione  di  melfruo,  o 
che  fi  lavino  , o clic  fi  precipitino  ; mai 
perfettamente  i fiali  fi  pedono  fcpara- 
re  - 

Nell*  effrazione  della  Tintura  delle 
Gemme , o non  fi  dù  veramente  effra- 
zione della  vera  fofianza  tingente  di 
quelle  » che  non  lìa  fcmpbVe  dittblu- 
zirne  dell’intero  corpo  delle  medefi- 
ire  ; o fi  fa  uno  f,  ioglimcnto  metallico, 
cioè  da  quelli  » che  tingono  le  gemme; 
onde  piu  tofio  potrebbe  cavarli  la  tin- 
tura qa’Metalli  , che  dalle  Gemme  ; 
cioè  nella  tintura  del  Granato  , o del 
Rubino , più  pretto  cavar  lì  dovrebbe  la 
tintura  dell’  Cro , donde  hanno  i colo- 
ri : e così  delle  altre  ; perchè  le  tinture 
delle  Gemme  fono  delia  natura  metal- 
lica » Si  cavarehhero  le  tinture  in  mag- 
gior copia  da’  Vetalli  ; perche  le  tintu- 
re delle  Cemme»anche  più  rirche  di  cr- 
lore  » fono  in  pochiffima  quantità  ; ef- 
fondo incredibile  la  elievfib  :à  della  fo- 
Itanza  metallica  tingente  » erme  col 
parere  dello  Petto  Poilc  abbiane  detto 
nell’ »/#r/ir.  de’  Celeri  delle  Gemme  . 
Si  ccnofce  tutto  ciò  ne'le  preparazioni 
delle  Gemme  artificiali  » in  cui  alcuni 
^rani  di  un  corpo  metallico  tingente, 
infetta  , è colorifre  più  onde  di  vetro; 
come  dimoflra  il  Neri  dell’arte Fietrar. 
cap.'j’j . e 7?.  e ’l  Gl  aubero  T.i.  Quin- 
di è manifefla  1*  impolfura  di  coloro  * 
rchc  vendono  le  tinture  delle  Gemme  , 
le  quali  fono  tutte  falfe  ; poicchc  per  la 
tintura  rotta  vi  bifognarebbe  una  gran_» 
cuantitì  di  Granati  ; così  delle  altre 
Gemme  per  le  altre  tinture  ; ma  delle 
impotture  del  Tumeifero  nelle  tinture, 
che  a gran  prc*2o  vendea  a'  Principi , e 


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Belle  Virtù  delle  Gemme  . Cttp.  XlII. 

«?el  danno  , che  recava  alla  fallite  , ne  fi  dimtinfiicano  o di  quantità 

fcriviamo  nel  Cap.  della  Tietra  Filojàfi-  < • i»  - - 


ca  . Dke  Ltraullero  , che  altro  non  Ira 
la  tintura  degli  Smeraldi  dello  i erode- 
rò , chi  una  l'oluzione  tinta  , c importa 
di  fpirito  di  vino  , e di  orina  , e di 
particelle  rafehiate  dal  ferro , c bronzo 
del  mortajo  , facui  fi  fa  la  poi  veri  2 j - 
aione  , ed  appena  partecipa  una  mini- 
ma porzione  dello  Smeraldo  . il  Medi- 
co  i>.  Sebafliano  Rotarlo  in  una  fba_» 
ic^ieriei  pubblicata  in  Verona  , pc  ì Aia— 
dendo  la  vanità  , c ’1  nocumento  di 
molti  riraedj  , che  dal  Nuovo  Mondo 
ci  giungono  , o dagli  Speziali  li  fabbri- 
cano, biafimando  la  compofitionc  di 
Giacinto,  creduta  Cordiale  , dice  , che 
i Giacinti , i'Zathri , e le  altre  Gcm- 
iik  , n i[*teliono  per  Cordiale , che  al- 
la boriargli  Speziali;  preferendo  alla 
medefima  1’  ufo  del  vino  . Buli  nano 
altri  la  i ine  ora  de’  Coralli  ; perche,  fe- 
condo la  certezza,  che  ncdiil  Tachcn- 
nio  , è un  giuoco  di  mani  : ed  il  rclto 
d Cifa  non  c del  Corallo  ; ma  dell»  j 
parucellc  focofe , reftate  in  quello  ne! 
lungo  riverberarlo  , che  li  farà  fate  > 
prima  .li  tirarne  la  rintura,  come  li  ri— 
fenice  ne’  Giornali  de'  Letterati  d’ Ita- 
lia . 

*?•_  Giacomo  Primerofio  Dt  ErrOrìb, 
diligi  11  Mediana  lib ■ 4,  Cap.  57,  «««.d. 
dice,  che  le forze  delle  Gemme  fono 
ignote:  e fi  maraviglia  , che  pongano 
negli  Antidoti  le  Perle,  i Topazj  , i 
Granati  , ! Giacinti , gli  Smeraldi  , t 
Sardf  , i Za  lari  1 iOialpri , ed  altre  li- 
mili , credendoli  , che  abbiano  virtù 
cardiaca.  Mattiolo  » c molti  dottiifi- 
mi  Uomini  dubitino  fintamente,  f«_» 
giovar  poirano  in  qualche  coli  ; mani- 
f'-  la  nenie  non  riscaldando,  nèratfied- 
dandt^,  nè  gi  ovando  con  qualche  qua- 
lità , la  quale  fin"  ora  ci  fu  nota  coll* 
iperienza  . Ogni  medicamentOitier  ope- 
rare, fi  dee  fcinglierc  ; majle  Gemmu 
nella  maniera  ilcifii , che  li  prendono 
dentro  , fi  mandano  fuori , fenza  che 


I SS 

- -«-•—**».*«.  1 o di  pe- 

lo . in  qualunque  maniera  fi  preparino, 
anche  in  polvere  , fono  polveri . Attcr- 
itu  e (Ter  vane  finzioni  de'  Chimici  nell* 
attribuirle  virtù , o che  li  mutino  colla 
calcinazione,  o m altro  maniera  < o che 
li  fciolg.uio  in  liquori  acidi:  e (èmpi  o 
f tio  polveri , e ipcllc  volte  peggiori  , 
che  se  il  tacciano  colla  fola  triturazio- 
nc  ; c nondimeno  fono  di  niuua  virtù, 
o di  molto  poca  . 

20.  Se  ciò  è vero  , bifogna  direct , 
che  le  Gemme  , benché  fieno  compo- 
ne di  parti  Minerali , e Medicinali  , 
come  provò  il  Jioile  , nondimeno 
coll  impietrile,  quelle  fono  patiate  in 
altra  loltanza  , c natura  , artatto  inu- 
tt  e ; giacche  non  fi  alterano  nelle  ope- 
razioni , c fonofolamentc  utili  le  Gem- 
me per  lo  fpiendorc  , per  1’  eleganza  , 
e per  1 ornamento . Quello  crediamo 
velie  pietre  dure  ; perchè  nelle  molli 
diuitiamo  , fe  dar  fi  polla  qualche.^ 
virtù  ; non  potendo  accadere  quelche 
deferivo  Etmullcro  , fpciialmcnce  nel- 
la p lvcrizazione  . Nafte  il  dubbio  io l 
considerare,.  che  le  parti  delle  pietre 
molli  , coll  impietrirli,  abbiano  mutato 
istanza  » c natura  ; c benché  le  virtù 
ui  alcunci  e ben  poche*  lìcno  evidenti  ; 
nondimeno  non  polliamo  concedere 
tanre  maravigliofc  , quinte  , fenza  al- 
cun  freno,  vengono  predicate  ; eflendo 
inoltt  .1, fatto  favolofe  ; palfando  molto 
le  forze  della  Natura  talvolta  , ed  al- 
tre adatto  falle  , benché  poflìbili  , co- 
me il  Redi  ha  colle  fue  lperienze  dimo- 
ltrato.  Deferì  verem  > (e  virtù  di  cia- 
Ichcduna  pietra  nffeguenti  Libri:  e 
rigettando  le  tavolofe  > riferiremo  an- 
cora  quelle  , clic  per  vere  fono  credute 
d agli  Autori  , de'  q tali,  pero,  molti  an- 
1.1;  per  vere  le  fte>rc  Savoie  ci  propon- 
gono  ; ma  noi  veramente  ili  cialchedu- 
na  virtù  dubitiamo  • Alle  volte  ci  lu« 
litighiamo  nel  creder  vera  qualche  vir- 
tù , alla  crederi/.  1 fpingcndoci  le  molte 
autorità  degli  Scrittori  , e 1 defìderi» 
V 1 di 


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j s 6 ljl or. delle  Gemme , t delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Lip.L 

Ui  confeguire  l' effetto  -,  il  quale  , fc-  una  Cottile  ed  inviabile  virtù  ; e benché 
cuendo  da  altra  cagione  : vanamente  fi  fieno  cola  per  natura  foda  ; nondimeno 
applica  alla  virtù  della  pietra  ; c ciò  av-  collo  ftropicciarle  cavano  fuori  quella 
viene  a molti  rimedi . vir.tù>  che  hanno  in  loro  , e fi  comunica 

Iioi  o al  cuore»  o al  cervello.  Ma  dice  il 
Jrunone  nel  Lexic.  Medie.  CaHelli  » di 


Celie  Virtù  delle  Gemme  nell'  ufo 
ejitinfcco  . 

r 

li,  ▼ * ufo  cflrinfèco  delle  Pietre 
!_/  o è in  forma  di  u imuleto  , 
• tome  dicono,  o negli  Anelli.  Dicefi 
>Amuieto , Tcriapta,  quel  medicamento» 
che  per  una  certa  virtù  occulta»c  mara- 
vigliofa  forza, a jioi  ignota, fi  crede,  che 

Siovi  a’  noftri  corpi , o fofpcfe  portan- 
ofi  , o attaccate  ne'  membri  , o legate 
negli.  Anelli  . Elmonzio  gli  divide  in 
olìei , cornei , animali . piante,  pietre  » 
fali , trafparenti , ed  ofeuri , tr.  Totelt. 
nu  d cani.  num.  6u  Così  quali  tutte  le-. 
Gemme  fi  credono  Amuleti» e fi  filma- 
no cilrinfecamentc  ufati , affai  valevoli, 
non  folo  a molti  morbi  per  le  caufe-* 
occulte  , come  tutti  gli  Antichi  hanno 
avuto  opinione  ; ma  efler  cagione  delle 
fortune  , c delle  feiagure  degli  Uomini. 
A quella  vaniti  fu  molto  applicato 
Cardano  , il  quale  nel  lib.  De  Gemm.  & 
color,  dopo  il  principio  » fcrifi’c  , che-» 
baud  tutum  eft  lapidei  cerere  incognito  s , 
afjiduè  fecum  f erre , fomigliandolc  a 
danaj  : Vndé  qui  prudente!  funt  , felicitimi 
gemmai , tanquam  experimcnto  comproba- 
tau  fecum  dejerre  fludent . Non  dubita—, 
per  ciò , che  nelle  Gemme  fieno  forze 
eccellenti  »lc  quali  nella  vita  varie  mu- 
tazioni cagionano;  come  ancora  fono 
nel  corpo  cagionate  dall’  ufo  de  cibi  ; 
ed  alcune  forfè  pofTano  qualche  cofa  di 

{iù  per  occulta  ragione , la  fortuna  dell 
ìotro  mutando . Levino  Lennio  De  Oc- 
cult.natur.  Mirac.  lib.z.  fd/MO.  Gippone* 
che  ficomc  le  Gemme  fono  otfùfoate-, 
dall’aria,  che  c loro  d intorno,  c piglia- 
no , come  dire,un  velo  denfo,  e grofTo.  ; 
così  ancora  effe  mandano  fuori  di  loro 


quelli  Amuleti  : Circi  omnium  illorum 
tifuin  , n.ultum  vanitati:  , quin  & mul- 
ta m fuperflitionii  concurrere  » quotidiana 
te/tatur  experient'ia  . Loda  Galéno , che 
gli  chiama  irragionevoli , affurdi,  riget- 
tando, cerne  favole  di  vecchierelle,  tali 
rimedj  : benché  forfè  alcuni  vi  ficno,che 
operano  con  virtù  naturali,  c non  affat- 
to occulte  però  non  fi  debbono  tutti 
rigettare . Giovanni  Manardo  Epittol. 
Medicina! . 6.  lib.  i $.  prò  multerei  comi- 
ziali morbo  laboranteidefcrivendoìa  cu- 
ra , termina  con  gli  Amuletwgtoia  lì  di- 
chiara non  credergli , così  dicendo  : .A 
Latini!  vAmuleta  vocata  , cute  cura  phyftcè 
bunc  morlum  curare  ab  cxcellentìbui  a ui- 
bufdam  Medici sferipta  lini , quamvis  à 
me  par  uni  funt  eredita , non  penitùs  vi fa—, 
flint  relinq  venda  . Lapillui  albu! , Vel  ru- 
ber  , in  ventre  pulii  hirudin’i  inventu! , 
bracino  alligai»!.  lapiijafpii  Capito  fieli 
hoc  eli  fumali i nuncupatuii  in  colio  getta- 
ta!. Jafpii  alèùti  calamo  foni  'ir, in  annido 
li  gal  ui . Idem  facit  ebrylolitor.coralliumi 
peonia; , & folanì  radiXi  in  linteo  colli - 
gata  . Dell’  Etite , che  c la  Pietra  dell’ 
Aquila, Priveremo  varie  opinioni  al  fuo 
luogo  ; ma  qui  vogliamo  riferire  quel 
che  lìrilTc  Giacomo  PrfmcroGo  D«_» 
t olgi  crror.in  Medicina  lib.  4.  eap.  57. 
num,  9.  Ha  egli  per  cofc  vane  tutte-, 
quelle  cole, che  della  Pietra  Etite.fi  rac- 
contano ; cioè»  che.  legata  nella  cofcia, 
faciliti  il  parto  della  ^onna  ; ma  nel 
braccio  l’impcdifca.  Afferma  ciò  non 
cirer  vero  colla  fperienza  , benché  l’ ab- 
bia fcritto  Diofcoride;  in  qualunque 
modo  ciò  farli  fi  dica*  o per  attraflione » 
o per  expuirione,  certo  è,  che  fc  di  cento 
pietre  Etiti  fc  ne  faccia  un  mucchio, 
non  tireranno  » o non  muovcranno  una 
minima  parte  di  un  fanciullo  .Se  fi  di# 


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I 

Delle  Virtù  delle  Gemme  . Gap.  Xlll.  1 57 


fa  aver  forza  la  pietra  folo  quando  è 
nel  ventre  » e che  cella  quando  efee  : 
dice  non  ertère  ciò  veriGmile  ; perché 
le  in  un  modo  lo  tira  , dee  tirarlo  nell’ 
altro  : c niuno  ha  detto  a qual  parte 
del  fanciullo  principalmente  fi  debba-» 
riferire  1’  atto  di  tirare  ; e colmando  di 
carne  , di  offa  , di  membrane»  non  tire- 
rà tutte  le  parti  così  differenti;  ma  una 
fola  , per  911  i il  corpo  tutto  lì  muova  . 
Aggiugne , che  , fe  alcuno  dirà  offerii 
ollervato  ,che,  polla  la  pietra  , il  parto 
fia  riufeito  facile  ; rifponde  , che  facile 
ancora  farebbe  fiato  fenza  la  pietra  ; 
fpellò  prefentc  la  pietra  avcr’egli  vedu- 
to effere  fiato  difficile  . Porta  l’ efem- 
pio  , che  fe  egli  fcrive  * e faccia  piog- 
gia : non  fi  poifa  dire  la  fua  fcrittura 
effer  cagione  della  fieffa  pioggia  : così 
ancora  (1  debba  dire  » fe  prefentc  la  pie- 
tra fvrà  la  Donna  partorito.  L'affcrire, 
che  dalla  pietra  fia  fortificata  o la  ma- 
dre , o il  fanciullo  , ' dice  effere  ancora 
affatto  vano  ; perche  tal  forza  non  fi 

{>uò  conofcerc;  tanto  più  che  l' altre  co- 
è , le  quali  fortificano  r c fono  molte, 
ci  fanno  vedere  la  certezza  ; però  con- 
chiudc  , che  in  ogni  maniera  la  pietra 
Etite  è inutile  al.  parto  . Lo  fteflo  Pri- 
merofio  nel  man.  io.  mollra  vani  gli 
altri  Amuleti , che  fi  lodano  per  lo  ma- 
le caduco , per  fegrcta  proprictà;come 
il  feme  della  Peonia, l’unghia  della  Gran 
Jìeflia  appefa  al  collo  » o portata  nell’ 
anello  : 1’  unghia  , o la  Calvaria , offo 
della  tefta  dell'Afino;  qual  rimedio  lo- 
da molto  Alefsandro  Trallianored  affer- 
ma averlo  nella  Spagna  imparato  . Egli 
con  Mattiolo , Montano  , Mercuriale  , 
ed  altri, dice  non  averne  veduta  niu- 
na  forza  nella  Peonia  , per  la.  fpe- 
rienza  fatta  . Dice  » che  fe  giovarti 
a quel  male  , gioverebbe  ancora  a tut- 
ti gli  altri, che  riconofcono  la  fieffa  ca- 
gione : Et  re  vera  periaptis  non  e'i  maina 
pdes  adk'ibenda  ; cwn  caufam  morbifica  n 
nec  depellant,  nec  alter ent.  Tiene  per  cofa 
feoncia  il  credere  , che  fi  porta  fonare-. 


qualche  morbo , o fintoma  , fenZa  to- 
glierne la  cagione  del  morbo  fieffo  ; e-» 
tutti  i rimedj  fono  contrari  alle  cagioni,- 
non  a’  morbi  . Ha  per  fofpetta  la  (celta, 
che  vogliono  doverli  fare  della  peonia—, 
nel  mancare  la  Luna  nel  mefe  di  Lu- 
glio , quando  il  Sole  c nel  Leone  : nel 
mezo  giorno  , c nel  giorno  Solare.  Ha_» 
mire  per  fupcrftizione  1’. unghia  della 
Gran  Iieflia  o Alce  , che  fi  debba  pren- 
deremo un  giorno  determinato  , quale-, 
cglifpicga,  con  tutte  le  circofianze  ;eff 
afferma  averne  la  fperienza, fenza  veru- 
no effetto.  Narra,  che  Lodovico Du» 
reto  , Medico  inficnc , r.e’fuoi  tempi 
vide  una  Donna  , che  di  continuo  odo- 
rava un  piede  intero  fenza  veruno  gio- 
vamento . Soggiugne  in  fine  : Tari  ra- 
gione reiicienda  funtvarìaejufmodi  reme - 
dia  faffa  , & mendacia  , qu.ee  ad  vari  or 
morbo < , ut  ad  [ebrei  quartana s , peflem  t 
venefici  a , fafànum  .eolicumdclorem , a 
quibujdam preferì l untar , auibus  tamen,fi 
populut  valdc  confidai,  modi  innoxia  fiat, 
ex  vi  magnai  ionie  prodefje  poterunt , &. 
Jic  concedvnda  effe  Martbiolus , allume-* 
Jfentitmt . L’Autore  del  Libro  De  In- 
cantatione  » adjuratione  , & fuperfìit io- 
ne , attribuito  a Ga'eno  ( benché  nello 
fieffo  iì  cita  Galeno)  porta  molti  Amu- 
leti,che  dice  cavati  da  Arifictile  in  lib. 
De  Lapidib.  Dice  , che  portandoli  lo 
Smeraldo  fofpcfo  al  collo  , o nelle  dita, 
difende  dalla  caduta  di  chic  (ofpetto 
di  Epileplìa  , o mal  caduco  ; ed  ordina 
a’  Nobili  , che  lo  facciano  portare  fo- 
fpcfo dal  collo  de'  figliuoli . Quallìvo- 
glia  fpczicdi  Giacinto, portato  al  collo, 
o nelle  dita,  fa  che  non  fi  veggano  in—, 
fogno  cofc  terribili.  La  Corniola  anco- 
ra mitiga  l’ ira  nelle  contele  : quella  di 
colore  di  lavatura  della  carne  , impedì, 
fcc  il  fluffo  del  fangue  in  qualfivoglia 
membro  ; c nelle  femmine  fpezialmen- 
te  . L’ Onice  o nel  collo  , o nelle  dita 
portata,  accrcfce  cofe  terribili  nel  fon- 
no  , c malinconia  , e colitele  tra  gli  Uo- 
mini ; ed  a’  fanciulli  accrcfce  la  faliva  • 

Fa 


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"i  5 8 ìjlor.  delle  Gemmtf  e dell:  Pietre  di  Giacinto  Gèmma.  L ib.l. 


I a poi  un  racconto  di  altri  Amuleti  di 
ammali , e di  piante  , c conchiude:  Hxc 
a ideili  eso  non  untavi  ; jed  «ree  tiamne- 
ganaa j uni  inìhi  ; quia  ji  non  vidcr:/nui , 
i/ia^ncnm  jibt  jerrum  trabentem  , non  cer- 
Ujiiaiiutr  , »t c credmn,ui  : Ji  mi  li  tir  quoi 
( tkii.biiii.rumpit  aUnmjntcm  , qiod  [irritili 
non  J iteu  ; <y  la/  n , qui  vocatur  nitrum > 
[c co  incenditur.: pijCts  auleta  quidam  ma- 
riniti , je  capientii  ijenji  maufert  j 
omnia  Ji  a notài  non  vìi  antur .,  non  cre- 
duntur  , Jed  tentata  certificant.  Et  forfitan 
itidimje  babent  dieta  ab  antiquis . tini* 
lire  con  dire  : atliqnando  ergo  quidam 
Jubjtuntix  babent  froj  melatati,  ratio«c_> 
mcoinp rebènfiulc/n, / ropter  Jui Jv.bt'.lila - 
tem  ,jenjibr.t  non  jubmmijtratam  fropter 
.magnani  jui  althudinem.  Abbiamo  di- 
moltrato  nel  lib.  ,i.  che  il  Lapidario 
d’  Ariltotile  i nonlìa  di  Ariftotilc  : <u-» 
degli  Amuleti  qui  riteriamo  le  opinio- 
ni di  alcuni  altri , per  rigettarne  le  va- 
nità . 

ai.  Robcrto.Boile  CbJ'erv.  De  ^ Ida - 
piani,  in  tcncLr.  lucente  , penfa  » thè  gli 
.elduvj  del. corpo  umano, qualche  muta- 
zione nella  pietra  produrre  ben  polla- 
io • Lazaro  Kivjerio  nella  Vrax.  Medie. 
bialima  tutti  quei  moderni , ttovato- 
rei  bodierni  , gemmati  mar garìta  wc  or  al- 
ti um  , & omnia  cardiaca  iti  unìvcrjum  ab 
uju  medico  prOj  cri  bere  conante  i , i quali 
pretende  convincere  colla  fperienza  de 
coralli,  e delle  perle.,  che  fciolte  nel 
fugo  de'  limoni , facendoli  in  polvere  * 
o nello  lpirito  di  vitriolo , o acqua 
torte , coll'  ufo  interno  vagliano  bumo- 
rum  acrimoniarn,  & malignam  qual  itale  n 
dciroilcere  i & admoieratamreducere^,  i 
come  egli  fcrillc  nel  cap.  i.  lib.  17.  Co- 
si trattando  del  parto  difficile  nel  lib. 
1 5.  cjp.  t8.  cforta  doverlì^uardarc,che 
la  Donna, dovendopartome  , porti  ne- 
gli anelli  ,0  in  altro  luogo,  le  gemme  ; 
Jed  orna  deponal  ; nam  multa  ex  iti, prò- 
prielate  JpcciJiea,  fcctum  re  liner  e crednn- 
tur  . Etmullcro  benché  affermi , che 
molte  litorie  li  leggano , le  quali  turte 


attribuire  li  polfono  al  calo  , o all’  im- 
maginazione, o alla  fuperltizione;  non- 
dimeno concede,  che  le  Gemme, ellrin- 
fccamcntc  portate  negli  anelli,  operinò 
per  lo  fpargimento  de' raggi  del  lolfo 
Metallico , da  cui  la  tintura  , e’1  Colore 
ricevono,  cd  eccitar  pollo  no Jpiritut 
iujitos  , ó”  inf.'uos , come  egli  fcrive  • 
Dice  altresì , che  molte  gemme,  fe  in_* 
un  corpo  impuro  , c mai  fano  li  porta- 
no, mutano  il  colore,  e fi  fanno  pallide  ; 
il  che  lì  offerva  ne’  Coralli , ed  in  mol- 
te altre  gemme  : e di  dò  molti  efempj 
defii  i ve  Corrado  Ctinrat  in  Medie.  Di - 
Hillaior.  Attcrma  , che  ciò  fi  faccia  da 
una  certa  cattiva  cfal azione , che  le 
gemme  cuopi  c,  o da  un  certo  contenfo 
dello  fpirito  concreato  col  folto  metal- 
lico delle  gemme  ; di  modo  che  quelli 
continuiti  nello  ltato  naturale  , nello 
iteli'o  tra  loro  fi  conferemo  ; ma  dtftur- 
bandofi  per  lo  fpirito  metallico,  perda- 
no il  fuo  Iplcndore,  e fi' rènda  ofeuro  »e 
torbido  , al  parer  di  Boezio  ; molto  po- 
tendo i noltii  elrìuvj , colta  lorofotti- 
gliezza  infornandoti  , e più  , omeno  le 
gemme  alterando , come  le  fperienze 
dimotlrano.Così  ferivo  Etmullefo  Tom. 
1.  in  Colleg.  Cbym.  Ir<7.. 40.  c più  diifufa- 
mcntc  nel  Tom.  De  lapid.  in  fin. 

a}.  Di  due  Gemme  fpczialmente, 
aliai  celebrano  gli  efempj , cioè  della 
Turchina  , e dello  Smeraldo . Lo  Hello 
Beile  riferifce,chc  Boezio  di  Boot  por- 
tò una  Turchina  nell' ancllo,portata  da 
uno  Spagnuolo  trenta  anni  prima:e  per- 
ché poi  avea  perduto  il  tuo  colore  c 
fplcudore  , fu  dal  padre  comprata  a 
prezzo  vile.  Stimando  egli  non  edere 
convenevole  fcrvirfi  di  tal  pietra  per 
ornamento  , vi  fece  fcolpire  l' Imprcti 
della  fua  famiglia,  e la  portava  , come 
audio  da  figiilare  ; ed  appena  pafsò  il 
mefe,  che  alia  pietra  fi  vide  redimito  il 
fuo  colore  ,il  quale  andava  crefcendo , 
e parca  bellillima.  E’ celebrato  dal  Bol- 
le , e da  molti  Autori , quello  cafo  : e 
I rancefco  Rueo  De  Gemmi  1 facr.  affer- 
ma 


9elle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll. - i S9‘  ■ 


aia  di  aver  veduto  per  ifperienza  * che 
portata  la  llefla  pietra  da  un'  Uomo  in- 
icrmo  , c molto  più  da  un  morto  , per- 
da il  fuo. colore  » iella  Livida  , e con  le- 
gni di  crepature  . C iò  pure  conferma-» 
Levino  Lennio  De  Occ.  nalvr.  mir. 
I il»,  a.  cap.  3,0.  c quando  comincia  ad 
ammalarli  chi  la  porta  wnuta  colore  :c 
che  Lo  ripiglia  quando  quello  li  riiana  . 
L’ Aldrovandi  Icrivc  » che  dal  corpo  vi- 
vente li  refiituifee  il  pi  imo  colore  , per 
lo  continuo  alito  , c vapore»  follcvato 
dalla  cute  » la  cui  falfczza  è valevole-» 
ad  alterarla  e colorirla  ; perchè  none- 
pietra  molto  dura  . 

24.  Dell’altra  virtù  » che  celebrano 
di  quella  pietra,  dice  il  Cardano  lib.  7. 
De  Farie t.  che  portata  nell' anello  dal 
cadente  da  cavallo  . riceve  ella  tutto  il 
colpo  ed  alle  volte  fi  fa  in  pezzi , e la 
perfona  non  riceve  alcun  danno  : e !a_» 
chiama  Erano  .Camillo  Lionardo  dice 
eflerc  opinione  volgare  , che: Ila' utile  a’ 
cavalcanti  ; affinchè , nè  dal  cavallo  ri- 
cevan  noja.nè  dal  cadere.  Olao  Vormio 
in  Mufxo  pa°.  1 86.  fertile:  In  fri  mi  < me- 
morandum cxemplum  , qaod  u tnfelmut 
Boetiuf  de  fe  ipjo  refert , tam  mutali  co- 
loni • <7 « im  a cafu  prxfervationit  . Cui 
& ipf»  I and  dillun  le  ani  tre  poflem  , nifi 
ex  ^.nfeln.o  petitiim  quii  putaret  ; come 
lo  tiaiciivc  il  Beile. 

2$.  Dicono  dello  Smeraldo , che-» 
nell'atto  venereo  fi  rompa  ; c riferisce 
Alberto  Magno  , che  a'  Tuoi  tempi  il 
Re  d’  Ungaria,dcpo  tale  atto  colla  mo- 
glie,lo  trovò  rotto  in  tre  pezzi  i e però 
crede  probabile  , che  quella  gemma  in- 
clina chi  la  porta  alla  cafiità  . 

16.  Quelli  fpczzamenti  di  amhidue 
le  Gemme  ; cioè  della  Turchina,  e del- 
lo Smeraldo  , nell’  atto  venereo , fono 
certamente  due  favole  ; ancorché  , per 
verità  , da  buoni  Autori  riferite  . Non 
abbiam  veduto  l’ Opera  di  Boezio,  per 
ricomfccre  il  luogo.riferito  dalVormio, 
intorno  la  prefervazione  dalla  caduta  ; 
nondimeno  da  Cornei  io  à Lapide  viene 


traferitto  in  .dpocalypf. cap.  ir.  un  luo- 
go dello  lleftò  Boezio  , dalle  cui  paro- 
le lì  cava  il  contrario  di  quelchc  accen- 
na il  Vormio.  Cosi  dice  fioraio  lib.  i. 
c.  ult.  Gen  nai  a caufu  a^enreut , qux 
reale!  non  funt.aliquid  pali  po'Te.ut  Sma- 
r addurr,  ab  ifhi  aiulterii , e'r  Tureoi  dem 
a caju  , nonni  aleniti  concnti  tur:  fed  ana- 
temi! nocere  cafu t potuti  zelanti,  di  fi-am- 
pi » plufquam  abfurdum  eli.  Fot  taf  Te  a ni- 
nna calefazione » (luce  coita  excitaittr , ex 
calcfafìavemma.  Jubito'ti'ehiemali  tem- 
pore f rigori  exp olita  rampi  roret  ; fed  hoc 
prof  ter  adulterium  non  fi  1 . Turcoii , quia 
molli! , propter annali  concufftoncm,  .ì ca- 
ju run.pt  pojfet  ; fed  hxc  ruptura  non  Ht , 
ufi  omo  illaifui • a cafu  permaneat  ; fed  ì 
cencujfione . Da  qnefic  parole  ben  fi  ve- 
de , che  Boezio  non  concede  alla  Tur- 
china la  prefervazione  dalla  caduta,  co- 
me dice  ii  Vormio.  Pietro  Calmi  affer- 
ma, che  quella  virtù  nella  caduta,  fi»_» 
della  Malachite  , che  è della  ll-fia  fpc- 
cie  ; e che  la  Tiirchefa  vera  , quando 
vuol  far  cattivo  tempo,'!  muta  di  colo- 
.rc  ; però  i Gioiellieri  pratici  la  vendo- 
no quando  è buon  tempo  . 

ij.  E veramente,  come  è falfa  !a_» 
virtù  dello  Smeraldo,  che  11  fpezzi  nell' 
atto  venereo,  e le  ficifc  donitela  fallirà 
palefano,  come  dice  Cornelio  à Lapide: 
così  falfa  ancora  è la  virtù  della  Tur- 
china . Quella  fpezie  di  pietra  per  mol- 
ti fecoli  è fiata  in  ufo,  c da  per  tutto  ve 
n’è  fiata  abbonda  nzajnon  eìcndó  gem- 
ma rara  I e pure  pochi  fono  i cafi  , che 
fi  riferifeono  di  quelle  maravigliofe-» 
virtù  , che  fi  celebrano  ; e forli  è folo  il 
calo  di  Boezio , da  cui  gli  altri  hanno 
traferitto  . ic  quelle  virtù  foifero  pro- 
prie della  Turchina  , ritrovandoli  delle 
vere  in  più  mani , che  Tc  portano  negli 
anelli,  a molte  affai  fpclTb  farebbe  il 
medefimo  avvenuto:  c tutti  le  Turchi- 
ne ricercarebbero  ; che  però  farebbero 
in  gran  prezzo  , perchè  da  molti  ricer- 
cate . Veggcndofi  però  il  contrario , bi» 
fogna  dite , che  il  cafo  di  Boezio  rico- 

nofea 


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iGo  1J!  or. delle  Gemme, e delle  Pietre  di  Giacinta  Gèmma.  Lib.l. 


nofea  altra  cagione  ; imperocché  la  Na- 
tura Tempre  e la  ltelfa  ; c le  le  pietre  ili 
tante  virtù  follerò  dotate  » farebbero 
note  le  inedefime,  e Tempre  i loro  effèt- 
ti fi  nconoTteiebbero  . Così  affermia- 
mo , che  il  fuoco  rifcalda  ; perche  lap- 
piamo , c ipci  intentiamo  la  Ina  natura 
di  Tempre  ìilcaldare  : la  neve  railrcdda: 
la  luce  illumina  : e così  tutte  le  cole 
colla  loro  natura  li  fanno  . Portano  a- 
c.elli  colle  Turchine  i fanciulli  : e pure 
fpcllo  cadere  lì  veggono  . 

28.  Delle  alne  Gemme  polFamo 
dire  lo  Hello  : e l'ufo  loro  eli rinfeco 
non  dee  altro  elLcre  , che  per  ornamen- 
to ; ed  ogni  altro  edere  vano  ccosì  in- 
fognandoci la  fpericnza;come  diceffru- 
nunc  nel  Lejjico  Medico  del  C alleili  ; il 
quale  arici  ma  , che  da  Galeno  quelle 
vii  tù  per  ufo  di  Amuleto , fieno  appel- 
late irragionevoli  , alfurdi,  c doverli  ri- 
gettare » come  favole  di  vccchicrcllc . 
Conferma  il  mcdcGrao,  Cornelio  à La- 
pide, che  fecondo  il  parere  dello  flclTo 
Boezio  lib.  1.  c.  uh.  liima,  che  un  tem- 
po molte  cefo  delle  gemme  fono  fiate, 
jìipcrlfiziofamentc  cicdute,per  certi 
fuccelìi  fatti  dal  Dcmonio*pcr  cagiona- 
re sì  fatta  fuperltizionc  . C.osìxiice  cf- 
fer  favola  , e fupcrltiziane  quekhc 
ferivo  Camillo  Lionardo  nello  Specchio 
delle  Tietre  , che  la  gemma  , appellata 
Elitropio  ( la  quale  fi  volga  al  Sole, co- 
me 1 erba  dello  fiello  nome  ) faccia  in- 
vili bile  chi  la  porta  : che  il  Diamante 
faccia  umiliare  le  beflic  feroci  : chela 
Gemma, detta  Demonio, renda  gli  Uomi- 
ni ficuri , c vincitori , quando  la  porta- 
no : che  il  Topazio  accrcfca  le  ricchez- 
ze , e prefervi  dalla  morte  fubitanca  ; 
faccia  acquiitar  la  grazia  de'  Principi  : 
e tante  altre  , che  abbiamo  in  altro  luo- 
go riferite  : ed  altre  ezianditvrifei iremo 
ne’  feguenti  litri . 

29.  Poche  virtù  di  alcune  pietre 
conceder  lì  polfono  ; offendo  in  alcune 
vei  amente  manifefle  , ed  anche  eviden- 
ti gli  offiuvj , che  da  loro  efeono,  come 


dall’  Ambra,  dalla  Calamita,  c da  fimi- 
li  ; nondimeno  di  tutte,  o almeno  di 
molte, non  polliamo  llarnc  ficuri  ; anzi 
operano  co’  loro  cfHuvj  nella  sfera  loro; 
cosi  opera  la  Calamita  nel  tirar  folo  il 
ferro  : e le  altre  virtù  , che  alla  ficlfa 
attribuifeono,  fofio  favole  più  tolto, che 
virtù  naturali.  Lo  ltcflo  Boilc,  che  con- 
cede gli  efiluv  j per  le  miflure  metalli- 
che , donde  hanno  il  colore , c donde 
aver  pofir.no  le  virtù  varie,  dice  di  aver 
veduto  una  pietra  medicinale  , detta 
Ematite,  qualìdella  grandezza  di  un’ 
uovo  di  colombo  , i di  cui  efictti  èrano 
maraviglioG ; ma  che  la  llefia  pietra  era 
così  dittcrente  di  colore  , e di  tefììtura 
delle  altre  della  medefima  fpezie  , che 
pili  tolto  la  credeva  di  altra  Ipecie  , che 
Ematite . Confefia  eziandio  aver  vedu- 
to un’  altra  pietra  colle  virtù  , che  fi 
fperimentano  proprie  di  altra  pietra  ; 
iìcchè  non  polliamo  fiabilir  cofa  di  cer- 
to intorno  le  virtù  delle  pietre  , ufàte 
per  amuleti  . 

30.  Dicono  gli  Autori  fiefiì , che 
la  Turchina  perda  il  colore  per 'l’acqua, 
per  lo  fudorc , e per  troppo  toccarla  ì 
dunque  da  varie  cagioni  puòfcolorirfi, 
e -può  anche  romperli,  per  elfer  molle  ; 
c fcrive  il  Beile  avere  oflcrvato  una 
Turchina  in  un’anello,  in  cui  erano  po- 
che macchie  : c chi  la  portava , diceva, 
che  quelle  taf  volta  s’ ingrandivano,  o 
mutavan  luogo  ; c gli  promife  fargli 
tenere  la  fieffa  gcnTrna  , per  meglio  Ì3f- 
lervarle  ; ma  clic  fi  ruppe  l’ anello  nel 
dito  dello  ilefiò  padrone  j onde  non  po- 
tè vederle  : e dice , che  quella  rottura 
tu  a calo . Sicché  non  foto  perdono  le 
Turchine  il  color  loro  ; ma  fi  rompono 
per  altre  cagioni  t c non  è ciò  maravi- 
glia,per  elfer  pietre  molli  ; e però  quel- 
che  talvolta  lucccde  a cafo,  vanamen- 
te alla  fua  virtù  , che  non  ha  , viene-» 
applicato;  e ciò  dcll’altrc  Gemme  lì  può 
parimente  aderire  . 

Jt.  11  maggior  ufo  clterno  delle-* 
Gemme  , e degli  Anelli , come  abbiam 

detto, 


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Delle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll. 


detto  , è per  ornamento»  c per  Intigna; 
perchè  lì  portavano  cqn  varj  modi  » ed 
in  legno  di  nobdtà  »c  di  dignità.  Così 
l'anello  d‘  oro  lì  portava  da’  Cavalieri 
Komani  : ed  ora  lì  di  anche  d’oro.,  per. 
limbolo  di  dignità  , coinè,  è pur  1'  ulo 
Ecclclìaitico  di  portarli  dalle  portone  . 
a cui  c conceduto»  riferite  nel  cap.  6.  Si 
dà  fpezialmente  a’  Dottori»in  legno  di 
nobiltà  » come  anticamente  li  portava 
da’  Cavalieri  Komani  : c ciò  ritcrilce  il 
P..  Menochio  nelle  Stuore  par t.  6.  cap. 

3 5. citando  la  difputa  copiali  ed  erudi- 
ta del  Tiraquello  De  Nobilitate.ove  ap- 
porta il  detto  di  Calliodoro  lib.y.  Epi  l. 
7.  che  Dottrina  facile  exornat  generojum, 
qua  eiiaoi  ex  objcccno  nobilem  facit . 1 i- 
raqucllo  Hello  nel  cap • 5.  num.  5.  ricer- 
cando, iè  la  kienza  Jit  nobilita! co  modo , 
quo  nobilitatati  vulgo  diftinguimui  a ple- 
be nate  , live  ralhcitate:  difende , che  ca 
nobilita! , qua  exjntntia  eli.  qttalijcum* 
quejit  . non pojtponenda  tit  illi  nobilita- 
ti ; in^multornm jud'nio.elt  anteponenda. 
LaGlofa  in  Clon.  1 .verbo  neceffitas,  dt— • 
bap.  dice  : nobilitatoli , & literatnranu» 
equiparar  1 ; anzi  Cino  vuole,  potioron 
ejfe  nobilitatoti  feientix  nobilitate  gene- 
ris , quatti  quis  non  ex fe ; jed  ì parentibus 
accepn  : il  che  dittero  ancora  Romano, 
Aleirandro,  felino,  ed  altri  Dottori  :c 
tra’  Teologi  Alcltandro  d’ Ales  pari.  1. 
Summx  qu.  13 6.  membr.  2.  §.  1.  ed  altre 
cole  riferifee  , da  altri  Giurifperiti  già 
dette , lo  licito  Tiraquello , che  lì  può 
leggere  . Aggiugue  il  P.  Menochio 
1’  Epigramma  di  Andrea  Alciato  , che 
comprende  il  lignificato  dell’Anello , c 
delle  altre  Inlcgne  del  Dottorato  : c 
ciò  ti  dee  aggiugnere  a quclche  abbiam 
detto  nel  cap.  5.  del  Lio.  1.  num.  15.  c 
quello  é T Epigramma  : 

In  primis  captai  dóffrinx  infignia 
Librarti , 

Qui  elapfns  nutu  jlct , pateatque 
tuo . 

.Annulus  in  digito  puri  ti bi  fomttcr 
anr'i  i 

Tom.  I.  f 


iSt 

r * • 

Hoc  quia  fic {affo partut  equeltris 

Stet  capiti  [ublims  apex,  tegmenque 

• verendum  , 

Vt  Sophie  Jedem  Ugna  corona  te - 
• • 

Optala  patroni s pr etilati , quoi  mano 
togati , 

Hoc  libi  jtù  pacis.five  clienti s babes 

Ktltat , ut  etterati  Geni t or  tua  vota 
jetundet , • 

~At(tue  hxc  felici  {aderì  {affa  velit. 

Le  ftefle  jtnfegne  del  Dottorato  abbia- 
mo riferito  nel  cap.  j.num.  13.  che  qu! 
ripetiamo  co’i  verlì  dell’ Alciato  ; e non 
olendo  certe  le  virtù  delle  Gemme 
nell’  ufocltrinleco  ; tappiamo  almeno  , 
che  fieno  certe  per  tómbolo  di  dignità  « 
c di  nobiltà . 

A R T I C.  VII, 

Degli  Snellì  *Ajìro- 
o nomici . 

32.  A Ltra  maniera  di  fpiegare  1 6 
IX  virtù  delle  pietre  nanne» 
sdegnato  gli  Uomini  vani , e fupertli-»  ' 
zioti  ; cioè  nell’  ul'o  degli  Anelli,  1 quii'  " 
li  o diconfi  Mllronomici  % o Magici , o 
Fiftci  : ed  a quelti  aggiugniamo  i Favo* 
lofi  ; a’  quali  tutti  vircu  maiaviglrote 
attribuirono  . tifarono  anche  gli  Anti- 
chi llatue  , immagini,  anelli  , e figlili  ; 

C le  Immagini  erano  anche  digerenti  ; 
cioè  Allrologiche,Gcomantiche,e  Me- 
dicinali . Le  Gcomantichc  11  e de  fi  for- 
mavano da*  punti,  e da  linee  : è le  ade- 
gnavano poi  a’  Pianeti , èd  a’  Segni  del 
Zodiaco, per  faper  le  cufe  future.Giaco- 
mo  Sprenecro,  cd  Arrigo  Inditore  in 
Malico  Maleficor.part.  1.  quxf.  2.  trat- 
tano delle  maleficiali , e flclliferc  , di- 
cendo: Imagines  necromanticxvrl  fiunt 
fub  certis  conlleltat  ioiùbus , ad  redpien- 
dos  certos  influxas  \ & impreffiones  cor- 
porum  eccitili  um  ,et\am  certi  sfigurii , dr 
tbaraff cribui  injtgmtx  « ut  in  unitalo,  14+ 
m > * ' X ‘ fide» 


•mrr 


162  1 fi  or. dell  e Gemme,  e ielle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Lib.l. 

• A . Ilf 

pii:  , vet  aliqita  preti  o/a  materia  ; vel  tiratura  delle  Stcllc.comc  dicono»  Ven- 

* punì  fimpliciter  , abfijue  obfervantia  con-  devano  quelli  anelli  * come  buoni  agl' 
jUUaùonuM  , clr  indijferenter  ex  quacum-  incanti.!  contro  i morii  delle  fiere»  con- 
cia- materia  » etiam  vili,  ad  inferendum-,  tro  le  ingiiyrie»  o per  acquiltar  grazia,o 
malfida  . Così  Tomtnaiò  trailo»  feri-  .prender  lònno  > ricuperar  la  fanici  » al- 
vendo  contro  la  Medicina  di  Paracclfo,  lungar  li  vita*  giovare  alla  memoria  r 
fa  menzione  di  altri  caratteri  di  piom-  all’  ingegno , a prefagirc  le  cofc  future» 
bo  » che  al  collo  fofpcG  portavanli»  fab-  ad  acquillarc  amici  » ricchezze  > onori  » 
bucandoli  non  lotto  qualche  ce-  favori  de’ Principi  > ad  aver  continenza» 
Ielle  collellazyane  ; ma  admuroMiatione  e ad  altre  vaniti  » c fuperilizioni . 
quadam  , jejuniorum  , atquepncatio-  34.  Allerifcono  antichiliìn»  que* 
num  impoitione,  certo  die  f nifi  JuJpenjos.  Ila,  che  dicono  » Scienza*  c profellata  » 
Ma  non  vi  c dubbio,  thè  lienct  tutti  fu-  anzi  celiata  da'  Caldei , da'  Perfiani  » 
perltiziofi  » o che  li  fabbrichino  colla-»  dagli  Lgizj , dagli  Arabi  . Tctel,  £nti- 
virtù  (importa  delle  Stelle  » o colla  for-  chiflìrao  Scrittore,  nel  fuo  libro  De  Na- 
ta de'  Demoni  » i di  cui  nomi  portano  tura  rerum  , attenuò  elTerc  Itati  i primi 
impreflì , e colla  Magia  fono  formati  ; Scultori  gl’lfraeliti- ^quando  furono  nel 
in  effi  l'Idolatria  occultandoli»  e'1  patto  Deferto,!  quali, elfendo  penultimi  nell’ 
col  Demonio,  come  ofierva  Gregorio  Altro  nomia  , nella  Magia  , c nella  Nc- 
Reifchio  nella  Margarita  Tbilojophic.  gromanzia  ( cosi  egli  dice  ) fcolpirono 
lib.  7.  traS.  a.  eap.  io.  Dice  egli  cap.  le  pietre , di  cui  fapeano  levirtù , e vi 
ai.  che  Diabolus,quippétfH)Hf  fuperbiam  fegnarono  le  immagini  colle  con ve- 
Cocium  ferre  non  potiti t , divini  honoris  nienti  coltellazioni , Cimili  alla  natura 
pàcnpidm , gr  bomini , orni  in  locunt-j,  di  cialcheduna  pietra . Scruterò  gli  E- 
stndè  i pfe  cum  Minge  li  s fin  is  apofiat  icis  brei  più  moderni  dopo  Giofetfò  , che 
(cciderat  , Jublimandus  crai , mvidens  , Mosè,  peritifiìmo  delle  arti  degli  JBgizJ» 
/nulti plex  fuperjiitionis  geniti  mortales  abbia  fatti  due  ascili  di  oro»  e fcolpiti; 

• iotuit , fi£ut  fcriptum  efl  : Invidia  Dia-  de’ quali,  ad  uno  applicò  la  virtù  della 
boli  mori  intravit  in  orbem  terrarum : memoria;  all'altro,  della  dimenticanza: 
Vrimos  equidem  parente s per  divinatio-  e che  gli  abbia  dati  alla  fua  moglie;  ac- 
tiem  aggrefjns  clt , inm.  ipfts  Jcientiam  bo-  ciocchi  fe  nc  avvalerti:  nella  di-lui  lon- 
ni,  & maliaf»  pomi  vetititfromjit.  ToJl  unanza  ; fe  di  lui  raccordar  li  volea , 

- lapfwn  generis  h umani  ferme  totum  orbem  portando  queHo  delli  memoria  » e fe 
idolatria  depravarti  : c foggiugne,  che  (cordarli , metterli  fn  dito  audio  della 
docuit  eps  vauas,  & fuperltitiojas  obfer*.  dimenticanza.  Di  quelli-  Cornelio  1 
vationes , tanquam.de  falfitate  miniti  firn-  Lapide  cap.  i.  in  Genef.  così  diffe  : *4n- 
fpcttas  . Tali  fono  fnccialmentc  gli  nuli  memori  ai , dr  obhvionisMofis  ,qnov 
Anelli.  Artronomici,e  i Magici»de'  qua-  commi  ni  feuntur  Rabbini  ,.funt  fabulosi 
fi  qui  trattare  conviene  . quodftil.  duas  imaginesfculpfiffet  in  getti* 

33.  Defcrivcndo.peribqudche  infè-  mir  ( ut  periti/fimus  ^ifirorum  ) ejusvir- 
gnano i Profertori  di  quelle  vaniti,  per  tulli  ,ac  poteflatis  » nt  altera  memoria* 
poterle  con  più  fodeZ2«  rigettare**  ben  afferra , altera  oblivionem;  eumque  pa- 
nato , che  la  forza  delle  Stelle»  troppo  ribus  annulli  eas  infcrviffet  ,alterum  fciU 
innalzando  eli  Ailrologi , formavano  memoria  ftbi  rrfervafje  , alterum  oblivi 0- 
certi  anelli  lotto  alcune  immagini , e vi  «ir  dcdiffeTharbis  » que»  illa  induens  » 
legnavano  alcuni  raratterifotto  uncer-  mote  Mofu  oblita  fuit;  fteque  ille in  AJgy- 
to  Segno  del  Zodiaco  , e ad  una  deter-  ptvm  redire  potuti . Tbarbis  noiebaldi* 
pinata  congiunzione  » afpctto  » e quar  mi  ture  Moifen . pice  poj  » che  fabulofl 


1_ 


Junt  annuii . Sono  quelle  cofe,  tutte  fa- 
vole degli  Ebrei  e come  hjvolofi  anel- 
li» gli  raccorda  Giovanni-toicnzo  Ana- 
nia De  Natura  D&mon.  lib.  4. 

35.  Il  finte  Alberto  Magno  de  Rcb. 
Metallkvlib.  2.  cap.  3.  dice»  che  lia  (la- 
ta quella  feienza  de'  Maghi,  e perfezio- 
nata da  Magot  Greco  , da  Germa  Babi- 
lonico » e da  Ermete  Egizio  , e che  poi 
fieno  Itati  celebri  nella  medefima, To- 
lomeo il  Savio,  Geber  ifpalenfe  : e che 
Tebit  l’ inlcgnò  largamente.  E Monar- 
des  nel  lib.  4.  cap.  1.  aggiunto  all’  Ilio- 
ria  degli  bromati  venuti  dall’  India, .del 
Garzia,  fa  menzione  di  un  Moro  affai 
dotto,  ed  Allrologo, appellato  Ameze- 
benterifo  , il  quale  fcrilfe  delle  Pietre  , 
dove  fono  feolpiti  i Segni , e i Pianeti, 
colla  virtù  loro  : e 1’  inferi  nel  libro 
delle  t'irti  delle  piante , e delle  p ietre , e 
degl f animali,  che fervono  alla  Medicina  . 
Ingegnarono  quell'Arte  Plotino  cap. 40. 
lib.  4.  Ennead.  4.  ed  altri  antichi  ; e tra’ 
Moderni , Gamillo  Lionardo  Specul.  la- 
pidumlib.  3.  Cardano  De  Paria,  lib.  1 6. 
cap.  8p.  ove  tratta  de’  Sigilli  : Gio: 
Gioacchino  Vechero  lib.  1 1.  De  Secret, 
in  fin.  cap.  4.  Ne  fenderò  ancora  alcune 
cofe  Gaudenzio  Menila  nella  Nuova-, 
Selva  lib.  q cap.  21.  e molti  altri  , che 
furono  meno  fuperlliziofi:  e con  buona 
fede  dagli  altrui  libri  quelt'artc  tralcrif- 
fero  altri , come  Vincenzo  Bcluacenfc 
in  Speculo  lib.  8.  cap ,jp.  De  Sigilli: 
cjuarundam  Cemmarum , che  dille  aver 
cavato  da  Ariflotile, lènza  condannargli 
luperfliziolx  c vani . 

36.  Non  fono  altri , però  , i Maghi 
rammentati, e celebrati  dal  finto  Alber- 
to , che  quelli  , i quali  da'  acini  fono 
detti  Sap;enti:cosi  1 Trofeti  dell’Egitto, 
i Maghi  della  Perita, i Caldei  della  Soria, 
j Semanei  de’  Battilani,  i GimnofoWi 
del  l'Etiopia,  i Bracmani  dell’india,  i Fi- 
lofofi  della  Grecia  , i Druidi  della  Ger- 
mania,de'quali  fa  menzione  Strabonc:e 
fono  i Savj  di  varie  Nazioni . Ma  que- 
lli tutti  /peccarono  la  dottrina  colle 


I63 

vaniti  Aitrologiche,  e colla  Magia  De- 
moniaca : ed  Apollonio  Tianeo , che.-* 
andò  a'  Ginnofofillj,  molte  cofe  di  Ma- 
gia fupcrlEziofà  imparò  , da  lui  profef- 
lata;come  nelle  noltrc  Difteria^} oni  ab- 
biamodimoitrato.  Filofirato  fcrifie  la_> 
Pila  di  *dpo  lonio:e  molte  favole  inven- 
tò in  quell'  Opera; onde  c tra  gli  Auto- 
ri favololi  annoverato;  fepuienonfu 
maligno,  nel  voler  darci  a credere  , che 
Apollonio, Gentile  Fi!ofofo,oda  lui  fin- 
to, o più  tolto  Mago, fingendo  di  p M le- 
der la  dottrina  di  Pitagora,  abbia  fatto 
miracoli  ; onde  Io  fciocco  Jeroclc  Ci 
sforzò  di  alfomigliare  Apolloni oftelfo 
s Giesù  C rillo.  Eufebio  Cel’arienle,  pe- 
róni P.  Poirevino,cd  altri  Cattolici,  di- 
moltrarono  , che  Apollonio  (la  dato 
Mago,  e che  quei  finti  miracoli  deferir- 
ti,fieno  Hate  operazioni  del  Demonio  ; 
non  altro  efiendo  , che  Dcmonj,  i fuoi 
Dei  vilìbili , ed  invifibili , co'  i quali 
parlava  ; e con  molta  chiarezza  per  ma- 
giche operazioni  fi  riconofcono,col  lcg. 
gerii  la  itclTa  Vita  i oltre  le  ftequenti 
contraddizioni  dell’Autore,  che  la  nar- 
ra : c nc  Arriveremo  ancora  nel  feguen- 
te  Articolo . 

37.  11  fondamento  di  quell' Arte-» 
viene  (piegato, e celebrato  dal  finto  Al-  * 
bertn, fecondo  la  dottrina  di  Tebit , che  & 
dice  efifere  principio  nella  medefìma-,  ” 
feienza, quello:  Tutte  le  cofe  , che  fi  fanno 
0 dalla  Natura  , 0 dall'arte,  efjere  prima 
mofjc  dalle  virtù  ce!e/fi;iì  che  dirftifimcn- 
tc  fi  -forza  provarete  conclude  di  ncccf- 
lltì,  che  fc  (1  imprime, fecondo  la  figura 
celeflc  ,la  figura  nella  materia  o natu- 
ralmente, o per  arte  , s'imprima  ancora 
nella  medefìma  la  virtù  di  quella  figura 
celéltc  ; c però  fi  comandano  farli,  fe- 
condo le  ceielli  immagini , le  opere , i 
princinj,  e i termini  , le  veli-,  ed  altrt-, 
cole, da  Tolomeo  il  Savio.  Dice  altresì, 
che  però  nella  feienza  della  Ge^manzia 
le  figure  de’  punti  fi  comandano  ridurli 
a tali  immagini  ; altrimcnte  fono  inuti- 
li; e che,  fecondo  quella  indullriad  pri- 
X 2 mi 


Delle  Virtù  delle  Gemme  . Cap.  XlU. 


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1 64  JJlcr.de  Ile  Gimmcye  delle  "Pietre di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 

mi  Madóri  c Profefforì  di  Filìca,  forma-  fuppofii  iieno  vaniti  , favole*  c fonile-' 
rono  le  Gemme  , c le  immagini  metal-  gj  e fùperfiizioni  » degnamente  dalla-, 
lichc,  riferendole  alle  figure  celefii;  of-  Santa  Chicfa  condannate  ì 
fcrvando  i tempii  quando  la  forza  cele-  39.  Simili  a’  fentimenti  df  Alberto*, 
fle  è più  valida;  e così  col  mezo  di  tali  e colle  regole  medefime,  fono  quelli  di 
immagini  molte  maraviglie  hanno  opc-  Camillo  Lionardo,  che  trattò  quella, 
rato  . Così  egli  dice  : indi  palTa  alle  re-  vanità  nel  Uh.  3.  della  fua  Opera  ; e lì 
gole  deH’ai  te:  a'  lignificati  delle  imma-  apatico  a provare  l'influfTo  cefefle  nelle 
gini  nelle  pietre:  tratta  delle  legature  « figure  delle  pietre  » deferivendovi  i fe- 
e delle  folpenlìoni  delle  fidile . gni  delle  Triplicità  ; cioè  de’  Segni  del 

3$.  Creile  fciocchiflffiftic  fuperfli-  Zodiaco  : quelli  de’  Pianeti  > c quelli 


zioni , ffabilite  dal  finto  Alberto  con_, 
falli  principi , c mólte  altre  favolofe  in- 
venzioni^ virtù, fparfe  in  tutto  il  libro, 
ti  confermano, che  l’Opera  non  ila  d’Al- 
berto Magno  , come  più  diffufamente 
abbiam  dmìoffrato  nel  cap.  7.  ma  più 
folto  fpuria  e finta  da  qualche  fupcrfti- 
ziofo.chc  col  nome  di  Alberto  ha  prc- 
tefo  dar  credito  alle  fue  vanirti  oltrele 
Congetture  »chc  abbiamo  già  rropofle  . 
Ma  non  è qui  da  palfarfi  in  nlenzip  la 
lidicoloCi  vanità  della  Gcomanzta;pqic» 
diè  dice  il  finto  Alberto, chcnclla  feien. 
za  Geomfftica  lì  debba  riferire  la  figu- 
ra de’  Éunti  alle  immagini  cclclìi . Ro- 
berto Fludd  , Inglèfc  , niente  meno  fu- 
perlliziofo  degli  altri.nel  MacrocofmUgr 
Microco/mi  tratt.ì.  pari.  2.  fenvendo 
della  Geomanzia,  dùTc , che  quei  punti 
accidentali  colle  regi  le  dell’arte  abbia- 
no i Tuoi  principi  dall’anima,  la  quale  è 
moda  col  comando  diDiomndc  deduce* 
che  da  Dio  lì  hanno  le  rifpoltc  alle  pro- 
pone quellioni.Nel  Torr..  1.  della  nolìra 
JEt)C)'C[opxdia  abbiamo  dimoltrato  la  di 
lui  vanità  : nc  Dio  è tenuto  ad  arbitrio 
dell’artefice  dar  la  verità  alle  rifpofle  » 
cd  alle  dimando.  Al  tra  Geomanzia  cttc- 
rc  fiata  inventata  da  Fieno, figliuolo  di 
Priamo,  riferirono;  cioè  che  formava-, 
certi  punti  nell’arena,  c dalla  loro  con- 
giunzione llimava  potere 'indovinare  il 
futuro;  cd  afferiva,  che  quei  punti, for- 
mati da  un  fanciullo  vergine,  lignifica- 
vano i Pianeti  : c la  mano  del  fanciullo 
elTei  motta  da  una  córta  intelligenza.  •. 
Chi  non  vede,  che  tutti  quelli  lliocchi 


delle  CoilelìaZioni  co’i  loro  effetti. De*- 
lcrific  poi  feioccamente  le  immagini 
Magiche,  le  quaiijdill'e, averle  cavate  da 
Ragielc  nel  libro  ^ilurum , in  cui  abbia 
data  l'arte  perfctta;indi  quelle  dK  hae- 
lc  , lino  degli  antichiflimi  figliuoli  de’ 
figliuoli  d’ ffraclc,  che  le  fece  Icolpirc  , 
quando  era  nel  Deferto  , e vi  conobbe 
grandi  alerti  in  eflì;acciocchè  a’  poderi 
folTcro  note,  come  egli  dice,o  più  lofio 
lì  fogna  . Altre  immagini  defcriiTe  di 
Thetel,  che  trattò  di  tali  (col  tu  re;  al  tre 
ancora  di  Salomone,  che  dice  averle 
cavate  da  un  libro  antichiflimo  De  li- 
gi Ili  si  apidum,  fenza  nomedi  Autore:  e 
credè,  che  FoiTero  di  Salomone  ; perchè 
molte  opere  dello. fletto  vi  erano  de- 
fcrittc.  Qucfta  fciocca  fua  congettura 
dimcflra  la  vanità  e della  fua  mente  , e 
dell’arte  ; e di  Amili  libri,  falf'ameme  a 
Salomone  attribuiti , n’abbiamo  fcritto 
nella  noflra  Jntlia  letterata.  Altre  di 
Ermete,  ncllfwetto  Quadripartì  tbi  ed 
altre  da  vari  Autori  afferma  aver  tol- 
te. Tutto  ciò  abbiam  voluto  riferire  , 
perchè  la  vanità  di  Camillo  Lionardo,  e 
di  altri  , a lui  limili , fia  manifefia  ; 
dando  fede  a cole  vanilTìme  , da 
Uomini  fuperfliziofi  inventate , e ad 
Uomini  antichifiìnff  attribuite,  per  in- 
gannare i creduli , ed  ampliare  e dilata- 
re le  fuperfiizioni , che  lìmo  veramente 
indegne  in  ogni  animo  Crifliano  , ed  in 
ogni  Filolofo  , nella  buona  Filolbfia  in- 
flruito  ; e di  lui  abbiamc^altre  vanità 
riferito  nel  cap.  7.  Sono  antichi  gli  Uo- 
mini, che  egli  crede  Autolidi  tali  pro- 
* ' cctti: 


Delle  Virtù  citile  Gemme  . Cap.Xlll.  16 5 


cetti  : c quando  de’  medelìmi  ancor 
fodero»  non  è certo  maraviglia;  poicchè 
di  più  fprop oliti  de’mcdcfimi  li  fa  men- 
zione . 11  P.  Collantino  de’  Notati 
nel  Duetto  dell’  Ignoratila',  e delta  Se  ir/.- 
^ahb-  4 .part.  1.  riferifee  alcuni  errori 
di  Ermete  ; anzi  flrav  aganze  ; ' poicchè 
Limò  il  Mondo  efier  vivente  : il  S tìlc,c 
la  Luna  tra’  Pianeti  aver  le  pi  ime  ledi  : 
gli  Elementi  pailar  coll’ottimo  Dio: lì 
su  nel  ( ielo  non  trovarfi  mutazione-»  : 
non  tutti  gli  Uomini  aver  la  mente; 
ma  quei  !blo,  che  per  avvilo  di  lei, pub- 
blicato a fuono  di  tn  raba»v'immei  gono 
in  una  tazza  ; la  terra  moverli  in  giro  : 
non  ritrovarli  veruna  cofa  paflibile  , o 
che  {^giaccia  alla  corruzione;  e l' Ani- 
me univcrfalmeiuc  ellcr  picciole  por- 
zionttìc-lla  gran  forma  de!  .Mondo»  che» 
aflembrando  code  di  Serpl.recife  dal  lo- 
ro bullo, fi  travc-lgono  su  la  terra, e con 
ordine  vicendevole,d’un  gradoallaltro, 
ora  più  infimo, ora  più  fùblime.nc  van- 
no a poco  a poco  cangiando  fiato:  e co- 
si tanti  altri  vaneggiamenti  » c {ciocche 
,'opinioni , 1 he  inlegnar  volle  . 

40.  Qfianta  (ia  manifefla  la  vaniti 
delle  immagini  {colpite  nelle  Gemme, fi 
può  dim. dime  dagli  Autori  i!dTr,ihe 
t le  infegnano.il  medefimo  Camillo  Li  - 
nardo»  trattando  de'  primi  ceniti, ri  del- 
le pietre»  e della  difiicultàdi  quella-» 
che  appella  Scienza, nel  /i/,1.3,  cap.?.  del 
ilio  Opufcolo  Jpeculum  lapidumkicc, che 
Tetel,  fommo.cd  antichi!!' mo  Dottore, 
nel  fuo  libria  molo  De  natura  rerum~> 
lentie  , che  i primi  Scultori  furono  gl’ 
J fra  eliti  nel  Delcrto.  peliti  dcl'a  Magia, 
e dell’  Allronomia,  c nella  perizia  delle 
pietre:  e foggiugne:  Credeudiimefl,  quod 
lapide!  ex  tal  i figura  tuncjculpta  , v 'n  t li- 
te m reci  piani  ex  Cali  influentiaicjuonìarn 
virtm  ex  lini  Ctcli  , Tlanetarumque  afpe- 
fìu , ac  fitu  forma,  n.uhijhw:  aliti  re<] infi- 
li! , ut  aDoftoribus  bobe  tur  tempori*,  quo 
tap'u  ligurq/lur , in  futi  di  tur  , C~  l’f  in  co 
rainetttt  ; ex  .m fu  veròeOrum  ut  recipia- 
it'.r  illa  catelli s virtm  in  nobisviget. 


Afferma  poi»  che  nel  tempo  de’  Roma- 
ni erano  privi  della  cognizione  delle 
feienze  necciraric  . La  vaniti  fua  li  ac- 
crefcc  dalla  protetta,  che  fa  nello  fletto 
lib.  3.  fallandoli  nell’avere  fcrittodi 
un’arte  difficile  , quale  c quella  de’ Si- 
gilli ; ed  abbiamo  riferite  le  fue  parole 
nel  caf. 7.  nun 1.12.  di  quello  libro  1. 
Trattando  poi  delle  Immagini  Magi- 
achcwc  r egromantiche,fi  protetta  ezian- 
dio nel  cap.  6.  dicendo  : Ke  verta  mea  a 
Cattolica  Fide  vi  de  ar.  tur  difeedere  ; che 
non  intende  egli  di  togliere  il  libero  ar- 
bitrio ; cimi  bominif  volimi  as  mere  lìbera 
fit.  , 

41.  Tormavanfì  quetti  Anelli  o dal- 
le Gemme,  o da'  Metalli:  ccome info- 
gnò Tebit  Filofofo  ( dicono  i profello- 
ri  ) per  produrre  i maravigliolì  effetti 
con  quella  fcictiza  delle  Stelle  » così  da 
lui  detta joflcrvando  la  virtù  della  Stel- 
la , prendcvanli  le  pietre  » e 1’  erba  fog- 
gette  alla  Stella  , e torto  formavan  l’a- 
nello ò di  oro,  o di  argento,  a cui  lì  ag- 
giugneva  la  pietra  coll'erba . Nella  pie- 
tra V imprimeva  l’ immagine  ctlclle  o 
1’  Ariete,  o il  Lione,  o il  Sagittario,  che 
per  lo  fuoco  , e per  la  triplicità  orienta- 
le , la  credevano  utile  contra  le  felibri  » 
l’ idropilìa»  la  paralifia  , e fimili  : e per- 
chè muovono  bene  il  calore  » dicono  * 
che  divengano  ingegn  ili  coloro,  che  la 
portano  , facondi , coil’  efaltarfi  negli 
onori , fpezialmente  per  la  forza  del 
Leone,  come  Icrifle  il  finto  Alberto  De 
Reb..Metall.  lib.  2.  cap.  3.  Così  dicono  » 
che  la  Gemma  (colpita  coll’  immagine 
dclla'Vergine,del  Toro  , del  Capricor- 
no, faccia  1’  Uomo, che  la  porta,  delìde- 
rofo  della  Religione:  quella  colla  figu- 
ra de'  Gemelli,  della  Libra, dell’  Aqua- 
rio,gli  renda  buoni  amici , defìderolì  di 
concordia  : quella  colf  imm.icine  del 
Granchio,  dello  ceorpione»  de’  Pefci, ca- 
giona amore  dell’iniquità,  della  bug  a . 
Chela  figura  drSaturnodia  robuttezza: 
quella  di  Giove  renda  amabile, fortuna- 
to, cd  atto  aconfeguirc  grandi  onori: 

quel- 


ìjì  or. delle  Gemme/  delle  Pie  f re  di  G iacinto  Gèmma.  Lib.l. 

quella  di  Marte  Io  faccia  forte,  c vittn-  lcnofe:  e dice  , che  quella  immagine 
Jh.Ì'j:  quella  del  Sole  cagioni  ricchezza:  iìa  molto  commendata  da  Pietro  Apo- 
quella  di  Venere  , o della  Luna,  faccia  nenie  , e da  Ali . Ma  quelle  vanita 
•ci.nlcguire  ogni  dclidcrio . Non  vi.c  Prole  (Tori  loro  tralafiinndo . nonv’è 
Stella,  alla  cui  immagine  non  diano  al-  dubbio,  che  quelle  favole  abbiano  ere- 
cuna  virtù,  f Josì  vogliono,  che  la  figu-  dute  per  vere  ; ficcomc  altre  ancora  per 
«a  del  Dragone  cagioni  allegrezza  , e vere  hanno  fcritte . Lo  flefib  Gauden- 
ricchczzaied  altre  defciivonojgiugnen-  zio  Morula  molte  favole  ha  narrate  per 
do  a promettere  con  tali  figure  delle  Srcrc  dentro  tutto  il  fuo  libro  . Dire  nel 
Stelle,  la  profezia  , la  religione.,  lnmor  lib.  z.  caf >.  t.  che  nelle  più  rimotc  parti 
della  Fede,  c Amili . ddl’  India  , tìccomc  narrano  i Greci , (i 

42.  Scride  Gaudenzio  Menila  nel-  trovano  certi  Pop  li,  i quali  mettono 
la  lua  Suora  Selva  lib.  4.  caf.  zi.  che  la  le  piume  per  il  corpo  , come  fanno  gli 
pietra  Be^aar  fia  gioviale  ••  cd  intaglia-  uccelli , c non  vivono  d’alcun  cibo,  ma 
« perfettamente  , c fecondo  l’ordine,  e li  nutrifeono  folamente  di  odore  ; rice-  m 
/colpitavi  dentro  l’immagine  dello  vendo  pel  nalò  Fodorc,  che  efee  da  cer- 
.Scornione  celclle.  ella  è buona  contro  i ti  foaviflìmi  fiori  j e /libito  che  fentono 
merli  degli  feorpioni  terrcllri . Dice,  odor  puzzolente, o catsivo.fimuojono. 
che  gli  Altrologi  antichi,  per  allungar  Dice,  Jie  vicini  a quelli  fono  i Pigmei, 
la  vita  » e farla  felice  » e tranquilla,  fa-  i più  grandi  de’  quali  arrivano  all’ al- 
cevano l’immagine  di  Giove  in  una  pie-  tozzi  di  due  piedi,  e fanno  guerra  con- 
tea bianca  o cniara  , è figuravano  un’  rinuamente  colle  Gruc  . Così  narra  do’ 
Uomo, coronato  a federe  fopra  un’Aqui-  Satiri  ncli’edtrcrno  Oceano:  degli  Uomi- 
la  , o fopra  un  Dragone  : c la  facevano  ni  di  pelo  rollo , che  hanno  ai  fine  del  . 
aiell’  ora  di  Giove,  eflendo egli  p ilo  filo  della  fihiena  le  code  poco  minori 
felicemente  nel  fuo  Regno,  avendo  in-  di  quelle  de’  Cavalli . Cosi  racconta  ai- 
dodo  una  velie  di  coler  giallo  .L’  Elio-  tre  maraviglie  ledi  quelle, e d’altre  G- 
J'rlino  coll’ immagine  del  Sole , edella  mi!i,abbiamo  trattato  nelle  nollrc  Difi. 
Luna,congionti  inficine,  fe  da  alcuno  d /citazioni  De  Uomini  bus  , e De  Animai. 
p :fla  al  collo  con  un  filo  di  argento  le-  fabulojis ; dimoftrandolc  tutte  favole, che 
gato , quando  la  Luna  c ne! la  fua  cafa,  per  verità,  e con  varie  Iftorie  da  più 
, o in  quella  del  Sole  nello  Aedo  mina-  Autori  fi  raccontano.  Plinio  lib.x,~].  <afK 
tei  , c tiene  i fimi  angoli , ne  -riportar!  9.  trattando  degli  Amctilli  « c delle  Aie 
■o  1,  Ipirito  Solare,  o Lunare.  Diccche  /pezie,  riferifee , che  i Magi,  fra  1’  altre 
nell*  Ematite  fi  fcolpifce  il  Serpentario  , loro  vanità  , dicono  , che  quella  gioja 
che  l'immagine  dì  un’Uomo  cinto  con  nonlafcia  ubbriacare  altrui  , e che  fcri- 
una  Serpe,  c con  U llniitra  la  coda  « vendoli  in  eda  A nome  della  Luna , e 
debba  mere  le  ginocchia  un  poco  pie-  del  Scie,  cd  appiccandola  al  collo  o con  . 
gate,  e la  iella  alquanto  alzata.  I Ma-  capelli  di  Cinocefalo,  ocoo  penne  di 
gi  di  re r fia  cnnfigliavano  i loro  Re  , Rondine,  che  giova  contro  le  malìe  : ed 
che  divellerò  fcolpirc  nell’  Ematite-,  in  qualunque  modo  fi  porti  addotto  : 
quella  immagine, c la  mettedero  in  uno  ed  a chi  ha  da  parlare  a Signori  . Dico- 
ai.clto  <Fcro:  di  maniera,  die  tra  l’oro  , no  -ancora  , che  caccia  la  tcmpclla , e 
e la  pietra  fi  mettede  un  poco  di  radi-  cofc  limili,  c le  loculte  , dicendo  infic- 
cc  di  lcrpentaria  , quando  la  Luna  rif-  me  certe  parole,  che  infegnano  . Sog- 
guarda il  Serpentario;  penile  quello  giugno Plinio, che  Amili  etiettidicono, 
«nello  era  buono  a prefervar  1'  Uomo  che  fanno  gli  Smeraldi , Intagliando  m 
dal  veleno , c da  tutte  le  infermità  ve-  efii  aquile  V o fcarafaggi  ; le  quali  co- 
fc 


Delle  Virtù  delle  Gemme  . Clip.  Xlll.  1 6T 

fc  egli  erette  » che  fieno  fiate  dette  , c inter  feurrilia  Dimorila  : e te  condannò* 
deferitte  da  lo ro,in  derilione»  e fcherno  Libavio  in  Taracelfic.  fentcnt . Biblicar. 
delle  pcrfone.L’Autorc.chc  fcriiTe  il  li-  deprava!,  c Crollio  Tom.\.  Oper.  pa^.  j 3 
bro  della  Demonomania  lib.  3.  cjp.  5.  fa  cr  J'cq. 

menzione  ci  quelto  luogo  di  Plinio  : e 43.  Le  ine  Soave, Uomo  poco  fimo* 
chiama  la  pietra, fattiro  bianco , in  cui  il  va  Sebo',  ai  Varac  i,  celebra  il  figlilo  del 
nome  del  Sole, e della  Luna  lia  fcolpito,  Lione,  come  da  lui  veduto  c fpcrinien- 
ed  appelò  al  collo  con  pelo  diCinocc-  tato  nell'  infermità  dello  fiomaco,  e de’’ 
falò:  e che  ferva  ancora  contro  gl’ in-  reni.  Molti  altri  fono  celebrati  dal  Cir- 
ca ntcfimKe  |>cr  conciliare  il  favore  con  dano,  dal  Vechero,  c da  limili  Profelfo- 
tutti  i Re  , ma  che  bifogna  trovare  de’  ri  fuperfiiziofi  , e proibiti  nell’  ìndice _» 
Cinocefali , che  non  furono  già- mai  nel  Romano  . Molti  dicono  , c lpezialmente 
Mondo  . Camillo  Lionardo,chc  l’immagine  dell’, 

43.  I fi  gii  li  nelle  pietre  , e ne’  Me-  Afino,  fcolpita  nel  Grifolito,fa  prefiagi* 
talli,  fona  detti  Talismani  dagli  Arabi  re  il  futuro  . La  figura  dell’ Ariete  nel 
cioè  immagini,  fegni , c figilli  fattine’  Za  diro  , ha  f >rza  di  liberare  dalle  car- 
metalli , che  rapprefentano  qualche  fi-  ceri , di  confeiiic  onori , dignità,  c Re- 
gura  cclcfic  : e gii  Rimano  valevoli  a gni . La  figura  dell' Upupa  coll’ erba-» 
produrre  «tetti  maravigliofi . Sono  an-  Dragonteadì  ritrova  ne!  berillo  : ed  h* 
che  di  quelta  fpezic  i Gamabet  raccorda-  forza  di  chiamare  i morti  con  ifciuti , e 
ti  da  Gatfarcllo,  Curiofitat.  inaudit.  cap.  fargli  rifponderc  alledimande.  La  fi- 
y.  cioè  quelle  Agate , in  cui  fi  veggono  gura  dell  Uomo  colla  mano  defira  fili- 
dipinti  dalla  Natura  gli  uccelli  , i fier-  levata  al  Ciclo  , ritrovata  nel  Calccdo- 
pcnti , c talvolta  le  immagini  degl’  Im-  nio,  dia  vittoria  nelle  caufc , c prefervi 
peradori  : c penfano  , che  tutta  la  loro  da’  i danni  ne’  viaggi  La  Croce  fcolpita 
virtù  dipenda  dalle  Stette.  Se  dunque  nella  pietra  verde, libera  chi  la  porta  dal 
ninna  forza  degl’  influii!  farà  in  loro,  fommergerfi  nel  Mare.  La  tigna  del 
che  da’  Cieli  derivare  affermano:  come  Cervo  (colpito  nell'  Onice,  raffrena  i 
niuno  fi  può  provare , niuna  virtù  an-  venti  nocivi,  e fuga  i Dcmonj  . Quella 
corafaràin  quelle  Agate.Diconfi  Gama-  della  Lepre  nella  Sarda, gemma,  prefer- 
irei* , Ganiahmi,  Gamatbei  te  pietre,  in  cui  va  da  ogni  otficfa,  che  dagli  Spiriti  polla 
te  forze  celelti  » c le  coltellazioni  fupc-  farli.  La  figura  d’  Uomo  armato  , che 
fiori  s’imprimono,  con  maravigliofi  ca-  tiene  la  fpada  nelle  mani , impreca  an- 
ratteri,immagini,  e figure;  come  talvol-  che  nella  Sarda,  abbia  forza  di  dar  buo- 
ta fi  trovano  fatti  dalla  Natura, c cavate  na  memoria,  fapienza , ed  altre  cufe 
da’  Monti , e nelle  ripe  delle  acque  : e Così  accertano  i Profeflòri  di  queft’arte: 
ne  fanno  menzione  il  Rulando»c'l  Bru-  e te  celebrano;  benché  da  fe  rteifie  ap- 
nonc  ne’LW/iCÌ.Scrivono,chc  Gamabe  ot-  parificano  vanità»  Jc  forze  dolla  Natura  * 
tiene  una  forza  mitrate,  nel  muovere  gli  chiaramente  eccedendo,  che  tali  virtù 
fpirid  , c i principi  del  Microcofmo  : e non  può  produrre  . 

Paracelfo  molto  attribuì  a quelle  im-  45.  Molte  altre  fono  te  vanità,  clic 
magmi  c caratteri,  che  derivino  dall’in-  vengono  celebrate  : e fcioccamentc  ap- 
fluenza  del  Cielo  , come  fi  può  vedere  pcllano  Arte  naturate  , o Scienza , che 
fpertò  ne’ fuoi  ferini;  anzi  appellò  i Ga-  naturali  etfetti  produce . Arte  più  torto 
mahxi, quarta  f|»ezie  dell’arte  Magica:  e vana  e fupcrlliziofa,dir  fi  dee,dag!i  An- 
pur  dicefi  Tatifmanica  Vhilojopbia  fa-  tichi  inventata,  a varie  fuperrtizioni , e 
£4*.  lib.  1.  cap.  4.  ma  l'Elmonzio  nel  Idolatrie  applicati . Arte  da’  medclìmi  > 
irati.  Totc[ìas  Medie  am.  num.6.  gli  riferì  che  la  celebrano  , e la  trattano,  ignora*; 

ta  : 


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i68  ì (l or. delle  Gemme ,e  delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.'Liù.l. 


ta  ; e polliamo  aflcrirc  con  certezza  , 
clic  della  Iterla  arte  » infognata  da  Ca- 
millo Lionardo  ,,  o da  altri  Profellori  a 
lui  limili , non  hanno  eflì  altro  faputo  > 
che  quclche  hanno  lcritto  , ricavato , e 
trakritto  da  altri  manolcritti  , eh:  gli 
lono  venuti  nelle  mani  , fenza  faperne 
dare  altro  conto.  Dall'Opera  dello 
ftelfo  Lionardo  , o di  altro , non  può 
alcuno  rilavare  il  modo  (fa  poter  tare» 
fecondo  la  loro  arte  , le  immagini  ; 
ma  un  folo  racconto  delle  figure  , e 
delle  virtù  attribuite  , o più  tolto 
legnate  . Quell’  arte  o è veramen- 
te vana  ; perché  lì  dì  virtù  alle  cofe  , 
che  aver  non  la  poflono  j o fe  talvolta 
l’hanno  » o averla  appariscono  ; perchè 
palla  i termini , e le  leggi  della  Natura, 
lari  diabolica, dipendente  dalla  fupcrfti- 
z iofa  Magia  , che  fa  i fuoi  effetti  col 
patto  elpreilb  , o tacito  , del  Demo- 
nio . Guglielmo  Parigino  lib.  De_, 
Legil.  fcritle  : Dcles  antera  /cj;e_»  , 
quoti  quatuor  g-nera  figurarmi  fojunmt 
Idolatrx  StellarumTlanetir,  videiicet  Si- 
gila, Mnnutos,  Cbaralterei,  & Imagines . 
piàn  intelligas  autem  imagines  Tlauetarum 
Jimìlitudines  ; imìquojdam  Characieres , 
qui  in  iineationejua , & figurations  nul- 
lam  habent  jimiliitidinem  Tlanetarum.  Et 
bxc  Idolatria  , quatuor  feti,  i Itorum,  per 
quatuor  ìltaexeecebaiur,(r  intuì  erat  ido- 
latria Dxmonum.  -Ad  hoc  genio  idolatri a 
pcrtinent  illx  quatuor  figura s qux  ^Annu- 
ii Salomonist , or  noverai  alia,  qux  vocan- 
tur  novem  Candarix,  quorum  omnium  exe- 
crabilijlimc coafecratio  teu  & deteltabiles 
invocaiioaes jeripturx, imagines  aperti]'- 
jimam  idolatria:  conùnent  impie  tatem . 

46.  Condannano  quell’ arte  de’ Si- 
gillimolti l ilofoli  Arittotelici.c  i Teo- 
logi : c cosi  ancora  i Padri  di  Coi  rubra 
Ub. z.Tbyj.  .Arili.  Cap.  1.  qu.6.  art.  5. 
»ncrniano,che  nè  gli  Anelli, nè  le  imma- 
gini Altronomiche  , alcuna  forza  da  le 
itcliè  avef  poifono,nc  dalCielo,per  pro- 
durre tali  cifettivCome  dimoltra  S.Tom- 
nulo  2.  z.qu.  9 6.  art ; 2.  effendo  artifi- 


ciali. Quella  fentenza  fpiegano,  e di- 
fendono molti,  de’ quali  ne  riferifee  al- 
cuni il  P.  Gio:  Paolo  Nazario,  Macllro 
Domenicano,  Opufcul.  Tom.  3.  De  Mag\a 
naturai,  qux'i.  j.  De  Magia  -Ajtronom. 

F igurarwn.fcu  Imaginum  operativa, dicetìr, 
do  : £htam  fententìam  exp.icat , & tuctur  - 
Ferrar tenps  in  allegato  C.Sylv.in  Summa , 
verbo  Super!titio,qu.i.  Hartbolomxus  S li- 
bilia  ìnjuo  Speculo  pcregrinarum  quxliio- 
num  dee.  1.  cap.  9.  </«.  3.  Jo : Ti  cui  lib.% . 
j«  -A  Irologtam  c.  3.  cr  ejus  Nefosjoi 
Franc  iJ.  De  rerum  frxnotione  hb-j.  c.  io. 
Viclorta  in  jtta  reiezione  Deliri.  Magic, 
qu.  3.  Valentia  in  Juo  Commentar,  ad  di- 
ci uni  artic.  Martinus  Delrius  lib.  i.c.  3. 
qu.  1.  Suare^lib.  z.  De  Superflit.  c.  ij. 
num.  16.  & Jequ.  cr  alii  Tbeologi  com- 
munitcr . 

47.  Quclcbc  di  tali  anelli  è rife- 
ritolo alle  tavole  a ppar  tiene , o a prelli- 
gj  del  Demonio  ; perche  veramente  ri- 
cever non  poliono  virtù  veruna  dalle  fi- 
gure aderti , che  nelle  Gemme  s’impri- 
mono; le  figure  nel  Ciclo  non  ctlèndo- 
vi , le  quali  fono  finte  cd  immaginate 
ad  arbitrio  degli  Uomini, per  diitingue- 
re  le  Stelle  . Non  fono  certamente  nel 
Cielo  i Leoni , i 'Serpenti , i Tori , c li- 
mili altri  animali  ; ma  iloro  nomi  a va- 
rj  corpi  ccleili  fono  (tati  polli,  per  di- 
ltingucrlì  l’uno  dall'altro . Cosi  il  Ga- 
lileo nomino  Medicee  le  Stelle  da  lui 
fcopcrtc  di  nuovo, per  onore  della  Fami- 
glia de’  Duchi  di  l ofcana,  da’  cai  Prin- 
cipi fu  molto  onorato  e premiato  . Gli 
antichi  Ailrologi  così  pofero  varj  nomi 
a molte  Stelle, per  poterle lpicgarc, e di- 
llinguere  ; onde  dilTero  -Arturo  T im- 
magine dell'Orfa  , fituata  verfo  il  Polo 
Artico , con  ventiuna  Stelle  . Orione  ha 
dieccfettc  , o ventiotto  , fecondo  altri  > 
contenute  nèl  Toro»c  ne’. Gemelli,  co- 
me dice  ItìdoroJii.3  .Collocate  avanti  il 
Toro  , moilrano  la  figura  di  Uomo  ar- 
mato, che  ha  nelle  mani  la  fpada  , Le 
TIcjadì  fono  fette  Stelle  nel  capo  del 
Toro  , delle  quali  lèi  apparifeono  vici- 


Velie  Virtù  delle  Gemme  • Gap.  Xlll.  1 69 


ne, ed  una  ofcura,come  pur  dice  S.Tom- 
raafo  Commetti. in  Job  cap. 38.  Nel  Zodia- 
co pofero  molte  Stelle  ; come  l’Ariete  , 
il  1 oro,  i Gemelli , ed  altre  . Fuori  del 
Zodiaco  , cioè  l'Or  fa  Minore,  la  Corona, 
ed  altre  . Con  tali  nomi  fpiegano  le  ap- 
parenze di  quelle , le  forze,  e gl'influm, 
che  alle  medelime  attribuirono  . Di 
quelli  nomi  pur  lì  ferve  la  Sagra  Scrit- 
tura : c dice  il  P.  Nazario  : Exquibus 
nonnulla s rvcenfeni  divina;  /itera;,  ut  Tle- 
jaies , Hyadas  , ^Ar  ciurmi  , & Orio - 
ne>n . Dicitur  enim  Job  cap.g.  O41  fa- 
cit  ^ irtlurum  , & 0 nona , c Hya- 
das,&  interiora  ululivi . Et  Cap.  }8.  Kun- 
quid  conj  ungere  valcbis  nàcantes  Stel- 
lar Tlejódas , aut  gyrum  ^Archivi  pote- 
rli diJipare.Et  uimos  cap.j.Qtti  converti- 
t 'n  in  ulbfyntbium  judicium,&  jultitiam 
in  terra  rctinauitis,  facientem  ulréiurum, 
& Oriopem.  Ma  dice  lo  ftefiò  Nazario , 
che  nella  Sagra  Scrittura  il  leggono 
quelli  nomi  colle  Itcìfc  voci  degli  A- 
Itronomi,  ut  opera  Dei  quammaximè  no- 
bis  aimiranda  , juxti  mentis  noflrte  ca- 
ptum , modum,  &,ufum  J uovi  ter  indiea- 
rent  : quod  effe  Divina:  Scripturx  confue- 
tum  , cr  proprium  affir.nant , & probant 
Sanctus  Dottor  , & ejut  Expofitores  p.p. 
qu.  1 .art.y.Dicitur  autemDcus  facerc  utr- 
tturum , Orionem  , & Hyadas  materia- 
li ter  ,\quoad  Stellar  in  ris  compreh.  nfas , 
non  \ormaliter , prout  tales  figura Junt . 
Sic  enim  mera  Junt  figmenta , fiverationis 
entia , ex  quibiis  extrinfeca  denomi  natio- 
ne  diverbi  Stelìarum  ordines , vari  ir  nomi - 
n ibusjunt  ab  antiquis  uiltronomia  ftudio- 
Jis  appellali.  ISlTendo,  dunque,  i nomi,  e 
le  figure  delle  Stelle  , e de'  Pianeti,  in- 
ventati dagli  Allronomi , fenza  che  le 
Stelle  medelìme  abbiano  veramente  tali 
figure  ; bifogna  dire  , che  fia  vanità  c 
pazzia  tirare  le  virtù  delle  Stelle, e i lo- 
ro influii!, alle  immagini  fabbricate  a lì- 
mi! it  udine  di  ciucile,  dandoli  quell  a_j 
lìmilitudinc  , cne  non  vi  è . 

48.  Qui  lì  potrebbe  cfaminare  la 
forza  delle  Stelle  nelle  cofc  inferiorità 
Tom.l. 


quale  da  molti  Scrittori  d contrariata:  c 
le  lìa  influffo  generale  , o particolare  ; 
come  particolare  lo  /Appongono  i Me- 
topofeopi , i Chiromanti  ,c  limili,  con- 
tro i q"uali  abbiamo  l'cri tto  ne\V  Epiftola 
intorno  le  Divinatorie,  pubblicata  den- 
tro il  Tomo  V.  della  Galleria  di  Minerva. 
Convengono  contro  i Profellori  de’  Si- 
gilli Altrologici  molti  argomenti , che 
ti  portano  contro  gli  Altrologi , contro 
cui  hanno  largamente  fcritto  il  Pico 
della  Mirandola, il  Polfevino  in  Bibiiot . 
felett.  AlclTandro  de  Angelis,  Gicfuita, 
in  utjtrologos  coupé  flores  itb.F.  Nirodc-; 
mo  Frifclino  de  uijìronom.  arliscum  do a 
Urina  ccele/li , ci T naturali  Vbilojopbia  : 
il  P.  Acnedetto  Pererio  ^idvcrjus  falla- 
ces , cir  perniciofàs  artes , ide/i  de  Magia , 
de  Objervat.fomniorum , & de  Divinai. 
,A[ìrolog.  /it.j.  Pietro  GalTendo , ed  al- 
tri Scrittori  in  gran  numero  : ed  in  altra 
Opera  Priveremo  pure  didimamente  di 
tale  argomento . 

49.  Vana  cèrtamente  è l’opinione ,' 
che  la  virtù  delle  Stelle  nelle  figure  de-' 
gli  anelli  lì  trasferirono:  c quando  pu- 
re in  quelle  vi  follerò , valevoli  a prò-' 
durre  gli  effetti  nelle  cofc  particolari 
inferiori  : con  quale  certezza  hanno  gli 
Allrologi  faputo,  che.il  Solo  lignifichi  i 
Maghimi,  la  dignità,  e la  gloria  è Che 
nella  Luna  lì  ralìembri  l’anima , lo  fia- 
to celibe  , o maritale,  e le  pafiìoni  tut-J 
te  i Chi  ha  loro  infegnato  tanta  divcr- 
fità  degl’influflì, derivati  dalle  Stelle  co- 
sì varie  , e vagliano  a lignificare  tante 
cofe  diverfe  o di  utile  , o di  danno  f Si 
legge  in  Iìlàia  47.  Qui  eontemplabantur 
fiderà , & fupputabant  menfes  , ut  ex  eis 
annunciarent  ventura  l ibi  : ecce  fatt  i funi 
qua  fi  Hi  pula , ignis  combujftt  eos  . Cosi  in 
Geremia  io.  Juxta  vias  gentium  nolite 
difeere  : Cr  à fignis  Cedi  riolite  metuere  , 
qua  timentgent'es  j quia  leget  populorum 
vana  funt. 

50.  Offerva  oltra  di  ciò  il  P.DclrioJ 
che  le  fia  così  potente  la  figura  fupe- 
riore  immaginaria  nella  vera  figura  in- 

y.  ‘ fcrio^ 


1 70  Iflor.  delle  Gemme , e delle  "Pietre  di  Giacinto  Gimma.  Lib.l. 


fcriorc  : invano  vi  aggiungono  alcune 
regole  fuperfiiziofe  ; come  , fe  fi  fpera 
j|uell'etfetto,fi  debba  ieri  ver  quello  nel- 
la Inaila  della  figura  : fe  il  contrario  1 
nella  fronte  : c che  alle  volte  Affaccia 
colla  delira  mano  ; altre  volte  colla  fi- 
niflra  . Quefic  , e limili  ♦ dimoilrano  » 
che  fono  fupcrlliziofc  , e condannate  » 
come  pure  affermano  il  Gerfone  , e 
Vimpina . 

J».  Sono  veramente  l’Arte  de' Si- 
gilli * e degli  anelli  AHrologici,  e le  lo- 
ro vaniti  » inventate  dagli  antichi  Ido- 
latri , alle  fuperltizioni  applicati  , che  a 
capriccio  hanno  attribuite  virtù*  ed  in- 
fluflì  col  mezo  delle  figure  finte,  fimili; 
e molto  più  per  dare  ad  intendere  ma- 
raviglie a'  creduli.Così  vane  fono  l’Ar- 
ti  tutte  Divinatorie  , che  dalle  virtù 
Celelli  dipendono:  c fpefle  volte  delle 
medefime  il  Demonio  fi  valcjondc  non 
c maraviglia  , fe  alcuna  volta  qualche 
effetto  fi  c avverato  ; perchè  qucllxè 
l'arte  del  Demonio  Hello,  per  inganna- 
re i fuperiliziofi  , e coloro , che  a tali 
vaniti  fono  applicati. Succedono  anche 
a cafo  talvolta  gli  effetti, c tollo  a quel- 
la virtù  , che  li  crede  * fi  aflegnano  i e 
quando  pur  fuccedcre  non  fi  veggono  * 
fubito  la  fcula  s'inventa , c lì  (prega  a 
loro  modo.  Giacomo  Primerofio,Mcdi- 
co.De  Krrorìbus  Fulvi  in  Medicina  lib.%. 
cap.’tj-  nutn. 8.  impugna  ancora  con  va- 
rie ragioni  i Caratteri  * ei  Sigilli, che 
non  fono  cagiòhi  naturali  per  fonare  i 
morbi  * o produrre  altri  effetti . Conce- 
de , che  goffa  alle  volte  feguire  anche 
l’effetto»  per  la  forza  dell’immaginazio- 
ne . Paracclfo  confcfia  , che  le  (ire  figu- 
re fono  magiche  : e le  chiami  Diaboli 
fyrupot , dr  apo^rmata . Lo  Hello  dir  fi 
dee  delle  parole , che  , benché  barbare  , 
non  hlnno  forza  naturale  ; ma  vagliono 
folo  a Lignificare  alcuna  cofa,pcr  la  qua- 
le fi  fono  (labifite  ; onde  è nata  la  di— 
verfiti  delle  lingue  , oltre  quella  fuc- 
eeduta  per  volontl  divina  nella  conio-» 
fior-e  di  effe.  La  voce  , in  quanto  è luo- 


no  , altera  (blamente  l’udito  : c più  difc 
fidamente  ciò  fpiega  Deirio  D'tfquif. 
Magic.e  ne  fcriveremo  ancora  nel  lìb.z. 

nell’InJroiw?.. 

51.  Sonò  anche  figurati  gli  Anelli 
(imbolici  , a lignificare  qualche  lenti- 
inento  valevoli,  de’quali  abbiamo  trat- 
tato nel  cap.ua ih.  17.  e feg.  ma  fono  di-  ‘ 
verfi  dagli  Afironomici . Alcuni,  però  * 
che  veramente  fono  Magici,  furono  ap- 
pellati Aiirologici  : c he  deriveremo, 
nell’uri,  fcg.. 

ARTI  C.  Vili. 

Degli  Anelli  Magici. 

53.  A Ltri  Anelli  fono  affatto  Ma- 
A gici  ; perchè  colla  Magia  * 
c coll’opera  eie'  Dcmonj,  fi  compongo- 
no: c tra  quelli  annoverare  fi  debbont» 
le  immagini  co'i  nomi , e caratteri  bar- 
bari, e pellegrini,  fcolpiti  ne'  metalli , o 
nelle  pietre.  Vi  fono  in  elfi  i nomi  di 
uattro  Principi  de'  Cardini  del  Mon- 
o , e i nomi  ancora  cavati  dalle 
pazzie  degli  Arabi  Maomettani:  e fi 
credono  inventati  da  Gcrmone  Babilo- 
nico, da  Ermetc  Egizzio  , e da  Toro 
Greco  . Non  poflbno  avere  altra  virtù* 
che  dal  Demonio  : ed  è falliti  ed  em- 
piei.! il  dire,  che  un  Demonio  fia  Re 
dell'Oriente  , e l’altro  dell'Occidente  - 
Cosi  lìmo  pur  Magici  gli  Anelli  co’j 
nomi  di  Rafaelc  , de'  Maccabei  * di  Sa- 
lomone , di  Elilèo  vdi  Zaccaria , di  Co- 
llantino, c di  alcuni  Santi  4 come  av- 
verte lo  Hello  Deirio  . Inqucfiinomi 
fucccde  una  bellemmia  ; perchè  fingono 
r Santi  Uomini  profcflTori  dell’Arte  Ma- 
gica : ed  c befiemmia  altresì  annovera- 
re il  Segno  della  Croce  tra’  Sigilli  Dia- 
bolici. Grande  è pure  la'fciocchczza  * 
che  fanno  autori  dell’Arte  vana  e fu- 
perllizionc,  varj  Uomin:  grandi  anti- 
chiflimi  , fpczialmcnte  Salomone  , per 
dare  alcun  credito  alle  vaniti  loro.  E’ 
ben  noto  , come  dimoltra  Cornelio  l 

La- 


Delle  Virtù  delle  Gemme  . Cap.  XI 11“  1 7 1 

Lapide  fopra  il  lìb.i.Rgg.  con  altri  Spo-  credere  nou  polliamo,  furono  anche 
litort , che  i libri  delle  cole  naturali  , diabolici  ; perchè  Apollonio  , c i Libi- 
che da  alomone  fi  bimano  ferini , fin  nofofiili  furon  Maghi . Si  racconta,  che 
negli  antichi  tempi  fi  fieno  adatto  per-  Jarca  fedeva  alto  in  unafedia  di,  bronzo, 
duti  ; perche  non  vi  erano  in  quei  tem-  adornata  d'alcunc  Statue  d’oro,  le  qua- 
pi  le  Itampe  , col  cui  mezo  i libri  fi  li  poi  fi  inovcan  > da  loi'o  fteilc  , e no* 
inultiplicauo  ; ma  pochi  libri  lcritti  a_>  conviti  gli  fcrvivano  di  Coppieri.  Di 
penna.  Stimo  la  Gioia,  die  quelli  turo-  Apollonio  fi  dice  , che  fapeva  i panieri 
no  bruciali  da’  Caldei  , o dal  K.c  fase-  degli  Uomini  , i linguaggi  degli  belli,  o 
chia  , ‘come  crede  £ufc*>io  : o per  divi-  degli  uccelli:  che  parlo  con  Achille 
na provvidenza,  come  pensò  l'Abulcn-  morto:  che  fu  filmato  da  un’Albero  ; 
fe  , o perche  contenevano  cole  molto  che  fece  molti  miracoli , c molte  colè 
curiofe  de’  Giumenti , delle  Piante,  c di  prcdilic:che  fparì dalla  prefenza  di  Dò- 
altre  materie  ; o perchè  noi  non  lìamo  iniziano  : che  andò  in  Cielo  : che  ap- 
degni  di  tanta  luce  delle  Scienze, quan-  parve  ad  un  giovine  ;c  da  altri  raccon- 
ta uvea  egli  ricevuta  per  rivelazione  . tifi  cava,  che  le  lue  operazioni  erano 
Anche  i fiori  di  varj  Patriarchi  , e di  tutte  Magiche , o favolofe  : oche  i fuoi 
altri  Savtj  di  varie  Nazioni, prima  di  Mo-  Dei  vifibili,  ed  inviabili,  l'Anima  d'A- 
sèi  11  fono  perduti  ; come  abbiamo  pur  chille  , c limili,  con  cui  parlava,  non_» 
dctti*ncU’£p!/foÌj  ad  Socieiatem  Incurio-  altro  erano  , che  Dcmonj , col  cui  me- 
Jorwii  lium.i  j.poita  avanti  ilrom.i.dcl-  zooperava  maraviglie . Mofira  Gufcbto 
le  Diil'ertaz.  De  Hominib.  jabuiolis , ere.  molte  favole , c contraddizioni  di  Filo- 
c nel  cafk-j.  nwn.iz.  di  quello  litro . So-  llrato  : c veramente  tutta  la  vica  di  A- 
lamente  abbiamo  di  Salomone  alcuni  pollonio  è piena  di  favole  . Si  danno 
libriate  tra  gli  altri  libri  Canonici  del-  per  veri  i Draghi  : lì  dice , che  gli  £|c- 
la  Sagra  Scrittura  fono  annoverati  ; ma  fanti  non  fi  piegano  : che  le  Formiche 
è fciocchczza  rafierirc  , che  abbia  ferii-  erano  guardiane  dell'oro  : che  vi  fieno 
to  libri , i quali  alla  Magia  appartengo-  le  Pietre  de’  Draghi  , de’  Griffoni , la 
no  ; come  tono  la  Clavicola  ( così  l'ap-  Pentaura  : che  fi  ritrovino  i Pigmei»  gli 
pollano  ; cd  altri  limili  l'uperbiziofi;  nè  SciopcJi , i quali  fi  fanno  ombra  co’  i 
vi  c memoria  veruna  di  quella  , ch'e  piedi  : che  le  caldajc  c vivande,  anda- 
pure  una  menzogoa  ; ancorché  da  Uo-  vano  a’  Ginnofofibi  nella  loro  ceni_* 
mini  vani  fidamente  lì  celebrano . avanti  i convitatila  se  medefime  a tem- 

J4-  Sono  creduti  Alìrologici  i fette  po  convenevole  : cd  altre  cofe  fi  narra- 
Anclli,donatidaJarca,Principcdc  Ginno-  no  , che  puzzano  o di  favole  , odi  Ma- 
lofilti  dell'India, ad  Apollonio  rianco,chc  già  . Da  tutto  ciò  fi  può  cavare  il  giu- 
eranodillinti  con  fette  nomi  delle  Stei-  dizio  , che  far  fi  debba  degli  Anelli,  ad 
le  , lècondo  i giorni  della  fettimana;  efi-  Apollonio  da  Jarca  donati  ^ Si  narra  an- 
fendovi  impreil'o  in  ciafchcduno  il  fu  a cara  , che  in  un  Tempio  d'Èrcole  vi  era 
Pianeta  , (icr  le  virtù  de' quali  abbia  'un'albero  d'olivo  d'oro  di  Pigmali  me  , 
Apollonio  camminato  per  lo  Mondo,  "fabbricato  con  mirabile  artificio , e che 
fetnpre  giovine,  forte,  e ricco  di  dottri-  la  fila  fpezial  bellezza  lì  vedea  nelle  oli- 
rla , come  racconta  Filoltrato  . Ma,  tic-  ve,  fatte  t irte  di  Smeraldo  , che  parca- 
come  favolalo  abbiamo  dimollrato  lo  no  limili  alle  vere  ; benché  lì  nifi  alberi 
Ile. fi»  Filobratonel  Ton.i.  delle  Diifer-  ben  fi  pollano  fare  coll’arte  , come  nt-a 
taz.  a cjrr.  ,5.  e a68.  c «eli’  mirile,  portaremo  gli  efempj  al  fuo luogo, 
precedente:  così  favolofi  fono  altresì  jf.  L’Anello  di  Elcaz  ir  >,  riferito  da 
gli  Anelli  : c fe  veri  furono , il  che.  Giofeifo , col  quale  curò  l'indemonia - 

1 ! Y 1 to , 


.■Cigitized  by  Google 


172  3 fior,  delle  Genmeye  delle  Pietre  dì  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


to»fi  credè  favolofo  dall 'Anania  Dir  Na- 
tura Dtemonum  : ed  altri  lo  (limano  Ma- 
gico : e limili  erano  gli  anelli  fatti  da 
Lui  amo  ; benché  il  Rodigino  gli  appel- 
la Filici  ; così  nominando  quelli  » cnt-> 
ufavano  contro  le  fafcinazioni  , e con- 
tro i Serpenti , o contro  gli  Spiriti . Ma- 
gico lènza  dubbio  fu  l’anello  di  Selcuco» 
in  cui  vi  era  (colpita  l'ancora  ; poicchè 
dicono  ave  lo  avuto  la  madre  giacendo 
con  Apolline  ; fe  pur  non  fu  qualch*-» 
Sacerdote  dell’Idolo . L’Anello  di  Para- 
celi!) , che  fpaventava  i Tuoi  nemici,  al- 
tresì era  magico:  e furono  limili  quegli 
anelli  di  Salomone  , i quali  all'Idolatria 
appartenevano , come  diifc  Guglielmo  , 
Parigino  lib.  de  Lerjb.  e Cardano  de  Pa- 
riet.Ub.i6  cap.9i.  Così  l’altro  fabbri- 
cato da  HarioiC  Patrizio, per  indovinare 
il  nome  del  futuro ImperadorTeodolio. 
Magico  fa  p ir  l’anello  diGirolamn  Can- 
cellar di  Milano,  che  parlavamo  più  to- 
lto 'ìell'ancllo  favellava  il  Demonio, che 
rovinò  p >i  il  fuo  padrone,  come  raccor- 
da Deirio  ; poicchè,  avendo  gettato  l’a- 
nello nel  fuoco  perdifpregio  dello  Spi- 
rito , fu  fubito  dal  Demonio  affali to  , 
che  gli  entrò  addoffo  » c lo  fece  divenir 
pazzo  . Scrive  lo  lleffo  Deirio  di  un’a- 
nello comprato  da  un  Principe  per  venti 
feudi  , come  valevole  nel  giuoco  delle 
carte  a far,  che  il  padrone  guadagnaffe, 
il  quale  vinfe  veramente  alcune  volte  i 
ma  poi  una  gran  fomma  di  danajo  per- 
dendo , comandò  , che  li  fpezzaffe  . Al- 
tro cafo  limile  racconta  cfferc  fucccdu- 
to  a’  Tuoi  tempi  Monf.  Bonifacio  Van- 
nozzi  nella  fupcellettile  de^li  ^twerti- 
menti  Volitici  , vofnm.$.  «10n.8091.ii_» 
pure  non  l'ha  tolto  da  Deirio  , che  an- 
che narra  il  legucntc  : Un  Cittadino  di 
Norimberga, di  famiglia  principale, avea 
un’anello  eli  criflallo  , in  cui  un  fanciul- 
lo vedea  tutto  quello  , che  fi  dimanda- 
va ; ma  poi  conofccndo  il  fuo  peccato 
per  l'ufo  di  tale  gemma, crilìallina  c ro- 
tonda, e i gravimmi  difltirbi  dell'animo 
fuo  , da’  quali  era  Rato  lungo  tempo 


travagliato,  e che  di  ciò  li  era  fparfo 
per  la  Cittì  gran  rumore  : lo  portò  al- 
lo Sprcngero  , che  avendolo  rotto  in_» 
minutiflime  parti,  lo  buttò  in  un  ceffo, 
o luogo  da  fcaricare  il  ventre,  alni 
molto  convenevole  , inficine  coll’invol- 
to di  lèta  , col  quale  gli  era  (fato  dato 
in  premio  da  un’Uomo  Iconofciuto,  che 
alloggiò  tre  giorni  in  fua  Cafa  . 

56.  Diconfi  Anelli  de’  Folletti.a  de’ 
Demoni  familiari,  quelli , che  parlano  , 
valevoli  a indovinare  , a configliarc,  ed 
a varj  ufi  : c fpeffo  fi  danno  da'  Pelle- 
grini. Fu  donato  un’anello  ad  un'Uo- 
mo dotto  , che  fe  lo  pofe  nel  dito  , ed 
alla  fua  cafa  ritirandoli , fi  vide  feguito 
da  un  giovine  , che  volle  entrar  feco 
per  la  porta  , attenuando  di  avere  ob- 
bligo , e voglia  di  fcrvirlo  fenza  merce- 
de . Sofocttò  quello  , che  folle  effetto 
dell'anello  : e ripollofi  in  cammino , 
giunfe  al  mare  , ove  buttato  l’anello  , 
vide  ivi  pure  buttarli  con  ifdegno  il 
giovine.  Si  conlìgliò  uno  col  fuo  Fol- 
letto , fe  dovea  vincere  in  un  giuoco  , 
che  dipendea  dalla  forte,  cavandofi  le 
cartelle:  cd  accurato  di  dover  fare-» 

f;uadagno  , fi  vide  poi  ingannato,  e col- 
a perdita  del  danajo  applicato  allo 
giuoco  ; ma  fi  feusò  il  Folletto  , che 
non  potea  togliere  quel  danajo  , che 
avea  Iddio  ad  altri  ((abilito  . Giacomo 
de  llofa.Corticenfe,  avea  un’  anello  col 
Folletto  , con  cui  ogni  cinque  giorni 
parlavacon  {ammariti, tutti  gli  acciden- 
ti del  Mondo  narrandogli,  c la  maniera 
di  fànarcl'infermitàie  poi  imprigionato 
in  Arncm  , fu  rotto  pubblicamente  l'a- 
nello nella  piazza  a’  4.  di  Luglio  1548. 

57.  Non  può  certamente  il  Demo- 
nio, ch'è  Spirito  Angelico  , legarfi  ne- 
gli anelli,  nelle  medaglie,  nelle  am- 
polline di  vetro  ,0  in  altro  flromento  ; 
ma  ben  finge  d’effer  legato  da’  Maghi, 
per  ingannare  coloro,  che  fe  ne  fidano, 
per  rovinargli  e nell’anima,  c nel  corpo. 
Se  talvolta  è ritenuto  veramente, dimo- 
ltra  Dclrio,  che  ciò  avviene  per  coman- 


Delle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll.  173 


do  di  altro  Demonio  fuperiore  , e più 
potente, per  lo  patto,  che  ha  col  Mago: 
c nc  porta  gli  eiempj  nel  lib.i.  DifquiJ'. 
Magic.  fett.\.  Spello  tinge , che  qualche 
lupe  rior  Demonio  lo  ritenga,  a cui  con- 
tro la  voglia  fua  gli  bifogni  ubbidire  ; 
onde  Arrigo  d'Affn  nella  Gene  fi  fcriire 
( come  pur  ripetono  lo  llciTo  Deirio  , c 
Monlìgnor  Giacomo  Simanca  De  Catbo- 
lic.  Injlitut.  tit.6 3.  aum.  19. c Barcolom- 
meo  Sibilla  lib.Teregrin.  qux't.  dee. 3. 
cap.d.  qu.i.)  e dovrebbero  clicrc  di  am- 
macllramcnto  aglifciocchi  amatori  di 
quelli  ardili  , le  tegnenti  parole  : Non 
Dxmonem  cogit , aut  in  vinculis  eum , ut 
ptttas  , tene!  ; fei  hoc  certuni  bobe  , tjuod 
i!le  lunula:  ficaptun , ut  te  copiati  fé  vin- 
ti un  , ut  te  v'inciat  1 fe  tuo  imperio  fub- 
di tum , ut  te  ft ibi  Jubdaf.  a te  inclufum , ut 
te  includa:  ; fin  fu  fe  demani  tua  arte  vel 
imagi  ni,  vcl  lapidi  ligatum,  ut  te  funibui 
peccatori t n ligatum  ad  infernum  perducat. 
Così  pure  cantò  uno, riferito  dal  Siman- 
ca , ungendo  la  perfona  del  Demonio: 

Noi  vero  quotici  an  i mas  Magus  evo- 
car Orco , 

lllarum  afjumpta  mentimur  imagiue 
vultus . 

Caminibui , foliii , avibus , fumo- 
que  ligari 

Dicimun  & circumdudis  in  pube- 
re [igni  1, 

Sed  veluti  plert fque  alili , ita  falli- 
tur  ilto 

Meni  bominum . 

OlTerva  bene,  però,  il  medefimo  Siman- 
ca , eirer  dottrina  generale  , che  tutte-* 
quelle  cofe,  le  quali  naturalmente  que- 
gli effetti  produrre  non  poffono  , a cui 
fi  applicano  , fono  fenza  dubbio  fupcr- 
ltiziofe  , cd  al  patto  col  Demonio  , che 

Sii  produce  , appartengono  . Che  gli 
incili  de'  Folletti  Geno  Magici,  è ma- 
nifetlo  ; cd  è troppo  infelice  colui , che 
di  fede  a'  Dcmonj , o fpera  da  cllì  al- 
cun’utile e comodo  . Quando  conobbe- 
ro alcuni  MctGcani  la  vcriti  della  Fede 
Cattolica,  ('prezzavano  i loro  Dei,  ch’c- 


rano  i Dcmonj  ; dicendo  , che  non  po- 
tevano effcr’cglino favorevoli  agli  Uo- 
mini; mentre  richicdean  fagrificj  di 
Uomini , come  riferifee  D.  Antonio  de 
Solis  nell’  Ijlor.  della  Conquida  del  MeJ- 
Jico  , /iA- 5.  Riporta  il  P.  Gregorio  R.o- 
lìgnoli , Gicfuita  , nelle  Maraviglie  di 
Dio,  Tom.i.maravigl.io.  il  cafo  avvenu- 
to in  Venezia  , ricavato  dagli  , Annali 
de' Minori  cap.  ann.  Chrilt.  1552.  c dal 
P.  Scgncri  p.i.  difc.tj.  11  Demonio  in_» 
figura  di  Scinda  ferviva  un’Avvocato 
della  Curia  Ducale , affai  meglio  di  un 
Paggio , in  tutti  i fcrvizj  anche  più  vili, 
con  dimollrazioni  d’affetto  , per  cui 
fembrava  capace  jli  ragione.  Si  nafeofe 
peròfotto  il  letto,  quando  il  Vcn. Mat- 
teo Raffio,  primo  Generale  de’  Capuc- 
cini , che  ivi  predicava  , fu  condotto  al- 
la menfa  : e comandata  dal  Padre  a far 
noto  chi  forte,  dille  efferc  un  Demonio 
impiegato  a vili  fcrvizj,  per  rapir  l’ani- 
ma , e non  aver  potuto*  per  le  divozio- 
ni , che  facea  la  fera  il  Dottore  nel  co- 
ricarli . Partì  dalla  Cafa  il  Demonio  per 
comando  del  Padre  «facendo  un|pro  nel 
muro,  che  poi  non  lì  potè  otturare,  che 
con  una  pietra  coll’emgie  di  un’Ange- 
lo Cultore  ; perchè  dopo  otturato  li 
trovava  aperto;  onde  il  Ponte  vicino, h# 
prefo  il  nome  del  Tonte  dell'angelo  , 

A R.  T I C.  IX. 

Degli  Anelli  Fiftci . 

58.  T'Vlconfi  .Anelli  Filici  , per- 
M.J  chó  fono  compolli  di  ma- 
terie naturali  ; e lì  credevano  vale- 
voli a produrre  effetti  anche  na- 
turali , per  la  creduta,  virtù  loro  . Co- 
sì l’anello  di  Diamante , differo  , giova- 
re alle  Gregarie,  cche  per  virtù,  e-* 
proprietà  naturale  inanima, c conforta  il 
cuore;  fpezialmcnte  contro  lé  fan ta lire; 
c giova  alle  Donne  gravide.  Gli  \nc1- 
li  di  .AmttHto  gli  differo  giovevoli  c an- 
tro il  veleno,  c contro  l'ubbriachczza  . 

Al- 


174  ijlor  delle  Gemme , ? ielle  Pietre  di  Giacinto  Gimma.Lib.l. 


Alu  i del  Balafcio  reprimere  i movimenti 

della  carne  diilòneita  , c giovare  alla > 

lanitl  del  corpo  . (fucili  del  Tiropo , o 
CarLonchio,  aver  forza  contro  l'aria  cor- 
rotta » e velenolà  , contra  glilHmoli 
della  carne  , contra  le  aftliziom  ..  Quelli 
di  Corallo,  per  riilagnarc  il  fanguc  , per 
giovare  alle  vùìoni , c fogni  orrendi, 
ed  allegrare  il  cuore..  Quelli  di  Criflallo 
controll  falcino  , c contro  i fogni, che 
muovono  paura . Quei  di  Giacinto,  atti 
a togliere  la  molcliu  del  cuore  , giova- 
re contro  la  pelle  . Quelli  di  Smeraldo, 
valevoli  a conièrvarc  la  Caditi  , e mi- 
tigare gli  itimoli  della  carne  : contro 
i Dcmon] , contro  le. tcmpelte  , l’apo- 
plclia  , accrcicere  la  memoria  , cqnlcr- 
vare  la  viltà, c giovare  a’  morii  velenoQ. 
Gli  Anelli  diSarioflico  furono  tenuti  at- 
ti a reprimere  gli  appetiti  camali.Qutlii 
di  Topazio  allinlermiti.e  pallìonc  deli' 
emorroidi:  a temperare  l'impeto  dell’i- 
ra,e della  frcnetìaunitigarc  le  afflizioni, e 
riltagnare  il  fangue.Numcra  quelte  vir- 
tù il  Guevara  , Velcovo  di  Mondognc- 
to  , ncU ib.\.  delle  Letter.  rimettendoli 
agli  Autori  , che  delle  Virtù  delle  Pie- 
tre hanno  fcritto  , molti  di  clii  citando. 
Dice  effcrc  quello 'trio  il  più  oncllo,  c'I 
più  utile  di  tutti  : e che  non  fi  polfa  ne- 
gare , che  non  abbiano  , c faccianole 
pietre,  grandi  virtù  cd  ctfctti;  ancorché 
non  fieno  tanti , quanti  gli  Autori  pro- 
mettono. I.odano  per  ciò  gli  anelli  d’o- 
gni  pietra,  come  valevoli  a giovare,  fe- 
condo la  virtù , che  a ciafchcduna  pie- 
tra fu  attribuita  . Ma  quante  favole  ab- 
biano dritto  gli  Autori  croppo  creduli 
nelle  virtù  delle  pietre, le  abbiam  i rife- 
rite, c contraibile  nc‘  Trattati  delle 
Pietre  ilelle  , di  cui  didimamente  ieri— 
viamoin  quella  Moria . 

59.  Degli  Ausili  FificL, alcuni  fino 
detti  Medici , perché  valevoli  a dare  al- 
le infermiti i rimedj  : altri  .Ale liner}  , 
de’  quali  fa  menzione  Ceiio  Rodigino , 
che  li  firmavano  da  Elidàmo  Filofofo  , 
e di  mirabile  virtù  contro  i Demonj , 


i morfi  de’  Serpenti , c i ladini  • Si  cre- 
dono inventati  nella  Samotracia  ; onde 
fi  dilfero  ancora  S amo  traci  ; perchè  in 
Samo , cd  in  Lcnno  vi  era  la  terra  » ed 
il  ferro  , di  virtù  contro  il  veleno  de’ 
Sci  penti  . A quelta  fpezie  ti  riducor» 
gli  Anellifatu  dall’unghia  dèi  piclìni- 
ltro  dell’Alce , giovevoli  contro  ITpi- 
lcplìa  , le  vertigini , e le  attrazioni  de' 
nervi  ; così  tutti  gir  altri  di  altra  mate- 
ria , che  alle  infermità , per  virtù  natu- 
ra!e,giovarc  lì  credono  . GUJndiani  ne- 
t'f  firmavano  gli  Anelli  da’  i denti  dt 
Cavallo  di  fiume  riletto  Hippopotamor. 
e gli  Antichi  gli  tifarono  aneli  e de’  Ca- 
valli macini,  delle  Poche  , c di  altri  ani- 
mali,di  vii  tir  contro  i molti  morbi.  Fe- 
derigo Martcus  ne’  di  Spi^bcrga, 
puri. 4.  cap. 4.  trattando  de’ Cavalli  1» 
Bovi  marmi , riferifee  , che  nella  bocca 
loro  fono,  a guilà  di  barba,  molte  fecole 
pungenti  , concave,  e larghe  quanto  ua 
gambo  di  paglij  , fìtte  come  il  pelo  : e 
da  quelte  fetole  formano  i .Marinari 
anelli , che  portano  nelle  dita  contro  le 
convullìoni  delle  membra  - L'Aucor 
del  Teforo  delle  Gioje  nel  eap.6  3 .alferma , 
che  non  filo  gli  Anelli  fatti  dal  dente 
del  Cavallo  marino;  ma  le  Corone,  i 
Rofarj,  e i pezzetti,  portandoli  in  qual- 
li voglia  parte  del  corpo,  toccandola 
carne  , levano  il  dolore  delle  morroidi , 
che  fàna.  Giovano  ad  ogni  flutto,  anche 
di  fangue,  bevendoli  in  polvere  con  ac- 
ua  , o con  vino  . Ritengono  il  fangue  . 
‘ogni  parte  , o per  ferite  , o per  vene 
rotte  , o per  altra  cagione  : e vagliono- 
contro  gli  umori  malinconici , otìem- 
matici  : rallegrano  il  cuore  : vagliano 
contro  le  corruzioni  dell'aria  : Sfanno 
crefccre  il  latte  alle  Donne  : e cagiona- 
no altri  effetti  mirabilivc  dice,  che  og  ni 
ora  la  fpcrienza  ciò  di moflra .Pietro  Iel- 
la Valle  nePi*z>i  iella  Turchia  , iette- 
rà 1 1.  dal  Cairo  , fj  pur  menzione  degli 
anelli  ,che  lì  fanno  per  divozione  , c lì 
toccano  nelle  reliquie  di  S.  Caterina 
nel  Monte  Sinai  : e che  n'avea  egli  por- 
tato 


Delle  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll.  o 175 


tato  più  di  cinquecento  »di  ofTo  di  Ca- 
vallo marino  , per  donare  a perfonc  or- 
dinarie : cd  altri  di  oro  , e di  argento 
per  le  perfone  di  rispetto.  Altri  han  fat- 
to gli  Ànellidél  l’unghia  dell 'Alino  fel- 
vaggio , detto  Zamo  : c i Germani,  co- 
me fcriirc  (iiacomo  Vcslingio , gli  fa- 
ceano  di  vetro,  mischiato  coll'antimo- 
nio. Arillofane  nel  Tlutff  fe  dire  a Di- 
cco , che  parlava  col  Sicofanta  : Getto 
enim , tjketn  emi  atnulum  bunce  ab  Elida- 
no: e che  l'avca  comprato  una  Dram- 
ma , c valea  agli  amori . picc  il  Ge- 
melli ne’  Piaggi  pari .5.  lib.i.  cap .5.  che 
nell’Ifolc  Filippine  vi  fono  alcune  Tar- 
tarughe , chelcrvono.dicontrovclcno; 
effe  iwolVfperun  ornato, che  gli  anelli, c le 
corone  fatte  di  effe  , fi. fono  rotte  come 
vetro,  avvicinate,  o toccate  col  veleno  . 

60.  Paracelfo  , c’1  Gioii  fono,  che  da 
lui  lo  cavò , dicono , che  l’anello  fatto 
dall’Elettro,  compiilo  da  tutti  i metal- 
li, portato  nelle  dita  , giova  contro  lo 
(infimo  , i dolori  de’ denti , e'1  mal  ca- 
duco ; tanto.  che  l'infermo  caduto  per 
lo  male  ,-col  metterli  nel  dito  anulare 
l’anello, fi  levi  fano.  E fc  alcuno  lo  por- 
tari  nello  flcffodito  , c qualche  morbo 
nafcolto  ha  da  ulcir  fuori,,  fi  vedrà  fu- 
bito  fudar  molto  lanello,  e per  una  ec. 
celiente  fimpatia  , (colorirli  vifibilmcn- 
tc  , come  narra  il  Brunone  in  Lexic. Me- 
die. Calici/.  Via  di  quello  Elettro,  c del- 
le fuc  virtù  , molte  favole  hanno  già 
fcrittogfì  Alchimilli  : e le  dovremo  ri- 
ferire nel  lib.i.cap.'ì.  nwn.  1 1.  Narra  il 
Gemelli  ne’  Part- 4*  rtb.i.  cjp.f. 

trattando  della  lina  , che  ivi  nelle  par- 
ti di  Mczndì  * (pira  talora  un  vento  si 
peltiTcnzialc  , che  molti  ne  reca  a mor- 
te; ma  contro  di  effo  hanno  un  valevo- 
le contro  vclcno,pcr  prefcrvarfi;cioè  cer- 
ti Anelli  di  Ti-mbaga, che  portano  ezian- 
dio in  dito  i Portoglieli  di  Macao  ; per- 
chè quella  Città  foggiace  a tali  venti , 
come  Manila  , e la  Vera  Crux  nella-» 
Nuova  Spagna  ; c però  fiima  grande  di 
quelli  Anelli  fanno  tutti  gli  Spagnuoli; 


cd  a carifiimo prezzo  gli  comprano.  Di 
più  metalli  liquefatti  tnfieme  , quella-» 
Tumbaga  compongono  ; mentre  pren- 
dono di  oro  una  16.  parte  d’oncia  : di 
rame,  detto  Thtunaga  , che  nafee  nella-» 
Cina,  altrettanto:  e di  acciajo  limato 
la  fella  parte  di  un’ottava  di  oncia  . A 
fare  poi  l’Anello  , che  credono  di  tanta 
virtù  , dice  , chebifogna  molta  diligen- 
za ; perche  facilmente  fi  rompe  . Del- 
la T uttcnaga  ne  faremo  menzione  nel 
Lib.ì.cap.V-art.6.  trattando  delleTie - 
tre  Metalliche . 

Celebravano  ancora  gli  Anelli  fattida’ 
chiodi  di  ferro  , portati  ne’  piedi  finiflri 
dc’Caval'i  Irifonitc  di  quelle  fpezic  di  a- 
nelli  ne  fa  menzione  Tommafo  Garzoni 
nel  Serraglio  de?/ i / tupori  del  Mondo  . 

61.  Chiamano  falfamente  ancora 
Anelli  Filici,  gli  Allronomici,  di  cui  ab- 
biamo già  lcritto;credcndo,chc  per  vir- 
tù naturale  , producano  gli  effetti  loro 
gli  anelli  fabbricati  colle  pietre  figu- 
rate colle  ligure  celelìi  , ed  unit»-< 
col) 'erbe  . Affegnano  forza  grande  agli 
anelli  fatti  per  regola  Afirologica  ; ofi- 
fervando  ore,  tempi,  cd  a fpetti  di  Stél- 
le , sì  nel  lare  l'anello  , come  nel  fare 
1‘  impronto  della  pictry  . Gli  Autori  , 
che  trattano  delle  immagini , e légni , 
che  promettono  di  gran  virtù  » dicono  , 
che  la  pietra  aequifta  nuova  virtù  e 
f >rza  , fopra  la  fua  naturale  , per  l’ in- 
fluenza delle  Stelle  al  tempo  , che  fu 
fcolpita  1’  immagine  , e per  la  compa- 
gnia di  effa  pietra  coll’  immagine  palla 
in  tal  metallo,  in  cui  mandano  partico- 
lare virtù  , cornea  quelle  (oggette  , 
ajutandofi  infieme  la  virtù  dell’u- 
na , e dell’  altra  . Quella  legatura  «-* 
compagnia,  chiamano  Magia  naturale  , 
mettendo  inlìcme  erbe , metalli , fumi , 
cd  immagini,  che  unire  fi  debbono,  co- 
me rirerilce  il  Gucvara.  Alcuni  di  que- 
lli anelli"  affegnano  contro  l’apnplcfia  : 
altri  per  dolor  di  fianco,  o per  allegrare 
il  cuore,  contro  la  rabbia  , contro  i ve- 
leni , cd  altre  infermità  : per  .lumen tare 


1 7 6 « ljìor. delle  Gemme,c  delle  Vi  et  re  di  Giacinto  Gimmo.  Lib.l. 


le  forze  naturali  , e per  altre  utilità.  Lo 
Hello  Gucvara  crede  «che  tali  furono  i 
fette  Anelli,  che , fecondo  Tcofraftcseb- 
be  Apollonio  Tianeodal  Rejarba;mi 
abbiam  dimoili ato  in  altro  luogo , che 
furono  Magici,  o più  tollo  1 a voi  oli , 
come  è favolofa  tutta  quell'  opera  di 
Filollrato  . Si  vale  il  Demonio  delle  co- 
lè naturali,  per  ingannare  , c render  le- 
cite le  fue  fuperllizioni , c indurre  i 
creduli  a dar  fede  alle  lue  vaniti.  Que- 
lle vane  dottrine  li  llimano  coltivate-, 
dagli  Egizj,  Caldei,  c Giudei, che  fcioc- 
camcnte  fi  credono  Savj  appo  gli  Anti- 
chi : e ciechi  nelle  cole  della  vera  Re- 
!igionc,davano  facilmente  feda  a molte 
vanità,  e fuperllizioni,  le  quali  con  ma- 
raviglia fono  celebrateci  applaudite-, 
dagli  Domini , che  maggior  uottriua  , c 
giudizio  inoltrare  dovrebbero . 

6i.  Molti  ancora  hau  latto  Anelli  * 
fenza  averriguardo  al  Ciclo  ; ma  fola- 
mente  alla  natura  della  pietra  , ed  all 
immagine  avvertendo,  come  Roge rio 
nel  libro  delle  ^ile  : e Camillo  Lionar- 
do  fa  menzione  di  quelli  di  Tetel  , e di 
Cielo;  e i libri,  fenza  Autori,  falfamcn- 
te  attribuiti  a Salomone,  per  dargli  cre- 
dito . Tale  è l' immagine  di  una  Don- 
zella , fcolpita  nel  Diafpro  incallito 
nell'  anello,  la  quale,  fecondo TeteWi- 
fende  1'  Uomo  dal  Demonio  , e da’  pe- 
ricoli di  acqua  . Scolpendovi  I imma- 
gine dell'  Agnello,  difende  dall’apople- 
lia,  e cura  la  quartana  . L‘  Anello  della 
pietra  Corniola, colla  figura  dell’Uomo, 
che  tenga  in  mano  qualche  bella  colà, 
ftagna  il  llufio  del  fangue  . Quelle  co- 
fe  riferifee  il  Gucvara,  affermando,  che 
dicono  così  altre  belle  cole  da  udire  , c 
malagevoli  da  credere;  ma  che  tuttavia 
le  ne  può  fare  la  fpcrienza  . Sono  que- 
ite  affatto  %'anitl  inventate  dal  capric- 
cio degli  Uomini  oziolì,  o più  tofio  dal 
corrotto  giudizio  di  coloro  , che  hanno 
avuto  gran  defiderio  d’ inventare  novi- 
tà , ed  infegnare  maraviglie  , colle  qua- 
li hanno  creduto  acquillar  fama,c  glo- 


ria di  dottrina.  Niuna  virtù  naturale,, 
può  acquillare  un  corpo  compofto  di 
cofa  naturale  , e di  figura  immaginaria* 
cd  inventata  a capriccio  ; però  fono  co- 
me le  favole  delle  vccchicrclle  . 

63.  Se  molti  Anelli  hanno  avuto  il 
nome  di  Fifici,  c Medici , come  valevoli 
colla  lor  forza  naturale  a giovare  a _» 
molte  infermità molti  ancora  fi  fono 
inventati , come  pronti  a dare  la  mor- 
te . Dille  Plinio,  che  alcuni  rinchiudo- 
no veleni  fotto  le  giojc , come  fece  Dc- 
mollcne,  grande  Orator  Greco  : c ten- 
gono l'anello  per  cagione  di  morte  . Il 
Gucvara  afferma,  che  alcuni  portavano 
il  veleno  nel  l’anello, per  averlo  più  ap- 
pretto per  ammazzarli,  quandofivc- 
deffero  in  tanto  flretto,  che, al  giudizio 
loro  , gli  bifognava  . Veramente  i Ro- 
mani filmavano  azione  eroica  l’ammaz- 
zarli, per  varie  cagioni , e fpczialmentc 
allorché  temeano  dovcr’ettere  ammaz- 
zati da’  nemici  : ed  in  ciò  fi  leggono 
varj  efempj  di  Gentili,  anche  di  nazio- 
ni ftranierc  . Tra  gli  Uomini , che  nell' 
anello  portavano  il  veleno  , numera  il 
Guevara  , oltre  Demofiene  Filofofo  , 
Annibaie  , ed  E! iogabaio  Imperadorc  , 
il  quale , però , non  meritò  morte  coQ 
onorevole,  come  affermano  Lampridio, 
cd  altri, ferivendo  la  fua  Vita.  Vuole-, , 
che  Annibale  fc  n’abbia  fervilo  in  Biti- 
nia  , volendo  il  Re  Prufia  darlo  nelle 
mani  di  Titó Flaminio , Ambafciadore 
Romano.Franccfcodc  Obcrfulz  in  The - 
l'auro  Theolog.  &c.  TraB.  4.  cap.  11.  fa 
pur  menzione  di  quelli  anelli,  portati 
da  Annibale  , da  Demofiene  Filofofo,  e 
Capitano  , e da  Eliogabalo  . Plutarco» 
però, nelle  Mte,  feri  vendo  quella  di  An- 
nibale , riferiTce  varie  opinioni  circa  la 
di  lui  morte  ; cioè  , che  alcuni  dittero 
averli  fattofirangolare  da  un  fuo  fervoi 
altri  , che  , come  Clitarco  , c Stratode 
finfero  di  Temiltocle  , egli  beve  il  fan- 

fue  del  Toro  , c fubito  cafcò  morto  . 

ivio  ditte,  che  Annibaie  dimandò,  che 
gli  fotte  dato  il  veleno»  che  apparec- 
chia- 


Velie  Virtù  delle  Gemme.  Gap.  Xlll.  177 


chiato  teneva  , e così  fi  avvelenò  da  fe 
fielTo;  non  è,  dunque,  certo,  che  Anni- 
baie  portò  ncirancllo.il  veleno . 

A R.  T I C.  X. 

Degli  Anelli  favoloft  degli 
^Antichi . 

64.  'T' Roppo  facili  fono  vera- 

1 mente  fiati  varj  noftri 
Antichi  a credere  alcune  cofc  , che  tra 
Te  favole  annoverare  lì  debbono, le  qua- 
li con  maraviglia  per  vere  Iltorie  lì  fo- 
no Icritte  : c forfè  oggidì  ancora  vi  c 
chi  le  creda  , c le  feriva  . Gii  Anelli  di 
Gigc»  c di  PirroTono  due  belle  favole  : 
e pur  tra  le  Ifioric  , c l’crudizioni  han- 
no avuto  il  loro  luogo  , e fono  celebra- 
ti , e lommamente  ammirati  ; anzi  al- 
cuni, per  difendergli  come  veri , han— 
creduto  , che  fieno  fiati  Magici  : altri 
tra  gli  Afironomici  gli  annoverano . 
Quella  facile  credenza  èamoltccofe 
avvenuta  , delle  quali  lì  pofTono  recare 
più  cfcmpj  , che  come  vere  Ifioric  in— 
varj  libri  fi  leggono  : e qui  bada  recar- 
ne uno  . Molti  hanno  fcritto  della  vo- 
racità, golofiti , c dilfolutezza  di  alcu- 
ni Uomini  , veramente  flravagante  : c 
ciecamente  1’  hanno  creduta  , c predi- 
cata . Hanno  fcritto  , che  Milone  Cro- 
toniata  mangiò  venti  mine  di  carne,  ed 
altretante  di  pane  in  una  volta  , c tre 
gran  vali  divino:  così  in  Olimpia  di- 
vorò un  Toro  di  quattro  anni,  che  nel- 
la diftanza  di  uno  fiadio  portò  fenza— 
prender  fiato  . Aftriadama  da  Meleto , 
invitato  da  Ariobarzane  Perdano  a fo- 
co definarc  con  molti  altri , ritiratofi 
foto  in  cucina  , fi  tranguggiò  tutto 
quello,  che  per  tutti  flava  apparecchia- 
to , c fc  ne  ufcì  deliramente  di  cafa  , 
come  narra  Amano  Ifiorico.  Di  Fago- 
nc,  dice  Flavio  Vopifco,che  invitato  da 
Aureliano  Imperadorc  con  molti  cra- 
puloni , mangiò  egli  foloun  Cinghiale 
intero , cento  pani , due  Capretti , un— 
Tom.I. 


Caflrato  , ed  un  porchette»,  con  un  ma- 
fiello  di  vino  , per  lo  fpazio  di  meco 
giorno  . Così  narra  pure  di  Galba  Int- 
peradorc  , che  di  mezo  verno  comin- 
ciava due  ore  dinanzi  il  dì  a mangiare, 
c la  notte,  quafi  tutta,  non  badava  alle 
fuc  cene  : e la  quantità  poi  delle  olla , 
che  le  avanzavano  dinanzi, era  tanta, che 
a cinquanta  bracchi  avrebbe  cavata  la 
fame . Clodio  Albino  mangio  in  una 
cena  cinquecento  fichi , cento  pertichi 
di  Campagna,  dicce  meloni  d'Oltia, 
venti  peli  di  uva  , quaranta  oitriche , e 
cento  Beccafichi . Tcagene,  lottatorc- 
diVorava  foto  un  Toro:  ed  Aglaja,fuo, 
natrice,  figliuola  di  Mcgaclc,  mangiava 
dicce  mine  di  carne  , quattro  mifure  di 

fune  , e due  maflelli  di  vino  . Cambile, 
ledi  Lidia, fi  mangiò  nel  letto  una  noe-» 
te  la  moglie  : cd  Andebuto  , Ile  d' In- 
ghilterra, in  un  Convito  G empì  tanto, 
che  crepò.  Uguccione  della  Fagiuola—, 
Capitano  , e Signore  di  l’ila  , 0 di  Luc- 
ca^iifie  a Cane  della  Scala  in  Verona—, 
dando  a tavola,  che  efi  giovine  era- 
avvezzo  a mangiare  in  una  cena  due— 
paja  di  Caponi  gradì,  due  Starne  , un— 
quarto  di  dietro  di  Capretto  arrofio,  cd 
un  petto  di  Vitella  riptcno,allelTo.  Que- 
lli , cd  altri  efempj  I fra  vagali  ti , hanno 
raccolti  il  Tcllore  in  Officia,  tit.j.  verb. 
Guloli  : Gio:  Felice  Aftolfi  Officia.  IJÌor. 
l\b.  1.  cap.  rt»  Ludovico  Guicciardini 
nell 'Ore  di  ricreazione, cd  altri:c  gli  han- 
no anche  creduti , quafi  che  gli  Uomini 
di  quei  tempi  non  fieno  fiativomc  i 
noflri , ed  abbiano  avuto  il  ventre  ca- 
pace di  ricevere  tanta  abbondanza  di 
cibi'.ed  altre  firavaganze  appo  gli  Scrit- 
toli lì  leggono,  c fi  credono . 

L'Anello  di  Gigc  c affai  ce!e- 
brato:  c gli  attribuifeono  la  virtù  di  fa- 
re invifibile  chi  lo  portava . Hanno  ciò 
molti  fiimato  vero:  così  il  Cafianco  , 
Tommafò  Garzoni,  ed  altri,  che  dimo- 
ftrano  di  non  aver  letto  Platone  ; o di 
aver  facile  credenza  Riddata  alle  favo- 
le. Franccfco-Carlo  de  Obcrfulz  in. 

Z The- 


17  8 1 (t  or. delle  Gemme  ye  delle  P tetre  di  Giacinto  G imma. Lib. I. 


Thrfaur.  Tbeolog.  &c.  tratì.  4.  cap.  11. 
a riermo  difficile  a crederti  quello  anel- 
lo; ma  riferendo  il  racconto, da  Platone 
deferitto  , conchiule  : Tbilojlrattu , ór 
atti  novi,  óir  antiqui  Scriptores  volunt 
balie  cjje  veroni  bifloriam.  Cornclioà  La- 
pide in  ^Aggteum  Trofhet.  cjp.z.  ver.  24. 
num.  5.  aliamo  , che  lo  Hello  anello  di 
Gigc,  fu  Magico  . L’  ha  narrato  come-» 
vero,  f iloltrato,che  nella  Vita  d\Apollo- 
nio  Tianeo  lib.  3.  defcrilfc  il  modo  di 
cavar  le  pietre  dal  capo  de’ Dragoni 
dell'  India  : e foggiunfe , che  tali  pietre 
fieno  molto  belle  a vedere  : c che  fpar- 
gano  un  certo  fplendorc  a’  colori , di 
virtù  , c potenze  mirabili  : c che  ciò  fia 
certificato  dall’ anello  , che  pubblica-, 
fama  fu  avere  Gigc  portato . Ma  che-* 
fieno  favololì  i Dragoni  , e la  pietra-» 
Dragonitc  , l’ abbiamo  dimoflrato  nella 
Ditfcrt.  De  Tabulo],  binili. al,  part.  4. 
cap.  1.  e lo  ripeteremo  nel  Libro  delle—, 
Tietre  degli  biniti, ali.  Cosi  tra'  fa  voi  oli 
è ripolto  altresì  filoltrato  , come  pur 
nell'  ^trtic."j.  abbiamo  detto.  Tavolofo, 
in.cro,è  l’Anello  di  Gigc,  non  Magico: 
c favola  altresì,  ihc  abbia  avuta  la  pie- 
tra Dragonitc;  non  avendola  nomina- 
ta Platone  , che  fu  inventor  della  favo- 
la, o apologo  . 

66.  Narra  Erodoto  l’Jfioria  lib.  1. 
• ninna  menzione  ha  fatta  dell’Anello  ; 
tna  dice  fblo  , che  Gandauie  Kc,  dimo- 
llrò  a Gigc  la  liia  moglie  ignuda  , la_» 
quale, di  ciò  fdegnata,  dimoiò  Gigc  ad 
ammazzarlo,  ed  a farfi  padrone  del  Re- 
gno , e di  fe  lidia  ; le  non  volcaegli 
aver  la  morte  ; c però  Gige,  Capitano, 
uccife  il  Re , e ricevè  la  Reina  col  Re- 
gno de’  Lidi  . Platone  DiaLz.  De  Rcp.. 
dille,  che  Gige  fu  pallore  del  Re  di  Li- 
dia : c pafeendo  gli  armenti , fattali  un' 
a pei  tura  nella  terra  da  un  ttemuoto,  in 
quella  s’introdufle  z confpexitque  ór 
a ti  a , qta:  fabulantur  miranda  » ór  equum 
mneurr.  concavum  , ór  terfenellram  loda- 
va in  alvo  equi  anmaavatit.  majut  qui- 
dtn,  kumana  forma  : lot  ni  hi  habelat 


alludi  pr  aiter  aureum  digito  annulunu>  • 
Quo  Jublato  abiti . Continua  a riferire  , 
che  dojio  aver  prelò  Gigc  l’Anello  , ri- 
torno al  gregge  : c fi  avvertì , che  da_» 
riiuno  era  veduto  quando  nascondeva 
la  gemma  nella  mano  : c mandato  Am- 
balciadore  al  Re  con  gli  altri  , dopo 
aver  corrotta  la  Rcina  colla  virtù  ilcll' 
anello:  col  luo  conlcnfo  ammazzo  il 
Re  , c s' impadronì  del  Regno  . Già  li 
vede  , che  Iia  quello  un’  Apologo  di 
Platone;  alterando  colla  favola  l’ litoria 
di  Erodoto  , lenza  far  mertionc  della-* 
pietra  dell’  anello:  c lo  Hello  Platone 
poi  nel  Dial.  io.  De  Rep.  difl'c  : Sive  Gy- 
gis  habeat  annuirmi  Jive  Tlutonit  galeoni'. 
ed  ambidue  fono  favolole  - Cicerone 
lib.  3.  deOffic.  per  favola  eziandio  la  ri- 
ferifee  , dicendo  : Hinc  ille  Gyges  iniu- 
citur  a Violone,  óre.  Plinio  lib.  33.  cap . 

1.  dice  , che  quello  anello  di  Gige  fia 
llatodi  Mida  , quo  ciré  limaci  0 baie  r,  lem 
ntn.o  cerneret  , quii  non  edam  j ab  ulo fio- 
rem  \ahatur  i Vuole  intendere  di  Gigc, 
e dice  Mida  per  errore  di  Taro  nomali  a : 
c ciò  conferma  Dalecampio.  Altri  pcn- 
fano  che  quando  fi  conceda  quello  di 
Gigc  , fi  polla  concedere  quello  di  Mf- 
da  altresì » che  da  Erodoto  enumerato 
l'ottavo  fucccllbrc  di. Gigc;  ma  gii  tra’ 
tavolo!!  quello  di  Gigc  fi  dee  riporre  , 
a cui  l'alTcgnò  Platone  con  favola  : c ta- 
le ancor  lo  crede  Andrea  Arsoli  De 
dieb.  critic.  lib.  i.cap.  8.  benché  L gone  , 
Grozio  Baravo  nc'  Tuoi  diiìici  lo  de- 
fcrillc  a.  loggia  di.  usbergo  ,,  dicen- 
do : 

v. innule  , qui  Gygi  Lydorum  Jceptra 

dedilti 

Cui  te  Terfex  Cajjidis  inUarbabet - 
Molti  Poeti  l’hannoancora  imitato, per 
cavarne  delle  moralità;  c l'Ariollo 
eziandio  finfe  , che  Bradamanre  l’avea 
tolto  a Brunello,  c fuperò  gl*  incanti 
'del  Mago  Atlante  : che  Ruggiero  col 
medelìmo  anello  feoprì  le  bruttezze-* 
di  Alcina  : che  Angelica  fi  fece  inviti- 
bile  a Ruggiero;  e Girolamo  Rufccl- 


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Delle  Viri » delle  Gemme  . Gap.  Xlll.  179 


li  nelle  1/ /nuota al  Canto  1 1.  dell'. arto- 
fio,  moftra  non  eficr  pof!ìbile,che  alcu- 
no lì  polla  fare  invifibile  col  mezo  de- 
gli anelli  , colla  pietra  , e coll’erba  liii- 
tropia  , e con  altre  sì  fatte  colè  • E Lo- 
dovico Domenichi  » Girolamo  finifToni 
nella  J.5e/v«,ae"iunta  a quella  di  Pietro 
Melila  cap.H i .il  P.Menocnio  nelle  Stuor. 
P -6.cent.i  1-c.70.ed  altri  ancorado  danno 
favolofo, quale  appunto  è fèmpre  flato  . 

67.  L'Anello,  che  a Salomone  afle- 
gnano  gli  Arabi , è pur  favolofo:  e di- 
cono , che  nello  fìelfo  flava  legata  la 
Sapienza,  c che  dalle  donne  fu  buttato 
irei  fiume  Giordano , alla  cui  riva  egli 
fi  bagno  ; onde  reità  privo  di  fenno  j 
ma  che  poi  lo  trovò  nel  ventre  di  un 
felce  , c ricuperò  la  dottrina:  e fa 
menzione  di  quefla  favola  Pineda  De 
Keb.  Saloni.  lib.$.  cap.z 9.  e da  lui  aven- 
dola-cavata  Cornelio  i Lapide  in  Mg- 
gtium  Tropb.  cap.  z.  ver].  24.  num.  j. 
la  chiama  Favolctta  Giudaica  . 

Sono  certamente  fa  votoli  am- 
biduc  gli  anelli  : e fc  di  quello  di  Gi- 
ge  dille  Mirtino  Deirio  D 1 fitti s. Magic. 
Uh.  4.  qu.  6,/eii.  4.  num.  5.  .Annuii:  in- 
cantati: , quali:  fuit  annuivi:  6y?ir  » quo 
( tefte  Herodoto  ) fretu:  Candaulem  inte- 
remit  : bifogna  correggerlo  ; non  aven- 
do egli  letto  Erodoto  , il  quale  non  fa 
menzione  dell’anello;  c però  bifogna 
dire  , che  non  fu  anello  incantato  , e 
magico;  ma  favolofo  , c folo  tìnto  da 
Platone  . Che  poi  Deirio  non  abbia 
letto  Erodoto  , non c maraviglia  . Chi 
molto  fcrive , non  pnò  gli  Autori  tutti 
riconofeere  ne’  loro  luoghi  ; perchè , o 
non  ha  pronte  le  Onere  tutte,  ogli 
manca  il  tempo  , o gli  è grave  ricono- 
feere ogni  luogo . 

69.  L’Agata,  o anello  di  Pirro»  i 
celebrato  altresì  dagli  Scrittori;  ma 
diverfamente  riferito  ; e tante  variet4 
rendono  fenza  dubbio  fofpetto  , anzi 
Wvolofo  lo  dello  anello:  nè  ci  fari  gra- 
ve riferirne  alcune  . Plinio lìb.  l$.cap. 

*•  quando  fcrive  di  Pirro  , che  fecej 


guerra  a’  Romani,  dice  che  baóuilje.* 
traiitur  Mcbalcn  , in  qua  novem  Mujx  , 
& apollo,  citharam  tenen:,  JpeSaretur  ; 
non  arte,] ci  Jpontè  Natura:  ita  dijcnrren- 
libu:  maculi:,  ut  Mufts  quoque  (iuguli: 
jfua  reiderentur  injìgnia.SoUuo  dille:  non 
impresi:  figuri:  : Jci  ingeniti:  : c con- 
ferma lo  llcflo  Alcirandrodegli  AlcfTan- 
dri  Dìer.  Genia!.  Uh.  12.  cap.  19.  ed  an- 
che Daniel  furiano  nel  Cemento  di 
Teofraflo  le  /timo  fatte  a calò  . Così 
naturali , e nate  inficine  colla  pietra  , 
e non  ifcolpitc  con  arte,  le  crede  Tom- 
mafo  Tomai  nell’  Idea  del  Giardino  del 
Mondo  cap.  4.  Alberto  Magno  lib.  z.  De 
Beb.  Metallic.  trafi.  $.  cap.  4.  la  ripone 
tra  le  Gemme  fcolpitc  coll*  arte  Allro- 
logica  ; dicendo  , che  in  quelli  Climi » 
e Pianeti»  non  danno  tanta  virtù  nelle 
Gemme  , quanta  in  quelle  , che  fi  fan- 
no nell' India,  c nell’Egitto,  ove  la 
virtù  de’  Pianeti  affai  efficace  lì  vede  : 
c f oggiugne  : Hoc  modo  ad  Saptentiam 
babendam  leg itur  Hcx  Tyrrhu:  geflaffe  in 
digito  ^ichatem,  in  quo,  miro  dccore,  no- 
vem Mujx  Jculptx  fuerant , & apollo  , 
Deu:  Saputiti. v,  in  medio,  in  tnanu  tenen: 
citharam  : c riferifee  ancora  gli  anelli  di 
Mosè  , che  non  dà  per  farolofi  , tome 
gli  abbiamo  raccordati  . 11  Cardano 
tib.  7.  Defubùlit.  crede  eifer  colà  ridi- 
cola 1’  aderire  , che  quelle  figure  delle 
Mufe  a cafo  fi  fieno  formate,  edillintc; 
ma  penfa  più  predo  , che  qualche  Pit- 
tore in  qualche  pezzo  di  marmo  abbia 
dipinto  co’  i colori  forti  quelle  Mule  , 
come  fono  il  ceruleo  , e r aureo  , chi 
nomina  perpetui;  perchè  com|>oftidi 
Metallo  ; c che  poi  con  lunga  fèrie  di 
anni  coperto  nella  terra  , ove  le  Agate 
lì  producono  ,0  pofto  a cafo  , o ad  ar- 
te , in  Agata  maravigliofà  lì  lìa  conver- 
tito ; e lì  sforza  molirarc  , che  far  lì 
pollano  altre  con  fiutili  modi  di  pittu- 
ra , e pafFarc  tra  pochi  anni  in  gemma, 
prima  che  (1  confumi  la  pittura  , o fi 
fciolgano  i colori  dall’  umore  clterno  , 
o 1’  immagine  fi  guadi  . Ma  non  fap- 
Z 2 piamo. 


* 


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1 80  lflor.  delle  Gemme,*  delle  "Pietre  di  Giacinto  Gèmma.  Lil.l. 


piamo  , come , fi  accordino  tra  loro 
quella  lunga  ferie  di  anni, e quel  tra  po- 
ibi  anni . Andrea  Libavio  lib.  5.  De  Bi- 
tum. deride  quella  tramutazione  di  mar- 
mo in  Agata  , ed  altre  cofe  limili  del 
Cardano  ; cioè  delle  fpighe  , c del  mo- 
lto arboreo,  mutate  in  Agata  : c delle-, 
perle  , che  formar  fi  poifano  dal  gulcio 
delle  Conchiglie , cne  lo  llcflò  Carda- 
no allertila  farli  coll’arte  . 

70.  L’Aldrovandi  fi  oppone  al  Car- 
dano ; dicendo  , che  i Cvdori  con  lun- 
hezza  di  tempo  , e fiotto  la  terra,  per- 
0110  la  grazia  , e fplendorc:  e llima_> , 
che  qualche  fatica  dell'  Artefice  lia  (la- 
ta aggiunta  all'opera  della  Natura  , c 
cosi  migliorata  . Il  P.  Chircher  Mund. 
fubterr.  Tom.  2.  lib.  S.  S.  1.  narra  di  una 

Eietra  ritrovata  nella  C ampagna  Ti- 
urtina  , in  cui  vi  erano  dipinte  le  let- 
tere della  Croce  di  Gicnt  C'rillo  J.  N. 
R.  J.  naturalmente  : c llima  , che  la_» 
fiella  tavoletta  di  qualche  Crocchilo  , 
lafciata  da’  Metallari  dentro  le  pietre-,, 
fia  (lata  dal  fugo  pietrofo  in  pietra  con- 
vertita : e cosi  crede,  che  fia  avvenuto 
all’  anello  di  Pirro.  Fortunio  Liceto  in 
Hieroflyph.  Gemmar,  annular.  cap.  161. 
riferendo  le  parole  di  P!iuio,foggiugnc: 
Vtft  fortb  fuerit  hoc  ad  fabulat  Grxcat 
referendum ; a ut  materica  artificiose  la- 
lorata  manu  hominis,  eirjolìeì  Natura 
vi  commutata  in  lapiderà,  ^iebati  limi- 
lem  . La  credè  Afironomica  Giovan- 
ni-Lorenzo  Anania  De  Nat.  Dxmon. 
lib.  4. 

71.  Una  diverfiti  così  grande  di 
racconti , c di  opinioni  , e delle  virtù 
ancora  , che  narrano , fipezialmente  che 
Pirro  per  la  medefima  abbia  avuto  una 
maravigliofa  memoria  : ci  fa  credere  , 
che  la  (leda  Agata  fia  una  delle  favole 
de’  Greci,  celebrata  , e confermata  da’ 
creduli  Scrittori  : e (inule  altresì  all’  a- 
ncllo  di  Gige.  Si  ride Tommafo  Por- 
cacchi  nel  fuo  Ifolario  lib.  1.  di  Solino , 
che  aggiugnendo  favole  a quelchefcri- 
vonoUell'  Agata  , dille  , che  fa  fermare 


i fiumi , e che  di  quefia  pietra  avea  Pir- 
ro I*  anello  » in  cui  era  (colpito  Apollo 
colle  Mufe  ; onde  l’ha  ancora  per  favo- 
lo*). 

72.  Sono  fienza  dubbio  in  gran  nu- 
mero le  Pietre  , e Je  Gemme , che  dagli 
Antichi  celebrate  fi  veggono  , a cui 
virtù  aliai  maravigliofc  fono  attribuite, 
c come  vere  tì  delcrivono  . Ci  riferiva 
uno  , che,  fecondo  il  Hcrcorio , fu  prc- 
fentata  ad  Aleflandro  Magno  una 
Gemma  di  tal  virtù  naturale,  che  polla 
in  bilan*  io  , preponderava  ad  ogni  gran 
pelò,  anche  ad  uri  vafliflìmo  Monte;  ma 
che  af|>erfa  di  polvere  , perdca  Cubito  la 
maravigliofa  virtù  . Non  Spiegava  pe- 
ro con  quali  bilancie  , e con  qual  Mon- 
te fi  era  efaminato  il  pefo  , e come  il 
Monte  , o la  pietra  potea  portarli  colle 
mani.  Non  ci  riufer  facile  trovare  pron- 
tamente nel  Bcrcorio  la  relazione  di 
tal  gemma  , per  poterla  riferire  colle-» 
lue  parole  in  idioma  latino  ; ma  vera- 
mente lo  (ledo  Autore  molte  pietre 
deferive  , e con  nomi  barbari,  e con  vir- 
tù ltravaganti , che  tra.le  favole  anno- 
verare fi  debbono  ; benché  tutte  a va- 
1 j leali  morali  le  abbia  ridotte . 

Del  Tre^o  delle  Gemme  . 

CAP.  XIV. 

1.  "feltravano  molti  la  macllìdel- 
IX  le  cofe  della  Natura  non  al- 
trove rillretta  c maravigliofa  , che  nel- 
le Gemme  , al  dir  di  Plinio  nel  proem. 
lib.^j.  e llimano  tanto  la  divertì  tì,  i 
colori , e la  bellezza  della  materia  , che 
penfano  cfler  cofa  federata  violar  le 
Gemme  colla  (coltura  di  varie  immagi- 
ni: e che  alcuna  di  quelle  fia  Copra  ogni 
pregio  , e palli  ogni  (lima  delle  cofe  u- 
mane  ; anzi  fia  baAevole  alla  Comma-» 
confiderazionc  della  Natura  . 

2.  Che  il  prezzo  delle  Gemme  im- 
maginario fia  (lato  appo  gli  Antichi , 
dallo  Aedo  Plinio  fi  cav  i ; poicchè  (li- 
mò 


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Del  Prezzo  delle  Gemme  . Cap.XlV.  x 8 1 


mò  tanto  il  fuo  anello  Policrate  Tiran- 
no , che  di  e.ìèrgli  di  fommo  danno  il 
perderlo  di  buona  voglia  credevate  del- 
la prodiera  fortuna  temendo  , e della 
feliciti  , in  citi  fi  vedeva , volle  tempe- 
rarla col  dolore  di  tanta  perdita,  c but- 
tarlo nel  mare  ; benché  poi  lo  ricuperò 
dentro  di  un  pefee  nella  fua  Cucina 
preparato:  e dicono,  che  era  un  Sardo- 
nico , pollo  poi  da  Augullo  nel  Tem- 
pio della  Concordia  in  Roma  . Così 
ifmenia  » Sonator  di  pirfero,  pollo  il 
prezzo  in  Cipro  di  Cento  danari  d'oro 
ad  uno  fineraldo  , in  cui  l'immagine 
di'Amimone  era  (colpita:  comandò, che 
le  ne  pagaffe  la  fomma  : e portatogli  in 
dietro  due  danari  per  diminuzione  del 
prezzo , duTe  , che  era  fiato  mal  gover- 
nato ; credendo , che  per  quei  danari  fi 
folle  tolta  moka  riputazione  alla  pie- 
tra. Konnio.ricchilliino  Senatordi  Ro- 
ma, (limò  tanto  il  fuoOpalle  , eemma 
del  valor  di  ventimila  ducati , che,  per 
confcrvarla  a se  ftelTo.,  non  lì  curò  di 
fbpportarel'cfilio,  la  povertà,  e la  mor- 
te ancora  , fc  folfc  fiato  di  Infogno  ; 
poicchè  , non  curandofi  di  tutto  il  fuo 
patrimonio  , e della  patria  , fuggì  colla 
Gemma  , tanto  defiocrata  da  Antonio, 
che  lo  profcrille , come  dice  il  Petrar- 
ca . 

Immaginario  è anche  il  prezzo 
dellecofc  , «piando  dipende  dalla  rarità - 
loro  : ed  è vile , quando  di  quelle  vi  è 
abbondanza.Così  appo  i Cinclì  l’argen- 
to c più  preziofo  dell’oro  ; perche  non 
hanno  le  miniere  di  argento, come  fcrif- 
fe  il  Tavernier  ne  'Piaggi  dell' India  Hb.$ . 
tap. io.  e gl’indiani  cambiavano  l’oro 
con  pezzetti  di  vetro,  di  ferro  , e di  al- 
tre colè  vili , quando  il  Colombo  ritro- 
vò quei  paefi  . Nelle  fue  Illorie  narra 
Monf.  di  Argenton  , che  gli  Svizzeri 
quando  guerreggiarono  a favor  del  Du- 
ca di  Lorena contro  Carlo  Duca  di 
Borgogna  , erano  così  ignoranti  delle 
cofe  del  Mondo , che  penfavano  efTere 
fiagno  l'argento, e lo  vendevano  pubbli- 


camente come  (lagno  : e ciò  fi  vide  , 
quando  diedero  alcuni  piatti  , e fal- 
delle di  argento  finilTìmo  per  venti  qua- 
drini  : c vendettero  Umilmente  quel 
Diamante  con  quella  perla  cosi  grande 
del  Duca,  il  quale  tra  il  più  grolìo,  che 
folfe  in  tutta  la  Criflianit.Lpcr  un  fiori- 
no : e ciò  ripete  Carlo  Palli  nella  Selva 
di  Varia  Ijloria  M.i.cup.irt. Narra  Tom- 
mafo  Mercato  nel  lib.  de'  Contratti , 
tratt.i.  cap.6.  che  nell'anno  1 756.  per- 
dutali la  Flotta  della  Nuova  Spagna 
nella  Florida  : trafp  urtata  dalla  tempe- 
lla  nelle  Secche  , gli  Spagnuoli  cavaro- 
no dalle  Navi  i facchi  dei  danajo  , c gli 
llefero  nella  Spiaggia  ,ed  era  la  fomma 
di  ottocento  mila  ducati  : ciafchedun_, 
facco  mille  o due  mila  contenendo. Gli 
offerivano  agl’indiani  per  ottener  vet- 
tovaglia; ma  quei  li  ridevano  *.  e con 
coltelli  aprendo  i facchi , fpatgendo  in 
terra  il  danajo , fuggivano  , il  folo  ca- 
navaccio de  facchi  portando  feco  , ric- 
ca preda  (limandola  . Quel  danajo  lpar- 
fo  in  terra  gli  Spagnuoli  lalciarono  : c 
con  viaggio  tcrrclìre  giunti  al  Medico, 
diedero  ravviti)  a D.  Luigi  di  Valafco, 
il  quale  mandò  con  Caravelle  il  Capitan 
Viflafagna  , che  giunto  dopo  quattro , 
o cinque  meli , da  che  lafciato  aveano 
il  danajo  , tutto  intero  lo  ritrovarono  ■ 
Molto  poi  lì  maravigliavano  gl’india- 
ni , che  gli  Spagnuoli,  effendofi  cfpofti 
ad  una  ben  pcricolofa  navigazionc,eran 
venuti  ad  imbarcar  folo  quell’argento  , 
che  eglino  cofa  vile  , e fprezzevo'e  (li- 
mavano : e ciò  racconta  anche  il  P.Me- 
nochio  nelle  Stuore  , Crntur.i.cap.u). 
Dice  il  Gemelli  ne’ funi  Via*{i  part.i. 
li b.i.cap.6.  che  in  Goflantinopoli , nel 
Palagio  diCollantino , un  giovane  tro- 
vò dentro  il  terreno  un  diamante  co- 
perto, e lo  vendè  per  lo  prezzo,  che,  fe- 
condo la  moneta  di  Napoli.corrilpon  *e 
a grana  dodcci  e mezo  : poi  fi  rivendè 
quattro  carlini  ; ed  avutane  la  notizia  il 
Sultano  Meemet , lo  volle  : c fattolo 
lavorare, fi  trovò  di  tal  nettezza, e erin- 

dez- 


1 82  ljlor.delle  Gemme , e dell c 

«Sozza  , che  fu  apprezzatogli  di -cento- 
mila feudi . 

4.  Dipcndc.dunquc.il  prezzo  delle 
Gemme  , o dalla  rarità  > o da  11 'allctto 
degli  Uomini  * o dalla  volontà  , come 
dice  il  Garzia  dall'Orto  lib.  1.  cjf>. 47.  e 
Icriilc  il  Boile  in  fpec'tm.  Gemmar.  che 
fu  poito  alle  Gemme  un  gran  prezzo  » 
j>er  lo  fplendorc  , e per  la  rarità  , dalla 
pazzia  degli  Uomini . Confeil'a  il  Pe- 
trarca De  remed.  ut  riufi];  fortun.  lib.i. 
Diai.17.  che  il  diletto  delle  Gemme  lìa 
la  patte  non  ultima  della  vanità  delle 
cole  tcrrcllri  e m utali  che  in  una  pie— 
ciola  pietra  fi  racchiudano  grandi  patri- 
moni : che  il  fuo  prezzo  tia  inliabilc  , 
incet  to  , c continuamente  vario  : c che 
di|'Cnda  dalla  (ola  fama  de’ Comprato- 
ri , e daila  credulità  , e pazzia  de’  ric- 
chi • Prova  , che  lìa  molto  pericolofo  il 
poticeli)  di  quelle  ..con  varjelcmpj,  e 
molta  la  vanità  : che  la  loro  eccellenza 
con  ila  (tata  latta  dalla  natura;  ma  dal- 
l'opinione. la  quale  appo  alcuni  dà  il 
maggior  pregio  > c la  palma  al  Carbon- 
chio : appo  al  tri  al  Diamante  ; e che  il 
prezzo  li  finge  > e fi  varia  ; poicchè  al 
tempo  de'  Romani  fu  prezioiìmma  l’A- 
gata , che  ora  è viliifima  . Enea  Vico 
nel  fine  del  lib.i.  de'  D fcorfi  fopra  /e_» 
Medaglie  degli  Antichi  > dice,  che  è llu- 
dio  vano  , e pazzia»  porre  amore  , e ric- 
chezza nelle  gemme  ; potendo  invaghi- 
re l'occhio  col  medefimo  piacer  del  Be- 
rillo » o del  tinto  Criitallo  > c con  meno 
colto  alfai  : che  nelle  dita  delle  gran 
Madonne  poirano  clfcrvi  pezzi  di  Cri- 
itallo, o di  Za  (tiri  bianchi , a modo  di 
Diamanti  acquati,  colla  tagliata  .c  tra- 
sparente foglia,  poltavi  lotto,  c creduti 
di  gran  pregio  ( eziandio  con  inganno 
di  chi  le  porta)  e così  nelle  Corone  de’ 
Re, non  creduti  adulterati.per  ('autorità 
di  chi  gli  porta  jdove  altiimente.qnan- 
tunque  veri,  in  mano  di  pcrlòna  balìR-, 
follerò,  farebbero  giudicati  fallì  ; onde 
lì  vede  quali  più  nell’opinione  ancor , 
che  nella  rarità  conlìllere  il  pregio  lo- 


Tieire  di  Giaciute  Gimma.  Lib.l. 

ro  , il  qiulc.quando  pure  /limare  fi  vo- 
glia , non  vi  e più  licuro  , e più  certo 
dell'oro  Hello  , o dell’argento  . con  che 
elle  lì  cuoprono . 

$.  Non  fono, invero,  /labili  i prezzi 
delle  Gemme;  dipendendo  dall'opinione 
degli  Uomini  : e fi  prendono  dalla  du- 
rezza , da!  colore  , dallo  Splendore , e 
■dalla  rarità  loro.  Tcofrafto  De  Lapidi- 
bus  , autore  nc'  tempi  di  Ariltotile,  dif- 
Se,  che  le  pietre  rare  c picciolo»  fieno,  lo 
Smeraldo  , la  Sarda  , il  Zalfiro,  e’1  Car-* 
bonchio  . Il  Cardano  De  Subi  ti,  lib.j. 
dice  , che  le  Gemme  principali  fieno  lo 
Smeraldo  venie  , il  Carbonchio  rollb, 
il  Diamante  candido  , la  Perla  lattante, 
il  Zaffiro  ceruleo,  il  Grilòlito  aureo  , 
l'Opalle  vario  : e che  i loro  prezzi  ora 
fi  hanno  col  medefimo  ordine  ; Se  non 
che  l'Opallo  lìa  dopo  lo  Smeraldo  . Si 
aggiunta  a quello  if  Giacinto  purpu- 
reo , c'ì  l’rannio  nero  ; benché  non  Ila * 

poca  la  dilììmiglianza  de!  prezzo . Così 
dice  il  Cardano  ; ma  è ben  noto  , che  il 
Diamante  , fecondo  la  Sua  grandezza  , 
avanzi  tutte  le  Gemme  : e come  dico 
Cornelio  à Lapide  in  .Apoe.  rap.ii.fi 
vede  , che  piccioli  Diamanti,  a guifa  di 
una  fava  Romana, vengano liimati  qua- 
ranta ».  o cinquantamila  ducati  : c che  i 
Diamanti  fieno  fiati  eziandio  le  merci 
-de'  Re  di  Portogallo:  ed  uno,  a guifa  di 
noce  , diedi  venduto  Seflauta  mila  du- 
cati . 

6.  Sono  divelli  i peli  delle  Gemme, 
fecondo  la  diverfità  de’  paefi  . Nell'Ita- 
lia il  minimo  pefo  chiamali  Grano  , cd 
c il  pelo  di  un’acino  , o granello  di  fru- 
mento . Quattro  grani  formano  il  Ca- 
rato : Cinque  carati,  o venti  grani,  fan- 
no il  Trapifo  : Trenta  Trapeli  fanno 
l’Oncia'-c  dodici  Onde  la  Libera  "-e  que- 
lli Sono  i pefi  dell'oro  , e dell'argento  ; 
Scrive  |>cro  la  CruSca  nel  Vocabo'ar.  che 
il  Carato, pclb.è il  ventiquattrefimo  del- 
l'oncia . Via  il  Diamante  lì  pefa  a Gra- 
ni :e  Tonda  c Seicento  Acini , o cento 
cinquanta  Carati . 


Del  Prezzo  delle  Gemme  . Gap.  Xllr.  1 8 j 


7.  I nomi  de’  pcfi  de’  Diamanti»  fo- 
no ancora  diverlì:  e dice  il  Tavcrnicr 
Vi agg.  d'india  lib.$.  cjp.p.che  nelle  Mi- 
niere del  Regno  di  Yuapur  nell’India  » 
il  pefo  dicelì  diameli  no , e colla  di  fet- 
te grani . Nella  Miniera  del  Regno  di 
Golconda  , il  pefo  è detro  Ratis , clic  è 
di  tre  grani  e mezo  , quale  è comune  a 
tutto  l’Imperio  del  Gran  Mogol  . Si 
fervono  negli  ilclfi  Regni  di  Golcon- 
da t e di  Virapur,dc’  MangeHni  minori  » 
che  lì  fanno  di  tre  carati  » ed  una  otta- 
va : e i Portoghcfi  ancora  fe  ne  fervono 
in  Goa  ;ma  di  cinque  grani  folamentc. 

8.  In  Cambaja  » ove  le  Gemme  li 
ritrovano»  come  dice  il  Garzia  lib.i. 
cjp.47.  il  pefo  lì  chiama  Mano , che  fa- 
rebbe ventifei  libbre  delle nolìre*o  ven- 
tifette  ; il  che  olforva  Carlo Clulio  nel- 
le ^innouq-,  al  Garzia  . Lo  Smeraldo  lì- 
vendè  con  un  pefo»  che  fi  chiama  Ratis , 
che  fari  il  pefo  di  tre  acini  di  frumento. 
L’  altre  gemme  lì  vendono  in  Europa  a 
Carati , che  c un  pefo  di  quattro  acini  : 
e nell’India  lì  vendono  a M angeli  s . che 
è il  pefo  di  cinque  acini . Quello  leg- 
giamo in  Garzia . 

9.  E' diverto  anche  il  prezzo  delle 
Gcmmc»pcr  cagione  della  qualità  loro: 
e Cardano  numera  nove  condizioni  nel 
libj.  De  Variti-  cioè  il  colore  , la  gran- 
dezza » la  fottigliezza  , la  durezza  » la 
chiarezza  » la  varietà  * il  pefo  , i proprj 
accidenti , e le  forze  . Da  qucltc  deri- 
vano altre  ,comc  dalla  durezza»  c fot- 
tigliezza , lo  fplcndore  : la  caduta  dal 
colore,  quando  la  gemma  non  ha  quel- 
la forza  . che  prima  avea  : la  graficzza- 
dalla  mollezza  , ed  ofeuriti  leggiera  : e 
quella  differenza  gli  Artefici  chiamano 
col  nome  di  ^icqua  .■ 

10.  Le  Gemme  colorite»  dice  il  Ta- 
vemier  ne’  Viaggi  lib.$.  cap.i  1.  cheli 
trovano  neUUngaria  , e nella  Bocmpria 
appo  gli  Europei  ; ma  nell'India  nel  fo- 
lo  Regno  del  Pcgù  , c nell’Ifola  di  Cei- 
lan  : fpccial mente  Rubini  , Spinelle» 
Topazj  biondi  » Zaffiri  cerulei  , c bian- 


chi , Giacinti  , Ametifii , e Ornili  ; ma 
che  diihcilmcntc  lì  polla  avere  qualche 
Gemma  di  tre  , o quattro  carati  : c le 
più  belle  da  quel  Re  lì  ritengono  ; cfn- 
de  a lui  fu  più  utile  portar  dall’Europa 
all’India  i rubini  ; però  ha  per  fofpctt-i 
la  relazione  di  Vincenzo  del  Bianco  » 
che  rilerifee  aver  veduto  nel  Palazzo 
del  Re  del  Pcgù  i rubini  della  grandez- 
za di  un’  uovo  . Di  qualunque  colore 
ivi  fieno  le  Gemme  , le  dicono  Rubini: 
così  appellano  Rubino  ceruleo  il  Zaffi- 
ro-, Rubino  biondo  il  Topazio  , e così 
degli  altri . Raccolgono  le  Gemme  nel 
Monte  del  Pegit,  e nel  fiume  dcH’IIòla 
di  Ccilan  , il  quale  cade  da  alti  Monti  : 
cd  in  certi  meli,  in  cui  l’acqua  è fcarfa» 
la  plebe  cerca  le  pietre  nell'arena,  le 
quali  fono  più  belle  di  quelle  del  Pegù. 
Vide  egli  nel  Regno  di  Golconda  ven- 
derli i Rubini  da’Mcrcadanti»che  ritor- 
navano dalle  Miniere  , al  pefo  del  Ra- 
ffi , che  c di  tre  grani  e mezo  , o fette 
ottave  di  carato:  c lì  fa  il  pagamento  in 
tante  pagode  vecchie  , che  fono  monete 
di  quel  Regno  : ed  ogni  pagoda  vale 
tre  rupie  e meza,  più,  o meno  . La  Ru- 
pia d’oro  , vale  quattordeci  rupie  d’ar- 
gento: c quella  vale  una  lira  e meza 
l rancelc.  11  Rubino,  dunque»  di  un  Ra- 
tis,fu  venduto  pagode  io.Diduc  rati'ì  , 
cd  una  ottava  , pagode  85.  D